BPB: il 17 aprile sciopero e presidio a Teramo

17 APRILE 2023

SCIOPERO

DI TUTTO IL PERSONALE BPB
PER L’INTERA GIORNATA

In data 12 aprile 2023 si è tenuto l’incontro tra le OO.SS. e l’Azienda per l’illustrazione delle linee guida del piano industriale della BPB.

L’A.D. ha illustrato il risultato d’esercizio della banca e ha auspicato il rilancio della stessa attraverso varie iniziative messe a terra dalla Capogruppo, sempre assente e distante dai problemi che attanagliano la BPB.

Al di là di una generica richiesta di fiducia in bianco da parte dell’Azienda, non abbiamo avuto risposte concrete dall’A.D. circa le urgenti e ineludibili istanze pregresse delle lavoratrici e dei lavoratori BPB.

Confermiamo, pertanto, lo sciopero unitario del 17 aprile 2023 e invitiamo tutti, colleghe e colleghi, a sostenere le iniziative necessarie per restituire dignità professionale e umana a tutti i Lavoratori e Lavoratrici della BPB.

E’ un segnale importante per poter ottenere risposte concrete alla sofferenza che investe tutta la Banca.

Ricordiamo ai colleghi che non vi è nessun obbligo di comunicare preventivamente a chicchessia l’adesione allo sciopero.

Sono previsti i seguenti presidi, con la presenza di tutti i Lavoratori a partire dalle ore 10:00:

  • PRESIDIO SUD: BARI – CORSO CAVOUR, 19
  • PRESIDIO CENTRO NORD: TERAMO –CORSO SAN GIORGIO, 36

All’assenza di risposte rispondiamo a voce alta:

SCIOPERO!

Bari, 13 aprile 2023

 

Segreterie di Coordinamento
FABI – FIRST CISL – FISAC CGIL – UILCA – UNISIN
Banca Popolare di Bari – Gruppo MCC

 

 




Azioni ex Tercas, il giudice: «Risparmiatori non informati»

Il tribunale accoglie il ricorso di una teramana, sarà risarcita degli 11mila euro persi: «Operatori di banca obbligati a chiedere agli investitori la loro propensione al rischio»



La cronaca giudiziaria continua a declinare la vicenda delle azioni ex Tercas con un’altra sentenza a favore dei risparmiatori. Un pronunciamento destinato a fare nuova giurisprudenza soprattutto nel passaggio in cui stabilisce che «prima della stipulazione dei contratti gli intermediari autorizzati devono chiedere all’investitore notizie circa la sua esperienza in materia di investimenti in strumenti finanziari, i suoi obiettivi di investimento nonchè la sua propensione al rischio». Stabilendo ancora una volta che non basta la consegna di un modello prestampato per assolvere agli obblighi di informazione.

In questo caso è la sentenza del giudice onorario di tribunale Carla Fazzini a stabilire il risarcimento per una risparmiatrice teramana che aveva acquistato azioni per un valore di 11mila euro e che, come tantissimi altri, è rimasta senza niente dopo il loro azzeramento del 2014 . Il tribunale ha sancito che la donna dovrà essere risarcita dall’istituto (oggi Banca Popolare di Bari) perché all’epoca non fu adeguatamente informata dei rischi.

I fatti contestati risalgono al 2006, prima del commissariamento del 2012 e prima dell’ingresso della Banca Popolare di Bari. «Le informazioni da trasmettere al cliente», scrive il giudice nella sentenza, «debbono essere concrete e specifiche, come propriamente ritagliate sul singolo prodotto di investimento e che le stesse vanno date sempre e comunque, in via indipendente dalle peculiari caratteristiche di esperienza dell’investitore e di peso dell’investimento rispetto al patrimonio complessivamente investito». E precisa: «L’onere informativo gravante sull’intermediario non può ritenersi assolto attraverso la mera consegna di documentazione contrattuale, sia pure informativa, occorrendo che lo stesso fornisca l’ausilio necessario e funzionale a consentire al cliente di esprimere una scelta consapevole, mediante la illustrazione e la spiegazione delle informazioni contenute nel prospetto ed ulteriori necessarie in relazione al proprio profilo».

Nel solco di questo pronunciamento, espresso tra l’altro sulla base di svariate sentenze della Cassazione, il tribunale sottolinea che: «La dichiarazione sottoscritta dagli investitori non può in alcun modo valere a ritenere l’adempiuto onere informativo incombente alla banca in presenza di una contestazione di inadempimento specifica formulata dall’attrice». E così conclude: «Acclarato l’inadempimento della banca deve ritenersi dimostrato tanto l’elemento soggettivo quanto l’elemento causale che lega la condotta omissiva al danno-evento».

Fonte: Il Centro

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Azioni ex Tercas: altri 10 risarcimenti




Teramo perde un’altra banca: chiude la Bper sullo stradone

Continua lo “spopolamento” bancario in città. Chiude un altro sportello periferico, quello della Bper sullo “stradone”, in un’area che ha visto, nel giro di un paio di anni, la chiusura di un’altra banca nella zona di fronte all’Apollo 11 e di una terza sotto i portici di via Pannella.

Non è un buon segnale per l’economia cittadina, anche perché si tratta di una zona di passaggio e che, quindi, dovrebbe risultare appetibile. Invece, le banche chiudono e chiudono anche gli sportelli bancomat, come appunto quello della Bper che dal 24 marzo sarà dismesso.

Per i clienti si trasferisce tutto nella filiale di piazza Cellini.

 

Fonte: www.certa stampa.it




Azioni ex Tercas: altri 10 risarcimenti

Il giudice accoglie i ricorsi dei risparmiatori: “Non basta un modulo prestampato per sostenere che fossero stati informati”


La cronaca giudiziaria continua a declinare la vicenda delle azioni ex Tercas. Ed è un’altra sentenza, destinata a fare nuova giurisprudenza soprattutto nel passaggio in cui stabilisce che non basta la consegna di un modello prestampato per assolvere agli obblighi di informazione, a sancire il risarcimento per dieci piccoli risparmiatori teramani che avevano acquistato azioni ex Tercas e che sono rimasti senza niente dopo il loro azzeramento del 2014.
Il tribunale ha nuovamente stabilito che dovranno essere risarciti dall’Istituto (oggi Banca Popolare di Bari) perché non furono adeguatamente informati dei rischi.
I fatti contestati risalgono al 2006, prima del commissariamento del 2012 e prima dell’ingresso della Banca Popolare di Bari. I risarcimenti concessi ai risparmiatori vanno da 2mila a 16mila euro.

Ancora una volta il tribunale civile (sentenza del giudice Mariangela Mastro) ha stabilito che l’istituto bancario, prima dell’acquisto delle azioni, non avesse fornito tutte le necessarie e complete informazioni sui titoli e non avesse indicato in modo specifico i motivi per cui le azioni non erano adeguate al profilo di rischio medio basso dei risparmiatori. Secondo il giudice gli obblighi informativi in merito ai titoli non potevano essere ricavati solo dai prospetti informativi consegnati all’atto dell’acquisto, ma dovevano essere forniti anche oralmente sempre all’atto dell’acquisto così come previsto dal regolamento Consob e come sancito più volte dalla Cassazione.

Scrive il giudice nella sentenza: “Occorre domandarsi se la consegna del prospetto informativo contenente le specifiche indicazioni sia sufficiente al fine di ritenere assolto l’onere informativo gravante sull’intermediario, pur a fronte della contestazione di inadempimento sollevata dall’investitore. Se l’intermediario ha l’obbligo di acquisire preventivamente le informazioni relative al profilo del proprio cliente e se è tenuto a compiere la valutazione di adeguatezza dell’operazione e ad avvertire il cliente circa l’inadeguatezza della stessa, significa che evidentemente l’intermediario è obbligato a un quid pluris rispetto alle caratteristiche del cliente. 
Deve affermarsi, inoltre, l0onere informativo gravante sull’intermediario non può ritenersi assolto attraverso la mera consegna di documentazione contrattuale, sia pure informativa, occorrendo che lo stesso fornisca l’ausilio necessario e funzionale a consentire al cliente di esprimere una scelta consapevole mediante l’illustrazione e la spiegazione delle informazioni”.

Quindi il modulo sottoscritto dai clienti non è sufficiente a garantire una informazione consapevole. Concetto che il giudice così esprime in un passaggio della sentenza:
“La dichiarazione sottoscritta dagli investitori non può in alcun modo valere a ritenere adempiuto l’onere informativo incombente alla banca, poiché a fronte di una contestazione specifica formulata dagli attori – in ordine alla mancata informazione sulla rischiosità intrinseca all’acquisto di azioni non quotate in mercati regolamentati – la banca non ha dimostrato di aver fornito al cliente un’informativa specifica e contestualizzata rispetto all’operazione di investimento di cui trattasi, dovendosi affermare – di contro – che le dichiarazioni generiche fatte sottoscrivere ai clienti, su moduli prestampati, non possono condurre ad affermare l’avvenuto adempimento degli obblighi informativi gravanti sull’intermediario”

 

Articolo di Diana Pompetti su “Il Centro” del 2/3/2023




Intesa Sanpaolo: il calendario delle assemblee

Nei prossimi giorni si svolgeranno in tutto il territorio nazionale le assemblee dei dipendenti del Gruppo Intesa. Oggetto delle assemblee sarà l’illustrazione delle situazione politico sindacale del Gruppo ISP.

Di seguito riportiamo le date delle assemblee programmate, tutte previste durante l’orario di lavoro pomeridiano (dalle ore 14.40 alle 16.55). Le date potrebbero essere soggette a variazioni in caso di improvvisa indisponibilità delle sedi previste. Nell’elenco riportiamo le location già stabilite, riservandoci di aggiornarlo progressivamente.

  • 2/3    Pescara e provincia  (Montesilvano – Grand Hotel Adriatico)
  • 6/3    Chieti e provincia  (Brecciarola – Ristorante New Gilda)
  • 7/3    Teramo e provincia (Teramo – Auditorium IIS Alessandrini Marino, Via Marino 12)
  • 10/3  L’Aquila (San Vittorino – Albergo La Compagnia del Viaggiatore – Spapizar
  • 13/3  Lanciano e limitrofe  (Rocca San Giovanni – Hotel Villa Medici)
  • 14/3  Avezzano e Carsoli (Avezzano – Filiale Via Nazario Sauro 58)
  • 14/3  Isernia
  • 20/3  Vasto e limitrofe
  • 20/3  Campobasso
  • 21/3  Sulmona e Popoli (Sulmona – Filiale Piazza XX Settembre 6)
  • 22/3  Castel di Sangro (Filiale Piazza Teofilo Patini 1/3)

 




Banca Popolare di Bari: il calendario delle assemblee

Nei prossimi giorni si svolgerà una tornata di assemblee unitarie rivolte ai lavoratori di PBP finalizzate ad illustrare ai Lavoratori la situazione aziendale e le connesse iniziative sindacali.

Questo il calendario delle assemblee programmate, che avranno luogo durante l’orario pomeridiano (dalle 14.30 alle 16.45:

  • 2 marzo Province di Ascoli Piceno e Teramo (Val Vibrata) c/o Filiale di Garrufo di Sant’Omero
  • 3 marzo Provincia di Teramo (Costa Sud) c/o Filiale di Giulianova Paese
  • 8 marzo Provincia dell’Aquila, Regioni Marche Molise, Emilia Romagna in videoconferenza
  • 9 marzo Province di Chieti e Pescara c/o Filiale di Pescara Sede
  • 10 marzo Provincia di Teramo (Direzione generale e Filiali) presso Direzione di Teramo – Sala Rossa

Per ulteriori informazioni vi invitiamo a rivolgervi ai vostri rappresentanti Fisac Cgil.




Addio alle aree interne: parte un abruzzese su tre

La situazione nella nostra regione: «Aumenta il numero di residenti sulla costa» Il caso limite è Villa Santa Lucia degli Abruzzi (L’Aquila) con un calo del 92%


L’Abruzzo ha oggi grosso modo la stessa popolazione del 1951: 1,28 milioni di persone. «Ma si tratta di una stabilità solo apparente, in 70 anni, nei comuni periferici e ultra-periferici la popolazione si è ridotta di un terzo, mentre i residenti sono aumentati sulla costa», è la rilevazione di Abruzzo Openpolis, progetto di Fondazione Openpolis, Etipublica, Fondazione Hubruzzo, Gran Sasso Science Institute e StartingUp.

«Il numero di abitanti è cambiato nel corso dei decenni», viene sottolineato nello studio, «e infatti è passato da 1,28 milioni del dopoguerra a 1,17 milioni agli inizi degli anni ’70, con una diminuzione di quasi il 9% in appena un ventennio caratterizzato dal boom economico, la crescita dell’industrializzazione e l’abbandono dell’agricoltura. Negli anni successivi si è registrato invece il trend opposto. I residenti sono tornati sopra la soglia di 1,2 milioni nel 1981, raggiungendo quasi 1,25 milioni nel 1991 e arrivando a 1,3 milioni nel 2011. Nell’ultimo decennio, la tendenza ha nuovamente cambiato segno. Nel 2020 i residenti nella regione sono tornati 1,28 milioni, con un aumento dello 0,3% rispetto a 70 anni prima».

Ancora più interessante dettagliare queste tendenze. Dal 1951 al 2020 la provincia di Pescara ha visto un aumento dei residenti del 30,9%, quella di Teramo del 10,7%.
Al contrario, le province di L’Aquila e Chieti hanno registrato un calo rispettivamente del 20% e del 6,2%. Secondo l’analisi, sono soprattutto le aree montane e interne della regione ad aver visto una maggiore contrazione degli abitanti. Nei comuni periferici e ultra-periferici della regione la popolazione è diminuita del 31,4% dal 1951. Appartengono alle aree interne tutti i comuni dove lo spopolamento è stato più vistoso. Villa Santa Lucia degli Abruzzi (L’Aquila) è passata da 1.251 residenti nel 1951 a 92 nel 2020, con un calo del 92,6%. Il paese si trova ai piedi della parete sud del Gran Sasso, e conta anche una frazione, oltre che il centro principale. Altri 32 comuni hanno registrato cali superiori all’80%. In 70 anni, nei comuni periferici e ultra-periferici la popolazione si è ridotta di un terzo. In 70 anni, gli abitanti di Montesilvano sono aumentati di 7 volte, passando da 7mila a 50mila.

Come invertire la tendenza allo spopolamento dei territori più tradizionalmente rurali e periferici? Le possibili soluzioni sono molteplici e complesse, come il problema dello spopolamento. L’unica certezza è la necessità e l’urgenza di politiche pubbliche decise e coraggiose.

Un’analisi della situazione arriva da Alessandra Faggian, Giulia Urso e Fabiano Compagnucci, ricercatori del Gran Sasso Science Institute dell’Aquila.

All’interno dell’istituto è presente tra gli altri un dipartimento di scienze regionali e geografia economica, diretto proprio da Alessandra Faggian, all’interno del quale vengono studiate anche le aree interne italiane e il fenomeno dello spopolamento.

Occorre innanzitutto differenziare le dinamiche anche interne delle aree periferiche. È interessante rilevare, infatti, come alcuni centri dei comuni interni e montani abbiano mantenuto le loro strutture sociali e in certi casi anche economiche, rispetto alle frazioni e alle case sparse degli stessi territori.

«Anche all’interno delle aree periferiche», affermano i ricercatori del gruppo diretto da Faggian, che è anche la direttrice dell’area Social sciences del Gssi, «vi sono comuni che svolgono il ruolo di centri. Nonostante una scala inferiore rispetto ai principali centri regionali, questi comuni riescono comunque ad organizzare il territorio circostante, fornendo alcuni tipi di servizi pubblici e privati o opportunità occupazionali a scala sovralocale. Questi insiemi di comuni dovrebbero costituire l’unità spaziale su cui calibrare le politiche di coesione». E qui si arriva al punto: l’importanza dell’intermunicipalità, ossia della costruzione organica di pianificazione delle politiche e di relazioni tra comuni periferici, ma anche tra le stesse aree interne e le zone più urbane.

Da questi concetti si può partire per la pianificazione di politiche pubbliche funzionali per la lotta allo spopolamento. Da un radicale rafforzamento dei servizi essenziali per la popolazione, allo sviluppo turistico o produttivo, fino alle politiche per la genitorialità e per una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro.

Fonte: Il Centro

 

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Fratelli d’Italia: interrogazione parlamentare contro i congressi CGIL

Riportiamo di seguito una notizia a dir poco preoccupante, cioè un’interrogazione parlamentare da parte di esponenti dell’attuale partito di maggioranza finalizzata ad ostacolare, o ancor meglio impedire, l’organizzazione di congressi da parte della Cgil. La colpa, gravissima, del sindacato: aver utilizzato ambienti pubblici, quindi a disposizione della collettività, per organizzare riunioni nelle quali si è permesso di esibire il suo simbolo, e addirittura di avere un chiaro indirizzo politico.

Spesso si sente ripetere che il fascismo non esiste più. Ma forse a mancare è la capacità di riconoscerlo. E come si può definire l’atteggiamento di chi tenta di mettere a tacere le voci che dicono cose che non gli piacciono, se non fascista?


Può essere ospitato in un ateneo, e quanto ha pagato la Cgil per tenere il suo congresso provinciale nell’aula magna di UniTe? Se lo chiedono i due deputati di Fratelli d’Italia, Fabio Roscani e Chiara La Porta, che hanno presentato una interrogazione al ministero dell’università, sui congressi della Cgil di Teramo e di Torino.

“Tenuto conto che, nel mese corrente, gli atenei di Teramo e Torino hanno ospitato due riunioni dei rispettivi congressi provinciali della Cgil, riunioni deliberatamente politicizzate nelle quali sono stati anche esibiti identificati simbolici e con chiaro indirizzo politico, abbiamo presentato un’interrogazione al Ministro dell’Università e della Ricerca per sapere se sia a conoscenza dei fatti e se ritenga opportuno che tali tipologie di eventi si tengano all’interno di spazi accademici e in giorni in cui è previsto lo svolgimento delle lezioni” – 
dicono i due deputati –

Roscani e La Porta, presidente e vicepresidente di Gioventù Nazionale, illustrando l’interrogazione presentata al ministro Anna Maria Bernini, aggiungono. “Nel testo chiediamo, inoltre, una verifica sulle condizioni alle quali è stata concessa la fruizione degli spazi universitari, tanto dal punto di vista economico, tenuto conto che esiste nel regolamento degli Atenei un tariffario, quanto dal punto di vista della tipologia degli eventi stessi che va valutata in base a criteri scrupolosi nel rispetto dei principidi pluralità e libera espressione“, concludono i parlamentari nella loro interrogazione.

 

Fonte: www.emmelle.it




Infortuni sul lavoro: in Abruzzo aumento del 41% in un anno

Cgil, numeri allarmanti con alta percentuale di donne


In Abruzzo nel 2022 (dato aggiornato al 30 novembre) gli infortuni sul lavoro hanno registrato un incremento del 41 per cento rispetto al precedente anno.
Lo rende noto la segreteria Cgil Abruzzo-Molise

Crescono di 4.293 quelli denunciati all’Inail rispetto al 2021, per un numero totale di 14.774. Il primato in questa triste classifica va alla provincia di Chieti con 4.616 denunce, seguita da Teramo con 4.309, Pescara con 3.072 e L’Aquila con 2.777.

Il 45% degli eventi ha coinvolto donne: una percentuale più alta di quella del numero delle donne occupate, a conferma che troppo spesso l’occupazione femminile, oltre ad essere peggio retribuita, è anche più rischiosa.

Calano gli infortuni mortali, ma in questo senso influisce fortemente il Covid: erano 37 quelli complessivi nel 2021 di cui 15 a causa dei contagi, mentre sono stati 20 nel 2022 senza nessun caso attribuibile al corona virus. Dei 20 incidenti mortali, 4 sono state le vittime di sesso femminile così come 4 i cittadini di nazionalità straniera. In 5 casi le morti sono avvenute a causa di incidenti stradali nel percorso casa-lavoro e la fascia di età più colpita è stata quella tra i 50 e 59 anni (8 morti).

Chieti e L’Aquila, con 6 infortuni mortali, le province più falcidiate da questa drammatica tragedia. L’Aquila che tra l’altro evidenzia il preoccupante dato di un infortunio mortale ogni 463, rapporto ben più basso di quello regionale pari ad uno ogni 739. Sono stati 5 i morti in provincia di Teramo e 3 in quella di Pescara.

“Numeri – osserva la Cgil – che da un lato confermano l’emergenza sicurezza sul lavoro e dall’altro testimoniano quanto urgenti siano azioni ed investimenti affinché si inverta questo trend. Vanno potenziati gli enti preposti ai controlli così come vanno pretesi investimenti dalle aziende: investimenti in cultura della sicurezza e in macchinari, tecnologie e manutenzioni che impediscano che un turno di lavoro possa trasformarsi in un turno di morte”.

 

Fonte: Ansa




Crolla il potere d’acquisto delle famiglie abruzzesi

Tra prima e dopo la pandemia il dato è sceso del 4,5%, in Italia un calo peggiore solo nel Veneziano Ogni cittadino ha perso 350 euro di reddito annuo, la provincia si conferma la più povera d’Abruzzo


Con la pandemia ogni cittadino dell’Aquilano ha perso in media 350 euro di reddito annuo, confermandosi non solo il più povero in Abruzzo ma risultando anche tra i più colpiti in Italia dalle conseguenze economiche del Covid. A scattare questa fotografia impietosa sull’impoverimento degli aquilani è il recente report sul 2021 realizzato dalle Camere di commercio, attraverso i dati e i calcoli del Centro studi Tagliacarne e di Unioncamere.

A pesare sono soprattutto gli effetti dei lockdown nelle aree più dipendenti dall’economia turistica e in particolare in quelle che vivono di turismo invernale e sciistico. Non a caso, la regione in cui il potere d’acquisto delle famiglie è calato maggiormente – nel rapporto tra reddito e prezzi dei prodotti – è la Valle d’Aosta (-3,9%), poi viene l’Abruzzo(-2,2%). È proprio l’Aquilano ad abbassare il dato regionale, con il suo crollo del 4,5% nelle risorse disponibili per le famiglie, dato che è secondo in assoluto a livello nazionale, dietro solo al Veneziano e a pari merito con il Riminese e il Fermano. Male anche Pescarese e Teramano, che sono subito dietro l’Aquilano. In Abruzzo soltanto le famiglie del Chietino hanno visto una crescita con la fine della fase più dura dell’emergenza sanitaria.

Il crollo del potere d’acquisto delle famiglie dell’Aquilano registrato nell’anno 2021 – quindi prima della fase acuto della crisi energetica – è dovuto soprattutto alla riduzione del reddito. Secondo l’analisi delle Camere di commercio, in provincia il reddito disponibile per ogni cittadino (numero che è la somma dei redditi da lavoro, da capitale/impresa, da prestazioni sociali e trasferimenti, al netto di imposte e contributi), è sceso da una media di 15mila euro a una di 14.650. Un reddito nettamente più basso rispetto a quello di tutti gli altri abruzzesi: un teramano guadagna in media 2.600 euro in più, un pescarese oltre tremila euro in più, un chietino quasi quattromila euro in più.


Fonte: Il Centro