Fondazione Carispaq acquista storica sede dell’Aquila

Fondazione Carispaq e Bper Banca a un passo da uno storico accordo. Stamattina ci sarà infatti la firma dell’atto di vendita del palazzo della Direzione Generale della Cassa di Risparmio della Provincia dell’Aquila da parte della banca e in favore della Fondazione, che tornerà così a riappropriarsi di un bene dall’alto valore storico e architettonico.

L’immobile, ubicato lungo corso Vittorio Emanuele, fu realizzato tra il 1886 e il 1892 su un terreno acquistato dalla Cassa di Risparmio al Comune dell’Aquila, anche se l’opera rivestì sin da subito un’importanza che andava aldilà della semplice realizzazione di una sede idonea all’istituto bancario.
La sua edificazione conferì infatti l’imprinting architettonico originario al quale tutti i successivi interventi si richiamarono, dando luogo all’attuale conformazione del corso principale dell’Aquila così come oggi si presenta. La sua centralità architettonica coincise infatti sin da subito con il profondo legame tra l’Istituto bancario e il tessuto sociale cittadino costituendo, a voler usare le parole del professor Francesco Sabatini “la punta avanzata di un ampio processo di trasformazione socio-culturale”.

Nel 1944, dopo la liberazione, la cassa di Risparmio fu infatti la prima banca a riaprire i battenti all’Aquila. Il Palazzo della direzione generale fu poi conferito negli anni ’90 alla Carispaq SpA, successivamente incorporata in Bper Banca,

Risale infine al 2015 un patto di prelazione tra Fondazione Carispaq (continuazione storica della Cassa di Risparmio) e Bper Banca in virtù del quale quest’ultima, a parità di condizioni, si impegnava a preferire la prima in caso di vendita.

 

 




Bper Abruzzo: “Non dimenticheremo mai il vostro nome”


Nell’ormai lontano 2013 BLS, Carispaq e Serfina Banca, storiche banche fortemente radicate nel tessuto sociale ed economico abruzzese, furono incorporate nella grande famiglia Bper.

Forse non tutti ricordano gli slogan con i quali l’incorporazione fu presentata ai clienti. Tra questi, uno diceva:
“Cambia il nostro nome, ma non dimenticheremo il vostro”.

Nel frattempo la Bper ha dimenticato tante altre cose. La nostra Regione è stata una delle più penalizzate in assoluto dall’accorpamento in Bper. Penalizzata in termini di chiusura di filiali, di abbandono del territorio – in modo particolare nelle aree interne – , di assunzioni stabili di giovani (ad oggi di quelle previste dal nuovo piano non c’è traccia). Penalizzata in termini di tagli occupazionali, anche se bisogna riconoscere che il taglio è avvenuto – nella maggior parte dei casi – in modo graduale e senza grandi traumi per i lavoratori.

Oggi anche il nome delle nostre città viene dimenticato: le Aree L’Aquila, Pescara e Lanciano diventano rispettivamente “Abruzzo Ovest”, “Abruzzo Est”, “Abruzzo Sud e Molise”.
Un ennesimo segnale di distacco dai territori, in vista forse di tagli, accorpamenti, chiusure filiali (anche se per l’azienda  – al momento – non previsti) ?

E allora, visto che sembra essere invecchiato male, forse è il caso di aggiornare lo slogan di 9 anni fa.

“Non dimenticheremo mai il vostro nome. A proposito, com’è che vi chiamate?”

23 settembre 2022

Le Rsa della Fisac/Cgil Bper Banca
Regione Abruzzo




A.A.A. Cercasi banche in Provincia dell’Aquila

 

Dovremmo esordire con “noi lo avevamo detto”. Lo avevamo detto che ai grandi gruppi bancari non interessano più di tanto il Centro-Sud e l’Abruzzo, e ancor meno gl’interessa la nostra Provincia.

Noi lo avevamo detto che le grandi banche, che nel tempo avevano incorporato gli istituti creditizi locali, avrebbero progressivamente abbandonato il nostro territorio.

Poi sono arrivati i numeri a confermare quello che andiamo dicendo: nel 2020 in Abruzzo sono state chiuse il 5,7% delle filiali bancarie, contro un dato nazionale del 3,4%. Nella nostra Provincia la percentuale di chiusure è stata dell’11,1% in un solo anno, quasi il quadruplo del dato nazionale (dati Banca d’Italia).

Siamo in attesa che vengano pubblicati i dati relativi al 2021; nel frattempo, il 2022 porta con sé l’annuncio delle nuove chiusure decise dal gruppo Bper. In provincia dell’Aquila saranno altre 5 le filiali che abbasseranno le saracinesche. Non considerando gli sportelli leggeri, il 7,5% delle chiusure decise da Bper su tutto il territorio nazionale riguarderà la nostra Provincia.

Il ruolo di Bper nell’economia provinciale è fondamentale, se non altro perché nel 2013 ha assorbito due banche storiche come Carispaq e BLS, fortemente presenti e radicate sul territorio. Per questo motivo, le scelte di questo Istituto sono inevitabilmente destinate ad incidere più di altre.
Fin dall’inizio, purtroppo, il Gruppo Bper non si è dimostrato innamorato del nostro territorio, come testimonia una serie di scelte effettuate nel corso degli anni:

  • la chiusura della Direzione Territoriale – prima all’Aquila, poi a livello regionale – trasferita ad Ancona, privando così l’Abruzzo di qualsiasi centro decisionale
  • lo smantellamento progressivo di quasi tutti gli uffici presenti in città con conseguente chiusura del Centro Direzionale Strinella 88
  • il trasferimento dell’Ufficio Ricostruzione post sisma 2009, sradicato dalla sua sede naturale
  • la chiusura di una ventina di filiali dall’incorporazione delle due banche, con almeno 6 comuni – tutti ubicati in aree interne – privati di qualsiasi servizio bancario
  • assunzioni limitate a un giovane ogni 15 dipendenti cessati in occasione dell’ultima manovra sul personale, a fronte di un accordo nazionale che prevedeva assunzioni nel rapporto di 1 a 5.

…e l’elenco potrebbe continuare. Su queste decisioni le opinioni possono essere discordanti, ma un fatto è innegabile: sono tutte scelte che hanno impoverito, ed impoveriranno ancora in futuro, il nostro territorio.

A colpire maggiormente è il fatto che il disimpegno dei grandi gruppi bancari dalla nostra provincia sia avvenuto, e continui ad avvenire, nella più totale indifferenza della politica locale.

Si dirà che le Banche sono aziende private, e che in un regime di libero mercato non si possa interferire con le loro scelte. Ma quello applicato alle banche è uno strano tipo di libero mercato. Un mercato libero solo quando c’è da guadagnare, nel quale le banche devono essere libere di desertificare le zone economicamente meno appetibili, di escludere intere fasce della popolazione dai servizi bancari, di dedicarsi sempre meno alla concessione del credito perché vendere polizze è più redditizio, di tagliare pesantemente i posti di lavoro. Gli introiti sono assolutamente privati.
Ma quando ci sono perdite da ripianare, quelle diventano immediatamente pubbliche: quindi via a “bad banks”, ricapitalizzazioni, banche risanate e regalate al prezzo di un euro. Tutto a a spese della collettività, cioè di tutti noi.

Non possiamo accettare questa visione distorta del mercato, nata ed alimentata con la complicità di una classe politica che pure avrebbe l’obbligo, previsto in Costituzione, di vigilare sul credito e sul risparmio. Sarebbe ora che, per quanto tardivo, arrivasse finalmente un segnale di reale interessamento al territorio da parte della politica locale. Un segnale che non sia soltanto uno slogan elettorale.

L’Aquila, 17/3/2022

 

CGIL L’Aquila
Il Segretario Provinciale
Francesco Marrelli
Fisac/Cgil L’Aquila
Il Segretario Provinciale
Luca Copersini

 




Muta ancora la geografia bancaria nella Regione Abruzzo

Lunedì 22 febbraio c’è stato il passaggio di oltre 600 filiali ex UBI Banca e Banca Intesa in BPER, a livello nazionale, che ha coinvolto 7 filiali, in Abruzzo e Molise, oltre alla Banca On-line di Chieti.
Questa prima operazione ha interessato circa 100 lavoratrici e lavoratori nella nostra regione, assorbiti alle dipendenza della Banca Popolare dell’Emilia Romagna, come già accaduto, in passato, per i colleghi delle ex banche abruzzesi Carispaq, Bls e Serfina Banca.

Il 12 aprile prossimo, l’operazione continuerà con la “razionalizzazione” dell’intera rete nazionale degli sportelli UBI Banca, accorpate a Banca Intesa. In Abruzzo saranno coinvolte 51 filiali, con 437 dipendenti. Non è ancora definita la riallocazione di tutto il personale ma sicuramente tutto ciò porterà a chiusure di sportelli bancari. I Sindacati, hanno più volte lanciato l’allarme occupazionale e di desertificazione dell’attività bancaria nei territori più svantaggiati, ponendo “l’attenzione più ai rischi sociali che alla riduzione dei costi”. Banca Intesa ha assicurato che non chiuderà gli sportelli nei comuni più piccoli, ma si limiterà a riorganizzare le filiali in sovrapposizione.

A far data dal 22 maggio, si affronterà l’ultimo, e più delicato, passaggio di 18 filiali e minisportelli a Banca Popolare di Puglia e Basilicata, che si insedierà nella provincia di Chieti imposto dall’Antitrust.
A preoccupare la Fisac Cgil territoriale è sicuramente la doppia migrazione, un duplice disagio per i colleghi ma anche per la clientela, che vedrà passare i rapporti bancari, prima a Banca Intesa, in aprile, e successivamente a Banca Popolare di Puglia e Basilicata, a fine maggio. Le conseguenze di tale disagio potrebbero vanificare l’obiettivo dell’indirizzo delle disposizioni dell’Antitrust, con previsione di perdita di clientela e relativa masse amministrate e, quindi, la tenuta occupazionale.
La BPPB ha una forte vocazione localistica e di sostegno alle piccole realtà produttive. Per attuare tale politica, anche in Abruzzo, occorrerà sviluppare un forte confronto con le parti sociali e un coinvolgimento attivo delle lavoratrici e dei lavoratori sul territorio, sin da subito. Tanto perché l’intera operazione sia veramente un valore aggiunto per tutti le parti coinvolte.

 

Nota della Fisac-Cgil Abruzzo Molise




BPER chiude 5 filiali in Provincia: l’allarme del “Passo Possibile”

Siamo venuti a conoscenza della determinazione di BPER di chiudere, a partire dal prossimo 23 ottobre, alcune filiali sul territorio aquilano, nello specifico quella cittadina di San Bernardino oltre alle Agenzie di riferimento a Coppito, Campo di Giove, Rivisondoli e Ofena, che si aggiungerebbero a quelle già chiuse negli ultimi mesi a Bazzano, Introdacqua e Pacentro”.

Così interviene in una nota l’associazione civico-politica Il Passo Possibile, per voce del Presidente Fabrizio Ciccarelli e di Marcello De Carolis, responsabile dell’Area Attività Produttive, manifestando forte preoccupazione per la situazione che si sta venendo a creare nel sistema bancario di L’Aquila e Provincia.

“Le banche hanno un’importante responsabilità sociale, motivo per cui riteniamo fondamentale mantenere e difendere sia la capillarità del servizio offerto, con particolare riferimento alla presenza di presidi nelle zone più decentrate, come per esempio le aree periferiche e di montagna, che le opportunità di lavoro sul territorio che da esso promanano”.

La rete dei servizi si sta impoverendo sempre più, gli sportelli bancari di vari Istituti di credito diminuiscono a vista d’occhio, e a farne le spese sono soprattutto i centri abitati più piccoli, dove spesso rappresentano l’ultimo punto di riferimento economico presente: “basti pensare ai tanti pensionati che li abitano che, per gestire la pensione e i propri risparmi, sono poco propensi ad accettare un progressivo abbandono del modello di banca del territorio per uno con servizi automatizzati e a distanza, evidentemente utili e comodi solo per le nuove generazioni e che, peraltro, necessitano di una effettiva copertura della linea internet veloce”.

Un dato incontrovertibile è quello sulle filiali cittadine e sugli uffici interni di Bper attualmente ubicati nello stabile ‘Strinella 88’: “si pensi che nel 2013, anno della fusione per incorporazione di Carispaq in Bper, l’organico complessivo presente nel solo comune dell’Aquila era di circa 240 unità, mentre oggi se ne contano soltanto circa 145” sottolinea Il Passo Possibile.

“È necessario, in tal senso, che la politica e le forze sociali si facciano carico del problema, trovando soluzioni per frenare l’impoverimento del tessuto economico del nostro territorio, la progressiva diminuzione dei posti di lavoro e la forzata mobilità cui saranno sottoposti i dipendenti, così umiliando un patrimonio di risorse professionali, oltre che la conseguente delocalizzazione degli interessi economici e finanziari dalla nostra Provincia altrove, preferendo soluzioni solo apparentemente più convenienti e remunerative”.

Fonte: www.newstown.it

 

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Multati gli ex amministratori Carispaq

Confermate le sanzioni amministrative di Bankitalia per 258mila euro all’ex dg Tordera, al cda e al collegio sindacale.


L’AQUILA. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d’Appello di Roma che con decreto del 4 luglio 2017 aveva rigettato l’opposizione proposta dalla Banca Popolare dell’Emilia Romagna spa e da Raffaele Marola, Ettore Barattelli, Aldo Tranquilli, Luciano Cicone, Adriano Rossi, Stefano Fabrizi, Roberto Colagrande, Rinaldo Tordera, Claudio Zaffiri, Pietro Passerini, Donato Lombardi, Franco Pingue, Marco Fregniavverso il provvedimento con il quale la Banca d’Italia ha irrogato sanzioni amministrative per complessivi 258.000 euro all’Istituto di credito, in solido con gli esponenti aziendali, sanzionati nelle rispettive qualità di componenti del consiglio di amministrazione, di direttore generale e di componenti del collegio sindacale della Carispaq (Cassa di Risparmio della Provincia dell’Aquila)” che all’epoca dei fatti faceva parte del gruppo Bper.

LA SENTENZA.
La Banca d’Italia, si legge nella sentenza pubblicata ieri “all’esito dell’ispezione svolta nel periodo 8 novembre 2010-4 febbraio 2011, avente ad oggetto la verifica del rispetto della normativa antiriciclaggio ha contestato i seguenti illeciti: A) carenze nell’organizzazione e nei controlli interni da parte dei componenti del cda; B) carenze nei controlli da parte dei componenti del collegio sindacale. A ciascuno dei componenti del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale è stata applicata la sanzione di 18.000 euro, al direttore generale la sanzione di 24.000 euro. A sostegno della decisione di rigetto dell’opposizione la Corte d’Appello di Roma ha evidenziato che la contestazione di scarsa funzionalità delle azioni di contrasto del riciclaggio era supportata dagli esiti dell’attività ispettiva”.

LE MOTIVAZIONI. La Cassazione ha respinto diversi motivi proposti dai ricorrenti a sostegno delle proprie ragioni, motivi sia “tecnici” che di merito. In particolare, scrivono i giudici dell’Alta Corte in relazione al profilo probatorio, “la Corte d’Appello ha evidenziato con rilievi puntuali quanto emerso dall’ispezione, precisando che era mancata l’individuazione dell’effettivo titolare di 1.900 clienti persone giuridiche, pari al 17% del totale; non era stata prestata attenzione alle problematiche sorte nella fase di ricostruzione post-terremoto, che avrebbe richiesto invece l’adozione di strumenti idonei a consentire la tracciabilità dei flussi di danaro confluiti per la ricostruzione; era mancato il funzionamento integrale del Pns (presidio normative specifiche); vi erano state omissioni nei controlli delle movimentazioni, con conseguenti maggiori difficoltà nella tracciabilità del denaro e, in generale, si era riscontrato ritardo nell’identificazione di operazioni sospette. In generale erano state riscontrate frequenti movimentazioni di danaro contante non coerenti con l’attività del cliente di riferimento, e ciò anche nella filiale di Roma che non era coinvolta nell’attività di ricostruzione post-sisma. Si trattava di carenze significative dell’attività di monitoraggio della clientela, tali da rendere concreto il rischio del riciclaggio, e ciò è sufficiente ad integrare le violazioni contestate”.

CARENZE ORGANIZZATIVE. La tesi secondo cui le carenze organizzative sarebbero addebitabili alla società capogruppo”, scrivono ancora i giudici, “della quale gli amministratori e sindaci di Carispaq avrebbero recepito le direttive, è stato superato dalla Corte d’Appello con il richiamo alla disciplina dei gruppi societari, che milita nel senso dell’autonomia delle società coordinate o che fanno parte di gruppi societari, donde la perdurante responsabilità degli amministratori e dei sindaci di ciascuna società per l’attività da essa svolta. Per un verso, quindi, la soggezione alle scelte organizzative della capogruppo non poteva comportare l’esonero da responsabilità di amministratori e sindaci di Carispaq e, per altro verso, la gravità delle disfunzioni organizzative e contabili rilevate era tale da incidere necessariamente sull’efficacia dell’azione antiriciclaggio, donde l’esigibilità di un intervento da parte di amministratori e sindaci di Carispaq finalizzato a riportare la situazione sotto controllo”. La Corte quindi “rigetta il ricorso e condanna i ricorrenti in solido alla rifusione delle spese del giudizio di legittimità, che liquida in euro 6.200”.

 

Fonte: wwww.ilcentro.it




Si lamentano i clienti BPER: ”Accrediti in ritardo da quando Ufficio Sisma è a Modena”

“E’ inaccettabile che una banca impieghi tutto questo tempo ad accreditare al beneficiario una somma sul suo conto corrente”.

Lo sfogo è di un imprenditrice aquilana, che chiede di rimanere anonima, che accusa di “ingiustificati ritardi”, la banca Bper, relativi ad un pagamento di circa 100 mila euro di uno stato avanzamento lavori, atteso da una settimana, relativo a lavori di ricostruzione post sismica di un edificio nel quartiere di Pile. Tenuto conto che il presidente di consorzio aveva fatto il bonifico il 27 settembre, e che i tempi normali di accredito non superano i due giorni. E sostiene l’imprenditrice, il ritardo non e’ casuale per quanto riguarda i pagamenti relativi alla ricostruzione post-sismica.

La Bper infatti ha sede a Modena, e nel giugno 2013 ha assorbito la storica banca del capoluogo Carispaq, trasferendo poi a gennaio di quest’anno, tra le polemiche, anche l’ufficio Ricostruzione che, dal 2009 ad oggi, ha gestito buona parte delle pratiche relative all’erogazione dei finanziamenti statali per la ristrutturazione degli edifici danneggiati del cratere sismico.

E l’episodio denunciato potrebbe avere a che fare proprio con questi trasferimenti dei centri decisionali, tanto che l’imprenditore assicura che “Il nostro caso non è affatto isolato”.

“Per noi che siamo una piccola impresa – protesta l’imprenditore -, è assolutamente urgente ricevere sul conto corrente quei 100 mila euro. Dobbiamo pagare infatti i fornitori e subappaltatori”.
Del resto – si osserva – la pratica di pagamento era stata già passata al vaglio dell’Ufficio ricostruzione del Comune dell’Aquila, e regolarmente autorizzata.

“Non è la prima volta che accade – rivela infine l’imprenditore – anzi accade con regolarità da quando la Bper ha accentrato tutto a Modena. E infatti la spiegazione che ci hanno dato di questi ritardi è proprio che a Modena devono verificare le fatture. Facciano pure con comodo, ma ricordo che per noi imprese, se c’è un pagamento da effettuare, talvolta non ci concedono nemmeno un giorno di ritardo”.

A protestare con veemenza contro il trasferimento dell’uffico sisma della Bper a Modena era stata a gennaio la Fisac Cgil.

“Non ha alcun senso – questo il passaggio saliente di una loro nota – , dopo aver costruito all’Aquila, in quasi dieci anni di esperienza, un bagaglio di competenze tali da divenire un punto di riferimento per l’intero territorio, disperderlo per ripartire da zero da un’altra parte. E’ evidentemente una scelta che non va nella direzione dell’efficienza, ma risponde a logiche differenti, che non riusciamo a comprendere”.

Fonte: AbruzzoWeb

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È così che si difende la città?

Sulla pagina facebook del giornalista aquilano Gianfranco Cocciolone, noto volto delle reti televisive locali, è apparso ieri il post che riportiamo di seguito. Riteniamo opportuno parlarne, perché ci dà lo spunto per qualche importante riflessione di carattere generale.

Prima di tutto entriamo nel merito del post, che appare un attacco ai lavoratori totalmente privo di ragioni sensate. Esaminiamolo punto per punto.

  • Negli sportelli bancomat i soldi finiscono. E’ un dato di fatto. Finivano anche quando esistevano la Carispaq, la Tercas, la Banca Popolare della Marsica o tutte le altre banche che nel frattempo sono state incorporate. Trovare un bancomat vuoto è molto più probabile di lunedì mattina o nei periodi di festa (Ferragosto, tanto per fare un esempio).
  • Il caricamento del bancomat non può avvenire in orario di sportello, come può comprendere qualsiasi persona dotata di buon senso. Tenere aperte le casseforti, maneggiare decine di migliaia di euro durante il normale flusso di clientela sarebbe una follia, oltre ad essere severamente vietato dalle norme interne. L’alternativa sarebbe chiudere la filiale per una mezz’oretta per ricaricare il bancomat, ma in quel modo il disservizio creato sarebbe molto maggiore.
  • Esistono giorni in cui in banca c’è più fila. Il lunedì mattina, a esempio, oppure i giorni a ridosso di un ponte festivo. Si può trovare più fila nei periodi di ferie, visto che gli organici sono comprensibilmente ridotti. Lunedì 19 agosto è una data che presenta tutte le caratteristiche per giustificare un maggior affollamento: caratteristiche che accomunano tutte le banche, passate e presenti.
  • Alla Carispaq ci sarebbe stata meno fila? La filiale di cui si parla è preesistente all’arrivo di BPER. Quando era una filiale Carispaq aveva due casse; ora che è una filiale BPER ha due casse. Però alla Carispaq ci sarebbe stata probabilmente più fila per un motivo oggettivo: il numero di operazioni allo sportello nel corso degli anni si è notevolmente ridotto a seguito della crescente diffusione delle piattaforme home banking.

Un attacco del genere appare del tutto scollegato dalla realtà come ampiamente dimostrato: quindi perché farlo?
Per superficialità? Per guadagnare popolarità? Per la sindrome di “Sant’Agnese” che affligge in modo cronico la nostra città?

La BPER, aldilà delle comprensibili nostalgie per la Carispaq e per i bei tempi andati, resta una delle aziende private più grandi della nostra Provincia e della nostra Regione: una realtà occupazionale che dovrebbe essere tutelata. Attacchi del genere producono immancabilmente la stessa reazione: arriva qualcuno che dice“Allora chiudiamo tutto”.
Evidentemente anche un post su Facebook può contribuire alla perdita di posti di lavoro.

E da qui partiamo per una riflessione di portata più ampia, purtroppo molto amara.

Come FISAC L’Aquila stiamo denunciando da tempo il rischio di un abbandono della città da parte dei principali gruppi bancari, con conseguenze gravissime in termini di occupazione, ma soprattutto relativamente al sostegno alle imprese ed alle famiglie. Di seguito riportiamo i link ad alcuni degli articoli scritti riguardo a queste problematiche:

I grandi gruppi bancari se ne stanno andando via
Il ruolo delle banche nella Provincia dell’Aquila
Banche: in Abruzzo persi 736 posti in tre anni, male la Provincia dell’Aquila

La scomparsa delle piccole banche e il loro accorpamento da parte di Istituti di Credito di dimensioni medio-grandi rappresentano per il nostro settore una realtà alla quale non è possibile opporsi. Ciò per cui ci battiamo, giornalmente, è cercare di limitare le conseguenze di questi processi, impegnandoci a difesa di ogni singolo posto di lavoro, ogni singola filiale sul territorio.
Se le banche se ne vanno le conseguenze sono pesantissime: non solo dal punto di vista occupazionale, ma anche perché l’economia locale, privata di un adeguato sostegno, è destinata ad impoverirsi pesantemente.

Si tratta di una questione che dovrebbe essere al centro dell’agenda politica, al centro del dibattito sui mezzi d’informazione; invece notiamo la totale indifferenza da parte della città, della cosiddetta società civile, delle istituzioni.

In altri territori abbiamo visto come i politici si mobilitino, come tutti facciano quadrato per impedire la chiusura di sportelli. Da noi si chiudono filiali, si smantellano uffici, si “razionalizzano” strutture presenti da anni in città, nella più totale indifferenza delle istituzioni, seppur ripetutamente sollecitate da noi e dalle altre Organizzazioni Sindacali.
La politica locale non sa, non vede, non capisce. In questo rappresenta adeguatamente una comunità che non sa, non vede e non capisce, convinta magari che l’allontanamento delle banche sia un problema che riguarda solo chi ci lavora. Si coglie anzi un certo compiacimento di fronte alle difficoltà di una categoria che continua ad essere vista come privilegiata, anche questo in virtù di convinzioni ormai lontane dalla realtà: provate a chiedere ad un neo-assunto quanto prende di stipendio, e quali pressioni deve subire come contropartita.

Per questo, un post come quello di Gianfranco Cocciolone sconcerta: perché arriva da chi, per il mestiere che fa, avrebbe il dovere di sapere, di vedere, di capire. Non è la prima volta che qualcuno cerca facile consenso in città attaccando in modo strumentale l’istituto bancario maggiormente presente, e già in passato la FISAC dell’Aquila ha ritenuto suo dovere intervenire a tutela dei lavoratori.

Ovviamente il signor Cocciolone, al pari di chiunque altro, è libero di manifestare le sue opinioni e le sue critiche: deve però essere consapevole che esprimendosi in modo così superficiale appare poco credibile quando si erge a paladino del territorio, diventando egli stesso una parte del problema.

Come scrive lo stesso Cocciolone in un altro post: “Quindi quando si dice L’Aquila dimenticata da TUTTI è vero? Che tristezza…!”

 




La triste storia dell’Ufficio Ricostruzione BPER

La fine è nota: da oggi l’Ufficio Ricostruzione post sisma è trasferito dall’Aquila a Modena. In realtà era nota da oltre 3 anni. A tanto risale la decisione contro la quale le Organizzazioni Sindacali si sono battute in tutti i modi.

Facciamo un minimo di chiarezza.

La decisione di spostare l’ufficio dall’Aquila è a nostro avviso sbagliata: non ha alcun senso, dopo aver costruito in quasi dieci anni di esperienza un bagaglio di competenze tali da divenire un punto di riferimento per l’intero territorio, disperderlo per ripartire da zero da un’altra parte. E’ evidentemente una scelta che non va nella direzione dell’efficienza, ma risponde a logiche differenti, che non riusciamo a comprendere.

Tuttavia, da un punto di vista formale, la scelta è legittima: purché rispetti le norme, un’azienda può decidere liberamente il suo assetto organizzativo. Cosa può fare a quel punto il sindacato? Molto.

Una volta preso atto dell’irremovibilità della decisione, dopo aver tentato fino all’ultimo di spiegare perché la si ritiene sbagliata, dopo aver fatto tutto il possibile per rinviare il trasferimento, la priorità diventa la difesa dei lavoratori.
E’ importante mantenere il contatto con la realtà: in quello che è oggi il mondo del lavoro, la chiusura di un ufficio comporta di solito perdita di posti di lavoro, trasferimenti di centinaia di chilometri, demansionamenti…..
In questo caso, nulla di tutto ciò è avvenuto. Nessuno dei lavoratori interessati è stato trasferito presso un’altra sede di lavoro; alcuni di loro continueranno per il momento a svolgere le medesime mansioni, e il responsabile dell’Ufficio continuerà a tenere i contatti con gli Enti locali ed a fornire consulenze in merito alle normative, quindi senza nessun danno concreto per la città.

Possiamo quindi affermare che, aldilà dell’alto valore simbolico di questa chiusura, si sia di fronte ad una vicenda nella quale i sindacati hanno fatto bene il loro lavoro, limitando al minimo i danni. E allora, perché parlare di triste storia ?

Esattamente un anno fa la chiusura dell’Ufficio Ricostruzione sembrava cosa fatta, al punto che gli addetti avevano già ricevuto le lettere di trasferimento.
La questione fu portata all’attenzione dell’opinione pubblica da un comunicato stampa pubblicato dalla CISL. Nessun dubbio sul fatto che gli autori del comunicato fossero animati dalle migliori intenzioni: si cercava di sensibilizzare su questo ed altri problemi occupazionali quelle istituzioni locali che in tutte le vertenze legate all’assorbimento delle CARISPAQ in BPER non hanno mai brillato per la loro vicinanza ai lavoratori del nostro comprensorio, nonostante sia stato pesantemente penalizzato. Purtroppo, gli effetti del comunicato stampa si rivelarono assai diversi dalle aspettative.
Subito dopo la pubblicazione della notizia si scatenò un’autentica gara a mettere in mostra quanto di peggio i politici e le autorità locali sanno produrre: protagonismo, opportunismo, approssimazione….. Una corsa a rilasciare dichiarazioni, spesso del tutto sconclusionate, che avevano come unico obiettivo la conquista del classico quarto d’ora di celebrità. Non mancò l’irresponsabile invito a boicottare la BPER, nonostante si tratti di una delle realtà occupazionali più importanti della Provincia, mostrando così una totale indifferenza ai danni che un attacco tanto strumentale avrebbe potuto creare.
Pur consapevoli del rischio di alzare ulteriori polveroni, decidemmo di pubblicare a nostra volta un comunicato stampa, chiedendo a tutti gli interlocutori più o meno istituzionali di avere rispetto per i lavoratori BPER.

Non mancò neanche il colpo di scena finale: l’annuncio dell’ultim’ora con l’annullamento delle lettere di trasferimento e la decisione di lasciare all’Aquila l’Ufficio a seguito – a quanto si disse – di un intervento in Zona Cesarini da parte della Fondazione Cassa di Risparmio dell’Aquila. Nessun dettaglio, nessuna spiegazione furono forniti per motivare un ripensamento tanto repentino: già da allora la sensazione fu che si trattasse di un contentino di breve durata, basato su logiche che non ci è dato di conoscere ma nelle quali stentiamo a credere che possa entrare l’interesse verso i lavoratori interessati.

In questa gara ad esprimere il peggio di sé i vincitori sono purtroppo risultati, di gran lunga, alcuni rappresentanti sindacali. Venuti a sapere in anteprima della sospensione del trasferimento, hanno fatto in modo di attribuirsene il merito lasciando credere che la decisione fosse conseguente ad un loro intervento: prima con l’ennesimo comunicato stampa, poi con un volantino diffuso dai lavoratori dal titolo che non lasciava spazio a dubbi: “FATTI NON PAROLE -UFFICIO RICOSTRUZIONE L’AQUILA?? SI !!!”.
Stando a quanto riferito dagli addetti all’Ufficio, sembra che alcuni di coloro che avrebbero dovuto tutelare i loro interessi non si siano fatti scrupoli a raccontargli della vere e proprie favole. Storie in cui i buoni, con abnegazione e sprezzo del ridicolo, cavalcano fino al tetro maniero dei cattivi e lo occupano militarmente, rifiutandosi di andarsene senza prima aver strappato l’ambito editto ai perfidi tiranni.

Peccato che, nel successivo incontro chiarificatore da noi richiesto all’Azienda, quegli stessi rappresentati sindacali abbiano fatto una frettolosa marcia indietro, affermando di non aver mai detto di aver effettuato interventi disgiunti dalle altre Organizzazioni e di essere stati fraintesi.
La sconcertante vicenda fu da noi raccontata in un volantino diffuso insieme ad altre sigle.

Rivisti a posteriori, gli eventi di 12 mesi fa lasciano ancor più amareggiati. Nei giorni scorsi abbiamo scritto agli stessi protagonisti di un anno fa per informarli di quanto stava per accadere, senza ricevere risposte.
Dove sono tutti coloro che sembravano pronti a qualsiasi mossa pur di impedire il trasferimento? Dove sono i consiglieri comunali, dov’è la Fondazione? Va dato atto al Sindaco Biondi, l’unico a non aver ignorato la nostra ultima comunicazione provando a darle un minimo di seguito.

Ma soprattutto: dove sono i cavalieri senza macchia e senza paura? Oltre ai FATTI (in realtà mai avvenuti) sono finite anche le PAROLE ?

La vicenda è triste, perché in questa storia hanno perso tutti.
Ha perso la BPER, che si è inutilmente privata di un’autentica eccellenza che aveva ricevuto unanimi apprezzamenti dal territorio.
Ha perso la città, che ha avuto l’ennesimo segnale della poca attenzione verso le sue problematiche da parte della BPER.
Ha perso il sindacato, nonostante l’ottimo lavoro fatto al tavolo negoziale, perché quanto è accaduto finisce con lo squalificare l’intera Istituzione.
Ma soprattutto hanno perso i lavoratori dell’ex Ufficio Ricostruzione, finiti loro malgrado ad attirare l’attenzione solo di chi ha visto in loro niente di più che l’occasione per uno spot promozionale a buon mercato.