Banca del Mezzogiorno: accordo su premio aziendale e condizioni del Personale

3 - Fisac Cgil

Dopo due giorni di serrati incontri si è giunti a intese sulle condizioni al personale e sul premio aziendale in BdM Banca.
Questi, in sintesi, gli elementi caratterizzanti:

  1. Aumento del buono pasto da € 5,29 ad € 8,00 dal 1/11/2023;
  2. Adeguamento delle condizioni della polizza sanitaria previste per le Aree Professionali a quelle dei Quadri Direttivi;
  3. Buono Carburante del valore lordo facciale di € 200,00 per il 2023 e Buono Carburante del valore lordo facciale di € 200,00 per il 2024;
  4. Adeguamento delle condizioni al personale dei mutui altre finalità/chirografari/prestiti/sovvenzioni a quelle dei mutui ipotecari per acquisto casa (min. 0,50% – max 2,00%), con decorrenza 1/07/2023, anche per le facilitazioni creditizie già in essere;
  5. Contribuzione aziendale al Fondo Pensione elevata al 4% per tutti i dipendenti che hanno una contribuzione aziendale inferiore, a far data dall’1/07/2025;
  6. Erogazione nel 2024 di un Premio Aziendale, competenza 2023, di € 700,00 lordi “flat” medi (min. € 650 – max € 750) per tutti, senza distinzione di grado, al verificarsi di determinate condizioni cancello, che l’Azienda ha dichiarato essere al momento probabili da raggiungere, in base ai dati attualmente a disposizione al 30/09/2023;
  7. Ristoro buoni pasto di società emittente fallita, per coloro che non sono riusciti ad utilizzarli, con altrettanti buoni pasto del valore di € 5,29.

Richiesta anche proroga della scadenza degli accordi su smart working e telelavoro.

È un primo passo, significativo, verso il ritorno alla normalità.

Bari, 1 novembre 2023

 

Segreterie OdC
FABI – FIRST/CISL – FISAC/CGIL – UILCA – UNISIN
BdM Banca – Gruppo MC




Gli stipendi delle donne

Le foto della manifestazione del 24 ottobre a Reykjavik sono stupende. C’era il sole, la piazza nelle immagini appare immensa e gremita. La moltitudine è assai diversa da una qualunque altra piazza: sono solo donne e, leggo, persone non binarie, in maggioranza giovani. Sono tutte in piedi composte, come allineate da una regia ma invece senz’altro da comune educazione, hanno tutte cappotti e piumini, cappelli, le mani giunte o in tasca. Sono serie, molte indossano occhiali scuri. La folla appare immensa, per prospettiva e compostezza, ma non lo è: erano 70-100mila persone.

D’altra parte l’intera popolazione dell’Islanda è composta da 370mila persone: se scendessero tutti per strada insieme, neonati e anziani compresi, tutti con nessuna eccezione, potrebbero entrare al Circo Massimo. Tuttavia 100mila, sul totale, fa quasi una persona su tre. Non riesco a immaginare che tipo di protesta potrebbe chiamare in piazza un terzo degli italiani, venti milioni. Erano a chiedere parità di salario, principio da cui discende ogni altra declinazione dell’uguaglianza: in Islanda sono parecchio avanti.

Ci sono quasi arrivati, solo che in alcune professioni la differenza di retribuzione è ancora del 20 per cento circa. Beate loro, viene da dire. Hanno anche una legge che impone alle aziende di certificare che gli stipendi siano identici a parità di mansioni, solo che nei settori dove le donne sono in maggioranza, per esempio assistenza e pulizie, i salari sono così bassi da tenere le lavoratrici in condizione subalterna. Però pensavo: già l’obbligo di certificare la parità di redditi, applicare la direttiva europea pubblicata in Gazzetta a maggio di quest’anno, potrebbe essere utile. Così, fantasticavo.

 

Fonte: invececoncita Blog di Concita De Gregorio