Sindaco di Ofena occupa la Filiale BPER per contestare la chiusura

Con un gesto simbolico e provocatorio il sindaco di Ofena Antonio Silveri, insieme ai consiglieri comunali, nel corso della mattinata di venerdì 11 settembre occuperà i locali della Filiale Bper del paese per protestare e manifestare il malcontento della sua comunità alla luce delle decisioni prese dalla direzione centrale della Banca Popolare dell’Emilia Romagna circa la chiusura dell’ufficio.

Tale decisione è ritenuta dal primo cittadino e dall’amministrazione comunale di Ofena “ingiusta e irrispettosa delle esigenze dei cittadini, soprattutto in considerazione del fatto che nel piccolo paese non ci sono banche e solo un ufficio postale aperto a giorni alterni”. 

“Ciò recherebbe notevoli disagi alla popolazione”, si legge nella nota, “principalmente in considerazione del fatto che si tratta di una comunità a prevalenza di anziani che hanno notevole difficoltà nello spostarsi”.

 

Fonte: Abruzzo Live




Tinari (Pres. Consiglio Comunale AQ): no alla chiusura filiale BPER Coppito

“Se venisse confermata la notizia dell’imminente chiusura della filiale Bper di Coppito, ci troveremmo di fronte all’ennesima scelta illogica di chi non ha a cuore gli interessi della nostra città e del nostro territorio, dove a fatica e con grande sacrificio si fanno passi avanti ma non possiamo permetterci di fare passi indietro”. A lanciare l’allarme Roberto Tinari, presidente del Consiglio comunale aquilano.

“Privare i cittadini di un territorio altamente popolato come quello di Coppito, di un servizio essenziale quale la presenza di un istituto di credito è un fatto gravissimo, soprattutto se la scelta non è giustificata dalla mancanza di utili ma da altre logiche. Ritengo che tale decisione, se confermata, sia frutto di un ragionamento incomprensibile e scellerato”.

E conclude: “Useremo ogni modo e mezzo, sempre nel pieno rispetto delle leggi e del libero mercato, per scongiurare la chiusura degli sportelli e mantenere la Bper a Coppito”.

 

 

Fonte: www.laquilablog.it

 

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Piani industriali grandi gruppi bancari = ulteriore impoverimento del territorio.

Da mesi, come Fisac e CGIL L’Aquila, stiamo lanciando il grido d’allarme riguardo l’ abbandono del nostro territorio da parte dei grandi Gruppi bancari. Oggi si sta concretamente verificando quanto da noi paventato.

Un esempio lampante (ma non l’unico) è rappresentato dal piano industriale della BPER e dai suoi effetti nella nostra Provincia, per la quale rappresenta la più importante realtà nel mercato del Credito.
Dal mese di aprile di quest’anno sono circa 30 i lavoratori della Provincia dell’Aquila usciti dall’Azienda, contando anche quelli che cesseranno alla fine del mese di settembre; pur trattandosi di lavoratori che verranno accompagnati alla pensione, il mancato turn-over rappresenta un innegabile impoverimento per il territorio. L’accordo che disciplina gli esodi, datato 29/10/19, prevede 2 nuove assunzioni ogni 10 uscite: ad oggi, a fronte di circa 30 esodati, le assunzioni effettuate in Provincia sono state solo 2. Il timore è che alla riduzione dell’occupazione si accompagni un’ulteriore delocalizzazione verso altri territori, considerati più allettanti dalla Banca: un timore che si estende alle ulteriori uscite previste dal piano fino al 31 marzo 2021.

Segnali in tal senso ce ne sono già diversi. Temevamo da tempo che gli uffici di Viale Pescara si avviassero verso un progressivo smantellamento, sulla scia di quanto già accaduto all’Ufficio Ricostruzione; oggi ci preoccupa apprendere che lavoratori prossimi all’esodo siano stati chiamati a passare le consegne a colleghi che opereranno da altri territori, a riprova dell’intento di spostare il lavoro dalla nostra Provincia.
A giorni l’Azienda dovrebbe comunicare l’elenco delle filiali destinate a chiudere entro la fine dell’anno: abbiamo ragione di temere che il nostro territorio possa essere pesantemente colpito da nuove chiusure, che si aggiungerebbero ai due sportelli che hanno già abbassato le saracinesche nel corso dell’anno, senza contare gli ulteriori tagli in arrivo nel 2021. Non si tratta, purtroppo, di un fenomeno che riguarda la sola BPER: basti pensare alle 4 filiali chiuse in Provincia dal MPS nei mesi scorsi, ed alle prevedibili ulteriori chiusure che saranno prodotte dall’accorpamento di UBI in Banca Intesa o dal previsto ridimensionamento di Banca Popolare di Bari.

Il fenomeno dell’abbandono bancario ha conseguenze gravissime: non rappresenta soltanto una perdita di posti di lavoro ma costituisce un forte limite nell’accesso al credito ed ai servizi bancari da parte delle imprese locali, minandone pesantemente le prospettive di crescita. E’ appena il caso di ricordare che in Provincia dell’Aquila circa due terzi dei Comuni sono sprovvisti di sportelli bancari; la chiusura di una filiale in un comune montano contribuisce in maniera decisiva ad accelerarne lo spopolamento.

Colpisce il fatto che l’importanza della questione sia totalmente ignorata dalla politica locale, che finora si è mostrata del tutto indifferente ai nostri appelli, mostrando di non comprendere quanto il fenomeno contribuisca al declino economico ed anagrafico delle aree interne.

 

CGIL – CDLT L’AQUILA                                                           FISAC/CGIL PROV.LE L’AQUILA
IL SEGRETARIO                                                                       IL SEGRETARIO
FRANCESCO MARRELLI                                                           LUCA COPERSINI

 

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Multati gli ex amministratori Carispaq

Confermate le sanzioni amministrative di Bankitalia per 258mila euro all’ex dg Tordera, al cda e al collegio sindacale.


L’AQUILA. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d’Appello di Roma che con decreto del 4 luglio 2017 aveva rigettato l’opposizione proposta dalla Banca Popolare dell’Emilia Romagna spa e da Raffaele Marola, Ettore Barattelli, Aldo Tranquilli, Luciano Cicone, Adriano Rossi, Stefano Fabrizi, Roberto Colagrande, Rinaldo Tordera, Claudio Zaffiri, Pietro Passerini, Donato Lombardi, Franco Pingue, Marco Fregniavverso il provvedimento con il quale la Banca d’Italia ha irrogato sanzioni amministrative per complessivi 258.000 euro all’Istituto di credito, in solido con gli esponenti aziendali, sanzionati nelle rispettive qualità di componenti del consiglio di amministrazione, di direttore generale e di componenti del collegio sindacale della Carispaq (Cassa di Risparmio della Provincia dell’Aquila)” che all’epoca dei fatti faceva parte del gruppo Bper.

LA SENTENZA.
La Banca d’Italia, si legge nella sentenza pubblicata ieri “all’esito dell’ispezione svolta nel periodo 8 novembre 2010-4 febbraio 2011, avente ad oggetto la verifica del rispetto della normativa antiriciclaggio ha contestato i seguenti illeciti: A) carenze nell’organizzazione e nei controlli interni da parte dei componenti del cda; B) carenze nei controlli da parte dei componenti del collegio sindacale. A ciascuno dei componenti del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale è stata applicata la sanzione di 18.000 euro, al direttore generale la sanzione di 24.000 euro. A sostegno della decisione di rigetto dell’opposizione la Corte d’Appello di Roma ha evidenziato che la contestazione di scarsa funzionalità delle azioni di contrasto del riciclaggio era supportata dagli esiti dell’attività ispettiva”.

LE MOTIVAZIONI. La Cassazione ha respinto diversi motivi proposti dai ricorrenti a sostegno delle proprie ragioni, motivi sia “tecnici” che di merito. In particolare, scrivono i giudici dell’Alta Corte in relazione al profilo probatorio, “la Corte d’Appello ha evidenziato con rilievi puntuali quanto emerso dall’ispezione, precisando che era mancata l’individuazione dell’effettivo titolare di 1.900 clienti persone giuridiche, pari al 17% del totale; non era stata prestata attenzione alle problematiche sorte nella fase di ricostruzione post-terremoto, che avrebbe richiesto invece l’adozione di strumenti idonei a consentire la tracciabilità dei flussi di danaro confluiti per la ricostruzione; era mancato il funzionamento integrale del Pns (presidio normative specifiche); vi erano state omissioni nei controlli delle movimentazioni, con conseguenti maggiori difficoltà nella tracciabilità del denaro e, in generale, si era riscontrato ritardo nell’identificazione di operazioni sospette. In generale erano state riscontrate frequenti movimentazioni di danaro contante non coerenti con l’attività del cliente di riferimento, e ciò anche nella filiale di Roma che non era coinvolta nell’attività di ricostruzione post-sisma. Si trattava di carenze significative dell’attività di monitoraggio della clientela, tali da rendere concreto il rischio del riciclaggio, e ciò è sufficiente ad integrare le violazioni contestate”.

CARENZE ORGANIZZATIVE. La tesi secondo cui le carenze organizzative sarebbero addebitabili alla società capogruppo”, scrivono ancora i giudici, “della quale gli amministratori e sindaci di Carispaq avrebbero recepito le direttive, è stato superato dalla Corte d’Appello con il richiamo alla disciplina dei gruppi societari, che milita nel senso dell’autonomia delle società coordinate o che fanno parte di gruppi societari, donde la perdurante responsabilità degli amministratori e dei sindaci di ciascuna società per l’attività da essa svolta. Per un verso, quindi, la soggezione alle scelte organizzative della capogruppo non poteva comportare l’esonero da responsabilità di amministratori e sindaci di Carispaq e, per altro verso, la gravità delle disfunzioni organizzative e contabili rilevate era tale da incidere necessariamente sull’efficacia dell’azione antiriciclaggio, donde l’esigibilità di un intervento da parte di amministratori e sindaci di Carispaq finalizzato a riportare la situazione sotto controllo”. La Corte quindi “rigetta il ricorso e condanna i ricorrenti in solido alla rifusione delle spese del giudizio di legittimità, che liquida in euro 6.200”.

 

Fonte: wwww.ilcentro.it




CGIL: allarme spopolamento per la Provincia dell’Aquila

Continuo ed inesorabile è il crollo demografico nella nostra provincia; infatti dai dati Istat relativi al 31 dicembre 2019, risulta una perdita netta di residenti pari a 2537 cittadini e cittadine rispetto all’inizio dell’anno, con una incidenza dello 0,85%, oltre il doppio se lo confrontiamo con il dato percentuale che interessa l’intero paese e che si attesta allo 0,4%. Se lo compariamo con il dato certificato al 31 dicembre 2014 risulta una perdita di residenti pari a 8393 cittadini e cittadine, pari al 2,75% di residenti in meno.

A fare il punto sono Francesco Marrelli, Segretario Generale CGIL della Provincia dell’Aquila, Miriam Del Biondo, Segretaria Generale FLC CGIL ed Anthony Pasqualone, Segretario Generale FP CGIL.

Partendo da una analisi delle nascite, spiegano, “abbiamo avuto una riduzione del 21% in 5 anni, infatti il dato al 2015 era pari a 2376 nascite di bambini e bambine che si riduce a 1877 nel 2019; se lo confrontiamo con l’anno 2018 abbiamo una riduzione percentuale pari al 9,1%, il doppio della diminuzione rilevata su tutto il territorio nazionale che si attesta al 4,5%. Il saldo naturale subisce un ulteriore peggioramento passando da -1155 cittadine e cittadini del 31.12.2014 a -1678 cittadine e cittadine del 31.12.2019″.

Ad aggravare ulteriormente la situazione è una preoccupante inversione di tendenza che vede un graduale abbandono del territorio anche da parte di cittadini stranieri; “dopo cinque anni in cui abbiamo riscontrato un saldo sempre crescente di residenti stranieri nella nostra provincia, nel 2019 – per la prima volta – il saldo tra inizio e fine anno vede un segno negativo pari a -362 residenti stranieri. Aumenta contestualmente la migrazione verso l’estero con un incremento del 21,45% nel rapporto tra il 2018 con 2019″.

A pagare maggiormente questa tendenza sono le aree montane più marginali e svantaggiate, “quelle che continuano a vivere una mancanza di servizi essenziali – sottolineano Marrelli, Del Biondo e Pasqualone – quali il trasporto pubblico locale, la restrizione dei servizi sanitari, la difficoltà per l’accesso alla scuola, i continui disagi per i servizi postali. Incide negativamente nelle scelte delle persone anche una continua contrazione dell’occupazione che costringe molti alla migrazione verso altri territori, sia fuori che dentro regione”.

Per il prossimo futuro dobbiamo invertire il paradigma sulle aree interne che dovranno assumere una nuova connotazione e la cui narrazione, che le ha sempre considerate svantaggiate, geograficamente, economicamente e socialmente, dovrà essere quella della potenzialità “caratterizzata sui punti di forza quali l’agroalimentare, la cultura, il turismo, la biodiversità e la migliore qualità della vita in generale. Per le comunità che abitano queste aree, la salute rappresenta un servizio fondamentale che, laddove assente, spinge la popolazione a migrare. Le dinamiche dell’invecchiamento e l’evoluzione dei bisogni prodotti dalla crescente frequenza di patologie croniche sono fenomeni che interessano principalmente i territori con forte spopolamento e che, pertanto, richiedono un ripensamento dei servizi sanitari sempre più orientati verso la presa in carico del paziente. Per questa ragione abbiamo la necessità di un vero progetto di sanità di prossimità che possa rifondare un patto fiduciario tra il sistema di welfare e le comunità locali che dovranno essere coinvolte nelle scelte strategiche delle funzioni sanitarie”.

Per la CGIL assume sempre maggiore rilevanza l’integrazione, concetto che dovrà rappresentare uno degli obiettivi fondamentali delle future innovazioni organizzative del sistema sanitario, “che vuol dire – spiegano Marrelli, Del Biondo e Pasqualone – integrazione tra servizi sanitari e socio sanitari, anche mediante il trasferimento dell’offerta sanitaria dall’ospedale al territorio e al domicilio del paziente, tramite la piena complementarietà delle funzioni. E’ dentro questa visione che la costituzione della Casa della Salute può assumere le importanti funzioni di realizzare una nuova identità di comunità efficace e partecipativa, finalizzata a rendere concreti i diritti di cittadinanza, facilitare il principio di solidarietà ed integrare le risorse del territorio”.

La Casa della Salute, rappresenta una struttura pubblica dove trovano allocazione i servizi territoriali che erogano prestazioni sanitarie. “Un centro al servizio dei cittadini per l’accesso alle cure primarie – ivi compresi gli ambulatori di Medicina Generale e Specialistica ambulatoriale – e sociali. Un luogo in cui si concretizzi non solo l’accoglienza e l’orientamento ai servizi, ma soprattutto la continuità dell’assistenza, la gestione delle patologie croniche ed il completamento dei principali percorsi diagnostici che non necessitano di ricorso all’ospedale. Una struttura che si adatta alle caratteristiche epidemiologiche della popolazione del territorio e non il contrario”.

Perseguire il concetto della buona qualità della vita, vuol significare avviare un processo di rinnovamento dei borghi con una progettualità volta a ricomporre il territorio, “restituendo identità ai luoghi e senso di appartenenza a chi li abita e li frequenta. La praticabilità e la lontananza dei territori periferici dagli insediamenti abitativi dei centri urbani maggiori fanno discendere l’accessibilità ai servizi di cittadinanza. Affinché la distanza non si tramuti in marginalità è necessario rendere accessibili i territori, migliorando i servizi di trasporto ed il collegamento dalle aree e nelle aree. Tempi e modi si devono coniugare con celerità e accessibilità. Bisogna rafforzare e ripensare l’offerta dei servizi di trasporto nelle aree interne per migliore la mobilità delle persone avvicinando le esigenze di cittadini e cittadine al raggiungimento in poco tempo dei servizi disponibili nei centri urbani, valutando attentamente i fabbisogni e la domanda di spostamento, riqualificando e potenziando la dotazione infrastrutturale”.

Dalla rete dei servizi che nasce e trova sostegno nella progettazione inclusiva del territorio, dipende anche la sorte delle piccole scuole che lo presidiano rendendo più facile per le comunità la permanenza nei piccoli centri. “Nella nostra provincia le poche scuole delle aree più interne che ancora resistono sono a forte rischio di chiusura anche a causa dei parametri del D.M.81 che stabilisce rapporti numerici non adeguati alla demografia delle zone soggette a spopolamento. Chiediamo da anni alla politica di rappresentare la necessità della revisione dei parametri che permetterebbe la sopravvivenza delle piccole scuole e dei paesi su cui insistono. Siamo favorevoli a forme di razionalizzazione, ma mantenendo il presidio scolastico all’interno di un sistema integrato di servizi che può contribuire a ribaltare il paradigma delle aree interne e a spingere le persone non solo a restare, ma anche a trasferirvisi per una migliore qualità della vita. Le aree interne vanno rese accattivanti. Occorre, perciò, un nuovo protagonismo della politica e delle istituzioni, serve comprendere i problemi e ricercarne le soluzioni, eliminando dalla dialettica una inutile e dannosa retorica. Occorre un progetto che superi la condizione di solitudine di cittadini e cittadine che vivono nelle aree interne e che riconsegni alle comunità locali la possibilità di discutere e costruire il loro futuro”.

 

Fonte: www.news-town.it




Banca Credem apre in Piazza Duomo

Dopo quasi 11 anni dal terremoto del 6 aprile 2009, Credem torna nel centro storico. Oggi riapre la nuova filiale dell’istituto, decimo gruppo bancario italiano, presente su tutto il territorio nazionale con oltre 600 tra filiali, centri imprese, centri small business, negozi finanziari e quasi 1,2 milioni di clienti.

La filiale occupa il piano terra ed una parte del primo piano di Palazzo Betti in piazza Duomo 62, rinnovando una tradizione che ha visto per decenni l’utilizzo dell’edificio come filiale bancaria: è stato infatti per lungo tempo la storica sede della Banca di Roma.

Il palazzo risale alla seconda metà dell’Ottocento, quando fu costruito in stile neorinascimentale per volontà dell’avvocato toscano Gustavo Betti, operante nel settore del commercio. L’edificio fu oggetto di ammodernamenti negli anni trenta del Novecento, con la creazione degli ingressi sulle vie laterali. A causa dei danni subiti con il terremoto del 2009 l’edificio è stato sottoposta a un lungo intervento di restauro, da poco ultimato.
Sul selciato esterno al palazzo, in corrispondenza dell’entrata, è stata collocata una pietra d’inciampo in ricordo di Giulio Della Pergola, ebreo aquilano arrestato e deportato ad Auschwitz

Fino al terremoto la filiale era ubicata nei pressi della Basilica di San Bernardino. A seguito del sisma era stata trasferita nella periferia ovest della città.. La filiale,  aperta dal 2003, presenta un organico di 11 persone oltre a tre consulenti finanziari.

Per il direttore territoriale Luca Antonio Trotta, tornare in città ha un valore non solo simbolico. Trotta si è detto convinto che il territorio aquilano abbia grandi potenzialità per la vivacità economica e sociale che dimostra.




BPER: anche ad Introdacqua Sindaco e Giunta contro chiusura della filiale

La Banca popolare dell’Emilia Romagna abbandona anche Introdacqua.

L’annuncio è stato dato ieri dalla stessa amministrazione comunale, precisando che già dal 22 maggio prossimo la filiale bancaria sarà chiusa, senza preavviso. Un brutto colpo per Introdacqua considerando che lo stesso istituto di credito gestisce la tesoreria comunale.

La richiesta di un incontro e di valutare un rinvio della chiusura della filiale a dopo l’emergenza sanitaria è arrivata dagli amministratori comunali.
Inoltre sindaco e maggioranza esprimono meraviglia per il fatto che in un momento delicato la Bper abbia deciso di abbandonare Introdacqua e i suoi utenti, cittadini e imprese, provocando proprio in periodo di emergenza ulteriori disagi per quanti dovranno in tempi rapidi provvedere a trasferire i conti in altre aziende.

Secondo gli amministratori è da stigmatizzare anche il fatto che la decisione della Bper sia stata frettolosa, lasciando una realtà di duemila abitanti, in gran parte anziani, con tutte le conseguenze immaginabili che tale decisione può provocare.
Pochi giorni fa era stata chiusa anche la filiale di Pacentro.

 

Fonte: Il Centro

 

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In Abruzzo le mafie pronte per il dopo epidemia

La criminalità organizzata è già pronta a infiltrare le imprese abruzzesi per approfittare della pioggia di miliardi destinata dal Governo a risollevare l’economia italiana paralizzata dal lockdown. Dai 400 miliardi di euro di garanzie alle imprese, disponibili da due giorni, ai 50 miliardi annunciati ieri nel decreto aprile di prossima approvazione, passando per i 25 miliardi già messi a disposizione di aziende e famiglie nel decreto “Cura Italia” di marzo.
Una “potenza di fuoco”, come l’ha definita il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ingolosisce le mafie le quali anche in Abruzzo, mantenendo il proverbiale basso profilo assunto da anni, puntano sull’economia legale per riciclare il denaro sporco e ampliare il loro controllo sul territorio.

I colletti bianchi (avvocati, commercialisti, consulenti) aderenti alle organizzazioni mafiose – spiega Francesco Buzzetti, sociologo, criminologo ed esperto di criminalità economica – stanno già alacremente lavorando per organizzare questa entrata in grande stile nelle aziende, anche di piccole dimensioni, sopperendo alla contingente carenza di liquidità (che molto spesso serve al piccolo imprenditore, non avendo saputo o potuto programmare il futuro, per le esigenze familiari quotidiane) con le tonnellate di contante a loro disposizione, per poi cementarsi a queste realtà imprenditoriali e poterle utilizzare per attività di riciclaggio a vari livelli. Parliamo di cambi assegni rivenienti da usura, denaro contante proveniente da attività illecite, luoghi di ritrovo illecito e traffici di varia natura”.

Tutto questo in un contesto territoriale già di per sé permeabile dalla criminalità organizzata, essendo l’Abruzzo al centro della rotta Adriatica. C’è poi la piaga dell’usura che, in base alla classifica nazionale stilata nel 2019 da Il Sole 24 Ore, ha visto l’Aquila e Teramo calasificarsi rispettivamente al terzo e quarto posto, Chieti al nono e Pescara al quindicesimo.
Per non parlare del gioco d’azzardo che, secondo i dati provvisori del 2019 dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, vede Teramo (con 2.054 euro) al secondo posto nazionale per raccolta pro-capite.

Un altro punto debole è l’ “Emporio d’Abruzzo” nell’area metropolitana Chieti-Pescara, caratterizzato dalla presenza di sei centri commerciali racchiusi in 20 Km (tra le concentrazioni più alte d’Italia per numero di abitanti e Pil regionale), a rischio riciclaggioE infine c’è il business, in espansione, delle energie alternative.

Sarà pertanto necessario – ammonisce Buzzetti – che il legislatore imponga al sistema economico-finanziario, ma anche alle stesse Pubbliche Amministrazioni, robusti e/o rafforzati presìdi di controllo ai vari livelli della filiera. Dalla compliance (il rispetto delle norme specifiche), all’antiriciclaggio, all’audit interno per poter assicurare alla società, già disorientata da false culture esasperatamente liberiste, una qualità del prodotto finito il più possibile non inquinato dalla criminalità”.

 

Articolo di Davide De Amicis sul Messaggero del 23/4/2020

 

 

 

 

 




Le Segreterie Abruzzo Molise scrivono a Prefetti per pagamento pensioni e CIG

Al Prefetto di Pescara
[email protected]

Al Prefetto dell’Aquila
[email protected]

Al Prefetto di Chieti
[email protected]

Al Prefetto di Teramo
[email protected]

Al Prefetto di Campobasso
[email protected]

Al Prefetto di isernia
[email protected]

Oggetto: Richiesta di presidio per rischio contagio COVID-19 in prossimità di filiali di Aziende di Credito, in occasione delle prossime scadenze di pagamento delle pensioni e cassa integrazione.

Ill.mo Sig. Prefetto,

le scriventi Organizzazioni Sindacali del settore del Credito sono a rappresentarLe con la presente la preoccupazione derivante dal prossimo pagamento delle pensioni e della cassa integrazione presso gli sportelli bancari della Sua Provincia, quanto a rischio di grande affluenza ed attese in coda di clientela in genere, ed anziana in particolare.

Le recenti disposizioni previste da ABI e rivolte a tutte le aziende di credito associate, dopo intensa trattativa con le controparti sindacali di settore, prevedono l’invito ai clienti a recarsi fisicamente in banca solo per compiere operazioni indifferibili e urgenti e comunque previo appuntamento. Trattasi di modalità di relazione sicuramente nuove e non ancora del tutto metabolizzate da gran parte della clientela tradizionale e/o anziana, non del tutto avvezza all’utilizzo di strumenti di monetica o di internet banking; le prossime scadenze tecniche di cui all’oggetto, quindi, rappresentano certamente un concreto rischio di assembramenti di persone al di fuori degli ingressi delle agenzie con conseguente possibile contagio da COVID-19.
A questa evidente criticità si somma la carenza presso gran parte della rete bancaria della Provincia di adeguati dispositivi di igiene e protezione individuale, nella disponibilità del personale bancario addetto e della clientela, aumentando sensibilmente il rischio epidemiologico della diffusione virale.

Dunque, al fine ultimo di mitigare quanto più possibile ogni rischio sanitario derivante da tali possibili assembramenti di utenza, chiediamo il Suo autorevole intervento volto a porre in essere ogni misura di monitoraggio della situazione quanto a rispetto della normativa vigente in materia di COVID-19, al fine ultimo di garantire al meglio la salute pubblica e l’incolumità di tutti.

Da parte nostra garantiamo l’attivazione di ogni presidio sul territorio volto a segnalare eventuali situazioni di criticità alle competenti Autorità di Polizia, quanto a scelte organizzative aziendali e/o comportamenti individuali della clientela non conformi alle disposizioni di legge.

Nel ringraziarLa per l’attenzione che ci vorrà riservare, restiamo a Sua completa disposizione per ogni esigenza di chiarimento ulteriore.

Pescara, 28 marzo 2020

 

LE SEGRETERIE
FABI – FIRST CISL – FISAC CGIL – UIL C.A. – UNISIN

 

Scarica la Lettera ai Prefetti ABRUZZO MOLISE




CGIL AQ: preoccupanti i dati sullo spopolamento in Provincia

Se i dati pubblicati dall’Istat sulla diminuzione della popolazione nel nostro Paese sono sconfortanti, quelli relativi alla sola provincia dell’Aquila assumono una connotazione che dovrebbe preoccupare, e non poco, la politica, chiamata ad intervenire rapidamente per invertire la tendenza.

A denunciarlo è il segretario generale della Cgil, Francesco Marrelli, che sottolinea come, in soli 9 mesi del 2019 (periodo gennaio-settembre), la nostra provincia abbia perso 2158 residenti rispetto al 1° gennaio 2019, “di cui 1265 dovuti al saldo naturale morti-nascite e 893 al saldo migratorio verso altri territori. Di questi ultimi, il 60% sono uomini e il 40% donne”.

Con un indice percentuale di incidenza rispetto alla popolazione dello 0,7% in meno rispetto all’anno precedente (quello relativo alla popolazione dell’intero Paese si attesta a un indice percentuale pari allo 0,19%), l’Abruzzo si attesta allo 0,46% “con una diminuzione complessiva di popolazione regionale pari a 6072 residenti, di cui 4753 per saldo naturale e 1319 per saldo migratorio. Non v’è chi non veda come la tendenza alla diminuzione di residenti per la provincia dell’Aquila è circa quattro volte maggiore di quella riferita all’intero paese, di quasi il doppio se ci riferiamo invece alla regione Abruzzo.

Se da una parte incide pesantemente il saldo naturale, aggiunge Marrelli, “dall’altra continua inesorabile una tendenza allo spopolamento dei nostri territori. La mancanza di lavoro e la precarietà per le nuove occupazioni stanno generando insicurezza e timore per il futuro. I nostri territori rischiano di diventare sempre più fragili con una fascia di povertà in costante aumento. Tale condizione viene riscontrata anche dalla popolazione che beneficia del reddito di cittadinanza.

In effetti, se si rapporta il numero di domande alla popolazione residente, è la provincia dell’Aquila quella che ha la più alta incidenza di popolazione coinvolta con il 3,77% del totale, a fronte del 2,87% di Chieti, del 3,76% di Pescara e del 2,86% di Teramo, per un totale pari ad 1,61% dei nuclei familiari residenti sul territorio contro l’1,22% di Chieti, l’1,57% di Pescara e l’1,20% di Teramo“.



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La nostra provincia evidenzia dunque un arretramento strutturale del quadro economico.

“Dopo anni di mancata crescita e di crisi, molte famiglie beneficiano del reddito di cittadinanza come unica possibilità di sussistenza e di recupero potenziale di una condizione lavorativa che, in molti casi, è venuta meno alla fine del percorso di protezione degli ammortizzatori sociali a seguito della riforma del 2015 che ne ha ridotto fortemente la disponibilità nell’utilizzo, ovvero non si è mai definita a causa di un lungo periodo di inoccupazione per la mancanza di opportunità concrete di lavoro“, prosegue Marelli.

Allo stesso modo “sta incidendo sulla scelta di trasferire la propria residenza la riduzione di servizi quali trasporti, sanità, scuola e infrastrutture, a cui si aggiungono servizi bancari e postali. Lo spopolamento, tuttavia, si può combattere solo rompendo la dinamica dell’isolamento progressivo delle zone meno densamente abitate o più lontane dai grandi agglomerati urbani, ma c’è bisogno di idee nuove e dell’impegno di tutte le forze di rappresentanza economiche e sociali. Il nostro è un territorio di grandi potenzialità, che vanno tuttavia messe a valore attraverso percorsi di crescita condivisa. Le ragioni dello sviluppo passano necessariamente attraverso la cura e la valorizzazione delle specificità locali”.

Per questo motivo la CGIL immagina l’avvio di una nuova stagione di confronto politico, che ponga al centro le possibilità legate ai finanziamenti europei e la possibilità che la nostra provincia possa proporsi come un laboratorio d’iniziativa, dove sperimentare i temi dello sviluppo sostenibile, dell’inclusione sociale e dell’innovazione tecnologica, che sono l’asse portante della programmazione comunitaria che va dal 2021 al 2027.

“A nostro avviso – conclude Marelli – occorre stringere un patto politico locale fra le parti ed aprire nuova fase, in grado di sostenere le iniziative imprenditoriali più innovative, per dare ai nostri giovani delle ipotesi di futuro, senza per questo svendere il nostro patrimonio ambientale o chiudere le porte ad ogni ipotesi di sviluppo. Non abbiamo alternative di tipo conservativo, che possano evitarci ciò che sta accadendo. Il tempo è scaduto: adesso bisogna reagire“.

Fonte: www.news-town.it

 

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