Infortuni sul lavoro: in Abruzzo aumento del 41% in un anno

Cgil, numeri allarmanti con alta percentuale di donne


In Abruzzo nel 2022 (dato aggiornato al 30 novembre) gli infortuni sul lavoro hanno registrato un incremento del 41 per cento rispetto al precedente anno.
Lo rende noto la segreteria Cgil Abruzzo-Molise

Crescono di 4.293 quelli denunciati all’Inail rispetto al 2021, per un numero totale di 14.774. Il primato in questa triste classifica va alla provincia di Chieti con 4.616 denunce, seguita da Teramo con 4.309, Pescara con 3.072 e L’Aquila con 2.777.

Il 45% degli eventi ha coinvolto donne: una percentuale più alta di quella del numero delle donne occupate, a conferma che troppo spesso l’occupazione femminile, oltre ad essere peggio retribuita, è anche più rischiosa.

Calano gli infortuni mortali, ma in questo senso influisce fortemente il Covid: erano 37 quelli complessivi nel 2021 di cui 15 a causa dei contagi, mentre sono stati 20 nel 2022 senza nessun caso attribuibile al corona virus. Dei 20 incidenti mortali, 4 sono state le vittime di sesso femminile così come 4 i cittadini di nazionalità straniera. In 5 casi le morti sono avvenute a causa di incidenti stradali nel percorso casa-lavoro e la fascia di età più colpita è stata quella tra i 50 e 59 anni (8 morti).

Chieti e L’Aquila, con 6 infortuni mortali, le province più falcidiate da questa drammatica tragedia. L’Aquila che tra l’altro evidenzia il preoccupante dato di un infortunio mortale ogni 463, rapporto ben più basso di quello regionale pari ad uno ogni 739. Sono stati 5 i morti in provincia di Teramo e 3 in quella di Pescara.

“Numeri – osserva la Cgil – che da un lato confermano l’emergenza sicurezza sul lavoro e dall’altro testimoniano quanto urgenti siano azioni ed investimenti affinché si inverta questo trend. Vanno potenziati gli enti preposti ai controlli così come vanno pretesi investimenti dalle aziende: investimenti in cultura della sicurezza e in macchinari, tecnologie e manutenzioni che impediscano che un turno di lavoro possa trasformarsi in un turno di morte”.

 

Fonte: Ansa




Crolla il potere d’acquisto delle famiglie abruzzesi

Tra prima e dopo la pandemia il dato è sceso del 4,5%, in Italia un calo peggiore solo nel Veneziano Ogni cittadino ha perso 350 euro di reddito annuo, la provincia si conferma la più povera d’Abruzzo


Con la pandemia ogni cittadino dell’Aquilano ha perso in media 350 euro di reddito annuo, confermandosi non solo il più povero in Abruzzo ma risultando anche tra i più colpiti in Italia dalle conseguenze economiche del Covid. A scattare questa fotografia impietosa sull’impoverimento degli aquilani è il recente report sul 2021 realizzato dalle Camere di commercio, attraverso i dati e i calcoli del Centro studi Tagliacarne e di Unioncamere.

A pesare sono soprattutto gli effetti dei lockdown nelle aree più dipendenti dall’economia turistica e in particolare in quelle che vivono di turismo invernale e sciistico. Non a caso, la regione in cui il potere d’acquisto delle famiglie è calato maggiormente – nel rapporto tra reddito e prezzi dei prodotti – è la Valle d’Aosta (-3,9%), poi viene l’Abruzzo(-2,2%). È proprio l’Aquilano ad abbassare il dato regionale, con il suo crollo del 4,5% nelle risorse disponibili per le famiglie, dato che è secondo in assoluto a livello nazionale, dietro solo al Veneziano e a pari merito con il Riminese e il Fermano. Male anche Pescarese e Teramano, che sono subito dietro l’Aquilano. In Abruzzo soltanto le famiglie del Chietino hanno visto una crescita con la fine della fase più dura dell’emergenza sanitaria.

Il crollo del potere d’acquisto delle famiglie dell’Aquilano registrato nell’anno 2021 – quindi prima della fase acuto della crisi energetica – è dovuto soprattutto alla riduzione del reddito. Secondo l’analisi delle Camere di commercio, in provincia il reddito disponibile per ogni cittadino (numero che è la somma dei redditi da lavoro, da capitale/impresa, da prestazioni sociali e trasferimenti, al netto di imposte e contributi), è sceso da una media di 15mila euro a una di 14.650. Un reddito nettamente più basso rispetto a quello di tutti gli altri abruzzesi: un teramano guadagna in media 2.600 euro in più, un pescarese oltre tremila euro in più, un chietino quasi quattromila euro in più.


Fonte: Il Centro

 




Cgil: i dati su reddito e pensione di cittadinanza in Abruzzo

Dalla CGIL regionale arriva un rapporto sui dati che concernono la richiesta di redditi e pensioni di cittadinanza in Abruzzo. Dall’analisi del sindacato emerge che la situazione di crisi e difficoltà sta colpendo maggiormente i soggetti più fragili le cui condizioni sociali ed economiche stanno rapidamente peggiorando.

In Abruzzo nel 2022 ci sono 1.924 famiglie che hanno fatto ricorso a queste tipologie di sussidio in più rispetto allo scorso anno. Un dato in linea con la crescita che si è registrata a livello nazionale: come lo scorso anno, infatti, le famiglie abruzzesi richiedenti sono l’1,9% del totale nazionale.

In Abruzzo, continua ad essere Pescara la provincia con il maggior numero di richieste(6.652, 827 in più rispetto al 2021), seguita da Chieti (6.315 domande, 819 in più dello scorso anno), L’Aquila con 5.551 domande (+106) ed infine Teramo con 4.552 richieste (172 in più del 2021). Numeri che rimandano ad una situazione di disagio sociale, solo parzialmente mitigata da una misura che mediamente vale, per ogni nucleo, 521€ in Abruzzo.

Complessivamente le persone che hanno beneficiato del sostegno sono state, nell’anno in corso, 61.903 in Abruzzo. Ben più ampia la platea dei beneficiari del Reddito di Cittadinanza, rispetto alla Pensione di Cittadinanza. Beneficiano del primo, infatti, il 95% del totale a conferma che la mancanza di occupazione che garantisca un reddito dignitoso, è la principale causa della povertà.

In Abruzzo, così come nel resto del Paese, i nuclei familiari maggiormente coinvolti dal sostegno sono quelli con un solo componente e quelli con 4 componenti di cui almeno un figlio minore.

A fronte di questi dati la CGIL ha dichiarato che:

In un momento storico come l’attuale, dove i venti di guerra fanno sentire i loro echi con bollette sempre più care e nella difficoltà generale di trovare lavoro, non è quindi immaginabile tagliare una misura che garantisce la sopravvivenza a tanti e tante.

È evidente che, ad oggi, così come per gli altri ammortizzatori sociali (NASPI e cassa integrazione straordinaria in primis) a dover essere migliorate sono le politiche attive del lavoro: aiuto e sostegno concreto alla ricerca di un lavoro che consenta un’esistenza dignitosa a chi oggi non ce l’ha. Ben vengano quindi, le politiche formative, di competenza delle singole Regioni e finanziate principalmente dalle risorse del PNRR, che si stanno mettendo in campo. Ma si faccia di tutto affinché siano davvero funzionali a dare risposte ai bisogni di chi non ha un’occupazione e non si limitino ad essere un “sostegno” ad enti formativi privati.

È necessario, infatti, che da un lato si costruiscano competenze utili per le opportunità che il territorio offre, dall’altro che si monitorino costantemente i risultati della formazione che viene fatta, misurandone anche gli effetti in termini di nuova occupazione prodotta.

La CGIL Abruzzo e Molise continuerà a sostenere queste battaglie di giustizia sociale che da sempre la vedono protagonista nelle piazze regionali e nazionali, a prescindere dal colore dei Governi che si succedono, con l’unico obiettivo di migliorare le condizioni di vita e lavoro di lavoratrici e lavoratori e di pensionate e pensionati, affinché nessuno rimanga indietro.”

 

 




Bcc Abruzzo Molise – Accordo per il Premio di Risultato 2022

ABRUZZO MOLISE


 

PREMIO DI RISULTATO 2022: FIRMATO L’ACCORDO PER L’EROGAZIONE 
BILANCIO ESERCIZIO 2021

In data odierna, presso la Federazione Abruzzo e Molise BCC è stato sottoscritto l’accordo che consentirà l’erogazione del “premio di risultato” 2022, relativo all’esercizio 2021.

La liquidazione del PDR avverrà con la busta paga del mese di ottobre al personale in servizio nel mese di erogazione e che abbia prestato attività lavorativa nel corso dell’anno di misurazione 2021.
Nel caso di inizio del rapporto di lavoro durante l’ anno di misurazione il premio di risultato verrà erogato in proporzione ai mesi di servizio prestati, considerando come mese intero l’eventuale frazione superiore ai 15 giorni.

Per quanto riguarda la metodologia di calcolo è stata adottata la stessa degli anni precedenti, ed in particolare quella dello scorso anno. Inoltre è stata confermata la possibilità di optare, in luogo dell’erogazione in busta paga di tutto o in parte e comunque su base volontaria, per il rimborso di prestazioni sostenute a titolo di Welfare prevedendo, in tal caso, la maggiorazione dell’importo del premio di risultato 2022 di un 20% a carico dell’azienda.

I titolari di un reddito di lavoro dipendente non superiore ad euro 80.000, con riferimento a quanto percepito nell’anno 2021, sconteranno un’aliquota agevolata IRPEF di tassazione pari al 10% fino a un importo di premio massimo pari ad Euro 3.000.
Per i dipendenti con reddito di lavoro dipendente superiore alla soglia indicata, gli importi fruiti in modalità Welfare saranno assoggettati a tassazione ordinaria. Le spese oggetto del rimborso posso essere esclusivamente quelle sostenute nel 2022.

Entro il giorno 14 ottobre, ogni dipendente dovrà effettuare la scelta Welfare comunicandolo al proprio Ufficio del Personale con le seguenti possibilità:

  • Conversione totale del premio in Welfare;
  • Conversione parziale del premio in Welfare (indicando l’importo).

Seguiranno comunicazioni sui termini e sulle modalità di presentazione della documentazione, a carico dell’Azienda. Nel caso in cui non venga effettuata alcuna scelta, l’intero importo sarà automaticamente erogato come premio di risultato con il cedolino paga del mese di ottobre 2022.

L’importo destinato a Welfare, comprensivo di maggiorazione, dovrà essere completamente assorbito dai rimborsi presentati.
Gli importi relativi ai rimborsi Welfare saranno evidenziati come voce figurativa nel cedolino di ottobre.
Quest’anno le prestazioni assoggettabili a rimborso sono state ampliate ai sensi e per gli effetti del decreto legislativo n.115/2022.

Indicativamente, di seguito le causali le previste :

  • Rette, tasse, iscrizioni asili/scuole/università comprese le mense scolastiche;
  • Campus estivi ed invernali;
  • Testi scolatici/universitari;
  • Assistenza anziani o non autosufficienti:
  • Contributo al fondo pensione;
  • Utenze domestiche.

Pescara, 4 ottobre 2022

 

Le Segreteria Regionali




Bper Abruzzo: “Non dimenticheremo mai il vostro nome”


Nell’ormai lontano 2013 BLS, Carispaq e Serfina Banca, storiche banche fortemente radicate nel tessuto sociale ed economico abruzzese, furono incorporate nella grande famiglia Bper.

Forse non tutti ricordano gli slogan con i quali l’incorporazione fu presentata ai clienti. Tra questi, uno diceva:
“Cambia il nostro nome, ma non dimenticheremo il vostro”.

Nel frattempo la Bper ha dimenticato tante altre cose. La nostra Regione è stata una delle più penalizzate in assoluto dall’accorpamento in Bper. Penalizzata in termini di chiusura di filiali, di abbandono del territorio – in modo particolare nelle aree interne – , di assunzioni stabili di giovani (ad oggi di quelle previste dal nuovo piano non c’è traccia). Penalizzata in termini di tagli occupazionali, anche se bisogna riconoscere che il taglio è avvenuto – nella maggior parte dei casi – in modo graduale e senza grandi traumi per i lavoratori.

Oggi anche il nome delle nostre città viene dimenticato: le Aree L’Aquila, Pescara e Lanciano diventano rispettivamente “Abruzzo Ovest”, “Abruzzo Est”, “Abruzzo Sud e Molise”.
Un ennesimo segnale di distacco dai territori, in vista forse di tagli, accorpamenti, chiusure filiali (anche se per l’azienda  – al momento – non previsti) ?

E allora, visto che sembra essere invecchiato male, forse è il caso di aggiornare lo slogan di 9 anni fa.

“Non dimenticheremo mai il vostro nome. A proposito, com’è che vi chiamate?”

23 settembre 2022

Le Rsa della Fisac/Cgil Bper Banca
Regione Abruzzo




Dieci piccoli bancari… (e poi non rimase nessuno)

I dati diffusi dalla Banca d’Italia confermano la tendenza che vede le banche allontanarsi dalla nostra regione. Va meglio la provincia dell’Aquila (ma c’è un motivo).


Come ogni anno la Banca d’Italia ha pubblicato le statistiche relative alla presenza delle banche nel territorio italiano, con il confronto rispetto al 2020.

I numeri sono ancora una volta impietosi per l’Abruzzo ed il Molise. L’andamento delle chiusure di sportelli è sintetizzato da questa cartina:

 

Fonte: Banca d’Italia

 

Basta una rapida occhiata per notare come il Molise sia stata la regione maggiormente penalizzata dalle chiusure, e che in Abruzzo sia andata leggermente meno peggio.

Vediamo nel dettaglio l’andamento delle chiusure di sportelli nella nostra regione.

NUMERO SPORTELLI BANCARI PER PROVINCIA
Totale 2020 Totale 2021 Differenza % diff.
ITALIA 23.480 21.650 -1.830 -7,8%
ABRUZZO 496 444 -52 -10,5%
Provincia
AQ 104 98 -6 -5,8%
CH 138 126 -12 -8,7%
PE 122 107 -15 -12,3%
TE 132 113 -19 -14,4%
dati Banca d’Italia

 

Il dato abruzzese risulta nettamente peggiore rispetto a quello nazionale, ancora una volta con differenze notevoli tra le varie provincie.
Nel 2021 la Provincia dell’Aquila risulta la meno penalizzata in Abruzzo, con una percentuale di chiusure inferiore al dato nazionale. Nel valutare questo dato, tuttavia, occorre ricordare che nel 2020 la percentuale di filiali chiuse nella nostra provincia era stata altissima, quasi il triplo rispetto al dato nazionale (oltre l’11% di chiusure in un solo anno). Il numero di filiali chiuse è quindi inferiore anche perché da chiudere non sta rimanendo molto, a meno che non si decida di abbandonare piazze storiche ed importanti. E come capiremo dalla prossima tabella, questo timore non è infondato.

 

La tabella che segue mostra il numero di impiegati per provincia ed il confronto rispetto all’anno precedente.

NUMERO DIPENDENTI SETTORE BANCARIO PER PROVINCIA
Totale 2020 Totale 2021 Differenza % diff.
ITALIA 275.433 269.624 -5.808 -2,1%
ABRUZZO 3.210 2.987 -223 -7,0%
Provincia
AQ 670 669 -1 -0,2%
CH 957 808 -149 -15,6%
PE 768 751 -17 -2,2%
TE 816 759 -57 -6.0%
dati Banca d’Italia

 

Anche in questo caso la Provincia dell’Aquila sembrerebbe essere stata risparmiata dai tagli, ma bisogna ricordare che nel 2020 era stata di gran lunga la più colpita (-6,6%, anche in questo caso un andamento triplo rispetto alla media nazionale).

Un dato salta all’occhio: a livello nazionale la percentuale di riduzione degli occupati è nettamente inferiore a quella degli sportelli chiusi (2,1% contro il 7,8%). Nella nostra regione i due dati sono molto più vicini (7% contro 10,5%).
Come leggere questi dati?

Una possibile spiegazione potrebbe essere essere questa: mentre nel resto d’Italia la chiusura di sportelli riguarda prevalentemente piccole filiali con pochi addetti, nella nostra regione questi tagli sono stati già fatti negli anni scorsi, e adesso le chiusure cominciano a riguardare filiali più importanti e strutturate. E questa non è una buona notizia.

 

L’ultima tabella che riportiamo riepiloga i dati relativi al numero di comuni nei quali è presente almeno uno sportello.

NUMERO COMUNI CON ALMENO UNO SPORTELLO BANCARIO 
Totale 2020 % su tot comuni Totale 2021 % su tot comuni Differenza % diff.
ITALIA 5.102 62,0% 4.902 64,6 -200 -3,9%
ABRUZZO 147 48,2% 132 43,3 -15 -10,2%
Provincia
AQ 33 30,6% 33 30,6% 0 =
CH 48 46,2% 42 40,4% -6 -12,5%
PE 28 60,9% 25 54,4% -3 -10,7%
TE 38 80,9% 32 68,1% -6 -15,8%
dati Banca d’Italia

 

Nonostante il dato della Provincia aquilana resti invariato, è comunque sconcertante vedere come in 7 comuni su 10 non esista nessuno sportello bancario. Nel resto d’Abruzzo invece il taglio è pesante: nel corso del 2021 oltre un comune abruzzese ogni 10 ha visto la propria filiale di riferimento abbassare le saracinesche per sempre.

Abbiamo provato in tutti i modi a lanciare l’allarme e a spiegare cosa significhi per la nostra Regione il fatto che sempre meno banche decidano di investire sul nostro territorio. Abbiamo provato a far capire che meno sportelli significa meno credito. Ma nessuno sembra preoccuparsene, in modo particolare tra i politici locali. Come se il problema non esistesse.

Nel frattempo le banche continuano ad utilizzare i fondi pubblici esclusivamente per i loro interessi, senza alcun beneficio per la collettività. L’ultimo esempio arriva dai fondi messi a disposizione dalla Stato subito dopo il lockdown, a garanzia di crediti che avrebbero dovuto rilanciare l’economia dopo i gravi danni causati da mesi di stop.
Ancora una volta, i numeri sono incredibili.
In Abruzzo sono stati erogati finanziamenti interamente garantiti da fondi pubblici per 1.463 milioni: il 98,5% di questi fondi non è arrivato alle imprese, ma è stato utilizzato dalle banche per compensare la stretta creditizia ed acquisire garanzie su prestiti già esistenti. Solo la miseria di 22 milioni è andata a finanziare effettivamente l’economia abruzzese.
(dati tratti dal report “Il credito bancario in Abruzzo nel 2021” redatto da Aldo Ronci per il CNA)

Difficile, di fronte a queste cifre, continuare a sostenere che gli Istituti di credito nazionali abbiano a cuore l’Abruzzo.


 

Leggi anche

https://www.fisaccgilaq.it/banche/i-drammatici-dati-dellabbandono-bancario-in-provincia-dellaquila.html

https://www.fisaccgilaq.it/banche/a-a-a-cercasi-banche-in-provincia-dellaquila.html

 




Presidente Regione Abruzzo scrive a BPER contro la chiusura delle filiali

L’AQUILA – “La decisione, qualora venisse confermata rischia di produrre gravi conseguenze sul sistema del credito e del risparmio della mia Regione, già messo a dura prova da analoghi procedimenti di razionalizzazione avviati in passato da altri istituti di credito”.

Forte preoccupazione per la paventata chiusura di quindici filiali della Bper è stata espressa dal presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, in una lettera inviata all’amministratore delegato e direttore generale della banca, Piero Luigi Montani.

Tra gli uffici a rischio il presidente Marsilio ha indicato anche l’attuale direzione territoriale Abruzzo Molise, con sede a Lanciano, che verrebbe incorporata in una nuova direzione con sede nelle Marche, con il “conseguente spostamento dei processi decisionali e ridimensionamento delle singole realtà territoriali presenti in Abruzzo”.

Il presidente Marsilio ha quindi chiesto un confronto con il direttore generale al fine di trovare una soluzione più attenta alle esigenze del territorio.

Fonte: AbruzzoWeb

NOTA: la chiusura della DT Abruzzo Molise è ormai avvenuta da mesi. Siamo comunque felici di scoprire che, magari non proprio tempestivamente, il Presidente della Regione Abruzzo se ne sia accorto.




Carichieti, Etruria, Banca Marche e Carife potevano essere salvate!

“Tercas, non furono aiuti di Stato”.
Così anche Carife poteva salvarsi

La Corte di Giustizia europea sentenzia la legittimità dell’intervento del Fitd previsto anche per Ferrara


Una sentenza tonante ma che purtroppo non sposta indietro le lancette della storia: non erano ’aiuti di stato’ quelli utilizzati dal Fondo Interbancario per garantire il rifinanziamento di Banca Tercas. E per proprietà drammaticamente transitiva, il castello edificato nel 2015 per evitare la liquidazione della Cassa di Risparmio di Ferrara, aveva dunque basi solide. Ieri infatti la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha respinto l’impugnazione proposta dalla Commissione “contro la sentenza del Tribunale relativa alle misure adottate da un consorzio di banche italiane a sostegno di uno dei suoi membri”. Per i giudici, il Tribunale “ha correttamente dichiarato che tali misure non costituiscono aiuti di Stato in quanto non sono imputabili allo Stato italiano”. Il Fondo Interbancario, che aveva travasato 300 milioni di euro, è infatti una sorta di consorzio tra gli istituti di credito; lo stesso organismo – e la stessa formula – che come si ricorderà si era proposto per il salvataggio di Carife. Nel 2015, a costo di un primo bagno di sangue per gli azionisti (visto che per consentire l’intervento del Fitd l’assemblea dei soci aveva approvato la riduzione del valore dei titoli a una quota praticamente simbolica), era stato impostato un piano di salvataggio, in seguito utilizzato per garantire la continuità della Cassa di Risparmio di Cesena.

Ma nell’estate di cinque anni fa, dopo la deliberazione del Fitd e l’avvio delle procedure tecniche per arrivare, nel corso di pochi mesi, alla ristrutturazione della banca cittadina, si erano originati intoppi di carattere essenzialmente politico. Dalla commissaria alla Dg Competition Margarethe Vestager era scattato un richiamo al governo italiano, indicando proprio l’impossibilità di battere quella strada (fotocopia di quella utilizzata per la banca molisana) in quanto i fondi sarebbero risultati ’aiuti di stato’, violando la normativa comunitaria. A nulla erano valsi i richiami alla ragionevolezza partiti, all’epoca, anche dall’allora sindaco Tiziano Tagliani (che ora si dice “tristemente confortato dall’idea di vedere riconosciuta la giustezza della linea per la quale ci eravamo battuti assieme alla Fondazione Carife”); la sostanziale arrendevolezza del governo Renzi aveva fatto scivolare la situazione verso l’esito che migliaia di risparmiatori ferraresi stanno ancora pagando. Con il ’decreto salvabanche’ che nel novembre 2015 ha spazzato via, assieme a Carife, anche la Popolare dell’Etruria, Banca Marche e Carichieti.

Carife però poteva non finire nel calderone; è quanto emerge – pur di riflesso – dalla sentenza che arriva dal Lussemburgo. Dove già nello scorso mese di novembre l’avvocato generale della Corte di Giustizia, Evgeni Tanchev, aveva stabilito che l’intervento italiano per Banca Tercas non era un aiuto di stato. Se è vero che la storia non si può riscrivere, perché non è dato sapere cosa sarebbe avvenuto con il rifinanziamento da parte del Fitd, la sensazione di una terribile beffa ora è certificata dai bolli del tribunale europeo: “Carife poteva essere salvata – si dice sicuro il sindacalista Samuel Paganini della Fisac Cgil – e quasi 500 posti di lavoro mantenuti. Per non parlare dei danni ai risparmiatori e del costo per tutto il sistema”. A nulla, si ricorderà, erano valsi anche i ricorsi al Tar contro il ’decreto Salvabanche’ presentati dalla Fondazione Carife, e appoggiati anche da Tagliani: per la banca cittadina la ’sentenza’ era stata scritta sull’altare della politica. Peccato che ora sia arrivato il più clamoroso degli appelli.

 

Fonte: Il Resto del Carlino – Ferrara




In Abruzzo le mafie pronte per il dopo epidemia

La criminalità organizzata è già pronta a infiltrare le imprese abruzzesi per approfittare della pioggia di miliardi destinata dal Governo a risollevare l’economia italiana paralizzata dal lockdown. Dai 400 miliardi di euro di garanzie alle imprese, disponibili da due giorni, ai 50 miliardi annunciati ieri nel decreto aprile di prossima approvazione, passando per i 25 miliardi già messi a disposizione di aziende e famiglie nel decreto “Cura Italia” di marzo.
Una “potenza di fuoco”, come l’ha definita il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ingolosisce le mafie le quali anche in Abruzzo, mantenendo il proverbiale basso profilo assunto da anni, puntano sull’economia legale per riciclare il denaro sporco e ampliare il loro controllo sul territorio.

I colletti bianchi (avvocati, commercialisti, consulenti) aderenti alle organizzazioni mafiose – spiega Francesco Buzzetti, sociologo, criminologo ed esperto di criminalità economica – stanno già alacremente lavorando per organizzare questa entrata in grande stile nelle aziende, anche di piccole dimensioni, sopperendo alla contingente carenza di liquidità (che molto spesso serve al piccolo imprenditore, non avendo saputo o potuto programmare il futuro, per le esigenze familiari quotidiane) con le tonnellate di contante a loro disposizione, per poi cementarsi a queste realtà imprenditoriali e poterle utilizzare per attività di riciclaggio a vari livelli. Parliamo di cambi assegni rivenienti da usura, denaro contante proveniente da attività illecite, luoghi di ritrovo illecito e traffici di varia natura”.

Tutto questo in un contesto territoriale già di per sé permeabile dalla criminalità organizzata, essendo l’Abruzzo al centro della rotta Adriatica. C’è poi la piaga dell’usura che, in base alla classifica nazionale stilata nel 2019 da Il Sole 24 Ore, ha visto l’Aquila e Teramo calasificarsi rispettivamente al terzo e quarto posto, Chieti al nono e Pescara al quindicesimo.
Per non parlare del gioco d’azzardo che, secondo i dati provvisori del 2019 dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, vede Teramo (con 2.054 euro) al secondo posto nazionale per raccolta pro-capite.

Un altro punto debole è l’ “Emporio d’Abruzzo” nell’area metropolitana Chieti-Pescara, caratterizzato dalla presenza di sei centri commerciali racchiusi in 20 Km (tra le concentrazioni più alte d’Italia per numero di abitanti e Pil regionale), a rischio riciclaggioE infine c’è il business, in espansione, delle energie alternative.

Sarà pertanto necessario – ammonisce Buzzetti – che il legislatore imponga al sistema economico-finanziario, ma anche alle stesse Pubbliche Amministrazioni, robusti e/o rafforzati presìdi di controllo ai vari livelli della filiera. Dalla compliance (il rispetto delle norme specifiche), all’antiriciclaggio, all’audit interno per poter assicurare alla società, già disorientata da false culture esasperatamente liberiste, una qualità del prodotto finito il più possibile non inquinato dalla criminalità”.

 

Articolo di Davide De Amicis sul Messaggero del 23/4/2020

 

 

 

 

 




Le Segreterie Abruzzo Molise scrivono a Prefetti per pagamento pensioni e CIG

Al Prefetto di Pescara
[email protected]

Al Prefetto dell’Aquila
[email protected]

Al Prefetto di Chieti
[email protected]

Al Prefetto di Teramo
[email protected]

Al Prefetto di Campobasso
[email protected]

Al Prefetto di isernia
[email protected]

Oggetto: Richiesta di presidio per rischio contagio COVID-19 in prossimità di filiali di Aziende di Credito, in occasione delle prossime scadenze di pagamento delle pensioni e cassa integrazione.

Ill.mo Sig. Prefetto,

le scriventi Organizzazioni Sindacali del settore del Credito sono a rappresentarLe con la presente la preoccupazione derivante dal prossimo pagamento delle pensioni e della cassa integrazione presso gli sportelli bancari della Sua Provincia, quanto a rischio di grande affluenza ed attese in coda di clientela in genere, ed anziana in particolare.

Le recenti disposizioni previste da ABI e rivolte a tutte le aziende di credito associate, dopo intensa trattativa con le controparti sindacali di settore, prevedono l’invito ai clienti a recarsi fisicamente in banca solo per compiere operazioni indifferibili e urgenti e comunque previo appuntamento. Trattasi di modalità di relazione sicuramente nuove e non ancora del tutto metabolizzate da gran parte della clientela tradizionale e/o anziana, non del tutto avvezza all’utilizzo di strumenti di monetica o di internet banking; le prossime scadenze tecniche di cui all’oggetto, quindi, rappresentano certamente un concreto rischio di assembramenti di persone al di fuori degli ingressi delle agenzie con conseguente possibile contagio da COVID-19.
A questa evidente criticità si somma la carenza presso gran parte della rete bancaria della Provincia di adeguati dispositivi di igiene e protezione individuale, nella disponibilità del personale bancario addetto e della clientela, aumentando sensibilmente il rischio epidemiologico della diffusione virale.

Dunque, al fine ultimo di mitigare quanto più possibile ogni rischio sanitario derivante da tali possibili assembramenti di utenza, chiediamo il Suo autorevole intervento volto a porre in essere ogni misura di monitoraggio della situazione quanto a rispetto della normativa vigente in materia di COVID-19, al fine ultimo di garantire al meglio la salute pubblica e l’incolumità di tutti.

Da parte nostra garantiamo l’attivazione di ogni presidio sul territorio volto a segnalare eventuali situazioni di criticità alle competenti Autorità di Polizia, quanto a scelte organizzative aziendali e/o comportamenti individuali della clientela non conformi alle disposizioni di legge.

Nel ringraziarLa per l’attenzione che ci vorrà riservare, restiamo a Sua completa disposizione per ogni esigenza di chiarimento ulteriore.

Pescara, 28 marzo 2020

 

LE SEGRETERIE
FABI – FIRST CISL – FISAC CGIL – UIL C.A. – UNISIN

 

Scarica la Lettera ai Prefetti ABRUZZO MOLISE