Cgil Molise: il 7 ottobre manifestazione a Roma insieme a centinaia di associazioni

La via maestra, insieme per la Costituzione.

È questo lo slogan scelto dalla CGIL e da più di cento associazioni, che a loro volta raccolgono tantissime realtà della società civile, per la grande manifestazione nazionale che si terrà il prossimo 7 ottobre a Roma.

Si sfilerà per le strade della Capitale per il lavoro, contro la precarietà, per il contrasto alla povertà, contro tutte le guerre e per la pace, per l’aumento dei salari e delle pensioni, per la sanità e la scuola pubblica, per la tutela dell’ambiente, per la difesa e l’attuazione della Costituzione, contro l’autonomia differenziata e lo stravolgimento della nostra Repubblica
parlamentare.
Previsti due cortei che partiranno alle ore 13.45 da Piazza della Repubblica e da Piazzale dei Partigiani per arrivare a Piazza San Giovanni, dove a partire dalle ore 15.15 inizieranno gli interventi dal palco. Intorno alle ore 17.00 prenderà la parola il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che chiuderà la manifestazione.

In Molise sono in corso di svolgimento 118 assemblee nei luoghi di lavoro e in diversi comuni. Grazie a questo grande lavoro sono pervenute già circa 500 adesioni e la trasferta verso la capitale verrà effettuata con autobus che partiranno da Termoli, Campobasso, Bojano, Isernia e Venafro.

La CGIL MOLISE, insieme ad ANPI, AUSER, FEDERCONSUMATORI, CITTADINANZA ATTIVA MOLISE, LEGAMBIENTE MOLISE, FACED, LA CITTA’ INVISIBILE, UNITI PER LA COSTITUZIONE e tante altre associazioni che stanno aderendo in queste ha effettuato mercoledì 4 ottobre una conferenza stampa presso la Sede Regionale di Via Mosca durante la quale sono stati illustrati i punti salienti della piattaforma dibattuti nel corso delle assemblee.

 

Fonte: FuturoMolise





BCC Abruzzo Molise: assemblea online 2 ottobre 2023

La Fisac/Cgil Abruzzo Molise ha indetto per il giorno 2 OTTOBRE 2023 dalle ORE 17,00 in modalità da remoto un’ assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori del Credito Cooperativo che lavorano nelle regioni dell’Abruzzo e del Molise Avente il seguente Ordine del Giorno:

  • Aggiornamento su Fondo Pensione Nazionale BCC e approfondimento normativo sulla previdenza complementare;
  • Consultazione delle lavoratrici e lavoratori sulla iniziativa CGIL “La via Maestra” e la partecipazione alla manifestazione di sabato 7 ottobre 2023;

L’aggiornamento e approfondimento sul Fondo Pensione Nazionale BCC/CRA  sarà svolto da Fabrizio Carminati, che la Fisac esprime quale consigliere nel CdA del Fondo stesso.

Questo il link per partecipare:

https://meet.google.com/eic-idnz-ras

 

Ti aspettiamo in assemblea!

 

DEMOCRAZIA È PARTECIPAZIONE




A Sud calano presìdi e dipendenti di banche e assicurazioni

Ogni 6 dipendenti al Centro Nord 1 al Sud, per assicurativi rapporto 74% contro 26%. La ricerca del sindacato


 

Una profonda frattura tra Nord e Sud segna il sistema finanziario del Paese. Scarso il presidio fisico e con esso il numero di lavoratori coinvolti di banche e assicurazioni nel Mezzogiorno ed è impietoso il paragone con il Nord. Ad affermarlo sono alcuni dei numeri contenuti in una ricerca condotta dall’Ufficio Studi & Ricerche della Fisac Cgil in occasione dell’iniziativa promossa dalla categoria, insieme alla confederazione nazionale, a Napoli dietro le parole “Sud In Credito”. Secondo il rapporto, a fronte, ad esempio, di 369 banche nel Centro-Nord, se ne contano 79 nel Sud. Di conseguenza i bancari sono rispettivamente 225 mila contro 38 mila, per un rapporto pari a 6 dipendenti al Centro-Nord contro 1 al Sud. Così come nelle assicurazioni, su un totale di circa 46 mila dipendenti sul territorio nazionale, il 74% è collocato nel Nord mentre il restante 26% nel Centro-Sud.

Banche

La distribuzione per gruppo istituzionale e per classe dimensionale vede prevalere nel Mezzogiorno banche minori, come quelle di credito cooperativo, nessuna presenza di banche maggiori e grandi, mentre le spa sono una quota ridotta. Per quanto riguarda il numero di sportelli bancari, si osserva nella ricerca Fisac Cgil, la distribuzione territoriale segna un 78% nel Centro-Nord (16.350) e un 22% nel Mezzogiorno (4.636). Su questa linea il numero di dipendenti bancari al Centro-Nord è di 225.451 contro i 38.685 nel Sud del Paese. Dal 2011 al 2022 in termini percentuali il Mezzogiorno ha sperimentato una contrazione del personale quasi doppia rispetto al Centro-Nord.

Nel rapporto si evidenzia poi che nel Mezzogiorno quasi il 50% dei Comuni è sprovvisto di sportelli bancari, con un’incidenza molto più alta in regioni come il Molise (82,4%), la Calabria (70,5%), l’Abruzzo (58,7%) e la Campania (52,5%), e la relativa popolazione è pari all’11% di quella complessiva. La distribuzione geografica rileva inoltre che i comuni privi di sportelli sono localizzati principalmente nelle zone interne.

Raccolta e impieghi

Nella ricerca Fisac Cgil vi è una sezione dedicata al fronte della raccolta e dalla quale emerge come nel Mezzogiorno i prestiti bancari siano sempre inferiori rispetto al Centro-Nord in rapporto al valore aggiunto ai prezzi di mercato prodotto nella macro aerea, 0,73 per 1,21. Per avere un rapporto almeno pari a 1 servirebbero circa 95 miliardi di maggiori crediti. Così come il rapporto prestiti/depositi bancariè sempre minore nel Mezzogiorno rispetto al Centro-Nord (0,66 e 0,94). Per colmare il divario nel Mezzogiorno servirebbero circa 110,5 miliardi di nuovi prestiti. Continua, infine, a essere più oneroso il ricorso al credito: il Taeg sui mutui alle famiglie per acquisto abitazioni al Sud si attesta al 4,26 mentre al Nord al 4,12.

Assicurazioni

Per quanto riguarda il settore assicurativo, composto da 45.588 dipendenti, il 74% si colloca nel Nord, mentre il 26% nel Centro-Sud. La ricerca della Fisac Cgil segnala come non sia presente alcun dirigente direzionale nel Sud. Altro dato: nel rapporto tra dipendenti assicurativi per 100 mila abitanti, le regioni del Mezzogiorno occupano gli ultimi posti. Si va dai 281 dipendenti in Friuli Venezia Giulia, 142 in Lombardia e 133 in Piemonte, nelle prime tre posizioni, ai 19 in Sardegna, 18 in Sicilia e 13 in Basilicata, ultime tre regioni a esclusione della Valle d’Aosta.

Retribuzioni

Notevole anche il gap salariale dei dipendenti del settore finanziario, complice l’assenza nel Mezzogiorno di direzioni, così come di poli specialistici che impieghino personale con più elevata qualifica professionale. Analizzando il codice Ateco K di attività bancarie e assicurative, la differenza retributiva tra Centro-Nord e Mezzogiorno è del -8% tra gli impiegati, per i quadri -9,5% e, infine, per i dirigenti -28,3%.

 

Fonte: collettiva.it




Oltre 20mila famiglie molisane in povertà energetica

A renderlo noto è la Cgia di Mestre che ha elaborato i dati del Rapporto Oipe 2023. La regione è terza con il 16% sul totale dei nuclei familiari presenti


In Molise, al 31 dicembre 2021, le famiglie in povertà energetica erano 20.887 (16% del totale), gli individui 45.962.

A renderlo noto è l’Ufficio studi della Cgia (Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre) che ha elaborato i dati del Rapporto dell’Osservatorio italiano sulla povertà energetica (Oipe) 2023.

Il Molise si pone al terzo posto in Italia in questa particolare classifica. Le famiglie più disagiate, rispetto a quelle molisane, risultano quelle di Calabria (16,7%) e Puglia (16,4%).

Si tratta di persone che vivono in abitazioni poco salubri, scarsamente riscaldate d’inverno, poco raffrescate d’estate, con livelli di illuminazione scadenti e con un utilizzo molto contenuto dei principali elettrodomestici. I nuclei familiari più a rischio sono costituiti da un elevato numero di persone, si trovavano in condizioni di disagio economico e le abitazioni in cui vivono sono in cattivo stato di conservazione.

“Questi risultati”, commenta la Cgia, “preoccupano non poco, anche perché sono certamente sottodimensionati, in quanto riferiti a prima dello shock energetico scoppiato nel nostro Paese a inizio del 2022. Le principali condizioni professionali del capofamiglia che si trovano in PE sono, in linea di massima, tre: disoccupato, pensionato solo e in molti casi, quando lavora, lo fa come autonomo. Va infine sottolineato che le famiglie più a rischio PE, soprattutto nel Sud, sono quelle che utilizzano il gas quale principale fonte di riscaldamento. Coloro che invece utilizzano altri combustibili (bombole a gas, pellet, gasolio, legna, kerosene, etc.), presentano valori percentuali di rischio più contenuti”.

 

Fonte: Quotidianomolise.com




BCC Abruzzo Molise. Premio di risultato 2023: firmato l’accordo per l’erogazione bilancio esercizio 2022

3 - Fisac Cgil

ABRUZZO MOLISE


 

Premio di risultato 2023
Firmato l’accordo per l’erogazione
bilancio esercizio 2022

 

In data odierna, presso la Federazione BCC Abruzzo e Molise è stato sottoscritto l’accordo che consentirà l’erogazione del “premio di risultato” 2023, relativo all’esercizio 2022.

La liquidazione del PDR avverrà con la busta paga del mese di ottobre al personale in servizio nel mese di erogazione e che abbia prestato attività lavorativa nel corso dell’anno di misurazione 2022.
Nel caso di inizio del rapporto di lavoro durante l’anno di misurazione il premio di risultato verrà erogato in proporzione ai mesi di servizio prestati, considerando come mese intero l’eventuale frazione superiore ai 15 giorni.
Per quanto riguarda la metodologia di calcolo è stata adottata la stessa degli anni precedenti ed in particolare quella dello scorso anno.
Inoltre è stata confermata la possibilità di optare, in luogo dell’erogazione in busta paga di tutto o in parte e comunque su base volontaria, per il rimborso di prestazioni sostenute a titolo di Welfare prevedendo, in tal caso, la maggiorazione dell’importo del premio di risultato 2023 di un 20% a carico dell’azienda.

I titolari di un reddito di lavoro dipendente non superiore ad euro 80.000, con riferimento a quanto percepito nell’anno 2022, sconteranno un’aliquota agevolata IRPEF di tassazione pari al 5% fino a un importo di premio massimo pari ad Euro 3.000.
Per i dipendenti con reddito di lavoro superiore alla soglia indicata, gli importi fruiti in modalità Welfare saranno assoggettati a tassazione ordinaria.
Entro giorno il 2 ottobre, ogni dipendente, dovrà effettuare la scelta Welfare comunicandolo al proprio Ufficio del Personale o in mancanza alla Direzione Generale della BCC di appartenenza, con le seguenti possibilità:

  • Conversione totale del premio in Welfare;
  • Conversione parziale del premio in Welfare (indicando l’importo).

Seguiranno comunicazioni sui termini e sulle modalità di presentazione della documentazione, a carico dell’Azienda.
Nel caso in cui non venga effettuata alcuna scelta, l’intero importo sarà automaticamente erogato come premio di risultato con il cedolino paga del mese di ottobre 2023.
L’importo destinato a Welfare, comprensivo di maggiorazione, dovrà essere completamente assorbito dai rimborsi presentati.
Gli importi relativi ai rimborsi Welfare saranno evidenziati come voce figurativa nel cedolino di ottobre.
Indicativamente di seguito le causali previste per le prestazioni assoggettabili a rimborso:

  • Rette, tasse, iscrizioni asili/scuole/università comprese le mense scolastiche;
  • Campus estivi e invernali;
  • Testi scolatici/universitari;
  • Assistenza anziani o non autosufficienti:
  • Contributo al fondo pensione.

Pescara, 15 settembre 2023

 

Le Segreterie Regionali di Abruzzo e Molise

 

Scarica l’accordo




“La via maestra, insieme per la Costituzione”: il 20/9 assemblea regionale Fisac

Con la grande manifestazione del 7 ottobre parte il percorso di mobilitazione promosso dalla CGIL per provare a cambiare il Paese agendo su temi che incidono fortemente sulla vita di tutti noi e delle persone che ci stanno a cuore:

  • Lavoro
  • Fisco
  • Giovani
  • Pensioni
  • Stato sociale
  • Politiche industriali
  • Pace e Costituzione

Oltre alla manifestazione la CGIL ha avviato una grande consultazione dei lavoratori, ai quali viene chiesto di pronunciarsi in merito alla possibile proclamazione di uno sciopero generale. Un vero e proprio referendum, che di fatto non ha precedenti: una grande dimostrazione di democrazia, ma anche una sfida da vincere.

Per questo è importante partecipare alle assemblee e sostenere il percorso di mobilitazione, così come è importante essere in piazza a Roma il prossimo 7 ottobre.

Per Abruzzo e Molise la Fisac ha organizzato un’assemblea per mercoledì prossimo, 20 settembre, alle ore 17.30.

Due le modalità di partecipazione:

 

In presenza o da casa, è fondamentale partecipare all’assemblea ed alla successiva votazione: il referendum e la successiva mobilitazione avranno tante più possibilità di incidere e provare a cambiare davvero le cose quanto più numerosa sarà la partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori.

Nei prossimi giorni organizzeremo ulteriori assemblee nei luoghi di lavoro, per le quali provvederemo ad informarvi tempestivamente.

 

Scarica l’appello

Scarica il volantino

 




BCC Abruzzo Molise: come sarà tassata l’agevolazione su mutui e prestiti

Nella giornata di ieri, 31 luglio, è stato sottoscritto il nuovo accordo relativo ai tassi applicati ai dipendenti delle BCC di Abruzzo e Molise per la concessione di mutui e prestiti, rivisti alla luce dei forti aumenti verificatisi nei mesi scorsi.

L’accordo porterà benefici importanti alle lavoratrici ed ai lavoratori interessati, ma potrebbe costringerli a fare i conti con il fisco, visto che la differenza rispetto al tasso di riferimento BCE costituisce un benefit che potrebbe essere tassato. Una situazione nuova, visto che fino ad oggi il tasso applicato coincideva con il tasso BCE. Ma come vedremo, anche in assenza di revisione delle condizioni alcuni dei beneficiari di finanziamenti avrebbero trovato, a fine anno, la sorpresa di una trattenuta sulla loro busta paga: e questo per effetto dei meccanismi contorti che regolano questo tipo di tassazione.

E allora, proviamo a spiegare di cosa si parla e cosa succederà nei prossimi mesi.

 

COSA SONO I FRINGE BENEFITS?

Nella categoria dei fringe benefits rientrano le erogazioni in natura, cioè non monetarie, che il datore di lavoro concede ai dipendenti. Nel caso dei bancari rientrano in questa categoria:

  • Buoni acquisto o buoni benzina: acquistabili tramite portale, utilizzando il credito welfare accantonato. Anche per il 2023, grazie al cosidetto Decreto Carburanti del 14 gennaio 2023, è possibile acquistare fino a 200 euro di buoni benzina senza che tale importo vada a sommarsi alle somme imponibili.
  • Mutui e prestiti a tasso agevolato: argomento che approfondiremo tra poco.
  • Eventuali altre erogazioni liberali dell’azienda: ad esempio, il pacco di Natale.

Come vengono considerate queste erogazioni dal punto di vista fiscale? Lo Stato non le equipara alle retribuzioni e non le assoggetta a tasse e contributi, a patto che non superino un determinato limite.
Tale limite ammonta di norma ad € 258,23; per il 2023 il Decreto Lavoro n.48/2023 lo ha elevato ad € 3.000, solo per lavoratori dipendenti con figli a carico.

Attenzione: se si sforano anche di un solo centesimo le soglie di € 258,23 o di € 3.000 verrà tassata ed assoggettata a contribuzione non soltanto l’eccedenza ma l’intera somma.
Questo significa che sull’intera somma saranno calcolate le trattenute IRPEF (35% o 43% a seconda del reddito complessivo), i contributi previdenziali e le addizionali regionali e comunali.

COME FUNZIONA IL MECCANISMO DEI FRINGE BENEFITS PER I MUTUI E PRESTITI?

Se un’azienda che vende scarpe decide di regalare un paio di scarpe ai dipendenti, quella rappresenta un’erogazione in natura. Un’azienda che vende soldi, quando concede ai suoi dipendenti un prestito a tasso agevolato rispetto alla clientela ordinaria sta effettuando un’erogazione in natura. Per questo i finanziamenti ai dipendenti sono soggetti alla normativa sui fringe benefits.

Come si fa a quantificare l’ammontare del beneficio?

L’importo da considerare come benefit si determina partendo dalla differenza tra il Tasso di Riferimento BCE e il tasso pagato sul mutuo o sul prestito.
Al momento il tasso BCE ammonta all’4,25%.

Non tutta la differenza rappresenta un benefit: l’importo preso in considerazione è pari al 50% di tale differenza.

Spieghiamoci con un esempio. Se un mutuo al tasso del personale, con debito residuo pari 100/mila euro, è regolato ad un tasso del 2,75%, considerando il tasso BCE del 4,25% l’ammontare del benefit è pari a:

4,25% – 2,75% = 1,50%
1,50 %: 2 = 0,75%

Ribaltata sul debito residuo, questa percentuale equivale a:

100.000 x 0,75 : 1200 = 62,50€

che rappresentano il benefit mensilizzato generato dal prestito.

Purtroppo la normativa fiscale, in vigore ormai da diversi anni, prevede un meccanismo perverso, che stabilisce che si faccia il confronto tra il tasso BCE vigente alla fine dell’anno e quello pagato mese per mese. Questo fa sì che il conteggio della differenza finisca con l’essere retroattivo, ed essere esteso anche ai mesi precedenti all’aumento del tasso. Per anni il problema non si era posto perché il tasso BCE è stato per anni molto basso o in discesa, arrivando ad essere addirittura negativo.

Questo meccanismo penalizza soprattutto i mutui a tasso fisso, che non risentono degli incrementi del tasso BCE. Tuttavia, il meccanismo appena illustrato non esclude che anche i finanziamenti a tasso variabile possano generare tassazioni supplementari, soprattutto in caso di ripetuti aumenti del tasso BCE nel corso dell’anno.

E’ quanto avverrà per i dipendenti delle BCC Abruzzo Molise. Ipotizzando (ed auspicando) che a fine anno il tasso BCE rimanga fermo al 4,25%, questo comporterebbe comunque una tassazione per i mesi precedenti. Sempre con riferimento ad un mutuo con debito residuo di € 100/mila, questo è l’ammontare dei benefits soggetti a tassazione.


N.B, Il calcolo è indicativo ma non accuratissimo. Per un mutuo di € 100/mila, il debito residuo diminuisce ogni mese e quindi si riduce la somma su cui calcolare l’agevolazione fiscale. Per semplicità l’abbiamo considerata fissa


 

Al momento la somma è pari ad € 229,17 (sempre ipotizzando un debito residuo di € 100/mila), di poco inferiore alla soglia di € 258,23. In caso di ulteriore aumento del tasso BCE, una lavoratrice o un lavoratore senza figli a carico subirebbero comunque la tassazione sull’intero importo del benefit.

 

COSA SUCCEDERA’ A PARTIRE DAL MESE DI AGOSTO?

A partire dal prossimo mese il tasso di mutui e prestiti al personale continuerà ad adeguarsi al tasso di riferimento BCE, ma – per i mutui prima casa – senza superare il limite del 2,75%.

Vediamo in termini pratici cosa significa questa variazione, sempre con riferimento ad un mutuo con debito residuo di € 100/mila.

Nell’ipotesi di un mutuo con debito residuo di € 100/mila, l’ammontare imponibile per il 2023 sarà pari indicativamente a

  • € 312,5 (€62,50 x 5 mesi) + € 229,17 (già maturato nei primi 7 mesi dell’anno)
  • Totale € 541,67

Questo vuol dire che, a meno di aumenti estremamente rilevanti del tasso BCE, anche in caso di mutui di importo molto più elevato la soglia di esenzione di 3.000 € dovrebbe mettere al sicuro tutti coloro che hanno figli a carico, a meno di aumenti estremamente consistenti del tasso BCE, al momento non prevedibili.

Discorso diverso per lavoratori e lavoratrici senza figli a carico. Per loro dobbiamo fare qualche calcolo in più.
Da qui a fine anno la revisione dell’accordo comporterà, sempre con riferimento ad un mutuo di 100/mila euro, un risparmio di interessi di circa 100 € al mese. Quindi più o meno 500 euro.
A fronte di questo beneficio, si troveranno, come spiegato precedentemente, un imponibile di € 541,67.
Considerando un’aliquota IRPEF del 35%, una contribuzione INPS del 9,19% e un 2,50% di addizionali comunali e regionali, si troverebbero un addebito a fine anno di circa 253 €. Quindi resta il beneficio, seppur ridimensionato.

In occasione della sottoscrizione dell’accordo ci siamo reciprocamente impegnati a rivederci in caso di ulteriori rialzi del tasso BCE, che potrebbero rendere opportuna una nuova revisione.

Per tutte le lavoratrici e i lavoratori che beneficiano di finanziamenti accordati dall’azienda è comunque fortemente consigliato un minimo di cautela prima di convertire il credito welfare in buoni acquisto o buoni benzina, il cui ammontare va a sommarsi al benefit rappresentato dal tasso agevolato e potrebbe portare alla tassazione dell’intero importo dei buoni.

Restiamo disposizione per eventuali richieste di chiarimenti

 

 

Fisac Abruzzo Molise




CGIL Abruzzo Molise: premiati i volontari del fango

Venerdì scorso si è svolta a Francavilla l’Assemblea Generale della Cgil Abruzzo Molise.

Al termine dei lavori le delegazioni della CGIL Forlì e della CGIL Cesena hanno premiato tutti i volontari che sono partiti per portare la solidarietà della CGIL Abruzzo Molise alle popolazioni che hanno sofferto a causa delle disastrose alluvioni che hanno colpito l’Emilia-Romagna nel mese di maggio.

Durante la cerimonia, che ha visto momenti di commozione autentica, è stato consegnato un attestato di riconoscimento a tutti i volontari che hanno preso parte alle attività promosse dalla CGIL Abruzzo Molise, dallo SPI CGIL Abruzzo Molise e dalle Camere del Lavoro Territoriali, a sostegno degli uomini e delle donne colpite dall’alluvione.

Tra i premiati segnaliamo il nostro Gabriele D’Andrea, Segretario generale della Fisac Cgil Molise. A lui, e a tutte le compagne e i compagni che hanno prestato la loro opera di volontariato, va il sentito ringraziamento della Fisac Abruzzo Molise




La chiusura delle filiali danneggia i territori: ecco le prove

Nel corso degli anni abbiamo ripetutamente evidenziato l’andamento sconfortante della chiusura delle filiali e del taglio dei posti di lavoro nelle banche di Abruzzo e Molise.

Le due regioni hanno pagato un prezzo pesante ai piani industriali dei grandi istituti di credito. Il Molise, in particolare, è la regione italiana che negli ultimi 5 anni ha perso più filiali: più o meno un terzo. Oggi in provincia di Isernia quasi il 90% dei comuni non ha sportelli bancari. In Abruzzo la maglia nera spetta alla provincia dell’Aquila, con circa 3 comuni su 4 privi di banche.

Gli istituti di credito ci hanno sempre raccontato che la chiusura delle filiali non incide sulla qualità di servizi offerti al territorio, visto che ormai gran parte dell’operatività si svolge online, e che gli stessi clienti non avvertono più l’esigenza di sedi fisiche.

Esiste però un dato, riferito all’Abruzzo, che smentisce in modo evidente questa affermazione. Il dato è tratto dall’ottimo studio “Il Credito Bancario in Abruzzo nel 2022” al quale avevamo dato ampio risalto in questo articolo.

Nello scorso anno il credito alle imprese medio-grandi in regione è cresciuto del 4,4%, mentre quello alle piccole imprese è diminuito del 4,6%. Le grandi imprese non hanno bisogno del contatto con la filiale, potendo beneficiare dell’assistenza di strutture accentrate dedicate a loro. Le piccole imprese, non trovando più riferimenti sul territorio, faticano ad ottenere finanziamenti. E’ evidente che, in un territorio nel quale le imprese sono quasi tutte di dimensioni piccole, questo dato può rappresentare un enorme ostacolo non solo per lo sviluppo economico, ma anche per il mantenimento delle condizioni in essere.

Tutto questo pareva un discorso puramente accademico, del quale si faticava a cogliere gli effetti pratici. Ora possiamo toccare con mano le conseguenze dell’abbandono bancario basandoci su alcuni dati.

Nel primo trimestre del 2023 il Molise e l’Abruzzo sono rispettivamente la peggiore e la seconda peggior regione d’Italia rispetto al decremento di imprese artigiane attive, come testimonia uno studio commissionato dalla CNA Abruzzo. Non si tratta di un dato isolato: in 10 anni sono state circa 9mila le imprese artigiane che hanno abbassato la saracinesca in Abruzzo. Difficile non mettere in relazione questo dato con l’oggettiva difficoltà delle piccole imprese nel trovare finanziamenti. 

Altro importante elemento di riflessione è rappresentato dal dato relativo all’usura. Abbiamo più volte espresso il timore che in assenza di finanziatori istituzionali i piccoli imprenditori potessero essere tentati di rivolgersi altrove, finendo in mano agli usurai.
Vediamo come si posizionano le province Abruzzesi nella classifica delle province per incidenza dei reati d’usura nel 2022 redatta dal Sole 24 Ore. Dobbiamo fare una premessa: il dato si basa sulle denunce, e sappiamo che le denunce per usura sono in numero molto ridotto rispetto alla reale incidenza del fenomeno. Esistono comunque dei numeri ufficiali, e su quelli basiamo le nostre considerazioni.
Tre delle quattro province abruzzesi si collocano nella parte alte della classifica: su un totale di 106 province Pescara si posiziona 34ma, L’Aquila 31ma, Chieti addirittura al secondo posto. Solo Teramo non figura, risultando una provincia nella quale non esistono denunce per usura.
Guarda caso, quella di Teramo è la provincia abruzzese con la maggiore percentuale di comuni serviti da filiali (oltre il 68%) ed è anche l’unica provincia in Regione nella quale il fenomeno usura è apparentemente irrilevante.
Chieti è la provincia che ha perso più filiali nel 2022 (oltre il 7%) oltre ad essere quella che ha perso più addetti  negli ultimi 5 anni (-29,4%), ed è anche è la provincia che nel 2022 è risultata la seconda in Italia per incidenza dei reati d’usura.
Non si può evidentemente stabilire in modo indiscutibile un nesso tra tra questi dati: tuttavia il tentativo di mettere in relazione tra loro i numeri numeri produce un effetto indubbiamente impressionante, tanto più considerando che parliamo di province nelle quali l’incidenza dei reati in genere è molto più bassa, con la sola eccezione della Provincia di Pescara che anche nella classifica complessiva dei reati si piazza al 34mo posto.
Si può ovviamente obiettare sulle nostre considerazioni, che non hanno la pretesa di rappresentare uno studio effettuato con metodo scientifico. Tuttavia, c’è un fatto che comincia ad emergere in un modo chiaro: puntando a massimizzare  i loro profitti le banche tagliano le spese ritenute “meno produttive”, ma in questo modo fanno del male a territori come Abruzzo e Molise, colpevoli di essere considerati “meno profittevoli”.
E tutto questo nella totale indifferenza della politica locale e regionale.

Leggi anche:

Banche: continua la grande fuga dai nostri territori




Il 24 giugno scendiamo in piazza per difendere il nostro diritto alla salute

Due grandi manifestazioni nazionali a Roma: il 24 giugno in difesa del diritto alla salute delle persone e nei luoghi di lavoro e per la difesa e il rilancio del Servizio Sanitario Nazionale, pubblico e universale; il 30 settembre per il lavoro, contro la precarietà, per la difesa e l’attuazione della Costituzione, contro l’autonomia differenziata e lo stravolgimento della nostra Repubblica parlamentare.

Per sottoscrivere e aderire all’appello: [email protected]

Sono previsti pullmann gratuiti da tutte le principali località di Abruzzo e Molise: rivolgiti al tuo rappresentante sindacale per prenotarti.


SALUTE, DIRITTO FONDAMENTALE DELLE PERSONE E DELLE COMUNITÀ

Per la tutela del diritto alla Salute, per un Servizio Sanitario Nazionale e un sistema socio sanitario – pubblico, solidale e universale – a cui garantire le necessarie risorse economiche e organizzative ma soprattutto il personale: operatori e professionisti che possano realmente garantire il diritto alla cura di tutte e tutti, con salari adeguati, per contrastare il continuo indebolimento della sanità pubblica, recuperare i divari nell’assistenza effettivamente erogata, a partire da quella territoriale e dalle liste d’attesa, e valorizzare il lavoro di cura; serve, per questo, un piano straordinario pluriennale di assunzioni che vada oltre le stabilizzazioni e il turnover, superi la precarietà della cura e di chi cura; per garantire la salute e la dignità delle persone non autosufficienti; per la tutela della salute e sicurezza sul lavoro, rilanciando il ruolo dei servizi della prevenzione, ispettivi e di vigilanza. Avere una sanità pubblica vuol dire garantire le cure per tutte e tutti, in tutto il Paese, e fermare la privatizzazione della sanità e della salute.

 

A DIFESA DELLA SALUTE E DELLA SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO

  • Il diritto al lavoro e la tutela del lavoro rappresentano i pilastri della nostra Costituzione ma i numeri degli infortuni mortali, gli infortuni e le malattie professionali sono ancora inaccettabili;
  • Nei primi 4 mesi dell’anno sono morti 264 lavoratori e lavoratrici;
  • Nel 2022 i morti sul lavoro sono stati 1.090;
  • Gli infortuni nell’anno 2022 sono stati circa 700.000;
  • Inoltre, di lavoro ci si ammala, le malattie professionali denunciate, nei primi 4 mesi dell’anno sono in aumento del 24% (23.800);
  • È assurdo che nel terzo millennio ancora si debba morire o ci si ammali lavorando in molti casi per condizioni di lavoro pessime;
  • Si muore per l’insufficienza dei controlli nei luoghi di lavoro dovuta alla carenza degli ispettori, si muore per la mancanza di presidi territoriali; si muore per la mancata formazione; si muore perché si è precari; si muore perché si lavora in un appalto dato in sub appalto, si muore perché donna o migrante;

È necessario e non più rinviabile un rinnovato atto di responsabilità del governo e delle Istituzioni per ridurre le morti sul lavoro e gli infortuni.

 

OCCORRE INTERVENIRE URGENTEMENTE PARTENDO DA QUESTE 10 PRIORITÀ:

  1.  Una campagna straordinaria di controlli da parte degli organi di vigilanza in ogni azienda preceduta da una massiccia assunzione nei dipartimenti di prevenzione delle Asl e nell’Ispettorato del lavoro nazionale;
  2.  Non concedere finanziamenti alle imprese che non rispettano i requisiti di legalità, applicazione dei Ccnl e che non garantiscono adeguate condizioni di lavoro e delle norme previste in materia di salute e sicurezza;
  3.  Varare il modello della qualificazione delle imprese e della patente a punti per l’accesso alle gare di appalto pubbliche e non solo;
  4.  Investire, più risorse Inail sulla ricerca, per accrescere la conoscenza della dimensione del fenomeno infortuni e malattie professionali e delle tecnologie utili a ridurli;
  5.  Inserire nei programmi scolastici la materia della ssl fin dai primi cicli scolastici;
  6.  Assicurare l’informazione, la formazione e l’addestramento come diritti fondamentali ed esigibili di ogni lavoratrice e lavoratore: mai al lavoro senza una preparazione ed un addestramento adeguati;
  7.  Assicurare che venga espletato l’obbligo di formazione per i datori di lavoro;
  8.  Modificare le norme dell’ultimo codice degli appalti per assicurare le necessarie risorse dedicate alla salute e sicurezza nelle aziende;
  9.  Garantire appieno l’autonomia nello svolgimento del ruolo del medico competente;
  10.  Incrementare le prestazioni socio sanitarie a favore degli infortunati e dei tecnopatici (in particolare l’assistenza riabilitativa, le protesi e gli ausili) in sinergia tra Inail e Servizio sanitario nazionale utilizzando appieno i consistenti fondi a questo dedicati.

Fonte: www.collettiva.it