Banca d’Italia: l’inaccettabile comportamento della banca e le dannose scenate sindacali


Nei giorni scorsi è pervenuta alle Organizzazioni Sindacali una convocazione da parte della Banca per un incontro.

Una strana convocazione, per uno strano incontro: l’oggetto, dopo una confusa premessa sul lavoro ibrido, sembrerebbe riguardare la carriera operativa; la natura non sarebbe né negoziale né informativa, ma di ascolto delle OO.SS.; la data sarebbe un’imprecisata giornata di giugno.

Niente di più indeterminato, insomma, tanto che verrebbe da pensare che l’argomento non sia di interesse alcuno per la Banca.

Capiamo che una siffatta convocazione abbia potuto generare le ire delle sigle che si sono presentate come primo tavolo, tanto più che è emersa a seguito di una sollecitazione delle stesse, con lettera, di un incontro.

Lo capiamo e, a essere onesti, per alcuni versi lo condividiamo: non esistono ragioni per non convocare un incontro negoziale sulla carriera operativa, che era da tempo nell’agenda sindacale concordata, a maggior ragione se c’è un primo tavolo.

La Banca risulta, a nostro avviso, troppo incline agli incontri informativisu aspetti apparentemente organizzativi ma che generano effetti rilevanti sui lavoratori e snobbare la sede negoziale anche quando c’è innegabilmente un connotato di trattativa significa voler palesemente sfuggire al confronto coi sindacati: questo, per la Fisac CGIL, non è legittimo.

Certo, si tratta di una situazione che non nasce oggi, ma trova le sue radici in illustri precedenti, come i rifiuti di alcune sigle di partecipareall’Osservatorio sull’orario di lavoro, o persino di negoziare i protocolli di sicurezza durante una pandemia: tutte situazione che hanno abituato il datore di lavoro a non convocare quando dovrebbe e a tentare sempre di cantarsela e suonarsela da sé.

E ora che quelle stesse sigle si sono messe a voler fare (o meglio rifare) il primo tavolo a tutti i costi, non sorprende che la Banca le convochi a un incontro d’ascolto, come si trattasse di alcolisti anonimi.

Tuttavia, non crediamo che possa giovare a lenire la frustrazione, che trapela evidente dai volantini di ieri, fare scenate isteriche contro la CGIL: questa sigla aveva già evidenziato come fosse prematuro lanciarsi in schieramenti giurati prima di aver saggiato l’interesse e l’intenzione della Banca sull’argomento della carriera operativa.

Sembra evidente che, da parte Banca, l’interesse sia scarso e l’intenzione distorta: la Fisac CGIL non intende affrontare un argomento così importante senza che sia chiarito che il negoziato dovrà apportare delle migliorie nella carriera operativa e non, di nuovo, la proposizione di un gioco di rimescolamento a somma zero… o a perdere.

Per la Fisac CGIL la riforma degli inquadramenti dell’area operativa è imprescindibile e deve avere un respiro più ampio del mero recupero del potere di acquisto delle nostre retribuzioni.

Deve risolvere i vari problemi che da tempo attendono risposta, tra cui la necessità da un lato di mantenere (e rafforzare) gli scatti annuali di stipendio; dall’altro di garantire progressione più veloce di carriera, eliminare gli incancreniti “colli di bottiglia” nei vari gradi, garantire un piano di formazione diffuso e personalizzato che restituisca piena dignità ai colleghi dell’area. Inoltre, la nuova carriera operativa non dovrà far propri i tratti deleteri della carriera direttiva, primo tra tutti la evidente leva gestionale della Banca in tema di progressione economica e di carriera.

E’ importante e urgente anche il recupero del potere di acquisto delle retribuzioni, lo sappiamo e lo abbiamo ribadito più volte, come CGIL, in Banca e in altri comparti.

E’ necessario fin da subito avviare un confronto con la Banca, perché le nostre retribuzioni sono ormai erose da un tasso di inflazione che ha raggiunto percentuali molto significative. Peraltro, l’attuale modello di adeguamento degli stipendi al costo della vita – che si basa sull’indice Ipca, depurato della dinamica dei prezzi dei beni energetici – è stato sempre osteggiato da questa O.S., sin dalla sua introduzione nel 2010, in quanto in un Paese come il nostro, fortemente dipendente dall’estero sotto il profilo energetico, era ovvio che avrebbe determinato una progressiva perdita del potere di acquisto reale degli stipendi. Peccato dover ricordare che questo modello fu invece sottoscritto celermente anche da sigle autonome presenti nel nostro Istituto, comprese quelle che, spesso, ci accusano di essere eterodiretti dall’alto.

L’incontro di giugno sarà occasione per esternare alla Banca la nostra visione di riforma ma crediamo fondamentale che venga anche presentato alle OO.SS. la visione della Banca sul tema per capire se esiste davvero un interesse del datore di lavoro a valorizzare un’ampia categoria di colleghi che, sempre meno numerosi, portano sulle spalle il nostro Istituto.

Questo è il nostro interesse.

Le scenate sindacali, invece, al massimo ci fanno sorridere.

Roma, 3 maggio 2022

 

La Segreteria Nazionale

 

dal sito www.fisacbancaditalia.it

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