Autonomia Differenziata: che conseguenze in Abruzzo e Molise?


E’ uno dei temi più caldi delle ultime settimane. Da tempo stiamo dicendo che l’Autonomia Differenziata rappresenta un danno per le regioni meno ricche, e causerà un incremento del divario con quelle economicamente più floride.
Ma tradotto in soldoni, quali possono essere le reali conseguenze economiche per regioni come Abruzzo e Molise?

La tabella che riportiamo è stata pubblicata nell’edizione di ieri del quotidiano “Il Centro” e fornisce un’idea abbastanza chiara.

I dati sono riferiti al 2019 in quanto sono i più recenti disponibili, completi di tutte le elaborazioni, ma servono a dare un quadro di ciò che ci attende.

In Abruzzo si avrebbe un taglio di 3,8 miliardi annui, pari ad oltre il 20% della spesa. In Molise la riduzione sarebbe di 1,4 miliardi, ancor più pesante in termini percentuali: -32% circa. Dall’altra parte, spiccano i quasi 67 miliardi in più che la Lombardia avrebbe in più da spendere sul suo territorio, che pure già adesso può contare su servizi di qualità nettamente superiore rispetto alle regioni meno ricche. Tra le regioni che beneficeranno dell’Autonomia Differenziata ci sono anche il Piemonte, il Veneto, il Friuli Venezia Giulia, la Toscana e il Lazio.

Dove andrebbero ad incidere queste spese? Su tutte le voci di competenza locale, quindi prima di tutto sanità, scuole, trasporti pubblici. Ma anche sulle disponibilità dei Comuni, sulle spese per l’assistenza ai disabili, sulla manutenzione delle strade e tante altre voci.
Proviamo a immaginare cosa significherà in concreto tutto questo. Pensiamo al livello di servizi attualmente offerti dalle ASL, ai problemi delle scuole ed alla mancanza di asili pubblici, alle tante strade dissestate, alle carenze ed alle inefficienze del trasporto pubblico. E immaginiamo cosa succederà quando queste voci di spesa saranno ridotte drasticamente.

L’Italia è un’unica nazione, e la divisione in Regioni è un fatto puramente amministrativo, che di per sé non può giustificare il fatto che esistano differenze di trattamento tra i cittadini dovute al fatto di vivere in un posto invece che in un altro. Per questo è normale che Regioni che incassano meno di quanto occorre per fornire i servizi ai residenti vengano supportate da regioni che incassano di più.

In teoria l’effetto dell’Autonomia Differenziata dovrebbe essere attenuato dalla fissazione del LEP: Livelli Essenziali di Prestazione. Dovranno essere fissate delle somme minime da spendere per le varie voci e ad ogni Regione dovranno essere garantite attingendo alla fiscalità generale, quindi alla solidarietà dalle regioni più ricche. Ma è evidente che, nelle intenzioni di chi ha voluto la norma, tali flussi dovranno necessariamente essere nettamente inferiori a quelli attuali.

Un norma che nasce dall’egoismo e dal forte consenso elettorale che la Lega raccoglie in quelle Regioni destinate a trarne vantaggio. E che, incredibilmente, viene sostenuta anche in quelle Regioni – come Abruzzo e Molise – che vedranno drasticamente ridotta la qualità dei servizi ai cittadini, in nome della disciplina di partito. I politici locali obbediscono al partito, ma tradiscono la fiducia che gli elettori hanno loro concesso: non dimentichiamo che in Abruzzo e Molise gli elettori hanno dato ampio mandato ai partiti attualmente al Governo, ma questo mandato verrà utilizzato per danneggiarli.

Mai come in questo caso non possiamo rassegnarci. C’è una cosa che possiamo fare: sostenere il referendum contro l’Autonomia Differenziata, prima firmando la richiesta e poi, quando saremo chiamati alle urne, andando in massa a votare contro questa legge iniqua.

Se non lo hai ancora fatto, questo è il link per sottoscrivere il referendum:

Referendum Autonomia Differenziata – Firma con SPID, CIE, o CNS

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