Fisac e Cgil contro l’abbandono bancario in Abruzzo e Molise

 

ABRUZZO MOLISE

 

Negli ultimi 5 anni in Molise è stato chiuso più o meno un terzo delle filiali bancarie presenti: un dato che ne fa la regione italiana più penalizzata dalle politiche dei grandi gruppi bancari.
In Abruzzo le cose sono andate appena meno peggio: in un quinquennio oltre 1 sportello su 4 ha abbassato le saracinesche.

Quando si citano questi numeri sembra che si parli di questioni che non incidono sulla qualità di vita delle persone. Poi si scopre che in 8 comuni su 10 nel Molise, e in 6 comuni su 10 in Abruzzo, chi deve fare un’operazione bancaria è costretto a spostarsi, perché nella località in cui abita non ci sono più banche. Un dato che contribuisce pesantemente allo spopolamento delle aree interne e che ci impone di includere le nostre due regioni tra quelle del Meridione. 

La mancanza di filiali rende più difficile il finanziamento alle piccole e medie imprese, ed i dati Bankitalia lo dimostrano in modo chiaro: nel solo 2022 il taglio è stato del 4,6% in Abruzzo e del 3,2% in Molise. Sono dati che hanno conseguenze pesanti. Una piccola azienda che non riesce a trovare finanziamenti ha due possibilità, entrambe drammatiche: o ricorre agli usurai, o chiude 

Nella classifica dei reati pubblicata dal Sole24Ore e relativa al 2022, tre delle province abruzzesi figurino ai primi posti per quanto riguarda l’usura. Nella classifica manca solo la provincia di Teramo: guarda caso l’unica ad aver mantenuto una presenza di sportelli bancari in linea con la media nazionale. 

 Molto significativo anche il dato delle chiusure delle imprese artigiane: nei primi tre mesi del 2023 il Molise è stata la regione che ha fatto registrare il peggiore saldo tra cessazioni e nuove aperture, con l’Abruzzo al secondo posto. Nel secondo trimestre l’Abruzzo ha effettuato il “sorpasso”, conquistando il poco invidiabile primato. 

Quello della desertificazione bancaria dovrebbe essere un problema in cima all’azienda dei partiti politici, in particolare nelle regioni del centro sud: e invece sembra che la politica se ne disinteressi completamente.

Per sensibilizzare sulle tematiche del Credito nel Centro Sud, la Fisac Cgil ha organizzato per il 28 e 29 settembre l’evento “Sud in Credito – Un nuovo ruolo del sistema finanziario  per lo sviluppo del Mezzogiorno”. L’evento, che si svolgerà a Napoli alla presenza del Segretario Generale CGIL Maurizio Landini, vedrà tra gli ospiti Carlo Cimbri (presidente Unipol Gruppo), Antonio Decaro (presidente ANCI), Massimiliano Fedriga (presidente Conferenza delle Regioni), Antonio Patuelli (presidente ABI), Augusto Dell’Erba (Presidente Federcasse). In rappresentanza di Abruzzo e Molise interverranno Carmine Ranieri (Segretario Regionale CGIL) e Luca Copersini (Segretario Regionale Fisac). 

 Nel corso delle due giornate di lavori la Segretaria Nazionale Fisac, Susy Esposito, illustrerà le proposte del Sindacato  per un sistema bancario e finanziario più rispondente alle esigenze del Paese e delle Regioni Meridionali. 

 

Carmine Ranieri
Segretario Generale Cgil Abruzzo Molise 

Luca Copersini
Segretario Regionale Fisac Abruzzo Molise 

 

Il servizio mandato in onda dalla TGR Abruzzo

 

 

 

 




Cgil e Fisac, 28 e 29 settembre iniziativa a Napoli “Sud in Credito”

All’Hotel Ramada, tra gli ospiti: Cimbri, Decaro, Dell’Erba, Fedriga, Landini, Patuelli


 

Sud in Credito. Un nuovo ruolo del sistema finanziario per lo sviluppo del Mezzogiorno”.

È il titolo dell’iniziativa promossa dalla Fisac e dalla Cgil nazionale in programma a Napoli il 28 e il 29 settembre presso l’Hotel Ramada in via Galileo Ferraris 40. Una due giorni per riflettere e avanzare proposte concrete, in vista della manifestazione del 7 ottobre “La Via Maestra – Insieme per la Costituzione”, sulla necessità di insediare poli specialistici, da parte dei grandi gruppi del credito e delle assicurazioni, nelle regioni meridionali, all’interno di una strategia precisa di politica industriale.

Una proposta – “Un nuovo ruolo del sistema finanziario per lo sviluppo del Mezzogiorno”, che sarà avanzata dalla segretaria generale della Fisac Cgil, Susy Esposito – che pone particolare enfasi alle nuove professionalità del digitale, all’intelligenza artificiale e ai radicali cambiamenti che ancora ci attendono. Banche, Assicurazioni e Bcc devono essere protagoniste nel superamento delle disparità territoriali, mettendo al centro l’economia reale e sostenendo il sistema delle piccole e medie imprese del Mezzogiorno e le esigenze dei suoi cittadini.

Per farlo Fisac e Cgil organizzano questa iniziativa, lunga due giorni, che si articolerà in 4 tavole rotonde per riflettere su AutonomiaOccupazione e Infrastrutture e tirare poi le somme nel tavolo finale il 29 settembre che ragionerà sulla proposta di Fisac e Cgil alla presenza del presidente di Unipol, Carlo Cimbri; del presidente di Federcasse, Augusto Dell’Erba; del segretario generale della Cgil, Maurizio Landini; e del presidente di Abi, Antonio Patuelli.

Tra gli ospiti, oltre a segretari generali della Cgil di categorie e territori, da segnalare: il 28 settembre saranno presenti Pier Paolo Baretta, assessore al Bilancio del Comune di Napoli; Antonio Decaro, presidente dell’Anci; e Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza delle Regioni. Il 29 settembre: Adriano Giannola, presidente di Svimez; Vito Grassi, vice presidente di Confindustria.

Nel dettaglio il programma prevede l’avvio dei lavori, giovedì 28 settembre all’Hotel Ramada di Napoli, alle ore 10 con i saluti di di Michele Cervone, segretario generale Fisac Cgil Campania, e l’intervento di Bruna Belmonte, segretaria nazionale Fisac Cgil, con delega al Mezzogiorno. A seguire la presentazione di una ricerca, a sostegno dei lavori della giornata, affidata a Roberto Errico, responsabile dipartimento Mezzogiorno Fisac Cgil Nazionale. Intorno alle ore 10.30 prevista la relazione introduttiva di Susy Esposito, segretaria generale Fisac Cgil Nazionale.

Subito dopo, intorno alle ore 11.30, anticipata dagli interventi video di Mimma Argurio e Laura Urgeghe, rispettivamente segretaria generale Fisac Cgil Sicilia e Sardegna, la prima tavola rotonda dal titolo: ‘AUTONOMIA – Dal Mezzogiorno al Paese, lo sviluppo tra autonomia e unità’. Previsti gli interventi di: Pier Paolo Baretta, assessore Bilancio Comune di Napoli; Michele De Palma, segretario generale Fiom Cgil Nazionale; Fausto Durante, segretario generale Cgil Sardegna; Massimiliano Fedriga, presidente Conferenza delle Regioni; Christian Ferrari, segretario confederale Cgil Nazionale; Alfio Mannino, segretario generale Cgil Sicilia; Mariella Volpe, economista e componente Forum Disuguaglianze Diversità. A moderare i lavori Roberta Lisi, giornalista Collettiva.it.

Nel pomeriggio, alle ore 15, dopo gli interventi video di Paolo Carravetta e Bruno Lorenzo, rispettivamente segretario generale Fisac Cgil Calabria e Basilicata, la seconda tavola rotonda dal titolo ‘OCCUPAZIONE – Il lavoro è sviluppo, occupazione stabile e di qualità nel Mezzogiorno’ con ospiti: Andrea Ciarini, professore associato Sociologia dei processi economici, organizzativi e del lavoro Università La Sapienza Roma; Antonio Decaro, presidente Anci; Maria Grazia Gabrielli, segretaria confederale Cgil Nazionale; Fernando Mega, segretario generale Cgil Basilicata; Nicola Ricci, segretario generale Cgil Campania; Serena Sorrentino, segretaria generale Fp Cgil Nazionale; Angelo Sposato, segretario generale Cgil Calabria. Modera Roberta Lisi di Collettiva.it.

La seconda giornata di ‘Sud in Credito’, venerdì 29 settembre, si aprirà con la seconda ricerca, centrata sul settore, a cura di Davide Riccardi, responsabile Ufficio Studi & Ricerche Fisac Cgil Nazionale. Seguiranno gli interventi video di Francesco Balducci e Luca Copersini, rispettivamente segretario generale Fisac Cgil Puglia e Abruzzo Molise. Sarà poi il momento della proposta di Fisac e Cgil ‘Un nuovo ruolo del sistema finanziario per lo sviluppo del Mezzogiorno’ nelle parole della segretaria generale Fisac Cgil Nazionale, Susy Esposito.

Per le ore 10.30 la terza tavola rotonda dal titolo ‘INFRASTRUTTURE – Il settore finanziario per lo sviluppo infrastrutturale del Mezzogiorno’ con: Gigia Bucci, segretaria generale Cgil Puglia; Pino Gesmundo, segretario confederale Cgil Nazionale; Adriano Giannola, presidente Svimez; Vito Grassi, vice presidente Confindustria e presidente Consiglio rappresentanze regionali e politiche di coesione territoriale; Stefano Malorgio, segretario generale Filt Cgil Nazionale; Ferdinando Natali, regional manager Sud UniCredit; Carmine Ranieri, segretario generale Cgil Abruzzo Molise; Roberto Torrini, capo Servizio struttura economica Banca d’Italia. Modera i lavori Nica Ruggiero, giornalista responsabile Comunicazione Cgil Puglia e Bari.

Alle 14, infine, sempre dalla giornata di venerdì 29 settembre, la quarta e ultima tavola rotonda dal titolo ‘AUTONOMIA. OCCUPAZIONE. INFRASTRUTTURE.- Un nuovo ruolo del sistema finanziario per lo sviluppo del Mezzogiorno’ con la partecipazione di Carlo Cimbri, presidente Unipol; Augusto Dell’Erba, presidente Federcasse; Maurizio Landini, segretario generale Cgil Nazionale; Antonio Patuelli, presidente Abi. Modera la discussione Janina Landau, Giornalista Class CNBC.

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Federazione Veneta BCC licenza due lavoratori. La FISAC chiede il rispetto degli accordi!

Il sistema del credito cooperativo ha risolto le crisi delle proprie banche senza intervento pubblico ma sicuramente con quello dei lavoratori e delle lavoratrici che hanno sottoscritto, tramite le Organizzazioni Sindacali, importanti accordi di riduzione del costo del lavoro e altre ricadute sulle condizioni di lavoro pur di evitare licenziamenti e salvaguardare posti di lavoro, consentire la continuità aziendale, nella convinta difesa dei valori del credito cooperativo, delle sue peculiarità e del servizio che il credito cooperativo svolge nelle comunità territoriali. Le banche di credito cooperativo sono banche di relazione, a mutualità prevalente, legate al territorio e guidate da valori della solidarietà e dai principi della cooperazione.

Tra i vari accordi si annovera anche quello del 15 ottobre 2015, sottoscritto nell’ambito della crisi della Banca Padovana in amministrazione straordinaria, dove si registra la disponibilità della Federazione Veneta delle BCC all’acquisizione del rapporto di lavoro di cinque risorse lavorative della Ex Banca Padovana.

Apprendere che per due di questi lavoratori, dopo appena un anno e qualche mese dalla cessione intervenuta in forza dell’accordo sindacale di cui sopra, la Federazione Veneta delle Banche di Credito Cooperativo decide il licenziamento per insussistenza della possibilità di impiegare utilmente detti lavoratori in una qualsiasi posizione lavorativa, ciò anche in ragione dell’intervenuta riforma del settore bancario che ha interessato direttamente il Credito Cooperativo, ci lascia indignati e stupiti!

Vero è che le banche di credito cooperativo, con la realizzazione della riforma del credito cooperativo prevista dalla legge n. 49/2016, sono in una fase di trasformazione epocale dalla loro costituzione, avvenuta oltre 100 anni fa. A questo punto è doveroso chiedersi se i valori, i principi, le persone e i patti sottoscritti in questo settore passano allora in secondo piano oppure no; se la riforma del credito cooperativo si realizza contro i lavoratori o con il loro contributo.

Ci corre l’obbligo ricordare che le banche di credito cooperativo hanno nella loro carta dei valori il riconoscimento del ruolo della persona,  Art. 1 (Primato e centralità della persona):

“Il Credito Cooperativo ispira la propria attività all’attenzione e alla promozione della persona. Il Credito Cooperativo è un sistema di banche costituite da persone che lavorano per le persone. Il Credito Cooperativo investe sul capitale umano – costituito dai soci, dai clienti e dai collaboratori – per valorizzarlo stabilmente.”

Appare chiaro che La Federazione Veneta delle BCC/CRA con i licenziamenti dei due colleghi è venuta meno a tutto ciò e lo ha fatto naturalmente in spregio appunto ai principi e ai valori della cooperazione, quelli contenuti nei 12 punti della sua carta dei valori e in particolare al punto 5:

“Cooperazione: Lo stile cooperativo è il segreto del successo. L’unione delle forze, il lavoro di gruppo, la condivisione leale degli obiettivi sono il futuro della cooperazione di credito.
La cooperazione tra le banche cooperative attraverso le strutture locali, regionali, nazionali e internazionali è condizione per conservarne l’autonomia e migliorarne il servizio a soci e clienti.”

Il fatto oltre ad essere grave perché si licenziano discrezionalmente dei lavoratori, con la giustificazione che gli viene soppresso il posto di lavoro, mina profondamente una storia di relazioni industriale e sindacali del settore, che hanno saputo trovare, in situazioni ben peggiori, le soluzioni più equilibrate ed idonee all’interesse collettivo e con il concorso di tutti.

In una fase così delicata di trasformazione del sistema del credito cooperativo quale lezione possiamo trarre da questa “triste vicenda” di mancato rispetto dei patti sottoscritti? Il mancato riconoscimento di un nostro interlocutore, la Federazione Veneta delle BCC/CRA o forse la mancanza di affidabilità più in generale?

Gli effetti di questa “triste vicenda” non possono rimanere nell’ambito della Federazione Veneta, ma avranno, purtroppo, ripercussioni e conseguenze all’interno di tutto il credito cooperativo. Non dimentichiamo infatti che l’accordo di risoluzione della crisi della BCC Padovana ha visto la partecipazione di tutti i livelli sindacali: provinciali, regionali e nazionali da una parte e della BCC, rappresentata dai commissari di Banca d’Italia, dalla Federazione Veneta e dalla Federazione Italiana delle BCC/CRA, dall’altra. Ci chiediamo inoltre: in una fase di profonda ristrutturazione e riorganizzazione, dettata anche da norme di legge, ancora non compiuta su molti aspetti (costituzione dei gruppi, ruolo della Federazione Nazionale e di quelle regionali), se i licenziamenti della Federazione Veneta rappresentano solo “l’antipasto” qual è il menù che dobbiamo aspettarci?

L’atto compiuto dalla Federazione Veneta non può essere tollerato e rischia di minare, in un prossimo futuro, le relazioni sindacali nel credito cooperativo. Non si pensi di poter realizzare la riforma, perseguire il riconoscimento della specificità di modello bancario cooperativo, conservarne spirito originario e ed autonomia senza il coinvolgimento attivo delle lavoratrici e dei lavoratori.

Con quale spirito e riconoscimento di ruolo, quindi, dovremmo partecipare ai tavoli di confronto,
regionale e/o nazionale, se prima non si risolvono i licenziamenti fatti dalla Associazione datoriale delle banche di credito cooperativo del Veneto, istituzione che dovrebbe aiutare a risolvere le tensioni occupazionali e i conflitti collettivi e non accentuarli? Associazione che dovrebbe per prima rispettare gli accordi sottoscritti, per poi chiedere alle sue associate BCC di fare altrettanto.

Al Presidente Augusto Dell’Erba, nella sua qualità di Presidente Nazionale, che sta conducendo una battaglia per l’autonomia contrattuale del credito cooperativo e per un importante riconoscimento del ruolo della Federazione Italiana e delle Federazioni locali, diciamo con molta umiltà ma altrettanta fermezza che bisogna intervenire per rimuovere questa “ mina vagante “ al più presto, altrimenti diventerà tutto più difficile per gli obiettivi comuni che ci siamo dati, ma prima di tutto per difendere il credito cooperativo, le specificità del suo modello e dei suoi valori e soprattutto le lavoratrici e i lavoratori, nella loro qualità di attori primari nel percorso di trasformazione del sistema del credito cooperativo.

Si può procedere in un solo modo: gestire il “cambiamento insieme ai lavoratori e non contro di
essi”.

Roma 5 ottobre 2017                                    Il Coordinamento Nazionale FISAC CGIL Credito Cooperativo

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