Banca Popolare di Bari: verso lo sciopero

3 - Fisac Cgil

 

Circa 20 assemblee, centinaia di colleghi e colleghe da tutte le filiali e direzioni generali della banca, un unico responso: continuare la mobilitazione, arrivare allo sciopero.

La dirigenza BPB non può continuare a far finta che tutto vada nella direzione prevista del rilancio della banca, ignorare il profondo disagio operativo ed economico delle lavoratrici e dei lavoratori, a non ascoltare il grido di allarme e di denuncia lanciato già da tempo dalle OO.SS aziendali in varie circostanze.

La banca non può continuare ad ignorare, sistematicamente, regole che, leggi, contratti e accordi le impongono; nascondere la testa sotto la sabbia dando illusione che tutto vada bene, non serve a nessuno, tantomeno ai dipendenti ed al mercato.
Allora, avviamolo stato di agitazione e le formalità per la proclamazione dello sciopero.

Stato di agitazione vuol dire anche che non si fa più straordinario – tanto non lo pagano! -, vuol dire che alle 16:45 (o alle 16:15) “cade la penna” e si va a casa, non si risponde più al cellulare personale per motivi di lavoro, si esce da tutte le chat aziendali!

I dati di bilancio di recente pubblicazione relativi all’esercizio 2022, rafforzano la consapevolezza che i sacrifici dei dipendenti della BPB non sono stati gestiti nella direzione auspicata, ovvero il rilancio della banca. Vi terremo informati.

Bari, 16 marzo 2023

 

Segreterie di Coordinamento FABI-FIRST CISL-FISAC CGIL-UILCA -UNISIN
Banca Popolare di Bari -Gruppo Mediocredito Centrale




Azioni ex Tercas: altri 10 risarcimenti

Il giudice accoglie i ricorsi dei risparmiatori: “Non basta un modulo prestampato per sostenere che fossero stati informati”


La cronaca giudiziaria continua a declinare la vicenda delle azioni ex Tercas. Ed è un’altra sentenza, destinata a fare nuova giurisprudenza soprattutto nel passaggio in cui stabilisce che non basta la consegna di un modello prestampato per assolvere agli obblighi di informazione, a sancire il risarcimento per dieci piccoli risparmiatori teramani che avevano acquistato azioni ex Tercas e che sono rimasti senza niente dopo il loro azzeramento del 2014.
Il tribunale ha nuovamente stabilito che dovranno essere risarciti dall’Istituto (oggi Banca Popolare di Bari) perché non furono adeguatamente informati dei rischi.
I fatti contestati risalgono al 2006, prima del commissariamento del 2012 e prima dell’ingresso della Banca Popolare di Bari. I risarcimenti concessi ai risparmiatori vanno da 2mila a 16mila euro.

Ancora una volta il tribunale civile (sentenza del giudice Mariangela Mastro) ha stabilito che l’istituto bancario, prima dell’acquisto delle azioni, non avesse fornito tutte le necessarie e complete informazioni sui titoli e non avesse indicato in modo specifico i motivi per cui le azioni non erano adeguate al profilo di rischio medio basso dei risparmiatori. Secondo il giudice gli obblighi informativi in merito ai titoli non potevano essere ricavati solo dai prospetti informativi consegnati all’atto dell’acquisto, ma dovevano essere forniti anche oralmente sempre all’atto dell’acquisto così come previsto dal regolamento Consob e come sancito più volte dalla Cassazione.

Scrive il giudice nella sentenza: “Occorre domandarsi se la consegna del prospetto informativo contenente le specifiche indicazioni sia sufficiente al fine di ritenere assolto l’onere informativo gravante sull’intermediario, pur a fronte della contestazione di inadempimento sollevata dall’investitore. Se l’intermediario ha l’obbligo di acquisire preventivamente le informazioni relative al profilo del proprio cliente e se è tenuto a compiere la valutazione di adeguatezza dell’operazione e ad avvertire il cliente circa l’inadeguatezza della stessa, significa che evidentemente l’intermediario è obbligato a un quid pluris rispetto alle caratteristiche del cliente. 
Deve affermarsi, inoltre, l0onere informativo gravante sull’intermediario non può ritenersi assolto attraverso la mera consegna di documentazione contrattuale, sia pure informativa, occorrendo che lo stesso fornisca l’ausilio necessario e funzionale a consentire al cliente di esprimere una scelta consapevole mediante l’illustrazione e la spiegazione delle informazioni”.

Quindi il modulo sottoscritto dai clienti non è sufficiente a garantire una informazione consapevole. Concetto che il giudice così esprime in un passaggio della sentenza:
“La dichiarazione sottoscritta dagli investitori non può in alcun modo valere a ritenere adempiuto l’onere informativo incombente alla banca, poiché a fronte di una contestazione specifica formulata dagli attori – in ordine alla mancata informazione sulla rischiosità intrinseca all’acquisto di azioni non quotate in mercati regolamentati – la banca non ha dimostrato di aver fornito al cliente un’informativa specifica e contestualizzata rispetto all’operazione di investimento di cui trattasi, dovendosi affermare – di contro – che le dichiarazioni generiche fatte sottoscrivere ai clienti, su moduli prestampati, non possono condurre ad affermare l’avvenuto adempimento degli obblighi informativi gravanti sull’intermediario”

 

Articolo di Diana Pompetti su “Il Centro” del 2/3/2023




Banca Popolare di Bari: il calendario delle assemblee

Nei prossimi giorni si svolgerà una tornata di assemblee unitarie rivolte ai lavoratori di PBP finalizzate ad illustrare ai Lavoratori la situazione aziendale e le connesse iniziative sindacali.

Questo il calendario delle assemblee programmate, che avranno luogo durante l’orario pomeridiano (dalle 14.30 alle 16.45:

  • 2 marzo Province di Ascoli Piceno e Teramo (Val Vibrata) c/o Filiale di Garrufo di Sant’Omero
  • 3 marzo Provincia di Teramo (Costa Sud) c/o Filiale di Giulianova Paese
  • 8 marzo Provincia dell’Aquila, Regioni Marche Molise, Emilia Romagna in videoconferenza
  • 9 marzo Province di Chieti e Pescara c/o Filiale di Pescara Sede
  • 10 marzo Provincia di Teramo (Direzione generale e Filiali) presso Direzione di Teramo – Sala Rossa

Per ulteriori informazioni vi invitiamo a rivolgervi ai vostri rappresentanti Fisac Cgil.




Popolare di Bari: nuova convocazione, finto dialogo

3 - Fisac Cgil

Dopo il netto e duro comunicato del 13 maggio, l’Azienda ci ha convocato il giorno 27 maggio scorso.

Un’occasione persa o, meglio, la rappresentazione plastica di un finto dialogo.

Già dall’avvio, con la prolusione del COO, che ha preannunciato che il suo sarebbe stato solo un saluto, si è capito che l’incontro avrebbe avuto l’aspetto di un pro-forma.

Il seguente giro di interventi della parte sindacale si è incentrato sull’esigenza di rispetto dei passaggi formali, esprimendo la volontà di conoscere le reali intenzioni della Proprietà, di avere una visione di insieme dei cambiamenti in atto, di poter verificare le ricadute sui dipendenti, sulla richiesta, insomma, di un tavolo di confronto vero, formale e sostanziale grazie al quale trovare soluzioni condivise per regolamentare e governare la ripresa di questa Banca.

A tutto questo non è stata data risposta alcuna dalla delegazione aziendale, subito ridottasi per l’abbandono del COO.

Non una parola una, sulla soluzione dei problemi attuali e concreti che affliggono le lavoratrici ed i lavoratori della BPB.

La partita degli inquadramenti, per esempio, DEVE trovare una fine, c’è un accordo di oltre un anno fa che impegna l’Azienda sul punto! Smart Working e Telelavoro devono essere regolati ed avere avvio con un accordo.

BASTA CON L’UTILIZZO DEI VERBI AL MODO CONDIZIONALE O AL TEMPO FUTURO, QUELLO CHE SERVE È IL PRESENTE INDICATIVO!

Basta con la nebulosità aziendale utilizzata per dissimulare pezzi di piano industriale già, di fatto, in attuazione.

E, in più, basta con una prassi aziendale basata solo su tagli lineari.

Per non parlare dello svuotamento funzionale della Banca, dei demansionamenti, dei trasferimenti immotivati; una banca la BPB, in cui la Proprietà sembra quotidianamente impegnata nell’annichilimento della struttura e della sua forza lavoro, senza tener conto alcuno di significativi pezzi dei territori in cui insiste e della loro clientela d’elezione.

L’incontro non è durato a lungo, tuttavia siamo riusciti a strappare l’impegno di avviare la procedura per la discussione del Piano Industriale entro massimo due settimane ed a calendarizzare una serie di appuntamenti per le varie tematiche in sospeso.

Vi terremo costantemente informati.

Bari, lì 31 maggio 2022

 

Segreterie di Coordinamento
FABI – FIRST/CISL – FISAC/CGIL – UILCA – UNISIN
Banca Popolare di Bari




MPS & c. morti di freddo: i crac bancari senza padri

In fumo 35 mld, ma nessun colpevole. Sollievo per Draghi e per Bankitalia. Che, come con Etruria e le altre, non vide nulla


Il delitto perfetto? In Italia esiste, paga moltissimo (ma ad altri costa altrettanto), resta quasi sempre senza colpevoli. È il crac bancario. Lo attesta l’ultima sentenza della Corte di Appello di Milano, che l’altroieri ha ribaltato la sentenza di primo grado del novembre 2019 e ha assolto i 13 imputati per i derivati Alexandria e Santorini, il prestito ibrido Fresh e la cartolarizzazione Chianti Classico. I reati ipotizzati erano manipolazione di mercato, falso in bilancio e prospetto, ostacolo alla vigilanza. Secondo l’accusa, le operazioni sarebbero servite per occultare nei conti del Monte le perdite causate dall’acquisizione di AntonVeneta del 2008.
Ma per la corte d’appello invece “il fatto non sussiste”: per l’ex presidente Giuseppe Mussari e l’ex dg Antonio Vigni tre capi d’imputazione sono prescritti, a Deutsche Bank e Nomura sono state revocate le confische per oltre 150 milioni. In attesa delle motivazioni e dell’eventuale timbro della Cassazione, molte domande restano senza risposte certe.
Una su tutte: il Monte dei Paschi di Siena è dunque “morto di freddo”?
Forse, ma solo forse, è proprio andata così.

Il collasso di Siena è costato oltre 32 miliardi, ai quali secondo la banca stessa nei prossimi mesi dovranno aggiungersene altri 2 e mezzo (almeno) per ricapitalizzarla ancora. A salvare il Monte non è bastato piazzare aumenti di capitale a ripetizione: sono andati bruciati quello da 5 miliardi del 2008, da 2 del 2011, da 2,5 del 2012, da 5 del 2014 e da 3 del 2015. Anche la “ricapitalizzazione prudenziale” del 10 agosto 2017 è ormai scialacquata, se la banca (che ormai in Borsa capitalizza appena 726 milioni) reclama a breve un’ulteriore iniezione di capitale da almeno 2,5 miliardi.
A rimetterci non sono stati solo gli azionisti privati ma anche il Tesoro (dunque i contribuenti), primo azionista con il 64,23%, che su 6,9 miliardi investiti ne sta perdendo 5,74 (quasi il 90%) e ora dovrà rimettere mano al portafoglio. In fumo anche le obbligazioni subordinate: da quelle degli investitori istituzionali al bond retail da oltre 2,16 miliardi piazzato a 37 mila piccoli risparmiatori, spesso anziani, a tagli da mille euro durante l’operazione del 2008 per acquistare AntonVeneta.
Era ben prima che esistesse la direttiva europea sul bail in e agli albori del recepimento in Italia della direttiva Mifid sulla tutela dei risparmiatori. Eppure questa devastante distruzione di valore non ha un responsabile. Gli imputati sono stati assolti più volte dall’accusa di ostacolo alla Vigilanza di Banca d’Italia. Non hanno commesso falso in bilancio o prospetto né, tantomeno, manipolazione di mercato. Con Mussari, Vigni e colleghi assolti, la condanna di primo grado dei loro successori, l’ex presidente Alessandro Profumo e l’ex ad Fabrizio Viola potrebbe essere ribaltata in appello. In attesa delle motivazioni della sentenza, la crisi dell’istituto per la legge è stata causata (e non aggravata dopo la mala gestio) dalla grande crisi finanziaria globale innescata nel 2007 dai mutui subprime Usa e dalla recessione che ne derivò. Nessun reato nelle scelte disastrose compiute.

Il falò delle vanità creditizie italiane però non si è limitato a incenerire Rocca Salimbeni. Per restare agli istituti maggiori, negli ultimi due decenni analoghi incendi hanno colpito BiPop-Carire, Italease, Carige, Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara, CariChieti, Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Popolare di Bari. Sinora ben poche son state le condanne per quei crac, nessuna delle quali è definitiva, mentre tutte le accuse paiono indirizzate verso la prescrizione. Parrebbe dunque essersi trattato di un incredibile filotto di rarissimi casi di autocombustione bancaria. D’altronde la crisi bancaria, sempre negata dall’Abi, fu poi dichiarata “superata”: strano esempio di problema inesistente e poi risolto.
Solo qualche mela marcia”, ebbe a dire il presidente Antonio Patuelli a chi gli chiedeva ragguagli sulle responsabilità nei dissesti degli istituti. Affermazione giustizialista, letta col senno di oggi, perché ormai sono sparite pure le mele marce.

Ma la sentenza d’appello di Milano sul crac Mps non è stata accolta con gioia solo dai 13 imputati assolti. A tirare un sospiro di sollievo c’è anche Banca d’Italia la quale, regnante il Governatore Mario Draghi, diede via libera all’acquisizione di AntonVeneta: paradossale esempio di controllore che viene graziato per non aver controllato e tuttavia potrà ora affermare di aver sempre vigilato con attenzione.
In questa galleria dell’assurdo, di sicuro sul campo restano solo le vittime. Tra queste la Procura di Milano, sconfitta in appello dopo indagini e due processi durati un decennio. C’è, soprattutto, la via crucis di famiglie e piccole imprese: alla faccia dell’articolo 47 della Costituzione (“La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme”), da inizio secolo i collassi bancari sono costati oltre 72 miliardi a quasi un milione di azionisti e bondisti subordinati. Nessuna mala gestio, la vigilanza non ha colpa e non è stata neppure ostacolata. Chissà però se la fiducia, unico vero carburante del credito, tornerà mai a riprendersi.

 

Articolo di Nicola Borzi su Il Fatto Quotidiano dell’8/5/2022




Banche sempre più libere, Abruzzo sempre più povero: il 24 settembre protestiamo davanti alla Regione Abruzzo

Segreterie Regionali Abruzzo Molise

 

PRESIDIO DI FRONTE LA SEDE DELLA REGIONE ABRUZZO
(piazza Unione –Pescara)
24 Settembre 2021,ore 10,00-12,30

 

Le banche sempre più libere, l’Abruzzo sempre più povero

 

MONTE DEI PASCHI-UNICREDIT, BANCA POPOLARE DI BARI, B.N.L., BPER, BANCA ISP
si ristrutturano a danno del territorio e le comunità locali non hanno presìdi bancari

 

Banca M.P.S.: Sciopero nazionale, il 24 settembre ,delle lavoratrici e dei lavoratori che temono conseguenze per i livelli occupazionali, per le filiali che saranno cedute o chiuse in molti comuni, e per il mancato confronto col MEF, che non incontra le OO.SS. per l’ipotesi di fusione con Unicredit.

Banca Popolare di Bari: La più grande banca regionale del Centro Sud, che ha acquisito le banche regionali Banca Tercas e Banca Caripe, inizia la sua avventura di nuova Banca pubblica, dedicata al Mezzogiorno, chiudendo la maggior parte delle filiali in una delle regioni del Mezzogiorno.

BPER Banca: Ha incorporato ben tre banche locali (BLS, Carispaq e Serfina Banca) con conseguenti gravi impatti sulle economie locali – in termini di occupazione e di indotto -, e acquisito gli sportelli ex Unipol ed ex UBI ;sceglie di seguire l’esempio dei maggiori istituti bancari e di ridurre ulteriormente sportelli e dipendenti.

BNL: Le lavoratrici e i lavoratori protestano contro il progetto di cessione di numerose lavorazioni e di circa 900 lavoratori e contro la chiusura di 150 agenzie su tutto il territorio nazionale, per mera riduzione dei costi, pur essendo BNL un’azienda in ottima salute. Continua lo spostamento del baricentro dell’azienda verso le zone più ricche del Nord Italia.

BANCA INTESASANPAOLO: La riorganizzazione, conseguente la fusione ,tra Banca ISP ed Ubi si sta palesando come fortemente deleteria a scapito delle lavoratrici e dei lavoratori, e produrrà numerose chiusure, anche di Filiali “storiche”, ubicate in Comuni di alto valore simbolico.

I gruppi bancari nazionali operano in una logica di “profitti da commissioni, e tutto ciò fa pensare a politiche aziendali di breve/brevissimo periodo. La raccolta e le masse creditizie, per finanziare le imprese locali, scarseggiano sempre di più.

Aumentano i Comuni senza più uno sportello bancario, rendendo ancor più difficoltosa la ripresa economica e ostacolando gli sforzi dei cittadini e degli enti locali; molte delle località coinvolte dalle chiusure degli sportelli fanno parte dell’area del cratere del terremoto, area destinataria di ingenti risorse, per le quali sarebbe necessaria e opportuna l’intermediazione di un Istituto di credito locale.
In tutto ciò, non rileviamo l’attenzione da parte della Politica Regionale.

LE AZIENDE NON RICEVONO IL GIUSTO CREDITO, IL LAVORO SI PERDE E LE LAVORATRICI E I LAVORATORI NON HANNO FUTURO.

LA REGIONE ABRUZZO LASCIA FARE?

 

Le Segreterie Regionali

 

Leggi anche

https://www.fisaccgilaq.it/banche/bper/il-libero-mercato-secondo-le-banche.html

https://www.fisaccgilaq.it/banche/i-drammatici-dati-dellabbandono-bancario-in-provincia-dellaquila.html

 




Muta ancora la geografia bancaria nella Regione Abruzzo

Lunedì 22 febbraio c’è stato il passaggio di oltre 600 filiali ex UBI Banca e Banca Intesa in BPER, a livello nazionale, che ha coinvolto 7 filiali, in Abruzzo e Molise, oltre alla Banca On-line di Chieti.
Questa prima operazione ha interessato circa 100 lavoratrici e lavoratori nella nostra regione, assorbiti alle dipendenza della Banca Popolare dell’Emilia Romagna, come già accaduto, in passato, per i colleghi delle ex banche abruzzesi Carispaq, Bls e Serfina Banca.

Il 12 aprile prossimo, l’operazione continuerà con la “razionalizzazione” dell’intera rete nazionale degli sportelli UBI Banca, accorpate a Banca Intesa. In Abruzzo saranno coinvolte 51 filiali, con 437 dipendenti. Non è ancora definita la riallocazione di tutto il personale ma sicuramente tutto ciò porterà a chiusure di sportelli bancari. I Sindacati, hanno più volte lanciato l’allarme occupazionale e di desertificazione dell’attività bancaria nei territori più svantaggiati, ponendo “l’attenzione più ai rischi sociali che alla riduzione dei costi”. Banca Intesa ha assicurato che non chiuderà gli sportelli nei comuni più piccoli, ma si limiterà a riorganizzare le filiali in sovrapposizione.

A far data dal 22 maggio, si affronterà l’ultimo, e più delicato, passaggio di 18 filiali e minisportelli a Banca Popolare di Puglia e Basilicata, che si insedierà nella provincia di Chieti imposto dall’Antitrust.
A preoccupare la Fisac Cgil territoriale è sicuramente la doppia migrazione, un duplice disagio per i colleghi ma anche per la clientela, che vedrà passare i rapporti bancari, prima a Banca Intesa, in aprile, e successivamente a Banca Popolare di Puglia e Basilicata, a fine maggio. Le conseguenze di tale disagio potrebbero vanificare l’obiettivo dell’indirizzo delle disposizioni dell’Antitrust, con previsione di perdita di clientela e relativa masse amministrate e, quindi, la tenuta occupazionale.
La BPPB ha una forte vocazione localistica e di sostegno alle piccole realtà produttive. Per attuare tale politica, anche in Abruzzo, occorrerà sviluppare un forte confronto con le parti sociali e un coinvolgimento attivo delle lavoratrici e dei lavoratori sul territorio, sin da subito. Tanto perché l’intera operazione sia veramente un valore aggiunto per tutti le parti coinvolte.

 

Nota della Fisac-Cgil Abruzzo Molise




Popolare di Bari: riapertura dei termini di adesione all’Accordo del 10/6/2020


Ieri, 25 gennaio 2021, dopo una trattativa molto intensa ed impegnativa, svoltasi da remoto per alcuni giorni, si è concluso un ciclo d’incontri con l’Azienda, rappresentata dall’Amministratore Delegato con l’assistenza della Funzione Risorse Umane e la Delegazione Sindacale aziendale e nazionale.

Gli incontri si sono svolti, a partire dal 15 gennaio, per la verifica, prevista dall’accordo del 10.06.2020, dei risultati delle adesioni alle modalità di accompagnamento alla pensione, di esodo incentivato e per le valutazioni circa l’adozione di ulteriori misure volte a conseguire gli obiettivi dell’Accordo.

Le misure individuate, nella piena consapevolezza dei disagi e delle esigenze che avevano determinato i risultati delle adesioni raccolte, hanno incontrato, complessivamente, il reciproco gradimento delle parti trattanti.

Queste Organizzazioni Sindacali auspicano che le condizioni concordate possano favorire la massima adesione possibile all’esodo, contribuendo alla serenità dei lavoratori in uscita e alla prospettiva di un futuro per chi rimane.

Di seguito sintetizziamo le novità che integrano l’accordo del 10 giugno 2020:

  • Per tutti i dipendenti che maturano il requisito pensionistico AGO entro il 31/12/2029 sarà possibile accedere alle prestazioni straordinarie del Fondo di Solidarietà (art. 5 dell’accordo del 10 giugno 2020) per una durata massima di 60 mesi, in luogo del limite di 36 mesi precedentemente fissato. Le adesioni dovranno essere presentate entro il 19 febbraio 2021, con le modalità (semplificate) che verranno indicate dalla Banca. I colleghi che hanno già presentato l’adesione alle prestazioni straordinarie del Fondo di Solidarietà (Fondo) per una permanenza inferiore a 60 mesi potranno, a loro discrezione, presentare una nuova domanda per la maggiore durata, in sostituzione della precedente.
  • Viene sospesa la misura di cui all’art. 5.7 dell’Accordo, pertanto per i colleghi e le colleghe che hanno già aderito e/o aderiranno, non si procederà alla trasformazione del rapporto da full-time a part-time. Per coloro che hanno già presentato la domanda in data antecedente al verbale in parola, è fatta salva la possibilità di richiedere il mantenimento della precedente previsione.
  • Un’importante agevolazione ottenuta riguarda l’estensione dei benefici delle polizze assicurative per i casi di invalidità permanente e morte al personale che ha avuto e avrà accesso alle prestazioni straordinarie del Fondo, con erogazione rateale, agli stessi termini e condizioni dei dipendenti in servizio.
  • È stata inoltre esplicitata la “clausola di salvaguardia” in ipotesi di interventi legislativi che modifichino i requisiti legali per l’accesso al trattamento previdenziale, la previsione di uno specifico impegno dell’azienda a riassumere i dipendenti interessati.

Restano invariate, nei termini (riaperti) e nelle modalità di accesso, le altre misure contemplate dall’accordo agli articoli 3, 4, 6 e 7, vale a dire le uscite riguardanti “Pensione quota 100”, “Opzione donna”, l’accesso alla sezione emergenziale Fondo e le uscite volontarie (esodo incentivato). Per quanto riguarda invece l’accesso alla sezione emergenziale del Fondo, le cessazioni avverranno entro il 31 marzo 2021.

Confermata anche la previsione di accoglimento delle domande di riscatto della laure, tramite Fondo, per coloro che matureranno i requisiti pensionistici negli anni 2030 e 2031, a condizione che il costo complessivo per l’Azienda non ecceda il costo di 60 mesi di prestazioni straordinarie di permanenza nel Fondo.

Con riferimento alla misura di cui al primo alinea dell’art. 10.3 dell’Accordo del 10 giugno 2020 la Banca ha confermato la validità degli accordi aziendali del 29/09/2012 (art. 16) e del 19/07/2016 (art. 3).

La Banca conferma altresì che le forme di accompagnamento alla pensione previste dall’accordo del 10 giugno 2020 trovano applicazione anche per i lavoratori ceduti a Credit Management che ne hanno fatto e/o faranno richiesta, in virtù delle garanzie contenute nell’accordo di cessione di ramo d’azienda del 29/11/2017, sottoscritto con la Società.

Un ulteriore momento di confronto con l’Azienda, per la verifica delle adesioni agli strumenti di esodo individuati e integrati, partirà dal 26/02/2021 per terminare entro il 19/03/2021, con le stesse priorità di eventuali interventi previste nell’Accordo del 10 giugno scorso, cui si rinvia per tutto quanto non espressamente menzionato nel verbale di incontro del 25.01.2021 di cui si è trattato.

Bari, li 26 gennaio 2021

 

Segreterie OdC Gruppo Banca Popolare di Bari
FABI – FIRST/CISL – FISAC/CGIL – UILCA – UNISIN

 

scarica il Verbale di Incontro




Pop. Bari: Segreterie Regionali confederali scrivono ai Prefetti

Segreterie Regionali

 

Al Prefetto di Pescara
[email protected]
Al Prefetto dell’Aquila
[email protected]
Al Prefetto di Chieti
[email protected]
Al Prefetto di Pescara
[email protected] 

Oggetto: Chiusure Filiali Banca Popolare di Bari 11 dicembre 2020 – Regione Abruzzo

Ill.mo Sig. Prefetto,

le scriventi Organizzazioni Sindacali del settore del Credito sono a rappresentarLe, con la presente, la preoccupazione derivante dalle imminenti chiusure definitive programmate dalla Banca Popolare di Bari, previsto dall’attuale piano industriale, nella giornata dell’11 dicembre 2020 (peraltro, in previsione per il 2021):

FILIALE IN CHIUSURA PROV. TERAMO
CASTILENTI
BELLANTE (BORGO MARTINI)
TOSSICIA
CASTELLI
SANT’OMERO
ROSETO CAMPO A MARE
GIULIANOVA OSPEDALE CIVILE
CORROPOLI BIVIO
FILIALE ACCORPANTE
ATRI
BELLANTE STAZIONE
ISOLA DEL GRAN SASSO
ISOLA DEL GRAN SASSO
GARRUFO DI SANT’OMERO
ROSETO DEGLI ABRUZZI
GIULIANOVA
CORROPOLI
FILIALE IN CHIUSURA PROV. PESCARA
CITTA SANT’ANGELO VILLA SERENA
MOSCUFO
FILIALE ACCORPANTE
CITTA’ SANT’ANGELO
PIANELLA
FILIALE IN CHIUSURA PROV. L’AQUILA
SULMONA
CASTEL DI SANGRO
AVEZZANO LIGURIA
CARSOLI
FILIALE ACCORPANTE
POPOLI
POPOLI
AVEZZANO
AVEZZANO
FILIALE IN CHIUSURA PROV. CHIETI
POGGIOFIORITO
FILIALE ACCORPANTE
LANCIANO

Tale decisione comporterà lo spostamento di circa 10.000 rapporti bancari, e quindi della relativa clientela spostandoli verso filiali e comuni limitrofi, in un periodo di estremo rischio per le imminenti festività natalizie, anche in ragione della probabile previsione di passaggio della regione Abruzzo da zona Arancione a zona Rossa.

Trattasi, in prevalenza, di rapporti bancari di clientela tradizionale e/o anziana, abituata a recarsi fisicamente in banca e non del tutto avvezza all’utilizzo di strumenti di internet banking; quindi, rappresentano certamente un concreto rischio di ulteriori assembramenti di persone presso gli ingressi delle filiali che prenderanno in carico tali rapporti, con conseguente possibile contagio da COVID-19.

Dunque, al fine ultimo di mitigare ogni rischio sanitario derivante da tali possibili assembramenti d utenza, chiediamo il Suo autorevole intervento per la sospensione delle chiusure previste, lasciando la piena operatività (momentanea) delle suddette filiali.

Nel ringraziarLa per l’attenzione che ci vorrà riservare, restiamo a sua completa disposizione per ogni esigenza di chiarimento ulteriore.

Pescara, 16 novembre 2020

 

 

FIRST CISL Regionale
Via dei Sanniti, 18
65127 PESCARA
Tel. 085.692842
[email protected]

FISAC CGIL Regionale
via B. Croce, 108
65126 PESCARA
tel. 085.4543334  335577468
[email protected]
UIL.CA Regionale
Via Tirino, 14
65121 PESCARA
tel. 085.6922611
[email protected]

 


Di seguito riportiamo una prima risposta dell’Azienda con il parziale accoglimento di alcune delle richieste:

 

Gruppo Banca Popolare di Bari

Facciamo seguito alla sotto riportata comunicazione per significare che, tenuto conto dell’emergenza sanitaria in corso ed al fine di garantire la continuità dei servizi bancari sul territorio, la Banca ha deciso di posticipare al 2021 la chiusura delle filiali di Castelli, Castilenti, Moscufo, Tossicia e Poggiofiorito in Abruzzo nonché di Castelluccio dei Sauri in Puglia.

Nel restare a disposizione per ogni approfondimento in merito inviamo cordiali.

Consulenza e relazioni industriali
Funzione risorse umane

BANCA POPOLARE DI BARI S.P.A.
70123 Bari – Corso Cavour, 19
Tel. (+39) 080 5274 567-553-789-151
       (+39) 0861 1325368
Fax (+39) 080 5274 402-509
[email protected]
www.popolarebari.it

 

 




Popolare di Bari: malessere straordinario

2 - First Cisl 3 - Fisac Cgil 6 - Uilca

MALESSERE STRAORDINARIO

Esprimiamo forte disagio di fronte al rinvio dell’assemblea ordinaria e per il susseguirsi di articoli di stampa sempre più preoccupanti.

Queste organizzazioni sindacali avevano preso per buono quanto più volte pubblicamente dichiarato dall’Amministratore Delegato del Medio Credito Centrale, riguardante l’intenzione, di quest’Istituto, di arrivare al timone della BPB addirittura entro il mese di agosto.

Ci si ritrova, invece, ancora in amministrazione straordinaria, con tutta la cattiva reputazione che ciò comporta a livello di opinione pubblica e di clientela.

La gestione commissariale segna il passo e sta diventando sempre più una zavorra per una Banca che, nelle intenzioni, deve diventare la banca di riferimento per famiglie e piccole e medie imprese del territorio.

La situazione dei crediti, per dirne una, sta nuovamente deteriorandosi, anche per le inefficienze derivanti da una direzione a dir poco assente.

A questo si aggiunga un inopinato cambio in corsa del Direttore Generale, il sostanziale immobilismo sul fronte degli impieghi e l’estrema difficoltà per l’attività commerciale sia per l’assenza di strumenti capaci di andare incontro alle richieste della clientela, sia per il continuo aggravio di incombenze amministrative affidate alle filiali.

Sembra ormai caduto in disuso lo strumento delle circolari di servizio in favore delle semplici e-mail da parte di singoli uffici per le disposizioni operative: un discutibile esercizio di sopravvivenza, generatore di caos, di fronte all’insensibilità gestionale di chi ha scelto di rinchiudersi in una torre d’avorio?

La veemente ripresa delle pressioni commerciali avviata dal nuovo Direttore Generale, con toni e locuzioni non solo inappropriate, ma anche slegate da una visione prospettica sul modello della banca che verrà, sembra riportare indietro la datazione del calendario.

Mentre da un lato l’Azienda veste i panni dei pubblici ufficiali inflessibili nell’applicazione degli accordi ad essa congeniali, dall’altro si mostra dimentica dell’osservanza degli accordi tesi al rispetto dei diritti e delle prestazioni dei propri dipendenti e sembra voler impiegare il restante tempo che la separa dal passaggio di consegne alla nuova proprietà per vessare, con ogni pretesto, il personale.

Vieppiù, in relazione all’accordo del 10 giugno 2020, stigmatizziamo la condotta aziendale sorda aller ichieste di concorde interpretazione per l’applicazione di alcuni punti.

È quasi superfluo rammentare che interpretare una norma significa farla vivere, applicarla e non derogarla.

La sensazione è che, per alcuni, i dipendenti BPB siano non lavoratori e lavoratrici anch’essi vittime di una scellerata gestione, ma un insieme male assortito di persone incapaci quando non in malafede.

Ove davvero, questa sensazione, trovasse conferma nei fatti, dichiariamo con forza che non assisteremo passivi a questo gioco al massacro.

Vogliamo impegnarci, da professionisti, nell’ambito di un normale rapporto di lavoro subordinato, con prospettive di futuro migliore per la clientela, per i territori, per noi stessi.

Qualsiasi conduzione in contrasto con questa prospettiva ci vedrà fieri avversari.

Bari, 14 settembre 2020

Segreterie OdC
FIRST/CISL – FISAC/CGIL – UILCA
Gruppo Banca Popolare di Bari