Gruppo INTESA: assemblea su trasferimento parziale uffici ISGS da L’Aquila a Teramo

Il giorno 03/05/2018 si è svolta presso la struttura dell’Aquila l’assemblea dei lavoratori ISGS convocata per discutere i seguenti punti all’ordine del giorno:

  • Ristrutturazione sedi DCO;
  • Conciliazione tempi di vita e lavoro;
  • Varie ed eventuali.

L’assemblea, che ha visto la partecipazione della quasi totalità dei colleghi presenti e dei rappresentanti sindacali territoriali, dopo un’introduzione dedicata all’attuale situazione del Gruppo alla luce del piano industriale 2018 – 2021, ha dedicato ampio spazio all’imminente apertura del nuovo ufficio collaudi funzionali sulla piazza di Teramo, scelta che da un lato allevia il pendolarismo dei colleghi teramani e pescaresi, dall’altro crea preoccupazione per le possibili ripercussioni negative che tale decisione potrebbe causare, in considerazione della scissione di una sede più grande in due entità più piccole per quanto concerne il numero di risorse.

Dopo ampio e partecipato dibattito sono emerse le seguenti richieste da parte dei colleghi presenti:

  • richiesta di riattivazione del tavolo con l’azienda per la definizione di percorsi professionali chiari per tutti i dipendenti di ISGS, utili in particolare nei contesti come il nostro dove preparazione e voglia di crescita rivestono da sempre un ruolo di primaria importanza;
  • attivazione di un tavolo di colloquio tra azienda, sindacato ed enti locali preposti per la gestione della mobilità per i colleghi pendolari che arrivano nel capoluogo tramite treno o autobus e disponibilità di parcheggi per chi raggiunge il luogo di lavoro in auto nel momento in cui la struttura verrà ricollocata nel centro storico dell’Aquila.

L’Aquila, 03 maggio 2018

RSA ISGS L’AQUILA
FABI – FIRST/CISL – FISAC/CGIL – UILCA

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Intesa: accordo con Poste Italiane

Partnership tra le due società: prestiti e prodotti di risparmio dell’istituto disponibili anche nelle reti degli sportelli postali. Bollettini e ricariche Postepay più semplici per i clienti Intesa

Poste Italiane e Intesa Sanpaolo hanno firmato un accordo quadro triennale per la distribuzione di specifici prodotti e servizi dei due gruppi attraverso una serie di successivi accordi attuativi e non esclusivi, relativi ai prodotti e ai servizi oggetto di reciproca distribuzione, con l’obiettivo di ampliare l’offerta disponibile per i loro clienti.

Gli ambiti di collaborazione – spiega una nota congiunta – riguardano principalmente mutui e prestiti personali erogati da Intesa Sanpaolo e collocati tramite la rete degli Uffici Postali, prodotti di wealth & asset management gestiti da Eurizon Capital sgr per fornire ai clienti di Poste Italiane una più ampia offerta di prodotti e servizi di pagamento compresi i bollettini postali tramite i canali fisici e remoti di Intesa Sanpaolo e Banca 5 incluse le ricariche PostePay.

L’accordo permette a Poste Italiane e a Intesa Sanpaolo di migliorare ulteriormente la propria offerta di prodotti e servizi alla clientela. In linea con Deliver 2022, il piano strategico quinquennale di Poste Italiane, questo accordo amplia la gamma di prodotti che Poste Italiane offre attraverso la sua rete capillare per rispondere al meglio all’evoluzione dei bisogni dei suoi 34 milioni di clienti. L’accordo rientra nella strategia distributiva di Intesa Sanpaolo che si basa sul modello di banca multicanale e sulla copertura mirata del territorio per ottimizzare la prossimità ai clienti.

Fonte: www.repubblica.it




Banca d’Italia: in tre anni 4 miliardi alle banche azioniste

Bilancio 2017: dividendo da 218 milioni. Prima della rivalutazione delle quote voluta da Letta non si andava oltre i 70. Per gli istituti benefici da 4 miliardi.

Anche quest’anno la Bankitalia ha deciso di dare ai suoi azionisti, tra cui molte banche (che sono dunque anche vigilate da Palazzo Koch), un generoso dividendo: 218 milioni su un utile netto di 3,9 miliardi. Allo Stato, che pur non essendo proprietario gode dei profitti della banca centrale, vanno 3,3 miliardi che diventano 4,9 miliardi considerando anche le imposte versate.

Come ha spiegato ieri nella relazione all’assemblea annuale il Governatore Ignazio Visco (il cui compenso resta stabile a 450 mila euro, tetto deciso nel 2014 e più alto dei 240 mila che valgono per la Pubblica amministrazione) si tratta del maggior risultato mai conseguito dall’istituto centrale. Un effetto ottenuto soprattutto grazie all’acquisto massiccio di debito pubblico attraverso il Quantitative easing della Bce (è via Nazionale ad acquistare i titoli) che ha gonfiato il bilancio, triplicato negli ultimi dieci anni.

A gennaio 2014 una riforma voluta dal governo Letta – inserita in un provvedimento che bloccava l’Imu sulla prima casa – ha imposto la rivalutazione delle quote del capitale di Via Nazionale, passato da 156 mila a 7,5 miliardi di euro. La riforma tassava un po’ Bankitalia (garantendo un’entrata immediata allo Stato) e si accompagnava anche a una rivisitazione del meccanismo di calcolo dei dividendi. Secondo diversi osservatori si trattava di un enorme favore alle banche azioniste titolari delle quote e bisognose di risorse per puntellare i bilanci dopo la lunga recessione. “Nessun regalo”, tuonò Visco.

E invece lo era. Prima del 2014 le banche ricevevano da Palazzo Koch dividendi tra i 50 e i 70 milioni l’anno, dopo la rivalutazione delle quote hanno incassato 380 milioni nel 2014, 340 nel 2015 e la stessa cifra nel 2016. Anche quest’anno il dividendo era di 340 milioni, ma solo 218 sono stati distribuiti perché ora sopra il 3% del capitale non si ha più diritto al dividendo. La norma era stata inserita nella riforma per far aumentare il numero di azionisti: entro il 2016 le banche socie dovevano cedere le quote superiori al 3%, pena la perdita del diritto di voto e all’utile per la parte eccedente: in questo modo si voleva creare un mercato delle partecipazioni. Effettivamente in tre anni è passato di mano il 30,65 per cento del capitale, ma a oggi Intesa Sanpaolo, Unicredit, Generali e Carige hanno ancora quote in eccesso per un valore nominale di 2,6 miliardi di euro (un tesoretto da liquidare in caso di necessità).

Dal 2014 i primi tre azionisti hanno ceduto il 27% del capitale di Bankitalia con un guadagno che supera i 2 miliardi di euro. Un bel regalo. D’altronde, per dare un’idea, già nel primo bilancio utile di Intesa la rivalutazione era valsa un beneficio patrimoniale di 2,5 miliardi; 1,4 per Unicredit. La prima ha incassato in dividendi 161 milioni nel 2014, 144 milioni nel 2015 e 119 nel 2016, mentre la seconda se l’è cavata con quasi 200 milioni nel triennio. Insomma, per le banche azioniste il beneficio – calcolato in quasi 4 miliardi – è passato, in parte, dal patrimonio al conto economico dopo la cessione delle azioni. Ad aumentare la loro quota sono state soprattutto fondazioni, casse di previdenza e Inps. Oggi la compagine conta 124 soggetti, dei quali 85 arrivati dopo la riforma: 6 assicurazioni, 8 fondi pensione, 9 enti di previdenza, 20 fondazioni e 42 banche.

Al di là del regalo agli istituti di credito, la riforma Letta sembra aver fallito l’obiettivo. A oggi i primi quattro istituti azionisti hanno in mano ancora il 41% del capitale. Col tetto del 3% si assottiglia il beneficio dei dividendi, ma questo rende complesso liberarsi delle azioni. Insomma, il capitale di Bankitalia continua a essere controllato dagli istituti di credito di maggior dimensione. Che poi sono i principali beneficiari della riforma.

Pubblicato su “Il Fatto Quotidiano” del 30/3/2018.
Articolo di Marco Franchi

Scarica il Bilancio Banca d’Italia 2017




Cessione Npl: stop alla disapplicazione del CCNL o sarà mobilitazione

Le normative europee di prossima applicazione in materia di svalutazione dei crediti e, in particolare, il cosiddetto “addendum”, che fissa le linee guida sui crediti deteriorati devono essere radicalmente cambiate, tenendo conto delle proposte del Governo Italiano di modifica rispetto alle indicazioni volute dalla Commissaria Europea Dott.ssa Nuy.

Le scelte europee stanno infatti spingendo le banche italiane, anche quelle che sino ad oggi non avevano manifestato alcuna necessità in tal senso, a vendere i propri NPL, anziché gestirli in proprio, come per molte sarebbe ancora possibile fare.

È inaccettabile che il nostro Paese sia sotto pressione in Europa proprio da parte di quegli Stati che durante la crisi nel 2008 hanno mantenuto negli attivi delle banche derivati e titoli a rischio, vera causa delle difficoltà europee.
Per quanto ci riguarda non possiamo che ribadire, anche alla luce dell’avvenuta cessione di circa il 25% degli NPL nel 2017, che i crediti deteriorati non devono essere svenduti, tanto più a società straniere avulse dal nostro contesto sociale.

Diversamente dal passato, però, tale atteggiamento sta, negli ultimi tempi, assumendo carattere strutturale e non congiunturale, cioè legato alla necessità di assicurare i coefficienti di capitale compromessi da situazioni economiche temporaneamente deficitarie.

I gruppi bancari stanno infatti scegliendo la strada di liberarsi non solo di stoccaggi di crediti deteriorati (per lo più con sottostanti immobili privati e capannoni industriali), ma, soprattutto, delle piattaforme di gestione degli stessi, includendo nella cessione degli asset anche i dipendenti, sancendo così il definitivo abbandono di queste attività da parte del settore.

La nuova tendenza è, quindi, quella di ridurre ulteriormente l’occupazione nel sistema bancario e non solo gli attivi delle banche, liberandosi di personale addetto ad attività considerate non più “core”.

Ad oggi la più spregiudicata di queste operazioni è certamente quella messa in campo da Unipol Banca, determinata a procedere senza accordo sindacale con una cessione, sulla cui legittimità abbiamo ampi margini di dubbio anche sul piano legale, di lavoratrici e di lavoratori, ai quali non si intenderebbe più applicare il contratto del credito.

Questa impostazione è per noi inaccettabile.

Anche per questa ragione accordi come quelli sottoscritti con Cerved Credit Management vanno riconsiderati.
Appaiono, dunque, più che allarmanti gli annunci che indicano l’abbandono della gestione in “house”, tanto declamata nei mesi scorsi, con rischi di pesanti ricadute sul personale, da parte del gruppo Intesa Sanpaolo che, anche se indotto a questa operazione dall’incombere dell’addendum, meglio farebbe a reclamare una ferma opposizione del prossimo Governo a questa regola, che noi stessi siamo convinti ad osteggiare.

D’altro canto non va dimenticato come nel corso del 2017, con operazioni di intervento pubblico da noi giudicate positivamente nell’interesse dei lavoratori e del Paese, vi siano stati Gruppi bancari che hanno beneficiato di tale intervento, negoziando con il sindacato importanti accordi di tutela dell’occupazione, dimostrando, come non mai, il proprio senso di responsabilità verso il settore. Sarebbe davvero paradossale che oggi le stesse banche che hanno beneficiato delle pubbliche contribuzioni e chiesto sacrifici ai lavoratori decidessero di cambiare rotta, picconando l’integrità del settore dal punto di vista occupazionale.

La cessione delle lavorazioni, infatti, non solo pregiudicherebbe le relazioni nelle aziende che la vogliono praticare, violando per la prima volta le pattuizioni che garantiscono sempre l’applicazione del contratto del credito al personale anche nelle cessioni, ma, soprattutto, andrebbe ad agire sull’area contrattuale definita dal CCNL, ridimensionandone proditoriamente il perimetro dal quale si vorrebbe togliere, per ora, la gestione dei crediti, quando deteriorati.

Sia chiaro: chi dovesse avere in testa la rottura dell’aera contrattuale nel settore si assumerebbe la responsabilità di aprire lo scontro con il sindacato.

Sarebbe una forzatura inaccettabile, una fuga in avanti anche rispetto alla trattativa di rinnovo del CCNL, che alcuni vorrebbero far trovare già preconfezionata al momento del suo avvio.

I Segretari Generali di Fabi, First/Cisl, Fisac/Cgil, Uilca e Unisin non condividono affatto l’idea che il credito deteriorato possa essere gestito da società esterne al perimetro associativo dell’ABI e, per tale ragione, contrasteranno qualsiasi Gruppo o Banca che intraprenderà iniziative in tal senso.

Qualora qualcuno volesse procedere in questa direzione sappia che non ci saranno sconti per nessuno.
Qualunque cessione di lavoratori al di fuori dell’area di applicazione del CCNL bancario troverà la mobilitazione unitaria di tutto il sindacato, il nostro fermo contrasto e l’indisponibilità a firmare accordi che non garantiscano la permanenza delle prerogative contrattuali acquisite dai lavoratori ceduti e, più in generale, quelle di tutti i lavoratori impiegati nelle società di gestione dei deteriorati.

Le scriventi chiederanno dunque di essere ricevute al più presto dall’Abi, dalla quale ci attendiamo di sapere se e in che modo intenda, in questa fase, difendere l’area contrattuale prevista dal CCNL da essa stessa sottoscritto, in attesa di dare corso al confronto per il suo rinnovo.

Sulla base delle risposte che riceveranno decideranno se e in che forma avviare una campagna di mobilitazione di tutto il sistema bancario a difesa della sua integrità.

Roma, 30 gennaio 2018

I SEGRETARI GENERALI DI
FABI – FIRST/CISL – FISAC/CGIL – UILCA – UNISIN
Sileoni  –  Romani  –  Megale  –  Masi  –  Contrasto

 

Scarica il volantino originale




Gruppo Intesa Sanpaolo: informazioni utili per gli esodati

Alleghiamo un volantino di due pagine per i colleghi che si recano alla conciliazione per l’ingresso nell’esodo.

Si tratta dei nostri saluti, ma anche – e soprattutto – di una serie di informazioni utili ai colleghi per gestire al meglio la fase di ingresso nell’esodo e il periodo di permanenza nel medesimo.

Inoltre il comunicato ricorda ai colleghi l’importanza di mantenere l’iscrizione alla FISAC anche durante il periodo di esodo. Sarà possibile mantenere tale iscrizione (o iscriversi ex novo) apponendo l’indicazione “FISAC/CGIL codice 1B” nel modulo Inps di richiesta dell’Assegno straordinario che verrà sottoscritto durante la conciliazione.

Ricordiamo anche che i colleghi nostri iscritti verranno assistiti in fase di conciliazione da un rappresentante sindacale FISAC.

Scarica il volantino

Fonte: FISAC/CGIL Gruppo Intesa Sanpaolo




ISP: 1.500 nuove assunzioni, accolte tutte le domande di esodo

Nell’incontro di oggi si è raggiunto l’accordo per l’ampliamento dell’esodo accogliendo, in aggiunta alle 3.000 uscite richieste dagli Organi di Vigilanza (oltre alle 1.000 uscite ex Banche Venete), tutte le ulteriori 3.549 adesioni pervenute a cui si aggiungono circa 230 ancora in corso di definizione.

A fronte di queste ulteriori uscite abbiamo ottenuto 1.500 nuove assunzioni a tempo indeterminato, con un’attenzione alla Rete, al Mezzogiorno e alle aree svantaggiate del Paese. Di queste, 500 assunzioni riguarderanno giovani che dopo un periodo di formazione finalizzato all’abilitazione a Promotore Finanziario verranno assunti con il Contratto “misto”.

Saranno confermati anche tutti i colleghi in servizio a tempo determinato.

Per permettere la gestione di un numero così elevato di esodi sono previste due ulteriori finestre di uscita: 31/12/2019 e 30/6/2020.

L’Azienda ha comunicato l’obiettivo di far uscire circa 3.000 persone nel corso del 2018, ulteriori 1.800 nel 2019 e le rimanenti nel 2020. La prima finestra del 30/4/2018 vedrà l’uscita di massima di coloro che matureranno i requisiti pensionistici nel 2019 e parte nel 2020.

L’accordo sottoscritto risponde positivamente alle forti aspettative dei colleghi che hanno aderito all’esodo e ottiene un importantissimo risultato occupazionale in un momento difficile per il Settore e per il Paese.

Milano, 21 dicembre 2017

Scarica il testo dell’accordo




Tre banche multate per comportamenti scorretti

L’Antitrust ha multato per complessivi 11 milioni di euro BNL, Intesa Sanpaolo e Unicredit per comportamenti scorretti legati all’anatocismo, ovvero la pratica di conteggiare ai correntisti debitori i cosiddetti “interessi composti”, calcolati anche sulle somme derivanti da precedenti capitalizzazioni.

Tale prassi è esplicitamente vietata dalle norme introdotte prima dalla legge di Stabilità del 2014 e poi dal successivo Decreto Banche, che però consente ancora agli Istituti Bancari di conteggiare l’anatocismo annualmente previa autorizzazione scritta del cliente.

I tre istituti sono stati sanzionati per aver adottato “modalità aggressive” per spingere comunque i clienti ad autorizzare l’addebito degli interessi da anatocismo. Per ottenere il consenso hanno adottato strategie fraudolente sia sui canali fisici (posta e filiali) che sull’Internet banking con l’uso di comunicazioni personalizzate precompilate, email e pop-up nella home page delle aree clienti. In questo modo, non solo al debitore è stato negato il diritto di dire no, ma le banche non hanno mai spiegato chiaramente ai clienti la possibilità di tenere in piedi il rapporto anche in caso di mancato consenso.

Una volta di più viene confermato che agire nel pieno rispetto delle norme, oltre ad essere moralmente doveroso, rappresenta il modo migliore per tutelare il posto di lavoro e l’azienda per la quale si lavora.

Ribadiamo l’invito a tutti i lavoratori acontattare tempestivamente i propri rappresentanti sindacali nell’eventualità dovessero ricevere pressioni per agire in modo irregolare.

 

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https://www.fisaccgilaq.it/banche/con-la-fisac-contro-le-pressioni-commerciali.html




L’aperitivo? Ora si fa in banca

Come riporta il sito www.bancaforte.it, all’interno della filiale Intesa Sanpaolo di Corso Vercelli a Milano, recentemente rinnovata, è stato aperto un bar. Nei locali nei quali è situato lo sportello bancario ha trovato posto uno store “Puro Gusto”, innovativo bar gourmet proposto da Autogrill.

Il nuovo esercizio accoglierà i clienti ogni giorno, dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 19, coprendo quindi dalla colazione fino all’aperitivo. E sarà aperto anche il sabato dalle 9 alle 13. L’accesso non sarà solo dall’interno della filiale, ma anche fronte strada; i clienti potranno transitare dal bar alla banca e viceversa direttamente dall’interno dei locali.

L’idea di Intesa Sanpaolo è quella di una filiale che si trasforma in piattaforma sociale, in luogo di intrattenimento e condivisione, all’interno del quale organizzare eventi di varia natura come sfilate di moda, show cooking, momenti artistici e culturali.

Una scelta che rappresenta un ulteriore e deciso passo verso la trasformazione del lavoro in banca in qualcosa di nettamente diverso dal passato, ed alla quale possiamo essere certi che si accoderanno presto altri Istituti

 

Qui è possibile leggere l’articolo originale




Guardarsi allo specchio e non riconoscersi

L’abbiamo guardato. L’abbiamo mostrato agli amici e ai colleghi. Ne abbiamo discusso.

Ora che si è un po’ calmato il clamore mediatico intorno al video girato nella filiale di una delle banche più importanti del nostro Paese, è il momento di qualche considerazione a mente fredda.

Molti di noi hanno riso, hanno condannato i protagonisti, hanno preso le distanze dal loro comportamento. Non abbiamo saputo o voluto ammettere che, guardandoci allo specchio, potremmo scoprire che dentro ognuno di noi si nasconde la direttrice responsabile di quella grottesca esibizione.

Nel nostro percorso lavorativo tutti abbiamo fatto qualcosa di paragonabile al video incriminato: anzi, tutti abbiamo una vera e propria videoteca nascosta, e speriamo che mai a nessuno venga in mente l’idea di tirare fuori e rendere pubblico uno dei nostri “video segreti“.

Quand’è che abbiamo fatto qualcosa del genere?

Per esempio quella volta che, per una vendita in più, abbiamo deciso che rispettare alla lettera tutti i passaggi formali previsti non era proprio indispensabile.
O quando abbiamo lodato quel prodotto che in realtà non ci piaceva per niente, finendo col venderlo al cliente al quale meno si adattava perché eravamo indietro col budget.
O quella volta che abbiamo detto: “Ma certo che posso rimandare le ferie”, facendo saltare la gita già programmata con tutta la famiglia.
O ancora, quando abbiamo rinunciato alla serata con gli amici alla quale tenevamo tanto per partecipare ad una cena aziendale, ed abbiamo anche finto di divertirci.

Le situazioni sono pressoché infinite; ciò che conta è perché abbiamo agito in modo tanto irragionevole.
Lo abbiamo fatto per paura, perché temevamo ritorsioni, trasferimenti, demansionamenti.
Oppure lo abbiamo fatto per metterci in mostra, perché pensavamo che fosse necessario per la carriera.
O, ancora, lo abbiamo fatto perché la maledetta follia di essere perennemente in gara con gli altri colleghi, le altre filiali, gli altri uffici, che inizialmente ci sembrava assurda, alla fine ci si è infilata nella testa, e allora tutto fa brodo per dimostrare che siamo i primi, anche se non abbiamo mai capito cosa ci torni in tasca da questo primato.

Ciò che conta è che lo abbiamo fatto. E lo faremo ancora.

Questa vicenda rappresenta una perfetta metafora di quello che è oggi il lavoro in banca, o nelle agenzie assicurative, o in qualsiasi attività che preveda una struttura gerarchica ed il raggiungimento di obiettivi numerici.

Le aziende riescono a farci agire in modo del tutto illogico, e spesso non hanno neanche bisogno di chiedercelo: è sufficiente che lascino intendere di aspettarsi determinati comportamenti, e tanto basta per essere esaudite.

Fintanto che le cose vanno bene, l’azienda sarà pronta a raccoglierne i frutti ed i nostri superiori a vantarsi delle nostre azioni insensate. Appena sorgerà il minimo problema, ci ritroveremo da soli, con l’azienda pronta ad infierire pur di scaricare qualsiasi responsabilità.

Guardiamo cos’è successo all’attrice protagonista del video galeotto. Lei non ha fatto altro che seguire le disposizioni che le erano state impartite. Lo ha fatto con entusiasmo, un entusiasmo che non è difficile definire eccessivo. Si aspettava un riconoscimento, un elogio, magari anche un avanzamento di carriera. Invece alla fine si è ritrovata a subire insulti da tutta Italia, a non poter uscire di casa, a dover probabilmente interrompere quel percorso di carriera che per lei era così importante. È in tutto questo la sua azienda non ha ritenuto di dover spendere una sola parola per difenderla.

Se c’è un insegnamento che dobbiamo trarre da questa vicenda, è che le aziende sono sempre pronte a pressarci, a spingerci ben oltre il limite, ma sono ancor più pronte ad abbandonarci, e se possono a darci addosso solo per aver fatto ciò che loro pretendevano da noi.

E questo non dobbiamo scordarcelo mai.

 




Gruppo Intesa Sanpaolo – Firmato accordo per l’esodo

Il confronto sulle modalità delle 3.000 uscite del perimetro Gruppo Intesa Sanpaolo è
proseguito oggi e si è concluso in tarda serata con la firma dell’accordo.

Potranno aderire volontariamente coloro che matureranno il requisito pensionistico
entro il 31 dicembre 2023. Le uscite saranno scaglionate secondo il criterio di maggiore
prossimità al pensionamento con finestre a partire dal 31 dicembre 2017 e a seguire il
30 aprile 2018, 30 giugno 2018, 31 dicembre 2018 e 30 giugno 2019.
Sarà possibile presentare la richiesta di adesione al Fondo di solidarietà e sostegno del
reddito fino al prossimo 13 novembre.

Nel caso le adesioni dovessero superare le 3.000 previste, sarà redatta una graduatoria
dando priorità ai titolari di Legge 104 art.3 c. 3 per sé, e a seguire a coloro che maturano
per primi il diritto a pensione e a parità di requisiti maggiore età anagrafica.

Come nei precedenti accordi saranno riconosciuti per il periodo di permanenza nel
Fondo: l’assistenza sanitaria, le condizioni agevolate, l’attualizzazione dei contributi alla
previdenza complementare.

Abbiamo ottenuto che a coloro che hanno aderito al Lecoip e ai quali l’Azienda comunichi
la cessazione al 31 dicembre 2017 sia riconosciuto un importo a integrazione di quanto
loro pro quota spettante.

Chi ha già maturato i requisiti di pensionamento o li maturerà entro il 30 aprile 2018
potrà richiedere entro il 13 novembre il pensionamento volontario con riconoscimento
di una somma equivalente all’indennità di mancato preavviso di cui al Contratto
Nazionale.

Entro i prossimi giorni l’Azienda renderà disponibile la modulistica per formalizzare le
adesioni.

Milano, 12 ottobre 2017

                                                                                 Delegazione Trattante Gruppo Intesa Sanpaolo
                                                                          FABI – FIRST/CISL – FISAC/CGIL – UGL – UILCA -UNISIN

Allegati:
Volantino unitario
Testo accordo