Prestiti e depositi bancari in Abruzzo e Molise negli ultimi 5 anni

Evoluzione dei prestiti bancari in Abruzzo e Molise nel 2023 e nel periodo 2018-2023

I prestiti bancari nel 2023 hanno segnato dinamiche recessive in tutte le province dell’Abruzzo e del Molise, più intense nella provincia di Chieti in Abruzzo e di Isernia nel Molise (cfr. grafico 1): la riduzione è stata del -2,9% in Abruzzo e -2,3% in Molise.

Nell’ultimo quinquennio l’andamento è stato differenziato tra le due regioni. Il Molise ha registrato una crescita dei prestiti bancari di quasi il 12%, crescita su cui ovviamente hanno influito anche le misure eccezionali governative varate per fronteggiare la fase ciclica avversa conseguente alla pandemia COVID 19.

In particolare, nel periodo 2018-2023 la crescita è stata molto intensa nella provincia di Isernia e più ridotta in quella di Campobasso. In Abruzzo invece lo stock dei prestiti non è sostanzialmente variato nell’ultimo quinquennio come effetto netto dei sensibili incrementi nella provincia di Teramo e di L’Aquila e Teramo e delle contrazioni registrate nelle altre due province ed, in particolare, nella provincia di Pescara.



L’andamento dei prestiti bancari indicizzato con base 100 nel 2017 (grafico 2) evidenzia con chiarezza che la crescita dei prestiti bancari nelle due regioni è concentrato nel periodo 2020-2022, fase inizialmente sostenuta dalle misure governative eccezionali di sostegno al credito e conclusa con i rialzi dei tassi di riferimento della BCE da luglio 2022. Da fine 2022 ad oggi la contrazione dei prestiti è comune ad entrambe le regioni.

Esaminando tuttavia i settori della clientela che ha utilizzato i prestiti bancari emerge la forte contrazione dei prestiti al settore delle piccole imprese con meno di 20 addetti. A parte il periodo di interruzione del trend decrescente 2020-2021 sostenuta, come detto, dalle misure eccezionali di sostegno al credito alle imprese e famiglie, i prestiti bancari sono diminuiti di quasi il -13% in Abruzzo e del -20% in Molise nell’ultimo quinquennio.
In sostanza nel Molise quasi 1/5 dei prestiti bancari si è perso nel periodo in esame mentre in Abruzzo la decurtazione si limita a poco più di 1/10 dello stock rilevato a dicembre 2017.




Osservando l’andamento dei prestiti erogati ai singoli settori della clientela ed indicizzati con base 100 nel 2017 (cfr. tabella 1) si rileva che ad eccezione dei prestiti alle famiglie consumatrici (sostanzialmente mutui) aumentati nel periodo 2017-2022 salvo poi ridursi nell’ultimo anno per effetto dei rialzi dei tassi, tutte le categorie mostrano una dinamica recessiva dal 2017 ad eccezione dei prestiti bancari alle imprese medio-grandi nel Molise che sono aumentati di oltre il 28% nell’ultimo quinquennio.



Andamento dei depositi bancari in Abruzzo e Molise nel 2023 e nel periodo 2018-2023

I depositi bancari hanno segnato, all’opposto, una dinamica espansiva negli ultimi cinque anni (cfr. tabella 2), sebbene in Abruzzo si registri una lieve riduzione nell’ultimo anno, con una crescita complessiva di quasi il 19% in Abruzzo e del 23% in Molise.

Per effetto delle tendenze opposte dei prestiti e dei depositi, la quota di prestiti bancari in relazione ai depositi bancari raccolti nelle due regioni (cfr. grafico 4) è decrescente nel periodo 2018-2023 con una contrazione di -0,12 per l’Abruzzo (da 0,75 a 0,63) e di -0,05 per il Molise (da 0,47 a 0,42).




Ad eccezione della fase di crescita del biennio 2020-2021 l’incidenza dei prestiti bancari rispetto al valore aggiunto ai prezzi di mercato prodotto nelle due regioni è andata riducendosi. Nel 2022 (ultimo anno disponibile per le statistiche sul valore aggiunto) il rapporto prestiti/valore aggiunto ai prezzi di mercato è pari rispettivamente a 0,66 in Abruzzo e 0,51 nel Molise.

Ufficio Studi e Ricerche Fisac Cgil




La desertificazione bancaria in Abruzzo su Rai3

Di seguito pubblichiamo il link al servizio andato in onda su Rai3 lo scorso 22 aprile,  basato sullo studio redatto dalla Fisac Abruzzo Molise in collaborazione con l’Ufficio Studi e Ricerche Fisac.




Banche: continua la fuga dall’Abruzzo e dal Molise. Ed è sempre più veloce

A primavera, come ogni anno, arrivano i dati di Bankitalia relativi all’occupazione bancaria ed alla presenza degli istituti nei territori. E ogni anno, per quanto riguarda Abruzzo e Molise, la situazione appare peggiorata rispetto a quello precedente.

Detto in estrema sintesi: le banche non solo abbandonano i nostri territori, ma sembrano avere una gran fretta di farlo, con chiusure che procedono una velocità maggiore rispetto a quanto avviene nelle altre regioni.

Vediamo nel dettaglio l’andamento delle chiusure di sportelli nelle nostra regioni, suddiviso per provincia.

NUMERO SPORTELLI BANCARI PER PROVINCIA
Totale 2022 Totale 2023 Differenza % diff. Var. a 5 anni
ITALIA 20.985 20.161 -824 -3,9% -20,6%
ABRUZZO 429 407 -22 -5,1% – 25,9%
Provincia
AQ 93 84 -4 -4,3% – 29,4%
CH 117 111 -6 -5,1% – 23,5%
PE 105 100 -5 -4,8% – 24,3%
TE 114 107 -7 +6,1% – 26,7%
 
MOLISE 81 78 -3 -3,7% – 28,4%
Provincia
CB 62 59 -3 -4,8% – 32,2%
IS 19 19 = = – 13,6%
dati Banca d’Italia

Molise e Abruzzo sono rispettivamente la peggiore e la seconda peggior regione d’Italia per quanto riguarda la percentuale di sportelli chiusi negli ultimi 5 anni. Non inganni il dato del Molise relativo all’ultimo anno, leggermente migliore rispetto alla media nazionale: con 78 filiali residue c’è rimasto ben poco da chiudere.


 

La seconda tabella evidenzia l’effetto di queste chiusure sulle singole province

NUMERO COMUNI CON ALMENO UNO SPORTELLO BANCARIO 
Tot. 2022 % su tot comuni Tot. 2023 % su tot comuni Differenza % diff.
ITALIA 4.785 60,6% 4.651 58,9% -134 -2,8%
ABRUZZO 126 41,3% 119 39,0% -7 -5,6%
Provincia
AQ 31 28,7% 29 26,9% -2 -6,5%
CH 38 36,5% 36 34,6% -2 -5,3%
PE 25 54,4% 24 52,2% -1 -4,0%
TE 32 68,1% 30 63,8% -2 -6,3%
 
MOLISE 24 17,6% 24 17,6% = =
Provincia  
CB 18 21,4% 18 21,4% = =
IS 6 11,5% 6 11,5% = =
 
dati Banca d’Italia

In Abruzzo in oltre 6 comuni su 10 non si trova più una filiale di banca. La provincia peggiore è quella dell’Aquila, priva di sportelli bancari in quasi 3 comuni su 4.
A dir poco sconfortanti i numeri del Molise: non esistono banche in oltre 8 comuni su 10, arrivando al dato di Isernia che vede gli abitanti di quasi il 90% dei comuni costretti a spostarsi se vogliono effettuare operazioni bancarie.

La tabella evidenzia due situazioni ben distinte: ad una situazione tutto sommato accettabile nelle province di Pescara e Teramo fa da contraltare il dato relativo alle province di Chieti e L’Aquila, caratterizzate da tanti comuni ubicati nelle aree interne.
Purtroppo il Molise fa storia a sé: i dati sono impietosi per la provincia di Campobasso, e ancor di più per quella di Isernia.
Lo ribadiamo per l’ennesima volta: la chiusura degli sportelli bancari nei piccoli comuni non sarà probabilmente la causa principale dello spopolamento, ma è sicuramene un fattore che lo accelera. Non è azzardato affermare che il subentro dei grandi gruppi nazionali, al posto dalle banche locali che fino a qualche anno fa erano al servizio del territorio, abbia contribuito in modo tangibile alla fuga dalle aree più problematiche delle due regioni.

La lettura dei dati complessivi ci dice che oltre il 40% delle filiali bancarie è concentrato in sole 3 regioni: Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Nel Nord si concentra il 57% delle filiali, nel Sud e Isole (area nella quale Abruzzo e Molise sono ricompresi) appena il 22%. Il tutto è ben rappresentato da questa immagine:

 

Fonte: Banca d’Italia – Banche e Articolazione territoriale

 

Si parla tanto, e con legittima preoccupazione, dell’autonomia differenziata. In realtà le banche hanno già realizzato una secessione di fatto tra le regioni ricche e quelle povere.


 

La tabella che segue indica l’andamento degli occupati nel settore bancario in Abruzzo e Molise, suddiviso per provincia.

NUMERO DIPENDENTI SETTORE BANCARIO PER PROVINCIA
Totale 2022 Totale 2023 Differenza % diff. Var. a 5 anni
ITALIA 264.288 261.976 -2.312 -0,9% – 5,8%
ABRUZZO 2.870 2.797 -73 -2,5% – 19,5%
Provincia
AQ 626 603 -23 -3,7%  – 19,5%
CH 763 763 = = – 22,1%
PE 780 752 -28 -3,6% – 9,2%
TE 702 679 -23 -3,3% – 26,0%
 
MOLISE 533 505 -28 -5,3% – 14,7%
Provincia
CB 446 412 -34 -7,6% – 13,5%
IS 87 93 +6 +6,9% – 19,8%
dati Banca d’Italia

Questi dati, se possibile, sono ancor più preoccupanti rispetto a quelli relativi alle chiusure. Perché evidenziano uno scostamento, rispetto alla media nazionale, molto più significativo. In Abruzzo il calo di addetti procede ad una velocità più che tripla rispetto al resto del paese; in Molise lo scostamento è di 2,5 volte.

Il dato relativo alle chiusure di filiali ci dice invece che la percentuale di sportelli chiusi in Abruzzo è sì superiore alla media, ma solo di un terzo, mentre quella del Molise è pari all’incirca ad 1,4 volte la media nazionale.

Come si spiega il diverso andamento di questi numeri?

Le ragioni sono diverse. La prima è di carattere storico. Nel nostro territorio avevano sede due banche locali fortemente radicate, che oltre alla rete di filiali avevano tutti i centri direzionali ubicati prevalentemente in Abruzzo. L’acquisizione da parte di banche di dimensione nazionale ha portato allo svuotamento di queste strutture ed al trasferimento delle lavorazioni presso le sedi delle aziende subentrate. A riprova di questo fenomeno – che ovviamente ha riguardato non solo Abruzzo e Molise ma tutte le regioni nelle quali avevano sede istituti locali – ci sono i dati in controtendenza delle regioni nella quali i grandi istituti hanno le loro sedi operative: l’occupazione risulta in aumento in Piemonte e in Emilia Romagna.

La seconda è da ricercarsi nel fatto che le nostre due regioni siano più “avanti” delle altre nel processo di abbandono da parte dei grandi istituti. Quindi, mentre in altre regioni le chiusure riguardano prevalentemente agenzie piccole, in Abruzzo e Molise gli sportelli di dimensioni minori sono stati già chiusi, ed ora le chiusure  riguardano le filiali più grandi.

La terza è che nei centri più importanti, dove restano aperte filiali storiche, il loro organico viene ridimensionato. Così, capita di vedere grandi filiali, un tempo affollate di lavoratori e lavoratrici, nelle quali oggi si trovano pochi colleghi a presidiare una distesa di scrivanie vuote o di stanze chiuse.

 

QUALI SONO LE CONSEGUENZE DELL’ABBANDONO BANCARIO?

Le banche sostengono che la chiusura delle filiali non abbia alcun impatto sull’economia locale in quanto l’avvento del digitale rende superflua la presenza fisica sul territorio. I dati relativi all’andamento dei crediti dimostrano una realtà ben diversa: dove chiudono le filiali cala anche il credito alle piccole imprese (non a quelle di dimensioni più grandi, che le banche assistono tramite strutture dedicate).

La tabella che segue è tratta da un’approfondita analisi dell‘Uffici Studi & Ricerche Fisac Cgil che pubblicheremo integralmente nei prossimi giorni.

 

Osservando l’andamento dei prestiti erogati ai singoli settori della clientela, ed indicizzati con base 100 nel 2017,  si rileva che ad eccezione dei prestiti alle famiglie consumatrici (sostanzialmente mutui), aumentati nel periodo 2017-2022 salvo poi ridursi nell’ultimo anno per effetto dei rialzi dei tassi, tutte le categorie mostrano una riduzione degli affidamenti rispetto al 2017, ad eccezione dei prestiti bancari alle imprese medio-grandi nel Molise che sono aumentati di oltre il 28% negli ultimi sei anni.

Cosa ci dicono questi numeri? Che quando non trovano filiali bancarie sul territorio le piccole imprese non riescono più a finanziarsi. Il calo è consistente in entrambe le regioni (-19,7% in Abruzzo e – 12,4%) in Molise. E questo nonostante il periodo di interruzione del trend decrescente 2020-2021 sostenuto, nel periodo Covid, dalle misure eccezionali di sostegno al credito.

Diversa la situazione delle imprese di dimensioni maggiori, che le banche seguono con strutture dedicate e non risentono della minor presenza sul territorio: in Abruzzo la riduzione è limitata al 5,7%, nel Molise come abbiamo visto risultano in consistente aumento, a dimostrazione di come l’effetto delle chiusure sia molto diverso a seconda delle dimensioni delle aziende

Cosa fa una piccola azienda quando non riesce più ad ottenere credito? O chiude, oppure cerca altri canali di finanziamento, finendo in mano agli usurai. Come sono messi i piccoli imprenditori di Abruzzo e Molise?

Esaminiamo la prossima tabella, tratta dalla classifica delle province italiane in base all’incidenza dei reati, redatta annualmente dal Sole 24 Ore

CLASSIFICA DELLE POVINCE IN BASE ALL’INCIDENZA DEI REATI
Provincia
Posizione Complessiva Posizione per reati d’usura
 
AQ 100 32
CH 77 41
PE 33 9
TE 45 7
CB 90 4
IS 67 1
dati Lab24 – Il Sole 24 Ore

La tabella ci dice che anche province che presentano un indice di criminalità molto basso, come L’Aquila e Chieti, si collocano nella prima metà della classifica relativamente all’incidenza dei reati d’usura.
Ma soprattutto ci dice che nei primi 9 posti, sempre concentrandosi su questo tipo di reati, figurano due province molisane e due abruzzesi, con Isernia che conquista la poco invidiabile vetta della classifica.
Dato purtroppo coerente in una provincia quasi completamente priva di banche.

 

Esaminiamo infine questo grafico. Riporta la variazione delle imprese artigiane nel 2023, differenziata per regione. L’illustrazione è tratta dallo studio del prof. Aldo Ronci Le imprese artigiane negli ultimi 5 anni e nel 2023.

Ancora una volta, il dato che esce fuori è inequivocabile: a fronte di una crescita dello 0,35% del numero di imprese artigiane in Italia, Molise e Abruzzo sono tra le poche regioni nelle quali le cessazioni sono superiori alle nuove attività. Non solo: il Molise risulta, ancora una volta, la regione con il peggior dato in Italia, e l’Abruzzo viene quasi subito dopo, conquistando un poco invidiabile terzo posto.

 

COSA SI PUO’ FARE?

Il tema dell’abbandono bancario ha visto la Fisac impegnarsi a fondo, per denunciarlo ma anche per cercare di proporre soluzioni alle aziende bancarie. Un possibile provvedimento potrebbe consistere nello spostare i centri direzionali dalle regioni del Nord a quelle del Centro Sud, riuscendo così a tamponare almeno l’emorragia occupazionale, senza peraltro arrecare disagio alle Aziende.

A livello regionale la Fisac Abruzzo Molise si farà promotrice, cercando la collaborazione della nuova giunta, della costituzione di un Osservatorio Regionale sul Credito che possa provare a governare il fenomeno. Non si può impedire ad una banca di chiudere una filiale, ma con una tempestiva pianificazione si può provare a cercare ipotesi alternative, mettendo in condizione i Comuni di proporre soluzioni gradite alle Banche o magari di provare a rimpiazzare l’Istituto uscente, ad esempio proponendo l’apertura ad una BCC locale.

 

Fisac/Cgil Abruzzo Molise in collaborazione con
Ufficio Studi & Ricerche Fisac Cgil




Il 5 aprile doppio appuntamento in Abruzzo con Maurizio Landini

Si comincia alle ore 10:00 all’Aquila con il convegno “Territori aperti: dai risultati alle sfide future”. Alle ore 15:00 a Teramo Assemblea generale


 

Il 5 aprile sarà una giornata importante per la Cgil Abruzzo Molise. Doppio appuntamento con il segretario generale del sindacato di Corso d’Italia, Maurizio Landini.

Alle ore 10.00, iniziativa presso il Centro congressi “Luigi Zordan” in Piazza San Basilio all’Aquila dal titolo “Territori aperti: dai risultati alle sfide future”. Nel sottotitolo, “Come sviluppare la resilienza dei sistemi territoriali ai disastri”, è chiaro il riferimento al terremoto che colpì la provincia dell’Aquila nella notte del 6 aprile 2009 e del quale quest’anno ricorre il quindicesimo anniversario. Nel corso dell’evento saranno presentati i risultati di oltre cinque anni di attività realizzate nell’ambito del progetto “Territori Aperti”, condiviso con il Comune dell’Aquila e finanziato dal Fondo Territori Lavoro Conoscenza di Cgil Cisl Uil. 


 

Nel pomeriggio, a partire dalle ore 15.00, Assemblea straordinaria della Cgil Abruzzo Molise presso l’Università degli Studi di Teramo. Al centro della discussione i temi della mobilitazione: sicurezza sul lavoro, sanità, precarietà, fisco e contrattazione.

 




Piattaforma CCNL BCC: Abruzzo e Molise approvano all’unamità

Si sono concluse le assemblee nelle BCC di Abruzzo e Molise, dedicate all’illustrazione e alla votazione della piattaforma contenente le richieste da presentare alla controparte per il rinnovo del CCNL.

Particolarmente significativo il dato della partecipazione alle assemblee: a prendervi parte sono stati 371 lavoratori e lavoratrici, pari a quasi il 79% del totale.

Le assemblee hanno visto le nostre regioni esprimersi con voto unanime a favore delle proposte illustrate dalle OOSS. A questo punto, una volta completate le assemblee in tutta Italia, la piattaforma diventerà l’elenco ufficiale delle rivendicazioni da presentare alla controparte e potranno entrare nel vivo le trattative per il rinnovo del CCNL.

Vi terremo informati degli sviluppi.

 


Qui trovi l’elenco delle assemblee effettuate

BCC: il calendario delle assemblee per la piattaforma del CCNL




CCNL ABI: concluse le assemblee in Abruzzo e Molise.

12 assemblee di piazza, oltre 1.300 partecipanti, voti favorevoli al 99,55%


 

Si è concluso il giro di assemblee per la consultazione dei lavoratori del settore ABI in merito all’ipotesi di accordo per il rinnovo del CCL ABI sottoscritta lo scorso 23 novembre.

Le assemblee svoltesi nelle nostra due regioni hanno dato una risposta molto forte: il contratto ha ricevuto il 99,55% di voti favorevoli ed uno 0,45% di voti contrari.

A breve si concluderanno le ultime assemblee in corso su tutto il territorio nazionale. Se, come pare scontato, il voto nazionale confermerà l’andamento di quello locale, si potrà sciogliere la riserva e il nuovo contratto diventerà pienamente operativo.


 

Qui trovi l’elenco delle assemblee effettuate

Al via le assemblee per l’approvazione del contratto ABI. Tutte le date




Le assemblee in Abruzzo e Molise approvano piattaforma CIA del Gruppo Iccrea

Sì sono svolte nei giorni scorsi in modalità online le assemblee delle lavoratrici e dei lavoratori di tutte le BCC operanti in Abruzzo e Molise, finalizzate all’’illustrazione, la discussione e la votazione della piattaforma rivendicativa per il primo CIA del gruppo BCC ICCREA.

La piattaforma è stata approvata in modo pressoché unanime; si apre quindi la fase negoziale con la controparte.

Di seguito riportiamo il contenuto della piattaforma che le assemblee hanno approvato.


3 - Fisac Cgil

DELEGAZIONE SINDACALE GRUPPO BCC ICCREA


 

 Ipotesi di Piattaforma rivendicativa
Contratto Integrativo di Gruppo

 

PREMESSA

L’avvio dei Gruppi Bancari Cooperativi, conseguente alla riforma del Credito Cooperativo determinata dalla legge 8 aprile 2016 n.49, ha comportato una significativa evoluzione nella struttura delle relazioni sindacali nel settore.

In base alla normativa vigente, i Contratti integrativi di Gruppo sostituiranno a tutti gli effetti di legge e di contrattazione collettiva l’attuale contrattazione integrativa stipulata dalle Federazioni locali e dalle Aziende e/o Banche.

Oltre a ciò, l’elevato tasso inflattivo e l’aumento dei tassi sui mutui dei dipendenti impongono di intervenire significativamente anche sugli istituti di carattere economico tipici della contrattazione di secondo livello, a partire dal ticket pasto, adeguandolo all’aumentato costo della vita.

La necessità di una contrattazione integrativa di Gruppo risponde pertanto all’esigenza di aggiornare – uniformandoli – alcuni istituti e di introdurre un complesso di nuove tutele identiche per tutte/i le Lavoratrici ed i Lavoratori del Gruppo, in considerazione del mutato contesto normativo, operativo ed organizzativo in cui si collocano le Aziende e le Banche del Gruppo medesimo, oltre alla stessa Capogruppo.

Si tratta del primo, pur fondamentale, passo verso l’armonizzazione dei contratti integrativi territoriali ed aziendali attualmente vigenti, un lavoro vasto e complesso che non può realizzarsi efficacemente in un’unica fase.

Riteniamo pertanto indispensabile concentrare gli sforzi per affrontare gli argomenti più strategici e urgenti a tutela e valorizzazione delle Lavoratrici e dei Lavoratori e mantenere nel frattempo salvi gli eventuali accordi aziendali e territoriali sulle altre tematiche.

Per questo motivo, il primo Contratto Integrativo di Gruppo disciplinerà – armonizzandoli – soltanto alcuni degli istituti propri della contrattazione di secondo livello, quelli più urgenti, più strategici e di maggior importanza nella prospettiva della tutela e valorizzazione delle Lavoratrici e dei Lavoratori del Gruppo: le residue materie continuerannoad essere disciplinate dai contratti integrativi territoriali ed aziendali, che dunque resteranno vigenti in relazione alla loro disciplina.

In tal senso le Delegazioni Sindacali di Gruppo ritengono che il patrimonio contrattuale e normativo consolidato nel tempo ai vari livelli debba essere preservato, in quanto valorizza le specificità territoriali/aziendali da estendere all’interno del Gruppo Bancario Iccrea al fine di realizzare un benchmark dei Contratti Integrativi più avanzati.

Questo primo Contratto Integrativo di Gruppo rappresenta un momento di transizione che ha l’obiettivo di definire le principali materie e garantire la validità della ricca storia della contrattazione locale, per raggiungere gradualmente una futura omogeneizzazione normativa all’interno del Gruppo BCC Iccrea.


TICKET PASTO

Non essendo più adeguato al costo della vita, si chiede l’elevazione a € 12 del valore del ticket pasto, da corrispondere a tutto il personale dipendente, sia a tempo pieno sia a tempo parziale, e da riconoscere anche in caso di utilizzo di permessi retribuiti.
Andrà riconosciuta la possibilità di destinare al Fondo Pensione Nazionale o a welfare l’intero importo del ticket o il solo importo soggetto a tassazione.

MOBILITA’

MOBILITA’ TERRITORIALE

L’espansione territoriale di molte Bcc, conseguente alle numerose operazioni aggregative, ha accentuato l’esigenza di circoscrivere il fenomeno del pendolarismo, che riduce il tempo disponibile per la vita personale e familiare e contrasta con gli obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale.

Il trasferimento della lavoratrice o del lavoratore deve essere comunicato per iscritto
e, qualora riguardi una/un dipendente in possesso dei requisiti di cui all’art.61, comma 5, Ccnl, può essere disposto senza il suo consenso non oltre i 30 km dalla residenza o domicilio.

Inoltre, le lavoratrici ed i lavoratori con responsabilità genitoriali (figli fino a 14 anni) e/o necessità di salute personali o familiari dovranno essere collocate/i, su loro richiesta, in una delle 4 unità produttive più vicine alla loro residenza/domicilio.

In mancanza del preavviso scritto di cui all’art.61 Ccnl, l’Azienda dovrà riconoscere alla/al dipendente il trattamento di missione ex art.60 Ccnl.

In caso di trasferimento che comporti una distanza superiore a 30 km dalla residenza/domicilio verrà riconosciuta una specifica indennità mensile, oltre a riduzioni dell’orario giornaliero a parità di retribuzione.

Tali indennità e riduzioni di orario andranno riconosciute anche a coloro che si trovino in tali condizioni alla data di stipula del CIG.

Si chiede di istituire apposita Commissione paritetica con il compito di rivalutare periodicamente la predetta indennità, nonché di svolgere valutazioni sul fenomeno del pendolarismo nel Gruppo, analisi su trasferimenti e missioni e proposte ai fini della sostenibilità ambientale e sociale.

MOBILITA’ INFRAGRUPPO

È prevista, su base volontaria della/del lavoratrice/lavoratore, la mobilità del personale, nell’ambito e tra la Capogruppo, le Aziende e le Banche del Gruppo, quale strumento di promozione professionale e di progressione di carriera, oltre che di conciliazione vita lavoro, con riferimento in particolare al disagio da pendolarismo.
A questo scopo si chiede di istituire un apposito portale per la pubblicazione delle posizioni lavorative aperte e l’inserimento delle candidature, a beneficio delle lavoratrici e dei lavoratori del Gruppo, che avranno percorso preferenziale nelle assunzioni rispetto a figure esterne, con un coinvolgimento trimestrale delle Organizzazioni Sindacali.

ROTAZIONE DEL PERSONALE

La/il dipendente che abbia svolto per tre anni il medesimo lavoro, ove ne faccia richiesta, ha diritto di precedenza per l’avvicendamento in altre mansioni equivalenti o superiori, nel termine di due anni.


WELFARE

COPERTURE ASSICURATIVE

Si propone l’adozione delle seguenti assicurazioni:

  • per “caso morte” da infortunio o malattia: importi parificati per le Aree Professionali e per i Quadri Direttivi con massimale Ccnl a €.92.176;
  • per invalidità temporanea: massimale di €.20.000 fino a 12 mesi;
  • copertura Kasko totale anche per tragitto casa/lavoro con massimale di € 15.000, senza franchigie.

MUTUI PRIMA CASA

Salvaguardando eventuali condizioni migliorative già in essere presso le rispettive Aziende, si propone:

  • Tasso fisso = IRS del periodo “flat” (durata piano di ammortamento da 5 a 30 anni)
  • Tasso variabile = tasso BCE decurtato dello 0,50%:
    • con risultato uguale o maggiore al 3%, il tasso sarà ridotto di 1/3;
    • con risultato compreso tra 2% e 2,99% il tasso applicato sarà del 2%;
    • con risultato inferiore al 2% sarà applicato quel tasso.

In ogni caso il tasso applicato non potrà superare il cap del 3,50%.

Si prevede inoltre una possibilità di switch da tasso fisso a tasso variabile, o viceversa, almeno una volta per anno.
Non saranno applicate spese di istruttoria e di incasso rata.

Previsione di una copertura assicurativa “caso morte” per la/il dipendente.
In caso di premorienza inoltre saranno mantenute le condizioni anche a favore di eventuali cointestatari e/o eredi.

FONDO PENSIONE

L’Azienda contribuirà con il versamento al Fondo Pensione di un importo pari a € 500 in caso di nascita, adozione o affido di un/a figlio/a, per l’anno dell’evento. Nei successivi due anni il contributo sarà ripartito al 50% tra lavoratrice/lavoratore ed Azienda.

Sarà consentita la possibilità di versare il TFR pregresso e rimasto in Azienda, su richiesta della lavoratrice/lavoratore, al Fondo Pensione.

PREVENZIONE E SALUTE

Si prevede un check up sanitario biennale diversificato per genere e fasce di età.


CONCILIAZIONE TEMPI DI VITA E DI LAVORO

SOSTEGNO ALLA FAMIGLIA

In aggiunta alle previsioni di legge, in caso di malattia dei figli fino a 12 anni di età, il genitore ha diritto a fruire fino a 5 giorni di permesso retribuito, dietro presentazione di idonea certificazione medica.
In alternativa, tali giorni di permesso potranno essere fruiti dalla lavoratrice/lavoratore per i genitori, a fronte di comprovati e gravi motivi di
salute.
Vanno inoltre previsti permessi retribuiti per particolari e motivate esigenze di conciliazione familiare.

FLESSIBILITA’ ORARIE

Si propone la definizione di nuove forme di flessibilità oraria in entrata e in uscita.

BANCA DEL TEMPO SOLIDALE

Saranno definite nuove linee guida per modalità di fruizione, ampliamento casistiche e contribuzione, al fine di rendere più esigibile questo importante strumento.

SVILUPPO PROFESSIONALE
E DI CARRIERA

Gli argomenti declinati agli artt. 50, 63, 64, 65, 66, 67 del vigente Ccnl sono da considerare interconnessi tra loro e richiedono una regolamentazione complessiva, con le finalità di un effettivo sviluppo professionale e di carriera, di una formazione qualificata e continua e di un sistema incentivante trasparente, universale e meritocratico. Le tematiche sono in collegamento con la classificazione del personale e delle figure professionali.

SISTEMA DI VALUTAZIONE DEL PERSONALE

L’obiettivo è individuare criteri, indirizzi e principi condivisi con le Organizzazioni Sindacali per lo sviluppo professionale del personale e per la valutazione dello stesso, a cui dovranno riferirsi i modelli di valutazione individuati dalla Capogruppo o dalle singole Aziende.

La valutazione secondo l’art 64 Ccnl è qualitativa e riguarda un giudizio professionale annuale sulle conoscenze e competenze e deve essere finalizzata al percorso professionale e di carriera.

I principi su cui si fonda la valutazione sono chiarezza e trasparenza degli obiettivi e della loro comunicazione, oggettività, eticità, raggiungibilità, condivisione, formazione, inclusione e non discriminazione, ricorso avverso il giudizio, confronto costante con il valutato e le Organizzazioni Sindacali.

SISTEMA INCENTIVANTE

I principi generali sono gli stessi del sistema di valutazione, inoltre il sistema incentivante ex art 50 CCNL deve rispettare i principi etici e criteri di equità e proporzionalità, pari opportunità; evitare pressioni commerciali e comparazioni pubbliche e riferirsi a unità organizzative e non a singoli individui.

La chiarezza, la trasparenza, il confronto e l’oggettività dovranno improntare i criteri di conferimento e le modalità di erogazione di premi ed incentivi da assegnare a tutto il personale e la correlazione coi sistemi di valutazione delle prestazioni.

FORMAZIONE

I modelli di cui sopra sono strettamente correlati alla formazione che deve essere continua, qualificata e qualificante e non confusa con informazione, addestramento o aggiornamento.

La formazione ha un ruolo primario nello sviluppo e la crescita professionale delle lavoratrici e dei lavoratori, ne discende la necessità di un continuo confronto sia con le lavoratrici ed i lavoratori interessati che con i loro rappresentanti sindacali, in merito ai piani formativi ed alla loro fruizione e fruibilità. In particolare, le Organizzazioni sindacali verificheranno i contenuti e le modalità di svolgimento della formazione (con privilegio di quella in presenza), la sua fruizione da parte di tutte/i, la sua corretta remunerazione, pianificazione e adeguatezza a ruoli e mansioni.

MODELLI ORGANIZZATIVI
PROFILI PROFESSIONALI E
INQUADRAMENTI

L’impianto organizzativo attuale è datato e va adeguato in seguito alle modifiche intervenute nell’organizzazione del lavoro, alle innovazioni tecnologiche e normative e ciò comporta un adeguamento dei profili professionali e dei loro inquadramenti.

Occorre definire un accordo quadro che identifichi le principali categorie professionali a cui garantire adeguato ed uniforme inquadramento e trattamento economico.

I modelli organizzativi e distributivi adottati non potranno essere penalizzanti per il personale né sotto il profilo economico né sotto quello della dignità professionale, senza demansionamenti e con fungibilità tra le funzioni solo professionalmente equivalenti, disegnando percorsi professionali credibili ed esigibili.

Nello specifico degli inquadramenti e delle indennità, vanno adeguate le figure professionali:

  • istituite per adempiere a disposizioni normative
  • derivanti dall’evoluzione tecnologica e dal modo di lavorare, da scelte organizzative e modelli distributivi nuovi
  • alle cui prestazioni professionali non corrisponde adeguato riconoscimento indennità e/o inquadramento

LAVORO AGILE

L’accordo sul lavoro agile è stato sottoscritto il 10 dicembre 2022 con una valenza sperimentale di 18 mesi e recepisce la normativa prevista dal rinnovo del CCNL 11.06.22 integrandola con nuovi elementi qualificanti e distintivi.

L’accordo raggiunto mantiene la previsione nazionale del limite individuale di 10 giornate mensili, salvo specifici casi eccezionali richiamati nelle priorità previste.

È stata inoltre inserita la possibilità di svolgere in modalità agile la formazione attraverso corsi in e-learning.

Infine, viene istituito l’Osservatorio paritetico di Gruppo con compiti di monitoraggio e verifica.

Le singole Bcc/Aziende dovranno recepirne i termini al fine di renderlo esigibile ed effettivo per tutte le lavoratrici ed i lavoratori del Gruppo.

VPA – Valore di Produttività Aziendale
(ex P.D.R.)

La disciplina del nuovo PDR, che diventa VPA (Valore di Produttività Aziendale) è stata definita a livello nazionale con il rinnovo del CCNL 11.06.22.

La normativa contrattuale prevede una prima componente dell’80% di quanto risultante dal calcolo sui dati/parametri di bilancio della singola Bcc/Azienda, ed una seconda componente determinata in relazione all’andamento del Gruppo Bancario Cooperativo nonché alla valutazione dell’apporto della singola BCC-CR a tale andamento.

La materia viene poi demandata al secondo livello per declinare le specificità dei singoli Gruppi: l’accordo sul VPA nel GBCI è stata sottoscritta il 10 maggio 2023 ed ha carattere sperimentale di un anno con possibilità di rinnovo.

Prevede un modello di calcolo innovativo con l’utilizzo di consolidati parametri rimodulati e con una transizione su nuovi parametri ESG, che verranno inseriti nel triennio a venire, quale tratto distintivo del settore cooperativo, nel solco dei valori legati all’etica, all’ambiente, alle persone e alle comunità.

Il welfare entra nella disciplina del Valore di Produzione come elemento costitutivo e non esclusivamente come modalità alternativa di erogazione; dalle virtuose esperienze già presenti sui territori si vogliono portare a “fattor comune” le prestazioni sanitarie aggiuntive della Cassa Mutua Nazionale per le spese non coperte dal Nomenclatore, ad esempio quelle
odontoiatriche.

SALUTE
E SICUREZZA

CLIMA AZIENDALE

Introdurre indagini di clima aziendale secondo modalità da condividere con le Organizzazioni Sindacali.

PRESSIONI COMMERCIALI

Non possono esserci pressioni commerciali a carico delle lavoratrici e dei lavoratori: gli obiettivi devono essere di carattere qualitativo e di soddisfazione del cliente e mai sulla quantità del lavoro svolto, delle masse amministrate e/o dei prodotti venduti. Vanno evitati controlli e
sollecitazioni continue e competizione tra le lavoratrici ed i lavoratori mentre vanno privilegiati gli obiettivi di team.

STRESS LAVORO CORRELATO

Valutare i possibili fattori associati allo stress lavoro correlato, individuando un questionario stress lavoro-correlato specifico per il settore bancario del Credito Cooperativo.

Intervenire su tutti quei fattori che contribuiscono a favorire un ambiente di lavoro equilibrato e la salute psicofisica dei dipendenti, con misure che vanno valutate ed adeguate nel tempo.

 

SOLIDARIETA’ E SOSTENIBILITA’

AZIONI SOCIALI

  • Assunzione di una/un componente dello stesso nucleo familiare in caso di premorienza o di malattie irreversibili e di particolare gravità del/della dipendente.
  • Previsione di un percorso di protezione per la/il segnalante in caso di segnalazione tramite whistleblowing.

ESG

Vanno individuate idonee forme di confronto finalizzate alla condivisione di strumenti e percorsi utili a promuovere una cultura improntata al rispetto dei principi ESG:

  • identificazione di obiettivi e di KPI principio di “uguaglianza e di non discriminazione” per tutte/i
  • fruibilità del lavoro agile per tutte/i senza discriminazioni, possibilità di lavorare in prossimità delle sedi del Gruppo tramite l’utilizzo dell’Hub-working, per la riduzione
    delle emissioni di Co2
  • abbattimento della discriminazione di genere nei percorsi di crescita professionale
  • monitoraggio del lavoro fuori orario rispetto al lavoro standard.

 

SISTEMA DI RELAZIONI SINDACALI

Nel nuovo contesto definito dalla presenza dei Gruppi Cooperativi, che sposta il secondo livello di contrattazione, è di tutta evidenza l’importanza strategica delle relazioni sindacali, necessarie a garantire un dialogo partecipativo e decisioni condivise in merito alle problematiche del Gruppo, delle società e delle banche affiliate.

Per la realizzazione pratica del sistema di relazioni sindacali vanno istituiti idonei strumenti che permettano, a tutti i livelli, un adeguato ed efficace funzionamento della contrattazione, anche attraverso la definizione delle informative periodiche e dei livelli di confronto per le materie demandate.

Roma 20/11/2023

 

FABI     FIRST/CISL     FISAC/CGIL     UGL CREDITO     UILCA

 

 

Volantone piattaforma CIA Iccrea




Al sud più pensionati che lavoratori: saldo negativo anche in Abruzzo

Se a livello nazionale il rapporto ormai è di uno a uno, nel Mezzogiorno, invece, il sorpasso è già avvenuto; stiamo parlando del confronto tra il numero delle pensioni erogate è quello degli occupati. Se in Italia il primo è pari a 22.772.000 e il secondo ammonta a 23.099.000, nelle regioni del Sud e delle Isole le pensioni pagate ai cittadini sono 7.209.000, mentre gli addetti sono 6.115.000.

In questo quadro l’ Abruzzo segue l’andamento del centrosud, seppur con differenze a livello provinciale: sono L’Aquila e Chieti a registrare il saldo peggiore e infatti entrambe, nella differenza tra il numero delle pensioni e gli occupati uguale, segnano un -15mila; seguono Pescara (-2mila) e Teramo (-1.000).

Un risultato preoccupante che dimostra con tutta la sua evidenza gli effetti provocati in questi ultimi decenni da tre fenomeni strettamente correlati fra di loro: la denatalità, l’invecchiamento della popolazione e la presenza dei lavoratori irregolari. La combinazione di questi fattori sta riducendo progressivamente il numero dei contribuenti attivi e, conseguentemente, ingrossando la fila dei percettori di welfare.

A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA.

Come riequilibrare il sistema?

Soluzioni miracolistiche non ce ne sono e ancorché fossero disponibili i risultati li avremmo non prima di 20-25 anni. Tuttavia, con sempre meno giovani e sempre più pensionati il trend può essere invertito in tempi medio-lunghi solo allargando la base occupazionale. Come? Innanzitutto portando a galla una buona parte dei lavoratori “invisibili” presenti nel Paese. Stiamo parlando di coloro che svolgono un’attività in nero che, secondo l’Istat, ammontano a circa 3 milioni di persone1 che ogni giorno si recano nei campi, nelle fabbriche e nelle abitazioni degli italiani a svolgere la propria attività lavorativa irregolare. E’ altresì necessario incentivare ulteriormente l’ingresso delle donne nel mercato del lavoro, visto che siamo fanalino di coda in Europa per il tasso di occupazione femminile (pari al 50 per cento circa). Inoltre, bisogna rafforzare le politiche che incentivano la crescita demografica (aiuti alle giovani mamme, alle famiglie, ai minori, etc.) e allungare la vita lavorativa delle persone (almeno delle persone che svolgono un’attività impiegatizia o intellettuale). Da ultimo è necessario innalzare il livello di istruzione della forza lavoro che in Italia è ancora tra i più bassi di tutta l’UE. Se non faremo tutto ciò in tempi relativamente brevi, fra qualche decennio la sanità e la previdenza rischiano di implodere.

Entro il 2027 dovremo “sostituire” quasi 3 milioni di addetti

Purtroppo, non c’è molto tempo; dalla lettura delle statistiche demografiche/occupazionali emergono tendenze molto preoccupanti. Tra il 2023 e il 2027, ad esempio, il mercato del lavoro italiano richiederà poco meno di tre milioni di addetti in sostituzione delle persone destinate ad andare in pensione2 . Insomma, nei prossimi 5 anni quasi il 12 per cento degli italiani lascerà definitivamente il posto di lavoro per aver raggiunto il limite di età. Con sempre meno giovani destinati a entrare nel mercato del lavoro, “sostituire” una buona parte di chi scivolerà verso la quiescenza diventerà un grosso problema per tanti imprenditori. Ricordiamo che negli ultimi 5 anni la popolazione italiana in età lavorativa (15-64 anni) è scesa di oltre 755 mila unità e solo nel 2022 la contrazione è stata pari a 133 mila.

Con più anziani sono a rischio l’immobiliare, i trasporti e la moda

Un Paese che registra una popolazione sempre più anziana potrebbe avere nei prossimi decenni seri problemi a far quadrare i conti pubblici; in particolar modo a causa dell’aumento della spesa sanitaria, pensionistica, farmaceutica e di assistenza alle persone. Va altresì segnalato che con una presenza di over 65 molto diffusa, alcuni importanti settori economici potrebbero subire dei contraccolpi negativi. Con una propensione alla spesa molto più contenuta della popolazione giovane, una società costituita prevalentemente da anziani rischia di ridimensionare il giro d’affari del mercato immobiliare, dei trasporti, della moda e del settore ricettivo (HoReCa). Per contro, invece, le banche potrebbero contare su alcuni effetti positivi; con una maggiore predisposizione al risparmio, le persone più anziane dovrebbero aumentare la dimensione economica dei propri depositi, facendo così “felici” molti istituti di credito.

Milano, Roma Brescia le realtà più virtuose. Messina, Napoli e Lecce, invece, le più squilibrate

A livello provinciale nel 2022 la realtà territoriale più virtuosa d’Italia è stata Milano (saldo dato dalla differenza tra il numero delle pensioni e gli occupati uguale a +342 mila). Seguono Roma (+326 mila), Brescia (+107 mila), Bergamo (+90 mila), Bolzano (+87 mila), Verona (+86 mila) e Firenze (+77 mila).

Male, come richiamato più sopra, i risultati delle province del Mezzogiorno. Tra tutte, solo Cagliari (+10 mila) e Ragusa (+9 mila), presentano un saldo positivo.

Le situazioni più squilibrate, invece, riguardano Palermo (-74 mila), Reggio Calabria (- 85 mila), Messina (-87 mila), Napoli (-92 mila) e Lecce (-97 mila).

 

Fonte: AbruzzoWeb

 




Adesso basta! Il 17 novembre 8 ore di sciopero generale

Venerdì 17 novembre 8 ore di sciopero: per alzare i salari, per estendere i diritti e per contrastare una legge di bilancio che non ferma il drammatico impoverimento di lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati e non offre futuro ai giovani


  • Non c’è alcuna risposta all’emergenza salariale: hanno annunciato “100 euro in più nelle buste paga”, ma si limitano a confermare quelle in essere, già falcidiate – in media del 17% – da un’inflazione da profitti e speculazione.
  • Hanno detto di “rilanciare la contrattazione collettiva”, ma non stanziano le risorse necessarie a rinnovare i contratti del pubblico impiego e a sostenere e detassare i rinnovi nei settori privati.
  • Hanno dichiarato di voler incrementare la spesa sanitaria, ma continuano a indebolire il Servizio Sanitario Nazionale spingendo cittadini e personale verso la sanità privata.
  • Tagliano le risorse alla scuola pubblica, alle politiche sociali (casa, affitti, bollette, povertà), alla disabilità e non mettono nulla per la non autosufficienza e sul trasporto pubblico locale.
  • Avevano promesso di “cancellare la Legge Fornero” e invece la confermano e la peggiorano: restringendo le già limitate misure di flessibilità in uscita (quota 103, opzione donna, ape sociale); tagliando i futuri assegni dei pubblici e la rivalutazione delle pensioni in essere; e di fatto stabilendo – dal 2024 – le uscite per tutti con i 67 anni di vecchiaia, i 42 anni e 10 mesi di anticipata (uno in meno per le lavoratrici) e i 71 anni per giovani e donne nel sistema contributivo.
  • Non fanno nulla per il lavoro stabile e di qualità e non intervengono contro la precarietà, anzi: reintroducono i voucher e liberalizzano il lavoro a termine.
  • Nessun investimento concreto per migliorare la vita e il lavoro delle donne: solo propaganda patriarcale e regressiva.
  • Portano avanti una riforma fiscale che – a parità di reddito – tassa di più i salari e le pensioni dei profitti, delle rendite finanziarie e immobiliari, del lavoro autonomo benestante, dei grandi patrimoni e dei redditi alti e altissimi.
  • Non tassano gli extraprofitti e incentivano un’evasione fiscale che, ogni anno, sottrae 100 miliardi di euro alle politiche sociali e di sviluppo del paese.
  • Non investono in salute e sicurezza, nonostante la strage che si consuma ogni giorno nei luoghi di lavoro.
  • Non ci sono politiche industriali e di investimento in grado di creare lavoro buono e ben retribuito soprattutto peri giovani; dare risposte a lavoratrici e lavoratori coinvolti nelle tante crisi aziendali aperte a cui il governo non dà soluzioni; e governare la transizione ambientale, digitale ed energetica: si continua con gli incentivi a pioggia alle imprese e si rilanciano le privatizzazioni.
  • Tagliano gli investimenti pubblici e sulle infrastrutture, dimenticano il Mezzogiorno

 

8 ore di sciopero generale a sostegno di un’altra politica economica, sociale e contrattuale, che non solo è possibile, ma necessaria e urgente

  • LAVORO Aumentare stipendi e pensioni; rinnovare i contratti nazionali rafforzando il potere d’acquisto e detassando gli aumenti; abbattere i divari che colpiscono le donne.
  • FISCO Combattere l’evasione fiscale: basta sanatorie, basta condoni e basta premiare settori economici che presentano una propensione all’evasione fino al 70%; indicizzazione automatica all’inflazione delle detrazioni da lavoro e da pensione; promuovere un fisco progressivo: no alla flat tax; riportare all’interno della base imponibile irpef tutti i redditi oggi esclusi e tassati separatamente con aliquote più basse; tassare gli extraprofitti e le grandi ricchezze.
  • GIOVANI Favorire il lavoro stabile a tempo indeterminato; cancellare la precarietà; introdurre una pensione contributiva di garanzia; garantire il diritto allo studio attraverso investimenti per servizi, alloggi e borse di studio.
  • PENSIONI Approvare una vera riforma delle pensioni, che superi la legge Monti-Fornero; garantire la piena tutela del potere d’acquisto delle pensioni in essere.
  • STATO SOCIALE Difendere e rilanciare il servizio sanitario nazionale anche aumentando i livelli sala riali; approvare un piano straordinario di assunzioni nella sanità e in tutti i settori pubblici e della conoscenza; finanziare le leggi su non autosufficienza e disabilità; aumentare le risorse per il trasporto pubblico locale; rifinanziare il fondo sostegno agli affitti.
  • SALUTE E SICUREZZA Investire su salute e sicurezza: basta morti sul lavoro!!
  • POLITICHE PER L’ACCOGLIENZA Abbandonare la politica securitaria a partire dalla cancellazione della legge Bossi-Fini e di tutti i recenti provvedimenti in materia di immigrazione e definire nuove politiche di accoglienza e integrazione dei cittadini migranti.
  • POLITICHE INDUSTRIALI Serve una nuova strategia e un nuovo intervento pubblico per affrontare le crisi vecchie e nuove, puntare sulla transizione ambientale ed energetica, riconvertire e innovare il nostro sistema produttivo governando i processi di digitalizzazione, difendere e incrementare la qualità e la quantità dell’occupazione a partire dal mezzogiorno.

 

Per Abruzzo e Molise sono previste manifestazioni a Lanciano e Campobasso. 

 

Scarica il volantino




BPER L’Aquila e Provincia: noi l’avevamo detto…

Prendete una cartina politica dell’Africa. Noterete che in molti casi i confini degli stati sono costituiti da linee rette. Questo perché non seguono fiumi o montagne, che di solito fungono da naturale separazione fra i vari Paesi, ma rispecchiano una divisione fatta a tavolino, una spartizione dei territori tra le nazioni che avevano colonizzato  quelle zone.

Facendo le debite proporzioni, nella provincia dell’Aquila avverrà qualcosa di paragonabile.
La nuova divisione in Aree, infatti, ripartirà la Provincia secondo una linea che non ha alcuna logica di carattere geografico, storico o economico, ma risponde solo all’esigenza di assegnare ad ognuna delle nuove Aree un certo numero di filiali. Quindi le filiali dell’Aquila e dell’immediato circondario saranno accorpate con il Teramano e parte delle Marche, mentre la Marsica e la Valle Peligna saranno accorpate con le Province di Pescara e Chieti.

A scanso di equivoci precisiamo subito che la Banca non ha fatto nulla che non fosse nelle sue facoltà: è legittimo che un’azienda decida in modo autonomo quale assetto organizzativo intenda darsi. D’altro canto, non si può negare che questo sia l’ennesima dimostrazione di scarso interesse per una Provincia che la banca considera niente di più che “un’espressione geografica” (concedeteci la citazione storica). E non è di nessuna consolazione poter dire che la Fisac aveva in qualche modo predetto che questo sarebbe accaduto.

Volendo scegliere un simbolo del disinteresse della Bper verso la Provincia dell’Aquila, adotteremmo l’Auditorium a suo tempo realizzato dalla Cassa di Risparmio. Un centro di aggregazione che per anni ha rappresentato un punto di riferimento per la città, nel quale sono passati nomi illustri del giornalismo, della cultura, della scienza. Un segnale tangibile di vicinanza della banca verso il territorio oggi in stato di abbandono, triste e silenzioso testimone di un tempo che fu.

A voler essere sinceri, è l’intero territorio regionale ad essere da tempo oggetto di un evidente disimpegno da parte dell’Azienda. Non è un caso che Abruzzo e Molise siano le regioni nelle quali la Bper è più indietro rispetto alle assunzioni alle quali si era impegnata con l’accordo del 28/12/2021, e che il più delle volte gli assunti vengano destinati in altre regioni nonostante l’Art.9 del citato accordo preveda che:

” in DR Calabria-Sicilia, Puglia-Basilicata, Abruzzo-Molise, Campania, Toscana-Umbria e in Regione Sardegna l’Azienda si impegna a destinare una quota di assunzioni/stabilizzazioni pari al 50% delle uscite (pensionamenti e adesioni al Fondo di Solidarietà – 1.100), avvenute nei rispettivi territori che si realizzeranno nel periodo 2022/2024 a partire dal 1° gennaio 2022″

La Fisac si è prontamente attivata per ottenere il rispetto letterale dell’accordo, senza escludere nessuna iniziativa che possa rivelarsi utile in tal senso.

Tornando alla riorganizzazione appena annunciata, il nostro timore è che a pagarne il costo siano lavoratrici e lavoratori che, oltre a subire il disagio di non lavorare nel Comune di residenza, vedranno complicarsi la prospettiva di riavvicinarsi, perché aldilà delle rassicurazioni che immancabilmente arriveranno non si può negare che un trasferimento tra diverse Aree comporti maggiori difficoltà rispetto a spostamenti infra Area.
Per questo auspichiamo che l’Azienda voglia guardare con un occhio di riguardo le richieste delle persone che dovessero manifestare l’esigenza di riavvicinarsi: un comportamento che indubbiamente ci si aspetta da chi da anni si fregia della certificazione di Top Employer.

Lo ribadiamo, l’Azienda è libera di organizzarsi come meglio crede. Però vorremmo rivolgerle una preghiera: in futuro si potrebbe per favore evitare di continuare a raccontare che la Bper è vicina a questo territorio? Ve ne saremmo grati.

 

Fisac Cgil 
Segreteria Provinciale L’Aquila

 

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