Cgil: i dati su reddito e pensione di cittadinanza in Abruzzo


Dalla CGIL regionale arriva un rapporto sui dati che concernono la richiesta di redditi e pensioni di cittadinanza in Abruzzo. Dall’analisi del sindacato emerge che la situazione di crisi e difficoltà sta colpendo maggiormente i soggetti più fragili le cui condizioni sociali ed economiche stanno rapidamente peggiorando.

In Abruzzo nel 2022 ci sono 1.924 famiglie che hanno fatto ricorso a queste tipologie di sussidio in più rispetto allo scorso anno. Un dato in linea con la crescita che si è registrata a livello nazionale: come lo scorso anno, infatti, le famiglie abruzzesi richiedenti sono l’1,9% del totale nazionale.

In Abruzzo, continua ad essere Pescara la provincia con il maggior numero di richieste(6.652, 827 in più rispetto al 2021), seguita da Chieti (6.315 domande, 819 in più dello scorso anno), L’Aquila con 5.551 domande (+106) ed infine Teramo con 4.552 richieste (172 in più del 2021). Numeri che rimandano ad una situazione di disagio sociale, solo parzialmente mitigata da una misura che mediamente vale, per ogni nucleo, 521€ in Abruzzo.

Complessivamente le persone che hanno beneficiato del sostegno sono state, nell’anno in corso, 61.903 in Abruzzo. Ben più ampia la platea dei beneficiari del Reddito di Cittadinanza, rispetto alla Pensione di Cittadinanza. Beneficiano del primo, infatti, il 95% del totale a conferma che la mancanza di occupazione che garantisca un reddito dignitoso, è la principale causa della povertà.

In Abruzzo, così come nel resto del Paese, i nuclei familiari maggiormente coinvolti dal sostegno sono quelli con un solo componente e quelli con 4 componenti di cui almeno un figlio minore.

A fronte di questi dati la CGIL ha dichiarato che:

In un momento storico come l’attuale, dove i venti di guerra fanno sentire i loro echi con bollette sempre più care e nella difficoltà generale di trovare lavoro, non è quindi immaginabile tagliare una misura che garantisce la sopravvivenza a tanti e tante.

È evidente che, ad oggi, così come per gli altri ammortizzatori sociali (NASPI e cassa integrazione straordinaria in primis) a dover essere migliorate sono le politiche attive del lavoro: aiuto e sostegno concreto alla ricerca di un lavoro che consenta un’esistenza dignitosa a chi oggi non ce l’ha. Ben vengano quindi, le politiche formative, di competenza delle singole Regioni e finanziate principalmente dalle risorse del PNRR, che si stanno mettendo in campo. Ma si faccia di tutto affinché siano davvero funzionali a dare risposte ai bisogni di chi non ha un’occupazione e non si limitino ad essere un “sostegno” ad enti formativi privati.

È necessario, infatti, che da un lato si costruiscano competenze utili per le opportunità che il territorio offre, dall’altro che si monitorino costantemente i risultati della formazione che viene fatta, misurandone anche gli effetti in termini di nuova occupazione prodotta.

La CGIL Abruzzo e Molise continuerà a sostenere queste battaglie di giustizia sociale che da sempre la vedono protagonista nelle piazze regionali e nazionali, a prescindere dal colore dei Governi che si succedono, con l’unico obiettivo di migliorare le condizioni di vita e lavoro di lavoratrici e lavoratori e di pensionate e pensionati, affinché nessuno rimanga indietro.”

 

 

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