Accordo per integrazione di Carige e Monte di Lucca in Bper Banca

COMUNICATO STAMPA

Sottoscritto l’accordo per l’integrazione di Banca CariGE e Banca del Monte di Lucca nella Capogruppo Bper Banca

FISAC CGIL e le altre Organizzazioni Sindacali del comparto Credito hanno firmato nella notte l’accordo di armonizzazione per l’integrazione di Banca Carige e Banca del Monte di Lucca nella capogruppo Bper Banca. L’intesa norma le condizioni di passaggio del personale del Gruppo Carige, in relazione all’operazione di fusione denominata “Lanterna” prevista dal Piano Industriale 2022/2025, incorporazione che si perfezionerà in data 28 novembre 2022.

L’accordo salvaguarda le previsioni retributive e normative di Carige, oltre che prevedere l’acquisizione in continuità di numerosi istituti contrattuali già presenti in Bper.  I destinatari sono una platea di oltre 3.000 lavoratori che, completato il week end di conversione, porteranno la forza lavoro del Gruppo modenese a circa 21.500 persone.

Contestualmente è stato negoziato un incentivo straordinario in welfare di 250 euro procapite a beneficio dei lavoratori del Gruppo, coinvolti nello straordinario impegno richiesto da Operazione Lanterna. A questo si aggiunge per gli allineatori impegnati sul campo un riconoscimento ulteriore di 50 euro giornalieri, sempre in welfare.

Chiusa questa prima fase, le Organizzazioni Sindacali saranno impegnate nelle fasi successive che riguarderanno in particolare l’armonizzazione dell’altra banca del gruppo Carige (Banca Cesare Ponti) e la cessione di 48 sportelli del Gruppo Bper al Banco Desio. 

Il Segretario nazionale FISAC CGIL Giacomo Sturniolo e il Coordinatore nazionale FISAC CGIL del Gruppo Bper Nicola Cavallini hanno manifestato grande soddisfazione per il raggiungimento di un’intesa i cui contenuti non erano affatto scontati.  

L’accordo salvaguarda percorsi professionali e indennità maturate dei dipendenti acquisiti, prevede un avanzato regime indennitario a ristoro delle mobilità e consolida le previsioni relative alla previdenza complementare, alle coperture assicurative ed all’assistenza sanitaria integrativa.

Roma, 5 novembre 2022

 


L’accordo in pillole:

  • applicazione della contrattazione integrativa Carige sino al 31/03/2023 e della contrattazione integrativa Bper a partire dall’1/4/2023, fatto salvo quanto diversamente previsto dall’accordo di armonizzazione 
  • mantenimento quota eccedente ex premio di rendimento 
  • mantenimento ad personam ex accordo Gruppo Carige del 30 settembre 2014
  • applicazione previsioni del Premio Aziendale in vigore in Bper a partire dall’anno 2023 
  • mantenimento diverse indennità previste Gruppo Carige (indennità 2014, indennità 2016, etc.)
  • ripristino, a far data dall’incorporazione, di quanto stabilito dal CCNL (art. 110) in materia di trattamento delle prestazioni aggiuntive (straordinario) 
  • garanzie e tutele per le figure professionali aventi in iter percorsi inquadramentali previsti dalla contrattazione Carige
  • part time: mantenimento part time in essere. Prevista possibilità di proroga di 24 mesi per i part time in scadenza entro il 31/12/2024.
  • previdenza complementare:
  • per il 2023 invariate regole contribuzione rispetto ad oggi
  • dal 2024: contribuzione aziendale del 4,50% in caso di riconoscimento di previsioni in materia di Premorienza ed Invalidità presso Bper Banca con onere a carico dell’Azienda oppure contribuzione aziendale del 4,80 % nel caso in cui non siano riconosciute in Bper le predette coperture premorienza e invalidità con costo a carico aziendale
  • mobilità territoriale: mantenimento dei trattamenti in vigore in Carige.

Per chi viene trasferito con decorrenza dal 28/11/2022: applicazione norme Carige sino a fine Marzo 2023 – applicazione norme Bper dall’1/4/2023

  • polizza sanitaria: dall’1/1/2023 possibilità di iscriversi alla polizza Bper



Bper-Carige: entra nel vivo l’Operazione Lanterna


Venerdì 15 settembre si è svolto il primo confronto tra Aziende e delegazioni Sindacali BPER/Carige.

In apertura Bper ha confermato la propria disponibilità:
• a estendere l’accordo Bper sulle politiche commerciali alla rete ex Carige e BML (riconvocando anche a breve l’apposita Commissione);
• ad affrontare il tema relativo all’estensione alla Rete Carige dei nuovi orari di sportello che in BPER avranno  decorrenza 01/11/2022);
• a proseguire il percorso di Insourcing dei lavoratori ex ICT Carige
• ad affrontare le diverse problematiche derivanti dall’applicazione del Piano Industriale (facendo riferimento, in particolare, a mobilità territoriale; processi di riconversione professionale; cessione a Nexi dell’attività; cessione Sarda Leasing; struttura Banca  Cesare Ponti).

Le procedure oggetto di confronto saranno 4:

  • Fusione Carige
  • Cessione di 48 sportelli al Banco Desio (40 Carige e 8 BdS)
  • Cessione BCM (Bper credit management), che però vedrà una prima fase relativa alla riorganizzazione dell’attività stessa e poi, in un secondo momento, la fase della cessione
  • Cessione a Nexi dell’attività di merchant acquiring e gestione POS del gruppo Bper.

L’Azienda considera prioritario il confronto sulla fusione (con possibile  estensione delle previsioni dell’ipotetico accordo anche a Cesare Ponti) e sulla riorganizzazione delle strutture di Sede. A tal proposito è stata illustrata una riorganizzazione parziale che porterà alla ridefinizione del modello di Semicentro in alcune zone, in particolare Liguria, Piemonte, Toscana e Lazio, attraverso la creazione di una nuova Direzione Territoriale (DT Liguria) e di 7 nuove Aree. Verranno inoltre creati 5 nuovi Area Manager (Genova Levante, Genova Ponente, Imperia, Savona e Levante) e due nuovi Centri Impresa CI (Liguria Levante e Liguria Ponente). È inoltre prevista una diversa distribuzione delle Filiali nelle DT al fine di presidiare meglio il territorio. La riorganizzazione avrà decorrenza con il Weekend di Migrazione.

Sono state anche comunicate la creazione di nuovi uffici e la ridenominazione di uffici esistenti per alcune Strutture Centrali, sostenendo che non vi saranno ricadute significative per colleghe e colleghi e che queste iniziative saranno funzionali a integrare le strutture ex Carige.

Su specifica domanda relativa ai futuri sviluppi per i Servizi Centrali a fronte della fusione, l’Azienda ha sostanzialmente indicato che userà soluzioni gestionali mirate a limitare al massimo la mobilità, basandosi su “quattro pilastri” che prevedono una “Riconversione professionale graduale”:

  • Riduzione della mobilità;
  • Gradualità nella gestione/organizzazione delle riconversioni, bilanciandola con le uscite per pensionamenti/Fondo Solidarietà;
  • Ricerca del migliore abbinamento possibile tra competenze, aspettative e necessità aziendali;
  • Spostamento delle lavorazioni.

Su tutte queste materie abbiamo espresso numerose osservazioni e chiesto delucidazioni. L’Azienda si è riservata  di fornire tutte le risposte in sede di trattativa .

Riguardo alla Formazione sono stati descritti gli strumenti formativi che verranno messi a disposizione.

  • Formazione digitale – Si farà sulla Piattaforma Carige e-learning; sarà presente un box “Formazione Lanterna” in cui verranno inseriti contenuti digitali utili per capire ruoli, processi, prodotti e servizi. In merito alla Formazione Antiriciclaggio sono previsti momenti specifici dopo il CWE (Conversion WeekEnd); prima, ma solo per i Responsabili di Filiale, saranno presenti video pillole nella Formazione Lanterna e momenti specifici con il Coach. Abbiamo chiesto chiarimenti in ordine alla possibilità di svolgere formazione in modalità Home Learning (da casa in orario di lavoro), come previsto dall’accordo presente in Carige.
  • Coaching – in aggiunta alla formazione digitale, ci sarà un Coach BPER (413 persone) –  in un rapporto di 1 Coach ogni  5 colleghe/i Carige. Il Coach accompagnerà i colleghi nel Percorso Formativo durante le 8 settimane precedenti il CWE (anche mediante una riunione in Google Meet di due ore alla settimana). Sono previsti anche 70 Coach per i Consulenti Impresa (1 ogni 2 colleghi Carige). Il Coach dovrebbe seguire i colleghi anche nella pianificazione delle attività formative. Da questa settimana prenderanno contatto con colleghe e colleghi.
  • Webinar formativi solo per gli addetti alla mansione di cassa. Saranno organizzati a ridosso del CWE uno o due  webinar per la prime attività post CWE.

ASSISTENZA e AFFIANCAMENTO (dopo il CWE).
Creazione di una Taskforce composta come segue, e di un secondo livello di assistenza rappresentato dal potenziamento dell’Help Desk:

  • Allineatori (circa 500 persone, 1 o 2 per Filiale a seconda del Modello), che saranno presenti 8 settimane per affiancare e assistere i colleghi nei sistemi operativi, ma anche per il modello di organizzazione. La permanenza potrebbe essere ridotta a 4/6 settimane in base alle effettive necessità.
    L’azienda sta predisponendo le comunicazioni per il ruolo di allineatore rimandando però a un periodo successivo l’indicazione della destinazione.
    A copertura del periodo di assenza degli allineatori, è in corso la selezione per l’assunzione di circa 300 lavoratori in somministrazione che dovrebbero iniziare il servizio circa 3 settimane prima del CWE (perciò indicativamente a inizio novembre).
    Per PMI e Affluent/Personal l’allineatore potrebbe essere in remoto.
  • Responsabili filiale gemelle (circa 280 persone): affiancheranno i Responsabili di Filiale su temi più manageriali. È prevista l’assistenza in remoto, ma con  2 giorni in presenza.
  • Focal Point: circa 130 persone ex Carige presenti nelle Filiali (di massima Filiali con almeno 8 risorse). Saranno punto di riferimento per problemi operativi. Verranno formati anche tramite un distacco per 2 settimane presso Filiali Bper. Sono previsti anche colleghi Focal Point  Responsabili (circa 60 persone) per affiancare i Responsabili delle Filiali Hub (per quest’ultimi è previsto anche un affiancamento di 2 giorni in agenzie Hub BPER).
  • Per i Centri Private e Centri Imprese sono previsti percorsi di affiancamento specifico.
  • Verrà potenziato l’Help Desk Bper attraverso l’inserimento di ulteriori 50 risorse per un periodo massimo di 12 settimane.

Come delegazioni sindacali abbiamo sottolineato che le attuali carenze di organico, le  pressioni commerciali e le difficoltà legate alla migrazione rischiano di limitare il reale accesso alle attività formative e di compromettere il percorso di fusione. E, soprattutto, abbiamo chiesto con forza la cessazione delle pressioni commerciali al fine di mettere al centro l’unico, vero e grande obiettivo attuale: la buona riuscita dell’operazione di fusione nel suo complesso.

Nella giornata di ieri, 19 settembre, si è svolto il primo incontro con Banco Desio.

I referenti di Banco Desio hanno esordito con la presentazione delle filiali cedute e dei numeri relativi ai colleghi che saranno assegnati al nuovo Istituto. L’azienda ci ha comunicato che non sono previste chiusure successivamente all’acquisizione degli sportelli visto che l’acquisizione è finalizzata allo sviluppo commerciale su tutto il territorio.

Da parte nostra abbiamo sollevato diverse questioni da approfondire in fase di trattativa.
Abbiamo innanzitutto richiesto un chiarimento su come verrà gestito il doppio passaggio (da Carige a Bper a Banco Desio).
Particolare attenzione è stata posta sulle politiche commerciali per le filiali cedute, e sui problemi di mobilità per tutti i colleghi coinvolti, con un occhio di riguardo per le agenzie sarde ex Unipol, da anni nel limbo dell’Antitrust.
Tutte le questioni saranno affrontate nei prossimi incontri. L’azienda ci ha rassicurati sul fatto che il trattamento economico e normativo del personale ceduto verrà conservato.
Abbiamo infine richiesto che vengano ricalibrati gli obiettivi commerciali in funzione delle migrazioni, e che si trovino soluzioni per far fronte all’attuale sottodimensionamento degli organici, destinato ad aggravarsi con le uscite nel Fondo di Sostegno al reddito.

E’ nostro parere che il tempo che divide i colleghi dal passaggio in Banco Desio non debba essere caratterizzato da caos organizzativo e da una inadeguata distribuzione dei portafoglio della clientela.

Vi terremo informati sull’andamento dei prossimi incontri

I Coordinamenti Fisac/Cgil Gruppo Bper e Carige.



Bper, ok Bce all’acquisto di Carige per 1 euro.

La banca ha avuto la luce verde per rilevare dal Fitd il gruppo genovese, ora si attendono Bankitalia e Antitrust. In arrivo la dote di 530 milioni. Closing entro la prima decade di giugno, in contemporanea presentazione del nuovo piano, poi scatterà l’opa a luglio. Equita stima aumento dell’utile per azione a doppia cifra | A luglio l’opa Bper su Carige


Bper Banca ha ricevuto dalla Bce l’autorizzazione all’acquisizione di Banca Carige e, indiretto, delle sue controllate Banca Monte di Lucca e Banca Cesare Ponti. Come scrive MF-Milano Finanza, oltre all’ok della Bce sono in arrivo a breve anche le luci verdi di Bankitalia e Antitrust. Nasce così il quarto polo bancario italiano con oltre 155 miliardi di euro di attivi (22 miliardi di Carige), oltre cinque milioni di clienti (800 mila Carige) e 2.100 filiali (380 circa di Carige), che supererà Mps e si porrà sullo stesso livello di Banco Bpm, seguendo a distanza Unicredit e Intesa Sanpaolo.


Contributo del Fitd di 530 milioni

La banca guidata dall’ad Piero Montani aveva presentato la relativa istanza alla Banca centrale europea dopo la firma, il 14 febbraio scorso, del contratto di acquisizione della partecipazione di circa l’80% del capitale sociale ordinario di Carige detenuta dal Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd) e dallo Schema volontario di intervento. Una volta verificato l’avveramento di tutte le condizioni sospensive previste dal contratto, si potrà procedere al closing dell’operazione, mediante il trasferimento della quota Carige detenuta dai soci venditori a favore di Bper Banca, al corrispettivo di 1 euro e previo versamento in conto capitale, da parte del Fitd, in favore di Carige di un contributo pari a 530 milioni.

 

Closing a inizio giugno

Si prevede che il closing possa perfezionarsi entro la prima decade di giugno, il che consentirà a Bper Banca di beneficiare della conversione delle deferred tax assets di Carige in crediti d’imposta. L’acquisizione della quota di controllo di Carige da parte di Bper Banca comporterà, per quest’ultima, l’obbligo di promuovere, un’opa totalitaria sulle azioni Carige non detenute da Bper banca. Come già annunciato al mercato, l’opa verrà promossa ad un prezzo di 0,80 euro per ciascuna azione ordinaria.

Piano in arrivo

Sempre MF-Milano Finanza scrive che l’opa sul flottante dovrebbe partire a inizio luglio. Intanto il ceo sta apportando gli ultimi ritocchi al piano industriale che sarà presentato alla comunità finanziaria il prossimo 10 giugno. “Si conferma la forte valenza strategica ed industriale dell’operazione che consentirà al gruppo Bper, valorizzando le risorse di Carige, di crescere in territori ad oggi limitatamente presidiati, consolidando il proprio posizionamento competitivo e rafforzando la prospettiva di creazione di valore per i propri stakeholder”, spiega Bper in una nota.

Le stime di Equita

“Sulla base delle nostre stime e in attesa di avere maggiori dettagli con il prossimo piano industriale, riteniamo che la ricapitalizzazione in Carige da parte del Fitd per 530 milioni e la conversione di Dta per 320 milioni, post effetto fiscale, dovrebbero permettere di coprire i costi di ristrutturazione e integrazione di Carige, con la combined entity che atterrerebbe con un Cet 1 in area 13% e un Npe ratio minore del 5%”, afferma Equita confermando il giudizio hold e il target price di 2,2 euro. La sim inoltre stima “sinergie in area 100 milioni, principalmente da costo e funding, mentre sul lato dei ricavi il contributo dovrebbe derivare da una più forte presa commerciale e dall’integrazione delle fabbriche prodotto. Di conseguenza, vediamo spazio per un aumento dell’utile per azione a doppia cifra già al 2023 e potenzialmente in incremento negli anni successivi”. Il titolo Bper sale dello 0,75% a 1,885 euro.

 

Fonte: Milano Finanza




MPS & c. morti di freddo: i crac bancari senza padri

In fumo 35 mld, ma nessun colpevole. Sollievo per Draghi e per Bankitalia. Che, come con Etruria e le altre, non vide nulla


Il delitto perfetto? In Italia esiste, paga moltissimo (ma ad altri costa altrettanto), resta quasi sempre senza colpevoli. È il crac bancario. Lo attesta l’ultima sentenza della Corte di Appello di Milano, che l’altroieri ha ribaltato la sentenza di primo grado del novembre 2019 e ha assolto i 13 imputati per i derivati Alexandria e Santorini, il prestito ibrido Fresh e la cartolarizzazione Chianti Classico. I reati ipotizzati erano manipolazione di mercato, falso in bilancio e prospetto, ostacolo alla vigilanza. Secondo l’accusa, le operazioni sarebbero servite per occultare nei conti del Monte le perdite causate dall’acquisizione di AntonVeneta del 2008.
Ma per la corte d’appello invece “il fatto non sussiste”: per l’ex presidente Giuseppe Mussari e l’ex dg Antonio Vigni tre capi d’imputazione sono prescritti, a Deutsche Bank e Nomura sono state revocate le confische per oltre 150 milioni. In attesa delle motivazioni e dell’eventuale timbro della Cassazione, molte domande restano senza risposte certe.
Una su tutte: il Monte dei Paschi di Siena è dunque “morto di freddo”?
Forse, ma solo forse, è proprio andata così.

Il collasso di Siena è costato oltre 32 miliardi, ai quali secondo la banca stessa nei prossimi mesi dovranno aggiungersene altri 2 e mezzo (almeno) per ricapitalizzarla ancora. A salvare il Monte non è bastato piazzare aumenti di capitale a ripetizione: sono andati bruciati quello da 5 miliardi del 2008, da 2 del 2011, da 2,5 del 2012, da 5 del 2014 e da 3 del 2015. Anche la “ricapitalizzazione prudenziale” del 10 agosto 2017 è ormai scialacquata, se la banca (che ormai in Borsa capitalizza appena 726 milioni) reclama a breve un’ulteriore iniezione di capitale da almeno 2,5 miliardi.
A rimetterci non sono stati solo gli azionisti privati ma anche il Tesoro (dunque i contribuenti), primo azionista con il 64,23%, che su 6,9 miliardi investiti ne sta perdendo 5,74 (quasi il 90%) e ora dovrà rimettere mano al portafoglio. In fumo anche le obbligazioni subordinate: da quelle degli investitori istituzionali al bond retail da oltre 2,16 miliardi piazzato a 37 mila piccoli risparmiatori, spesso anziani, a tagli da mille euro durante l’operazione del 2008 per acquistare AntonVeneta.
Era ben prima che esistesse la direttiva europea sul bail in e agli albori del recepimento in Italia della direttiva Mifid sulla tutela dei risparmiatori. Eppure questa devastante distruzione di valore non ha un responsabile. Gli imputati sono stati assolti più volte dall’accusa di ostacolo alla Vigilanza di Banca d’Italia. Non hanno commesso falso in bilancio o prospetto né, tantomeno, manipolazione di mercato. Con Mussari, Vigni e colleghi assolti, la condanna di primo grado dei loro successori, l’ex presidente Alessandro Profumo e l’ex ad Fabrizio Viola potrebbe essere ribaltata in appello. In attesa delle motivazioni della sentenza, la crisi dell’istituto per la legge è stata causata (e non aggravata dopo la mala gestio) dalla grande crisi finanziaria globale innescata nel 2007 dai mutui subprime Usa e dalla recessione che ne derivò. Nessun reato nelle scelte disastrose compiute.

Il falò delle vanità creditizie italiane però non si è limitato a incenerire Rocca Salimbeni. Per restare agli istituti maggiori, negli ultimi due decenni analoghi incendi hanno colpito BiPop-Carire, Italease, Carige, Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara, CariChieti, Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Popolare di Bari. Sinora ben poche son state le condanne per quei crac, nessuna delle quali è definitiva, mentre tutte le accuse paiono indirizzate verso la prescrizione. Parrebbe dunque essersi trattato di un incredibile filotto di rarissimi casi di autocombustione bancaria. D’altronde la crisi bancaria, sempre negata dall’Abi, fu poi dichiarata “superata”: strano esempio di problema inesistente e poi risolto.
Solo qualche mela marcia”, ebbe a dire il presidente Antonio Patuelli a chi gli chiedeva ragguagli sulle responsabilità nei dissesti degli istituti. Affermazione giustizialista, letta col senno di oggi, perché ormai sono sparite pure le mele marce.

Ma la sentenza d’appello di Milano sul crac Mps non è stata accolta con gioia solo dai 13 imputati assolti. A tirare un sospiro di sollievo c’è anche Banca d’Italia la quale, regnante il Governatore Mario Draghi, diede via libera all’acquisizione di AntonVeneta: paradossale esempio di controllore che viene graziato per non aver controllato e tuttavia potrà ora affermare di aver sempre vigilato con attenzione.
In questa galleria dell’assurdo, di sicuro sul campo restano solo le vittime. Tra queste la Procura di Milano, sconfitta in appello dopo indagini e due processi durati un decennio. C’è, soprattutto, la via crucis di famiglie e piccole imprese: alla faccia dell’articolo 47 della Costituzione (“La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme”), da inizio secolo i collassi bancari sono costati oltre 72 miliardi a quasi un milione di azionisti e bondisti subordinati. Nessuna mala gestio, la vigilanza non ha colpa e non è stata neppure ostacolata. Chissà però se la fiducia, unico vero carburante del credito, tornerà mai a riprendersi.

 

Articolo di Nicola Borzi su Il Fatto Quotidiano dell’8/5/2022




Banche, in tre anni spariranno altre 2.500 filiali

Nei prossimi le principali banche italiane dovrebbero chiudere complessivamente 2.500 filiali, portando il numero complessivo ampiamente sotto le 20.000 unità. Effetto della digitalizzazione che allontana i clienti dagli sportelli e delle fusioni che spingono le banche a fare sinergie riducendo le sovrapposizioni territoriali. Un fenomeno — quello della chiusura degli sportelli sulla spinta di Internet — cominciato circa dieci anni fa: nel 2012 erano circa 33.000, mentre alla fine del 2020 le filiali erano già scese a 23.480.

La tendenza sta continuando: nel 2021 la sola Intesa Sanpaolo ne ha chiuse 450 e — secondo il Sole 24Ore che ha pubblicato oggi i dati — è ragionevole supporre che il totale dei tagli agli sportelli abbia superato ampiamente quota 1.000. E i piani industriali presentati hanno tutti un taglio delle filiali.

I piani industriali

Nel prossimo triennio — sulla base dei piani industriali approvati da Intesa Sanpaolo, UniCredit, BancoBpm e Bnl-Bnp Paribas — sono previste almeno 1.643 chiusure. Altri si aggiungeranno molto probabilmente con i nuovi piani industriali di Bper — che ha appena deciso di acquisire Carige (e arriveranno probabilmente altri tagli), di Crédit Agricole Italia e soprattutto di Mps che dovrebbero portare il saldo totale delle chiusure programmate nei dintorni delle 2.500 unità (che vanno ad aggiungersi alle 2.000-2.500 già chiuse nel biennio 2020-2021). Nel 2024 complessivamente si arriverebbe a circa 7 mila sportelli in meno rispetto al 2019, attorno a quota 17.000.

L’effetto sul personale

Questa riduzione della banca «fisica» ha effetti anche sul personale, che inevitabilmente viene ridotto. Il sistema bancario ha comunque gestito con responsabilità con accordi sindacali che si basano su prepensionamenti e volontarie incentivate cui corrispondono nuove assunzioni nel rapporto di un giovane ogni due persone uscite. Banche e sindacati — evidenzia Il Sole 24Ore — hanno concordato inoltre la riqualificazione professionale di alcune decine di migliaia di ormai ex “sportellisti” bancari (8.000 nella sola Intesa Sanpaolo) a nuove mansioni. Vanno anche considerate nel conto anche le altre banche più piccole o specializzate, come per esempio la nuova Isybank che sarà lanciata da Intesa Sanpaolo.

 

Fonte: Corriere.it




Carige ceduta a Bper, nasce il terzo polo bancario italiano

Il Fondo interbancario accetta l’offerta del gruppo emiliano. Il closing entro il 30 giugno, dopo l’ok della Bce.


La notizia era nell’aria ed è arrivata a mercati aperti: Bper Banca ha acquistato Banca Carige, confermandosi così sotto la regia del Gruppo Unipol, come la più convinta candidata all’edificazione di un terzo grande polo bancario italiano, a fianco di Intesa e Unicredit.

L’istituto modenese, assistito da Mediobanca e Rothschild, ha raggiunto un accordo per rilevare dal Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd) l’80% dell’istituto di credito genovese. I valori dell’operazione restano quelli già delineati nell’offerta preliminare dello scorso 10 gennaio: Carige verrà pagata un euro, previa ricapitalizzazione a carico del Fitd per 530 milioni. Seguirà l’offerta pubblica di acquisto degli emiliani sul restante 20% del capitale a 0,8 euro per azione, prezzo a cui si è allineato il titolo a Piazza Affari.

La chiusura dovrà arrivare entro il 30 giugno, così da permettere a Bper di avvalersi degli incentivi fiscali del Governo. L’acquisto della banca genovese, affermano i vertici del gruppo emiliano guidato da Piero Montani ex Carige, presenta una “forte valenza strategica ed industriale” e consentirà “di crescere in territori”, come la Liguria e il Nord della Toscana.

Il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti e il sindaco di Genova Marco Bucci hanno espresso l’auspicio che venga “tutelata la territorialità” di Carige, che – sottolineano – deve restare “centrale” anche dal “punto di vista occupazionale”.




Carige, l’esclusiva va a Bper; dimezzata la dote richiesta

La banca ha migliorato l’offerta dopo la proroga agli incentivi sulle imposte differite


Alla fine l’ha spuntata Bper. Dopo un processo di valutazione «comparativa» e di interlocuzioni con «un numero considerevole di soggetti potenzialmente interessati», il Fondo interbancario di garanzia dei depositi ha deciso di dare alla banca modenese un periodo di esclusiva di un mese, per arrivare «nel più breve tempo possibile» e comunque entro il 15 febbraio alla presentazione di un’offerta vincolante su Carige. In quest’arco di tempo Bper effettuerà una due diligence sulla banca, assistita dai suoi advisor Rothschild e Mediobanca, per arrivare a formalizzare la proposta definitiva.

Per avere la meglio sulla concorrenza (alla fine pare che il Crédit Agricole si sia sfilato, dopo il rilancio di Bper, mentre dovrebbe esserci Cerberus) la banca modenese guidata da Piero Montani ha messo sul tavolo una proposta che chiede al Fondo, titolare dell’80% della banca, una dote finanziaria pari a 530 milioni. Quasi la metà della prima richiesta (un miliardo), a fronte del pagamento di un euro simbolico. La differenza di prezzo viene spiegata dalla banca alla luce di due elementi: la certezza di poter utilizzare subito le Dta (le imposte differite), condizione che un mese fa era prevista nella bozza di Bilancio ma non ancora legge, nonché alcuni miglioramenti nei conti Carige, come minori oneri di ristrutturazione e la chiusura di alcuni contratti commerciali.

Comunque lo sconto, ha tenuto a sottolineare la banca che vede Unipol azionista al 20%, non cambia le pre-condizioni messe sul tavolo fin dal primo momento: «neutralità patrimoniale, miglioramento dell’asset quality e significativo accrescimento della redditività» di Bper fin dal 2023. Tra l’altro, la riduzione della dote chiesta si traduce in un minor esporso anche per Bper, in quanto aderente al Fondo interbancario.

Non è cambiato, invece, il prezzo offerto nell’opa successiva, rivolta al mercato: 0,8 euro per azione, cioè quanto era stato proposto il 14 dicembre scorso. All’epoca però il prezzo rappresentava un premio del 29% mentre adesso a Piazza Affari il titolo vale di più, 0,894 euro. Bisognerà vedere come la prenderà la Borsa; di sicuro è contenta Cassa centrale banca, azionista all’8,3% di Carige: la prima versione dell’offerta a un euro comprendeva anche la loro quota.

Per il Fondo, se si arriverà alla firma della cessione, si chiude così una vicenda cominciata nel 2019, quando entrò con l’80% nel capitale della banca (in quel momento commissariata) sottoscrivendo per la sua quota un aumento di capitale da circa 700 milioni, insieme alla Cassa centrale banca (la holding del Nord Est delle Bcc) che a sua volta prese l’8,3% di Carige pagando 65 di milioni e prendendo un’opzione su una quota futura a un prezzo rivelatosi poi stellare. Quotazioni tra l’altro pre-Covid, tanto che lo stesso Fondo ha più volte svalutato la sua quota, fino ad arrivare a un valore di libro di 103 milioni.

 

Fonte: La Repubblica




Carige, il FITD boccia l’offerta di BPER

La banca modenese ha chiesto un esborso da un miliardo al consorzio obbligatorio tra le banche


 

Il Fondo interbancario di tutela dei depositi, azionista di Carige, ha bocciato la proposta presentata da Bper per l’acquisto della banca. La banca modenese ha chiesto un esborso da un miliardo al consorzio obbligatorio tra le banche guidato da Salvatore Maccarone ma, nel corso della riunione convocata oggi a Roma, è emersa una vasta maggioranza di posizioni contrarie alla proposta che Bper non ha ulteriormente dettagliato. Il Fondo interbancario, tra l’altro, dopo essere intervenuto nei salvataggi di Carige e Popolare di Bari ha modificato lo statuto per limitare gli interventi di sostegno preventivi.

Il giudizio del Fondo sull’offerta di Bper, che chiede in tempi brevi il via libera all’esclusiva a trattare e di accedere a una due diligence, si è basato, in primis, sul fatto che la proposta nel suo complesso è giudicata non accettabile in virtù dei limiti quantitativi agli interventi del fondo indicati nello Statuto, rivisto circa un anno fa. In base all’articolo 35 infatti, il limite è fissato nel 50% dei contributi versati dalle banche nell’anno precedente, cifra corrispondente a circa 500 milioni di euro. Tale soglia è incrementabile in via straordinaria di un ulteriore 20%.

Lo scorso 14 dicembre, Bper aveva presentato un’offerta non vincolante indirizzata al Fondo di tutela dei depositi (Fitd), primo socio dell’istituto ligure all’80%: la proposta di acquisizione giunta dall’istituto modenese, guidato proprio dall’ex ad di Carige Piero Montani, prevedeva che il Fitd versasse un miliardo per ricapitalizzare il gruppo ligure e che Bper mettesse sul piatto la cifra simbolica di 1 euro per rilevare l’80% del capitale in mano al Fondo interbancario più l’8,3% di Cassa centrale banca (che già avrebbe dovuto comprare Carige ma che a marzo si era tirata indietro).

In seguito, la Popolare dell’Emilia Romagna avrebbe lanciato un’offerta pubblica di acquisto (Opa) a 0,80 euro per azione, con un premio del 29% rispetto al prezzo di chiusura di Carige del 13 dicembre. L’istituto ligure verrà poi incorporato in Bper, che definisce il disegno «coerente con l’obiettivo di ampliamento del perimetro del gruppo bancario attraverso operazioni mirate in grado di accrescere il valore per tutti gli stakeholders, continuando a garantire un’elevata solidità patrimoniale».

Fonte: La Stampa


Sullo stesso argomento:

https://www.fisaccgilaq.it/banche/bper/carige-bper-presenta-offerta-non-vincolante-al-fondo-interbancario.html




Carige, Bper presenta offerta non vincolante al Fondo Interbancario

La proposta prevede l’istituto emiliano paghi un euro per l’acquisizione e che il Fondo versi un miliardo per ricapitalizzare la banca ligure. Poi via all’Opa con premio del 29%


 

Si fa avanti un compratore per Carige. Bper ha presentato al Fondo Interbancario di tutela dei depositi un’offerta non vincolante per l’acquisizione dell’istituto ligure. Il cda di Bper Banca – si legge in una nota dell’istituto – ha deliberato la presentazione di un offerta non vincolante al Fondo interbancario di tutela depositi per l’acquisizione di una partecipazione pari all’88,3%, di cui l’8,3% detenuta da Cassa centrale banca, del capitale sociale di Carige. “L’interesse di Bper per la realizzazione dell’operazione”, sottolinea il comunicato, “è coerente con l’obiettivo di ampliamento dimensionale del perimetro del Gruppo bancario attraverso operazioni mirate che siano in grado di accrescere il valore per tutti gli stakeholders, continuando a garantire un elevato profilo di solidità patrimoniale di Bper Banca, almeno pari a quello attuale”.

La proposta di acquisizione di Carige da parte di Bper prevede che il Fitd versi un miliardo di euro per ricapitalizzare l’istituto ligure e che l’istituto emiliano paghi 1 euro per rilevare l’88,3% del capitale dell’istituto ligure in mano al Fitd e a Ccb. In seguito, si legge in una nota, Bper lancerà un’opa a 0,80 euro per azione, con un premio del 29% rispetto al prezzo di chiusura di Carige ieri.  Sulla scia delle indiscrezioni di un possibile compratore in arrivo il titolo oggi è balzato a Piazza Affari, terminando la seduta con un rialzo del 25,86% a 0,67 euro.

Nel dettaglio, chiarisce il comunicato,  nell’ambito dell’operazione sono previsti: prima del closing, un versamento in conto capitale da parte di Fitd di un importo pari a un miliardo in Carige, funzionale a dotare quest’ultima delle risorse necessarie alla copertura, tra l’altro, degli oneri di integrazione di Carige in Bper, delle azioni di derisking sull’intero portafoglio crediti, mantenendo livelli di dotazione patrimoniale in linea con quelli richiesti dal mercato e comunque non inferiori a quelli attuali di Bper, e degli oneri potenzialmente derivanti dalla risoluzione anticipata di taluni accordi commerciali e operativi che, unitamente agli interventi per revisioni di carattere operativo/strutturale, consentiranno di assicurare il raggiungimento di adeguati livelli di redditività su base combined.

Al closing, è prevista l’acquisizione da parte di Bper di una partecipazione in Carige pari all’88,3% del capitale sociale di quest’ultima a fronte del pagamento di un corrispettivo pari a un euro per l’intera partecipazione, nonché il subentro al nominale da parte di Bper Banca in tutti i finanziamenti e prestiti erogati dal Fitd e da Ccb in favore di Carige.

Secondo Bper, “l’operazione consentirebbe di risolvere in modo definitivo le problematiche di Carige, salvaguardando la clientela e il complesso degli stakeholders della stessa nonchè tutelando al meglio gli interessi degli azionisti di minoranza”. L’offerta, spiega la nota, verrà meno qualora il Fitd, entro il prossimo 20 dicembre, non conceda a Bper Banca un periodo di esclusiva nonché se le Parti non sottoscriveranno entro il prossimo 31 dicembre, un memorandum d’intesa vincolante che, oltre ai termini puntuali dell’operazione, dovrà prevedere l’obbligo delle parti di sottoscrivere un contratto definitivo di acquisizione entro il 31 gennaio dell’anno prossimo.

Le linee guida dell’operazione, prosegue Bper, vertono, in particolare: sulla neutralità rispetto all’attuale posizione patrimoniale del Gruppo Bper; sul miglioramento dell’asset quality su base combined, perseguendo il processo di derisking; sul significativo accrescimento della redditività del Gruppo Bper in termini di utile per azione già a partire dal 2023. Dalla data di concessione dell’esclusiva, informa ancora la nota, verrà avviata una due diligence legale, patrimoniale, fiscale, contabile e industriale da parte di Bper. La due diligence durerà cinque settimane e avrà natura confirmatoria. Il perfezionamento del contratto di acquisizione sarà subordinato all’ottenimento delle autorizzazioni da parte delle Autorità competenti.




Banco Bpm e Bper crollano in Borsa, da governo un tetto a incentivi Dta

Banco Bpm e Bper sotto pressione in Borsa: a pesare è la rimodulazione degli incentivi fiscali alle fusioni bancarie, con l’introduzione di un tetto di 500 milioni alla trasformazione delle Dta in crediti fiscali.

Secondo le analisi dei broker, Banco Bpm e Bper vedono sfumare gli incentivi, mentre ne approfitta invece Carige, che risulta favorita dal nuovo impianto.

“Il gioco dell’M&A è finito”, scrivono gli analisti di Mediobanca, sottolineando come l’incentivo delle Dta sia sostanzialmente invariato per Carige e ridimensionato per tutti gli altri.

Mediobanca, che cita le ultime bozze della manovra, evidenzia la comparsa di “un inatteso tetto” all’incentivo rappresentato dal più basso tra 500 milioni di euro e il valore del 2% degli asset della banca più piccola coinvolta nella fusione, di fatto introducendo un ‘cap’ di mezzo miliardo alla trasformazione delle Dta in crediti fiscali.

Dopo “l’interruzione delle trattative tra Unicredit e il Ministero dell’Economia su una potenziale transazione per Mps vediamo l’estensione della Dta al giugno 2022 a rischio”, scrivono gli analisti di Piazzetta Cuccia, che evidenziano “un cambio di corso” nella politica del governo “che di fatto mantiene il supporto sostanzialmente invariato per Carige e lo limita seriamente per tutti gli altri attori”.

Il taglio alle Dta secondo gli esperti “riduce ulteriormente le probabilità di un coinvolgimento di Unicredit“, che già “sta ripiegando su una strategia stand-alone” nel breve termine. I cambiamenti sono giudicati “non favorevoli” a Banco Bpm, che “potrebbe perdere il suo appeal speculativo come potenziale target di un takeover di Unicredit“, e per Bper.

L’istituto modenese vede “dimezzato” da 1 miliardo a 500 milioni l’incentivo a una fusione con il Banco Bpm, le cui chance erano già in calo negli ultimi mesi, mentre restano “invariate” le possibilità di una fusione con la Popolare di Sondrio, in cui le Dta non avrebbero comunque avuto un peso.

Anche Equita si esercita sul nuovo scenario, osservando che sarà più difficile un deal tra Banco Bpm e Unicredit. “Secondo la norma attuale stimiamo un beneficio di 2,7 miliardi”. Al contrario, “non cambierebbero in maniera rilevante le probabilità di fusione tra Banco e Bper dato un beneficio a capitale da conversione Dta significativamente inferiore (ad oggi circa 900 milioni”.

Alle ore 16,54 le azioni Banco Bpm e Bper segnano ribassi intorno al 7%, in controtendenza Carige che avanza di oltre il 2%.

 

Fonte: finanzareport.it