MPS torna nella storica sede aquilana (ma ne chiude due)

Dopo dieci anni dal sisma, la banca Monte dei Paschi di Siena torna in centro. Da lunedì sarà operativa la filiale di corso Federico II, sede storica dell’istituto bancario toscano, che l’ha acquisita nel lontano 1979.
«Una scelta fortemente voluta, per dare un segnale importante alla città»: così l’ha definita il direttore Mps dell’Aquila, Stefano Simi, che ha invitato le altre realtà creditizie che operano sul territorio «a seguire la stessa strada».

Le banche, dunque, stanno tornando in centro: lo scorso anno la Banca di credito cooperativo del Gran Sasso d’Italia ha inaugurato la filiale aquilana su via XX Settembre, in una zona più periferica. Di recente, anche la Fondazione Carispaq ha ripreso possesso della vecchia sede, nel palazzo dei Combattenti, alla Fontana Luminosa, ma senza sportello Bper. In centro anche Banca Intesa e la Carichieti è lì da anni,

SCELTA IDENTITARIA. «Da un anno e mezzo dirigo la filiale Mps di viale Corrado IV, dove per un decennio ha trovato una collocazione provvisoria l’agenzia di corso Federico II», spiega Simi, «ho conosciuto L’Aquila prima del sisma, era una bellissima città. Mi dispiace constatare come ancora non riprenda la sua piena funzionalità. Penso al centro storico, dove stanno aprendo bar, pub, ristoranti e anche molti negozi. Ultimamente si è vista una spinta propulsiva, ma gli esercizi commerciali sono alle prese con mille difficoltà. Il centro storico deve tornare ad essere attrattore e le banche devono dare un segnale concreto, di partecipazione a questa rinascita».

I NUMERI MPS. Monte dei Paschi di Siena è presente all’Aquila da 40 anni (l’anniversario dell’inaugurazione della prima agenzia cade a settembre). Tre le filiali attive sul territorio: corso Federico II, al piano terra del palazzo del Grand Hotel, che ingloberà anche la filiale della Fontana Luminosa, operativa fino al 31 dicembre scorso, Paganica e Barisciano. 27 i dipendenti totali, di cui 20 nell’agenzia principale in centro, 4 a Paganica e 3 a Barisciano.

INAUGURAZIONE A FEBBRAIO. Il trasloco è stato fatto, in tutta fretta ieri per consentire la piena operatività degli sportelli Mps a partire da lunedì, ma l’inaugurazione ufficiale è prevista a febbraio.
«Sarà una cerimonia di apertura alla città», sottolinea Simi, «con la partecipazione del management nazionale e delle istituzioni locali, con l’intento di lanciare un preciso messaggio e dire agli aquilani: noi ci siamo. Un segnale vero di appartenenza e vicinanza alla comunità locale, oltre che di partecipazione attiva alla rinascita economica e sociale del territorio». «Monte dei Paschi di Siena è tra le prime banche a riaprire gli sportelli in centro», dichiara Simi, «mi sento di dover lanciare un appello anche agli altri istituti di credito perché seguano il nostro esempio e tornino all’interno delle mura cittadine, per dare sostegno e supporto alla ripresa delle attività produttive».

 

Fonte: www.ilcentro.it




Intesa Sanpaolo: versamenti al Fondo Pensione oltre € 5.164,57

Versamenti al Fondo Pensione oltre i 5.164,57€: particolare attenzione per i colleghi che hanno aderito alla Capitalizzazione Cassa Previdenza San Paolo

Ti ricordiamo che i contributi che il lavoratore versa nel Fondo Pensioni sono oneri deducibili dal reddito complessivo imponibile ai fini IRPEF nel limite massimo annuo di € 5.164,57.

Ai fini del computo del limite di € 5.164,57 si deve tener conto di tutti i versamenti che affluiscono alle forme pensionistiche, collettive e individuali e quindi anche:

  • i contributi versati dall’azienda;
  • l’eventuale versamento del buono pasto;
  • gli eventuali versamenti in piani previdenziali individuali;
  • gli eventuali contributi versati a favore dei familiari fiscalmente a carico.

Sono invece escluse le eventuali quote di TFR versato al fondo pensione e l’eventuale utilizzo come Contribuzione aggiuntiva ai Fondi di previdenza complementare del PVR destinato a Conto Sociale.

Quindi, qualora vengano versati contributi superiori al limite di € 5.164,57, la parte eccedente non sarà deducibile e di conseguenza verrà assoggettata ad imposizione fiscale progressiva (scaglioni IRPEF). Quando il lavoratore andrà in pensione, la prestazione in capitale o rendita corrispondente a questi contributi non sarà più tassata. Per ottenere tale detassazione i lavoratori che hanno avuto una parte di contributi esclusi dalla deduzione fiscale, devono inviare al fondo pensioni, entro il 31 dicembre dell’anno successivo, un’autocertificazione (nella propria Area Riservata del sito del Fondo Pensioni è disponibile la funzione WEB) per evitare la doppia tassazione al momento dell’erogazione della prestazione. E’ comunque possibile comunicare al Fondo gli eventuali contributi che hanno superato il limite di deducibilità in un particolare anno, anche successivamente, purché ciò avvenga prima della chiusura della propria iscrizione.

Alla luce di tutto quanto sopra, è importante che i colleghi che hanno aderito all’offerta di Capitalizzazione della Cassa di Previdenza San Paolo verifichino se l’incremento della contribuzione aziendale derivante da tale scelta (incremento del 4% della retribuzione  mensile che si somma al 3,5% già versato precedentemente e al circa 0,50% derivante dal cosiddetto “ristoro” della Contribuzione al Fondo Sanitario) non abbia determinato lo “sforamento” del limite di deducibilità € 5.164,57. In questo caso dovranno procedere all’autocertificazione di cui sopra per il 2018 ed eventualmente valutare una riduzione della propria contribuzione volontaria, effettuabile entro il 31 dicembre.

 

Fonte: sito Fisac Intesa Sanpaolo




Intesa Sanpaolo: uscite per esodo 31 dicembre 2018

Con riferimento all’avvio delle conciliazioni dei colleghi che hanno aderito all’esodo per le uscite del 31 dicembre 2018, abbiamo nuovamente chiesto all’Azienda chiarimenti.

L’Azienda ha rammentato che:

  • Le uscite per accesso al Fondo di solidarietà vengono effettuate in base alle norme di legge in materia di pensioni vigenti al momento di ingresso nel Fondo stesso (attualmente Legge Fornero);
  • L’Accordo del 12 ottobre 2017 prevede che “Le Parti si danno atto che il calcolo della maturazione dei requisiti pensionistici viene effettuato sulla base della normativa previdenziale vigente alla data di sottoscrizione del presente Protocollo e confermano che, qualora il computo delle aspettative di vita producesse una riduzione o un allungamento della permanenza del Fondo di solidarietà, le Parti nazionali di Settore si attiveranno affinché gli ex dipendenti che ne sono interessati non abbiano interruzione tra le prestazioni straordinarie erogate dal Fondo e il percepimento della pensione, con accollo dell’eventuale relativo onere all’Azienda”. Quindi non appena ci sarà il testo definitivo della Legge si attiverà il confronto sia in sede di gruppo che a livello nazionale per valutare eventuali ricadute;
  • Non è dato ad oggi conoscere come l’attuale Governo disciplinerà la materia, ma l’Azienda ha ricordato che nelle situazioni precedenti c’è stata la salvaguardia dei requisiti vigenti al momento dell’ingresso nel Fondo di solidarietà. Questo è avvenuto sia nel 2008, quando l’Inps ha consentito a chi era nel Fondo di optare individualmente per la nuova normativa a seguito della riduzione del cosiddetto “scalone”, sia nel 2011 quando la legge Fornero ha al contrario allungato i requisiti pensionistici.

L’Azienda ha inoltre ribadito che, qualora il collega decidesse di non aderire alla conciliazione per l’uscita al 31 dicembre 2018, tale scelta sarà considerata come rinuncia all’adesione all’esodo, così come avvenuto nelle precedenti uscite di dicembre 2017 o aprile/giugno 2018.

Milano, 24 ottobre 2018

 

Delegazioni Trattanti Gruppo Intesa Sanpaolo
FABI – FIRST/CISL – FISAC/CGIL – UILCA – UNISIN

 

Scarica il volantino

 

 




Banche piene di titoli di Stato: perché lo spread fa paura

Gli istituti, in 7 mesi, hanno aumento di 50 milardi il debito pubblico in pancia. C’è il rischio di una nuova tornata di aumenti di capitale e del taglio dei prestiti a famiglie e imprese.

 

Il timore di tornare indietro di sette anni

Di fatto con i loro acquisti le banche italiane hanno rimesso in moto il triste copione della crisi del debito sovrano del 2011. Lo spread volato sopra i 500 punti indusse infatti molti detentori esteri a liberarsi delle posizioni sull’Italia e il nostro sistema finanziario, banche e assicurazioni, finì per immolarsi sull’altare della stabilità. Senza l’apporto degli acquisiti controcorrente delle banche chissà cosa sarebbe accaduto ai destini della tenuta del nostro debito da 2.300 miliardi. Un ruolo improprio che ha fatto di necessità virtù ma con un contraccolpo feroce: appaiare sempre più il rischio sovrano a quello bancario. Come in un’osmosi perfetta. E pericolosa. Come non ricordare che al picco della crisi post 2011 il sistema bancario era arrivato a superare i 400 miliardi di titoli di Stato nei bilanci? Il doppio dei livelli abituali pre-crisi. Consegnando mani e piedi delle banche ai capricci dello spread. Un legame vizioso e perverso che se da un lato ha evitato il crac del Paese ha reso le banche vulnerabili. E ora con 50 miliardi in più acquistati negli scorsi mesi il sistema bancario è sempre più vicino a replicare lo schema del 2011.

Del resto non sembrano esserci molte alternative. Chi può sostituire i fondi d’investimento stranieri in fuga? Le famiglie forse? Ora, ogni volta che lo spread prende il volo verso l’alto le banche segnano perdite sul loro patrimonio. Gli analisti stimano che per ogni 100 punti base di rialzo del differenziale di rendimento le banche accusino svalutazioni del loro capitale di base per 30 punti base. E se il capitale viene eroso accadono due cose: le banche potrebbero essere costrette a una nuova tornata di aumenti di capitale e soprattutto si creano le premesse per un nuova stretta creditizia su imprese e famiglie.

 

I bond sono due volte il capitale degli istituti

Quel numero del controvalore dei Btp in pancia alle banche da solo dice poco. Ma se rapportato al capitale ci racconta che gli oltre 370 miliardi di titoli di Stato valgono come aggregato quasi 2 volte il patrimonio degli istituti. Un peso notevole che le espone molto ai capricci del rialzo dei rendimenti che svaluta i titoli e intacca il patrimonio. Solo le prime 5 banche italiane possedevano a fine giugno quasi la metà dello stock complessivo. Intesa la prima banca italiana per redditività e solidità ha tra portafoglio bancario e assicurativo 82 miliardi di titoli del debito italiano. UniCredit ne ha per 55 miliardi; Monte dei Paschi di Siena ne possiede 21 miliardi, in crescita sui 17,6 miliardi di fine 2017; Ubi ha 9,9 miliardi e BancoBpm ne possiede per 19 miliardi.

Le due grandi banche hanno mantenuto nel primo semestre più o meno identici i pesi, mentre Mps ha incrementato di 3,5 miliardi gli acquisti e Ubi e BancoBpm hanno alleggerito di un 10% entrambe l’esposizione. Il tema di fondo non è il peso in sé ma il suo rapporto con l’attivo di bilancio e il capitale soprattutto. Mps che non a caso è banca pubblica ha il rapporto più sbilanciato: i 21 miliardi di bond governativi italiani in portafoglio valgono il 230% del capitale e il 15% dell’intero attivo di bilancio. Ovvio che la banca di Siena finisce per essere la più esposta ai rialzi dello spread.

 

Il rischio di un nuovo credit crunch

Ma il tema del legame simbiotico con il debito pubblico non riguarda solo eventuali deprezzamenti di capitale. Riguarda anche il futuro dell’industria del credito e dei suoi rapporti con l’economia reale. Le banche, come fatto in tutte le precedenti crisi, possono a fronte di incertezze future sul capitale stringere i cordoni del credito. Fare delevereging come si dice in gergo. Un nuovo credit crunch potrebbe riapparire sulla scena. Non che quello vecchio sia passato. Tuttora mancano all’appello 70 miliardi di stock di prestiti a imprese e famiglie. Il monte crediti era nel 2013 di 1.414 miliardi. A fine 2017 siamo fermi a 1.347 miliardi. In caduta i prestiti alle imprese per almeno 100 miliardi compensati in parte dal buon andamento dei mutui alle famiglie. Solo per dare un’idea UniCredit ha ridotto dal 2013 al 2017 i crediti alla clientela per 55 miliardi; Mps per 40 miliardi su uno stock di 131 miliardi (-30% in 5 anni). Solo Intesa è andata controcorrente incrementando del 19% il suo stock di crediti passato da 344 miliardi del 2013 a 411 miliardi di fine 2017. Una nuova stretta del credito per un Paese che sta frenando sulla crescita può aprire le porte a una nuova recessione.

 

Articolo di Fabio Pavesi su “Il Fatto Quotidiano” del 10/10/2018

 




Intesa Sanpaolo riporta 75 lavoratori nel centro storico dell’Aquila

Il lento e faticoso ripopolamento del centro storico dell’Aquila si arricchisce di un altro tassello.

Da oggi, lunedì 24 settembre, il settore Operations e Imprese di Intesa Sanpaolo si trasferisce dai locali di via Roma di palazzo Del Tosto in quelli di corso Vittorio Emanuele 29, nella vecchia sede del Banco di Napoli.

L’ufficio dove attualmente lavorano 75 persone venne aperto dall’istituto di credito nel 2010, in seguito a un accordo sindacale con il quale vennero effettuate circa 600 assunzioni a tempo indeterminato in tutta Italia per rilanciare l’occupazione in alcune aree disagiate.

Oltre al polo dell’Aquila – dove, inizialmente, vennero assunti circa 130 lavoratori, soprattutto giovani e neolaureati – Intesa inaugurò nuovi insediamenti a Lecce, Potenza e, in quanto area all’epoca caratterizzata da un’alta percentuale di cassa integrazione, anche nella città dove la banca ha il suo quartier generale, Torino.

Il trasferimento nel palazzo che ospitò, per anni, il Banco di Napoli, comporterà peraltro per l’azienda anche un notevole risparmio sui fitti, visto che la sede è di sua proprietà mentre per quella di palazzo Del Tosto pagava un affitto.

I nuovi uffici di corso Vittorio non saranno aperti al pubblico. I settori Operations delle banche, infatti, non fanno attività di sportello ma si occupano per lo più di assistenza e consulenza per le filiali e le imprese.

Ciononostante, per un centro che sta faticosamente cercando di tornare a un barlume di normalità e di vita, il trasferimento di un ufficio privato con 75 dipendenti è un passo avanti importante.

“Intesa Sanpaolo è legata in maniera profonda ai territori e alle popolazioni colpite dal terremoto” spiega Tito Nocentini, direttore regionale di Intesa Sanpaolo “Siamo lieti e orgogliosi di contribuire, nei limiti della nostra attività, a rendere il centro dell’Aquila di nuovo vissuto e operoso, per la cittadinanza come per i tanti colleghi del luogo”.

“Voler tornare nel cuore della città” rimarca Luca Faussone, Responsabile Operations Intesa Sanpaolo Group Services “sottolinea in modo forte quanto ci sentiamo legati ai territori sui quali operiamo. In questi anni i colleghi hanno condiviso le difficoltà conseguenti alla tragedia del 2009, che sarà sempre viva nelle memorie e che darà nuova energia alla voglia di ricostruire e di investire sul futuro. E’ bello ‘segnare’ questa strada, contribuendo a rivitalizzare il centro aquilano”.

Per rendere ottimale il trasloco dei lavoratori, il Comune dovrà tuttavia risolvere il problema parcheggi – l‘intenzione è quella di stipulare delle convenzioni a pacchetto con la società che gestisce il mega parcheggio di Collemaggio – e dovrà trovare con Tua, l’azienda di trasporto pubblico regionale, delle soluzioni ad hoc per i tanti pendolari provenienti dalle altre province.

 

fonte: www.news-town.it

 




Gruppo Intesa: rinnovato il contratto collettivo di II livello

Si è chiusa la trattativa per il rinnovo del Contratto Collettivo di Secondo Livello del Gruppo, che era scaduto il 30 giugno, con la sottoscrizione di intese che avranno validità fino al 31 dicembre 2021.
Abbiamo stabilito la sostanziale conferma di tutte le normative già vigenti con i seguenti aggiornamenti:

  • Ticket pasto: aumento a 6 euro da 1 luglio 2019 ed a 7 euro da 1 luglio 2021 con buono elettronico
  • Ruoli professionali Banca dei Territori : superamento dei portafogli per il calcolo della complessità per i gestori; entro il 31 ottobre si dovrà concludere il confronto sindacale per definire i nuovi indicatori, che terranno conto in via non esaustiva anche di valutazione delle competenze, valutazione, offerta a distanza, Mifid, estensivita’ di contatto e offerta fuori sede. I nuovi criteri avranno effetto dal 2020, mantenendo fino ad allora le attuali previsioni.
  • Ruoli professionali Strutture di Governance: si estende la previsione di identificazione della figura del Coordinatore Operativo di Attività, attualmente presente solo in ISGS, a tutta la struttura di Direzioni Centrali/Governance, comprese le strutture cedute in Tersia
  • Rinvio a settembre del confronto sui Ruoli di Divisione Private, Mediocredito e Banca Prossima
  • Formazione : entro la fine di novembre verranno definiti tra le parti i principi di certificazione delle competenze, soluzioni per la programmazione della formazione da casa e la formazione protetta in ufficio
  • Politiche commerciali:conferma delle attuali previsioni, a cui si aggiunge la sperimentazione di gruppi di lavoro in ogni Direzione Regionale (composti da lavoratori, sindacato e azienda) per individuare azioni ed iniziative in tema di “benessere organizzativo”
  • Mobilità : conferma delle attuali norme. Relativamente alle domande di trasferimento con priorità per lunghe distanze (70 e 120 km) verrà effettuata una analisi congiunta in Comitato Welfare per ricercare soluzioni atte a favorirne l’accoglimento.
  • Filiale on Line: introduzione di una flessibilità giornaliera di 15 minuti, con esclusione del primo e ultimo turno
  • Tempi di vita e di lavoro: complessivo ampliamento e miglioramento delle previsioni in essere
  • Aumento a 3.000 euro dell’assegno per familiari portatori di handicap

Infine, a partire dal mese di settembre verrà avviato un ulteriore confronto su Smart Working e Formazione flessibile, Previdenza Integrativa ed Assistenza Sanitaria.
Le intese raggiunte consentono di stabilizzare e migliorare l’insieme delle normative del Contratto Collettivo di Secondo Livello per tutta la valenza del Piano di Impresa 2018-2021.

Scarica il volantino unitario

Allegati:
All.1 – CC2L (accordo quadro)
All.2 – Ruoli rete e FOL
All.3 – Ruoli governance
All.4 – Politiche commerciali
All.5 – Conciliazione tempi vita e lavoro
All.6 – Inclusione
All.7 – Formazione
All.8 – Mobilità




Intesa Sanpaolo trasforma i tabaccai in bancomat

Il servizio lanciato da Banca5, l’ex Banca dei tabaccai, per i possessori di bancomat in 15mila esercizi convenzionati. Per il prelievo serve anche la tessera sanitaria, prevista una commissione di 2 euro dal 2020.

Mentre le reti di filiali delle banche italiane dimagriscono per evidenti ragioni di risparmio, e i sindacati denunciano che ben 383 Comuni sono rimasti senza sportelli, i banchieri studiano altri canali per mantenere la vicinanza con la clientela. Un esempio arriva da Intesa Sanpaolo, che trasforma le tabaccherie italiane in piccoli bancomat grazie a Banca5, l’istituto di credito di prossimità del gruppo guidato da Carlo Messina ex Banca Itb, la cosiddetta “banca dei tabaccai” acquistata integralmente alla fine del 2016. L’accordo prevede la possibilità di prelevare denaro contante in oltre 15 mila punti convenzionati.

I clienti di Intesa Sanpaolo, spiega il gruppo, con le carte di debito del circuito Maestro, MasterCard, Visa o Visa Electron, potranno prelevare denaro contante fino ad un massimo di 150 euro giornalieri, secondo quanto è stato concordato con la Banca d’Italia, esibendo anche la tessera sanitaria nazionale per la lettura elettronica del codice fiscale. Il servizio, partito in questi giorni, sarà pienamente a regime entro il 20 luglio in tutti i 15 mila punti convenzionati che esporranno un adesivo ed il cui elenco sarà disponibile su app e sito web di Banca5 e Intesa Sanpaolo.

Le operazioni di prelievo saranno gratuite fino al 31 dicembre 2019. A partire dal 2020, secondo la comunicazione che hanno già ricevuto i clienti del gruppo Intesa Sanpaolo, potrà essere applicata una commissione fino ad un massimo di 2 euro.
Sul nuovo servizio offerto da Banca5 esprimono grande soddisfazione i tabaccai. L’amministratore delegato di Banca5, Silvio Fraternali, ricorda che si tratta una ulteriore rete territoriale del gruppo che “ci permette di offrire servizi semplici ma importanti per le necessità quotidiane anche in comuni spesso piccoli e meno serviti”.

Il servizio di prelievo contante nelle tabaccherie avrà anche un “forte impatto sociale – afferma Salvatore Borgese, Chief Business Officer Banca5 – e rappresenta una svolta nel percorso professionale che la rete dei nostri collaboratori potrà intraprendere, attraverso l’erogazione di servizi transazionali tradizionalmente forniti da reti bancarie”.

 

Fonte: www.repubblica.it




Donare le ferie ad un collega: un atto di solidarietà

Il caso di Mathys Germain, il bimbo francese morto a causa di un tumore al fegato nel 2012, insegna quanto può essere importante un gesto di solidarietà, al di là di una legge, prima di una legge. Christophe, il papà di Mathys si era visto donare dai colleghi giorni di vacanze per assistere il piccolo, un atto meraviglioso che solo successivamente si è trasformato in legge: la legge 2014/459 (cosiddetta legge Mathys) grazie alla quale i colleghi di lavoro possono donare le proprie ferie per aiutare chi ha bisogno di tempo per curare figli minorenni gravemente malati.

Con l’articolo 24 del Dlgs 151/2015 la cessione delle ferie è stata introdotta e regolamentata anche in Italia; la norma prevede che i lavoratori possano cedere, a titolo gratuito, le proprie ferie maturate ai lavoratori dipendenti dallo stesso datore di lavoro, per consentire l’assistenza ai figli minori che necessitano di cure costanti per le particolari condizioni di salute.

La norma non contrasta con il principio di irrinunciabilità delle ferie stesse e con quanto disposto dal decreto sull’orario di lavoro che prevede il diritto, per il dipendente, ad un periodo annuale di ferie retribuite di almeno 4 settimane, per reintegrare le energie psicofisiche e parteciparealla vitafamiliare e sociale. In parole semplici, è possibile cedere soltanto le cosiddette “ferie monetizzabili”, ossia quelle ulteriori rispetto al minimo annuale irrinunciabile di 4 settimane, oppure i riposi previsti dai contratti collettivi in aggiunta ai normali riposigiornalieri e settimanali.

La cessione delle ferie è dunque gratuita ed ha una finalità solidale, perché volta a consentire l’assistenza di uno o più figli minori del lavoratore (non di altri suoi familiari) bisognosi di cure continuative (è dunque implicito che lo stato di malattia o la disabilità del minore debbano essere certificate), nella misura, alle condizioni e secondo le modalità stabilite dai contratti collettivi stipulati dalle associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale applicabili al rapporto dilavoro. Ad oggi, purtroppo, sono ancora pochi i contratti collettivi che hanno regolamentato leferie solidali In assenza del contratto collettivo nazionale, diverse realtà hanno regolamentato le ferie solidali del proprio personale con accordi collettivi di secondo livello o con singoli accordi.

Nel nostro settore alcuni istituti hanno dato applicazione a questo decreto, attraverso l’introduzionedellaBanca del tempo.

Nella fattispecie Intesa San Paolo ed Unicredit declinano questo istituto con una serie di iniziative, tra le quali ora ci interessa porre l’accento sulla costruzione di un “contenitore” di permessi retribuiti a disposizione dei colleghi che, per gravi ed accertate situazioni personali e/o familiari, hanno bisogno di permessi aggiuntivi. Questo contenitore viene alimentato sia dall’azienda che dai colleghi che volontariamente vi aderiscono. Nel Gruppo Ubi sta iniziando solo adesso l’elaborazione di una una proposta su quest’argomento.

Oggi il temine solidarietà sembra stia scomparendo dal nostro vocabolario; la realtà ci dimostra però che esistono molte persone disposte a donare il proprio tempo e le proprie energie a favore di chi ne habisogno. Queste buone prassi si stanno diffondendo anche nel nostro settore, non solo nell’ambito delle ferie solidali.

 

Fonte: “Banconote” mensile del coordinamento donne Fisac Brescia




Intesa Sanpaolo: pressioni, pressioni e ancora….. pressioni

Come Organizzazioni Sindacali già in sede di presentazione del nuovo Piano d’Impresa avevamo espresso le nostre preoccupazioni circa le possibili conseguenze, in termini di pressioni commerciali, che i nuovi e sempre più ambiziosi obiettivi avrebbero prodotto.

Purtroppo siamo stati ancora una volta facili profeti e, puntualmente, le nostre preoccupazioni stanno trovando conferma, con il riacutizzarsi di fenomeni di pressioni e politiche commerciali indebite, continue, fuori norma e sempre più fuori controllo.

Rileviamo che, in questa prima metà dell’anno, non solo è il mercato Retail ad essere sempre più sotto tiro, ma le pressioni commerciali sono notevolmente aumentate anche nel settore Personal e nel settore Imprese. I solleciti a vendere prodotti tramite mail e lync, le richieste reiterate di reportistica, ormai non sono più ridondanti: sono OSSESSIVE e sottraggono tempo, concentrazione, energie e serenità al quotidiano lavoro concreto, costante e professionale dei colleghi. I gestori sempre di più vengono messi sotto accusa se, nonostante la corretta e puntuale applicazione del metodo e la tenuta delle agende, non riescono, per mille motivi (primi tra tutti le reali esigenze del cliente e la normativa sempre più stringente) ad ottenere il numero di successi ed a vendere il numero “consigliato” di “pezzi” del prodotto oggetto di proposizione. Secondo l’azienda, se le vendite non sono in linea con i budget sempre più ambiziosi (in alcuni casi diremmo assurdi) la colpa è dell’inefficacia commerciale del gestore, che non riesce a convincere i clienti a sottoscrivere i nuovi prodotti. I colleghi dovrebbero diventare anche maghi o veggenti, dal momento che si chiede loro di fare previsioni circa i risultati che otterranno settimanalmente, richiedendo addirittura, in alcuni casi, di firmare il relativo prospetto excel (si arriverà alla firma apposta col sangue?) per consolidare l’impegno assunto!!

Il risultato di questi atteggiamenti è che i tutti i gestori, anche quelli più esperti e professionali che svolgono questa mansione da anni, vengono fatti sentire inadeguati, ed è in preoccupante aumento lo stress da lavoro, che si ripercuote sempre più spesso sulla vita privata e familiare e sulle condizioni psico-fisiche. Vengono sistematicamente lese la professionalità e la dignità dei lavoratori e delle persone – perché i lavoratori sono ancora PERSONE e non automi – arrivando a dire, da parte di qualche capo area fuori controllo (e forse fuori ruolo) che ”non solo non vi state guadagnando il premio, ma non vi state guadagnando neanche lo stipendio”.

Ricordiamo a questi “esperti dei mercati” che lo stipendio è ben guadagnato, poiché il lavoratore assolve il proprio obbligo contrattuale, che è quello della prestazione (qualitativa) e non del risultato (quantitativo) individuale.

Ci sono ancora, per fortuna, persone capaci di dirigere e coordinare valorizzando, coinvolgendo ed affiancando i propri collaboratori ma, purtroppo, non vengono portati ad esempio. Sono, invece, sempre di più i capi e capetti (mutuando il linguaggio militar/aziendale) che si scagliano contro i colleghi con pressioni e richieste asfissianti, spesso accompagnate da offese e minacce di trasferimenti e rimozioni dall’incarico e che talvolta arrivano anche al punto di rinviare ferie e negare permessi o giorni di SVL se non si è in linea con gli obiettivi!!

Ricordiamo che, nell’incontro annuale di Direzione Ermam, il Direttore Nocentini e il Responsabile del Personale Zingaretti hanno letteralmente definito stupidi inefficaci e controproducenti questi atteggiamenti. Ma allora qualcosa non torna se taluni soggetti, nonostante le ripetute segnalazioni, continuano a ricoprire certi ruoli. La tanto decantata “scuola dei capi” cosa insegna? E a chi? A nostro avviso dovrebbe insegnare le differenze tra autorità e autorevolezza, tra capo e leader (il famoso decalogo), tra briefing terroristico (fuori orario) e riunione di lavoro (in orario), tra oppressione e pianificazione, tra motivazione e mortificazione e così via. A giudicare dai risultati ci sentiamo di dire che questa scuola non sta funzionando per nulla ed il senso di appartenenza all’azienda sta andando a… farsi benedire.

Ribadiamo ancora una volta che:

i continui report, consuntivi e previsionali, al di fuori di quelli previsti dalle procedure aziendali, non devono essere chiesti perché non dovuti e facciamo presente che, qualora qualcuno si ostini, in violazione agli accordi nazionali ed aziendali, a pretenderli, i gestori non sono tenuti né a svolgerli né tantomeno a firmare alcunché riguardo ad impegni preventivi sui risultati da raggiungere. Invitiamo tutti i colleghi a segnalarci ogni richiesta di questo tipo. Sarà nostra cura
inoltrare le istanze alle funzioni competenti, come gli Uffici del Personale e la casella IO SEGNALO.

Infine ricordiamo sempre a tutti di agire nel pieno rispetto della normativa, senza forzature di nessun tipo poiché, in caso di inadempienza della stessa, i provvedimenti disciplinari colpiranno implacabili e a nulla varrà essere in linea con il budget, in quanto per la legge non vale il detto di Machiavelli “il fine giustifica i mezzi”.

Qualora dovesse perseverare questo assurdo modo di fare, ci riserviamo di agire nei modi che riterremo più opportuni, per tutelare tutti i colleghi, che sono ormai stanchi di affrontare ogni giorno un’ attività lavorativa che è diventata una guerra all’ultima vendita.

7 giugno 2018.

FABI FIRST/CISL FISAC/CGIL UILCA UNISIN
AREE MARCHE ABRUZZO MOLISE

Scarica il volantino




Gruppo INTESA: assemblea su trasferimento parziale uffici ISGS da L’Aquila a Teramo

Il giorno 03/05/2018 si è svolta presso la struttura dell’Aquila l’assemblea dei lavoratori ISGS convocata per discutere i seguenti punti all’ordine del giorno:

  • Ristrutturazione sedi DCO;
  • Conciliazione tempi di vita e lavoro;
  • Varie ed eventuali.

L’assemblea, che ha visto la partecipazione della quasi totalità dei colleghi presenti e dei rappresentanti sindacali territoriali, dopo un’introduzione dedicata all’attuale situazione del Gruppo alla luce del piano industriale 2018 – 2021, ha dedicato ampio spazio all’imminente apertura del nuovo ufficio collaudi funzionali sulla piazza di Teramo, scelta che da un lato allevia il pendolarismo dei colleghi teramani e pescaresi, dall’altro crea preoccupazione per le possibili ripercussioni negative che tale decisione potrebbe causare, in considerazione della scissione di una sede più grande in due entità più piccole per quanto concerne il numero di risorse.

Dopo ampio e partecipato dibattito sono emerse le seguenti richieste da parte dei colleghi presenti:

  • richiesta di riattivazione del tavolo con l’azienda per la definizione di percorsi professionali chiari per tutti i dipendenti di ISGS, utili in particolare nei contesti come il nostro dove preparazione e voglia di crescita rivestono da sempre un ruolo di primaria importanza;
  • attivazione di un tavolo di colloquio tra azienda, sindacato ed enti locali preposti per la gestione della mobilità per i colleghi pendolari che arrivano nel capoluogo tramite treno o autobus e disponibilità di parcheggi per chi raggiunge il luogo di lavoro in auto nel momento in cui la struttura verrà ricollocata nel centro storico dell’Aquila.

L’Aquila, 03 maggio 2018

RSA ISGS L’AQUILA
FABI – FIRST/CISL – FISAC/CGIL – UILCA

Scarica il volantino