MPS: inaugurazione ufficiale della filiale aquilana

Banca Monte dei Paschi di Siena torna operativa negli storici locali di Corso Federico II, nel centro dell’Aquila. Dopo un intenso lavoro di recupero e ristrutturazione, Mps riapre al pubblico gli uffici al piano terra del palazzo del Grand Hotel, originaria sede della banca senese fin dal 1979, inaugurata oggi con una veste completamente rinnovata nel layout, più interattiva e fruibile, secondo i più moderni standard di accessibilità e funzionalità.

All’inaugurazione hanno preso parte i vertici di Monte dei Paschi dell’Area Territoriale Centro e Sardegna con il general manager Serafina PalopoliStefano Simi, titolare della filiale L’Aquila di Banca Mps, il responsabile risorse umane Giampaolo Casolaro, il responsabile organizzazione Giacomo Vasaturo, il direttore territoriale retail Rosalba Diodato e i colleghi della filiale. Presenti inoltre le istituzioni cittadine con il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi, i Vigili del Fuoco e il Parroco della Cattedrale Mons. Renzo D’Ascenzo, oltre ai dipendenti e ai clienti.

Prima del consueto taglio del nastro, affidato al sindaco Biondi, Don Renzo ha impartito la benedizione e, nel rivolgere un breve saluto ai presenti, ha inteso sottolineare l’importanza dell’accoglienza, un valore imprescindibile per realizzare qualsiasi pogetto, anche di impresa. “Quando si parla di benedizione -le parole di Don Renzo- dobbiamo restituire a questa parola il significato teologico. E’ importante che la banca sia accogliente -ha sottolineato- perchè chi entra ha bisogno dell’accoglienza e l’accoglienza ha una valenza evangelica. L’accoglienza è tutto -ha ribadito- e quando non accogliamo mettiamo in grave disagio l’altro. L’auspicio è che questa banca sia accogliente e onesta e illuminata dall’etica e dalla volontà di Dio che è vicino a coloro che si rivolgono a tutti e, soprattutto, a coloro che accolgono tutti“.

Concetto ribadito e condiviso anche dalla general manager Serafina Palopoli. “Ringrazio Don Renzo per le bellissime parole -ha affermato- Da sempre rivolgiamo grandissima attenzione al valore dell’accoglienza, all’importanza di rivolgersi a tutti, valori alla base delle comunità e che anche le istituzioni finanziarie hanno il compito di tenere ben presente nel modo di fare impresa”.

“La riapertura della filiale nel centro storico dell’Aquila ha diversi significati – ha aggiunto Palopoli – Il primo è prettamente emotivo: abbiamo aperto questa fliale quaranta anni fa e oggi continuiamo investire ancora sull’Aquila, nonostante la presenza di piani indistriali e di ristrutturazione che, nel settore bancario, prevedono la chiusura delle filiali e il ridimensionamento della presenza fisica. Questo territorio merita la nostra presenza, e questa Banca intende parteicipare attivamente al processo di ricostruzione fisica e sociale della città”.

Di segnale di vicinanza al territorio da parte del Monte dei Paschi e del contributo concreto che si intende dare alla rinascita dell’Aquila, ha parlato anche Stefano Simi, titolare della filiale. “Mps ha una presenza storica e radicata sul territorio aquilano ed è tra i primi istituti di credito a riaprire gli sportelli all’interno delle mura cittadine – ha commentato Simi– dimostrando la vicinanza alla comunità locale e l’attenzione da sempre posta alle istanze che vengono dalle persone e dal tessuto produttivo e imprenditoriale. E’ una vera soddisfazione, quindi, poter condividere con cittadini e clienti l’inaugurazione della nostra sede dopo un periodo lungo e complicato per tutta la popolazione. Speriamo di poter lanciare così un messaggio positivo alla città e fornire un supporto concreto per la sua crescita”.

Quindi, il sindaco Biondi. “La ricostruzione dell’Aquila -ha affermato- che non è solo la ricostruzione del luogo ma anche del genius loci, e quindi dei sentimenti di legame comunitario che fanno la fortuna o la sfortuna, la ricostruzione è un impegno collettivo non solo delle isituzioni, che hanno un ruolo preponderante, che chiama in causa tutti i protagonisti, dalle forza sociali alle associazioni ai cittadini e anche gli istituti di credito, come il Monte dei Paschi di Siena. Rientrare in centro -ha concluso- è un segnale importante”.

Biondi ha concluso il suo discorso con un importante annuncio. “Entro domani -ha affermato- la struttura di missione sbloccherà il fondo da 10 milioni di euro che, nell’ambito della programmazione Restart, abbiamo destinato al sostegno e all’accesso al credito da parte, soprattutto, delle piccole imprese che hanno difficoltà a fornire le garanzie. Le risorse verranno gestite la finanziaria regionale abruzzese che oggi è stata trasformata in una società in house. Anche voi sarete chiamati a dare il vostro contributo al sostegno finanziario delle inziative economiche e imprenditoriali che in questo territorio sono numerose”.

La filiale de L’Aquila di Corso Federico II conta un organico di 20 risorse e offre servizi per le aziende, gli investimenti, due sportelli e una linea dedicata alla consulenza e clientela generica. Complessivamente Banca Monte dei Paschi conta 31 filiali, 1 centro private e 3 centri pmi distribuiti sul territorio abruzzese.

 

Fonte: www.newstown.it

 

Sullo stesso argomento:

https://www.fisaccgilaq.it/bcc/mps-torna-nella-storica-sede-aquilana-ma-ne-chiude-due.html




BPER: chiusure, incorporazioni, acquisizioni

Facciamo il punto su quanto sta avvenendo in BPER in questi giorni. Quello che segue è un comunicato sindacale congiunto relativo all’annunciata chiusura di filiali.

 

 

Segreterie di Coordinamento Sindacale del GRUPPO BPER

 

BPER: chiusure oltre le attese...

In questa prima sessione di incontri del 2019 l’attività del tavolo si è incentrata essenzialmente sulla operazione di razionalizzazione sportelli prevista per il prossimo mese di marzo.

Indispensabile in questa fase di attesa del piano industriale, che auspichiamo esca a breve, comprendere il contesto nel quale collocare questa ed altre operazioni messe in campo dall’Azienda in assenza dell’accordo quadro (accordo che detta le regole del gioco per gestire le ricadute sul personale delle operazioni comprese nel piano industriale).

La controparte ha coinvolto le strutture interessate per presentare il progetto alle OO.SS. che hanno rimarcato come la chiusura di sportelli sia una strategia perdente in termini di posti di lavoro che non verranno recuperati, di perdita di professionalità dei lavoratori, di abbandono dei territori e delle quote di mercato senza apportare altro valore aggiunto oltre un elementare taglio dei costi che soddisfa logiche bilancistiche di breve periodo.

Negli incontri programmati per la prossima settimana l’Azienda, che ha manifestato aperture per la prosecuzione proficua dei lavori, fornirà i dati necessari per gli ulteriori approfondimenti.

Vi terremo puntualmente informati

Segreterie di Coordinamento Sindacale del GRUPPO BPER

FABI – FIRST/CISL – FISAC/CGIL – UILCA – UNISIN

Modena, 18 gennaio 2019

 

Pur non avendo ufficializzato la presentazione del piano industriale, BPER si sta muovendo in linea con le anticipazioni trapelate nei mesi scorsi. La chiusura delle filiali è solo una parte delle azioni che si stanno ponendo in essere. Lo scorso 11 gennaio è stata deliberata l’incorporazione di Bperservices in BPER

Comunicato stampa incorporazione Bperservices

Si rafforzano inoltre le indiscrezioni sul probabile, imminente acquisto, del 49% delle azioni del Banco di Sardegna, attualmente detenute dalla Fondazione, che porterebbe la totalità delle quote nelle mani di BPER.

Articolo pubblicato su L’Unione Sarda del 13-1-2019

 

Leggi anche:

https://www.fisaccgilaq.it/banche/bper/bper-prime-anticipazioni-sul-piano-industriale.html

 

 

 

 




Banca del Fucino: incontro con i vertici di Igea Banca

il 10 gennaio scorso abbiamo svolto un incontro, da noi richiesto, con i vertici di Igea Banca, nelle persone del Presidente, Dr. Mauro Masi e del Direttore Generale, Dr. Francesco Maiolini.

Nel corso dell’incontro, abbiamo avuto conferma dell’intenzione di Igea e dei suoi Soci di rilanciare la nostra banca, in sinergia con le loro risorse.

L’importante impegno finanziario che s’intende profondere è legato alle potenzialità che potrebbe avere la nuova entità nascente dalla fusione dei due istituti e si conserverà la denominazione di “Banca del Fucino”, visto il forte radicamento del brand sul territorio. Quanto alla questione che ci sta più a cuore, cioè la tutela dell’occupazione per tutti i dipendenti della Banca del Fucino, abbiamo avuto conferma dal Dr. Masi e dal Dr. Maiolini della totale assenza di tensioni in tal senso. Al fine di dare enfasi all’operazione di rilancio, si è ventilata l’ipotesi di aprire una nuova filiale della Banca del Fucino in una zona centrale di Roma, come segnale forte del nuovo corso.

Tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio dovrebbero iniziare gli adempimenti formali propedeuci all’aumento di capitale; quest’ultimo è necessario ai fini dell’istanza di autorizzazione della BCE. Nel frattempo la platea dei soggetti intenzionati a partecipare all’operazione potrebbe aumentare. Resta ovviamente di fondamentale importanza l’intervento della SGA per i credi deteriorati, mentre per quanto concerne il Fondo Interbancario ancora non si è proceduto ad una richiesta ufficiale di intervento, al fine di valutare preventivamente la disponibilità di nuovi soggetti.

Il Dottor Masi ed il Dottor Maiolini ci hanno rappresentato l’intenzione di intensificare i contatti fra le due banche, allo scopo di conoscere la realtà Banca del Fucino dall’interno e di stilare le linee d’azione comune per il futuro. In questi giorni saranno creati dieci cantieri che vedranno impegnati dipendenti del Fucino insieme ad un referente di Igea per ciascuno di essi.

Le nostre Organizzazioni sindacali hanno ribadito la piena disponibilità di tutti noi lavoratori e lavoratrici per contribuire al buon esito dell’operazione di aggregazione, ricordando come già essi abbiano dato ampiamente prova di abnegazione e professionalità nel periodo travagliato che da due anni stiamo affrontando e nonostante i danni creati dalla famiglia Torlonia e l’assenza di direttive da parte del management.

Abbiamo altresì evidenziato l’urgenza di affrontare alcune problematiche, quali le difficoltà di lavorazione delle pratiche da girare a SGA, dovute alla scarsità numerica del personale adibito alla bisogna (questione a nostro avviso grave, in quanto investe una fase cruciale per le sorti aziendali), nonché le condizioni ormai croniche delle Filiali, completamente abbandonate a sé stesse, a seguito dell’infausta riorganizzazione messa in atto circa due anni fa. Soltanto grazie all’inesauribile volontà dei lavoratori si è riusciti a limitare al minimo le conseguenti fuoriuscite di clientela.

Tuo ciò premesso, non vogliamo abbandonarci a facili entusiasmi; certo è che, ricordando da dove siamo partiti, con lo spettro del commissariamento, o, peggio, della liquidazione coatta, passando per l’ipotesi di finire in mano ad un fondo speculativo (a cui purtroppo alcuni irresponsabili guardavano con benevolo interesse), poter continuare a svolgere l’attività bancaria con nuove premesse è un approdo che ci sentiamo di salutare con un certo sollievo.

Siamo soddisfatti di aver sin qui svolto un ruolo determinante, cosa peraltro riconosciuta anche dai rappresentanti di Igea Banca, nell’esercitare tutte le pressioni possibili presso gli Organi Istituzionali che hanno avuto parte in questa vicenda. Ciò non toglie che manterremo sempre un’elevata soglia di attenzione sui temi legati alle condizioni lavorative di tutti noi, perché questo rimane il nostro ruolo.

Vogliamo infine ringraziare tutti i Lavoratori e le Lavoratrici per la fiducia ed il sostegno che ci stanno offrendo nei rapporti con tutti gli interlocutori di questa vicenda.

 

Roma, 15 gennaio 2019

C.A.C. Fisac Cgil – R.S.A. UILca Banca del Fucino S.p.A.




Unicredit sperimenta l’ufficio aperto ai quattrozampe

Per adesso è un progetto pilota, riservato ai dipendenti della sede centrale, il grattacielo in piazza Gae Aulenti a Milano. Ma presto potrebbe essere esteso ad altre sedi: si chiama “Cani al lavoro” l’iniziativa di Unicredit che permette di andare in ufficio con il proprio cane. Tenendolo con sé accanto alla scrivania, o portandolo in una stanza apposita a giocare mentre si è in riunione o si stanno svolgendo attività per cui sarebbe impossibile avere sott’occhio il proprio cane. Un progetto che segue di poco la novità introdotta dall’Ats di Milano a fine novembre: un regolamento che permette ai dipendenti dell’azienda sanitaria della Città metropolitana di poter andare al lavoro con il loro cane, senza lasciarlo a casa solo tutto il giorno.

L’ingresso in ufficio dei cani, però, segue delle regole precise: i proprietari devono avere il patentino del ‘buon conduttore cinofilo’, non sono ammessi cuccioli (l’età minima per i cani è 8 mesi), devono avere microchip ed essere iscritti all’anagrafe canina, tutte le vaccinazioni e i trattamenti antiparassitari in regola, e una polizza assicurativa per danni a cose e persone. In compenso per i cani c’è una stanza a loro dedicata, inaugurata da poco al quarto piano della torre: 14 posti a disposizione (ci si prenota e si fanno i turni, e c’è già il tutto esaurito). All’interno, ciotole con croccantini e acqua fresca, giochi e guinzagli.

In passato altre aziende hanno sperimentato, ma solo per un giorno, la possibilità di portare in ufficio il proprio cane. Ma adesso Unicredit ha deciso di rispondere così alle richieste di tanti suoi dipendenti. Un progetto che si basa sulle ricerche che dicono che gli animali da compagnia riducono lo stress e migliorano l’umore collettivo: ovviamente a patto che i cani non siano troppo vivaci e che si riesca a gestirli, visto che nei luoghi comuni devono comunque stare al guinzaglio e non possono avvicinarsi a mensa, toilette, infermeria e sale riunioni. Per evitare conseguenze negative su colleghi allergici o che hanno paura degli animali, padroni e cani possono usare solo alcuni ascensori. Così, nella pausa pranzo, si può anche scendere assieme nel parco della Biblioteca degli alberi, sotto il grattacielo, per una sgambata.

 

Fonte: www.repubblica.it



MPS torna nella storica sede aquilana (ma ne chiude due)

Dopo dieci anni dal sisma, la banca Monte dei Paschi di Siena torna in centro. Da lunedì sarà operativa la filiale di corso Federico II, sede storica dell’istituto bancario toscano, che l’ha acquisita nel lontano 1979.
«Una scelta fortemente voluta, per dare un segnale importante alla città»: così l’ha definita il direttore Mps dell’Aquila, Stefano Simi, che ha invitato le altre realtà creditizie che operano sul territorio «a seguire la stessa strada».

Le banche, dunque, stanno tornando in centro: lo scorso anno la Banca di credito cooperativo del Gran Sasso d’Italia ha inaugurato la filiale aquilana su via XX Settembre, in una zona più periferica. Di recente, anche la Fondazione Carispaq ha ripreso possesso della vecchia sede, nel palazzo dei Combattenti, alla Fontana Luminosa, ma senza sportello Bper. In centro anche Banca Intesa e la Carichieti è lì da anni,

SCELTA IDENTITARIA. «Da un anno e mezzo dirigo la filiale Mps di viale Corrado IV, dove per un decennio ha trovato una collocazione provvisoria l’agenzia di corso Federico II», spiega Simi, «ho conosciuto L’Aquila prima del sisma, era una bellissima città. Mi dispiace constatare come ancora non riprenda la sua piena funzionalità. Penso al centro storico, dove stanno aprendo bar, pub, ristoranti e anche molti negozi. Ultimamente si è vista una spinta propulsiva, ma gli esercizi commerciali sono alle prese con mille difficoltà. Il centro storico deve tornare ad essere attrattore e le banche devono dare un segnale concreto, di partecipazione a questa rinascita».

I NUMERI MPS. Monte dei Paschi di Siena è presente all’Aquila da 40 anni (l’anniversario dell’inaugurazione della prima agenzia cade a settembre). Tre le filiali attive sul territorio: corso Federico II, al piano terra del palazzo del Grand Hotel, che ingloberà anche la filiale della Fontana Luminosa, operativa fino al 31 dicembre scorso, Paganica e Barisciano. 27 i dipendenti totali, di cui 20 nell’agenzia principale in centro, 4 a Paganica e 3 a Barisciano.

INAUGURAZIONE A FEBBRAIO. Il trasloco è stato fatto, in tutta fretta ieri per consentire la piena operatività degli sportelli Mps a partire da lunedì, ma l’inaugurazione ufficiale è prevista a febbraio.
«Sarà una cerimonia di apertura alla città», sottolinea Simi, «con la partecipazione del management nazionale e delle istituzioni locali, con l’intento di lanciare un preciso messaggio e dire agli aquilani: noi ci siamo. Un segnale vero di appartenenza e vicinanza alla comunità locale, oltre che di partecipazione attiva alla rinascita economica e sociale del territorio». «Monte dei Paschi di Siena è tra le prime banche a riaprire gli sportelli in centro», dichiara Simi, «mi sento di dover lanciare un appello anche agli altri istituti di credito perché seguano il nostro esempio e tornino all’interno delle mura cittadine, per dare sostegno e supporto alla ripresa delle attività produttive».

 

Fonte: www.ilcentro.it




Festività soppresse anno 2019

BANCHE – ABI

Il CCNL ABI prevede che i lavoratori abbiano diritto annualmente un numero di permessi giornalieri retribuiti a titolo di ex festività, corrispondente a quello delle giornate già indicate come festive dalla legge n. 260 del 1949 e che non sono più considerate tali per successive disposizioni legislative.

Tali permessi sono riconosciuti nel caso in cui le ex festività ricorrano in giorni per i quali è prevista la prestazione lavorativa ordinaria (dal lunedì al venerdì) con diritto all’intero trattamento economico, escluse quindi le giornate coincidenti, ad esempio, con scioperi, aspettative e congedi parentali non retribuiti (a differenza di quanto avviene per le BCC, il cui contratto prevede un numero fisso di giornate di permesso a titolo di recupero ex festività).

Nel 2019 le ex festività cadono nei seguenti giorni:

  • martedì 19 marzo – San Giuseppe
  • giovedì 30 maggio – Ascensione
  • giovedì 20 giugno – Corpus Domini
  • lunedì 04 novembre – Unità Nazionale

A queste date andrebbe aggiunto anche il 29 giugno, festa dei Santi Pietro e Paolo, che però quest’anno non diritto a permessi in quanto cade di sabato.

Le giornate di permesso per ex festività sono pertanto 4 per i lavoratori operanti sull’intero territorio nazionale.

Un’ ulteriore giornata di permesso potrebbe essere computata in quanto il 2 giugno, Festa della Repubblica, cade di domenica. Il CCNL ABI riconosce infatti alle aziende la facoltà di convertire il compenso aggiuntivo in una giornata di permesso retribuito, salvo intesa fra le parti. In assenza di accordi la giornata sarà monetizzata.

Il CCNL rinnovato il 31 marzo 2015 prevedeva il contributo a favore del Fondo nazionale per il sostegno dell’occupazione nel settore del credito (il cosiddetto FOC) fissato nella misura di una giornata lavorativa annua.
Tale contributo comportava la rinuncia, per gli appartenenti alle Aree Professionali, a 7 ore e 30 minuti delle 23 ore di riduzione d’orario e per i Quadri Direttivi e i Dirigenti ad una giornata di ex festività. L’impegno tuttavia scadeva il 31/12/2018; considerando che il FOC sarà oggetto di trattativa, ad oggi non sono previste decurtazioni

Alla luce di tutto ciò le giornate di permesso per il 2019 saranno le seguenti:

  • 4 per le Aree Professionali, i Quadri Direttivi e i Dirigenti
  • Monetizzazione o eventuale fruizione come quinto giorno di festività a titolo di recupero per il 2 giugno.

IMPORTANTE

Sebbene il CCNL ABI preveda la monetizzazione delle giornate di ex festività non godute, in molte aziende sono stati sottoscritti accordi che prevedono l’obbligo di fruizione nell’anno di competenza, senza alcuna monetizzazione nel caso il cui ciò non avvenga.

Ribadiamo che il diritto ai permessi per ex festività spetta solo qualora in quel giorno il lavoratore abbia diritto alla retribuzione piena. Bisogna pertanto fare attenzione ad evitare, per quanto possibile, di richiedere permessi non retribuiti o aspettative che cadano nelle date sopra elencate per non perdere il corrispondente giorno di ex festività.

Ricordiamo inoltre che, da contratto, i permessi per ex festività possono essere utilizzati tra il 16 gennaio ed il 14 dicembre di ogni anno.

 

ESATTORIALI

Per i dipendenti dell’Agenzia delle Entrate Riscossione Il CCNL ex Equitalia prevede gli stessi permessi già riportati per il settore ABI.

Nel 2019 le ex festività cadono nei seguenti giorni:

  • martedì 19 marzo – San Giuseppe
  • giovedì 30 maggio – Ascensione
  • giovedì 20 giugno – Corpus Domini
  • sabato 29 giugno – SS. Pietro e Paolo (da non considerare in quanto cade in un giorno non lavorativo)
  • lunedì 04 novembre – Unità Nazionale

Pertanto, per l’anno 2018 ai dipendenti A.d.E.R. spetteranno 4 giorni di permesso per ex festività, più un’ ulteriore giornata di permesso a titolo di recupero per il 2 giugno che quest’anno cade di domenica.

IMPORTANTE

Anche per gli Esattoriali il periodo di fruizione previsto dal CCNL va dal 16 gennaio al 14 dicembre di ogni anno.

I permessi devono necessariamente essere utilizzati nell’anno di competenza.

Il diritto ai permessi per ex festività spetta solo qualora in quel giorno il lavoratore abbia diritto alla retribuzione piena. Bisogna pertanto evitare di richiedere permessi non retribuiti o aspettative che cadano nelle date sopra elencate per non perdere il corrispondente giorno di ex festività.

 

ASSICURATIVI – ANIA ed ALLEANZA

Per il 2019 le giornate di festività abolite sono quattro e sono riconosciute perché cadenti in un giorno lavorativo compreso tra il lunedì e il venerdì.

Queste le date delle ex festività:

  • martedì 19 marzo – San Giuseppe
  • giovedì 30 maggio – Ascensione
  • giovedì 20 giugno – Corpus Domini
  • lunedì 04 novembre – Unità Nazionale

Solo per i lavoratori che fanno il turno di sabato: poiché il giorno 29 giugno, festa dei Santi Pietro e Paolo, cade di sabato, questa giornata sarà festiva per chi opera a Roma, mentre genererà una quinta giornata di permesso retribuito per i lavoratori operanti nel resto del territorio nazionale.

IMPORTANTE

I permessi per festività abolite devono necessariamente essere fruiti nell’anno di competenza.

Ricordiamo che, per fruire interamente delle festività soppresse, occorre per i giorni sopraindicati avere diritto all’intero trattamento economico. Non bisogna cioè richiedere in quei giorni aspettative o permessi non retribuiti.

 

ASSICURATIVI – APPALTO

Le festività soppresse (art. 31 c. 4 del CCNL di settore) per l’anno 2019, religiose e civili, sono le seguenti:

  • 19 marzo – S. Giuseppe
  • 30 maggio – Ascensione
  • 20 giugno – Corpus Domini
  • 29 giugno – SS. Pietro e Paolo

Il CCNL prevede per le lavoratrici ed i lavoratori delle Agenzie, per le giornate elencate (le festività soppresse religiose), la possibilità di comunicare all’Agente se per l’anno in corso (2019) si vogliono recuperare le giornate stesse sotto forma di “riposo compensativo” (i riposi possono anche essere fruiti ad ore e vengono di solito evidenziati nella busta paga alla voce “permessi” o “permessi ex festività”), oppure mediante riconoscimento di un’ indennità sostitutiva che va ad aggiungersi alla retribuzione ordinaria.

Il sistema di calcolo da adottare (art. 31 c. 7) per determinare la retribuzione aggiuntiva di uno di questi giorni è il seguente:
retribuzione annuale lorda/250

La giornata del 4 novembre (festività soppressa civile), invece, non dà luogo a riposo compensativo ma è solo da retribuire (art. 31 c. 5).
Il sistema di calcolo per determinarne la retribuzione aggiuntiva è il medesimo evidenziato sopra.

IMPORTANTE

Perché maturi il diritto al riposo compensativo o all’indennità sostitutiva è necessario che il lavoratore abbia percepito la retribuzione per i giorni ex festivi. Per questo bisogna evitare di richiedere permessi non retribuiti o giornate d’aspettativa nei giorni sopra elencati.

 




Assegni non trasferibili, sanzioni ridotte.

Con la Legge n.136 17 dicembre 2018 si è risolta la vicenda delle sanzioni per gli assegni privi di clausola di non trasferibilità, la quale ha interessato, nel corso dell’anno, diverse migliaia di correntisti bancari. Ricordiamo che la norma 49 Dlgs.231/07 (avente scopo il contrasto al riciclaggio di denaro sporco) imponeva che gli assegni superiori a 5mila euro (soglia successivamente portata a 12.500 euro e definitivamente a mille euro con l’art.3 Dlgs.90/2017) recassero stampigliata la dicitura “non trasferibile”.

Moltissimi correntisti (almeno alcune migliaia) nel frattempo avevano utilizzato (per lo più per spese occasionali) assegni privi della clausola stampigliata negli assegni stessi. Quando gli assegni sono stati presentati all’incasso è scattata la sanzione ex art.49 Dlgs.231/07, cioè una sanzione pecuniaria da 3mila a 50mila euro irrogata dalle Ragionerie territoriali di Stato. Sanzione che colpiva sia dell’emettitore (colui che aveva utilizzato l’assegno per pagare il debito) sia il beneficiario (il creditore che aveva materialmente portato all’incasso l’assegno). Gli assegni privi di tale clausola e di importi superiori ai mille euro, rischiavano una sanzione (doppia) fino a 50mila euro.

Successivamente le raccomandate del Ministero dell’Economia suggerivano agli interessati di pagare un importo ridotto (6mila euro per ognuno) entro 60 giorni. Ciò ha generato forti perplessità (anche da parte della nostra Organizzazione) sia per l’imprevedibilità della sanzione (utilizzo di carnet emessi dalle Banche prima del 2017) sia  per la duplicità dei “colpevoli” (debitore e creditore ritenuti entrambi presunti colpevoli di riciclaggio.

Oggi, con l’aggiunta dell’art. 9bis Legge 119/2018, si prevede, per assegni di importi inferiori a 30mila euro, una sanzione minima (per entrambi i soggetti) pari al 10% dell’importo trasferito. Sia il debitore che il creditore possono agire in maniera autonoma per sanare il proprio debito con lo Stato, indipendentemente l’uno dall’altro.
Il pagamento in forma ridotta può avvenire se (art.67 Dlgs.231/07) “non vi siano circostanze che facciano ipotizzare un’operazione di riciclaggio, desumibile dalla natura dell’attività svolta e dalle dimensioni economiche dei soggetti coinvolti”. Quindi, se l’assegno “trasferibile” è stato utilizzato (come nella stragrande maggioranza dei casi) per pagamenti occasionali e documentati (acquisti di  veicoli, spese mediche, donazioni a parenti) è possibile contare su di una sanzione ridotta al 10 per cento.

Attenzione: è comunque necessario attendere che il Mef determini l’importo dovuto, sulla base di una specifica domanda che gli interessati dovranno inviare alla Ragioneria territoriale dello Stato, dimostrando i motivi di pagamento e l’assenza di finalità di riciclaggio.

 

Fonte: Fisac

 

Sullo stesso argomento:

https://www.fisaccgilaq.it/banche/assegni-occhio-alla-clausola.html




Che fine faranno i bancari? Magari diventeranno infermieri. O rapinatori…

Sempre più spesso ci chiediamo quale potrà essere il ruolo degli impiegati di banca in un mondo nel quale la tecnologia sembra destinata a sostituirli in quasi tutte le attività.
Dal Belgio arriva una risposta quanto meno inquietante.

In quel Paese, come del resto in tutto l’Occidente, il processo di digitalizzazione sta portando a una costante riduzione degli sportelli, con tagli agli organici quantificabili mediamente intorno al 2% annuo. Quindi da un lato c’è un certo numero di bancari che non si sa dove mettere, dall’altro ci sono settori, come la sanità, che invece presentano carenza di lavoratori.
Tutto ciò ha portato la Febelfin, la federazione belga del settore finanziario, a stipulare un accordo con i sindacati per permettere, al momento su base volontaria, ai lavoratori del credito di riconvertirsi come infermieri. A marzo inizierà la campagna d’informazione, da settembre l’avvio dei corsi di formazione che dureranno almeno un anno.

Il senso dell’accordo è: meglio accettare subito un lavoro più umile, piuttosto che rischiare di ritrovarsi senza lavoro in un futuro non lontano.

La notizia è talmente paradossale da lasciar pensare alla più classica delle fake news, se non fosse per l’affidabilità delle fonti: a pubblicarla è stata infatti Italia Oggi, che ha sua volta ha ripreso un articolo di Le Figaro. Qui il link.

Senza guardare troppo lontano, altri due fatti avvenuti la settimana scorsa nella nostra Regione lasciano trasparire quanto le nostre condizioni di vita siano già adesso diventate assai problematiche.

La prima notizia arriva da Pescara: il 2 gennaio è stata rapinata una filiale della BPER.
Il responsabile, armato di taglierino e col volto coperto da un passamontagna, ha agito da solo ricavando un bottino decisamente magro: appena 2.300 Euro. Fin qui una notizia di cronaca uguale a tante altre.
La sorpresa è giunta due giorni dopo: la polizia individua rapidamente il rapinatore, scoprendo che si tratta di un impiegato di banca (non la stessa rapinata, ovviamente) che ha agito spinto dalla disperazione.
Chi arriva ad effettuare una rapina a mano armata ha spesso alle spalle un contesto sociale fatto di povertà, di degrado: situazioni che eravamo abituati a considerare lontane dalla realtà degli impiegati di banca.
Questo episodio ci dimostra che ormai la nostra categoria non può più considerarsi esente dal rischio povertà: bastano le spese legate ad una separazione o ad un problema di salute per precipitare nell’abisso.

La seconda notizia riguarda la Provincia di Teramo ed è relativa ad un’altra rapina, avvenuta stavolta a San Nicolò.
Lo scorso 4 gennaio la direttrice di filiale di una piccola BCC locale si è fermata con la sua auto ad uno stop. In quel momento è stata affiancata da un’altra macchina, dalla quale sono scese due persone che hanno sfondato il finestrino e prelevato lo zaino che era sul sedile del passeggero: all’interno c’erano 117.000 Euro che la direttrice stava trasportando nella sede centrale dell’istituto di credito.
Stando a quanto si legge sul giornale, quella di trasportare i soldi con auto private sarebbe una prassi abituale in quella banca.
Si fa davvero fatica a capire come si possa imporre a un bancario una simile operatività -peraltro resa ancor più rischiosa dalla sua ripetitività – esponendolo così a gravi rischi per la sua incolumità personale, senza contare la concreta possibilità di provvedimenti disciplinari e azioni di rivalsa nel caso sia vittima di azioni criminali.
In passato ci siamo trovati a gestire situazioni simili presso altri Istituti, e già allora abbiamo ricevuto risposte emblematiche: “Qual è il problema? i soldi sono assicurati…”
Evidentemente già da allora (e si parla di diversi anni fa) l’incolumità e la sicurezza dei lavoratori non costituivano una priorità per gli Istituti di credito. Dobbiamo comunque rilevare come, ogni volta che siamo intervenuti, siamo riusciti a ricondurre alla ragione le controparti.
Anche da questa vicenda dobbiamo necessariamente trarre un insegnamento. Le banche, mentre non nascondono di considerarci sempre più una spesa da sostenere con fastidio e da ridurre in tutti i modi possibili, pretendono che ci prestiamo ad esaudire le richieste più assurde 
E se per risparmiare il costo di un furgone blindato per il trasporto valori dobbiamo rischiare la vita, che problema c’è?

Tanto i soldi sono assicurati…..

 




Popolare di Bari. Il grande cambiamento?

Avevamo richiesto un urgente incontro con il Direttore Generale, da statuto anche capo del personale della Banca, sui seguenti punti:

  • relazione al bilancio semestrale e dati di bilancio,
  • assunzione di personale cessato in violazione di accordi,
  • striscianti ristrutturazioni ed esternalizzazioni,
  • intollerabili pressioni commerciali,
  • prospettive aziendali e ci siamo visti recapitare una convocazione da parte del top-management aziendale e, a seguire, la risposta alla nostra sollecitazione.

E così, nella serata dello scorso 18 dicembre, si è tenuto l’incontro tra le scriventi OOSS ed i vertici aziendali. Il resoconto dettagliato dell’incontro si può leggere nel volantino allegato.

Le OO.SS. hanno parlato con una voce sola, facendo sentire con forza al management aziendale la solida unità di intenti, di difesa degli interessi e dei diritti dei lavoratori e lavoratrici rappresentati da tutte le componenti sindacali.

La prima constatazione sindacale è stata sulla composizione del “nuovo” management aziendale: un deja-vu dagli effetti stranianti e vagamente inquietanti.

I “nuovi” manager sono pensionati richiamati a “salvare l’Azienda”.
E questa è stata la prima osservazione critica circa la violazione degli accordi presi ( art. 14 accordo luglio 2016 ): c’era un espresso divieto alla riassunzione dei cessati dal servizio in BPB e la banca, non solo ha ignorato, ma sardonicamente ha affermato che lo si rifarebbe ancora perché fatto in piena buona fede ed esclusivamente nell’ interesse dell’ Azienda stessa!
Una dichiarazione che riteniamo irriguardosa e sprezzante nei confronti di chi, come tutti i dipendenti BPB, in ragione di quegli accordi sta pagando un prezzo salatissimo: i patti sono da osservare, da ambo le parti contraenti.

Per non parlare del tradimento di alcuni degli obiettivi del piano di riorganizzazione dell’agosto del 2017: la riduzione del rapporto costi/ricavi e la compressione delle spese amministrative.

A dispetto di quanto di buono fatto nella parte iniziale dell’anno – tanto che la riduzione delcost/income ci aveva permesso di riprendere una parte della contribuzione aziendale al fondo pensione – già dal bilancio semestrale il cost/income risulta aumentato.

In altre parole, il costo del personale è diminuito per via della solidarietà, mentre le spese amministrative sono aumentate e si è ridotto il margine di intermediazione. Ciò vuol dire una cosa semplice: i lavoratori e le lavoratrici del Gruppo BPB hanno fatto la loro parte, il management aziendale no!

Lo abbiamo detto a gran voce: i lavoratori e le lavoratrici rispettano gli accordi firmati.
I lavoratori e le OO.SS. che li rappresentano, sono responsabili e si sacrificano giornalmente per raggiungere gli obiettivi aziendali, ed invece di essere considerati, vengono addirittura dileggiati, minacciati, offesi.
Essi si sacrificano anche economicamente, contribuendo a quello che pensavano potesse essere un risanamento e un rilancio aziendale, ma che così non è stato !
Hanno lasciato nelle casse aziendali circa 19 mln di euro, finiti malamente nel calderone bucato di un piano industriale sbagliato nelle sue previsioni.

Abbiamo detto loro che è la Banca a non rispettare mai gli accordi che liberamente sottoscrive con le OO.SS. e, tramite essi, coi lavoratori e le lavoratrici.
Gli stessi lavoratori e lavoratrici che, in queste occasioni, la Banca dice di avere a cuore, ma nei fatti vengono trattati con toni volgari e minacciosi da varie figure del middle management, sicure di poterlo fare solo perché convinte di esser provviste di copertura e di avallo del top management.

E’ del tutto evidente che gli accordi sono boicottati da parti dell’Azienda, che lavorano in totale anarchia di leggi e contratti: condanniamo il comportamento inaccettabile della rete commerciale che ha osteggiato e osteggia la fruizione della solidarietà e vessa continuamente i lavoratori!

Nulla ci è stato risposto riguardo alle nostre sollecitazioni in merito al bilancio del 1° semestre 2018, sia per la parte dei dati che nel “drammatico” testo a commento.

Per tutti questi motivi, abbiamo quindi chiesto fermamente di riportare indietro le lancette dell’orologio per ripristinare la piena contribuzione aziendale al fondo pensione e sospendere la solidarietà: è su questa base che vogliamo approcciare il piano industriale a venire!

Per queste cose le OO.SS., a margine dell’incontro, hanno convenuto con la Direzione Generale un calendario di appuntamenti, a partire dalla prima decade di gennaio, per verificare così l’effettiva e reale “discontinuità” di comportamento e di relazione che il top management in quest’incontro ha assicurato e per definire un accordo sulle politiche commerciali per frenare le odiose condotte vessatorie delle pressioni per la vendita.

Il progetto di cambiamento è vitale per l’ Azienda, ma lo è ancor di più per i lavoratori e le lavoratrici del Gruppo BPB, che hanno dimostrato la propria disponibilità ad assumere responsabilità e “pesi”, non di poco conto, per il proprio “lavoro”.

Le parole da noi ascoltate sul futuro della Banca sono state vaghe, contraddittorie su quale modello societario e organizzativo ci sarà prospettato ed hanno generato dubbi e domande più che chiarimenti e risposte.

Sulla base delle verifiche che andremo ad effettuare durante le prossime settimane ed i primi incontri del 2019, procederemo alle assemblee dei lavoratori e delle lavoratrici, momento democratico e partecipativo ineludibile in questa delicatissima fase della storia della BPB.

Bari, il 21 dicembre 2018

 

Le Segreterie di Coordinamento
FABI          FIBA/CISL          FISAC/CGIL          UILCA          UNISIN




Banche e assicurazioni: la morale non conta più?

L’articolo che segue è stato pubblicato sul sito del Fatto Quotidiano. Rappresenta il punto di vista di Vincenzo imperatore, giornalista e saggista che collabora con diversi organi d’informazione.
La lettura è utile per renderci conto di come dall’esterno noi e le nostre aziende possiamo essere percepiti (ed il discorso può essere esteso anche alle assicurazioni); lascia tuttavia molto perplessi il pulpito da cui arriva la predica.

Vincenzo Imperatore è stato per 22 anni un manager del Credito Italiano prima, di Unicredit poi. Come afferma lui stesso in questa intervista, ha incarnato per anni quanto di peggio il management degli istituti di credito possa rappresentare, aizzando quotidianamente i suoi collaboratori a fare soldi in tutti i modi, spingendoli a rifilare spazzatura ai clienti“. Poi, dopo anni di ricchissimi stipendi e premi oltre a benefit di varia natura, l’improvvisa conversione sulla via di Damasco e la pubblicazione di libri denuncia dai titoli estremamente espliciti: “Io so e ho le prove”, “io vi accuso”, “Sacco bancario”.
Volumi in cui molto spesso attacca pesantemente gli stessi collaboratori che fino a poco tempo prima aveva spinto in tutti i modi (non necessariamente corretti…) ad ottenere risultati che  assicurassero a lui i ricchi bonus annuali.
Oggi Vincenzo Imperatore si guadagna da vivere facendo consulenza a beneficio delle imprese, alle quali insegna come difendersi dalle banche: attività presumibilmente ben retribuita, tanto da lasciare qualche dubbio sulla genuinità della sua “conversione”, che in realtà potrebbe rappresentare un modo per fare più soldi di prima con molta meno pressione.

Al suo articolo ha risposto in modo molto forte la Fisac dell’Emilia Romagna.

Fatta questa lunga ma doverosa premessa, consigliamo comunque la lettura dell’articolo, perché rappresenta un valido spunto su cui riflettere, oltre a dimostrare che i timori delle OO.SS. in materia di pressioni commerciali sono tutt’altro che infondati; timori che hanno portato alla firma dell’ accordo sulle pressioni commerciali con l’ABI, un accordo formalmente recepito dalla maggiori aziende creditizie ma di fatto quasi completamente disatteso.

Due le domande che la lettura ci ha suscitato.

La prima: se questa è l’immagine che stanno trasmettendo all’esterno, le nostre aziende sono convinte di voler proseguire su questa strada?

La seconda: l’articolo dipinge un quadro impietoso dei dipendenti del credito, con una generalizzazione che non si può chiaramente accettare. Ma possiamo, in tutta sincerità, affermare che comportamenti come quelli riportati siano totalmente estranei al nostro vissuto quotidiano?

 

BANCHE, LA MORALE NON CONTA PIU’. L’ESSENZIALE E’ FREGARE IL CLIENTE (E SALVARE LA FACCIA)

Siamo in clima natalizio e può sembrare demagogico. Ma forse un appello alla sensibilità in questi giorni può avere un effetto diverso. Ci provo!

Osservo i comportamenti di banchieri e bancari da oltre un quarto di secolo e, al netto di casi straordinari e che comunque rappresentano una minoranza, i banchieri e i bancari agiscono sulla base di una cognizione molto originale delle leggi e della moralità. I banchieri – le vicende degli ultimi anni lo hanno solo confermato – hanno manifestato comportamenti immorali; ma i bancari sono sostanzialmente amorali. Una cosa completamente diversa. Una persona immorale conosce una morale ma non la rispetta, mentre l’amorale non ha proprio una morale o ha una visione molto personalizzata della morale.

I bancari si domandano sempre se ciò che stanno facendo è legale e, se lo è, non c’è ulteriore discussione. Per una decisione amorale concetti come giusto o ingiusto, buono o malvagio semplicemente non entrano nel processo di valutazione. Per fare un esempio, Gianni Zonin è immorale perché ha rotto deliberatamente le regole e ha sfidato la legge continuamente.

Invece la domanda che si pongono sempre i bancari è: come è possibile, all’interno di quelle regole, fregare il sistema e quindi il cliente?
Prima del 2008 i bancari non si sono mai domandati se i prodotti tossici fossero buoni per i clienti o per l’economia o persino per le loro banche che avrebbero potuto licenziarli in un lampo. La domanda del bancario si basa solo sulla verifica del fatto che qualcosa sia proibito o permesso. E, se lo è, il solo problema rimasto riguarda il rischio di reputazione.

“Salvare la faccia” è un’altra espressione che i bancari usano: essere bravi e decenti cittadini a casa è ok, ma al lavoro vendere prodotti molto profittevoli a qualcuno che chiaramente non è in grado di sapere che cosa stia comprando non è un problema. Il più grande complimento che si può avere nel mondo bancario è quello di definire qualcuno “allineato e professional“. Significa che non ti lasci influenzare dalle emozioni, per non parlare dei valori morali che sono lasciati totalmente a casa. La parola “etica” arriva solo in combinazione con “lavoro”, con riferimento all’assoluta obbedienza al proprio capo.

Ma se c’è una cosa che più di ogni altra rivela l’amoralità dei bancari è il loro linguaggio. Utilizzano termini che sembrano costruiti per mettere da parte qualsiasi possibilità di una discussione etica. Quando parlano della vendita di prodotti per aggirare le leggi fiscali ed aiutare le grandi imprese e le persone fisiche ricche a evadere le tasse, i bancari usano espressioni come “anonimato nei confronti del fisco”. I casi dimostrati di frode o abuso diventano “errori di vendita” e approfittarsi delle incoerenze tra i sistemi di regolazione è “un arbitraggio tra regole”.
Se lavori per una banca non ti domandi se una proposta è giusta o sbagliata. Guardi se ti fa fare profitti e se è in regola con la legge. Il linguaggio della banca è inteso a superare gli ostacoli dell’ufficio legale, della compliance, del risk management, dei revisori interni ed esterni e delle autorità di vigilanza. Una volta che si mette un segno a queste caselle e sono considerate assolte non c’è più nulla che ti possa fermare.

Le banche hanno immense strutture con decine di migliaia di persone nei controlli interni, come l’ispettorato e la compliance. A parte le inevitabili mele marce e quelli beccati negli scandali degli ultimi anni, la maggior parte dei bancari sembra preoccupata solo di non varcare le regole. E così il cliché del banchiere cattivo e immorale non tiene più. Occorre intervenire prima che sia troppo tardi, perché la crisi può avere causato una diffusa richiesta da parte dei cittadini di una maggiore consapevolezza. Ma la maggior parte delle mie quotidiane osservazioni confermano che nelle banche siamo al punto di prima. Ma l’ora X si avvicina!

 

Fonte: www.ilfattoquotidiano.it