Truffa su vendita di diamanti, indagate 5 banche.

Nell’indagine sono coinvolte Banco Bpm, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps e Banca Aletti, più le due società Idb e Dpi, con le accuse di truffa aggravata e autoriciclaggio. Tra i clienti anche Vasco Rossi, Federica Panicucci, Simona Tagli e l’industriale Diana Bracco

Un diamante è per sempre, diceva la pubblicità. E doveva essere per forza così per decine di migliaia di risparmiatori i quali, se avessero rivenduto le pietre che avevano comprato spinti e invogliati da funzionari di banca, ci avrebbero rimesso fino al 50 per cento dell’investimento. Una truffa, secondo un’indagine della Procura della Repubblica di Milano che coinvolge 75 indagati, cinque banche e due società, ha portato al sequestro di oltre 700 milioni di euro e vede tra le presunte vittime nomi del calibro del cantante Vasco Rossi.

Ci sono voluti più di due anni agli investigatori per venire a capo di un’inchiesta nata da un servizio della trasmissione Report del 2016 sui cosiddetti «diamanti da investimento». Un mercato nel quale spiccavano la Intermarket Diamond Business Spa di Milano, che operava attraverso UniCredit, Banco Bpm e Banca Aletti, e la Diamond Private Investment Spa di Roma , che si appoggiava ad Mps e Banca Intesa Sanpaolo.

Gli accordi formalmente prevedevano che le banche mettessero solo a disposizione nelle loro filiali il materiale pubblicitario delle due società, ma in realtà, secondo le indagini della Guardia di finanza di Milano coordinate dal pm Grazia Colacicco e dell’aggiunto Riccardo Targetti, erano i loro direttori e consulenti finanziari che «proponevano ai clienti l’investimento» presentandolo in modo «parziale, ingannevole e fuorviante». I diamanti, cioè, venivano fatti apparire come un «bene rifugio» garantendo un rendimento costante annuo del 3-4% del capitale, molto più di un qualsiasi titolo di Stato. Lo dimostravano, dicevano, le quotazioni di mercato stampate su un giornale economico, che però non erano che un listino prezzi (gonfiato rispetto ai valori reali) pubblicato a pagamento furbescamente sulle pagine dei titoli di Borsa. Non era assolutamente così, e i clienti se ne sarebbero resi conto, è proprio il caso di dirlo, a loro spese.

Autorizzando il sequestro preventivo, il gip Natalia Imarisio scrive che le vittime non erano in grado di capire che metà dei loro soldi se ne andava tra Iva, commissioni delle banche e profitto delle società e che se avessero voluto disinvestire avrebbero dovuto versare un ulteriore 10%. A convincerli erano i consulenti finanziari o i direttori di filiali delle banche «che conoscevano da anni e di cui si fidavano» e che nella sostanza garantivano «l’intrinseca genuinità dell’investimento e l’affidabilità delle due società».

Un centinaio, per ora, le vittime identificate, anche se sono migliaia i clienti che si sono già mobilitati per una class action. Il rocker Vasco Rossi ha investito oltre 2,5 milioni nei diamanti attraverso la società Idb: l’acquisto gli è stato proposto da Banco Bpm, e il cantante ha pagato con tre bonifici il 20 luglio 2009, il 22 marzo 2010 e il 14 ottobre 2011, rispettivamente 1,043 milioni di euro, 520mila euro e poco più di un milione. L’imprenditrice farmaceutica milanese Diana Bracco ha versato più di 1,3 milioni. Anche la conduttrice tv Federica Panicucci potrebbe averci rimesso parte dei suoi 55 mila euro, un po’ meno  la ex showgirl Simona Tagli, che ne ha messi 36 mila. Il lungo elenco contempla anche molti piccoli imprenditori e semplici risparmiatori.

Le banche, precisa il gip, si sono difese sostenendo di «essersi limitate a segnalare la possibilità di investire in diamanti» ottenendo solo «ricavi marginali». Che nei loro uffici si fosse consapevoli che le cose non erano proprio chiare lo dimostrerebbe, ad esempio, una telefonata intercettata in cui un dipendente del Banco Bpm parla di un cliente e dice che «compra a 100 e vale 44, perché se legge (bene la documentazione, ndr) non lo compra».
In un caso, quello di un signore che ha versato 400 mila euro, una perizia gemmologica ha accertato che le pietre valevano addirittura appena il 20% di quanto erano state pagate.

Per ingraziarsi i dipendenti degli istituti di credito e garantirsi la loro collaborazione, Intermarket Diamond Business e Diamond Private Investment non lesinavano regali come viaggi e benefit, in un caso anche donazioni per 150 mila euro a una Onlus fondata in memoria del figlio scomparso di un manager, ma anche investimenti per milioni in azioni delle stesse banche, garantendo così ai dirigenti di raggiungere gli obiettivi di budget e ottenere i premi di risultato. Questo ha fatto scattare anche l’accusa di corruzione tra privati, di autoriciclaggio e reimpiego di capitali di provenienza illecita.

Fonte: www.corriere.it




MPS: ASO volontarie 2019

In data 31/12/2018 è stato sottoscritto l’accordo tra azienda e sindacato sulla sospensione temporanea dell’attività lavorativa (ASO) che prevede anche la possibilità di richiedere la fruizione volontaria di un maggior numero di giorni di solidarietà.

Purtroppo ci giungono numerose segnalazioni di comportamenti non corretti da parte delle funzioni periferiche di HR, in modo particolare sulla Rete, che colloquiando i richiedenti propongono pesanti tagli alle richieste di ASO volontarie, pena la non autorizzazione delle stesse.

È del tutto evidente che i lavoratori che rinunciano a una grossa fetta di salario e contribuzione lo fanno per necessità vere, pertanto le indebite pressioni aziendali esercitate in questi giorni per rivedere al ribasso le richieste rivestono un ruolo puramente penalizzante per i dipendenti che con il loro sacrificio anche economico hanno continuato a credere e sostenere il Mps.

Invitiamo pertanto l’Azienda a fornire spiegazioni di tali comportamenti lesivi della dignità dei lavoratori e di chi li rappresenta considerando che l’accordo è stato sottoscritto anche dalla Banca che adesso non può disapplicarlo in maniera evidente e contraddittoria.

A tale proposito abbiamo richiesto immediatamente un incontro con l’azienda di cui Vi terremo informati.

Siena 07/02/2019        

 

Le Segreterie
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Banche: in Abruzzo persi 736 posti in 3 anni, male la Provincia dell’Aquila.

L’andamento dell’occupazione nel settore bancario nella Regione Abruzzo presenta un trend discendente ormai da oltre un decennio; negli ultimi anni tale tendenza si è accentuata in modo drammatico. Infatti, nel triennio 2015-2017 il numero complessivo dei bancari si è ridotto di 736 unità, pari al 17% degli occupati.

Per quanto concerne la nostra Provincia è doveroso specificare che subito dopo il sisma l’occupazione nel settore bancario aveva fatto registrare un forte incremento in provincia dell’Aquila, quantificabile all’incirca nel 34% degli impiegati totali, soprattutto a seguito della scelta del Gruppo Intesa Sanpaolo di aprire un centro di Back Office nel Capoluogo. I livelli occupazionali sono rimasti praticamente stabili per tre anni toccando un massimo di 1.071 addetti, salvo poi subire un brusco calo tra il 2011 ed il 2013: una perdita di 190 posti di lavoro, pari al 17% in soli due anni.
Due le cause di questo calo: il progressivo disimpegno degli istituti da un territorio che i danni del sisma avevano reso meno allettante dal punto di vista economico, ma soprattutto l’incorporazione della storica banca locale, la Carispaq, all’interno della BPER.
Lo stesso Gruppo Intesa Sanpaolo ha progressivamente ridimensionato la sua presenza sul territorio.
Se guardiamo quindi l’andamento degli impiegati nel settore a partire dal 2010 al 2017, rileviamo una perdita complessiva di 294 posti di lavoro, pari al 27% del totale, con una media annua del 3,4% degli addetti, più che doppia di quella rilevata a livello nazionale (1,5% nel medesimo periodo).

Avendo chiarito che i dati nella nostra Provincia sono tutt’altro che confortanti, non possiamo fare a meno di esprimere forte preoccupazione per ciò che succederà in futuro.
Tutti i grandi gruppi bancari stanno programmando chiusure di sportelli ed ulteriori tagli di personale: in un territorio come il nostro, dove esistono numerosi comuni siti in zone montane o comunque logisticamente svantaggiate, il rischio che molte delle chiusure vadano a penalizzare le aree interne è estremamente concreto.
Dobbiamo rilevare come anche nel Capoluogo la riduzione di sportelli si sia fatta sensibile: se la chiusura delle sedi danneggiate dal sisma aveva dato modo di ridurre sensibilmente il numero di filiali (e spicca la scelta di Intesa Sanpaolo, che concentrò in una sola sede i 5 sportelli preesistenti), altrettanto sta avvenendo con il lento ritorno nel centro cittadino degli Istituti bancari: un esempio è rappresentato dal Monte Paschi di Siena, che è appena tornato nella storica sede chiudendo però le due filiali che avevano operato fino al giorno prima.

Ulteriore elemento di preoccupazione è rappresentato dalla riforma delle BCC e dai processi di aggregazione che inizieranno dal prossimo anno. Ad oggi la BCC di Roma rappresenta una delle più importanti realtà occupazionali del settore bancario nella nostra Provincia: abbiamo avuto modo di verificare nel recente passato quanto pesante sia stato il costo da pagare in termini di occupati totali in occasione dell’incorporazione della Carispaq.

La riforma delle BCC potrebbe avere un’ulteriore conseguenza negativa. La Regione Abruzzo, a differenza di quanto avvenuto nelle altre regioni dove la Banca d’Italia ha conservato un’unica filiale posta nella città capoluogo, vanta ad oggi due sedi dell’Istituto di Vigilanza: quella dell’Aquila e quella di Pescara. Il venir meno di tante piccole BCC ridurrà notevolmente gli adempimenti svolti dalla filali della Banca d’Italia, con il rischio più che concreto di chiudere almeno una delle due sedi presenti in Regione.

Il progressivo smantellamento della rete fisica di sportelli ha come unico scopo la massimizzazione dei profitti delle banche; contrariamente a quanto affermato dal top management degli istituti di credito non è una scelta che va incontro alle esigenze della clientela
Chiudere le filiali significa isolare i piccoli comuni, i cui abitanti rischiano di dover percorrere decine di chilometri anche per un piccolo prelievo.
Significa emarginare un’intera fascia di popolazione, che per varie ragioni ha difficoltà nell’accesso e nell’utilizzo della rete internet, privandola di molti servizi bancari.
Significa disumanizzare alcuni processi, come ad esempio la concessione di prestiti, trasformandoli in freddi algoritmi senza nessuna possibilità di colloquio tra cliente ed impiegato.

In una Provincia che non riesce ancora a superare i traumi dovuti agli eventi sismici che l’hanno colpita negli ultimi anni, significa creare ulteriori ostacoli ad una rinascita che appare sempre più problematica.

Un’ultima considerazione: con i suoi 20.946 euro procapite, L’Aquila è la prima provincia d’Abruzzo per ammontare dei depositi bancari e postali, leggermente al di sotto della media nazionale (€ 21.460) ma al terzo posto in tutto il centro-sud dopo Roma e Avellino. Questo renderebbe la nostra provincia meritevole di altre attenzioni e di un miglior presidio del territorio da parte delle le grandi banche nazionali, che spesso si limitano invece a vederla come una zona in cui venire a raccogliere soldi destinati ad essere impiegati in altre Regioni




MPS: inaugurazione ufficiale della filiale aquilana

Banca Monte dei Paschi di Siena torna operativa negli storici locali di Corso Federico II, nel centro dell’Aquila. Dopo un intenso lavoro di recupero e ristrutturazione, Mps riapre al pubblico gli uffici al piano terra del palazzo del Grand Hotel, originaria sede della banca senese fin dal 1979, inaugurata oggi con una veste completamente rinnovata nel layout, più interattiva e fruibile, secondo i più moderni standard di accessibilità e funzionalità.

All’inaugurazione hanno preso parte i vertici di Monte dei Paschi dell’Area Territoriale Centro e Sardegna con il general manager Serafina PalopoliStefano Simi, titolare della filiale L’Aquila di Banca Mps, il responsabile risorse umane Giampaolo Casolaro, il responsabile organizzazione Giacomo Vasaturo, il direttore territoriale retail Rosalba Diodato e i colleghi della filiale. Presenti inoltre le istituzioni cittadine con il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi, i Vigili del Fuoco e il Parroco della Cattedrale Mons. Renzo D’Ascenzo, oltre ai dipendenti e ai clienti.

Prima del consueto taglio del nastro, affidato al sindaco Biondi, Don Renzo ha impartito la benedizione e, nel rivolgere un breve saluto ai presenti, ha inteso sottolineare l’importanza dell’accoglienza, un valore imprescindibile per realizzare qualsiasi pogetto, anche di impresa. “Quando si parla di benedizione -le parole di Don Renzo- dobbiamo restituire a questa parola il significato teologico. E’ importante che la banca sia accogliente -ha sottolineato- perchè chi entra ha bisogno dell’accoglienza e l’accoglienza ha una valenza evangelica. L’accoglienza è tutto -ha ribadito- e quando non accogliamo mettiamo in grave disagio l’altro. L’auspicio è che questa banca sia accogliente e onesta e illuminata dall’etica e dalla volontà di Dio che è vicino a coloro che si rivolgono a tutti e, soprattutto, a coloro che accolgono tutti“.

Concetto ribadito e condiviso anche dalla general manager Serafina Palopoli. “Ringrazio Don Renzo per le bellissime parole -ha affermato- Da sempre rivolgiamo grandissima attenzione al valore dell’accoglienza, all’importanza di rivolgersi a tutti, valori alla base delle comunità e che anche le istituzioni finanziarie hanno il compito di tenere ben presente nel modo di fare impresa”.

“La riapertura della filiale nel centro storico dell’Aquila ha diversi significati – ha aggiunto Palopoli – Il primo è prettamente emotivo: abbiamo aperto questa fliale quaranta anni fa e oggi continuiamo investire ancora sull’Aquila, nonostante la presenza di piani indistriali e di ristrutturazione che, nel settore bancario, prevedono la chiusura delle filiali e il ridimensionamento della presenza fisica. Questo territorio merita la nostra presenza, e questa Banca intende parteicipare attivamente al processo di ricostruzione fisica e sociale della città”.

Di segnale di vicinanza al territorio da parte del Monte dei Paschi e del contributo concreto che si intende dare alla rinascita dell’Aquila, ha parlato anche Stefano Simi, titolare della filiale. “Mps ha una presenza storica e radicata sul territorio aquilano ed è tra i primi istituti di credito a riaprire gli sportelli all’interno delle mura cittadine – ha commentato Simi– dimostrando la vicinanza alla comunità locale e l’attenzione da sempre posta alle istanze che vengono dalle persone e dal tessuto produttivo e imprenditoriale. E’ una vera soddisfazione, quindi, poter condividere con cittadini e clienti l’inaugurazione della nostra sede dopo un periodo lungo e complicato per tutta la popolazione. Speriamo di poter lanciare così un messaggio positivo alla città e fornire un supporto concreto per la sua crescita”.

Quindi, il sindaco Biondi. “La ricostruzione dell’Aquila -ha affermato- che non è solo la ricostruzione del luogo ma anche del genius loci, e quindi dei sentimenti di legame comunitario che fanno la fortuna o la sfortuna, la ricostruzione è un impegno collettivo non solo delle isituzioni, che hanno un ruolo preponderante, che chiama in causa tutti i protagonisti, dalle forza sociali alle associazioni ai cittadini e anche gli istituti di credito, come il Monte dei Paschi di Siena. Rientrare in centro -ha concluso- è un segnale importante”.

Biondi ha concluso il suo discorso con un importante annuncio. “Entro domani -ha affermato- la struttura di missione sbloccherà il fondo da 10 milioni di euro che, nell’ambito della programmazione Restart, abbiamo destinato al sostegno e all’accesso al credito da parte, soprattutto, delle piccole imprese che hanno difficoltà a fornire le garanzie. Le risorse verranno gestite la finanziaria regionale abruzzese che oggi è stata trasformata in una società in house. Anche voi sarete chiamati a dare il vostro contributo al sostegno finanziario delle inziative economiche e imprenditoriali che in questo territorio sono numerose”.

La filiale de L’Aquila di Corso Federico II conta un organico di 20 risorse e offre servizi per le aziende, gli investimenti, due sportelli e una linea dedicata alla consulenza e clientela generica. Complessivamente Banca Monte dei Paschi conta 31 filiali, 1 centro private e 3 centri pmi distribuiti sul territorio abruzzese.

 

Fonte: www.newstown.it

 

Sullo stesso argomento:

https://www.fisaccgilaq.it/bcc/mps-torna-nella-storica-sede-aquilana-ma-ne-chiude-due.html




MPS torna nella storica sede aquilana (ma ne chiude due)

Dopo dieci anni dal sisma, la banca Monte dei Paschi di Siena torna in centro. Da lunedì sarà operativa la filiale di corso Federico II, sede storica dell’istituto bancario toscano, che l’ha acquisita nel lontano 1979.
«Una scelta fortemente voluta, per dare un segnale importante alla città»: così l’ha definita il direttore Mps dell’Aquila, Stefano Simi, che ha invitato le altre realtà creditizie che operano sul territorio «a seguire la stessa strada».

Le banche, dunque, stanno tornando in centro: lo scorso anno la Banca di credito cooperativo del Gran Sasso d’Italia ha inaugurato la filiale aquilana su via XX Settembre, in una zona più periferica. Di recente, anche la Fondazione Carispaq ha ripreso possesso della vecchia sede, nel palazzo dei Combattenti, alla Fontana Luminosa, ma senza sportello Bper. In centro anche Banca Intesa e la Carichieti è lì da anni,

SCELTA IDENTITARIA. «Da un anno e mezzo dirigo la filiale Mps di viale Corrado IV, dove per un decennio ha trovato una collocazione provvisoria l’agenzia di corso Federico II», spiega Simi, «ho conosciuto L’Aquila prima del sisma, era una bellissima città. Mi dispiace constatare come ancora non riprenda la sua piena funzionalità. Penso al centro storico, dove stanno aprendo bar, pub, ristoranti e anche molti negozi. Ultimamente si è vista una spinta propulsiva, ma gli esercizi commerciali sono alle prese con mille difficoltà. Il centro storico deve tornare ad essere attrattore e le banche devono dare un segnale concreto, di partecipazione a questa rinascita».

I NUMERI MPS. Monte dei Paschi di Siena è presente all’Aquila da 40 anni (l’anniversario dell’inaugurazione della prima agenzia cade a settembre). Tre le filiali attive sul territorio: corso Federico II, al piano terra del palazzo del Grand Hotel, che ingloberà anche la filiale della Fontana Luminosa, operativa fino al 31 dicembre scorso, Paganica e Barisciano. 27 i dipendenti totali, di cui 20 nell’agenzia principale in centro, 4 a Paganica e 3 a Barisciano.

INAUGURAZIONE A FEBBRAIO. Il trasloco è stato fatto, in tutta fretta ieri per consentire la piena operatività degli sportelli Mps a partire da lunedì, ma l’inaugurazione ufficiale è prevista a febbraio.
«Sarà una cerimonia di apertura alla città», sottolinea Simi, «con la partecipazione del management nazionale e delle istituzioni locali, con l’intento di lanciare un preciso messaggio e dire agli aquilani: noi ci siamo. Un segnale vero di appartenenza e vicinanza alla comunità locale, oltre che di partecipazione attiva alla rinascita economica e sociale del territorio». «Monte dei Paschi di Siena è tra le prime banche a riaprire gli sportelli in centro», dichiara Simi, «mi sento di dover lanciare un appello anche agli altri istituti di credito perché seguano il nostro esempio e tornino all’interno delle mura cittadine, per dare sostegno e supporto alla ripresa delle attività produttive».

 

Fonte: www.ilcentro.it




MPS: accordi raggiunti

Si è conclusa, in data odierna (31 dicembre 2018), la negoziazione fra Azienda ed Organizzazioni Sindacali legata al capitolo delle eccedenze di Personale del Gruppo MPS – Piano di Ristrutturazione 2017/2021 – ai temi del costo del lavoro ed alla contrattazione di II livello.

Con attinenza a quest’ultimo aspetto, la trattativa in analisi non esaurisce il confronto sulle materie del CIA, confronto che prosegue quindi fin dai prossimi giorni, allo scopo di pervenire alla codificazione – in primis – di un testo unico articolato della normativa aziendale vigente, che recepisca in toto le innovazioni nel frattempo concordate fra le Parti.

Con specifico riferimento al tema del Fondo di Sostegno al Reddito per 650 Risorse – che rimane lo strumento unico per gestire la materia esuberi nel Gruppo MPS – viene confermato il principio basilare della volontarietà di accesso, fermi restando gli obiettivi fissati dal Piano di Ristrutturazione, integralmente recepiti nell’accordo sottoscritto. Viene introdotta, inoltre, una importantissima clausola di salvaguardia a favore dei Lavoratori, in base alla quale si afferma che le domande di adesione saranno effettuate sulla base delle previsioni normative vigenti in materia pensionistica, e che sarà possibile per il Dipendente ritirare la domanda in caso di modifiche nel frattempo sopravvenute sui requisiti previdenziali di accesso agli ammortizzatori sociali di Settore.

In questo caso, le Parti torneranno ad incontrarsi per ricercare – in linea con il quadro normativo di Categoria – possibili ed ulteriori soluzioni condivise.

Ai dipendenti che volontariamente aderiscono al Fondo entro la data prevista dall’intesa raggiunta, verranno garantite le condizioni in essere su assistenza sanitaria, previdenza complementare, agevolazioni creditizie, finanziamenti al Personale, ivi compresa la possibilità di continuare a beneficiare dei servizi previsti dalla Cassa Mutua e l’assunzione di familiari del Dipendente deceduto in costanza di adesione al Fondo.

Con attinenza, invece, al tema del costo del lavoro, l’iniziale proposta aziendale – orientata a confermare le decurtazioni sulle spese per il Personale previste per il triennio 2016/2018 – è stata respinta con forza dalle OO.SS. al fine di recuperare un complessivo potere di acquisto delle retribuzioni orientato a premiare il ruolo e l’impegno svolti dai Lavoratori negli ultimi anni a tutela dell’immagine e dell’operatività della Banca.

Pertanto, con particolare riferimento al welfare aziendale, nel confermare la struttura complessiva di Assistenza (Polizza Sanitaria) e Previdenza complementare aziendale, è stata integralmente ripristinata la base di calcolo per il TFR e per il contributo datoriale a Previdenza complementare, in ordine alla quale a decorrere dal 1/4/2019 si abolisce la decurtazione complessiva del 23% e si include nuovamente la 13^ mensilità nelle voci contabili di riferimento per il calcolo dei relativi contributi.

Relativamente alle giornate di solidarietà, è stata convalidata la possibilità per il Dipendente di incrementare su base volontaria, ed a fronte delle proprie esigenze, il numero di giorni di ASO contrattualmente previsto. A tale scopo le Parti si confronteranno quanto prima per individuare possibili soluzioni migliorative rispetto alle normative in vigore.

Particolare rilievo riveste anche la soluzione individuata sulle condizioni ai Dipendenti, che consente la rinegoziazione di tutte le tipologie di mutui in essere per il Personale in servizio ed in quiescenza, con modalità operative semplificate.

Si tratta di una manovra che ripristina il confronto sindacale sulla materia a livello annuale, orientato a favorire la ricerca di convergenze sulle condizioni praticate ai Dipendenti in coerenza con l’impianto complessivo di welfare. In tal senso, il confronto sulla materia non si esaurisce con il presente accordo, e proseguirà fin dai prossimi giorni per l’analisi delle condizioni relative alle sovvenzioni ordinarie ed alla Cassa Mutua, con l’intento di addivenire a risultati migliorativi rispetto ai tassi attualmente adottati.

Come dicevamo in premessa alla presente circolare, nell’ambito del negoziato complessivo il Sindacato ha preteso che fossero anche sviluppati – anticipatamente alla prevista scadenza del 30/6/2019 – i temi della Contrattazione di II Livello, armonizzando quindi le soluzioni su costi ed ammortizzatori sociali con la effettiva codifica di un impianto normativo riguardante la contrattazione integrativa aziendale.

Sono stati raggiunti risultati significativi sui seguenti argomenti:

  • Sistema premiante: viene confermata la validità del Premio Variabile di Risultato, che costituisce l’istituto principale del Sistema premiante ed incentivante a carattere aziendale, mentre le altre forme (quali Campagne Prodotti e Contest) saranno assoggettate ad una specifica procedura di confronto sindacale;
  • Politiche Commerciali e Budget: al fine di garantire il puntuale svolgimento dei lavori della Commissione Politiche Commerciali, e la diffusione di informazioni univoche fra i Lavoratori da parte delle competenti funzioni aziendali, si stabilisce che il budget deliberato annualmente dal CdA formerà oggetto di tempestiva informativa alle OO.SS.;
  • Formazione: ampliamento significativo dei corsi in aula per la formazione obbligatoria e regolamentazione specifica del “tempo protetto” anche attraverso la combinazione degli strumenti con le modalità di fruizione; valorizzazione del catalogo formativo con riferimento alle cosiddette “competenze trasversali” volte ad introdurre elementi di qualità negli interventi formativi a favore di tutte le professionalità esistenti;
  • Avanzamento professionale: verranno definiti tempi e modalità per la riattivazione del processo promotivo ordinario basato di volta in volta su criteri di sostenibilità economica e gestionale;
  • MPS Solidale: estensione della possibile contribuzione ad ore per tutto il Personale ed a giornate intere anche per i Dirigenti oltre a quella già prevista per il Top Management;
  • Assunzioni: è prevista l’assunzione di n° 50 Risorse con contratto a tempo determinato da destinarsi alla Rete commerciale;
  • Organizzazione del Lavoro: introduzione di fasi negoziali sui temi organizzativi aziendali – ad oggi non previste in base alle norme vigenti in Categoria – e rafforzamento del processo comunicativo a favore dei Lavoratori coinvolti dai progetti di ristrutturazione aziendale.

I risultati raggiunti non esauriscono il confronto fra le Parti che, come prima ricordato, proseguirà senza soluzione di continuità già a partire dai prossimi giorni. L’ipotesi di accordo valorizza comunque elementi di solidarietà generazionale e di responsabilità sociale, introducendo nuovi principi di equità distributiva che consentono di valutare in maniera del tutto positiva i complessivi contenuti concordati fra Azienda ed Organizzazioni Sindacali.

Siena, 31 dicembre 2018

LE SEGRETERIE

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MPS: comunicato su contest

Lanciando i due “contest” pubblicati ieri 13/11, la Banca opta una volta ancora per politiche remunerative divisive, non condivise, non oggettive e sicuramente di pessimo impatto sul clima aziendale complessivo, considerato anche l’irriverente slogan con cui l’iniziativa è stata comunicata ai Lavoratori.

Resta priva di risposte la diffusa e stringente esigenza di un riconoscimento duraturo, chiaro e contrattualmente definito allo straordinario impegno e alla grande professionalità che tante colleghe e colleghi hanno profuso e profondono nella fase più complessa della storia di Monte dei Paschi.

Prevale ulteriormente la logica miope del “contest”: una strategia di breve respiro temporale, basata su risultati isolati, episodici e spesso aleatori e pertanto del tutto inefficace ai fini di quel recupero motivazionale e di senso di appartenenza che in tutta la Banca si avverte come una esigenza assoluta.

L’introduzione di elementi qualitativi ai fini della valorizzazione delle performances – ci riferiamo in particolare al Contest + clienti operativi 2018 – nulla sottrae alla smaccata personalizzazione dell’iniziativa e della conseguente eventuale erogazione del premio.

Sorprende – a maggior ragione se rapportata alla rigidità delle misure di contenimento dei costi che tuttora gravano su lavoratrici e lavoratori di MPS – la grande elasticità applicata a una materia similmente delicata: gioverà ricordare, e lo sanno bene i tanti colleghi che hanno “spontaneamente” usufruito della recente, massiccia e fulminea “campagna di formazione” su Mifid II, che le modalità di remunerazione dell’attività di intermediazione finanziaria sono esse stesse governate da regole sempre più stringenti.

Singolare ci è parsa la coincidenza fra questa iniziativa aziendale e il pressante invito rivolto unitariamente ad ABI, dalle Segreterie nazionali di settore, per l’effettivo rispetto del Protocollo Politiche Commerciali del 26/2/18. In MPS – in perfetta coerenza col settore – quegli stessi impegni integralmente ripresi ed assunti nell’Accordo aziendale del 26 febbraio 2018, risultano tuttora largamente inevasi.

Ribadiamo pertanto la nostra ferma e assoluta contrarietà a qualsiasi tipo di remunerazione ed incentivo unilaterale, non trasparente e controproducente e chiediamo all’Azienda di avviare con la massima urgenza un tavolo di discussione che riconduca le politiche retributive e remunerative all’interno di un percorso negoziale oggettivo e strutturato.

Siena, 14 novembre 2018

LE SEGRETERIE

 

https://www.fisaccgilaq.it/banche/stop-alle-pressioni-commerciali-la-dignita-di-lavoratori-e-lavoratrici-viene-prima.html




MPS: NO a cessioni di attività con il coinvolgimento del personale del Gruppo MPS

Le scriventi OO.SS. sono state informate circa le decisioni prese dal CdA della Banca sulla ricerca di un partner finanziario ed industriale per la piattaforma IT del Gruppo MPS, individuato in WRM (con partner tecnologici Oracle e TAS).

Le OO.SS. di Banca e Gruppo MPS esprimono netta contrarietà ad ogni tipo di ipotesi che preveda la cessione di attività con il coinvolgimento del personale del Gruppo MPS e ricordano gli impegni presi dall’Amministratore Delegato, Marco Morelli, in più occasioni ed in particolare durante la presentazione del Piano di Ristrutturazione 2017-2021, circa il mantenimento dei livelli occupazionali e professionali nel perimetro del Gruppo.

Seguiremo con attenzione l’evoluzione della vicenda che coinvolge centinaia di Lavoratrici e Lavoratori del Gruppo MPS.

Siena, 9 novembre 2018

LE SEGRETERIE
FABI          FIRST/CISL          FISAC/CGIL          UILCA          UNISIN




Banche piene di titoli di Stato: perché lo spread fa paura

Gli istituti, in 7 mesi, hanno aumento di 50 milardi il debito pubblico in pancia. C’è il rischio di una nuova tornata di aumenti di capitale e del taglio dei prestiti a famiglie e imprese.

 

Il timore di tornare indietro di sette anni

Di fatto con i loro acquisti le banche italiane hanno rimesso in moto il triste copione della crisi del debito sovrano del 2011. Lo spread volato sopra i 500 punti indusse infatti molti detentori esteri a liberarsi delle posizioni sull’Italia e il nostro sistema finanziario, banche e assicurazioni, finì per immolarsi sull’altare della stabilità. Senza l’apporto degli acquisiti controcorrente delle banche chissà cosa sarebbe accaduto ai destini della tenuta del nostro debito da 2.300 miliardi. Un ruolo improprio che ha fatto di necessità virtù ma con un contraccolpo feroce: appaiare sempre più il rischio sovrano a quello bancario. Come in un’osmosi perfetta. E pericolosa. Come non ricordare che al picco della crisi post 2011 il sistema bancario era arrivato a superare i 400 miliardi di titoli di Stato nei bilanci? Il doppio dei livelli abituali pre-crisi. Consegnando mani e piedi delle banche ai capricci dello spread. Un legame vizioso e perverso che se da un lato ha evitato il crac del Paese ha reso le banche vulnerabili. E ora con 50 miliardi in più acquistati negli scorsi mesi il sistema bancario è sempre più vicino a replicare lo schema del 2011.

Del resto non sembrano esserci molte alternative. Chi può sostituire i fondi d’investimento stranieri in fuga? Le famiglie forse? Ora, ogni volta che lo spread prende il volo verso l’alto le banche segnano perdite sul loro patrimonio. Gli analisti stimano che per ogni 100 punti base di rialzo del differenziale di rendimento le banche accusino svalutazioni del loro capitale di base per 30 punti base. E se il capitale viene eroso accadono due cose: le banche potrebbero essere costrette a una nuova tornata di aumenti di capitale e soprattutto si creano le premesse per un nuova stretta creditizia su imprese e famiglie.

 

I bond sono due volte il capitale degli istituti

Quel numero del controvalore dei Btp in pancia alle banche da solo dice poco. Ma se rapportato al capitale ci racconta che gli oltre 370 miliardi di titoli di Stato valgono come aggregato quasi 2 volte il patrimonio degli istituti. Un peso notevole che le espone molto ai capricci del rialzo dei rendimenti che svaluta i titoli e intacca il patrimonio. Solo le prime 5 banche italiane possedevano a fine giugno quasi la metà dello stock complessivo. Intesa la prima banca italiana per redditività e solidità ha tra portafoglio bancario e assicurativo 82 miliardi di titoli del debito italiano. UniCredit ne ha per 55 miliardi; Monte dei Paschi di Siena ne possiede 21 miliardi, in crescita sui 17,6 miliardi di fine 2017; Ubi ha 9,9 miliardi e BancoBpm ne possiede per 19 miliardi.

Le due grandi banche hanno mantenuto nel primo semestre più o meno identici i pesi, mentre Mps ha incrementato di 3,5 miliardi gli acquisti e Ubi e BancoBpm hanno alleggerito di un 10% entrambe l’esposizione. Il tema di fondo non è il peso in sé ma il suo rapporto con l’attivo di bilancio e il capitale soprattutto. Mps che non a caso è banca pubblica ha il rapporto più sbilanciato: i 21 miliardi di bond governativi italiani in portafoglio valgono il 230% del capitale e il 15% dell’intero attivo di bilancio. Ovvio che la banca di Siena finisce per essere la più esposta ai rialzi dello spread.

 

Il rischio di un nuovo credit crunch

Ma il tema del legame simbiotico con il debito pubblico non riguarda solo eventuali deprezzamenti di capitale. Riguarda anche il futuro dell’industria del credito e dei suoi rapporti con l’economia reale. Le banche, come fatto in tutte le precedenti crisi, possono a fronte di incertezze future sul capitale stringere i cordoni del credito. Fare delevereging come si dice in gergo. Un nuovo credit crunch potrebbe riapparire sulla scena. Non che quello vecchio sia passato. Tuttora mancano all’appello 70 miliardi di stock di prestiti a imprese e famiglie. Il monte crediti era nel 2013 di 1.414 miliardi. A fine 2017 siamo fermi a 1.347 miliardi. In caduta i prestiti alle imprese per almeno 100 miliardi compensati in parte dal buon andamento dei mutui alle famiglie. Solo per dare un’idea UniCredit ha ridotto dal 2013 al 2017 i crediti alla clientela per 55 miliardi; Mps per 40 miliardi su uno stock di 131 miliardi (-30% in 5 anni). Solo Intesa è andata controcorrente incrementando del 19% il suo stock di crediti passato da 344 miliardi del 2013 a 411 miliardi di fine 2017. Una nuova stretta del credito per un Paese che sta frenando sulla crescita può aprire le porte a una nuova recessione.

 

Articolo di Fabio Pavesi su “Il Fatto Quotidiano” del 10/10/2018

 




MPS: razionalizzazione rete filiali

Si è svolto lunedì u.s. il primo incontro previsto per la procedura relativa alla Razionalizzazione della Rete Filiali.

Questo ennesimo lotto prevede la chiusura di ulteriori 63 sportelli dei 600 complessivamente previsti dal Piano di Ristrutturazione 2017 – 2021.

Lo spin-off previsto per il week-end del 17-18 novembre coinvolge 326 risorse delle filiali cessanti. La distanza media tra le filiali in chiusura e le filiali incorporanti, così come le OO.SS. hanno più volte suggerito alle funzioni aziendali, risulta leggermente inferiore rispetto alle precedenti (3,2 km) ed è così dettagliata:

  • 26 distanza inferiore ad 1 km

  • 21 distanza tra 1 e 5 km

  • 12 distanza tra 5 e 10 km

  • 4 distanza superiore a 10 km

I principali criteri utilizzati per l’individuazione delle filiali da chiudere sono gli stessi utilizzati nelle precedenti cessazioni e nello specifico:

  • Precedenza a filiali in locazione

  • Dimensioni commerciali

  • Distanza tra filiale cessante ed incorporante

  • Potenzialità del territorio

Durante il prossimo incontro, ancora da calendalizzare, ci verranno forniti i chiarimenti che abbiamo chiesto circa l’individuazione di alcune filiali e le difficoltà che ci sono state segnalate dai Colleghi e dalle RSA competenti, oltre ovviamente agli organici target previsti per le filiali incorporanti, elemento indispensabile per esprimere una valutazione sulla procedura.

La chiusura delle filiali del presente lotto permette il raggiungimento per il 2018 del commitment relativo alla riduzione delle unità operative. Pur coscienti della necessità per la Banca di raggiungere tale obiettivo, le scriventi OO.SS continuano ad assumere una posizione fortemente critica circa la chiusura di filiali che presentano livelli reddituali positivi e che contribuiscono al raggiungimento dei risultati commerciali dell’intero Gruppo MPS, e la cui scomparsa contribuisce all’ulteriore impoverimento di intere porzioni di territorio nazionale.

Siena, 19 settembre 2018

LE SEGRETERIE