Azioni ex Tercas, risarcimento per altri 8 risparmiatori

Ribaltato un pronunciamento di primo grado che aveva respinto il ricorso di ex clienti della banca. I giudici dell’Aquila: “Per informare non è sufficiente la sottoscrizione di una dichiarazione”


C’è una nuova sentenza a raccontare la vicenda delle azioni ex Tercas sempre più declinata dalla cronaca giudiziaria.

Dopo gli svariati pronunciamenti di primo grado a favore di decine di risparmiatori, ora c’è una seconda sentenza della Corte d’Appello a stabilire che da parte dell’Istituto bancario non ci sia stata un’adeguata informazione di quei clienti che da un momento all’altro si sono ritrovati con dei titoli senza valore.
Si tratta di un verdetto che, in questo caso, assume una doppia valenza visto che, nell’accogliere in toto le istanze dei ricorrenti, i magistrati hanno ribaltato un giudizio di primo grado che aveva dato torto ai risparmiatori sostenendo l’adeguatezza di tutte le informazioni sui rischi delle operazioni date all’epoca dall’istituto di credito e quindi respingendo le richieste di risarcimento, Richieste che sono state accolte dai giudici di secondo grado e che complessivamente sfiorano i 250mila euro.

La sentenza impugnata in appello è quella emessa dall’allora giudice civile di Teramo Angela Maria Imbesi (ora in servizio al Tribunale dei Minori di Bologna. A presentare il ricorso la Federconsumatori che in questi anni ha assistito più di trecento risparmiatori affidandosi agli avvocati Renzo Di Sabatino e Massimo Cerniglia. Anche in questo caso i fatti contestati risalgono al 2006, prima del commissariamento Tercas del 2012 e prima dell’ingresso della Banca Popolare di Bari.

I giudici di secondo grado (collegio presieduto da Barbara Del Bono, a latere Mariangela Fuina e Ciro Marbella) nel ricostruire in modo certosino la vicenda hanno stabilito che per una corretta e adeguata informazione dei rischi “non è sufficiente la sottoscrizione di una dichiarazione”.
Un pronunciamento che segue l’orientamento della Cassazione che ormai da tempo, anche a Sezioni Unite, ha stabilito questo principio.
Appare chiaro che non possono ritenersi correttamente adempiuti, da parte della banca, gli obblighi informativi”, scrivono, “l’istituto di credito ha dedotto di avere adempiuto a tali obblighi mediante la consegna al cliente di quella documentazione che, in sostanza, la Cassazione ritiene espressamente non sufficiente, da sola, ad integrare l’adempimento degli organi informativi posti a suo carico.”

Va detto che l’anno scorso, dopo svariati pronunciamenti di primo grado a favore dei risparmiatori, c’è stata la prima sentenza della Corte d’Appello dell’Aquila a confermare i risarcimenti di 260mila euro decisi dal tribunale Teramano per quattro ricorrenti, che anche per i giudici di secondo grado non sarebbero stati adeguatamente informati dalla banca sui rischi delle operazioni, e a stabilire che il termine per la prescrizione è di 10 anni. Aprendo così la strada a nuovi ricorsi.

 

Fonte: Il Centro


 

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Un nuovo corso per la Banca Popolare di Bari

3 - Fisac Cgil

 

La forza dello sciopero e il potere del dialogo:
UN NUOVO CORSO PER LA BPB

 

Il 12 giugno scorso le scriventi OOSS, hanno incontrato il nuovo Amministratore Delegato di Mediocredito Centrale, dott. Minotti, presso la sede di direzione generale della Banca Popolare di Bari, alla presenza anche dell’AD dott. Carrus, appena rinnovato nell’incarico, del dott. Franzon, del COO di MCC dott. Mauro e del Responsabile del personale MCC dott. Papaniaros. Si è trattato di un incontro informale voluto dal dott. Minotti per la presentazione e la conoscenza reciproca, iniziativa particolarmente apprezzata perché avvenuta a prescindere da esigenze aziendali contingenti e, quindi, in discontinuità con il passato.

L’incontro è stato cordiale e puntuale sui temi centrali del futuro della Banca Popolare di Bari e del suo posizionamento all’interno del Gruppo MCC.

In apertura i Segretari degli Organi di Coordinamento, nel formulare gli auguri per i nuovi incarichi e per quelli rinnovati, hanno riassunto le problematiche della Banca e dei suoi lavoratori e lavoratrici, sfociati poi nel grande sciopero dello scorso mese di aprile.

L’Amministratore Delegato di MCC ha ascoltato attentamente gli interventi, prendendo anche buona nota delle criticità denunciate, quali il clima aziendale, la carenza di personale, la necessità di una formazione adeguata, i profondi disagi di natura anche economica dei dipendenti, e la necessità di avere una prospettiva più chiara del futuro della Banca.
L’AD di MCC ha illustrato con sufficiente chiarezza il ruolo di banca commerciale che identificherà sempre più la Banca Popolare di Bari, con riferimento al centro sud, sottolineando l’importanza di coltivare il rapporto con il territorio e con le imprese piccole e medie, tipiche dei contesti su cui insistono le nostre filiali quali pilastri da cui ripartire. Ha assicurato che sarà rafforzato il concetto di Gruppo Mediocredito Centrale attraverso una serie di interventi tesi anche al superamento di pregiudizi e discriminazioni ma con precisi distinguo di ruoli all’interno dello stesso. Ha quindi comunicato che a breve saranno illustrati gli interventi sul piano industriale definito ambizioso, per il quale c’è già una idea che sarà presto concretizzata e comunicata.
Al riguardo ha sottolineato la ragione del suo incarico al servizio dello Stato e nei confronti di una Banca che ha valore e potenzialità da esprimere attraverso tutti i suoi lavoratori e lavoratrici per i quali ha più volte sottolineato il ruolo fondamentale della formazione e la centralità delle persone rispetto alla tecnologia. Non ha mancato di
sottolineare prudentemente che occorrerà capire tempi e modi di intervento.
Il dott. Minotti ha concluso il suo intervento esprimendo ottimismo sul Gruppo MCC e sulle sue potenzialità con il miglior collocamento delle singole realtà all’interno dello stesso.
Rispetto alla storia critica della Banca ha rivolto un invito a voltare pagina con una governance del Gruppo pronta a confrontarsi, a superare disuguaglianze e pregiudizi con una progressiva convergenza e una stabilità di riferimenti del top management.

L’intervento del dott. Carrus ha rimarcato la necessità di rimettere un ponte dove c’era un fossato nelle relazioni industriali. Il dialogo, ha tenuto a sottolineare, non è mai mancato, ma solo sospeso in attesa delle nuove nomine.
Nel rimarcare tutto il suo impegno e il suo DNA commerciale in favore della Banca e accennato alcuni interventi sulle attività commerciali della BPB ha comunicato che prima dell’estate saranno programmati incontri con le scriventi Organizzazioni Sindacali per la ripresa di un dialogo sociale con l’esatto linguaggio delle relazioni industriali.

Certo ripartiamo con il dialogo ma, lo ribadiamo, con la responsabilità, la determinazione e la forza delle ragioni di uno sciopero storico che ha segnato l’impellenza del cambiamento.
Urge quindi la calendarizzazione degli incontri per passare dalle parole ai fatti.

Bari, 14 giugno 2023

 

Segreterie di Coordinamento
FABI – FIRST CISL – FISAC CGIL – UILCA – UNISIN
Banca Popolare di Bari – Gruppo MCC




B. Pop. Bari: nel silenzio la vostra debolezza

3 - Fisac Cgil

Nel silenzio la vostra debolezza

 

Il 17 aprile scorso, giorno del massiccio sciopero in Banca Popolare di Bari, le lavoratrici e i lavoratori hanno dato un messaggio forte ai vertici aziendali e a quelli della capogruppo MCC: le attuali condizioni di lavoro non sono più sostenibili e i sacrifici vengono vanificati dall’incertezza del futuro aziendale e dal caos gestionale.

Abbiamo aspettato che i vertici aziendali, come da impegno da loro assunto durante l’incontro in presenza del 12 aprile u.s., ci chiamassero per affrontare le problematiche rappresentate.

Abbiamo atteso la riunione del CdA della BPB.

Abbiamo atteso le nuove nomine nella Capogruppo, ma ancora oggi, irresponsabilmente, nessun incontro, né segnale concreto giunge dall’Azienda.

Quella a cui si assiste, invece, è la reiterazione di scelte incomprensibili, di scelte sprezzanti che si manifestano attraverso lettere di demansionamento, per mezzo di nuovi assetti organizzativi con ulteriori accorpamenti di filiali, di nuovi incarichi, di spostamenti di personale di qua e di là, in una condotta gestionale che ricorda il turbinio folle e vano di mosche frenetiche all’interno di un bicchiere capovolto.

È l’organizzazione del lavoro che non va, è il modello distributivo che non funziona.

È un modello mutuato da altro istituto di credito di gran lunga più grande del nostro, è un abito non a misura di BPB: è goffo, impaccia e non va bene, mentre i problemi di natura organizzativa e di natura gestionale restano tutti lì.

La carenza di personale nelle filiali alla quale si pensa di ovviare con gli accorpamenti di sportelli, anche di piazze diverse – scelta deleteria anche per l’allentamento del rapporto con la clientela  –, è un fatto incontrovertibile che in tanti, in troppi fingono di non vedere.

Unico motivo di questi accorpamenti – non si riducono i costi operativi, non si genera maggior produttività – sembra essere la creazione di massa manovra per consentire aperture a intermittenza, con figure professionali sottratte alle filiali per trasformarle in anime erranti alla ricerca di una redditività perduta.

Lo ripetiamo, il vero problema è che non c’è ancora un’idea di banca e non si sta facendo nulla per costruire una banca che possa davvero riprendere in mano la propria sorte, che dovrebbe risolversi in un nuovo ruolo al servizio dell’economia e delle persone dei territori nei quali è presente, magari inserendosi nella gestione dell’enorme quantità di denaro che arriverà al Sud dai fondi del PNRR, a rimarcare la funzione sociale del credito e ricucendo i rapporti con le economie locali.

Mettere a posto i conti è sicuramente doveroso, ma questo obiettivo non può essere raggiunto solo con la crescente ed insostenibile compressione dei costi del personale e puntando sul continuo rialzo dei tassi in un contesto aziendale, tra l’altro, in cui non mancano incoerenze, sperequazioni e discriminazione.

C’è bisogno di scelte che strutturalmente riposizionino la Banca sul mercato e che, conseguentemente a queste scelte, ci siano piani formativi, condivisi e non solo comunicati, per riqualificare il personale in maniera coerente con una nuova missione di mercato, con nuovi servizi, nuovi prodotti.

C’è bisogno che il personale abbia contezza di vivere in una banca in cui il welfare, le condizioni economiche, siano omogenei e coerenti – mutui, tipologie di mutui… -, in cui si regolamentino le figure professionali non ancora normate.

E non è certo il lancio di una nuova piattaforma per la formazione che può colmare la mancanza di visione strategica sul personale: anzi, anche in questo caso si è persa un’occasione disattendendo gli impegni presi con l’apposita commissione paritetica e preferendo un battage propagandistico, con i dipendenti pressati da irrealistici termini di fruizione.

Vogliamo la formazione, la vogliamo di qualità e in presenza, per la crescita e lo sviluppo del personale e della Banca.

Siamo persone che lavorano, che hanno sempre lavorato e che vogliono continuare a svolgere con dignità il proprio lavoro.

Se, invece, si persevera nel pregiudizio della Capogruppo verso i dipendenti della Banca Popolare Di Bari ritenuti “miracolati”; se viene detto che siamo persone che credono che “è arrivata mamma Stato e i problemi sono risolti, ma non è così”, vuol dire c’è qualcuno che ha ancora una visione distorta della popolazione della BPB.

Se si continua a premere sulla rete – con qualcuno che urla nelle riunioni che non si faranno prigionieri! Che ci scappa il morto! -, vuol dire che la conquista della dignità del lavoro non è ancora completata.

Non è sufficiente, con la creazione del veicolo Capital Light Division, mettere a posto i conti spostando di là quello che di qua non va, c’è bisogno di qualcosa di più profondo, di più articolato.

Occorre investire sulla gestione della qualità del credito: la valorizzazione degli NPL a bilancio 2022 fa pensare che una ipotetica cessione del credito deteriorato potrebbe avere un peso eccessivo sui conti della Banca.

C’è bisogno tra le altre cose, che Banca Popolare Bari, Capogruppo siedano davanti alle Organizzazioni Sindacali per un autentico dialogo sociale e rispettose relazioni industriali, capaci di produrre strumenti condivisi nell’interesse di tutti i soggetti interessati, in un confronto che smetta di essere mera comunicazione di dati contabili, senza mai entrare negli aspetti organizzativi e nelle ricadute sul personale.

Se questa idea non si fa largo nella Proprietà, nella dirigenza del Gruppo, è difficile pensare ad una pacificazione, è difficile pensare che la mobilitazione si esaurisca.

È da irresponsabili ignorare il profondo malessere espresso dallo sciopero stesso.

Altre iniziative verranno!

È urgente aprire una nuova fase.

In caso contrario la lotta non si fermerà, andremo avanti con tutti i mezzi a nostra disposizione, con tutti gli interlocutori possibili, in tutti luoghi possibili.

Alla BPB, a MCC la scelta di come proseguire.

 

Bari, li 15 maggio 2023

 

Segreterie OdC
FABI –FIRST/CISL -FISAC/CGIL -UILCA –UNISIN
Banca Popolare di Bari




Sentenze per le azioni ex Tercas: rimborsati già quattro milioni

La Federconsumatori annuncia: “Ora confidiamo nei giudici della Corte d’Appello e di Cassazione”. Accolti i ricorsi di 150 risparmiatori, c’è tempo fino al giugno 2024 per andare in tribunale


Altre due recenti sentenze del tribunale di Teramo a favore dei risparmiatori per le azioni ex Tercas: dieci già le pronunce favorevoli per 150 risparmiatori che hanno permesso il rimborso di 3/4 milioni di euro nella provincia teramana su circa 10/12 contestati. C’è  ottimismo per il fatto che le sentenze di primo grado vengano confermate in appello e Cassazione e c’è tempo fino a giugno 2024 per proporre azioni legali.
Ancora vento favorevole, dunque, per i risparmiatori ex Tercas, oggi Banca Popolare di Bari. 

In una conferenza stampa che si è svolta ieri nella sede della Cgil, la Federconsumatori (che si è costituita parte civile per i circa 400 risparmiatori che nel luglio del 2014 si videro azzerare il valore delle proprie azioni) ha annunciato un’altra vittoria processuale con le ultime due sentenze emesse ad aprile dai giudici civili Erika Capanna Piscè e Carla Fazzini.

Tutti i fatti oggetto delle sentenze risalgono al 2006, prima del commissariamento del 2012 e prima dell’ingresso di Banca Popolare di Bari. L’obbligo di informare in modo puntuale e specifico l’investitore, la segnalazione di inadeguatezza con motivi e ragioni specifiche degli investimenti, l’aver consegnato un modello prestampato per assolvere agli obblighi d’informazione sono ancora una volta i fatti contestati alla ex Banca Tercas, oggi Popolare di Bari, che è stata condannata a risarcire i 25 risparmiatori di tutte le somme impiegate per l’acquisto dei titoli con l’aumento del 25% a titolo di rivalutazione.

Una pronuncia, quella recente, che si aggiunge alle altre emesse a favore degli assistiti della Federconsumatori che st portando avanti una class action in raggruppamenti. Le sentenze sono tutte di primo grado con esecuzione provvisoria e sono state impugnate dalla Popolare di Bari: una è stata confermata in appello ed è arrivata alla Corte di Cassazione, mentre le altre nove attendono la pronuncia del secondo grado di giudizio per approdare, poi, alla Suprema Corte.

Il tribunale ha ritenuto la natura contrattuale delle responsabilità addebitabile alla Banca con conseguente prescrizione decennale”, ha spiegato l’avvocato Massimo Cerniglia, “quindi altri risparmiatori hanno tempo per ricorrere entro il giugno 2024. Abbiamo fatto delle piccole class action raggruppando i risparmiatori che avevano i requisiti simili per evitare di intasare ì tribunali. Tuttavia siamo ottimisti perché le dieci sentenze del tribunale di Teramo consolidano l’orientamento della Cassazione.
L’altro legale incaricato Renzo Di Sabatini ha aggiunto: “È una soddisfazione doppia, non solo come professionista, ma come cittadino di questa provincia perché i risparmi tornano sul territorio. Ribadisco la fiducia nella conferma perché il tribunale di Teramo ha seguito l’ordinamento della Corte in materia.

Un lavoro certosino quello di Federconsumatori che è partito con il compianto presidente Ernino D’Agostino, che è stato ricordato ed elogiato ieri mattina, ed è proseguito negli anni.
I risparmiatori interessati alla vicenda sono circa 20, 30% in più di quelli che hanno partecipato alla class action”, hanno chiarito Francesco Trivelli della Federconsumatori regionale  e Dante Di Carlo di quella provinciale, “Ma con i nostri avvocati abbiamo esaminato ogni singolo caso e scoraggiato chi non aveva gli elementi che in giudizio sostenessero la ragionevolezza della richiesta. Al contrario abbiamo incoraggiato gli azionisti che avevano i requisiti adatti”.

 

Fonte: Il Centro




Banca Pop. Bari: grande successo dello sciopero!

Banca Popolare di Bari


Grande successo dello sciopero!

 

Oltre il 90% delle filiali chiuse sul territorio nazionale, interi uffici di direzione deserti.

Lo sciopero dei dipendenti della Banca Popolare di Bari del 17 aprile appena trascorso può dirsi decisamente riuscito grazie alla straordinaria partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori che va ben oltre il 70% comunicato dall’Azienda.

Un grazie particolare, quindi, ai colleghi e alle colleghe che hanno aderito alla giornata di mobilitazione sopportando un ulteriore sacrificio economico e mostrando grande coesione.

Le capillari assemblee, del resto, avevano espresso unanime volontà di arrivare allo sciopero e quella volontà ha trovato conferma nell’adesione massiccia alla giornata di lotta, nonostante qualche meschino tentativo di dissuasione respinto al mittente.

La protesta ha avuto un grande merito: quello di far parlare della BPB non già per le cronache giudiziarie o per le comprensibili aspettative dei soci – ai quali va la nostra solidarietà – traditi dalla scellerata gestione precommissariamento, ma anche per il profondo disagio e per le privazioni ai quali i dipendenti sono sottoposti senza avere chiarezza del proprio futuro.

La voce dei dipendenti che reclama:

  • certezza sul futuro della BPB,
  • sostenibile organizzazione del lavoro,
  • recupero salariale,

è uscita dal ristretto perimetro della Banca per iniziare a diventare una questione di pubblico interesse: la Proprietà e il management dovranno tenerne conto.

Ora, forti del massiccio consenso, ci muoveremo per costringere, chi ha il potere per farlo, a dar vita ad un dialogo concreto, che porti ,in maniera seria e fattuale, alla soluzione dei temi alla base dell’azione di protesta.

Il futuro di questa Banca ci appartiene ed è di fondamentale importanza per il Gruppo MCC, per la missione di Banca del Mezzogiorno delineata nel progetto di rilancio sancito con l’accordo del 10.06.2020.

 

Bari, il 20 aprile 2023

 

FABI – FIRST/CISL – FISAC/CGIL – UILCA – UNISIN




TGR Abruzzo: sciopero alla Banca Popolare di Bari

Pubblichiamo il link al servizio della TGR Abruzzo in merito allo sciopero della Banca Popolare di Bari del 17 aprile ed al presidio di Teramo, con interviste al nostro RSA Massimiliano Di Carlo ed al Segretario Regionale Luca Copersini

 

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BPB: il 17 aprile sciopero e presidio a Teramo

17 APRILE 2023

SCIOPERO

DI TUTTO IL PERSONALE BPB
PER L’INTERA GIORNATA

In data 12 aprile 2023 si è tenuto l’incontro tra le OO.SS. e l’Azienda per l’illustrazione delle linee guida del piano industriale della BPB.

L’A.D. ha illustrato il risultato d’esercizio della banca e ha auspicato il rilancio della stessa attraverso varie iniziative messe a terra dalla Capogruppo, sempre assente e distante dai problemi che attanagliano la BPB.

Al di là di una generica richiesta di fiducia in bianco da parte dell’Azienda, non abbiamo avuto risposte concrete dall’A.D. circa le urgenti e ineludibili istanze pregresse delle lavoratrici e dei lavoratori BPB.

Confermiamo, pertanto, lo sciopero unitario del 17 aprile 2023 e invitiamo tutti, colleghe e colleghi, a sostenere le iniziative necessarie per restituire dignità professionale e umana a tutti i Lavoratori e Lavoratrici della BPB.

E’ un segnale importante per poter ottenere risposte concrete alla sofferenza che investe tutta la Banca.

Ricordiamo ai colleghi che non vi è nessun obbligo di comunicare preventivamente a chicchessia l’adesione allo sciopero.

Sono previsti i seguenti presidi, con la presenza di tutti i Lavoratori a partire dalle ore 10:00:

  • PRESIDIO SUD: BARI – CORSO CAVOUR, 19
  • PRESIDIO CENTRO NORD: TERAMO –CORSO SAN GIORGIO, 36

All’assenza di risposte rispondiamo a voce alta:

SCIOPERO!

Bari, 13 aprile 2023

 

Segreterie di Coordinamento
FABI – FIRST CISL – FISAC CGIL – UILCA – UNISIN
Banca Popolare di Bari – Gruppo MCC

 

 




Banca Popolare di Bari: sciopero!


Il 29 marzo u.s., presso la sede dell’ABI a Roma, si è tenuto il necessario incontro delle Organizzazioni Sindacali Aziendali con la competente Commissione Nazionale, composta da due conciliatori di ABI, la Banca BPB rappresentata dal dott. Franzon ed i Segretari Nazionali delle OOSS, per l’esperimento del “tentativo di conciliazione” in materia di sciopero.
Le OO.SS. aziendali tutte hanno illustrato le proprie istanze oggetto della vertenza in atto.

Nessuna risposta è stata data, da parte aziendale, sui temi e le criticità alla base della nostra mobilitazione. Solo una generica dichiarazione di non meglio disponibilità successiva alla presentazione del Piano Industriale di Gruppo prevista per il giorno 3 aprile p.v.

Le OO.SS preso atto, hanno doverosamente chiesto all’Azienda di precisare le tematiche sulle quali avrebbero dovuto incontrarle. La risposta è stata alquanto evasiva e priva di elementi concreti sui quali discutere. Ancora una volta l’Azienda ha dimostrato scarsa sensibilità alle problematiche delle Lavoratrici e dei Lavoratori; la procedura del tentativo di conciliazione si è quindi chiusa con “esito negativo”.

Le OO. SS., constatata l’indifferenza della Banca, tenuto conto del mandato ricevuto dalle Lavoratrici e dai Lavoratori nelle assemblee, proclamano per il giorno 17 aprile p.v. una giornata intera di

SCIOPERO

che diventa unica via necessaria perseguibile a fronte di una evidente e determinata chiusura da parte aziendale.
Vi terremo tempestivamente informati nei prossimi giorni.

Bari, 31marzo 2023

 

Segreterie di Coordinamento
FABI-FIRST CISL-FISAC CGIL-UILCA -UNISIN
Banca Popolare di Bari -Gruppo MCC




Azioni ex Tercas, il giudice: «Risparmiatori non informati»

Il tribunale accoglie il ricorso di una teramana, sarà risarcita degli 11mila euro persi: «Operatori di banca obbligati a chiedere agli investitori la loro propensione al rischio»



La cronaca giudiziaria continua a declinare la vicenda delle azioni ex Tercas con un’altra sentenza a favore dei risparmiatori. Un pronunciamento destinato a fare nuova giurisprudenza soprattutto nel passaggio in cui stabilisce che «prima della stipulazione dei contratti gli intermediari autorizzati devono chiedere all’investitore notizie circa la sua esperienza in materia di investimenti in strumenti finanziari, i suoi obiettivi di investimento nonchè la sua propensione al rischio». Stabilendo ancora una volta che non basta la consegna di un modello prestampato per assolvere agli obblighi di informazione.

In questo caso è la sentenza del giudice onorario di tribunale Carla Fazzini a stabilire il risarcimento per una risparmiatrice teramana che aveva acquistato azioni per un valore di 11mila euro e che, come tantissimi altri, è rimasta senza niente dopo il loro azzeramento del 2014 . Il tribunale ha sancito che la donna dovrà essere risarcita dall’istituto (oggi Banca Popolare di Bari) perché all’epoca non fu adeguatamente informata dei rischi.

I fatti contestati risalgono al 2006, prima del commissariamento del 2012 e prima dell’ingresso della Banca Popolare di Bari. «Le informazioni da trasmettere al cliente», scrive il giudice nella sentenza, «debbono essere concrete e specifiche, come propriamente ritagliate sul singolo prodotto di investimento e che le stesse vanno date sempre e comunque, in via indipendente dalle peculiari caratteristiche di esperienza dell’investitore e di peso dell’investimento rispetto al patrimonio complessivamente investito». E precisa: «L’onere informativo gravante sull’intermediario non può ritenersi assolto attraverso la mera consegna di documentazione contrattuale, sia pure informativa, occorrendo che lo stesso fornisca l’ausilio necessario e funzionale a consentire al cliente di esprimere una scelta consapevole, mediante la illustrazione e la spiegazione delle informazioni contenute nel prospetto ed ulteriori necessarie in relazione al proprio profilo».

Nel solco di questo pronunciamento, espresso tra l’altro sulla base di svariate sentenze della Cassazione, il tribunale sottolinea che: «La dichiarazione sottoscritta dagli investitori non può in alcun modo valere a ritenere l’adempiuto onere informativo incombente alla banca in presenza di una contestazione di inadempimento specifica formulata dall’attrice». E così conclude: «Acclarato l’inadempimento della banca deve ritenersi dimostrato tanto l’elemento soggettivo quanto l’elemento causale che lega la condotta omissiva al danno-evento».

Fonte: Il Centro

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Scandalo PopBari, lusso e aerei privati: la vita d’oro degli ex vertici

Gli atti della Procura: gli Jacobini e l’ex ad Papa sono costati 10 milioni in 3 anni. «I tagli? Soltanto agli stipendi dei dipendenti»


Dal 2017 al 2019 gli ex vertici della Popolare di Bari, ovvero Marco Jacobini e i figli Gianluca e Luigi, e l’ex amministratore Giorgio Papa, sono costati alla banca poco meno di 10 milioni di euro. Non solo per i megastipendi che si erano nei fatti autoassegnati. Ma anche per viaggi, automobili ristoranti, taxi, persino l’aereo privato che l’ex patron utilizzava per spostarsi tra Roma e Milano. Tutto a spese dei soci ma, quello che è ancora più rilevante, in violazione delle stesse regole di funzionamento che l’istituto si era dato.

A scoprirlo sono stati i commissari nominati da Bankitalia, Enrico Ajello e Antonio Bladini, in un report dell’Internal auditing di Bpb che i vertici di via Nazionale hanno trasmesso al procuratore di Bari, Roberto Rossi. Il documento, commissionato anche sulla base delle richieste del vecchio collegio sindacale guidato dal commercialista Alberto Longo, è finito agli atti dell’inchiesta che l’8 marzo ha visto contestare a Marco e Gianluca Jacobini, a Papa ma anche all’altro ex ad Vincenzo De Bustis e all’ex direttore generale Gregorio Monachino la nuova accusa di aggiotaggio: l’aver nascosto mezzo miliardo di crediti marci – secondo l’impostazione del procuratore Rossi e dei pm Savina Toscani, Luisiana Di Vittorio, Federico Perrone Capano e Lanfranco Marazia, con i consulenti Massimiliano Cassano, Michele Danza e Marco Giorgino – avrebbe tratto in inganno i risparmiatori, che hanno continuato a investire in quella che ritenevano una banca solida.

Negli ultimi tre anni della sua gestione, Marco Jacobini ha portato a casa emolumenti totali per 4 milioni di euro, dei quali 984mila euro nel 2017 e 3,1 milioni nel 2018 (nel 2019 ha rinunciato al compenso). A questo si aggiungono i 763mila euro che la banca ha speso per gli aerei privati utilizzati dall’ex presidente e 103mila euro in spese di rappresentanza vere e proprie. Il totale fa 4,9 milioni di euro. A 1,22 milioni di emolumenti nel triennio si sono fermati i figli Gianluca, ex vicedirettore e condirettore generale, e Luigi (che dalle inchieste è uscito con l’archiviazione), mentre 1,8 milioni ha ottenuto Giorgio Papa. Per tutti la cifra risulta poi incrementata da generose spese di rappresentanza (Gianluca e Luigi hanno speso rispettivamente 30mila e 46mila euro di ristoranti), nonché da polizze assicurative costate alla banca 88mila euro in un triennio.

Il report parla di una «generale incoerenza» della spesa, in presenza di «generali azioni di cost saving sul complessivo aggregato delle “altre spese amministrative” e sulle spese per il personale». Tradotto: mentre tagliavano gli stipendi dei dipendenti, i vertici della banca si concedevano ogni tipo di lusso, visto il costante «superamento del budget assegnato», in un contesto di «carente monitoraggio».

A cosa sono servite queste spese? La relazione dice che non è stato possibile capirlo. Per viaggi, soggiorni e ristoranti, costati 246mila euro in un triennio, «per la quasi totalità dei casi esaminati non è stata rispettata la normativa interna in materia» che prevedeva di indicare i motivi della missione, il nome degli ospiti ed il loro rapporto con la banca. Le spese di rappresentanza, in alcuni casi, sarebbero state rimborsate «sulla base di asseriti pagamenti in contanti effettuati dai soggetti apicali non comprovati da documenti a supporto».

Per quello che riguarda le auto, l’audit ha rilevato rimborsi per l’utilizzo del mezzo privato «sebbene i nominativi avessero in dotazione l’auto aziendale a uso promiscuo». Gli ispettori hanno scoperto che Gianluca e Luigi Jacobini avevano ottenuto come benefit due polizze assicurative «fantasma», «che si sommano ad altre due polizze “previdenziali integrative”» stipulate con Allianz Ras (la compagnia di cui Marco Jacobini è da sempre agente generale a Bari). Lo stesso patron aveva un plafond di 25mila euro in conto corrente per spese di rappresentanza, contro i mille euro previsti per ciascun dirigente dai regolamenti interni alla banca: i soldi sono stati utilizzati prevalentemente in una nota gioielleria di Conversano, o attraverso prelevamenti in contanti. Anche il budget per l’aerotaxi del patron, variabile tra i 150 e i 200mila euro l’anno, è stato superato per circa 230mila euro nel triennio: la documentazione disponibile «non consente di ricostruire le motivazioni sottostanti l’utilizzo» dell’aereo privato.

Agli atti dell’indagine sono finiti pure gli accertamenti della Finanza sui conti correnti bancari della famiglia Jacobini e sui soldi spostati da un istituto all’altro in una girandola di bonifici, ma anche l’analisi dei contenuti dei cellulari degli ex vertici. Da uno screenshot trovato nel telefonino di Gianluca, secondo i militari, emerge «l’intercessione» dell’ex vicedirettore nei confronti di un dirigente della banca per un «finanziamento di circa 500mila euro a Gigi D’Alessio per chiudere altre posizioni debitorie di prossima scadenza».

Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno