Bankitalia striglia le banche: basta modifiche unilaterali a danno dei clienti


Lo avevamo chiesto, per non dire invocato, e alla fine è arrivato. Il monito lanciato in settimana da Banca d’Italia non lascia spazio a interpretazioni. Il messaggio è chiaro. Le banche sono state esortate a porre estrema attenzione nel proporre modifiche unilaterali dei contratti di conto corrente a sfavore dei clienti motivate esclusivamente dall’andamento al rialzo dell’inflazione.

Inoltre gli istituti sono stati sollecitati a rivedere la remunerazione dei depositi e a ribassare gli oneri aumentati negli anni scorsi, con la «scusa» della discesa dei tassi d’interesse ai minimi termini. Ma per ora degli effetti del rialzo dei tassi sembrano beneficiarne concretamente solo i bilanci delle banche.

Due criticità che Plus24, il settimanale di Finanza personale del Sole 24 Ore, aveva fatto emergere a più riprese con una vasta casistica nei mesi scorsi.

Solo alcune banche hanno finora ripristinato le condizioni di maggior favore per il cliente. Dalle inchieste di Plus24 è emerso che le prime a muoversi in tale direzione in via generalizzata per tutti i clienti sono state Credem e Banco Bpm. Altre banche hanno poi seguito l’esempio, ma si tratta solo di rare eccezioni.

Pur non essendo le variazioni in melius disciplinate dall’art. 118 del Tub, è evidente che il ripristino delle condizioni originarie fa parte dei princìpi di buona fede e correttezza che una banca deve avere nei confronti della clientela e su cui Banca d’Italia è chiamata a vigilare.

Per di più ci sono istituti – il primo è stato UniCredit – che hanno addirittura alzato e non diminuito i costi dei conti correnti con l’opinabile “giustificato motivo” del rialzo dell’inflazione. Ma come ricorda la stessa Banca d’Italia «l’aumento dei tassi avviato lo scorso luglio dalla Bce può avere effetti positivi sulla redditività complessiva dei rapporti tra banche e clienti, potenzialmente in grado di compensare l’aumento dei costi indotto dall’inflazione». La crescita del carovita non autorizza quindi le banche ad addebitare al cliente maggiori oneri, perché nel valutare il “giustificato motivo” occorre considerare che l’inflazione ha comportato il rialzo dei tassi di cui i bilanci delle banche stanno beneficiando enormemente.

Adesso occorre verificare quali effetti produrrà la moral suasion di Banca d’Italia. In genere le banche vanno avanti senza indugi con le loro strategie e sono pronte a rivedere le condizioni solo ai pochi clienti che reclamano. Un modo di agire che non rientra nei princìpi di correttezza previsti dalle disposizioni di Banca d’Italia. E non si può più sentire il solito refrain che “occorre educare i clienti”. Non è realistico pensare di educare tutti i milioni di italiani che hanno un conto in banca. In primis andrebbero educati a comportarsi più correttamente gli strateghi delle banche, anche a suon di sanzioni. La moral suasion non è sufficiente.

 

Fonte: Il Sole 24 Ore

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