Paura “scatola vuota” per le filiali ex Ubi passate a Bper

Scatta lo stop al trasferimento dei conti correnti di chi vuole restare in Intesa


È entrato nel vivo il passaggio di consegne nelle filiali che sono passate alla Popolare dell’Emilia Romagna (Bper) a seguito dell’acquisizione di Ubi Banca da parte di Intesa Sanpaolo. Si tratta, più nel dettaglio, di 587 sportelli nella maggior parte dei casi di ex proprietà di Ubi che il gruppo guidato da Carlo Messina è stato costretto a sacrificare sull’altare della fusione per ottenere il via libera all’operazione da parte dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato o Antitrust. E nel complicato passaggio della proprietà in capo a Bper, tra i vari problemi che si stanno presentando, c’è quello di chi vuole mantenere il proprio conto corrente all’interno del Gruppo Intesa, e non può farlo.

Secondo documentazione interna consultata da Business Insider e diffusa dopo che alcuni clienti passati alla Popolare dell’Emilia Romagna si erano recati in filiali di Intesa contigue per chiedere il trasferimento lì del conto in modo da restare nel gruppo, ai dipendenti degli sportelli ceduti è stata data l’indicazione di fare il possibile per evitare questo tipo di situazioni.

Il fatto è che, fino a un paio di settimane fa, sembrava praticabile la strada di recarsi in un’altra filiale di Intesa e di domandare il trasferimento, al fine di mantenere le stesse condizioni del rapporto bancario. In un secondo momento, tuttavia, ai dipendenti che devono gestire queste richieste era stato comunicato di suggerire ai clienti di chiudere il vecchio conto Intesa e di riaprirne uno nuovo alle condizioni attuali, per poi domandare il trasferimento. Ora invece sembra stia prevalendo la tesi più rigorosa che prevede che il cliente “ceduto” a Bper non possa restare in Intesa, almeno per ora ovviamente e fatta salva la possibilità successiva di chiudere il conto nel gruppo modenese per riaprirne uno nuovo in quello milanese.

Nella documentazione interna si legge, infatti, di domandare alle filiali rimaste Intesa di non procedere col trasferimento dei rapporti, limitandosi ad aprire solo quelli nuovi, per evitare che a Bper venga ceduta quella che testualmente viene definita una “scatola vuota”. Ecco perché in alcune recenti riunioni tenutesi nelle filiali appena passate di mano è stato ribadito che il trasferimento dei vecchi rapporti non è possibile, proprio per evitare di andare a intaccare lo stock dei depositi e prestiti venduto alla Popolare con sede a Modena, cosa che potrebbe fare emergere nuovi problemi concorrenziali da risolvere con l’Antitrust. In questo quadro, appare molto difficile anche potere mantenere le vecchie condizioni del conto corrente.

Dovrebbe però restare ferma la possibilità di recesso, da fare valere una volta giunta la comunicazione del passaggio di proprietà degli sportelli. A riguardo, sembra che ai clienti Ubi questa comunicazione sia arrivata mentre per le filiali Intesa sembra che si dovrà attendere ancora un po’. Proprio il fatto che i clienti Intesa non siano ancora stati ufficialmente informati del passaggio di mano degli sportelli rende paradossalmente ancora più difficile il blocco dei trasferimenti dei conti correnti.

Insomma, una situazione piuttosto complicata. “Dalle informazioni pervenute – spiega il consulente finanziario Giuseppe D’Orta – pare che tutto origini dalle disposizioni dell’Antitrust e dal conseguente patto di non concorrenza per due anni riguardo i clienti, ma non si comprende come ciò possa ledere il diritto di questi ultimi di decidere a quale istituto affidarsi. A meno che, con tipica soluzione all’italiana, una volta completato il trasferimento della clientela a Bper, tutti facciano finta di non vedere il ritorno di una parte di questi a Intesa Sanpaolo. Ma tutto ciò comporta solo un enorme dispendio di energie e costi, a partire dal duplice cambio di Iban con ovvie conseguenze riguardo gli accrediti e gli addebiti continuativi, solo per dirne una. Altra domanda: chi ha il mutuo Intesa Sanpaolo o Ubi si ritroverà a pagarlo da un conto corrente Bper, ma ciò dovrà avvenire come originariamente previsto, senza aggravi riguardo le condizioni del mutuo e anche le spese di incasso rata. E anche il trasferimento dei rapporti del risparmio gestito potrebbe creare problemi”.
“Per esempio – ricorda Anna D’Antuono, legale dell’Aduc – quando Intesa acquistò la parte ‘buona’ delle banche venete rilevò anche molti fondi, che però in molti casi a quanto ci risulta furono fatti vendere per sottoscrivere prodotti del Gruppo Intesa”.

 

Fonte: it.businessinsider.com




Se vai in questi Paesi, BPER Banca non la trovi più

In questi giorni sulle reti televisive nazionali, sui giornali e sui siti internet capita frequentemente di imbattersi nella campagna pubblicitaria di BPER Banca. Si tratta di spot molto accattivanti, che puntano a lanciare il messaggio di una banca vicina alle persone e allo loro esigenze.

Questo lo slogan dalla campagna:

 

 

In realtà, BPER Banca non la trovi se vai a Pisticci. O a Pacentro. O a Consandolo. O in una delle decine di località e Comuni che la BPER ha deciso di abbandonare.

Non si tratta, ovviamente, di una scelta che riguarda solo il nostro Istituto. C’è stato un passato in cui le banche facevano a gara per aprire nuove filiali, sforzandosi di coprire capillarmente l’intero territorio nazionale. Oggi la sfida è a chi chiude più sportelli: chiusure concentrate ovviamente nelle zone meno floride economicamente.

Apparentemente la scelta non fa una grinza: una filiale chiusa significa risparmiare molti soldi, tanto chi vuole può utilizzare i servizi online. E se poi non è in grado, pazienza, il problema è suo: è il mercato, baby!

Ma siamo sicuri che sia una scelta vincente?

Chiudere una filiale in un paesino di una zona interna significa escludere dai servizi bancari diverse categorie di persone: anziani, stranieri che non conoscono bene la lingua, soggetti economicamente fragili che non hanno accesso alla rete. Pensiamo solo al disagio di un anziano che vive da solo in una località di montagna ed ha il problema di andare a ritirare la pensione: anche uno spostamento di pochi chilometri diventerebbe un ostacolo insormontabile.
Chiudere una filiale in un paesino di una zona interna significa accelerarne lo spopolamento, contribuendo a trasformarlo in una città fantasma.

Dal punto di vista delle banche è indubbiamente una mossa vantaggiosa nel breve periodo: dal prossimo bilancio le voci di spesa diminuiranno in modo significativo, e anche se questo comporterà una lieve flessione dei ricavi provenienti dalle zone abbandonate il saldo sarà fortemente positivo. Peccato che quella “lieve flessione” arrivi da persone che saranno costrette a trasferirsi, da piccole aziende che dovranno spostare la sede o cessare l’attività, da posti di lavoro che verranno a mancare. Dietro i freddi numeri c’è la desertificazione di aree del paese sempre più ampie, con la perdita irrimediabile di un patrimonio culturale, storico, ed economico.

Quella che può sembrare una buona idea nel breve periodo diventa una scelta suicida se si guarda più in là nel tempo. Perché l’idea di un’Italia con zone ricche sempre più concentrate, e zone disagiate e abbandonate a sé stesse sempre più estese, non appare compatibile con i progetti di aziende che anche in futuro vorranno continuare a produrre utili.
Pensare di ottenere ricchezza diffondendo povertà è a dir poco folle.

Tempo fa, quando a comandare non era la legge del profitto immediato a tutti i costi, si parlava di responsabilità sociale dell’impresa. Il concetto è semplice: un’azienda deve contribuire a creare e diffondere benessere nel contesto in cui opera. E non deve farlo perché è buona e brava, ma perché le conviene: nessuna azienda può prosperare se tutt’intorno aumenta il disagio sociale. Per chiarire il concetto pensiamo ad un lussuosissimo negozio di abbigliamento, pieno di luci e di colori, posto tra le baracche di una favela: quanto potrebbe durare?

In realtà i manager delle banche non sono impazziti. Il punto è che a loro interessa solo il prossimo bilancio: di quello che accadrà da qui a qualche anno non gli importa assolutamente nulla. E questo perché da un lato puntano ad ottenere i ricchi premi che derivano dal raggiungimento degli obiettivi loro assegnati, dall’altro perché sanno che da qui a qualche anno l’assetto del sistema bancario sarà molto diverso viste le continue fusioni e incorporazioni, e quindi in definitiva perché stare a preoccuparsi del futuro di aziende che tra qualche anno potrebbero non esistere più?

Nei giorni scorsi ha creato enorme scalpore l’Assessora alla Sanità della Regione Lombardia quando ha proposto di dare priorità, per le vaccinazioni contro il Covid, alle Regioni che maggiormente contribuiscono a produrre PIL. Come dire che chi non è utile allo sforzo produttivo ha meno diritto di curarsi e vivere rispetto a chi produce. Un concetto aberrante, che ha suscitato reazioni tali da spingere l’improvvida assessora a fare marcia indietro con l’abusata formula di rito: “Sono stata fraintesa”.

Ma questo è esattamente ciò che le banche stanno ponendo in essere da anni: se sei nato in una regione che non produce abbastanza PIL, o sei colpevole di risiedere in un comune isolato, non hai il diritto di accedere ad una serie di servizi che in altre zone si considerano scontati. E questo perché con te la banca non guadagna a sufficienza.

Tra qualche settimana partirà il progetto “Gemini”, l’accorpamento in BPER di oltre 500 filiali ex UBI Banca, sforzo che vedrà tutti noi impegnati in un modo o nell’altro. Diamo ovviamente il benvenuto ai nuovi colleghi, che siamo felici di accogliere nella nostra Azienda, ma qualche preoccupazione per il futuro c’è. L’acquisizione di tante filiali rischia seriamente di produrre un’ accelerazione nelle chiusure degli sportelli, ovviamente concentrandole laddove l’Azienda ritiene di avere minori margini di guadagno.
Col risultato di contribuire a rendere più povere e disagiate zone del Paese sempre più vaste.

Speriamo di sbagliarci. Speriamo che come dice lo spot, BPER voglia davvero aiutare Bianca ad aprire il suo ortofrutta, anche se dovesse ostinarsi a non voler risiedere in una grande città.
Altrimenti dovremmo pensare che questo spot non sia altro che una foglia di fico, un modo per celare la realtà mostrando qualcosa che non esiste.

E’ il mercato, baby!




Intesa Sanpaolo assume 3.500 persone a fronte di 7.200 uscite volontarie

Centrati i target dell’accordo sindacale, il gruppo recluta ulteriori mille persone rispetto alle previsioni iniziali. Messina: «Ricambio generazionale decisivo»



Intesa Sanpaolo procederà a ulteriori mille assunzioni, in aggiunta alle 2.500 già previste dall’accordo sindacale del 29 settembre 2020 sottoscritto con Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca Uil e Unisin, finalizzato a un ricambio generazionale senza impatti sociali e alla valorizzazione delle persone del Gruppo Intesa Sanpaolo risultante dall’acquisizione di Ubi Banca, con il quale si è data la possibilità ad almeno 5mila persone di richiedere l’uscita volontaria per pensionamento o Fondo di Solidarietà.

Il progetto di ricambio generazionale

Il gruppo bancario, facendo seguito alla verifica svolta con le organizzazioni sindacali in merito al raggiungimento delle almeno 5milauscite volontarie, intende infatti accogliere tutte le oltre 7.200 adesioni volontarie validamente pervenute e procedere di conseguenza, come chiesto dai sindacati, a 3.500 assunzioni complessive che saranno perfezionate entro il primo semestre 2024. Il tutto sulla base dell’accordo sindacale sottoscritto il 30 dicembre 2020 in merito ai trattamenti riguardanti le 5.107 persone incluse nel ramo d’azienda da cedere a Bper Banca. Nelle prossime settimane sarà avviata la procedura sindacale in relazione alla fusione per incorporazione di Ubi Banca nella capogruppo Intesa Sanpaolo.

La soddisfazione di Messina

«Con l’assunzione di mille persone che si aggiungono alle 2.500 già programmate – commenta Carlo Messina, ceo del gruppo bancario – diamo ulteriore impulso al ricambio generazionale e al sostegno dell’occupazione. Intesa Sanpaolo continua a investire sui giovani, punto di forza del Paese. In un contesto di notevole complessità vogliamo dare un segnale concreto improntato all’ottimismo verso il futuro. Le persone di Intesa Sanpaolo sono il nostro asset principale, saremo più forti grazie a questi giovani. Ringrazio le sigle sindacali con cui i rapporti continuano a essere di stima, rispetto e proficua collaborazione, sempre a servizio della crescita di Intesa Sanpaolo. Continuiamo – aggiunge Messina – ad assumere a dimostrazione della solidità di un gruppo che, con un’accresciuta attrattività per nuovi talenti e maggiori opportunità di crescita professionale e di carriera, conferma il suo ruolo di leadership a livello italiano ed europeo».

 

Fonte: Il Sole 24 Ore

 

 




BPER – ISP – UBI: guida all’accordo su cessioni ramo d’azienda

L’accordo sottoscritto il 30 dicembre 2020 sulla cessione di rami di aziende a BPER rappresenta un risultato importante non solo per le lavoratrici e i lavoratori coinvolti nell’operazione, ma per l’intero settore bancario.

Come illustriamo in maniera dettagliata in questo approfondimento, l’intesa interviene su diversi ambiti:

  • difesa dei livelli occupazionali,
  • diritti di natura contrattuale e di carattere individuale,
  • tutela e valorizzazione delle competenze e della professionalità,
  • misure di conciliazione.

In particolare, per quanto riguarda la disciplina contrattuale applicabile, a fronte della proposta avanzata inizialmente da BPER di mantenere la normativa delle aziende di provenienza fino al 31 dicembre 2021 (data oltre la quale gran parte delle previsioni sarebbero state oggetto di revisione), l’accordo “mette in sicurezza” nel tempo i trattamenti economici di natura fissa, compresi quelli indiretti legati alla previdenza complementare e all’assistenza sanitaria integrativa.

Permangono le riserve di parte sindacale su alcuni dei criteri adottati per la definizione del perimetro dei rami oggetto di cessione, riserve rispetto alle quali l’azienda, ancora a poche ore dalla firma dell’accordo, ha ribadito la propria posizione, affermando che in base alle previsioni di legge l’individuazione del ramo è di esclusiva competenza del cedente e dell’acquirente.

Per parte nostra abbiamo comunque voluto rappresentare la “non condivisione” delle Organizzazioni sindacali per le scelte che hanno riguardato dipendenti in regime di distacco, nonché l’esclusione dal ramo ceduto di coloro che per mere ragioni amministrative erano assegnati in UBI a unità produttive “fittizie”: in particolare lavoratrici in maternità e “lungo-assenti”, per i quali abbiamo rivendicato soluzioni adeguate.

Nel complesso giudichiamo assai positiva l’intesa raggiunta, ritenendo che i criteri contenuti rappresentino un primo passo nella giusta direzione per l’incorporazione di UBI in ISP, nonché favorevoli linee guida per tutto il settore.

Scarica la guida

 

Dal sito FISAC Nazionale

 




Intesa Sanpaolo: uscite volontarie, chiediamo assunzioni

Durante l’incontro odierno di verifica del protocollo 29 settembre 2020 ed integrazione del 18 novembre 2020, l’azienda ci ha comunicato che sono pervenute in totale 7229 adesioni (6168 ISP – 1061 UBI).

Le richieste di pensionamento sono 964, quelle relative al Fondo di Solidarietà risultano 6265 di cui 1364 tuttora in attesa di verifica dei requisiti previdenziali.

A queste vanno aggiunte 376 adesioni relative al perimetro BPER (49 pensionamenti e 327 tramite Fondo di Solidarietà).

La Banca ha dichiarato che intende accogliere tutte le domande pervenute ipotizzando l’uscita, già nel 2021, di circa 1200 colleghi, oltre ai pensionamenti. I colleghi riceveranno specifica comunicazione in linea di massima un mese prima della data effettiva di uscita.

Ricordiamo che l’accordo prevedeva l’uscita volontaria di almeno 5000 persone con 2500 assunzioni.
Alla luce dell’odierna dichiarazione aziendale di voler accogliere tutte le domande presentate, come OO.SS. abbiamo chiesto ulteriori assunzioni mantenendo  invariato il rapporto di un’assunzione ogni due uscite già previsto nell’accordo del 29/09/2020!

Comprendiamo le aspettative dei colleghi destinatari degli accordi, ciò nonostante dobbiamo tener presente il futuro della categoria e soprattutto di chi resta: le filiali sono già molto provate ed assunzioni proporzionate alle uscite volontarie sono urgenti e necessarie anche per garantire serenità ai colleghi e qualità nel servizio ai clienti.

Milano, 14 dicembre 2020

Delegazioni Trattanti Gruppo Intesa Sanpaolo
FABI – FIRST/CISL – FISAC/CGIL – UILCA -UNISIN

 

dal sito Fisac Intesa Sanpaolo




Intesa – UBI – BPER: tutele e garanzie

UBI Banca Gruppo BPER

 

2 dicembre 2020: terzo incontro sulla cessione delle filiali

TUTELE E GARANZIE

 

Si è tenuto ieri il terzo incontro relativamente alla cessione delle filiali a BPER. Intesa Sanpaolo ha comunicato di aver ricevuto dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato la richiesta di perfezionare la cessione delle filiali ISP a BPER entro febbraio 2021, anziché nel mese di giugno 2021.

La Delegazione aziendale ha illustrato i dati che avevamo richiesto nel precedente incontro, relativamente ad una più precisa disaggregazione sul territorio del personale coinvolto nella cessione e ad una evidenziazione delle varie forme di copertura sanitaria e di previdenza complementare in essere.

E’ stato inoltre consegnato un documento che consente una dettagliata comparazione di tutti i trattamenti economici e normativi in essere nei tre Gruppi.

Relativamente alle tutele in capo ai lavoratori ceduti BPER ha dichiarato le seguenti disponibilità:

  • Conferma della salvaguardia occupazionale delle 5107 risorse oggetto di cessione

  • Mantenimento fino al 31 dicembre 2021 dei trattamenti economici e normativi previsti dalla contrattazione di secondo livello nelle Aziende di provenienza

  • Impegno a ricercare entro il 30 settembre 2021 un accordo di armonizzazione per tutto il personale del Gruppo BPER

  • Tutela della professionalità acquisita e dei percorsi professionali in essere, ove previsti dalla contrattazione aziendale

  • Salvaguardie per la localizzazione territoriale delle strutture di Sede oggetto di cessione

BPER ha inoltre dichiarato che la formazione ai colleghi ceduti inizierà il prossimo 9 dicembre, con un piano totalmente on-line relativo a procedure, processi, prodotti e ruolo professionale. Da subito sarà applicato il modello distributivo BPER nelle filiali oggetto di cessione.

Nel supporto all’operazione saranno coinvolti circa 2.500 colleghi di BPER in veste di “coaching” ai nuovi colleghi e di affiancatori nelle filiali, per un periodo di indicativamente tre mesi.

Il prossimo incontro di trattativa è stato previsto per il 9 dicembre.

Come FISAC-CGIL abbiamo nuovamente ribadito la nostra contrarietà ad alcuni aspetti inerenti l‘individuazione del ramo ceduto che riteniamo non corrispondano a criteri omogenei. In particolare facciamo riferimento al personale lungo assente per maternità ed aspettativa ed ai distacchi.

Le disponibilità dichiarate dalle Controparti in tema di trattamenti economici e normativi vanno adeguatamente approfondite nella prosecuzione della trattativa, al fine di assicurare il pieno rispetto dei diritti e delle tutele individuali.

La situazione del tutto nuova che si viene a creare nel Gruppo BPER, che per dichiarazione aziendale porterà ad un incremento del 40% delle attività, dovrà essere attentamente valutata nel corso della trattativa, con l’obiettivo di garantire a tutti i lavoratori del Gruppo le necessarie tutele normative e contrattuali ed il mantenimento dei livelli occupazionali.

Segreterie FISAC CGIL
Intesa Sanpaolo – UBI Banca – BPER




Intesa-UBI. Secondo incontro su cessione ramo d’azienda

SECONDO INCONTRO CESSIONE RAMI D’AZIENDA

Oggi 24 novembre, alla presenza delle Segreterie Nazionali e delle Delegazioni di gruppo, si è svolto il secondo incontro della procedura di cessione di rami d’azienda tra Intesa Sanpaolo, UBI e BPERL’operazione di cessione, che interessa complessivamente 5.107 lavoratrici e lavoratori provenienti dai perimetri UBI (4.812) e ISP (295) e destinati all’ingresso nel “mondo” BPER, richiede un adeguato presidio dei processi, che garantisca, ad un tempo, efficacia, efficienza operativa e, come dichiarato da controparte, pace sociale.

Tale equilibrata sintesi può avvenire solo dopo un positivo confronto sindacale che definisca un soddisfacente accordo collettivo.

L’informativa aziendale, che esclude tensioni occupazionali, è stata integrata a cura delle parti aziendali che, su richieste del tavolo sindacale, hanno fornito alcuni ragguagli e chiarimenti precisando i criteri d’individuazione del ramo di azienda oggetto di cessione. Al riguardo, è stato affermato che la scelta aziendale è stata ispirata dall’esigenza di assicurare oggettività, utilizzando criteri omogenei e uniformi, nella definizione del perimetro di cessione, tradottasi, in estrema sintesi, nel criterio-guida della “assegnazione dei lavoratori alla filiale di pertinenza”. Ricordiamo, al riguardo, che oltre alle filiali di UBI e ISP, è oggetto di cessione anche il “perimetro strumentale” funzionale alle stesse: lavoratrici e lavoratori del perimetro UBI che, pur non appartenendo alle filiali, sono stati ritenuti – per tipo di attività – “funzionali” alla clientela di riferimento delle filiali cedute. 

Come OO.SS. delle rappresentanze aziendali ISP, UBI e BPER abbiamo congiuntamente rimarcato che l’applicazione pratica del criterio adottato sconta però evidenti differenze applicative nei due bacini da cui provengono le lavoratrici e i lavoratori.

In particolare, è stata evidenziata la criticità derivante dalla mancata assegnazione alle filiali “UBI” oggetto di cessione di personale che, pur rientrando nelle filiali, non è stato ceduto. Si tratta di personale “lungo assente” per ragioni varie (maternità, aspettativa, distacchi), per il quale la parte aziendale ha escluso la possibilità di riadeguamento del perimetro di cessione, giuridicamente definito il 12 novembre 2020.

A questo proposito le OOSS verificheranno che siano garantiti i diritti soggettivi individuali. Temi particolarmente “sensibili” per il tavolo sindacale unitario, e obiettivi della trattativa e dei suoi esiti, sono i seguenti:

  • salvaguardia occupazionale di tutti i 5.107 colleghi anche dopo il loro “traghettamento” in BPER (che peraltro ha dichiarato anche oggi di averne bisogno);
  • tutela della professionalità acquisita;
  • garanzia di applicazione di processi formativi adeguati ed efficaci per l’ulteriore professionalizzazione, in vista anche dell’assegnazione alle funzioni operative in BPER;
  • rispetto di diritti e tutele individuali, rivenienti dalla contrattazione collettiva aziendale di provenienza.

Definire soluzioni adeguate mediante un accordo collettivo omnicomprensivo è condizione di garanzia per le lavoratrici e i lavoratori che è  anche l’obiettivo oggi, più volte, dichiarato da BPER!

Il confronto sindacale proseguirà il prossimo 2 dicembre.

 

Segreterie Nazionali 

FABI – FIRST/CISL – FISAC/CGIL – UILCA -UNISIN

24 novembre 2020




Intesa – UBI: l’elenco delle Filiali e dei Punti Operativi ceduti a BPER

  • E’ stato pubblicato l’elenco completo delle FIliali e dei Punti Operativi che saranno ceduti a BPER Banca a margine dell’operazione di acquisizione di UBI Banca da parte di Intesa Sanpaolo.

E’ possibile consultare gli elenchi completi a questi link:

Lista Filiali e Punti Operativi UBI Banca

Lista Filiali e Punti Operativi Intesa Sanpaolo

 

Fonte: Sito istituzionale BPER Banca




Intesa e UBI: al via la campagna vaccinale

Dalle ore 12, al via la campagna vaccinale antinfluenzale gratuita di Intesa Sanpaolo e UBI Banca

A disposizione dei colleghi che ne faranno richiesta un determinato numero di vaccini antinfluenzali e anti-pneumococco

<dalla direzione Centrale Tutela Aziendale>

La situazione che l’Italia sta vivendo a causa della pandemia dovuta al COVID-19 vede la nostra banca in prima linea per la particolare attenzione alla salute e alla sicurezza delle proprie persone e in questo contesto si sta impegnando per offrire ai propri dipendenti, su base preferenziale, l’opportunità di vaccinarsi contro influenza e pneumococco.

Nei prossimi mesi è probabile la circolazione contestuale degli ordinari virus stagionali e di quello, caratterizzato da similarità di sintomi, associato al COVID-19 ed è per questo che autorità sanitarie ed esperti sottolineano l’importanza della vaccinazione, in particolare nelle persone a più alto rischio.

Grazie ai vaccini, infatti, si semplificano le diagnosi e si riducono i rischi di complicanze per soggetti più fragili e di sovraffollamento delle strutture sanitarie.

Evidenze scientifiche indicano inoltre un possibile effetto protettivo della vaccinazione antinfluenzale e anti-pneumococcica nei confronti dell’infezione da COVID-19.

Dal momento che in Italia risulta in questa fase oltremodo difficile reperire i vaccini presso le strutture pubbliche, Intesa Sanpaolo, sotto il coordinamento della funzione di Tutela Aziendale, ha acquisito:

– 50 mila dosi di vaccino antinfluenzale da offrire gratuitamente

– 10 mila dosi di vaccino anti-pneumococco a prezzo pre-concordato a carico del dipendente, da richiedere direttamente al laboratorio

a beneficio di tutti i colleghi di Intesa Sanpaolo e di UBI Banca.

A partire dalle ore 12 di oggi, ogni collega interessato dovrà compilare un modulo di adesione alla campagna vaccinale sul portale #People entro il 3/11/2020.

L’adesione alla campagna vaccinale è volontaria e facoltativa con la possibilità di aderire alla somministrazione di entrambi i vaccini o di uno solo di essi.

Tenuto conto delle oggettive difficoltà di reperimento dei vaccini e sulla base delle concrete percentuali di adesione, potrà risultare necessario procedere selettivamente: in questo caso, la priorità sarà data alle categorie a rischio secondo il Servizio Sanitario Nazionale (immunodepressi, interessati da esiti di patologie oncologiche o con terapie salvavita in corso o, comunque, affetti da comorbilità – cfr. dettaglio in calce) e in base a criteri legati all’età anagrafica e alla presenza di figli in età pre-scolare e scolare nel nucleo familiare.

I singoli colleghi aderenti riceveranno comunque informazione via mail su modi e tempi (indicativamente fine novembre/inizio dicembre) di svolgimento della vaccinazione.

La somministrazione dei vaccini avverrà, a cura del partner MyAssistance, presso la rete di laboratori convenzionati in ogni capoluogo di provincia.

Il modulo di adesione sarà disponibile a partire dalle ore 12 di oggi al seguente percorso:

Intranet > #People > Covid-19 Rientro in sede/ufficio > Campagna vaccinale

In caso di eventuali dubbi o richieste di approfondimento, scrivi a: [email protected]

———-

Malattie croniche a carico dell’apparato respiratorio (inclusa l’asma di grado severo, la displasia broncopolmonare, la fibrosi cistica e broncopneumopatia cronica ostruttiva (BCPO) , malattie dell’apparato cardio-circolatorio, comprese le cardiopatie congenite e acquisite, diabete mellito e altre malattie metaboliche (inclusi gli obesi con indice di massa corporea (BMC)>30 e gravi patologie concomitanti), tumori, malattie renali con insufficienza renale, epatopatie croniche, malattie infiammatorie croniche e sindromi da malassorbimento intestinali, malattie degli organi emopoietici ed emoglobinopatie, malattie congenite o acquisite che comportino carente produzione di anticorpi, immunosoppressione indotta da farmaci o da HIV, patologie per le quali sono programmati importanti interventi chirurgici, patologie associate ad un aumentato rischio di aspirazione delle secrezioni respiratorie (ad es. malattie neuromuscolari), Donne che all’inizio della stagione epidemica si trovano in gravidanza e nel periodo “postpartum”.

28 ottobre 2020

Delegazione trattante

dal sito Fisac Intesa Sanpaolo

 

 

 




Cessione filiali UBI a BPER: tra fantasia e realtà

Anche un orologio fermo segna l’ora giusta. Due volte al giorno.

Lo abbiamo già sottolineato in altri comunicati, ed è peraltro una considerazione scontata: l’acquisizione di UBI Banca da parte di Intesa Sanpaolo ha aperto per le lavoratrici e i lavoratori di UBI una fase di grande incertezza per il proprio futuro, più profonda in quei territori dove sono stati creati poli di attività o che saranno significativamente interessati dalla cessione di unità produttive a BPER e ad altre banche.
Quotidianamente colleghe e colleghi ci rivolgono la fatidica domanda “Dove andrò a finire?”
Purtroppo a questa domanda ad oggi nessuno è in grado di fornire una risposta: fonti attendibili hanno indicato la fine del mese come data entro la quale il perimetro del ramo d’azienda sarà definito nei dettagli, e quindi reso noto – dopo che alcune indiscrezioni avevano ipotizzato la metà di ottobre come termine per la comunicazione, data che ora subisce invece un rinvio di almeno qualche giorno.
Quindi ad oggi nessuno dispone di informazioni attendibili.
In un contesto su cui grava la medesima incertezza che lo caratterizzava all’inizio di agosto, la FISAC CGIL ha scelto volutamente e responsabilmente di non partecipare al “toto filiali e toto uffici”: un’attività che comprensibilmente impegna lavoratrici e lavoratori che, in ansia per il proprio futuro personale e professionale, avanzano ipotesi circa la destinazione della propria unità produttiva.
Non riteniamo altrettanto comprensibile – e tantomeno giustificabile – che questa attività sia svolta da dirigenti sindacali che, anziché ammettere di non sapere nulla, sostengono di essere in possesso di fantomatici elenchi e informazioni top secret su ruoli e assetti futuri, o si avventurano in fantasiose previsioni spacciandole per notizie fondate, o addirittura ventilano o promettono trasferimenti che nessuno è in grado di assicurare.

Avere un ruolo di rappresentanza richiederebbe maggiore serietà e senso di responsabilità. Adottare una condotta millantatoria a fini di propaganda, approfittando della fragilità delle persone, è una modalità che meriterebbe una definizione che vi/ci risparmiamo.
Non fa per noi.

E se nella ridda di ipotesi che dai primi di agosto elencano filiali ogni volta diverse si scoprirà che alcune di quelle indicate saranno effettivamente cedute a BPER (anche perché nel frattempo sono state citate almeno una volta tutte quante) dovremo ricordarci che “Anche un orologio fermo segna l’ora giusta. Due volte al giorno.”

 

Fonte: Sito Fisac Gruppo Ubi