Fondazione PescarAbruzzo. D’Alfonso scrive a Mattoscio: “Non ricandidarti”

Il 4 aprile prossimo, la Fondazione PescarAbruzzo sceglierà il nuovo presidente che resterà in carica per i prossimi tre anni. Da 27 anni, la poltrona di presidente è occupata da Nicola Mattoscio.

In occasione della nomina al vertice della fondazione bancaria, il deputato Pd Luciano D’Alfonso scrive una lettera aperta a Mattoscio intitolata «se 27 anni sembran pochi». D’Alfonso chiede a Mattoscio di non ricandidarsi e lasciare la guida dell’istituzione che opera nel sociale, cultura e promozione dello sviluppo economico: «In questa realtà della piccola-grande Italia laboriosa sono subito circolate voci e illazioni che non fanno onore né alla sapienza dell’intellettuale, né all’intransigenza etica del militante per la libertà: si va dicendo che il professor Mattoscio», dice il deputato, «vorrebbe farsi eleggere per altri tre anni al vertice dell’istituzione di corso Umberto, superando nella durata così il ventisettennale pontificato di Giovanni Paolo II e, nelle ipotesi, la stessa durata del regno di Vittorio Emanuele II, che non arrivò all’anniversario trentennale. Sono certo che tutte queste voci malevole», dice il parlamentare, «saranno fugate con un atto degno della schiettezza e del rigore di Nicola Mattoscio, ben consapevole dell’inopportunità di protrarre ulteriormente un mandato che per sua ammissione fu da ultimo costretto ad accettare solo per fronteggiare la pandemia di Covid».
Ma adesso, dice D’Alfonso, l’emergenza Covid è passata «e possiamo serenamente ritenere che il professor Mattoscio potrà liberarsi di questa incombenza assunta solo per senso di responsabilità e restituire al consiglio di indirizzo la piena possibilità di nominare un presidente nuovo che possa compiere i passi necessari a dare vita a una nuova stagione nella fondazione PescarAbruzzo, senza dimenticare i successi e i risultati conseguiti nella ancora interminata era Mattoscio».

D’Alfonso racconta la lunghezza di 27 anni in cui tutto, o quasi, può cambiare: «Nel 1996 un Romano Prodi poco più che cinquantenne diventava per la prima volta Presidente del Consiglio, Clinton ed Eltsin erano rieletti precedenti, veniva clonata la pecora Dolly, si telefonava con cellulari simili a cabine telefoniche, alcune imprese puntavano ancora sulla svalutazione competitiva della lira per piazzare nel mondo i loro prodotti. Tutto è cambiato da allora, forse salvo il fatto che in quell’anno iniziò la produzione e la trasmissione di “Un posto al sole”, una serie televisiva apparentemente interminabile, come l’assetto di vertice della Fondazione PescarAbruzzo». E D’Alfonso parla di «rischio gravissimo che si corre quando l’infinità di fatto dell’incarico porta alla coincidenza tra la persona fisica di chi guida un ente e la persona giuridica dell’ente stesso. È un pericolo terribile, che tra le altre cose, determina una rigidità nella stessa capacità progettuale operativa dell’istituzione, che alla fine ne causa la sclerotizzazione, il che, come ovvio, appare più foriero di sventura».

Il deputato dem chiede a Mattoscio di seguire un precedente italiano: «Nella più importante, prestigiosa e vitale fondazione italiana, la fondazione Cariplo, un gigante come Giuseppe Guzzetti non volle protrarre la sua universalmente apprezzata a presidenza, durata sino al 2019, passando la mano a Giovanni Fosti che, trascorsi i suoi quattro anni di mandato, si è adoperato per favorire il subentro di un nuovo presidente nella persona del rettore Giovanni Azzone».

 

Fonte: Il Centro




Addio a Giacomo D’Angelo

È morto il compagno Giacomo D’Angelo.
Sindacalista, un vero e proprio padre e fondatore del sindacalismo Cgil dei Bancari in Abruzzo. Già segretario generale della Fisac Cgil Abruzzo, dal 1983 al 1997.
Pubblicista. Ha collaborato a quotidiani, riviste, RAI regionale, emittenti radiotelevisive private con articoli letterari, scritti polemici e di costume, rubriche di libri. Redattore per venti anni del periodico “Il dibattito”.
 
Ha pubblicato i volumi:
  • “Mi dichiaro estraneo” (Samizdat, Pescara 1998),
  • “Un passeggero in transito” (Samizdat, Pescara 2000),
  • Introduzione a Luciano Bianciardi, “Un volo e una canzone” (ExCogita, Milano 2002),
  • Introduzione a Orio Vergani, “Quando Gabriele s’innamorò di quella comica” (Textus, L’Aquila 2005),
  • Raffaele Mattioli in “L’Abruzzo nel Novecento” (Ediars, Pescara 2004),
  • “L’infinito di un estroso fanciullo, in Arte e Dinastia 1895-2006” (La Cassandra, Pineto 2007),
  • L’editoria in “La cultura in Abruzzo dal secondo dopoguerra ad oggi” (Ediars, Pescara 2006),
  • “Editoria assistita in Tipografia e editoria in Abruzzo e Molise” (Rubbettino, Soveria Mannelli 2007) e
  • Addio a “Cantastorie della Rivoluzione. Nâzim Hikmet – Joyce Lussu – Velso Mucci” (Solfanelli, Chieti 2008).
 
Ci mancherà tanto.
 
Sentite condoglianze alla famiglia.
FISAC CGIL ABRUZZO MOLISE



Intesa Sanpaolo: il calendario delle assemblee

Nei prossimi giorni si svolgeranno in tutto il territorio nazionale le assemblee dei dipendenti del Gruppo Intesa. Oggetto delle assemblee sarà l’illustrazione delle situazione politico sindacale del Gruppo ISP.

Di seguito riportiamo le date delle assemblee programmate, tutte previste durante l’orario di lavoro pomeridiano (dalle ore 14.40 alle 16.55). Le date potrebbero essere soggette a variazioni in caso di improvvisa indisponibilità delle sedi previste. Nell’elenco riportiamo le location già stabilite, riservandoci di aggiornarlo progressivamente.

  • 2/3    Pescara e provincia  (Montesilvano – Grand Hotel Adriatico)
  • 6/3    Chieti e provincia  (Brecciarola – Ristorante New Gilda)
  • 7/3    Teramo e provincia (Teramo – Auditorium IIS Alessandrini Marino, Via Marino 12)
  • 10/3  L’Aquila (San Vittorino – Albergo La Compagnia del Viaggiatore – Spapizar
  • 13/3  Lanciano e limitrofe  (Rocca San Giovanni – Hotel Villa Medici)
  • 14/3  Avezzano e Carsoli (Avezzano – Filiale Via Nazario Sauro 58)
  • 14/3  Isernia
  • 20/3  Vasto e limitrofe
  • 20/3  Campobasso
  • 21/3  Sulmona e Popoli (Sulmona – Filiale Piazza XX Settembre 6)
  • 22/3  Castel di Sangro (Filiale Piazza Teofilo Patini 1/3)

 




Banca Popolare di Bari: il calendario delle assemblee

Nei prossimi giorni si svolgerà una tornata di assemblee unitarie rivolte ai lavoratori di PBP finalizzate ad illustrare ai Lavoratori la situazione aziendale e le connesse iniziative sindacali.

Questo il calendario delle assemblee programmate, che avranno luogo durante l’orario pomeridiano (dalle 14.30 alle 16.45:

  • 2 marzo Province di Ascoli Piceno e Teramo (Val Vibrata) c/o Filiale di Garrufo di Sant’Omero
  • 3 marzo Provincia di Teramo (Costa Sud) c/o Filiale di Giulianova Paese
  • 8 marzo Provincia dell’Aquila, Regioni Marche Molise, Emilia Romagna in videoconferenza
  • 9 marzo Province di Chieti e Pescara c/o Filiale di Pescara Sede
  • 10 marzo Provincia di Teramo (Direzione generale e Filiali) presso Direzione di Teramo – Sala Rossa

Per ulteriori informazioni vi invitiamo a rivolgervi ai vostri rappresentanti Fisac Cgil.




La guerra Russia-Ucraina spiegata semplice. Il 24 e il 25 anche in Abruzzo in piazza per dire basta!

ll 24 febbraio ricorre il primo anno dall’attacco russo all’Ucraina. Dire che la guerra sia iniziata allora sarebbe un falso storico: in effetti la guerra del Donbass , che ha opposto il Governo Ucraino alle regioni separatiste russofone, ha avuto inizio nel 2014, fornendo a Putin il pretesto per il successivo attacco all’Ucraina.

Fino a un anno fa non ci siamo interessati più di tanto al conflitto, considerandolo come una delle tante guerre regionali di cui parlano ogni tanto i TG. Quando la Russia ha attaccato, tutta la Nato si è mobilitata a difesa dell’Ucraina. In realtà la guerra è stata sfruttata dagli Stati Uniti come un modo per indebolire la Russia (e la stessa Unione Europea), facendo combattere – e soprattutto morire – altri, sacrificandoli per raggiungere i propri scopi. Il fatto che la Russia sia alleata con la Cina, e che i Russi dispongano di armi atomiche che probabilmente userebbero se messi alle strette, dà a questo conflitto una luce a dir poco inquietante.

L’atteggiamento dei nostri governi, Draghi prima e Meloni poi, è stato a dir poco ipocrita e reticente.

Da subito sulla qualità e quantità delle armi inviate in Ucraina è stato posto il segreto di Stato. All’inizio si parlo di inviare soltanto armi non letali (già da allora era evidente che non ce la stessero contando giusta). Dopo solo una settimana Draghi ci ripensò, decidendo di inviare mitragliatrici e missili, comunque a corto raggio e da usare solo a scopi difensivi. Progressivamente si è passati all’invio di mezzi pesanti, di missili a lungo raggio (perché non basta difendersi, bisogna contrattaccare) ed ora, con il governo Meloni, abbiamo condiviso la scelta di inviare carri armati di ultima generazione, pur non potendo partecipare direttamente perché, per fortuna, non ne abbiamo.

Ogni volta che abbiamo contribuito ad incrementare la qualità e la quantità di armi inviate, la Russia si è adeguata potenziando gli armamenti e le truppe utilizzati sul campo di battaglia. Ogni nuovo invio di armi ha comportato un aumento di morti nella popolazione civile Ucraina, senza incidere sulle sorti del conflitto, che resta in una situazione di sostanziale stallo. A guadagnarci sono stati solo i fabbricanti e i venditori di armi.

Cosa succederà adesso? Zelensky continua a chiedere armi sempre più potenti, non accontentandosi dei carri armati ma chiedendo l’invio di aerei da guerra. Giorgia Meloni ha già dato segnali di disponibilità in tal senso, segnando un ulteriore salto di qualità nel conflitto e spingendo i Russi ad aumentare a loro volta il volume di fuoco, causando la morte di altri innocenti.

E dopo? Il nostro governo, i governi europei, la NATO, si sono posti un limite da non oltrepassare? Cosa succederà se Zelensky chiederà l’invio di truppe?

Una simile richiesta, se accolta, sarebbe a tutti gli effetti l’inizio della terza guerra mondiale. Ed è uno scenario da evitare a tutti i costi.

Ma se – come tutti speriamo – si ritenga questo limite come il punto da non superare, e quindi una eventuale richiesta di truppe sarebbe destinata ad essere ignorata, allora che senso ha avuto tutto questo? Che senso ha avuto la morte di migliaia di Ucraini in più se arrivati ad un certo punto si dirà loro: “Da ora in poi arrangiatevi, noi non andiamo oltre”?
Non sarebbe stato più sensato percorrere da subito la via del negoziato, che resta l’unica alternativa ad un conflitto che altrimenti si allargherà sempre di più?

Questa follia va fermata. E possiamo farlo facendo crescere l’ostilità degli Italiani verso la guerra, facendo sentire con forza la nostra voce. E ognuno di noi ha il dovere di fare la sua parte.

Per questo motivo è importante esserci il 24 e il 25 febbraio, partecipando alle manifestazioni che si svolgeranno in tutta Italia. Insieme, per far sentire con forza la nostra voce.

Per l’Abruzzo gli appuntamenti sono:

  • Pescara, 24 febbraio ore 18.00 Piazza Sacro Cuore (e non alle 17.30 come inizialmente previsto)
  • L’Aquila, 24 febbraio ore 18.30 Piazza Regina Margherita
  • Sulmona, 25 febbraio ore 11.00 Fontana Del Vecchio – Corso Ovidio

 

 




Addio alle aree interne: parte un abruzzese su tre

La situazione nella nostra regione: «Aumenta il numero di residenti sulla costa» Il caso limite è Villa Santa Lucia degli Abruzzi (L’Aquila) con un calo del 92%


L’Abruzzo ha oggi grosso modo la stessa popolazione del 1951: 1,28 milioni di persone. «Ma si tratta di una stabilità solo apparente, in 70 anni, nei comuni periferici e ultra-periferici la popolazione si è ridotta di un terzo, mentre i residenti sono aumentati sulla costa», è la rilevazione di Abruzzo Openpolis, progetto di Fondazione Openpolis, Etipublica, Fondazione Hubruzzo, Gran Sasso Science Institute e StartingUp.

«Il numero di abitanti è cambiato nel corso dei decenni», viene sottolineato nello studio, «e infatti è passato da 1,28 milioni del dopoguerra a 1,17 milioni agli inizi degli anni ’70, con una diminuzione di quasi il 9% in appena un ventennio caratterizzato dal boom economico, la crescita dell’industrializzazione e l’abbandono dell’agricoltura. Negli anni successivi si è registrato invece il trend opposto. I residenti sono tornati sopra la soglia di 1,2 milioni nel 1981, raggiungendo quasi 1,25 milioni nel 1991 e arrivando a 1,3 milioni nel 2011. Nell’ultimo decennio, la tendenza ha nuovamente cambiato segno. Nel 2020 i residenti nella regione sono tornati 1,28 milioni, con un aumento dello 0,3% rispetto a 70 anni prima».

Ancora più interessante dettagliare queste tendenze. Dal 1951 al 2020 la provincia di Pescara ha visto un aumento dei residenti del 30,9%, quella di Teramo del 10,7%.
Al contrario, le province di L’Aquila e Chieti hanno registrato un calo rispettivamente del 20% e del 6,2%. Secondo l’analisi, sono soprattutto le aree montane e interne della regione ad aver visto una maggiore contrazione degli abitanti. Nei comuni periferici e ultra-periferici della regione la popolazione è diminuita del 31,4% dal 1951. Appartengono alle aree interne tutti i comuni dove lo spopolamento è stato più vistoso. Villa Santa Lucia degli Abruzzi (L’Aquila) è passata da 1.251 residenti nel 1951 a 92 nel 2020, con un calo del 92,6%. Il paese si trova ai piedi della parete sud del Gran Sasso, e conta anche una frazione, oltre che il centro principale. Altri 32 comuni hanno registrato cali superiori all’80%. In 70 anni, nei comuni periferici e ultra-periferici la popolazione si è ridotta di un terzo. In 70 anni, gli abitanti di Montesilvano sono aumentati di 7 volte, passando da 7mila a 50mila.

Come invertire la tendenza allo spopolamento dei territori più tradizionalmente rurali e periferici? Le possibili soluzioni sono molteplici e complesse, come il problema dello spopolamento. L’unica certezza è la necessità e l’urgenza di politiche pubbliche decise e coraggiose.

Un’analisi della situazione arriva da Alessandra Faggian, Giulia Urso e Fabiano Compagnucci, ricercatori del Gran Sasso Science Institute dell’Aquila.

All’interno dell’istituto è presente tra gli altri un dipartimento di scienze regionali e geografia economica, diretto proprio da Alessandra Faggian, all’interno del quale vengono studiate anche le aree interne italiane e il fenomeno dello spopolamento.

Occorre innanzitutto differenziare le dinamiche anche interne delle aree periferiche. È interessante rilevare, infatti, come alcuni centri dei comuni interni e montani abbiano mantenuto le loro strutture sociali e in certi casi anche economiche, rispetto alle frazioni e alle case sparse degli stessi territori.

«Anche all’interno delle aree periferiche», affermano i ricercatori del gruppo diretto da Faggian, che è anche la direttrice dell’area Social sciences del Gssi, «vi sono comuni che svolgono il ruolo di centri. Nonostante una scala inferiore rispetto ai principali centri regionali, questi comuni riescono comunque ad organizzare il territorio circostante, fornendo alcuni tipi di servizi pubblici e privati o opportunità occupazionali a scala sovralocale. Questi insiemi di comuni dovrebbero costituire l’unità spaziale su cui calibrare le politiche di coesione». E qui si arriva al punto: l’importanza dell’intermunicipalità, ossia della costruzione organica di pianificazione delle politiche e di relazioni tra comuni periferici, ma anche tra le stesse aree interne e le zone più urbane.

Da questi concetti si può partire per la pianificazione di politiche pubbliche funzionali per la lotta allo spopolamento. Da un radicale rafforzamento dei servizi essenziali per la popolazione, allo sviluppo turistico o produttivo, fino alle politiche per la genitorialità e per una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro.

Fonte: Il Centro

 

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Incendio nel centro di Pescara: danneggiata una filiale Banca Intesa

Pescara: paura in centro, fiamme alte fino a 10 metri in via Roma (Foto e Video)


Erano da poco passate le 8 di questa mattina quando, dai cassonetti dell’immondizia a ridosso dell’Istituto Banca Intesa San Paolo in via Roma angolo via Fiume a Pescara, sono sprigionate le fiamme alte decine di metri. Subito dopo si è levata anche un’intensa colonna di fumo nera che ha annerito la facciata dell’istituto di credito. La banca è stata chiusa per motivi di sicurezza. Danneggiato seriamente uno dei locali adiacente all’isola ecologica. Danni ingenti anche ai locali situati al primo piano. Sul posto sono prontamente intervenuti i Vigili del Fuoco e gli agenti della Questura di Pescara e della Polizia Locale. L’intera area è stata transennata per consentire le operazioni di spegnimento. Non si esclude nessuna ipotesi sull’origine del rogo neanche quella legata agli anarchici, anche se sul posto non sono stati trovati messaggi di rivendicazione. Stanno indagando Squadra Mobile, Volanti ed anche la Digos, anche quest’ultima, con un proprio dirigente, sul posto per volontà del Questore per valutare eventuali matrici anarchiche, vista la protesta che sta divampando in Italia per la vicenda Cospito. In mattinata agenti della Squadra Mobile anche presso la cittadella della sicurezza in Viale Circuito per visionare le immagini delle telecamere di video sorveglianza poste su Corso Vittorio Emanuele.

Grande spavento tra i residenti ed i tanti cittadini che si recano in centro per raggiungere il posto di lavoro. Spaventati anche i tanti studenti  che  ogni mattina transitano lungo le vie del centro a ridosso di Corso Vittorio Emanuele per raggiungere la scuola media “Pascoli” a poche decine di metri di distanza. In via precauzionale sono state fatte evacuare decine di famiglie. Le attività di messa in sicurezza dell’area interessata sono state immediatamente effettuate, gli agenti della Polizia Locale, e delle Forze dell’Ordine hanno tutelato l’incolumità dei passanti. La situazione sta tornando alla normalità, sono state avviate le procedure per verificare le cause dell’incendio. Infine l’Arta Abruzzo conferma che i dati della centralina fissa presente nella zona dell’incendio escludono sostanze inquinanti.

 

 

 

 

Fonte: Rete8




Infortuni sul lavoro: in Abruzzo aumento del 41% in un anno

Cgil, numeri allarmanti con alta percentuale di donne


In Abruzzo nel 2022 (dato aggiornato al 30 novembre) gli infortuni sul lavoro hanno registrato un incremento del 41 per cento rispetto al precedente anno.
Lo rende noto la segreteria Cgil Abruzzo-Molise

Crescono di 4.293 quelli denunciati all’Inail rispetto al 2021, per un numero totale di 14.774. Il primato in questa triste classifica va alla provincia di Chieti con 4.616 denunce, seguita da Teramo con 4.309, Pescara con 3.072 e L’Aquila con 2.777.

Il 45% degli eventi ha coinvolto donne: una percentuale più alta di quella del numero delle donne occupate, a conferma che troppo spesso l’occupazione femminile, oltre ad essere peggio retribuita, è anche più rischiosa.

Calano gli infortuni mortali, ma in questo senso influisce fortemente il Covid: erano 37 quelli complessivi nel 2021 di cui 15 a causa dei contagi, mentre sono stati 20 nel 2022 senza nessun caso attribuibile al corona virus. Dei 20 incidenti mortali, 4 sono state le vittime di sesso femminile così come 4 i cittadini di nazionalità straniera. In 5 casi le morti sono avvenute a causa di incidenti stradali nel percorso casa-lavoro e la fascia di età più colpita è stata quella tra i 50 e 59 anni (8 morti).

Chieti e L’Aquila, con 6 infortuni mortali, le province più falcidiate da questa drammatica tragedia. L’Aquila che tra l’altro evidenzia il preoccupante dato di un infortunio mortale ogni 463, rapporto ben più basso di quello regionale pari ad uno ogni 739. Sono stati 5 i morti in provincia di Teramo e 3 in quella di Pescara.

“Numeri – osserva la Cgil – che da un lato confermano l’emergenza sicurezza sul lavoro e dall’altro testimoniano quanto urgenti siano azioni ed investimenti affinché si inverta questo trend. Vanno potenziati gli enti preposti ai controlli così come vanno pretesi investimenti dalle aziende: investimenti in cultura della sicurezza e in macchinari, tecnologie e manutenzioni che impediscano che un turno di lavoro possa trasformarsi in un turno di morte”.

 

Fonte: Ansa




Un altro femminicidio: uccisa una nostra Collega. Non si può morire così.


 

Pescara, 20/12/2022

 

Un altro femminicidio: uccisa una nostra Collega. Non si può morire così.

 

Ieri si è consumata una nuova ed ennesima tragedia, frutto di una lucida follia. Una giovane donna, madre e lavoratrice bancaria, è stata barbaramente uccisa da un uomo che non può avere alcuna attenuante. Anzi, auspichiamo che si faccia giustizia, al più presto, applicando il massimo della pena prevista.

Già nel 2017 un’altra lavoratrice Bancaria ha avuto un’orrenda sorte inscenata, persino, con un falso suicidio.

Occorre non solo ricordare ma infondere una cultura nuova, in ogni luogo, perché si prenda coscienza dei mali del nostro tempo e non si lasci nessuno da solo.

La Fisac Cgil esprime il proprio profondo cordoglio ai familiari e, soprattutto, vicinanza ai due figli, minori.

 

Fisac Cgil Abruzzo Molise


 

La notizia riportata sul Centro:
Donna uccisa in casa, l’assassino si costituisce e confessa / Chieti – Il Centro




Crolla il potere d’acquisto delle famiglie abruzzesi

Tra prima e dopo la pandemia il dato è sceso del 4,5%, in Italia un calo peggiore solo nel Veneziano Ogni cittadino ha perso 350 euro di reddito annuo, la provincia si conferma la più povera d’Abruzzo


Con la pandemia ogni cittadino dell’Aquilano ha perso in media 350 euro di reddito annuo, confermandosi non solo il più povero in Abruzzo ma risultando anche tra i più colpiti in Italia dalle conseguenze economiche del Covid. A scattare questa fotografia impietosa sull’impoverimento degli aquilani è il recente report sul 2021 realizzato dalle Camere di commercio, attraverso i dati e i calcoli del Centro studi Tagliacarne e di Unioncamere.

A pesare sono soprattutto gli effetti dei lockdown nelle aree più dipendenti dall’economia turistica e in particolare in quelle che vivono di turismo invernale e sciistico. Non a caso, la regione in cui il potere d’acquisto delle famiglie è calato maggiormente – nel rapporto tra reddito e prezzi dei prodotti – è la Valle d’Aosta (-3,9%), poi viene l’Abruzzo(-2,2%). È proprio l’Aquilano ad abbassare il dato regionale, con il suo crollo del 4,5% nelle risorse disponibili per le famiglie, dato che è secondo in assoluto a livello nazionale, dietro solo al Veneziano e a pari merito con il Riminese e il Fermano. Male anche Pescarese e Teramano, che sono subito dietro l’Aquilano. In Abruzzo soltanto le famiglie del Chietino hanno visto una crescita con la fine della fase più dura dell’emergenza sanitaria.

Il crollo del potere d’acquisto delle famiglie dell’Aquilano registrato nell’anno 2021 – quindi prima della fase acuto della crisi energetica – è dovuto soprattutto alla riduzione del reddito. Secondo l’analisi delle Camere di commercio, in provincia il reddito disponibile per ogni cittadino (numero che è la somma dei redditi da lavoro, da capitale/impresa, da prestazioni sociali e trasferimenti, al netto di imposte e contributi), è sceso da una media di 15mila euro a una di 14.650. Un reddito nettamente più basso rispetto a quello di tutti gli altri abruzzesi: un teramano guadagna in media 2.600 euro in più, un pescarese oltre tremila euro in più, un chietino quasi quattromila euro in più.


Fonte: Il Centro