Banche: continua la grande fuga dai nostri territori

Puntuale, come tutti gli anni, è arrivata la pubblicazione dei dati della Banca d’Italia relativi alla presenza degli sportelli bancari nei vari territori. E come tutti gli anni lo scenario che ne esce fuori è impietoso per quanto riguarda Abruzzo e Molise. Impietoso e in costante peggioramento.

Il dato che più di tutti dimostra l’abbandono dei nostri territori è quello relativo al numero di Comuni serviti da almeno uno sportello bancario.

NUMERO COMUNI CON ALMENO UNO SPORTELLO BANCARIO 
Tot. 2021 % su tot comuni Tot. 2022 % su tot comuni Differenza % diff.
ITALIA 4.902 62,0% 4.785 60,6% -117 -2,4%
ABRUZZO 132 43,3% 126 41,3% -6 -4,5%
Provincia
AQ 33 30,6% 31 28,7% -2 -6,1%
CH 42 40,4% 38 36,5 -4 -9,5%
PE 25 54,4% 25 54,4 = =
TE 32 68,1% 32 68,1 = =
 
MOLISE 28 20,6% 24 17,6% 4 -14,3%
Provincia  
CB 22 26,2% 18 21,4% 4 -18,2%
IS 6 11,5% 6 11,5% = =
 
dati Banca d’Italia

In Abruzzo in circa 6 comuni su 10 non si trova più una filiale di banca, con punta in Provincia dell’Aquila dove le banche sono assenti in oltre 7 comuni su 10.
Drammatici i numeri del Molise: non esistono banche in oltre 8 comuni su 10, arrivando al dato di Isernia che vede gli abitanti di quasi il 90% dei comuni costretti a spostarsi se vogliono effettuare operazioni bancarie in presenza.

Esaminando l’andamento del fenomeno si scopre che peggiora soprattutto dove era già allarmante: cioè nelle aree interne, in modo particolare nelle provincie di Chieti, L’Aquila e Campobasso. Resta stabile il dato di Isernia in quanto la presenza era comunque già ridotta all’osso.

La chiusura di sportelli nelle aree interne va a colpire soprattutto le fasce più fragili, meno pronte all’utilizzo della tecnologia, come anziani e stranieri, senza contare che in diversi comuni montani la connessione alla rete rappresenta un grosso problema.
Si può pertanto affermare che le scelte delle banche stanno contribuendo in modo concreto allo svuotamento delle aree più economicamente fragili dei nostri territori.

Vediamo nel dettaglio l’andamento delle chiusure di sportelli nelle nostra regioni, suddiviso per provincie.

NUMERO SPORTELLI BANCARI PER PROVINCIA
Totale 2021 Totale 2022 Differenza % diff. Var. a 5 anni
ITALIA 21.650 20.986 -664 -3,1% -23,3
ABRUZZO 444 429 -15 -3,4% -26,9
Provincia
AQ 98 93 -5 -5,1% -29,0%
CH 126 117 -9 -7,1% -27,3%
PE 107 105 -2 -1,9% -25,5%
TE 113 114 +1 +0,9% -26,0%
 
MOLISE 86 81 -5 -5,8% -31,9%
Provincia
CB 67 62 -5 -7,4% -33,3%
IS 19 19 = = -26,9%
dati Banca d’Italia

 

La tabella successiva riguarda l’andamento dell’occupazione nel settore bancario nei nostri territori.

NUMERO DIPENDENTI SETTORE BANCARIO PER PROVINCIA
Totale 2021 Totale 2022 Differenza % diff. Var. a 5 anni
ITALIA 269.779 264.132 -5.647 -2,1% -7,7
ABRUZZO 2.987 2.870 -117 -3,9% -22,1
Provincia
AQ 669 626 -43 -6,4% -19,4%
CH 808 763 -45 -5,6% -29,4%
PE 751 780 +29 3,7% -7,7%
TE 759 702 -57 -7,5% -28,8%
 
MOLISE 518 533 +15 +2,9% -16,2%%
Provincia
CB 412 446 +34 +8,3% -18,6%
IS 106 87 -19 -17,9% -33,1%
dati Banca d’Italia

Leggiamo insieme le due tabelle. La prima ci dice che la percentuale di filiali chiuse in Abruzzo negli ultimi 5 anni è di poco superiore alla media nazionale. La seconda invece rivela che il calo di dipendenti ha una percentuale tripla rispetto al dato nazionale. Come possiamo interpretare questi numeri?

Sono due le motivazioni di questo dato. La prima è il definitivo smantellamento di quello che resta delle vecchie Direzioni Generali delle storiche banche che avevano sede in Abruzzo. La seconda, e più rilevante, è legata al fatto che nel resto d’Italia si chiudono prevalentemente le piccole filiali, quasi sempre poste in centri meno popolosi. In Abruzzo gran parte delle filiali di piccole dimensioni sono state chiuse negli anni scorsi, quindi adesso le chiusure interessano filiali più importanti e con organico più numeroso. E questo rende il dato ancor più preoccupante, soprattutto considerando che l’andamento delle chiusure non accenna a diminuire: nei primi 3 mesi del 2023 (quindi successivamente ai dati che riportiamo) sono state chiuse già 12 filiali in Abruzzo.

In Molise è particolarmente rilevante il dato relativo alle chiusure di sportelli: la percentuale di chiusure ne fa la regione peggiore d’Italia nel quinquennio. Riguardo al calo degli addetti, la percentuale è comunque più che doppia rispetto alla media nazionale, seppur meno pesante rispetto all’Abruzzo.

 

L’ultima tabella che pubblichiamo riguarda l’andamento dei prestiti suddiviso per regioni:

AMMONTARE COMPLESSIVO PRESTITI (DATI IN MILIONI DI €)
Totale 2021 Totale 2022 Differenza % diff. Var. a 5 anni
ITALIA 1.764.668 1.770.873 +6.205 +0,35% -3,6%
ABRUZZO 21.038 21.316 +278 +1,30% -10,1%
 
MOLISE 3.307 3.429 +123 +3,59% -0,46%%
dati Ufficio Studi e Ricerche Fisac Cgil

Complessivamente si rivela un calo a 5 anni dell’ammontare complessivo degli affidamenti concessi, concentrato nel periodo 2019-20 a causa della pandemia, nonostante un recupero nello scorso anno.
In Molise il calo non è eclatante, ma questo dipende dall’ammontare ridotto degli affidamenti, che aveva pochi margini per calare ancora.
Il dato abruzzese fornisce invece la risposta concreta alle affermazioni delle banche, secondo le quali la concessione di credito non è in alcun modo legata alla presenza fisica sul territorio. I numeri dicono il contrario, e cioè che il calo percentuale degli affidamenti concessi in Abruzzo è triplo rispetto al dato nazionale. Andamento che coincide esattamente con il calo degli impiegati nel settore bancario in Abruzzo e che conferma quanto da noi più volte sostenuto: l’abbandono dei territori da parte delle banche contribuisce in modo pesante all’impoverimento delle zone interessate. Oltre ad escludere dai servizi una importante quota della popolazione, comporta anche difficoltà di accesso al credito per famiglie e piccole imprese. Un vuoto nel quale riesce facilmente ad inserirsi l’usura.

Le banche stanno contribuendo a creare un paese spaccato, in cui la differenza tra regioni ricche e povere si allarga a dismisura. Un dato basta a rappresentare questa differenza: al 31/12/22 oltre il 40% di tutte le filiali bancarie è compreso in tre sole regioni: Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Ed è una percentuale destinata a crescere.

Colpisce il fatto che la politica contini ad ignorare totalmente la questione, mostrandosi prontissima ad intervenire quando le banche vanno in affanno, immettendo soldi pubblici per salvarle, ma assai distratta quando si tratta di pretendere il rispetto della Costituzione in materia di tutela del risparmio e controllo del credito.

Ancor più grave l’indifferenza della politica locale. Come Fisac abbiamo più volte provato a sollevare il tema:

Nel convegno del 2022 è stata lanciata la proposta di istituire un Osservatorio Regionale sul Credito, che potesse quantomeno monitorare le chiusure degli sportelli e provare, contando su un congruo preavviso da parte degli Istituti bancari, a pianificare il possibile subentro di altri istituti nei comuni destinati ad essere abbandonati. Per quanto ci riguarda, porteremo avanti questa proposta in collaborazione con l’ANCI Abruzzo.

Purtroppo in queste occasioni abbiamo rilevato la difficoltà di coinvolgere i sindaci che, seppur invitati, sono stati spesso poco presenti, come se battersi per mantenere la presenza delle banche nei singoli Comuni fosse un’attività disdicevole. Salvo poi chiedere la mobilitazione quando i tagli riguardano direttamente i Centri che amministrano, scoprendo che a quel punto non c’è più nulla da fare.

 

Fisac/Cgil Abruzzo Molise




Banche. Report Fisac Cgil: utili alle stelle, stipendio Ceo come 86 lavoratori

Esposito: “2022 anno record, ora con rinnovo contratto redistribuire al lavoro”

Banchieri con stipendi alle stelle, pari in media a 86 volte la retribuzione di un addetto del settore. Azionisti lautamente remunerati per oltre 10,5 miliardi, in ragione dell’impennata della redditività registrata nel passato biennio. Continua e inesorabile desertificazione sul fronte lavoro con la contrazione di filiali (-3,6%) e dipendenti bancari (-4,3%). È in sintesi quanto emerge da un report dell’Ufficio studi della Fisac Cgil Nazionale sui risultati di bilancio 2022 dei primi 7 gruppi bancari nazionali che porta la segretaria generale della categoria, Susy Esposito, a sostenere: “Lo scorso è stato un anno record, per utili, dividendi e stipendi dei manager. Ora tocca al lavoro: serve, col rinnovo del contratto, una forte operazione di redistribuzione a favore di lavoratrici e lavoratori. Tanto più in presenza di un progressivo rialzo dei tassi Bce che sta generando nuovi guadagni per gli istituti di credito”.

Utili e dividendi record – Un rapporto, quello dell’Ufficio studi Fisac Cgil, frutto di elaborazioni condotte sui dati di bilancio dei primi 7 gruppi bancari italiani, che sottolinea come l’utile netto di questi nel 2022 si attesta a 13,33 miliardi, in aumento del 60,5% rispetto al 2021. In questo quadro oltre 5,7 miliardi di euro verranno distribuiti agli azionisti, con un aumento pari a più di un miliardo di euro rispetto al 2021 (+23,2%).

Considerando le operazioni di buyback, inoltre, dopo il cambio di politica della Bce post pandemia, la remunerazione totale per gli azionisti, sia diretta che indiretta, risulta essere pari ad oltre 10,5 miliardi di euro, in crescita di 3,333 miliardi (+46,2%) rispetto al 2021. “Risulta evidente – osserva Esposito – che la ricchezza prodotta ora va redistribuita alle lavoratrici e ai lavoratori, anche alla luce dei grandi sacrifici operati in pandemia. È giunto il momento di riconoscere loro i giusti meriti, a partire dalla rivendicazione di carattere salariale contenuta nella piattaforma che come Fisac Cgil, assieme alle altre organizzazioni sindacali, abbiamo approntato”.

Stipendi d’oro – Il report accende un faro anche sulle retribuzioni dei top manager, raffrontandole a quelle degli addetti del settore. La retribuzione media lorda annua dei primi 5 top manager delle banche italiane nel 2021 è stata pari a 3,8 milioni di euro, ovvero come 86 tra lavoratrici e lavoratori prendendo come riferimento il salario medio lordo annuo di un’area professionale che nel 2021 era pari a 44.475 euro.

Numeri che ci dicono che è ora di redistribuire – commenta la segretaria generale della Fisac Cgil -. I bancari chiedono con forza non soltanto un aumento salariale, capace di minimizzare l’impatto dell’inflazione sui salari reali nell’ultimo biennio, ma anche di vedersi riconosciuta la giusta quota dello straordinario aumento di redditività e produttività del settore, attraverso l’incremento degli scatti d’anzianità per più giovani e i futuri bancari, una riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, una maggiore attenzione alla conciliazione vita-lavoro”.

Dipendenti e Filiali in calo – Considerando gli effetti dell’acquisizione di Carige da parte di Bper, risulta essere molto marcata la flessione di dipendenti e sportelli. In un anno il campione dei 7 gruppi ha ridotto il numero dei dipendenti per una cifra pari a 7.909 unità (-4,3%), così anche gli sportelli si sono ridotti del 3,6% rispetto al 2021 (-427 unità). In sostanza, l’equivalente di due banche delle dimensioni della ex Carige (che vantava 3.200 dipendenti) e di una per sportelli (Carige ne aveva 382) sono letteralmente scomparse in un solo anno. “L’altro lato della medaglia è la continua contrazione di dipendenti e filiali – rileva Esposito -. Insieme al rinnovo del contratto Abi, e al giusto riconoscimento che le lavoratrici e i lavoratori meritano, servirà invertire questa tendenza per dare al paese e ai suoi territori una presenza fatta di lavoratrici e di lavoratori bancari funzionale alla crescita di tutto il sistema”, conclude.

In allegato il report dell’Ufficio studi Fisac Cgil
Bilanci 2022, utili record per i grandi gruppi bancari




La ‘ndrangheta: “Col Pos abbiamo perso 1 milione di euro”

Ecco a chi giova l’innalzamento del tetto al contante


Al centrodestra di governo ossessionato dalla voglia di innalzare sino al cielo il tetto al contante, nella convinzione che questo non favorisca il crimine, andrebbero fatte leggere le intercettazioni dell’inchiesta “Eureka” di Reggio Calabria. Sono state diffuse l’altroieri con le ordinanze che hanno mandato in galera il gotha della ’ndrangheta specializzata nel narcotraffico internazionale.

Si ascoltano gli uomini del clan che contavano i soldi da dividersi, il “nero” realizzato nel ristorante di Ponte Milvio a Roma e nei cinque ristoranti in Portogallo, e si lamentano perché l’obbligo del pos aveva arrecato danni notevoli: “C’abbiamo perso un milione di euro”.

Scrive il gip: “I due si lamentano dei pagamenti effettuati tramite pos, circostanza che limita notevolmente il margine di manovra per distrarre somme dagli incassi della società”. È il 22 novembre 2021 quando Francesco Giorgi e Francesco Nirta “offrono ulteriori elementi in ordine alle divisioni mensili tra i soci del contante proveniente sia dal circuito dei ristoranti portoghesi, sia dalla gestione del ristorante romano; i due ripercorrono le spartizioni dei mesi precedenti, fino a giungere a quella più recente del mese di ottobre, mensilità durante la quale i quattro membri del gruppo hanno percepito una quota pro capite pari a 16.135 euro”.

Andrebbe ringraziato il pos, per aver contribuito a ridurre i proventi di una delle mafie più potenti del mondo. Un apparecchio che invece appare come un orribile nemico agli occhi di una parte della nostra classe dirigente, quella che al momento sta al governo, perché strozzerebbe di commissioni i piccoli commercianti a favore delle banche.
Prendiamo un Matteo Salvini di pochi mesi fa. Il 27 ottobre scorso il ministro delle Infrastrutture dichiara, sicuro: “Non c’entra nulla il pagamento in contanti con l’evasione fiscale o il riciclaggio tanto che, amici di sinistra un po’ distratti, ci sono nell’attuale Unione europea Austria, Cipro Estonia, Finlandia, Germania, la virtuosa Germania, l’Ungheria, la pericolosa Ungheria, Islanda, Irlanda Lussemburgo, Olanda, Polonia e il Regno Unito da fuori, che non hanno nessun limite di spesa in denaro contante”.
Sarà anche vero, ma la riflessione andrebbe tarata con l’assenza, in quei Paesi, di criminalità organizzate penetranti come la nostra. Del resto, Meloni & C. ne avevano fatto un punto di principio. Avevano anche provato a inserire in Finanziaria una norma per consentire agli esercenti di rifiutare il pos per pagamenti al di sotto dei 60 euro. Le pressioni dell’Ue hanno scongiurato la cosa. Ma l’innalzamento del tetto al contante da 2.000 a 5.000 euro con il nuovo anno è diventato legge dello Stato.
Una legge che Meloni aveva apparecchiato così a ottobre: “Non c’è nessun nesso tra i limiti all’utilizzo del contante e l’evasione fiscale, per questo il governo innalzerà il tetto attuale dei 2.000 euro che oltretutto penalizza i più poveri”. Citando, a sostegno della tesi, le parole di un ex ministro Pd dell’Economia: “Ci sono Paesi in cui il limite non c’è e l’evasione è bassissima, sono parole di Piercarlo Padoan ministro dei governi Renzi e Gentiloni”. Il giorno prima che parlasse Salvini.

 

Articolo di Vincenzo Iurillo sul Fatto Quotidiano del 5 maggio 2023




Piattaforma CCNL ABI: a breve le assemblee

E’ stata presentata a Roma la Piattaforma per il rinnovo del CCNL del Credito, redatta e approvata dai competenti organismi delle organizzazioni sindacali del settore, che dovrà essere sottoposta al vaglio finale delle lavoratrici e dei lavoratori. Dall’8 maggio al 30 giugno assemblee in tutta Italia.


 

“Sì è parlato di una piattaforma ricca, di una piattaforma ambiziosa. Noi pensiamo che sia un vero e proprio atto politico. Crediamo che in questa fase così complicata, di forte trasformazione del settore, il sindacato debba mettere in campo azioni politiche forti e non può avere un atteggiamento notarile”. Così la segretaria generale della Fisac Cgil, Susy Esposito, nel corso delle conclusioni, a lei affidate, dell’Attivo unitario per presentare la Piattaforma per il rinnovo del Ccnl del credito, promosso da Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin, in vista del confronto prossimo con Abi.

Un atto politico, ha aggiunto la dirigente sindacale, che si cala in un settore dove “la produttività in questo momento è maggiore dell’inflazione e, soprattutto, dove la redditività del sistema è salita al 39% rispetto all’anno precedente, con utili complessivi pari a 14,2 miliardi, di cui 12,2 già distribuiti tra dividendi e buy back”. Piattaforma che adesso sarà sottoposta al vaglio delle lavoratrici e dei lavoratori del settore: “Le assemblee inizieranno l’8 maggio e termineranno il 30 giugno – ha fatto sapere Esposito -. Dovranno essere capillari perché la piattaforma non si negozia solo a Roma ma serve la partecipazione e il sostegno delle lavoratrici e dei lavoratori. La strada è in salita, dalle banche arrivano le prime lamentele circa prospettive non rosee per il settore. Ma c’è la volontà nostra, insieme alle lavoratrici e ai lavoratori, di gettare il cuore oltre l’ostacolo”.

Esposito ha poi elencato in sintesi i punti cardine della piattaforma: dall’inclusività al tema dell’occupazione, dall’organizzazione del lavoro alla digitalizzazione, dal tema salute e sicurezza a quello della formazione, fino alle questioni di genere. Per arrivare poi alla parte economica: “Ovvero – ha osservato la segretaria generale della Fisac Cgil – l’elemento di riconoscimento del lavoro, la condizione materiale delle lavoratrici e dei lavoratori. Su questo punto è stata costruita una richiesta di 435 euro lordi mensili per la figura media, insieme all’ampliamento degli scatti di anzianità e delle indennità, che va di pari passo con la richiesta di riduzione dell’orario di lavoro in ragione di una produttività molto alta del settore”. Per poi concludere: “Le richiesta in piattaforma sono un atto politico, non un albero di natale. Vogliamo sederci al tavolo, gestire le trasformazioni e rinnovare il settore, a partire dal ruolo delle lavoratrici e dei lavoratori”, ha concluso Esposito.

 

Ufficio Stampa Fisac Cgil Nazionale

Scarica il testo della piattaforma in PDF e versione digitale




Per una nuova stagione dei diritti e del lavoro: assemblea online 8/5/2023

La Fisac/Cgil Abruzzo Molise convoca un’assemblea riservata a tutti i suoi iscritti che si svolgerà in modalità remota il prossimo 8/5/2023 dalle ore 17.15 alle ore 18.15 per spiegare le ragioni della mobilitazione unitaria avviata nello scorso mese di aprile e promuovere la partecipazione alla manifestazioni interregionali.

Per partecipare all’assemblea è sufficiente cliccare sul link https://meet.goto.com/836666373

Se richiesto, bisogna preventivamente scaricare la app GOTO MEETING al link https://meet.goto.com/install

Per quanto riguarda le regioni Abruzzo e Molise, la manifestazione di riferimento è quella che si svolgerà a Napoli il 20 maggio. Saranno organizzati autobus per i partecipanti con partenza da tutte le province.

Di seguito riportiamo l’illustrazione sintetica delle richieste che stiamo portando avanti unitamente a CISL e UIL


 

CGIL, CISL e UIL hanno deciso di avviare nei mesi di aprile e maggio una fase di mobilitazione unitaria con la realizzazione di una generalizzata campagna di assemblee nei luoghi di lavoro e nei territori e con la convocazione di tre manifestazioni interregionali (Nord, Centro, Sud) che si svolgeranno a Bologna (6 maggio), Milano (13 maggio) e Napoli (20 maggio).

La mobilitazione intende sostenere le richieste unitarie avanzate da CGIL, CISL e UIL e dalle Categorie nei confronti del Governo e del Sistema delle Imprese al fine di ottenere un cambiamento delle politiche industriali, economiche, sociali e occupazionali, e concreti risultati in materia di:

  • Tutela dei redditi dall’inflazione ed aumento del valore reale delle pensioni e dei salari, rinnovo dei contratti nazionali dei settori pubblici e privati;
  • Riforma del fisco, con una forte riduzione del carico su lavoro e pensioni, maggiore tassazione degli extraprofitti e delle rendite finanziarie;
  • Potenziamento occupazionale e incremento dei finanziamenti al sistema sociosanitario pubblico per garantire il diritto universale alla salute e al sistema di istruzione e formazione, maggiore sostegno alla non autosufficienza;
  • Un mercato del lavoro inclusivo per dire no alla precarietà, orientato e garantito da investimenti, da un sistema di formazione permanente, da politiche attive, e da ammortizzatori sociali funzionali alla transizione;
  • Basta morti e infortuni sul lavoro, contrasto alle malattie professionali. Occorre ridare valore al lavoro, eliminare i subappalti a cascata e incontrollati, e portare avanti una lotta senza quartiere alle mafie e al caporalato;
  • Riforma del sistema previdenziale;
  • Politiche industriali e d’investimento condivise con il mondo del lavoro per negoziare una transizione ambientale sostenibile, sociale e digitale, realizzando un nuovo modello di sviluppo con particolare attenzione al Mezzogiorno e puntando alla piena occupazione.

CGIL, CISL E UIL INVITANO PERTANTO LE LAVORATRICI, I LAVORATORI, LE PENSIONATE, I PENSIONATI, I GIOVANI, E TUTTI I CITTADINI ALLE ASSEMBLEE NEI LUOGHI DI LAVORO E NEI TERRITORI E A PARTECIPARE ALLE TRE MANIFESTAZIONI CHE SI SVOLGERANNO BOLOGNA (6 MAGGIO), MILANO (13 MAGGIO) E NAPOLI (20 MAGGIO)

→ Scarica il documento unitario




AdER: il Governo è sordo

Il Governo è sordo.

 

Si è tenuto questa mattina il presidio organizzato dai Sindacati di Agenzia delle entrate-Riscossione davanti alla sede del Ministero dell’Economia e delle Finanze, a fronte della mancata risposta alla richiesta di incontro per affrontare le problematiche relative alla cessione del ramo d’azienda ICT a Sogei. Nonostante la grande partecipazione al presidio, il Ministro ha deciso di non ricevere le Organizzazioni Sindacali per ascoltare le ragioni dei lavoratori, assumendosi così la grave responsabilità di inasprire la vertenza.

Tale comportamento è inaccettabile!

Visto il deprecabile atteggiamento del Governo ci rivolgeremo anche al Parlamento per dare voce ai diritti dei lavoratori inascoltati e messi in grave pericolo dalle norme contenute nella Legge di bilancio. La mobilitazione proseguirà con altri presidi presso varie sedi istituzionali, con la partecipazione della categoria alle manifestazioni unitarie indette nelle giornate del 6 maggio a Bologna, 13 maggio a Milano e 20 maggio a Napoli e, successivamente, con la convocazione di assemblee unitarie in tutte le sedi di lavoro.

Non ci fermeremo e metteremo in campo tutti gli strumenti a disposizione arrivando, se sarà necessario, allo sciopero dei lavoratori.

Devono essere trovate le giuste soluzioni a questa gravissima situazione.

 

Roma, 3 maggio 2023

 

Le Segreterie Nazionali
FABI FIRST CISL FISAC CGIL UILCA UNISIN

 

Leggi anche https://fisacabruzzomolise.com/wp-admin/post.php?post=53927&action=edit




Eletta la nuova segreteria Cgil Abruzzo Molise

Dopo la rielezione del segretario generale della Cgil Abruzzo Molise, Carmine Ranieri, avvenuta lo scorso 3 febbraio in occasione dell’assemblea generale del sindacato, venerdì 28 aprile il percorso di costituzione degli organismi dirigenti dell’organizzazione sindacale si è concluso con l’elezione della nuova segreteria.

Oltre a Ranieri, sono stati eletti Alessandra Tersigni, Federica Benedetti, Franco Rolandi e Franco Spina. La nuova segreteria è stata votata a larga maggioranza: 86 i favorevoli, cinque i contrari e tre gli astenuti. Se per Spina si tratta di una conferma, per Tersigni, Benedetti e Rolandi è il primo incarico nella segreteria della Cgil Abruzzo Molise.

Alessandra Tersigni, proveniente dal mondo delle cooperative sociali in qualità di assistente sociale, ha iniziato il percorso sindacale nella segreteria della Funzione pubblica della Cgil Pescara; ha costituito il Nidil Cgil del capoluogo adriatico di cui è stata segretaria generale per otto anni. E’ stata inoltre nella segreteria provinciale della Camera del Lavoro di Pescara per dodici anni. Nel 2017, poi, è stata eletta segretaria generale della Fiom Cgil Pescara. E’ da sempre impegnata nella lotta alla precarietà e nell’implementazione delle pari opportunità.

Federica Benedetti è stata componente della segreteria confederale della Camera del Lavoro dell’Aquila per otto anni con delega alle partecipate, alle politiche di genere e alla ricostruzione. Componente di segreteria della Fp Cgil provinciale per quattro anni, è stata impegnata in prima linea sulle vertenze dei precari della ricostruzione, dei Centri per l’impiego, degli uffici giudiziari. E’ stata nella Rsu della Giunta regionale e componente del coordinamento nazionale Fp Cgil Centri per l’Impiego.

Franco Rolandi, dipendente della Tua Spa, nella sua lunga militanza nella Cgil, sindacato a cui è iscritto dal 1987, ha ricoperto diversi ruoli, da delegato aziendale a segretario della Filt Cgil Pescara, che ha guidato dal 2008 al 2016, prima di essere eletto nella Filt Cgil Abruzzo. Dapprima ne è stato segretario organizzativo e poi segretario generale, ruolo che ha ricoperto per dieci anni, gli ultimi quattro dei quali anche alla guida della categoria molisana. E’ stato anche componente dell’assemblea nazionale della Filt Cgil, nonché componente degli organismi direttivi confederali della Cgil regionale, della Cgil Pescara e della Cgil del Molise.

Franco Spina ha ricoperto incarichi nel patronato Inca del Molise e nella Filcams Molise. E’ stato segretario organizzativo della Cgil Molise e nell’ultimo quadriennio segretario di organizzazione della Cgil Abruzzo Molise. Nell’augurare buon lavoro ai componenti della segreteria, il segretario generale del sindacato, Carmine Ranieri, ribadisce come “in un contesto difficile come quello chpo la e stiamo vivendo, è più che mai necessario mettere al centro il lavoro, la pace, la giustizia sociale, la solidarietà umana. E’ questo l’impegno ed il programma politico della Cgil Abruzzo Molise per i prossimi quattro anni”, conclude Ranieri, ribadendo quanto già annunciato dopo la rielezione.

 

Fonte: newsdellavalle.con




Fringe Benefit e mutui, Sindacati ed Abi scrivono a Meloni

Illustre Presidente, Illustri Ministri,

 

desideriamo portare alla Vostra attenzione la gravosa situazione che si sta verificando in capo alle lavoratrici/lavoratori in tema di tassazione dei prestiti erogati ai dipendenti a seguito degli innalzamenti del tasso ufficiale di riferimento (TUR) registrati negli ultimi mesi.

Molte lavoratrici/lavoratori che hanno in corso finanziamenti erogati dai datori di lavoro negli anni passati a tassi coerenti con il livello del tasso di riferimento vigente al momento della stipula (tassi estremamente ridotti) stanno oggi subendo un iniquo prelievo fiscale a seguito degli effetti che gli incrementi del TUR producono sull’applicazione dell’art. 51, comma 4, lett. b) del Tuir in tema di fringe benefit.
Ai fini della concorrenza al reddito di lavoro dipendente imponibile, la attuale disciplina contenuta nell’articolo in commento prevede che “in caso di concessione di prestiti si assume il 50% della differenza tra l’importo degli interessi calcolato al tasso ufficiale di sconto vigente al termine di ciascun anno e l’importo degli interessi calcolato al tasso applicato sugli stessi”.

Ciò premesso, non si può fare a meno di considerare che le disposizioni del comma 4, dell’art. 51, nascono dall’esigenza di semplificare la quantificazione di alcuni dei benefit più diffusi (autoveicoli, prestiti, fabbricati), ma certamente non possono prescindere dalla preliminare valutazione che gli stessi comunque devono riguardare vantaggi assegnati “in relazione al rapporto di lavoro”.

L’attuale riferimento al confronto con il TUS (ora TUR) a fine anno è il risultato di una modifica, che dovrebbe avere natura agevolativa, introdotta in un periodo storico di tassi decrescenti, con mutui prevalentemente stipulati a tasso variabile. Era, quindi, un sistema a favore del dipendente. Il meccanismo vigente, invece, in una situazione di tassi crescenti si traduce in uno svantaggio.

In particolare, con riguardo ai finanziamenti a tasso fisso, in conseguenza del brusco e repentino rialzo dei tassi di riferimento registrato negli ultimi mesi, l’applicazione della norma in parola produce effetti del tutto impropri e distorsivi, comportando una tassazione di valori derivanti da fattori totalmente esogeni rispetto al momento della stipula del contratto – l’incremento del tasso unico di riferimento (TUR) – e che non rappresentano in alcun modo un effettivo benefit per il dipendente.

Questo perché la sua applicazione porta a qualificare come tale ai fini fiscali anche situazioni di totale assenza di un effettivo beneficio a favore dei dipendenti, considerato che le condizioni sui prestiti concessi a questi ultimi coincidono sostanzialmente, all’atto della stipula del contratto, con quelle offerte alla clientela.
La norma nell’attuale formulazione risulta priva dei requisiti di equità e ragionevolezza e incoerente con il generale principio di capacità contributiva, operando in assenza del relativo presupposto impositivo che ne costituisce la ratio (vantaggio assegnato in relazione ad un rapporto di lavoro).

In tale contesto, la disciplina vigente genera anche effetti di disparità di trattamento tra chi abbia contratto un mutuo con il proprio datore di lavoro (in capo a cui si genera un fringe benefit) e chi lo abbia fatto alle medesime condizioni, ma con una controparte diversa (in capo a cui non si genera materia imponibile).

Alla luce delle considerazioni esposte, chiediamo che da parte Vostra venga adottata quanto prima una soluzione che corregga l’iniqua situazione illustrata che si sta producendo in capo alle lavoratrici/lavoratori in termini di tassazione del reddito di lavoro dipendente ed eviti di determinare un incremento di prelievo fiscale in assenza di un corrispondente incremento della capacità contributiva, ristabilendo così l’equità fiscale.

Nel ringraziare per l’attenzione e nel restare a disposizione per ogni opportuno approfondimento, inviamo i migliori saluti.

 

I Segretari Generali

 

Lettera ABI-OSL finanziamenti fringe e benefit 27.04.23




Sentenze per le azioni ex Tercas: rimborsati già quattro milioni

La Federconsumatori annuncia: “Ora confidiamo nei giudici della Corte d’Appello e di Cassazione”. Accolti i ricorsi di 150 risparmiatori, c’è tempo fino al giugno 2024 per andare in tribunale


Altre due recenti sentenze del tribunale di Teramo a favore dei risparmiatori per le azioni ex Tercas: dieci già le pronunce favorevoli per 150 risparmiatori che hanno permesso il rimborso di 3/4 milioni di euro nella provincia teramana su circa 10/12 contestati. C’è  ottimismo per il fatto che le sentenze di primo grado vengano confermate in appello e Cassazione e c’è tempo fino a giugno 2024 per proporre azioni legali.
Ancora vento favorevole, dunque, per i risparmiatori ex Tercas, oggi Banca Popolare di Bari. 

In una conferenza stampa che si è svolta ieri nella sede della Cgil, la Federconsumatori (che si è costituita parte civile per i circa 400 risparmiatori che nel luglio del 2014 si videro azzerare il valore delle proprie azioni) ha annunciato un’altra vittoria processuale con le ultime due sentenze emesse ad aprile dai giudici civili Erika Capanna Piscè e Carla Fazzini.

Tutti i fatti oggetto delle sentenze risalgono al 2006, prima del commissariamento del 2012 e prima dell’ingresso di Banca Popolare di Bari. L’obbligo di informare in modo puntuale e specifico l’investitore, la segnalazione di inadeguatezza con motivi e ragioni specifiche degli investimenti, l’aver consegnato un modello prestampato per assolvere agli obblighi d’informazione sono ancora una volta i fatti contestati alla ex Banca Tercas, oggi Popolare di Bari, che è stata condannata a risarcire i 25 risparmiatori di tutte le somme impiegate per l’acquisto dei titoli con l’aumento del 25% a titolo di rivalutazione.

Una pronuncia, quella recente, che si aggiunge alle altre emesse a favore degli assistiti della Federconsumatori che st portando avanti una class action in raggruppamenti. Le sentenze sono tutte di primo grado con esecuzione provvisoria e sono state impugnate dalla Popolare di Bari: una è stata confermata in appello ed è arrivata alla Corte di Cassazione, mentre le altre nove attendono la pronuncia del secondo grado di giudizio per approdare, poi, alla Suprema Corte.

Il tribunale ha ritenuto la natura contrattuale delle responsabilità addebitabile alla Banca con conseguente prescrizione decennale”, ha spiegato l’avvocato Massimo Cerniglia, “quindi altri risparmiatori hanno tempo per ricorrere entro il giugno 2024. Abbiamo fatto delle piccole class action raggruppando i risparmiatori che avevano i requisiti simili per evitare di intasare ì tribunali. Tuttavia siamo ottimisti perché le dieci sentenze del tribunale di Teramo consolidano l’orientamento della Cassazione.
L’altro legale incaricato Renzo Di Sabatini ha aggiunto: “È una soddisfazione doppia, non solo come professionista, ma come cittadino di questa provincia perché i risparmi tornano sul territorio. Ribadisco la fiducia nella conferma perché il tribunale di Teramo ha seguito l’ordinamento della Corte in materia.

Un lavoro certosino quello di Federconsumatori che è partito con il compianto presidente Ernino D’Agostino, che è stato ricordato ed elogiato ieri mattina, ed è proseguito negli anni.
I risparmiatori interessati alla vicenda sono circa 20, 30% in più di quelli che hanno partecipato alla class action”, hanno chiarito Francesco Trivelli della Federconsumatori regionale  e Dante Di Carlo di quella provinciale, “Ma con i nostri avvocati abbiamo esaminato ogni singolo caso e scoraggiato chi non aveva gli elementi che in giudizio sostenessero la ragionevolezza della richiesta. Al contrario abbiamo incoraggiato gli azionisti che avevano i requisiti adatti”.

 

Fonte: Il Centro




Riscossione: Sindacati, cessione Ict a Sogei, domani presidio al Mef

Da Giorgetti grave silenzio, appuntamento a Roma in via Settembre dalle ore 10


COMUNICATO STAMPA

 

Presidio domani (mercoledì 3 maggio) a Roma davanti alla sede del Ministero dell’Economia e delle Finanze, a partire dalle ore 10, per protestare contro il “grave silenzio” da parte del titolare del dicastero di via XX Settembre, Giancarlo Giorgetti, alla richiesta di incontro urgente sul trasferimento delle attività informatiche Ict di Agenzia delle Entrate – Riscossione a Sogei Spa, la società pubblica di informatica del Tesoro. A promuoverlo sono le segreterie nazionali del settore della riscossione dei tributi di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin.

La legge di Bilancio 2023, scrivono le organizzazioni sindacali in un comunicato, “ha previsto il trasferimento delle attività informatiche Ict di Agenzia delle Entrate–Riscossione a Sogei Spa, attraverso la cessione del ramo di azienda, prevedendo inoltre che le modalità applicative siano individuate con Decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze. Le Segreterie Nazionali del Settore della Riscossione, al fine di garantire i diritti economici, giuridici e previdenziali delle lavoratrici e dei lavoratori che saranno coinvolti dalla cessione, hanno inviato all’inizio del mese di marzo formale richiesta di incontro urgente al Ministro Giancarlo Giorgetti, richiesta che ad oggi non ha avuto alcun riscontro”.

“A fronte di questo grave silenzio”, Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin hanno organizzato un presidio che si terrà a Roma domani dalle ore 10 alle ore 13 davanti alla sede del Ministero dell’Economia e delle Finanze, “con l’obiettivo di ottenere l’apertura di un dialogo che possa sanare i contenuti fortemente penalizzanti della legge di Bilancio. Questa è la prima di una serie di iniziative di protesta che verranno messe in campo qualora non arrivino chiari segnali della volontà politica di riconoscere le legittime aspettative delle lavoratrici e lavoratori”, concludono.

 

Ufficio Stampa Fisac Cgil Nazionale