Si allarga la risarcibilità dello “straining”: l’azienda paga i danni per l’ambiente “stressogeno”

Lo Suprema corte, sentenza n. 29101, accogliendo con rinvio il ricorso del lavoratore, ha stabilito che in presenza di “straining” va accolta la domanda di risarcimento


 

Anche un solo atto fortemente “stressogeno”, da parte del superiore gerarchico, nei confronti del dipendente, fa scattare il diritto al risarcimento del danno. Diversamente dal mobbing che richiede una condotta reiterata nel tempo, per lo “straining” infatti è sufficiente una condotta isolata. E siccome integra comunque una violazione dell’art. 2087 del cod. civ. – per il quale il datore è obbligato a tutelare “l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro” -, lo straining, una volta accertato dà comunque diritto al risarcimento. Lo ha stabilito la Corte di cassazione, con la sentenza n. 29101, accogliendo con rinvio il ricorso del lavoratore.

Il caso era quello di un dipendente di una Telco che aveva ottenuto, a seguito di demansionamento, il diritto all’inquadramento superiore nel 5 livello CCNL e il pagamento delle differenze retributive, oltre alla integrazione del Tfr. La Corte di appello gli aveva però negato il risarcimento dei danni per mobbing a causa della “mancata prova della reiterazione della condotta riferita ai singoli fatti mobbizzanti (demansionamento, totale stato di inattività ed emarginazione, trasferimento persecutorio, pressioni per accettare la mobilità)”. E ciò nonostante avesse accertato i “rapporti stressogeni” della dirigente “con tutti i dipendenti ma in specie nei confronti del ricorrente” verso il quale attuava una “stressante modalità di controllo”.

Né aveva valorizzato il fatto che nel corso di una accesa discussione il lavoratore ebbe un attacco ischemico. Per come ricostruito dalla teste, la dirigente, a seguito di problemi informatici, aveva preso posto al computer del collaboratore, facendolo alzare mentre stava lavorando, e aveva poi cancellato diversi file. Di fronte alle rimostranze rispose: “Ora cercheremo di ripristinarli; del resto io sono la capa; io comando e faccio quello che voglio”. A quel punto, riferisce sempre la teste: “la discussione si animò e lei non faceva nulla per smorzare i toni, si alterava sempre di più, fino a quando abbiamo visto il ricorrente adagiarsi sulla sedia e sentirsi male”. La supervisor chiamò una ambulanza e il ricorrente “fu ricoverato e ritornò dopo tanto tempo”. Per il giudice d’appello, però, come visto, andava negata l’illiceità della condotta “trattandosi di un episodio isolato”.

Per la Suprema corte, all’opposto, “al di là della tassonomia e della qualificazione come mobbing e straining, quello che conta in questa materia è che il fatto commesso, anche isolatamente, sia un fatto illecito ex art. 2087 c.c. da cui sia derivata la violazione di interessi protetti del lavoratore al più elevato livello dell’ordinamento (la sua integrità psicofisica, la dignità, l’identità personale, la partecipazione alla vita sociale e politica)”.

La reiterazione, l’intensità del dolo ecc., prosegue, “sono elementi che possono incidere eventualmente sul quantum del risarcimento ma è chiaro che nessuna offesa ad interessi protetti al massimo livello costituzionale può restare senza la minima reazione e protezione rappresentata dal risarcimento del danno”. Dunque, anche se lo straining rappresenta una forma attenuata di mobbing “perché priva della continuità delle vessazioni”, è sempre riconducibile a una violazione dell’art. 2087 cod. civ., “sicché se viene accertato lo straining e non il mobbing la domanda di risarcimento del danno deve essere comunque accolta”.

La Suprema corte ricorda poi di aver recentemente (ordinanza 7 febbraio 2023 n. 3692) assegnato valore dirimente all’“ambiente lavorativo stressogeno” quale fatto ingiusto, “suscettibile di condurre anche al riesame di tutte le altre condotte datoriali allegate come vessatorie, ancorché apparentemente lecite o solo episodiche, in quanto la tutela del diritto fondamentale della persona del lavoratore trova fonte direttamente nella lettura, costituzionalmente orientata, dell’art. 2087 c.c.”.

Fonte: Il Sole 24 Ore – Norme e Tributi Plus




Pensioni, ecco cosa cambia con la manovra 2024

Si potrà uscire con 63 anni e 41 anni di contributi salvo alcune deroghe per disoccupati, caregivers, gravosi, disabili e donne. I primi dettagli sul capitolo previdenziale contenuti nella manovra 2024.


In arrivo dall’anno prossimo una nuova stretta sui pensionamenti anticipati. In luogo dell’attuale combinazione 62 anni e 41 anni di contributi i requisiti saliranno a 63 anni e 41 anni di contributi (quindi «Quota 104») salvo si tratti di caregiver, disoccupati, gravosi e disabili nel qual caso saranno sufficienti 36 anni di contributi. Per le donne, invece, il requisito contributivo sarà di 35 anni. Le novità fanno parte del pacchetto di misure della manovra 2024 approvato ieri dal Consiglio dei Ministri, insieme a un decreto legge che anticipa a novembre il conguaglio della rivalutazione 2023.

Il nuovo mix

L’obiettivo del Governo sarebbe quello di assorbire i canali di uscita anticipata (Ape socialeOpzione Donna e Quota 103) in un unico strumento di flessibilità in uscita con età anagrafica fissa, 63 anni, e anzianità contributiva variabile a seconda dei casi: per le donne 35 anni di contributi36 anni per i lavoratori uomini caregivers, disoccupati, invalidi e gravosi; 41 anni in tutti gli altri casi. Il meccanismo sarà accompagnato da un sistema di «premialità» per chi rimane al lavoro tipo quello attuale vigente per quota 103 (che lascia in busta paga ai lavoratori la trattenuta del 9,19%) e di «penalizzazioni» per chi esce in anticipo (che dovrebbe consistere in un «tetto» alla misura massima della pensione erogabile sino al compimento dell’età di vecchiaia). I dettagli delle misure saranno diffusi nelle prossime settimane quando il Governo consegnerà ufficialmente il testo della manovra in Parlamento.

Non ci sono novità per quanto riguarda i canali di pensionamento Fornero. Per intenderci si continuerà ad uscire, oltre che con le combinazioni sopra indicate, con 67 anni e 20 anni di contributi (pensione di vecchiaia) o con 42 anni e 10 mesi di contributi a prescindere dall’età anagrafica (41 anni e 10 mesi le donne) con la pensione anticipata. Per i precoci resta confermata l’uscita a 41 anni di contributi.

Giovani

Per i lavoratori privi di contribuzione al 31 dicembre 1995 scomparirà il requisito relativo all’importo minimo della pensione maturata (il cd. «importo soglia»), pari a 1,5 volte l’assegno sociale, per il diritto alla pensione di vecchiaia all’età di 67 anni. Resta, invece, quello di 2,8 volte l’assegno sociale per i lavoratori, sempre privi di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995, che decidono di pensionarsi all’età di 64 anni.

Perequazione

Alcune novità riguardano il meccanismo di perequazione delle pensioni. In primo luogo il Governo ha dato il via libera ad un decreto legge che anche quest’anno erogherà in anticipo, nel prossimo mese di novembre, la rivalutazione definitiva per l’anno 2023. In pratica i pensionati riceveranno il conguaglio dello 0,8% che spetta per effetto della rivalutazione Istat definitiva pari all’8,1% rispetto alla provvisoria stimata nel 2022 al 7,3%. Anche nel 2024, inoltre, dovrebbe essere confermata la rivalutazione eccezionale delle pensioni minime per gli over-75 (per tutte le minime è già prevista la rivalutazione eccezionale del 2,7%). Il modulo perequativo non subisce comunque modifiche: resta confermata la rivalutazione su fasce complessive di importo con le stesse aliquote del 2023.

Campagna Red

Sempre nel decreto legge si prevede, infine, che il recupero delle prestazioni indebite correlate alla campagna di verifica reddituale dei pensionati relative al periodo d’imposta 2021 e alle verifiche reddituali del personale degli enti di ricerca relative al periodo di imposta 2020 sia avviato entro il 31 dicembre 2024.

 

Fonte: pensionioggi.it




Intesa Sanpaolo: retromarcia sui clienti destinati a Isybank

Il cinismo al potere. E il potere del cinismo

 

Quello che un po’ tutti avevamo paventato si è puntualmente realizzato. Il trasferimento coatto della prima, peraltro percentualmente piccola, quota di clienti che ISP ha destinato a Isybank ha visto crescere l’irritazione fino a costringere l’azienda a fare una precipitosa e maldestra retromarcia rispetto alle sue strategie e dichiarazioni.

I clienti avranno il diritto di rientrate in ISP ben oltre i tempi previsti da comunicazioni prive di trasparenza e di qualsiasi orientamento al cliente fino al limite dell’illecito, e potranno farlo a condizioni almeno uguali a quelle di provenienza, se non migliorative. Per poter ottenere ciò dovranno però aprire un nuovo conto (con tutti i disguidi che questo comporta) e soprattutto superare una serie di consulenze nel loro stesso interesse che i colleghi di filiale dovranno attivare per scongiurare questa nefasta eventualità.

Non amiamo le frasi fatte, però come definire questa situazione se non l’aggiunta del danno alla beffa?

Per i clienti coinvolti, che hanno dovuto strepitare, organizzarsi, coinvolgere legali e associazioni consumatori per difendersi dalla loro banca. E che una volta ottenuto il diritto teorico al ripristino alla situazione precedente, devono però conquistarselo individualmente sul campo, a fronte di persone che dovrebbero spiegargli come non siano in grado di scegliere per il loro meglio.

Per i colleghi delle filiali a cui era stato spiegato che l’avvio di Isybank non solo non li avrebbe coinvolti con maggiori compiti, ma anzi li avrebbe progressivamente liberati da carichi di lavoro e invece si trovano a dover fronteggiare – con argomenti inconsistenti quando non irritanti – numerosi clienti, spesso già mal disposti, e a dover procedere con operazioni di riaperture di conti già esistenti.

Per i colleghi e i clienti di Filiale Digitale che hanno visto moltiplicarsi i tempi di attesa e di conseguenza di abbandono, con tutte le conseguenze del caso.

Sarebbe davvero facile fare della pesante ironia su una tale situazione, su come si è venuta a determinare, sulle modalità delle “soluzioni”, ma non è questo il tempo.

Questo è il tempo di un’analisi lucida e purtroppo sconfortante nella sua sintesi: ISP, in particolare in alcune sue funzioni e Dirigenti, sta perdendo il senso della misura. Lo dimostrano:

  • ripetuti fallimenti di iniziative estemporanee destinate a fini ingloriose per l’azienda e pericolose per i colleghi coinvolti, valga per tutte l’infelicissima parabola di ISP Casa.
  • La gestione sconsiderata di un progetto potenzialmente interessante quale il Contratto Misto, che invece di essere corretto e rivisto secondo le aspirazioni professionali dei colleghi chiamati a svolgerlo è stato prima utilizzato in modo punitivo e poi privato di uno dei cardini che lo sosteneva, senza intervenire invece sulle storture e problematiche che continuano ad affliggere la parte Autonoma di questo contratto.
  • L’approccio complessivo al personale di Banca dei Territori che – ben lungi da una concreta applicazione delle dichiarazioni aziendali in tema di centralità delle persone e di ricerca di un equilibrio tra le esigenze aziendali e dei colleghi – arriva ad attuare scelte organizzative e gestionali palesemente contrarie all’ottenimento dei risultati pur di poter esercitare politiche arbitrarie e dimostrative, persino nei confronti di persone malate e in difficoltà.
  • E da ultimo l’intera vicenda Isybank, gestita con raro cinismo: si prova a forzare i clienti con mezzi e mezzucci e quando va buca si fa una bella inversione a 180° lasciando la palla ai colleghi di Rete e Filiale Digitale senza dare loro delle linee guida e lasciandoli in balia degli eventi.

Questa è una deriva davvero preoccupante ed è necessario che chi ne è direttamente responsabile – per scelte strategiche e gestione corrente – inizi a rivedere questa sua politica, oppure sia chiamato a risponderne.

 

Fisac Intesa Sanpaolo Torino e Provincia

 

Dal sito Fisac Intesa Sanpaolo

 

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Bancario insulta e strattona i clienti, il tribunale annulla il licenziamento: «Ambiente di lavoro stressante»

Cremona: l’ordinanza stabilisce che il dipendente, con 28 anni di anzianità, sia risarcito con 16 mesi di stipendio, perché per anni è stato costretto a lavorare in condizioni di malessere


 

Non c’è dubbio, anche perché esistono i filmati delle telecamere e le testimonianze, che a dicembre 2021 il cassiere della banca abbia prima alzato la voce con un cliente (che gli chiedeva di verificare di nuovo se gli fosse stato accreditato lo stipendio), e che poi lo abbia strattonato per spingerlo verso l’uscita. E allo stesso modo non c’è dubbio sul fatto che lo stesso cassiere, un mese dopo, abbia di nuovo alzato parecchio i toni con un altro cliente, in una discussione che poi ha concluso con la frase: «Chiudi il becco».

Col richiamo a questi due fatti, che appaiono sicuramente come «giusta causa», e ad altre due contestazioni disciplinari minori (sempre rapporti sgarbati con due clienti nel maggio 2021), nel marzo 2022 la banca ha licenziato il lavoratore, in servizio alla filiale di Cremona. Ma con una recente ordinanza il Tribunaledella stessa città ha stabilito che il licenziamento vada annullato, e che il lavoratore debba essere risarcito con 16 mesi di stipendio: perché s’era trovato a lavorare per anni in un ambiente «stressogeno», perché aveva sempre segnalato il proprio malessere e perché, in definitiva, il licenziamento per giusta causa è una sanzione non proporzionata.

La giustificazione

«Al lavoratore va sicuramente rimproverato — scrive il giudice — di non aver saputo esercitare il dovuto  manifestando all’esterno il proprio malessere in circostanze che richiedevano altro comportamento. Tale mancanza, però, si ritiene non possa integrare la giusta causa di licenziamento o il giustificato motivo soggettivo».

Il bancario, al momento del licenziamento, aveva28 anni di anzianità, per la maggior parte proprio al Credito Emiliano, e il legale che lo ha assistito, Domenico Tambasco, commenta: «Si tratta di un’ordinanza molto importante perché, sul solco tracciato dalla Cassazione in materia di stress lavorativo, per la prima volta riconosce che i comportamenti “reattivi” oggetto di contestazione disciplinare possono trovare spiegazione nelle condizioni stressogene a cui sono sottoposti i dipendenti. La disfunzione organizzativa può, in determinate situazioni, giustificare quindi la condotta individuale».

Ma in cosa consiste la definizione di ambiente «stressogeno»? Poco prima del licenziamento, il lavoratore aveva fatto causa per demansionamento. La storia viene ricostruita dai giudici con un iniziale trasferimento da un’altra Regione, chiesta dal lavoratore, e un finale impiego come cassiere semplice dopo aver avuto mansioni molto più elevate, a contatto con i clienti della fascia più alta. I documenti su cui il giudice si è però concentrato sono le schede di valutazione sul dipendente, fatte dalla stessa banca tra il 2014 e il 2020.

L’ambiente

In tutte queste relazioni, il cassiere ha avuto «risultati complessivamente adeguati», ma ha sempre manifestato il proprio malessere: «Non ha mai nascosto i suoi “mal di pancia” nello svolgimento del ruolo di cassiere commerciale, esprimendo più volte interesse di valutare esperienze professionali diverse»; «Nulla gli possiamo obiettare in termini di impegno… Di contro non ha mai negato di sentirsi fuori luogo nel ruolo»; «disagio, più volte manifestato, per un ruolo che ritiene non adatto al suo profilo professionale».

La banca dunque, sostiene il Tribunale, era consapevole del malessere e che questo provocasse in qualche caso «una modesta tolleranza allostress». In più il lavoratore aveva segnalato in una mail al suo direttore, durante la pandemia, «di essere costretto a contenere l’umore dei clienti della filiale e a subire qualsiasi tipo di insolenza e vessazione verbale, senza la possibilità… di fare alcuna pausa di recupero di energia psicofisica».

 

Fonte: milano.corriere.it




ISP Area Abruzzo: costruire la Banca del futuro valorizzando le Persone

3 - Fisac Cgil

Costruire la Banca del futuro valorizzando le Persone

 

Il Giorno 26 settembre si è svolta, finalmente in presenza dopo oltre tre anni, la consueta riunione trimestrale dell’Area Abruzzo tra le Organizzazioni Sindacali e l’Azienda.
Alla riunione hanno preso parte il Direttore Regionale Roberto Gabrielli accompagnato dal Direttore Commerciale Retail Michele Attivissimo, la Responsabile del Personale di DR Antonella Mancini con la Responsabile CTPAR Abruzzo Raffaela Ramazzotti, oltre ai colleghi di Relazioni Industriali. Sono intervenuti in collegamento da remoto i referenti delle Direzioni Filiale Digitale e Agribusiness nonché esponenti di Tutela aziendale ed Immobili.

In apertura dell’incontro il Direttore Regionale ha evidenziato la soddisfazione per l’andamento di tutti i comparti della Banca: Retail, Imprese ed Exclusive. Nello specifico è stato elogiato l’impegno profuso dai colleghi e l’attenzione alla parte digitale (offerta a distanza, multicanalità), aspetti sempre più importanti in una Banca in continua evoluzione, attenta ai risultati e agli indicatori relativi alla soddisfazione della clientela. A questo proposito Gabrielli ha evidenziato l’ottima performance di tutta l’area Abruzzo nell’indicatore NPS in forte e costante crescita.

Proseguendo ha richiamato l’importanza strategica della formazione, non solo commerciale, annunciando il lancio di una “campagna di cultura sui controlli” che sta già interessando tutti i Responsabili di Filiale e, a cascata, dovrà raggiungere tutti i dipendenti. Ha poi ricordato l’attenzione della Direzione Regionale alle tematiche del territorio abruzzese e della sua gente, citando anche il recente ingresso di due nuovi capi area retail, ed ha concluso ribadendo quanto sia centrale per costruire la Banca del futuro la valorizzazione delle persone.

Il Direttore Retail Michele Attivissimo ha sottolineato dal canto suo la soddisfazione per i risultati commerciali espressi, in particolare nel suo comparto, garantendo una maggiore presenza sul territorio e complimentandosi per l’impegno profuso dai colleghi. Ha elencato i lusinghieri dati dei primi sette mesi con erogazioni di prestiti per 58/mln su 218 della DR, mutui per 90/mln sui 319 della DR e soprattutto il Mlt erogato alle aziende retail che ha cubato 40/mln sui 120 della DR, cioè il 33% che, considerate le dimensioni molto più ridotte del nostro territorio, è da considerare assolutamente rilevante. Anche i comparti Exclusive e Imprese, pur risentendo ognuno del contesto in cui opera, stanno procedendo nella giusta direzione.

La Responsabile del Personale di DR Antonella Mancini ha velocemente elencato i dati sugli organici che al 30/6 contavano in Abruzzo 1031 effettivi di cui 701 nelle Direzioni di BdT. Le uscite totali nel primo semestre sono state 7 (si è in attesa dell’imminente pubblicazione delle prossime uscite al 31/12), mentre sono state assunte 3 giovani colleghe full time nell’ambito del progetto gestori GAR e sono presenti già 10 contratti misti nei comparti Exclusive e Retail. Ci sono altresì 6 nuovi stagisti in formazione per l’Exclusive e 1 per i GAR. I part time sono 11,7% compresi i contratti misti (quindi con ampio margine di miglioramento), mentre i trasferimenti sono stati 72 di cui 13 (il 18% – anche questo dato è migliorabile) su accoglimento di domanda. Dei 59 trasferimenti di ufficio ha tenuto a precisare che 13 sono nell’ambito dello stesso comune.

Le Organizzazioni Sindacali, prendendo unitariamente la parola, hanno naturalmente condiviso l’apprezzamento e i ringraziamenti del DR per il lavoro svolto da tutti i colleghi ma hanno sottolineato alcune tematiche riguardanti l’operatività quotidiana delle lavoratrici e dei lavoratori di Isp in Abruzzo:

CLIMA AZIENDALE – Persistono, seppur a macchia di leopardo, comportamenti distonici, non in linea con l’accordo vigente sulle politiche commerciali e poco rispettose della dignità e professionalità delle persone: la frequente comparazione “pubblica” dei portafogli con classifiche nominative; la richiesta di dati previsionali (impossibili in assenza di sfere di cristallo) e la relativa realizzazione, in mancanza della quale scattano “apprezzamenti” sulla professionalità; reportistica infragiornaliera quasi ossessiva; convocazione continua di riunioni con scarso preavviso e talvolta utilizzando canali non ufficiali come gruppi whatsapp, riunioni che ancora troppo spesso si protraggono oltre l’orario di lavoro o in pausa pranzo. Non ci stancheremo mai di ripetere che questi (ed altri) comportamenti sortiscono solo l’effetto di demotivare le risorse facendole sentire inadeguate e cagionano malessere e stress, in totale contraddizione con quello che sostengono da sempre i massimi vertici aziendali in tema di Benessere delle persone di Isp.

A questo si aggiungono i problemi (a volte ormai cronici) relativi ai carichi di lavoro, in alcuni casi non adeguati, che si palesano in portafogli con numeri, a nostro avviso, ancora molto sbilanciati e per i quali torniamo a chiedere più trasparenza sulle modalità di formazione e dimensionamento.

Le istanze dei colleghi in tema di Pressioni commerciali, rendono indispensabile e improcrastinabile intervenire nelle dinamiche del problema sia attraverso l’utilizzo della casella [email protected], ma anche attraverso una corretta e preventiva formazione dei capi in materia. A tal proposito abbiamo condiviso con l’Azienda l’approccio positivo segnalatoci sui due nuovi Capi Area recentemente inseriti in regione, auspicando che si possa continuare su questo solco.

Da questi tipi di comportamenti il Direttore Gabrielli ha da subito preso le distanze ribadendo la propria disponibilità ad attenzionare eventuali segnalazioni che attestino quanto esposto e sollecitando colleghi ed OO.SS ad effettuarle.

SALUTE E SICUREZZA – Abbiamo sottolineato la necessità di una attenta valutazione delle tematiche relative a Salute e Sicurezza rappresentando il fondamentale lavoro svolto dagli RLS. In particolar modo è necessario porre particolare attenzione alla cantieristica e la manutenzione dei luoghi di lavoro. Nello specifico abbiamo evidenziato criticità emerse nel cantiere della Filiale di Casalbordino durante l’estate e le persistenti condizioni di generale ammaloramento ed insalubrità degli archivi sotterranei del palazzo dell’Aquila. Dalle problematiche sugli immobili alla pulizia dei locali, a interventi strutturali e preventivi sugli impianti di condizionamento, in vista dell’inverno, per evitare le problematiche emerse nel corso dell’estate con filiali in cui si sono superati i 30 gradi. Abbiamo chiesto alle funzioni preposte chiarimenti circa i parcheggi nella sede di Via Colonnetta a Chieti auspicando ulteriori autorizzazioni agli accessi e priorità per particolari situazioni di difficoltà. A tal proposito l’Azienda ci ha rappresentato che in futuro gli accessi saranno prenotabili tramite una procedura apposita, come previsto dal nuovo modello NWOW.

FORMAZIONE – In tema di formazione abbiamo rimarcato la necessità di un monitoraggio attento e constante. A tal riguardo apprezziamo quanto stanno facendo i gestori del Ctpar con il rilevamento e gli eventuali “remind” alle Filiali/colleghi che evidenziano ritardi nella quantità della fruizione, ma sopravviene anche il tema della qualità: è plausibile pensare che ci sia uno scollamento tra la formazione reale e quella effettuata? E’ plausibile pensare che i colleghi siano costretti, per mancanza di tempo, a non poter seguire i corsi in modo da apprendere e soprattutto approfondire al meglio gli argomenti trattati? Un mezzo importante per la fruizione dei corsi è lo Smart Learning. Siccome rileviamo ancora delle sacche di resistenza è doveroso sensibilizzare i Responsabili sull’importanza della formazione flessibile e sulla coerente applicazione degli accordi, con l’obiettivo di favorire la cultura dell’apprendimento e di eliminare la malsana idea che lo smart-learning sia un ostacolo alle attività quotidiane.

ISYBANK – Dal lancio di Isybank e con l’individuazione di referenti specifici nei vari ambiti della Banca sono emerse criticità che le OO.SS hanno ritenuto opportuno evidenziare. Per quanto concerne Filiale Digitale e uffici di Governance abbiamo richiesto una integrazione dei corsi di formazione per i colleghi finalizzata a migliorare gli skill a disposizione degli stessi. Nelle filiali fisiche, invece, per supportare e offrire consulenza su Isybank frequentemente sono stati individuati Gestori Base che effettuano servizio di cassa. Questa scelta in taluni casi ha generato insoddisfazione nei clienti costretti a lunghe file, e maggior stress per i colleghi preposti. In questi giorni poi, da noi come in tutta Italia, l’”assedio” dei clienti migrati – spesso a loro insaputa- sta assumendo dimensioni preoccupanti, come peraltro riportato in diversi articoli di stampa e social media a livello nazionale. Abbiamo chiesto inoltre, non appena sarà possibile, un’informativa puntuale sull’impatto che Isybank avrà sulla rete del nostro territorio.
Tali criticità, unite a quanto già sopra riportato in tema di clima aziendale rendono a nostro avviso necessario un aumento degli organici finalizzato ad una implementazione strutturale del personale sul territorio. Ciò anche in vista delle prossime uscite di dicembre e del piano di ulteriori razionalizzazioni che probabilmente interesserà l’Abruzzo nel 2024 dato che, in passato, a seguito di chiusure ed accorpamenti la Filiale accorpante ha visto spesso un numero inferiore di personale rispetto ai volumi derivanti.

HUB AZIENDALI – Le OO.SS. hanno ritenuto improcrastinabile l’apertura di un congruo numero di Hub aziendali sul territorio che permettano una mobilità più agevole per i lavoratori garantendo un miglioramento delle condizioni di lavoro degli stessi. Rileviamo come in Abruzzo, a tutt’oggi, non ci sia alcun Hub pur in presenza di strutture che potrebbero essere, a nostro avviso, idonee.

CONTRATTO MISTO –  E’stata ribadita la necessità di una particolare attenzione verso i colleghi con contratto misto. In particolar modo per i nuovi assunti che non hanno più la possibilità di una alternativa rispetto alla componente autonoma e che spesso vengono chiamati a svolgere il loro lavoro lontano da casa. Rileviamo con piacere che le ultime assunzioni di contratti misti, così come gli inserimenti in stage, stanno accorciando tali distanze.
In conclusione abbiamo ribadito, come sempre, che alla base dei risultati aziendali ci sono i colleghi ed il loro benessere psicofisico ed ambientale, imprescindibile per costruire la Banca del futuro e la loro piena valorizzazione.

13 Ottobre 2023

 

FABI – FIRST CISL – FISAC CGIL – UILCA – UNISIN
Coordinatori RSA Area Abruzzo




B. Pop. Bari: non c’è ancora chiarezza in MCC

 

Non c’è ancora chiarezza

 

Si entra nel vivo del progetto di accentramento e della riorganizzazione di gruppo MCC, ma le perplessità aumentano con l’andare della discussione.

L’esigenza di MCC di dotarsi di un’ossatura funzionale, espiantando gli uffici di quella che fu la BPB, non può farsi a discapito delle prerogative contrattuali e dei diritti delle persone interessate e neanche si può pensare che tutto avvenga a costo zero.

CCNL e CIA sono gli ambiti nei quali agire.

Per le 178 persone di BdM, per le 6 di CRO e per le 100 di MCC ora coinvolte, e comunque per tutti i distacchi, non si può lasciare alla mera discrezionalità aziendale la crescita professionale e la mobilità lavorativa.

Per quel che attiene il riassetto del modello distributivo – 207 le persone coinvolte – solo numeri dei dipendenti per strutture coinvolte sono stati forniti, ma nulla di preciso su come si intenda far funzionare meglio, con continuità e pienezza operativa, le filiali, nel rispetto delle dotazioni (ferie, bdo, Rol permessi vari…) senza metter mano alla semplificazione/riduzione delle attività amministrative/burocratiche, oggi in capo alle filiali.

L’Azienda intende aumentare le figure professionali itineranti ed estrapolarle dalle filiali che andrebbero a privarsi di ruoli stanziali con il risultato di ridurre, di fatto, il costo del lavoro – per effetto degli inquadramenti che non scatterebbero più – contro un incremento dei carichi e ritmi dell’attività lavorativa.

Su tutto questo grava, poi un quesito irrisolto: quale sarà la durata di questo ridisegno del Gruppo MCC? Sappiamo essere in definizione un nuovo piano industriale della Capogruppo: è legittimo domandarsi se e in che misura questo riassetto si rapporti alla costruenda futura configurazione di MCC.

Non sarà mica che ci stiamo arrovellando da agosto in questa procedura e, tra pochi mesi, tutto verrà messo in discussione?
I lavoratori e le lavoratrici di MCC, BdM, CRO hanno tutto il diritto di saperlo.
Allo stato, dunque, non si vedono le condizioni per addivenire ad un accordo, auspichiamo l’azienda riconsideri le proprie posizioni.

Per quanto attiene, infine, le facilitazioni per il personale BdM, sono state fissate le date del 30 del 31 ottobre, mentre, per il prosieguo della procedura in corso, saremo di nuovo in Roma il 18 prossimo.

Vi terremo costantemente aggiornati

Roma, 13 Ottobre 2023

 

Delegazioni Sindacali di Gruppo MCC
FIRST/CISL – FISAC/CGIL – UILCA – UNISIN




CCNL ABI, tassazione fringe benefit: il comunicato delle Segreterie Nazionali

3 - Fisac Cgil

Si è svolto nelle giornate dell’11 e 12 ottobre 2023 a Palazzo Altieri a Roma il previsto incontro negoziale per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del settore Creditizio e Finanziario, tra le Organizzazioni Sindacali e la delegazione del CASL ABI, in cui era presente anche la rappresentanza di Intesa Sanpaolo.

Riscontrando le richieste e sollecitazioni delle Organizzazioni Sindacali, espresse nel corso dello scorso incontro, ABI ha esposto le proprie considerazioni concernenti la piattaforma unitaria, insieme all’intendimento di consegnare alle Organizzazioni Sindacali un documento più analitico. A tale riguardo, ABI ha sintetizzato per capitoli le proprie osservazioni. Pur apprezzando l’avvio di un confronto a partire dal documento approvato dalle lavoratrici e dai lavoratori del settore, le Organizzazioni Sindacali hanno immediatamente rilevato ed eccepito che il giudizio delle risposte fornite dal CASL ABI è negativo e che i riscontri risultano del tutto insoddisfacenti.

Per tali ragioni, è indispensabile che, nel prosieguo e da subito, ABI sia fattivamente disponibile ad entrare nel vivo della trattativa di rinnovo, accogliendo le argomentate e indifferibili istanze sindacali, sia per quanto riguarda le rivendicazioni di carattere economico e sia per le importanti richieste di carattere normativo, per un celere e positivo rinnovo del CCNL.

Si è poi affrontato il problema dei mutui e fringe benefit e del relativo ed irragionevole iniquo trattamento fiscale applicato alle lavoratrici e lavoratori bancari. ABI ha fatto presente che si sta cercando una soluzione a livello istituzionale e normativo. Le Organizzazioni Sindacali hanno chiesto una soluzione immediata per 2023 anche una soluzione strutturale per il futuro, e hanno rimarcato la necessità di risposte risolutive e urgenti da trovare sia a livello governativo sia di settore che coinvolga i singoli gruppi bancari.

Poiché le Organizzazioni Sindacali ritengono che, nelle more dell’intervento legislativo, sia indispensabile condividere subito una soluzione interna, di sistema, che raccolga le disponibilità di ABI e delle Banche, le Parti hanno poi sottoscritto una lettera congiunta inviata alla Presidente del Consiglio e al Governo al fine di risolvere questo ingiusto problema.

Roma, 12 ottobre 2023

 

Le Segreterie Nazionali
FABI – FIRST CISL – FISAC – UILCA – UNISIN


Leggi

La lettera scritta al Governo da ABI e Sindacati




Susy Esposito: su contratto ABI ancora non ci siamo

“Serve Ccnl che dia risposte economiche e normative”


“Ancora non ci siamo, è stato un incontro evasivo e a tratti inconcludente. Appare evidente, almeno per ora, la mancanza di una visione strategica sul futuro del settore da parte di Abi. Non è pensabile condurre questa trattativa muovendosi nella logica di sola riduzione dei costi. Tutte le voci economiche rivendicate in piattaforma sono irrinunciabili, a partire dall’incremento tabellare delle retribuzioni”.

È il commento della segretaria generale della Fisac Cgil, Susy Esposito, sull’esito del nuovo confronto oggi in Abi sul rinnovo del contratto del credito.

“Misurarsi col cambiamento e col governo delle trasformazioni – prosegue – significa anche dare risposte al tema dello sviluppo e della valorizzazione professionale, della riqualificazione e della formazione, del benessere lavorativo e dell’orario di lavoro. Noi abbiamo a cuore le lavoratrici e i lavoratori del settore e vogliamo che quest’ultimo abbia un futuro. Per queste ragioni il contratto nazionale deve continuare ad essere la carta costituzionale per il settore del credito, perché deve dare risposte sia in termini economici che normativi entro l’anno”, conclude Esposito.

 

Fonte: Askanews




Roseto: saluto romano e inno fascista contro chi rientrava dalla manifestazione Cgil

 “Saluti romani e inno fascista contro chi rientrava dalla manifestazione a sostegno della Costituzione”

A denunciarlo la Cgil; è successo alla stazione di Roseto nella notte di sabato 7 ottobre, intorno alle 23:45, al rientro dalla manifestazione di Roma a sostegno della Costituzione dal titolo “La Via Maestra”.

 

La nota della Cgil

 

Nel momento in cui gli ultimi partecipanti scendevano dal pullman e ritiravano le bandiere rosse della Cgil, Giuseppe Tiberio, componente l’Assemblea generale della Cgil e delegato della Fiom, da sempre impegnato nell’attività politico-sindacale nel territorio rosetano, insieme ad altre tre persone è stato raggiunto da un gruppo di circa 7-8 ragazzi, che con fare minaccioso hanno rivolto pesanti insulti, mentre facevano il saluto romano.

Tiberio e le altre tre persone hanno deciso di non rispondere alle provocazioni ed allontanarsi per raggiungere l’auto. Il gruppo così, non pago, ha intonato l’inno fascista.

E’ difficile derubricare l’accadimento come una banale “bravata” da parte della goliardia di alcuni ragazzi. Riteniamo invece che bisogna stigmatizzare l’accadimento come un episodio gravissimo, proprio perché sono i ragazzi ad averlo commesso.

Giovani che evidentemente non hanno ben compreso cosa sia stato il “fascismo” e non averlo compreso appieno mette in pericolo loro stessi.

Non denunceremo l’accaduto alle autorità perché riteniamo sia stata l’ignoranza e l’inconsapevolezza a muovere i ragazzi. Al contrario, invece, continueremo ad impegnarci, come abbiamo fatto lo scorso 7 ottobre a Roma, per diffondere e raccontare i valori imprescindibili su cui si basa la nostra Costituzione, per la quale tanti uomini e tante donne hanno perso la vita.

Continueremo a creare spazi di democrazia per aumentare la consapevolezza e ricordare che l’antifascismo è il perno su cui si basa la storia collettiva di questo Paese.

Fonte: Abruzzoweb




Landini: “Questa è la piazza di chi paga le tasse”

Landini: «Siamo la maggioranza nel Paese»


 

Landini conclude a Roma la Via Maestra: un cambiamento nel segno della Costituzione.

È un Maurizio Landini particolarmente emozionato quello che prende la parola per concludere la grande giornata di mobilitazione nella Capitale che la Cgil insieme a oltre 100 associazioni hanno voluto “intitolare” alla nostra Carta: “La Via Maestra, insieme per la Costituzione”.

Due le parole più ricorrenti nel discorso del segretario generale della Cgil: “pace” e “insieme”: “Siamo qui – ha detto – nelle nostre diversità, ma sono diversità che, anziché dividerci, ci uniscono ancora di più. Perché siamo noi che questo paese lo vogliamo tenere insieme”. E uniti però da una cosa importante: “Siamo quelli che lavorando tengono in vita questo Paese o quelli che, se sono in pensione, lo hanno fatto per 40 anni pagando i contributi e contribuendo mandarlo avanti questo Paese”.

Siamo quelli che “credono nella giustizia, e nella lotta allo sfruttamento dell’uomo sull’uomo”. Ed essere qui, in questa piazza, è per dire che “è il momento di uscire dalla rassegnazione, dall’idea che le cose non si possono cambiare”. E invece lo si può e deve fare (“non pensiamo di avere solo diritti – ha sottolineato – ma anche doveri”) nel segno della via maestra della Costituzione, “figlia della cultura cattolica, socialista, comunista e di giustizia e libertà che insieme hanno costruito la democrazia, sconfiggendo fascismo e nazismo”.

Quello che la Carta ci dice

E qui non poteva ovviamente mancare il ricordo dell’assalto fascista di due anni fa alla sede della Cgil, a cui seguì “la grande manifestazione del 16 ottobre, anche quella una grande risposta”.

Ma citare la Costituzione non può rimanere esercizio astratto. Perché, ha scandito Landini, “la nostra Carta parla di cose precise: del diritto al lavoro, alla salute, all’istruzione, a un salario dignitoso, a un fisco progressivo, all’autonoma della magistratura, alla libertà dell’informazione”.

Pace, non guerra

La Costituzione, ha aggiunto, “parla di pace e non di guerra”. E per la pace, ricorda, “abbiamo manifestato il 5 novembre scorso, per condannare l’invasione dell’Ucraina, ma per dire anche che bisognafare in modo che la guerra non torni a essere strumento di regolazione dei conflitti e per questo la politica, gli Stati devono muoversi”.

Perché sono le persone a subire i danni atroci della guerra, ha ricordato il leader della Cgil, dai 500 mila morti della guerra in Ucraina fino all’attacco di Hamas in Israele che “condanniamo duramente”.

Qui per cambiare la situazione

“La nostra oggi è una società che mette tutti in competizione, gli uni contro gli altri – ha detto il segretario -. Questo ha determinato un aumento delle diseguaglianze senza precedenti, concentrando la ricchezza in mano a pochi, mettendo i lavoratori l’uno contro l’altro, i precari gli uno contro gli altri, gli italiani contro gli stranieri”. Una società con troppe iniquità: “C’è chi si può curare e chi no, chi può studiare e chi no, chi lavora e chi no. Ecco allora cosa vogliamo fare con questa giornata: non siamo qui per protestare, ma per cambiare la situazione“.

Poi il passaggio sulla violenza sulle donne: “Non è un problema delle donne, è un problema della cultura di noi uomini: dobbiamo avere l’umiltà di capire ed essere disponibili a cambiare”. È anche “la cultura della guerra”, a suo avviso, che genera violenza nei rapporti tra le persone.

La lotta per la Costituzione è all’inizio

Con la Via Maestra “non finisce la lotta per l’applicazione della Costituzione, ma comincia. Inizia un’azione in ogni territorio, luogo per luogo, in cui il diritto al lavoro, alla casa, all’istruzione vengono praticati nel concreto. Dobbiamo tornare a costruire una comunità – ha detto Landini -. Ricordiamoci che la vera solidarietà non si fa tra uguali, si fa se qualcuno che sta meglio si batte per chi sta peggio. Noi vogliamo ricostruire la solidarietà sociale tra le persone”.

Il “vero nemico”, dunque, “non è lo straniero, non è quello accanto a me assunto a termine, ma è chi ci sfrutta: chi fa le politiche, chi deve cambiare le leggi e non lo fa. Anche questo governo, che dopo un anno va nella direzione di manomettere la Costituzione”.

Il governo aumenta le divisioni

Il leader della Cgil è tornato a criticare l’esecutivo. “Non c’è bisogno di aumentare le divisioni con l’autonomia differenziata – queste le sue parole -. Invece di cambiare il governo ha aumentato i voucher e liberalizzato i contratti a termine. Ha liberalizzato anche i subappalti, una ‘porcheria’ che non dobbiamo smettere di denunciare, perché nei luoghi di lavoro le imprese si sono riorganizzate con subappalti e finte cooperative. In questo modo le persone che fanno lo stesso lavoro non hanno più gli stessi diritti: questo ha determinato una competizione a ribasso con pezzi del mercato che sono in mano alla malavita. Combattiamo i subappalti”.

Aumentare i salari significa rinnovare i contratti. “Bisogna introdurre un salario minimo per legge, sotto il quale nessun lavoratore può essere pagato. Cinque o sei euro l’ora è una paga da fame, inaccettabile”. Poi sulla crisi climatica: “Non si può negare l’esistenza, come fa il governo, non si può rimandare il tempo delle scelte. I cittadini delle zone alluvionate non hanno ancora visto un euro dallo Stato”.

Avanti fino all’obiettivo

Sul nodo delle risorse, ha ribadito Landini, “bisogna andare a prendere i soldi dove sono. Non è vero che in Italia non ci sono, abbiamo 110 miliardi di evasione fiscale, bisogna prenderli lì, non si può continuare a vivere sui lavoratori dipendenti e pensionati che pagano il 95% dell’Irpef. Bisogna tassare le rendite finanziarie e immobiliari”.

In conclusione, citando Rodotà, Maurizio Landini ha ricordato le due idee di società diverse che sono in campo. Assicurando che quello di oggi è l’inizio di una grande mobilitazione: “Faremo una battaglia senza limiti, finché non avremo ottenuto il risultato: ci sono le condizioni per poterlo fare. Siamo noi che rappresentiamo la maggioranza di questo Paese. Non possiamo stare fermi, vogliamo batterci. Prendiamo un impegno: noi non ci fermeremo. Andremo avanti fino a quando non avremo raggiunto gli obiettivi“.

 

Fonte: Collettiva.it