ISP, l’Antitrust blocca il passaggio a Isybank senza consenso

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha adottato un provvedimento cautelare nei confronti di Intesa Sanpaolo e di Isybank per impedire il passaggio alla banca digitale dei correntisti che non forniscano il proprio consenso espresso. Questa operazione – si legge in una nota dell’Authority – al momento ha riguardato circa 300 mila clienti su un totale di 2,4 milioni che Intesa Sanpaolo intenderebbe trasferire a Isybank. Sono stati oltre 5.000 i consumatori (di cui più di 3.000 dopo l’avvio dell’istruttoria) che hanno chiesto l’intervento dell’Autorità. Per l’Autorità il trasferimento è stato previsto con modalità non conformi alle disposizioni del Codice del Consumo. Entro 10 giorni Intesa Sanpaolo e Isybank dovranno comunicare all’Autorità le misure adottate per ottemperare al provvedimento cautelare.

Per effetto del trasferimento – prosegue la nota dell’Antitrust – i correntisti interessati non avrebbero potuto più accedere in filiale né all’internet banking tramite personal computer e avrebbero dovuto svolgere le operazioni bancarie solo tramite App. Inoltre, i nuovi conti correnti prevedono condizioni economiche differenti e la perdita di servizi prima disponibili (ad esempio: carte virtuali per effettuare acquisti online in sicurezza, assegni bancari, accesso ai contratti di mutuo). Tali essenziali modifiche dei contratti in precedenza stipulati sono state unilateralmente imposte senza che fosse stato richiesto il previo consenso dei clienti al trasferimento.

Inoltre, le comunicazioni relative al passaggio ad Isybank sono state trasmesse ai clienti nella sezione archivio dell’App di Intesa Sanpaolo senza adottare accorgimenti che ne sollecitassero la lettura (ad esempio, notifiche push e pop-up) e non lasciavano capire che in tal modo i clienti si sarebbero potuti opporre al passaggio. Infine, nelle comunicazioni non erano state adeguatamente indicate le modifiche relative alle condizioni economiche previste dal nuovo conto corrente e ai servizi non più inclusi.

Pertanto, l’Autorità ha previsto che le due banche, previa informativa chiara ed esaustiva sulle caratteristiche del nuovo conto Isybank , assegnino ai correntisti un congruo termine per fornire il proprio consenso espresso al trasferimento. In tal modo, coloro che si dichiareranno contrari avranno la facoltà di mantenere il precedente conto corrente alle stesse condizioni.

Messina: soddisferemo i clienti sulle procedure

«Tutte le autorità vanno rispettate. È chiaro che noi riteniamo di aver operato in conformità a quelle che sono le leggi di questo Paese e di aver ricevuto le autorizzazioni da parte della Banca d’Italia e della Bce. Ma è anche vero che, se anche un numero limitato di clienti, e parliamo di circa 2.000, non ha trovato le nostre procedure come quelle migliori da poter usare, faremo in modo che questo possa accadere». Così il consigliere delegato e ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, a margine di un convegno sull’eredità del banchiere Raffaele Mattioli.

 

Fonte: Il Sole 24 Ore




Bancari, firmato il contratto: 435 euro di aumento e arretrati per 1.250 euro. Ecco cosa prevede

I sindacati (Fabi, First, Fisac, Uilca e Unisin) hanno firmato con Abi e con Intesa Sanpaolo l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto dei 270mila bancari. Dall’aumento medio mensile di 435 euro al riconoscimento degli arretrati, come dice il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, si tratta «di uno dei più importanti rinnovi contrattuali della storia del settore bancario del nostro Paese.

È stato il negoziato probabilmente più difficile e più incerto per quanto riguarda l’esito finale: è stato necessario un percorso tutt’altro che in discesa, fatto di scontri, a volte aspri, al termine del quale, però, abbiamo raggiunto un accordo politicamente rilevante per la tenuta del settore e per il futuro della nostra categoria. Abbiamo restituito lustro e importanza a una categoria che qualcuno voleva a tutti i costi appiattire». Alle assemblee adesso spetterà il compito di dare il via libera all’ipotesi di accordo che per la prima volta vede la firma di un presidente del Comitato affari sindacali e del lavoro donna, Ilaria Maria Dalla Riva e di un segretario generale donna, Susy Esposito della Fisac Cgil. La presenza femminile al tavolo – dove Sileoni per la prima volta è stato affiancato dal segretario nazionale Elisabetta Mercaldo – ha contribuito anche alla decisione di prevedere misure contro la violenza di genere e per accrescere la tutela della maternità, proprio a partire dal contratto nazionale.

Le 4 tranche di aumento

L’ipotesi di accordo prevede 435 euro di aumento medio mensile della retribuzione, a partire da dicembre, pagamento degli arretrati per il periodo luglio-novembre di quest’anno con una media di 1.250 euro, ripristino pieno della base di calcolo del trattamento di fine rapporto a partire dall’1 luglio 2023. L’aumento contrattuale verrà pagato in quattro tranche, ma l’80% sarà riconosciuto nei primi 9 mesi di vigenza del contratto. La prima tranche sarà di 250 euro (57,5% del totale dei 435 euro) e arriverà in dicembre, la seconda sarà di 100 euro (23% del totale) e arriverà a settembre del 2024. Infine ci sono 50 euro (11,5%) a giugno del 2025 e 35 euro (8%) a marzo del 2026. L’aumento concordato produce effetti positivi anche sulla tredicesima mensilità.

 

Le nuove buste paga

Il quadro direttivo di quarto livello (QD4) passerà dagli attuali 4.575,56 euro ai 5.160,06 euro a regime (marzo 2026); il QD3 andrà da 3.899,01 euro a 4.396,88 euro; il QD2 da 3.483,38 a 3.965,48 euro a euro; il QD1 da 3.283,73 euro a 3.743,21 euro. Nella terza area professionale: al quarto livello si passerà da 2.906,90 euro a 3.341,90 euro; al terzo livello da 2.684,20 euro a 3.059,49 euro; al secondo livello da 2.535,88 euro a 2.890,41 euro; al primo livello da 2.405,97 euro a 2.742,34 euro. Chi, infine, inquadrato nell’area unificata (ex 1a e 2a area professionale) salirà da 2.175,31 euro a 2.479,45 euro.

 

Il recupero della produttività

L’incremento concordato ingloba sia il recupero dell’inflazione sia il riconoscimento della produttività delle banche che, a partire dallo scorso anno, hanno raggiunto importanti risultati con gli utili in costante crescita. Il primo aumento mensile verrà riconosciuto con la “busta paga” di dicembre, ma decorre da luglio scorso: verranno riconosciuti arretrati per cinque mesi, fino a novembre. In media 1.250 euro per ciascun lavoratore. Quanto, poi, al tfr, viene ripristinata, con decorrenza 1 luglio 2023, la base di calcolo e vengono cancellate, così, le previsioni di riduzione della base di calcolo introdotte nel 2012. Si tratta di un aumento significativo della cosiddetta retribuzione differita che porta a incrementare la “liquidazione” o i versamenti per la previdenza complementare.

Gli arretrati per inquadramento

Se in media gli arretrati saranno 1.250 euro (3a area professionale 4° livello retributivo), prendendo i quadri direttivi, le “una tantum” saranno 1.679,60 euro per i QD4, 1.459 euro, per i QD3, 1.385,35 euro per i QD2, 1.320,35 euro per i QD1. Nella 3a area professionale si passa a: 1.250 euro per il 4° livello, 1.078,40 euro per il 3° livello, 1.018,75 euro per il 2° livello, 966,60 euro per il 1° livello. Chi si trova nell’area unificata (ex 1a e 2a area professionale), invece, percepirà arretrati pari a 873,95 euro.

La piena fungibilità dei quadri direttivi e i trasferimenti

Abi e i sindacati hanno concordato la piena fungibilità dei quattro livelli dei quadri direttivi. È stato inoltre dato il via libera ad attività lavorative extra, con la cancellazione dell’autorizzazione che la banca doveva concedere ai dipendenti. Sui trasferimenti restano invece a 52 anni e a 50 chilometri i limiti oltre i quali l’azienda deve ottenere il consenso del dipendente. Per i quadri direttivi vengono mantenute tutte le tutele in vigore.

La riduzione dell’orario a 37 ore e la formazione

Se nella piattaforma i sindacati avevano chiesto una riduzione dell’orario a 35 ore settimanali, il negoziato ha deciso che l’orario di lavoro dei bancari verrà ridotto dalle attuali 37,5 ore a 37, con una diminuzione di 30 minuti complessivi, a partire da luglio 2024. Sale inoltre da 8 a 13 il numero delle ore per la formazione retribuita, con l’obiettivo di arricchire e promuovere l’evoluzione delle competenze dei lavoratori affinché siano un elemento fondamentale per la tutela dell’occupazione in banca. Sono state inoltre migliorare e integrate le procedure che consentono alle banche di accedere ai finanziamenti di fondi, enti bilaterali e Unione europea per la formazione del personale.

La nuova veste del Foc

Il contratto definisce una nuova veste per il Fondo per l’occupazione (Foc) che lavorerà in sinergia con il Fondo di solidarietà per favorire ancora di più la staffetta generazionale nel settore e far crescere l’occupazione al Sud. Vengono infatti ampliate le possibilità di ricorso al Foc, da parte delle banche, con l’obiettivo di favorire ancora di più nuovo lavoro nel settore e di far crescere l’occupazione al Sud. In generale, passa da 2.500 euro a 3.500 euro annui l’importo che il Foc riconosce alle banche che assumono: giovani fino a 36 anni (il limite era 32 anni), persone con disabilità, disoccupati di lungo periodo, lavoratori in mobilità, cassaintegrati. Inoltre, a chi è vicino al prepensionamento e sceglierà di passare al part time verrà pagato, per un massimo di 36 mesi, un importo pari al 25% della differenza di retribuzione. Il Foc, inoltre, agevolerà ulteriormente le assunzioni nelle regioni del Mezzogiorno grazie a un aumento dell’importo annuo, erogato in favore delle banche, che sale da 3.500 euro a 4.500 euro più ulteriori 1.000 euro se la sede di lavoro coincide con la provincia di residenza. L’attuale dotazione del Foc che è alimentato con versamenti di tutti i dipendenti bancari e ha consentito l’assunzione di quasi 40mila giovani, è di 145 milioni di euro.

La banca digitale

Il nuovo contratto si adegua ai cambiamenti del settore bancari e la cabina di regia nazionale, creata nel 2019, estenderà il suo raggio d’azione alla banca digitale: sarà questo il luogo di confronto permanente fra Abi e sindacati su innovazione tecnologica, digitalizzazione, nuove mansioni e figure professionali. Sulle pressioni commerciali ci saranno più garanzie e più tutele per i bancari in relazione alle indebite pressioni commerciali esercitate dai vertici delle banche per “spingere” la vendita di prodotti finanziari e assicurativi: l’accordo sulle politiche commerciali del 2017 diventa parte integrante del contratto collettivo.

Tutela della maternità e dichiarazione su violenza di genere

Con l’accordo raggiunto da Abi e dai sindacati vengono aggiunte tutele alla maternità. Viene infatti riconosciuto il pieno trattamento economico alle lavoratrici in stato di gravidanza “a rischio” che finora era “pagato” per soli cinque mesi. Il nuovo contratto dei bancari recepirà la dichiarazione congiunta Abi e sindacati su molestie e violenze di genere sui luoghi di lavoro del 12 febbraio 2019. La dichiarazione è nata per rafforzare e diffondere la consapevolezza nelle aziende, nelle lavoratrici e nei lavoratori oltre che nei loro rappresentanti sull’importanza di prevenire, contrastare e non tollerare ogni forma di comportamento che abbia come risultato un’intimidazione, un danno o una sofferenza fisica, sessuale, psicologica.

La partecipazione

Abi e i sindacati hanno inoltre condiviso che la partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori alla vita delle aziende contribuirà alla produttività del lavoro, al miglioramento dell’ambiente lavorativo, allo sviluppo sociale delle persone. Ciascuna banca o gruppo, pertanto, potrà quindi valutare iniziative per adottare forme di partecipazione dei propri dipendenti anche per governare la gestione dei cambiamenti.

Il ruolo di Intesa Sanpaolo

A questo punto, dice Sileoni, «sarà determinante capire come evolverà la situazione dell’Abi e in Abi, alla luce della posizione assunta dal gruppo Intesa Sanpaolo negli scorsi mesi che comunque, firmando lo stesso documento dell’associazione di categoria, ha confermato, assieme a tutte le altre banche, l’importanza e la centralità della contrattazione nazionale».

 

Fonte: Il Sole 24 Ore




Intesa Sanpaolo: nelle nostre filiali comincia a fare freddo

RLS: Le filiali sono le nostre vetrine? E si lavora con piumino e berretto?!


Ci risiamo…

Dopo un’estate bollente, un caldo e lungo autunno, l’inverno sta arrivando.
E comincia a fare freddo, fuori ma soprattutto dentro le nostre filiali, dove si aspetta l’arrivo del manutentore per l’accensione degli impianti.

A nulla valgono le raccomandazioni preventive che gli RLS rivolgono, in occasione dei cambi stagionali, alle strutture aziendali preposte, ma neanche le aperture dei ticket da parte dei colleghi, che spesso vengono chiusi senza una effettiva soluzione e i solleciti.
Poi succede che l’impianto di una delle nostre filiali non parte e i colleghi, esasperati dopo aver aperto diversi ticket, alzano la testa e decidono che in quelle condizioni non si può piu’ lavorare.
La filiale non si apre al pubblico e i colleghi fermi, al centro della filiale, con piumini, cappotti e berretti in testa si aspettano che “qualcuno” finalmente prenda una decisione.

Ma il “qualcuno” non si trova….

Si aspetta l’arrivo di un tecnico che forse potrebbe trovare la soluzione al guasto e far ripartire l’impianto. Gli RLS si attivano segnalando l’urgenza a tutte le strutture preposte: Ctpar, direzione immobili, servizio di prevenzione e protezione.
Passano minuti, ore, ma le risposte non arrivano.

Tutti avvisati, tutti al corrente ma le valutazioni sono:
ma con 15 gradi si può lavorare…”, “il tecnico sta arrivando…”, “aspettiamo ancora un po’…”

Il Direttore nel suo ruolo di preposto chiede “aiuto”, chiede “un supporto”, chiede “risposte” ma spetta solo a lui prendere le decisioni e assumersi la responsabilità delle scelte. Infine verso mezzogiorno i colleghi vengono mandati a casa.
Una mattinata “buttata”, passata al freddo…

Questo accade in Intesa Sanpaolo, la prima Banca del Paese, nel nostro territorio. In una Banca che ha tutti gli strumenti per sopperire a tali problematiche.
Primo per tutti lo smart working, la formazione flessibile.

Una Banca che sta facendo della trasformazione digitale il proprio “mantra”.
Una Banca che può raggiungere i propri clienti con o senza la filiale fisica.

Le nostre filiali sono le nostre vetrine? Con colleghi infreddoliti con i giubbotti addosso?!
Quale accoglienza offriamo ai nostri clienti quando entrano in una filiale gelida con Lavoratrici e Lavoratori stanchi e infreddoliti?
Quale immagine diamo?

Era già successo, è nuovamente accaduto, servono regole chiare e decisioni rapide a tutela del benessere delle Colleghe e dei Colleghi e del decoro della nostra azienda pertanto chiederemo che vengano stabiliti dei criteri e delle modalità uniformi per la gestione di queste situazioni anche a supporto del Preposto che spesso si trova solo a prendere le decisioni.

 

Fonte: sito Fisac Intesa Sanpaolo




ISP festeggia i migliori 9 mesi di sempre. Ma neanche un euro allo Stato per gli extraprofitti

Intesa Sanpaolo ha chiuso i primi 9 mesi del 2023 con il miglior risultato della sua storia, profitti per 6,1 miliardi. La prima banca italiana si attende di chiudere l’anno con utili per almeno 7,5 miliardi, eppure dalla tassa sugli extraprofitti non arriverà allo Stato neppure un euro.

Come Unicredit, anche Intesa Sanpaolo ha deciso di destinare la somma al rafforzamento del suo stesso patrimonio, un’opzione prevista dall’ultima versione dell’imposta che, di fatto, la cancella. In compenso la banca distribuirà ai suoi azionisti 2,6 miliardi di euro sotto forma di dividendi. Cosa ha consentito al gruppo guidato da Carlo Messina di conseguire risultati così brillanti? Una cosa sola: i maggiori introiti garantiti dall’aumento dei tassi decisi dalla Banca Centrale Europea.

La voce di bilancio “interessi netti” sale infatti del 65% rispetto ai primi nove mesi del 2022 superando i 10,6 miliardi di euro. Si tratta della differenza tra i soldi che la banca incassa dagli interessi sui prestiti erogati a famiglie ed imprese e quelli che paga ai depositanti. I primi sono saliti per effetto delle decisioni della Bce, i secondi sono rimasti pressoché al palo. L’altra grande voce del conto economico, ossia le commissioni, registra un calo del 3,7% a 6,4 miliardi. I proventi dall’attività di negoziazione titoli crollano del 72% a 382 milioni. Nel complesso i proventi operativi salgono così del 19% a 18,7 miliardi. Lieve aumento (+ 0,7%) per i costi che superano i 7,8 miliardi.

“Abbiamo ottenuto dei risultati di altissima qualità. Abbiamo conseguito i migliori nove mesi di sempre, con 6,1 miliardi di risultato netto. Questo ci consente di migliorare la nostra guidance”, ha detto l’amministratore delegato Carlo Messina. Il manager ha aggiunto che la banca ha “chiaramente capitale in eccesso e distribuzioni addizionali agli azionisti saranno valutate anno per anno. È chiaro – ha aggiunto – che siamo nella posizione di distribuire parte del capitale in eccesso. Ho detto al consiglio di amministrazione che la mia intenzione è di procedere con buyback e che quindi questa è la proposta che proporrò quando approveremo i conti di fine anno”. Musica per le orecchie degli investitori che stanno premiando gli annunci con un rialzo del titolo in borsa dell’1,6%.

 

Fonte: Il Fatto Quotidiano

 

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La storia del dissesto Carichieti: per non dimenticare

Il 5 settembre del 2014 il Ministero dell’Economia e Finanze decretava lo scioglimento degli organi amministrativi e di controllo della Carichieti Spa ed il conseguente commissariamento della banca. Finiva così, nel modo più inglorioso, una storia iniziata nel 1862 con la costituzione di quella che inizialmente si chiamava Cassa di Risparmio Marrucina.

Le vicende che portarono al dissesto di un’istituto bancario così importante per il territorio presentano aspetti talmente grotteschi da risultare, a posteriori, difficili da credere.

“Può una banca essere guidata da un autista?” Questo si chiede Mario Giordano nel suo libro “Pescecani” , nel quale ricostruisce le vicende che hanno portato al dissesto della banca. Vicende che se non fossero adeguatamente documentate risulterebbero davvero incredibili. Per questo, all’indomani del dissesto, la Fisac Cgil si fece promotrice di un’iniziativa alla quale collaborarono Fabi, First Cisl e Uilca, finalizzata alla creazione di un archivio documentale nel quale raccogliere tutti i documenti e le notizie in modo da non cancellare il ricordo di quanto accaduto.
L’archivio fu raccolto in un sito internet: “La fine dei fatti – Libro bianco Carichieti” raggiungibile dall’URL librocarichieti.it.

Abbiamo deciso di ridare visibilità all’archivio, con una nuova veste grafica e la consultazione facilitata grazie alla divisione per anni, e di accorparlo nel nostro sito, dove sarà stabilmente presente nella home page, mantenendo comunque la possibilità di raggiungerlo anche digitando il vecchio indirizzo.

Sarebbe davvero interessante rileggersi cronologicamente tutti i documenti, per farsi una propria idea dell’accaduto. Tuttavia, se non avete più di un paio di minuti, andatevi a rileggere il verbale del 16 marzo 2010 (cioè 4 anni e mezzo prima del commissariamento).

Riletto col “senno di poi” aiuta a capire molto di ciò che sarebbe successo in seguito, e quanto sia assolutamente necessario, per la sopravvivenza di un’azienda, che esistano sindacati capaci di vigilare sulla corretta gestione e di svolgere la funzione di critica e pungolo quando le cose non vanno per il verso giusto.


 

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La fine dei fatti: il libro bianco Carichieti

 




Carlo Messina: Intesa darà aumento stipendio già entro il 2023

Intesa Sanpaolo riconoscerà ai propri dipendenti gli aumenti di stipendio, oggetto di trattative tra Abi e sindacati, gia entro il corrente trimestre. Lo ha affermato l’a.d. Carlo Messina, oggi durante il convegno “Nessuno escluso” in cui la banca ha presentato le proprie iniziative nel sociale.

La gran parte delle persone che lavorano in banca hanno uno stipendio dignitoso che viene toccato dall’inflazione – ha spiegato – io sono totalmente a favore degli aumenti di stipendio delle persone che lavorano in banca. C’e’ una trattativa in corso, spero che venga accelerata, ma per quanto ci riguarda le persone della banca possono essere certe di contare sia sull’aumento di stipendio, sia sul ripristino di calcolo del Tfr, che noi garantiremo alle nostre persone gia’ in questo trimestre”.

Con il massimo rispetto per i processi negoziali in corso e per le altre banche – ha aggiunto – noi siamo il primo datore di lavoro in Italia e penso che sia una nostra responsabilità aver chiaro che nelle fasi di complessità è necessario agire subito con rapidità. In una condizione di forte redditività per l’azienda, io mi vergogno di guardare le mie persone, se non garantisco loro di avere aumenti di stipendio. E questo farò già a partire da questo trimestre. Quando si parla di tematiche sociali, credo che sia una priorità assoluta partire dalla propria comunita‘”.

Fonte: AGI




Bancari, su aumento e Tfr sindacati pronti a mobilitarsi

Alcuni sì, ma anche diversi no e qualche silenzio che i sindacati dei Bancari, dopo l’ultimo incontro con Abi per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro, non sono ancora riusciti a metabolizzare. Al punto da iniziare a sventolare con forza la parola mobilitazione.

Sulla ripresa della trattativa – domani è previsto un incontro in ristretta tra Abi e i segretari generali – pesano molto la mancata risposta delle banche sul ripristino della base completa per il calcolo del Tfr, così come l’apertura delle banche sul recupero dell’inflazione e del potere d’acquisto dei lavoratori, senza però entrare nel merito delle cifre. L’aumento medio che il Sindacato chiede, 435 euro, e che ha avuto l’avallo del Ceo di Intesa, Carlo Messina, non mette d’accordo tutti. Così come non mette d’accordo i lavoratori l’esigenza delle banche di blindare la parte normativa del contratto e di avere garanzie sulla loro disponibilità a trattare veramente su fungibilità, mobilità e inquadramenti.

 

Da “Il Sole 24 Ore” del 22/10/2023




Intesa Sanpaolo: retromarcia sui clienti destinati a Isybank

Il cinismo al potere. E il potere del cinismo

 

Quello che un po’ tutti avevamo paventato si è puntualmente realizzato. Il trasferimento coatto della prima, peraltro percentualmente piccola, quota di clienti che ISP ha destinato a Isybank ha visto crescere l’irritazione fino a costringere l’azienda a fare una precipitosa e maldestra retromarcia rispetto alle sue strategie e dichiarazioni.

I clienti avranno il diritto di rientrate in ISP ben oltre i tempi previsti da comunicazioni prive di trasparenza e di qualsiasi orientamento al cliente fino al limite dell’illecito, e potranno farlo a condizioni almeno uguali a quelle di provenienza, se non migliorative. Per poter ottenere ciò dovranno però aprire un nuovo conto (con tutti i disguidi che questo comporta) e soprattutto superare una serie di consulenze nel loro stesso interesse che i colleghi di filiale dovranno attivare per scongiurare questa nefasta eventualità.

Non amiamo le frasi fatte, però come definire questa situazione se non l’aggiunta del danno alla beffa?

Per i clienti coinvolti, che hanno dovuto strepitare, organizzarsi, coinvolgere legali e associazioni consumatori per difendersi dalla loro banca. E che una volta ottenuto il diritto teorico al ripristino alla situazione precedente, devono però conquistarselo individualmente sul campo, a fronte di persone che dovrebbero spiegargli come non siano in grado di scegliere per il loro meglio.

Per i colleghi delle filiali a cui era stato spiegato che l’avvio di Isybank non solo non li avrebbe coinvolti con maggiori compiti, ma anzi li avrebbe progressivamente liberati da carichi di lavoro e invece si trovano a dover fronteggiare – con argomenti inconsistenti quando non irritanti – numerosi clienti, spesso già mal disposti, e a dover procedere con operazioni di riaperture di conti già esistenti.

Per i colleghi e i clienti di Filiale Digitale che hanno visto moltiplicarsi i tempi di attesa e di conseguenza di abbandono, con tutte le conseguenze del caso.

Sarebbe davvero facile fare della pesante ironia su una tale situazione, su come si è venuta a determinare, sulle modalità delle “soluzioni”, ma non è questo il tempo.

Questo è il tempo di un’analisi lucida e purtroppo sconfortante nella sua sintesi: ISP, in particolare in alcune sue funzioni e Dirigenti, sta perdendo il senso della misura. Lo dimostrano:

  • ripetuti fallimenti di iniziative estemporanee destinate a fini ingloriose per l’azienda e pericolose per i colleghi coinvolti, valga per tutte l’infelicissima parabola di ISP Casa.
  • La gestione sconsiderata di un progetto potenzialmente interessante quale il Contratto Misto, che invece di essere corretto e rivisto secondo le aspirazioni professionali dei colleghi chiamati a svolgerlo è stato prima utilizzato in modo punitivo e poi privato di uno dei cardini che lo sosteneva, senza intervenire invece sulle storture e problematiche che continuano ad affliggere la parte Autonoma di questo contratto.
  • L’approccio complessivo al personale di Banca dei Territori che – ben lungi da una concreta applicazione delle dichiarazioni aziendali in tema di centralità delle persone e di ricerca di un equilibrio tra le esigenze aziendali e dei colleghi – arriva ad attuare scelte organizzative e gestionali palesemente contrarie all’ottenimento dei risultati pur di poter esercitare politiche arbitrarie e dimostrative, persino nei confronti di persone malate e in difficoltà.
  • E da ultimo l’intera vicenda Isybank, gestita con raro cinismo: si prova a forzare i clienti con mezzi e mezzucci e quando va buca si fa una bella inversione a 180° lasciando la palla ai colleghi di Rete e Filiale Digitale senza dare loro delle linee guida e lasciandoli in balia degli eventi.

Questa è una deriva davvero preoccupante ed è necessario che chi ne è direttamente responsabile – per scelte strategiche e gestione corrente – inizi a rivedere questa sua politica, oppure sia chiamato a risponderne.

 

Fisac Intesa Sanpaolo Torino e Provincia

 

Dal sito Fisac Intesa Sanpaolo

 

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https://www.fisac-cgil.it/133394/intesa-sanpaolo-operazione-isybank-gli-effetti-non-devono-ricadere-sui-colleghi




ISP Area Abruzzo: costruire la Banca del futuro valorizzando le Persone

3 - Fisac Cgil

Costruire la Banca del futuro valorizzando le Persone

 

Il Giorno 26 settembre si è svolta, finalmente in presenza dopo oltre tre anni, la consueta riunione trimestrale dell’Area Abruzzo tra le Organizzazioni Sindacali e l’Azienda.
Alla riunione hanno preso parte il Direttore Regionale Roberto Gabrielli accompagnato dal Direttore Commerciale Retail Michele Attivissimo, la Responsabile del Personale di DR Antonella Mancini con la Responsabile CTPAR Abruzzo Raffaela Ramazzotti, oltre ai colleghi di Relazioni Industriali. Sono intervenuti in collegamento da remoto i referenti delle Direzioni Filiale Digitale e Agribusiness nonché esponenti di Tutela aziendale ed Immobili.

In apertura dell’incontro il Direttore Regionale ha evidenziato la soddisfazione per l’andamento di tutti i comparti della Banca: Retail, Imprese ed Exclusive. Nello specifico è stato elogiato l’impegno profuso dai colleghi e l’attenzione alla parte digitale (offerta a distanza, multicanalità), aspetti sempre più importanti in una Banca in continua evoluzione, attenta ai risultati e agli indicatori relativi alla soddisfazione della clientela. A questo proposito Gabrielli ha evidenziato l’ottima performance di tutta l’area Abruzzo nell’indicatore NPS in forte e costante crescita.

Proseguendo ha richiamato l’importanza strategica della formazione, non solo commerciale, annunciando il lancio di una “campagna di cultura sui controlli” che sta già interessando tutti i Responsabili di Filiale e, a cascata, dovrà raggiungere tutti i dipendenti. Ha poi ricordato l’attenzione della Direzione Regionale alle tematiche del territorio abruzzese e della sua gente, citando anche il recente ingresso di due nuovi capi area retail, ed ha concluso ribadendo quanto sia centrale per costruire la Banca del futuro la valorizzazione delle persone.

Il Direttore Retail Michele Attivissimo ha sottolineato dal canto suo la soddisfazione per i risultati commerciali espressi, in particolare nel suo comparto, garantendo una maggiore presenza sul territorio e complimentandosi per l’impegno profuso dai colleghi. Ha elencato i lusinghieri dati dei primi sette mesi con erogazioni di prestiti per 58/mln su 218 della DR, mutui per 90/mln sui 319 della DR e soprattutto il Mlt erogato alle aziende retail che ha cubato 40/mln sui 120 della DR, cioè il 33% che, considerate le dimensioni molto più ridotte del nostro territorio, è da considerare assolutamente rilevante. Anche i comparti Exclusive e Imprese, pur risentendo ognuno del contesto in cui opera, stanno procedendo nella giusta direzione.

La Responsabile del Personale di DR Antonella Mancini ha velocemente elencato i dati sugli organici che al 30/6 contavano in Abruzzo 1031 effettivi di cui 701 nelle Direzioni di BdT. Le uscite totali nel primo semestre sono state 7 (si è in attesa dell’imminente pubblicazione delle prossime uscite al 31/12), mentre sono state assunte 3 giovani colleghe full time nell’ambito del progetto gestori GAR e sono presenti già 10 contratti misti nei comparti Exclusive e Retail. Ci sono altresì 6 nuovi stagisti in formazione per l’Exclusive e 1 per i GAR. I part time sono 11,7% compresi i contratti misti (quindi con ampio margine di miglioramento), mentre i trasferimenti sono stati 72 di cui 13 (il 18% – anche questo dato è migliorabile) su accoglimento di domanda. Dei 59 trasferimenti di ufficio ha tenuto a precisare che 13 sono nell’ambito dello stesso comune.

Le Organizzazioni Sindacali, prendendo unitariamente la parola, hanno naturalmente condiviso l’apprezzamento e i ringraziamenti del DR per il lavoro svolto da tutti i colleghi ma hanno sottolineato alcune tematiche riguardanti l’operatività quotidiana delle lavoratrici e dei lavoratori di Isp in Abruzzo:

CLIMA AZIENDALE – Persistono, seppur a macchia di leopardo, comportamenti distonici, non in linea con l’accordo vigente sulle politiche commerciali e poco rispettose della dignità e professionalità delle persone: la frequente comparazione “pubblica” dei portafogli con classifiche nominative; la richiesta di dati previsionali (impossibili in assenza di sfere di cristallo) e la relativa realizzazione, in mancanza della quale scattano “apprezzamenti” sulla professionalità; reportistica infragiornaliera quasi ossessiva; convocazione continua di riunioni con scarso preavviso e talvolta utilizzando canali non ufficiali come gruppi whatsapp, riunioni che ancora troppo spesso si protraggono oltre l’orario di lavoro o in pausa pranzo. Non ci stancheremo mai di ripetere che questi (ed altri) comportamenti sortiscono solo l’effetto di demotivare le risorse facendole sentire inadeguate e cagionano malessere e stress, in totale contraddizione con quello che sostengono da sempre i massimi vertici aziendali in tema di Benessere delle persone di Isp.

A questo si aggiungono i problemi (a volte ormai cronici) relativi ai carichi di lavoro, in alcuni casi non adeguati, che si palesano in portafogli con numeri, a nostro avviso, ancora molto sbilanciati e per i quali torniamo a chiedere più trasparenza sulle modalità di formazione e dimensionamento.

Le istanze dei colleghi in tema di Pressioni commerciali, rendono indispensabile e improcrastinabile intervenire nelle dinamiche del problema sia attraverso l’utilizzo della casella [email protected], ma anche attraverso una corretta e preventiva formazione dei capi in materia. A tal proposito abbiamo condiviso con l’Azienda l’approccio positivo segnalatoci sui due nuovi Capi Area recentemente inseriti in regione, auspicando che si possa continuare su questo solco.

Da questi tipi di comportamenti il Direttore Gabrielli ha da subito preso le distanze ribadendo la propria disponibilità ad attenzionare eventuali segnalazioni che attestino quanto esposto e sollecitando colleghi ed OO.SS ad effettuarle.

SALUTE E SICUREZZA – Abbiamo sottolineato la necessità di una attenta valutazione delle tematiche relative a Salute e Sicurezza rappresentando il fondamentale lavoro svolto dagli RLS. In particolar modo è necessario porre particolare attenzione alla cantieristica e la manutenzione dei luoghi di lavoro. Nello specifico abbiamo evidenziato criticità emerse nel cantiere della Filiale di Casalbordino durante l’estate e le persistenti condizioni di generale ammaloramento ed insalubrità degli archivi sotterranei del palazzo dell’Aquila. Dalle problematiche sugli immobili alla pulizia dei locali, a interventi strutturali e preventivi sugli impianti di condizionamento, in vista dell’inverno, per evitare le problematiche emerse nel corso dell’estate con filiali in cui si sono superati i 30 gradi. Abbiamo chiesto alle funzioni preposte chiarimenti circa i parcheggi nella sede di Via Colonnetta a Chieti auspicando ulteriori autorizzazioni agli accessi e priorità per particolari situazioni di difficoltà. A tal proposito l’Azienda ci ha rappresentato che in futuro gli accessi saranno prenotabili tramite una procedura apposita, come previsto dal nuovo modello NWOW.

FORMAZIONE – In tema di formazione abbiamo rimarcato la necessità di un monitoraggio attento e constante. A tal riguardo apprezziamo quanto stanno facendo i gestori del Ctpar con il rilevamento e gli eventuali “remind” alle Filiali/colleghi che evidenziano ritardi nella quantità della fruizione, ma sopravviene anche il tema della qualità: è plausibile pensare che ci sia uno scollamento tra la formazione reale e quella effettuata? E’ plausibile pensare che i colleghi siano costretti, per mancanza di tempo, a non poter seguire i corsi in modo da apprendere e soprattutto approfondire al meglio gli argomenti trattati? Un mezzo importante per la fruizione dei corsi è lo Smart Learning. Siccome rileviamo ancora delle sacche di resistenza è doveroso sensibilizzare i Responsabili sull’importanza della formazione flessibile e sulla coerente applicazione degli accordi, con l’obiettivo di favorire la cultura dell’apprendimento e di eliminare la malsana idea che lo smart-learning sia un ostacolo alle attività quotidiane.

ISYBANK – Dal lancio di Isybank e con l’individuazione di referenti specifici nei vari ambiti della Banca sono emerse criticità che le OO.SS hanno ritenuto opportuno evidenziare. Per quanto concerne Filiale Digitale e uffici di Governance abbiamo richiesto una integrazione dei corsi di formazione per i colleghi finalizzata a migliorare gli skill a disposizione degli stessi. Nelle filiali fisiche, invece, per supportare e offrire consulenza su Isybank frequentemente sono stati individuati Gestori Base che effettuano servizio di cassa. Questa scelta in taluni casi ha generato insoddisfazione nei clienti costretti a lunghe file, e maggior stress per i colleghi preposti. In questi giorni poi, da noi come in tutta Italia, l’”assedio” dei clienti migrati – spesso a loro insaputa- sta assumendo dimensioni preoccupanti, come peraltro riportato in diversi articoli di stampa e social media a livello nazionale. Abbiamo chiesto inoltre, non appena sarà possibile, un’informativa puntuale sull’impatto che Isybank avrà sulla rete del nostro territorio.
Tali criticità, unite a quanto già sopra riportato in tema di clima aziendale rendono a nostro avviso necessario un aumento degli organici finalizzato ad una implementazione strutturale del personale sul territorio. Ciò anche in vista delle prossime uscite di dicembre e del piano di ulteriori razionalizzazioni che probabilmente interesserà l’Abruzzo nel 2024 dato che, in passato, a seguito di chiusure ed accorpamenti la Filiale accorpante ha visto spesso un numero inferiore di personale rispetto ai volumi derivanti.

HUB AZIENDALI – Le OO.SS. hanno ritenuto improcrastinabile l’apertura di un congruo numero di Hub aziendali sul territorio che permettano una mobilità più agevole per i lavoratori garantendo un miglioramento delle condizioni di lavoro degli stessi. Rileviamo come in Abruzzo, a tutt’oggi, non ci sia alcun Hub pur in presenza di strutture che potrebbero essere, a nostro avviso, idonee.

CONTRATTO MISTO –  E’stata ribadita la necessità di una particolare attenzione verso i colleghi con contratto misto. In particolar modo per i nuovi assunti che non hanno più la possibilità di una alternativa rispetto alla componente autonoma e che spesso vengono chiamati a svolgere il loro lavoro lontano da casa. Rileviamo con piacere che le ultime assunzioni di contratti misti, così come gli inserimenti in stage, stanno accorciando tali distanze.
In conclusione abbiamo ribadito, come sempre, che alla base dei risultati aziendali ci sono i colleghi ed il loro benessere psicofisico ed ambientale, imprescindibile per costruire la Banca del futuro e la loro piena valorizzazione.

13 Ottobre 2023

 

FABI – FIRST CISL – FISAC CGIL – UILCA – UNISIN
Coordinatori RSA Area Abruzzo




Tassa sugli extraprofitti delle banche, tetto allo 0,1% dell’attivo

l governo alza al 5% e al 10% le percentuali di calcolo della tassa sugli extramargini delle banche nel 2023. Il conto scende a meno di 2 miliardi


Giancarlo Giorgetti ha addolcito la botta per le banche al termine di una giornata convulsa per gli istituti in borsa. Alla fine è stato il Mef a correggere il tiro e alzare le soglie di calcolo del prelievo straordinario sui ricavi per margine d’interesse degli istituti di credito.

Un flusso di informazioni arrivato a tappe. Rispetto alla bozza circolata lunedì 7 agosto, subito dopo l’annuncio a sorpresa del vicepremier Matteo Salvini, il comunicato ufficiale della riunione del CdM ha rivisto al rialzo le percentuali dello scarto tra i margini d’interesse per il 2022 e per il 2023 sul 2021, superati i quali scatta il balzello.

n serata il ministero dell’Economia ha poi aggiunto informazioni sul tetto massimo del prelievo, che non potrà superare lo 0,1% del totale dell’attivo. Questo nella versione finale elaborata dal Mef.

La proposta entrata in CdM parlava al contrario di un limite fissato al 25% del patrimonio netto.

La differenza è notevole, in meglio per le principali banche italiane, Intesa e Unicredit in primis, che, se dovesse restare così la norma, potrebbero dover pagare un importo molto consistente ma inferiore a un miliardo di euro.

I primi chiarimenti sulla misura fortemente voluta da Giorgia Meloni sono arrivati soltanto dopo una lunga mattinata di attesa, segnata dal tracollo in borsa degli istituti. Un iniziale segnale di chiarezza in attesa dei testi definitivi da pubblicare in Gazzetta Ufficiale.

 

Meno di 2 miliardi di gettito

Dal gettito potenziale, si parla di circa 2 miliardi di euro nell’ultima versione rispetto a circa 3 miliardi ipotizzati lunedì, alla platea coinvolta. Ad esempio sarà fuori dall’applicazione il Credito Sportivo assieme forse ad altri istituti, mentre in Cassa Depositi e Prestiti erano in corso approfondimenti per capire se la spa del Tesoro rientri nella norma ma non dovrebbe esserci. In generale la confusione è però ancora molta e non si escludono nuovi colpi di scena fino alla pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale. Lì si apriranno davvero i giochi.

Inconvenienti dell’effetto sorpresa del provvedimento, messo a punto, secondo quanto emerso, senza un confronto preventivo con il settore bancario.

Confermata l’aliquota al 40%

Le spiegazioni arrivate ieri hanno confermato l’aliquota del 40%, che sarà applicata sul maggior valore del margine di interesse dell’esercizio 2022 che eccede per almeno il 5% il margine del 2021, e tra il margine di interesse relativo al 2023 che eccede -in questo caso- per almeno il 10% il margine sempre del 2021.

Nella prima versione le soglie era state invece fissate al 3% e al 6%. L’imposta straordinaria dovrà essere versata nel corso del 2024, per la maggior parte degli istituti entro giugno e non sarà deducibile ai fini delle imposte sui redditi e dell’imposta regionale sulle attività produttive, ha precisato Palazzo Chigi.

Conferme anche sulla destinazione del gettito. Le maggiori entrate saranno destinate al finanziamento del fondo per i mutui sulla prima casa e per interventi volti alla riduzione della pressione fiscale di famiglie e imprese.

Su questo punto insistono i comunicati dei parlamentari di Fratelli d’Italia e della Lega. Dall’opposizione, senza plausi, Pd e Movimento Cinque Stelle salutano l’intervento con un meglio tardi che mai. Con i ricavi destinati ai mutui «si dimostra quanto questo esecutivo guardi ai problemi reali degli italiani», è il commento del leghista Massimo Garavaglia, presidente della commissione Finanze del Senato.

 

Mef ancora in pressing sulla remunerazione dei depositi

La nota del Mef si chiude con una postilla-monito: gli istituti bancari che hanno già adeguato i tassi sulla raccolta così come raccomandato lo scorso 15 febbraio con specifica nota da Bankitalia non avranno impatti significativi come conseguenza della norma.

Su questo punto aveva insistito il ministro Giorgetti in occasione dell’assemblea Abi, chiedendo un rapido riequilibrio della remunerazione dei depositi. A oggi sono poche le banche che si sono adeguate dopo la nota di via Nazionale. La trattativa con il Mef è solo all’inizio.

 

Fonte: Milano Finanza