La Carovana dei Diritti per la mobilità sostenibile

La Cgil L’Aquila e la sua Carovana dei diritti testano le infrastrutture ferroviarie

I collegamenti con i mezzi di trasporto rappresenta non dei fattori più determinanti per l’attrattività di un territorio ed il livello di benessere e qualità della vita che esso esprime. Abbiamo deciso di testarne e raccontarne il grado di fruibilità ed efficacia.
Vogliamo insomma provare a rinverdire i fasti del passato. La mitica e mai dimenticata “Freccia del Gran Sasso” che a metà del secolo scorso rappresentava quanto di meglio la trazione diesel potesse offrire in una relazione “diretta” L’Aquila Roma-Termini, ovviamente passando per Terni. Con un tempo di percorrenza di “sole” 3 ore e trenta minuti si poteva raggiungere la Capitale. Tutto ciò accadeva nel 1959.
Cos’è cambiato rispetto ai mitici fasti della Freccia del Gran Sasso? Lo vogliamo testare. Vogliamo raccontare come la Città dell’Aquila e la provincia tutta si approccino ai nuovi sistemi di mobilità. Vogliamo misurare le infrastrutture esistenti ed i servizi che su esse si espletano.
Ed allora partiamo.
Prima tappa della nostra esperienza (le altre le comunicheremo successivamente) è Roma .
Abbiamo deciso, ripercorrendo i fasti della citata “ Freccia” di portarci al centro della Capitale utilizzando il mezzo meno inquinante e più sostenibile. Il mezzo del futuro: il Treno. E sì, perché l’offerta esiste. Trenitalia vende al costo di 14,10 euro un biglietto L’Aquila-Roma Tiburtina.
Certamente la tecnologia e le attenzioni riservate al territorio avranno migliorato le condizioni di viaggio. Ve lo racconteremo. Per ora noi ci diamo appuntamento venerdì 1 settembre alle ore 7,28 alla Stazione dell’Aquila per salire sul treno Regionale 19724 che ci introdurrà all’esperienza.
Questo il primo appuntamento in programma della nostra “Carovana dei diritti” per il prossimo mese di settembre; altri ne seguiranno interessando tutta la provincia aquilana. Tra i diritti costituzionalmente garantiti la mobilità, insieme a sanità, scuola e fruibilità dei beni comuni definiscono il grado di benessere collettivo, di attratività di un territorio ed esigibilità dei diritti fondamentali.
Vi racconteremo il nostro viaggio.



Effigie fascista su sede di Sulmona: la Cgil deplora il gesto

La CGIL della Provincia dell’Aquila denuncia e deplora il gesto di chi ha ben pensato di apporre un adesivo con l’effigie di Benito Mussolini sul citofono della nostra sede di Sulmona. A rendere ancor più grave il gesto è la becera didascalia che accompagna l’effigie stessa: “l’Italia agli Italiani”.

Se anche si trattasse di un gesto goliardico e di parole poco ragionate, la nostra condanna sarebbe comunque ferma e decisa. L’antifascismo che ci contraddistingue, come declinazione del dettato costituzionale e come faro di azione civile e politica, ci vede anche in prima linea nel promuovere valori di solidarietà tra i popoli e di pace senza condizioni. Crediamo sia nostro preciso dovere lavorare alla definizione e alla tutela dei diritti di cittadinanza di tutti e tutte coloro che vivono sul nostro suolo nazionale e sul nostro territorio. È noto il nostro impegno a favore degli ultimi e delle ultime, a favore e tutela della popolazione meno rappresentata sia essa italiana o non italiana. Perché crediamo fermamente nei valori di fratellanza e di reciprocità culturale e percorriamo la pace sociale.

Non ci intimidisce l’azione, forse solo poco intelligente, di un singolo o di un gruppo di fascisti più o meno consapevoli. Non ci spaventa. Non ci fa ridere. Ci preoccupa. Ci preoccupa per la deriva del nostro territorio e, più in generale, di un Paese che ha smarrito il senso della sua stessa origine repubblicana; che ha smarrito la propria storia e rischia di vedere vanificati decenni di politiche volte alla conquista di diritti sociali e civili e alla diffusione di messaggi di solidarietà, pace ed uguaglianza.
LA CGIL della Provincia dell’Aquila ha già provveduto a denunciare il fatto presso le autorità preposte e non farà un solo passo indietro sulla via indicata dalla Costituzione relativamente al superamento delle disuguaglianze tra le persone e alla rimozione di ostacoli che ne impediscano il progresso. Continuerà a farlo attraverso la difesa del lavoro, la ricerca di modalità di inclusione sociale e la promozione dei valori democratici che con il fascismo ed il razzismo non hanno nulla da condividere.

Sulmona, lì 31 maggio 2023

Francesco Marrelli
Segretario Generale CGIL Provincia dell’Aquila




Cgil provincia dell’Aquila: Francesco Marrelli confermato segretario

Nei giorni 10 e 11 gennaio si è svolto all’Aquila il sesto Congresso Provinciale della Cgil L’Aquila.

Durante le due giornate sono intervenuti diversi ospiti in rappresentanza di partiti politici e associazioni del territorio. Ai lavori congressuali hanno preso parte Franco Spina in rappresentanza della Cgil Abruzzo Molise e Franco Martini per la Cgil Nazionale.

Al termine dei lavori è stato rieletto, con fortissima maggioranza, il segretario uscente, Francesco Marrelli.

Al segretario riconfermato vanno i nostri miglior auguri di buon lavoro.




Cgil: emergenza lavoro nella Provincia dell’Aquila

In una nota dai toni allarmanti, il Segretario Generale della CGIL della provincia dell’Aquila, Francesco Marrelli, torna ad affrontare il complicato tema del lavoro nella nostra provincia, a partire dai dati istat che non appaiono affatto positivi.

“Torniamo a ribadire la necessità di rimettere al centro del dibattito politico il lavoro, i redditi, i diritti.” Queste le parole di Marrelli.

“Solo attraverso la partecipazione, come elemento di costruzione di scelte condivise, è possibile superare questa ennesima crisi sociale ed economica. È necessario invertire immediatamente una tendenza, che da troppo tempo insiste sui nostri territori, attraverso la ricerca di idee, il superamento delle disuguaglianze, il contrasto alla povertà, lo sviluppo di nuove competenze, un utilizzo ragionato delle risorse pubbliche, la valorizzazione ed il potenziamento del sistema pubblico dei servizi, la stabilità occupazionale, gli investimenti pubblici e privati derivanti anche dalle risorse del PNRR, la tutela e la conservazione ambientale. Argomenti questi che devono essere alla base di un grande confronto tra le istituzioni, la politica, le parti sociali e le associazioni che operano sul territorio.”

Infatti, come riportato nella nota del sindacato, l’analisi dei dati Istat per l’anno 2021 delinea un quadro socioeconomico per la provincia dell’Aquila con tratti di forte criticità.

La condizione di particolare vulnerabilità riguarda maggiormente giovani e donne.

Il tasso di disoccupazione nel 2021 si attesta al 9,5% mentre nell’anno precedente era dell’8,2%; il segno assolutamente negativo riguarda le donne con un tasso di disoccupazione che sale nel 2021 al 13.5%, contro il 9,4% del 2020.

La situazione assume particolare rilevanza se andiamo ad analizzare il dato sulla disoccupazione giovanile. Infatti, il tasso di disoccupazione nella fascia di età 15-24 passa dal 31,4% del 2020 al 32,6% del 2021, con un tasso di disoccupazione giovanile femminile, per l’anno 2021, che si attesta al 46,6%.

Per le donne risulta in calo anche il tasso di occupazione che passa dal 47,5% del 2020 al 45,3% del 2021.

“Tale situazione pone seriamente a rischio la possibilità di un rilancio occupazionale per i giovani e per le donne.” Afferma il Segretario Generale “ Per queste ultime continuano ad incidere negativamente le condizioni legate alla scarsità dei servizi, alla contrazione dei livelli occupazionali, alle varie tipologie di lavoro – basti pensare ai part-time involontari ed ai bassi salari – che rischiano di compromettere non solo un eventuale rilancio, ma addirittura il mantenimento della loro condizione occupazionale.”

Proseguendo nella sua analisi Marrelli affronta il tema dei salari “basta leggere i dati del rendiconto annuale dell’INPS Abruzzo 2021 per capire quanto siano inferiori le retribuzioni delle donne rispetto a quelle degli uomini.

Nella gestione privata, la retribuzione media annua pro-capite nella categoria operai per un uomo vale euro 17.768,4, per una donna 9.306,8 euro; per un impiegato uomo euro 29.043,1 e per una donna 17.943 euro; per un dirigente uomo la retribuzione media ha un valore di 127.637,4 euro, mentre per una donna di 74.814 euro .”

Nel commentare questi dati il segretario ha parlato di grave sofferenza.

Un altro dato rilevante riguarda le domande per il reddito di cittadinanza e la pensione di cittadinanza; infatti nel comunicato si legge che “oggi interessa quasi il 6% della popolazione, e la nostra provincia nella fase di piena pandemia, anno 2020 e 2021, ha visto il maggior numero di domande di reddito di emergenza presentate rispetto alle altre province abruzzesi, con circa 11996 domande su 35000 inoltrate all’INPS. Bisogna sottolineare che tale prestazione di contrasto alla povertà si configurava come residuale rispetto alle altre misure COVID-19 ed allo stesso Reddito di Cittadinanza.

Risulta, altresì, rilevante il dato relativo alle ore di Cassa Integrazione ordinaria, straordinaria ed in deroga, autorizzate nell’anno 2021 che corrispondono a circa 6.608.834.

Nelle aree interne della regione Abruzzo l’aumento dei prezzi dell’energia, delle materie prime e dell’inflazione sta generando una forte preoccupazione per la stagione invernale, con il rischio concreto che le persone con fragilità maggiori debbano rinunciare a scaldare la propria casa, dopo aver rinunciato a tanti altri elementi di consumo.” Così conclude.

Di certo la situazione non è delle migliori ed è ancor più certo che non è possibile far finta di non vedere. C’è un’emergenza lavoro da affrontare.

 

Fonte: Newstown




Cgil: drammatici i numeri della povertà in Provincia dell’Aquila

In provincia dell’Aquila, il tema della povertà ha oramai assunto toni drammatici.

A dirlo sono il segretario della Cgil, Francesco Marrelli, e il direttore del patronato Inca, Dario Angelucci che hanno analizzato le prestazioni erogate dall’INPS, relative al secondo quadrimestre del 2021: ebbene, “restituiscono un quadro di massima allerta”.

Nel corso del 2021, circa 8.000 persone hanno percepito il reddito o la pensione di cittadinanza. “Visto che gli appartenenti ai loro nuclei familiari sono circa 17.000, e non si registra una variazione significativa rispetto all’anno precedente, è palese che il problema ha un tratto strutturale che la misura di sostegno al reddito contiene ma non risolve”, sottolineano Marrelli e Angelucci.Nello stesso periodo, inoltre, sono state liquidate, a seguito dei due provvedimenti normativi il DL 41/2021 e il DL 73/2021, oltre 7.500 pratiche di Reddito di Emergenza, con un conseguente impatto economico su oltre 15.000 beneficiari”.

Il dato più evidente è che circa un terzo dei beneficiari di questa misura per l’intero territorio abruzzese vive in aree della provincia dell’Aquila. “Questo significa che la marginalità geografica è la premessa di una marginalità economica e sociale. Sono soprattutto i giovani e le donne che pagano il prezzo più alto della crisi, spesso i migranti e coloro che non riescono a recuperare una possibilità di inserimento lavorativo. Il reddito di emergenza ha rappresentato, in questi mesi, una fondamentale forma di aiuto economico, introdotta a seguito della crisi pandemica, finalizzata a sostenere il reddito delle famiglie e dei cittadini maggiormente colpiti dall’emergenza COVID, arrivata però ad esaurimento per competenza, a settembre del 2021. Il vero nodo politico oggi è la resilienza economica del sistema e la sua capacità di generare nuove opportunità per il futuro”.

Sono in arrivo ingenti risorse economiche legate al Piano di accesso ai fondi del NEXT Generation EU. “Questi aiuti – sottolinea la Cgil – sono fondamentali per riparare i danni economici e sociali generati dall’emergenza COVID, soprattutto su un territorio già di per sé fragile che ha registrato, negli anni, l’avvicendarsi costante di crisi, dapprima di sovrapproduzione e poi legate ad eventi calamitosi. Lo scopo di tali risorse, però, rischia di essere vanificato se non saranno in grado di alimentare nuova occupazione, rivolta soprattutto alle nuove generazioni a cui si deve riconsegnare una prospettiva di vita dignitosa, attraverso stabilità lavorativa e giusto salario. Occorre, pertanto, ripensare un modello economico e sociale che veda nei bisogni delle persone il perimetro dell’azione della politica, e restituisca diritti e dignità alle nostre comunità”.

C’è bisogno di concretizzare la missione dedicata all’inclusione e alla coesione sociale e di trovare nello sviluppo economico del territorio nuove possibilità di crescita e di investimento attraverso infrastrutture, scuole, sanità, lavoro stabile e di qualità e sostegno al reddito. “La ripresa economica degli ultimi mesi non può essere assunta solamente come un aumento asettico del Pil, ma deve essere finalizzata ad alimentare lavoro nella forma della stabilità contrattuale, al superamento delle disuguaglianze ed al contrasto delle povertà, anche attraverso una seria redistribuzione della ricchezza e del reddito. Occorre un Patto di azione fra le varie espressioni di rappresentanza per tentare la strada della crescita sostenibile anche dal punto di vista sociale, affinché nessuno resti indietro, e per consentire alla nostra provincia di valorizzare specificità, vocazioni e storia della sua comunità. Una comunità territoriale, chiamata a reagire con un grande sforzo collettivo”, concludono Marrelli e Angelucci.

 

Fonte: www.news-town.it




CGIL L’Aquila: in Provincia famiglie e giovani sempre più poveri

Nell’economia della Provincia dell’Aquila esiste un problema strutturale, che coincide con l’impoverimento crescente delle famiglie e delle giovani generazioni.

Emerge dal report della Cgil su economia, lavoro e pensioni.

In una realtà in cui la famiglia è ancora un’istituzione centrale, “i dati evidenziano la condizione media di povertà dei pensionati ed il mancato accesso al reddito da lavoro della popolazione attiva“, spiega il sindacato; al netto di chi non cerca lavoro o ha rinunciato a farlo, “gli occupati percepiscono redditi piuttosto bassi e molte persone che sono disoccupate o inoccupate sopravvivono grazie agli strumenti di sostegno al reddito”.

Oggi siamo in un fase di blocco dei licenziamenti, per cui a fronte di una mancata ripresa delle attività produttive è lecito aspettarsi una fase di grande sofferenza economica e sociale.

“Nel 2020 la crisi ha colpito duramente il nostro territorio, ad una già fragile economia provinciale si è aggiunta una situazione di estrema difficoltà generata dalla pandemia” chiarisce la Cgil. “Il nostro territorio, già provato dal susseguirsi di eventi catastrofici e da crisi economiche cicliche, vede un pesante arretramento sul fronte economico con una ulteriore riduzione di reddito per centinaia di famiglie e l’espulsione di migliaia di lavoratori precari dal mondo produttivo. Si assiste ad un continuo scivolamento verso una condizione di povertà per interi nuclei familiari, si accentuano le differenziazioni tra reddito femminile e quello maschile e tra le tre macro aree dell’Aquila, Avezzano e Sulmona”.

Per la nostra provincia l’importo medio mensile della pensione di vecchiaia vigenti al 1 gennaio 2020 è di 855,48 euro, “con una importante differenziazione tra uomini e donne: per i primi il valore medio è pari ad euro 995,88, mentre per le donne è pari ad euro 651,34, cioè il 34,5% in meno rispetto agli uomini. Tale importo medio risulta essere il più basso tra tutte le provincie abruzzesi per un valore percentuale dell’11,5% in meno rispetto alla media Abruzzo”.

E all’interno della nostra provincia si accentuano le differenziazioni tra territori: il tasso di disoccupazione nel 2019 per Sulmona era pari al 13,3%, per Avezzano all’11,8% e per L’Aquila al 9,6%.

Anche il reddito da lavoro dipendente nel 2018, per i principali comuni della provincia, si colloca al di sotto della media nazionale con importanti oscillazioni percentuali. “Per l’Aquila il valore medio del reddito da lavoro dipendente è pari ad euro 21375,9, con un 4,36% in meno rispetto al valore medio nazionale (valore medio calcolato per fasce demografiche), mentre per Avezzano 19855,9, con meno 3,95% e per Sulmona 19580, con un meno 5,2%”.

Per migliaia di lavoratori il reddito a seguito della pandemia ha subito una drastica riduzione “dovuta alla sospensione dei rapporti di lavoro tramite l’utilizzo degli ammortizzatori sociali; il confronto della variazione percentuale sull’andamento delle ore di cassa integrazione ordinaria per gli anni 2019-2020 fa registrare un incremento del 1779%”.

La grave sofferenza sociale riscontrata nella nostra provincia viene evidenziata anche dall’utilizzo di prestazioni di contrasto alla povertà: il reddito di cittadinanza interessa oggi il 5,44% della popolazione. “È necessario, pertanto – ribadisce la Cgil – invertire immediatamente la tendenza che da troppo tempo insiste sui nostri territori, partendo da concrete azioni di sostegno ai redditi delle persone, passando per l’incremento dell’occupazione stabile ed il miglioramento della qualità della vita attraverso un potenziamento quantitativo e qualitativo dei servizi alla collettività, quali: sanità, istruzione, trasporti, costruzione di reti materiali e immateriali”.




CGIL AQ: preoccupanti i dati sullo spopolamento in Provincia

Se i dati pubblicati dall’Istat sulla diminuzione della popolazione nel nostro Paese sono sconfortanti, quelli relativi alla sola provincia dell’Aquila assumono una connotazione che dovrebbe preoccupare, e non poco, la politica, chiamata ad intervenire rapidamente per invertire la tendenza.

A denunciarlo è il segretario generale della Cgil, Francesco Marrelli, che sottolinea come, in soli 9 mesi del 2019 (periodo gennaio-settembre), la nostra provincia abbia perso 2158 residenti rispetto al 1° gennaio 2019, “di cui 1265 dovuti al saldo naturale morti-nascite e 893 al saldo migratorio verso altri territori. Di questi ultimi, il 60% sono uomini e il 40% donne”.

Con un indice percentuale di incidenza rispetto alla popolazione dello 0,7% in meno rispetto all’anno precedente (quello relativo alla popolazione dell’intero Paese si attesta a un indice percentuale pari allo 0,19%), l’Abruzzo si attesta allo 0,46% “con una diminuzione complessiva di popolazione regionale pari a 6072 residenti, di cui 4753 per saldo naturale e 1319 per saldo migratorio. Non v’è chi non veda come la tendenza alla diminuzione di residenti per la provincia dell’Aquila è circa quattro volte maggiore di quella riferita all’intero paese, di quasi il doppio se ci riferiamo invece alla regione Abruzzo.

Se da una parte incide pesantemente il saldo naturale, aggiunge Marrelli, “dall’altra continua inesorabile una tendenza allo spopolamento dei nostri territori. La mancanza di lavoro e la precarietà per le nuove occupazioni stanno generando insicurezza e timore per il futuro. I nostri territori rischiano di diventare sempre più fragili con una fascia di povertà in costante aumento. Tale condizione viene riscontrata anche dalla popolazione che beneficia del reddito di cittadinanza.

In effetti, se si rapporta il numero di domande alla popolazione residente, è la provincia dell’Aquila quella che ha la più alta incidenza di popolazione coinvolta con il 3,77% del totale, a fronte del 2,87% di Chieti, del 3,76% di Pescara e del 2,86% di Teramo, per un totale pari ad 1,61% dei nuclei familiari residenti sul territorio contro l’1,22% di Chieti, l’1,57% di Pescara e l’1,20% di Teramo“.



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La nostra provincia evidenzia dunque un arretramento strutturale del quadro economico.

“Dopo anni di mancata crescita e di crisi, molte famiglie beneficiano del reddito di cittadinanza come unica possibilità di sussistenza e di recupero potenziale di una condizione lavorativa che, in molti casi, è venuta meno alla fine del percorso di protezione degli ammortizzatori sociali a seguito della riforma del 2015 che ne ha ridotto fortemente la disponibilità nell’utilizzo, ovvero non si è mai definita a causa di un lungo periodo di inoccupazione per la mancanza di opportunità concrete di lavoro“, prosegue Marelli.

Allo stesso modo “sta incidendo sulla scelta di trasferire la propria residenza la riduzione di servizi quali trasporti, sanità, scuola e infrastrutture, a cui si aggiungono servizi bancari e postali. Lo spopolamento, tuttavia, si può combattere solo rompendo la dinamica dell’isolamento progressivo delle zone meno densamente abitate o più lontane dai grandi agglomerati urbani, ma c’è bisogno di idee nuove e dell’impegno di tutte le forze di rappresentanza economiche e sociali. Il nostro è un territorio di grandi potenzialità, che vanno tuttavia messe a valore attraverso percorsi di crescita condivisa. Le ragioni dello sviluppo passano necessariamente attraverso la cura e la valorizzazione delle specificità locali”.

Per questo motivo la CGIL immagina l’avvio di una nuova stagione di confronto politico, che ponga al centro le possibilità legate ai finanziamenti europei e la possibilità che la nostra provincia possa proporsi come un laboratorio d’iniziativa, dove sperimentare i temi dello sviluppo sostenibile, dell’inclusione sociale e dell’innovazione tecnologica, che sono l’asse portante della programmazione comunitaria che va dal 2021 al 2027.

“A nostro avviso – conclude Marelli – occorre stringere un patto politico locale fra le parti ed aprire nuova fase, in grado di sostenere le iniziative imprenditoriali più innovative, per dare ai nostri giovani delle ipotesi di futuro, senza per questo svendere il nostro patrimonio ambientale o chiudere le porte ad ogni ipotesi di sviluppo. Non abbiamo alternative di tipo conservativo, che possano evitarci ciò che sta accadendo. Il tempo è scaduto: adesso bisogna reagire“.

Fonte: www.news-town.it

 

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CGIL L’Aquila: situazione critica in Provincia

Esportazioni a picco (specie nei settori a valore aggiunto), saldi “demografici” delle imprese negativi, boom della disoccupazione giovanile, un’emigrazione solo parzialmente compensata dai nuovi arrivi di cittadini stranieri.

E’ un quadro a dir poco preoccupante quello dipinto dagli indicatori economici della provincia dell’Aquila forniti dalla Cgil, illustrati in conferenza stampa dal segretario provinciale della Camera del Lavoro Francesco Marrelli e da Luigi Antonetti, segretario provinciale Filcams.

Sono cifre che disegnano uno scenario di crisi profonda del territorio, per fronteggiare il quale il sindacato chiede l’immediata attivazione, da parte della Regione Abruzzo, di un tavolo istituzionale per disegnare una nuova strategia per il futuro della aree interne.

Gli indici economici della provincia dell’Aquila descrivono una situazione di criticità e di fragilità dell’intero territorio” afferma Marrelli “Anche i settori trainanti, che vedevano una condizione anticiclica durante la crisi economica, hanno subito negli anni forti rallentamenti. Infatti se partiamo dal dato delle esportazioni, il cui valore era pari a 996.939.306 euro nel 2008, dobbiamo registrare una drastica diminuzione fino ai 603.233.103 euro nel 2018, con una riduzione del 39,5%. Nello specifico, per quanto concerne i settori trainanti, quali ad esempio sostanze e prodotti chimici; articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici; computer, apparecchi elettronici e ottici; apparecchi elettrici; mezzi di trasporto; attività professionali, scientifiche e tecniche; attività artistiche, di intrattenimento e divertimento, il dato risulta ancora più allarmante passando da un valore del 2008 di 690.271.507 euro ai 426.795.197 euro del 2018, con una riduzione pari al 38,17%”.

Sul fronte delle imprese inoltre” continua Marrelli “si riscontra una preoccupante inversione di tendenza tra iscrizioni e cessazioni dal 2014 in poi. Infatti fino quell’anno le iscrizioni al registro delle imprese risultavano maggiori rispetto alle cessazioni. Nell’anno 2009 risultavano 1918 iscrizioni contro 1473 cancellazioni, con un andamento che è rimasto simile fino al 2013; nel 2014 tuttavia, l’anno in cui questa tendenza ha subito una drastica inversione, ci sono state 1715 cancellazioni contro 1567 iscrizioni, e tale andamento si è protratto fino al 2017 con 1614 cancellazioni rispetto a 1478 iscrizioni di nuove imprese. Dal 2014 al 2018, in conclusione, siamo passati da 26.690 attività iscritte del 2014 a 26.358 del 2018”.

Le cose non fanno meglio sul fronte occupazionale:Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni), che si attestava nel 2008 al 25,5%, è balzato nel 2018 al 31,1%. A ciò si aggiunga che il tasso di disoccupazione riferito a tutte le persone con oltre 15 anni è passato dall’8,3% del 2008 al 9,8 % del 2018. Tra l’altro la popolazione lavorativa ha subito in dieci anni un invecchiamento esponenziale passando dal 31,3% degli occupati tra gli over 54 (le persone occupate dai 55 ai 64 anni) del 2008 al 57,9 del 2018. L’unico indice che subisce una crescita nel periodo 2008-2018 è quello riferito agli addetti delle società cooperative, conseguenza anche di esternalizzazioni si servivi pubblici o utilizzo di detta tipologia di società negli appalti, che passa dal 3,5% del 2008 al 4,3% del 2018”.

La provincia dell’Aquila” osserva Marrelli “già prima del sisma aveva subito pesantemente le conseguenze della crisi economica, laddove dai 124.000 occupati del 2007 si era passati ai 117.000 del 2008. Successivamente, dopo il terremoto, il numero di occupati in provincia è sceso al picco minimo di 107.000 al 31 dicembre 2014, con calo complessivo di 17.000 posti di lavoro. Oggi infine, secondo i dati Istat, stimiamo che il nostro territorio ha perso a partire dal 2007 circa 10.000 occupati (al 2018 risultavano circa 114.000 lavoratori) con un recupero parziale ma ancora lontano da un’effettiva ripresa occupazionale”.

La nostra dunque” nota il segretario provinciale della Cgil “è una provincia che vive una grave condizione di spopolamento delle aree montane dovuta alla scarsità di lavoro e di servizi offerti alla collettività. Si stimano, sempre secondo dati Istat riferibili al decennio 2009-2019, circa 10.200 residenti in meno in tutta la provincia, e nel solo triennio 1° gennaio 2016-1° gennaio 2019 un delta negativo di meno 4208 residenti. Tutto ciò è dovuto anche a un saldo naturale tra mortalità e natalità costantemente in negativo, ma ciò che dovrebbe maggiormente preoccupare la politica e le istituzioni sono i saldi migratori dei capoluoghi di provincia per trasferimento di residenza intraprovinciale ed interprovinciale”.

Nel periodo analizzato 2012-2017 si riscontra che l’andamento dei trasferimenti verso province della stessa regione è costantemente in negativo ed è così caratterizzato:

  • 2012 saldo -275,
  • 2013 saldo -99,
  • 2014 saldo -106,
  • 2015 saldo -192,
  • 2016 saldo -130,
  • 2017 saldo -69,

per un saldo totale di -871.

Tale andamento negativo riguarda ancor più i trasferimenti in province di altre regioni:

  • 2012 saldo -201,
  • 2013 saldo -85,
  • 2014 saldo -137,
  • 2015 saldo -258,
  • 2016 saldo -178,
  • 2017 saldo -293

per un saldo totale di -1.152.

Si tenga presente che se il dato sullo spopolamento non assume ad oggi un carattere di assoluta drammaticità è per il saldo positivo dei trasferimenti dall’estero che continua, nonostante tutto, ad avere andamenti positivi. Infatti dal 2012 al 2017 risulta un incremento di trasferimenti dall’estero verso la nostra provincia come di seguito ripartiti:

  • 2012 +243,
  • 2013 +220,
  • 2014 +182,
  • 2015 +172,
  • 2016 +303,
  • 2017 +452,

per un totale di 1.772 nuove iscrizioni dall’estero”.

Ricordiamo infine” continua Marrelli “che tutte le problematiche che abbiamo trattato riguardano il nostro territorio provinciale, che per estensione rappresenta il 50 % dell’intera superficie regionale e gran parte delle aree interne dell’Abruzzo. Da anni la Cgil dell’Aquila sollecita la necessità e l’urgenza di definire una vera e propria “Strategia per le Aree Interne dell’Abruzzo, una strategia che affrontando i nodi degli investimenti per l’occupazione, per i servizi e per le infrastrutture, che inverta una tendenza ormai decennale di uno spopolamento continuo e inesorabile”.

Le aree interne conclude Marrelli “devono rappresentare un potenziale motore di sviluppo per l’intero territorio regionale, non solo per le ricchezze ambientali che offrono ma soprattutto per le capacità e la storia delle comunità che stabilmente vi risiedono. Per tale ragione bisogna immediatamente avviare un tavolo di confronto con la Regione Abruzzo che tenga presente le priorità da affrontare come lo sviluppo industriale e gli investimenti per i settori produttivi, la tutela e la conservazione ambientale e la messa in sicurezza del territorio attraverso una seria politica di interventi di prevenzione contro le calamità naturali, l’implementazione dei servizi essenziali e indispensabili”.

 

Fonte: www.newstown.it