“La Via Maestra”, 25 maggio a Napoli manifestazione nazionale

Dalla manifestazione nazionale del 7 ottobre, sono trascorsi più di 7 mesi: la situazione internazionale e del Paese è andata pericolosamente aggravandosi.
  • Il rischio di una guerra generalizzata nel  mondo è sempre più forte.
    A Gaza, in Medio Oriente, in Ucraina, in Sudan e in altre aree  del mondo proseguono e si allargano la carneficina e la corsa al riarmo
  • Sui cambiamenti climatici non c’è inversione di tendenza, anzi si fanno passi indietro mentre aumentano le vittime e i danni, colpendo di più le persone, i lavoratori e i territori più fragili. La transizione ecologica va governata, per renderla socialmente giusta, fondata su una nuova qualità del lavoro e dello sviluppo.
  • L’Unione Europea, invece di essere un fattore di pace e di progresso, rischia di perdere il proprio ruolo di inclusione e di cooperazione e con il patto su migranti e asilo smarrisce anche la propria umanità.
  • In Italia l’attacco all’unità del Paese, alla Costituzione e alla democrazia prende il nome di autonomia differenziata ed elezione diretta del Presidente del Consiglio. Così si approfondiscono le disuguaglianze e si mortifica la partecipazione democratica.
  • La libera informazione, la libertà di manifestare, il diritto al dissenso, l’autonomia della magistratura sono sotto l’attacco di un crescente autoritarismo. Il ruolo dei corpi intermedi è svilito e negato.
  • La situazione sociale ed economica è sempre più grave, il lavoro è sempre più precario soprattutto per giovani e donne. Basta con le morti sul lavoro: bisogna cambiare radicalmente l’attuale sistema fondato su appalti e subappalti e investire su salute e sicurezza. C’è un’emergenza salari e pensioni, le diseguaglianze e la povertà crescono, il welfare – a partire dal diritto alla salute, all’istruzione e all’abitare – è sempre di più definanziato, in progressivo smantellamento e indebolito dalle privatizzazioni. Non si  contrasta l’evasione fiscale e si attuano, invece, interventi regressivi come la flat tax. I diritti sociali e civili, a partire da quelli delle donne, sono a rischio. Anziché investire sulla giusta transizione e su nuove politiche industriali si sprecano risorse per opere inutili come il ponte sullo Stretto. Il governo non dà le risposte che servirebbero: invece di contrastare queste tendenze le determina.

Ecco perché il 25 MAGGIO torniamo in piazza 

a NAPOLI con LA VIA MAESTRA

Il nostro paese ha bisogno di partecipazione, del ruolo delle organizzazioni sociali e sindacali, dei cittadini e delle cittadine che si associano per il bene comune. La Costituzione continua ad essere il nostro programma politico: per la democrazia, per la pace, per il clima, per la giustizia sociale, per il lavoro dignitoso, per dare un futuro sostenibile a questo paese.

Le nostre proposte sono in continuità con la manifestazione del 7 ottobre 2023: chiediamo politiche concrete, risposte puntuali, iniziative rapide per costruire

 

UN’ITALIA CAPACE DI FUTURO, UN’EUROPA GIUSTA E SOLIDALE

IL PAESE NE HA BISOGNO, SUBITO!

 

La Cgil Abruzzo Molise organizza pullman da tutte le principali località delle due regioni. Qui trovi le informazioni utili per partecipare e il numero da contattare per prenotarti

 




“La via maestra, insieme per la Costituzione”: Cgil e associazioni il 7 ottobre in piazza a Roma

“La via maestra, insieme per la Costituzione”: è questo lo slogan scelto dalla Cgil e da più di cento associazioni e reti associative, che a loro volta raccolgono tantissime realtà della società civile, per la grande manifestazione nazionale che si terrà il prossimo 7 ottobre a Roma.
Si sfilerà per le strade della Capitale per il lavoro, contro la precarietà, per il contrasto alla povertà, contro tutte le guerre e per la pace, per l’aumento dei salari e delle pensioni, per la sanità e la scuola pubblica, per la tutela dell’ambiente, per la difesa e l’attuazione della Costituzione contro l’autonomia differenziata e lo stravolgimento della nostra Repubblica parlamentare.

Sono già in programma assemblee in tutti i posti di lavoro e nelle realtà territoriali per una consultazione straordinaria delle lavoratrici, dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati, delle donne, dei giovani, affinché siano protagonisti di una battaglia comune per unire e cambiare il Paese, per dare vita a un nuovo modello di sviluppo fondato sul lavoro, sulla centralità della persona, sulla sostenibilità ambientale.

In allegato l’appello integrale:

– Per i materiali e ulteriori informazioni www.collettiva.it
– Per i promotori dell’appello e tutte le adesioni, in continuo aggiornamento, CLICCA QUI
– Per aderire all’appello: [email protected]

Appello 7 Ottobre 2023 La via maestra


Promotori e adesioni




ANPI: firma la proposta di legge contro autonomia differenziata e presidenzialismo

Rendiamo più forte la nostra democrazia: appello per sottoscrivere la proposta di legge popolare per la modifica degli articoli 116 e 117 della Costituzione presentata da Massimo Villone ed altri.


Nonostante la situazione economica, il crescere delle disuguaglianze, i tagli alla spesa sociale, i disastri ambientali, il cambiamento climatico e la guerra in Ucraina imporrebbero altre priorità, l’anno è iniziato con il dibattito politico sulle riforme istituzionali.

La Presidente del Consiglio Meloni ha dichiarato di voler avviare subito la discussione sul passaggio a un sistema di governo “presidenziale” per garantire maggiore stabilità al Paese.

Contemporaneamente il ministro Calderoli ha depositato al Consiglio dei Ministri la bozza di legge sull’autonomia differenziata delle Regioni, annunciandone la discussione entro gennaio.

Il tutto servirebbe a passare da una “democrazia interloquente” ad una “democrazia decidente”.

Sta proprio qui il problema: perché questa scelta produrrebbe un vero stravolgimento della Costituzione antifascista basata sulla democrazia partecipata dai cittadini attraverso le associazioni, i sindacati, i partiti politici e la centralità del Parlamento.

Se poi venisse approvata la proposta Calderoli che affida a un patto tra Regioni e Governo, senza intervento del Parlamento, il passaggio alle Regioni del potere legislativo su materie come la sanità, l’istruzione, le infrastrutture o la tutela dell’ambiente, sarebbero messi in discussione i principi unitari, universalistici e di giustizia sociale della nostra vita democratica.

Sarebbero colpiti l’art.2 (doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale), l’art.3 (uguaglianza dei cittadini) e l’art.5 (Repubblica una e indivisibile) della nostra Costituzione.

Siamo convinti che la nostra Costituzione vada attuata fino in fondo e non stravolta: soprattutto nel momento in cui la situazione economica e geopolitica richiedono maggiore unità e solidarietà piuttosto che frammentazione territoriale, nuove disuguaglianze e ulteriori divisioni sociali.

Per questo l’ANPI ha deciso di condurre in tutto il paese una campagna di informazione e discussione sulle proposte di riforma istituzionale. E nei prossimi giorni anche all’Aquila proporrà occasioni di dibattito pubblico su questi temi.

Intanto è iniziata la raccolta di firme su una proposta di legge popolare presentata da Massimo Villone e altri, che modifica gli artt. della Costituzione 116 (sui poteri delle Regioni a Statuto Speciale) e 117 (sulla potestà legislativa esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, dei vincoli comunitari e degli obblighi internazionali) in modo da evitare i rischi maggiori derivanti da una loro applicazione non correlata agli articoli 2, 3 e 5.

In particolare la proposta di legge richiede che le modifiche del rapporto Stato-Regioni avvengano solo se giustificate dalla specificità del territorio, che il Parlamento sia coinvolto nella proposta di modifica e non sia chiamato solo a ratificare le intese Stato-Regioni (come previsto nella bozza di legge Calderoli), che si escludano Sanità, Istruzione, Infrastrutture e Ambiente dalle materie delegabili alla potestà regionale, che si introduca una clausola di supremazia dello Stato a tutela dell’unità giuridica ed economica della Repubblica.

L’ANPI ritiene questa proposta di legge un utile strumento per allargare il dibattito sulle riforme istituzionali e sostenere un modello di regionalismo solidale e non competitivo, secondo lo spirito della Costituzione.

Per questo motivo invita le cittadine ed i cittadini a firmale la legge presso le sedi comunali, oppure con lo Spid dal sito: www.coordinamentodemocraziacostituzionale.it

L’Aquila, gennaio 2023

 

ANPI L’AQUILA




Prima i Diritti uguali per tutti

Parte la campagna di mobilitazione volta a contrastare il progetto di autonomia differenziata portato avanti dal Governo, rilanciando la prioritaria comune battaglia per il superamento delle disuguaglianze esistenti e per l’esigibilità dei diritti fondamentali in tutti i territori.

BASTA CITTADINI DI SERIE A E DI SERIE B

  1. Il governo vuole riconoscere maggiore autonomia ad alcune regioni
  2. Noi vogliamo che siano ridotte le disuguaglianze e garantiti i diritti a tutti
  3. Asili nido, scuole, diritto allo studio, e ancora, lavoro, salute, casa, trasporti pubblici… Non sono privilegi, sono diritti, non possono variare a seconda di dove si vive.
  4. Il sistema di istruzione, i contratti e la sicurezza sul lavoro, la tutela dell’ambiente e del paesaggio, il sistema di prevenzione, la cultura… Non possono essere variabili territoriali, devono rispondere a principi comuni ovunque.
  5. Da ciascun territorio secondo le sue capacità, a ciascun territorio secondo i suoi bisogni. Non è un furto, è equità. Essere comunità significa condividere le risorse e garantire a tutti le stesse opportunità.

PER UNA REPUBBLICA DEI DIRITTI UNA E INDIVISIBILE

È necessario che siano definiti i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) perché sanciscono i diritti fondamentali (alla salute, al lavoro, all’istruzione, alla mobilità…) che devono essere garantiti ovunque a prescindere dal territorio di residenza. “Essenziale” non vuol dire “minimo”, ma necessario a vedersi garantito quel diritto. È inaccettabile che i diritti fondamentali siano esigibili a geografia variabile. I LEP sono necessari a creare un sistema di redistribuzione delle risorse equo e funzionale a poter esigere una prestazione appropriata in ogni comune.

È necessario avviare un piano straordinario di investimenti per coprire il gap infrastrutturale dei servizi pubblici e ridurre i divari esistenti. Occorre un piano straordinario di assunzioni nel pubblico impiego che consenta anche di recuperare l’occupazione che si è persa in questi anni. Non è più accettabile dover emigrare per ricevere cure adeguate o non ottenere assistenza: non sono privilegi, sono diritti. Così come è un diritto fondamentale un sistema di istruzione uniforme con possibilità di accesso universali. E non è più tollerabile non poter fruire di un sistema di trasporto pubblico efficiente.

È necessario che siano approvate le leggi di principio che sanciscano l’indisponibilità delle norme di tutela, a cominciare da quelle in materia ambientale e di governo del territorio, perché un rifiuto non può cessare di essere tale a seconda del territorio in cui è lavorato, un cava non può essere scavata o meno in una determinata area a seconda della Regione in cui si trova, la manutenzione e la sicurezza dei territori e delle infrastrutture non possono essere più o meno accurate ed efficaci a seconda dell’area in cui si opera, ma devono rispondere a norme nazionali comuni di riferimento.

Non è contrarietà al decentramento, a valorizzare la prossimità territoriale, a responsabilizzare gli amministratori locali. È contrarietà a un Paese con cittadini di serie A e cittadini di serie B. L’autonomia delle Regioni promossa dal Governo romperà il vincolo di solidarietà di una comunità, sarà uno strumento per accrescere le già insostenibili disuguaglianze esistenti, consentirà di ignorare norme di principio e di tutela nazionali.

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