Incendio nel centro di Pescara: danneggiata una filiale Banca Intesa

Pescara: paura in centro, fiamme alte fino a 10 metri in via Roma (Foto e Video)


Erano da poco passate le 8 di questa mattina quando, dai cassonetti dell’immondizia a ridosso dell’Istituto Banca Intesa San Paolo in via Roma angolo via Fiume a Pescara, sono sprigionate le fiamme alte decine di metri. Subito dopo si è levata anche un’intensa colonna di fumo nera che ha annerito la facciata dell’istituto di credito. La banca è stata chiusa per motivi di sicurezza. Danneggiato seriamente uno dei locali adiacente all’isola ecologica. Danni ingenti anche ai locali situati al primo piano. Sul posto sono prontamente intervenuti i Vigili del Fuoco e gli agenti della Questura di Pescara e della Polizia Locale. L’intera area è stata transennata per consentire le operazioni di spegnimento. Non si esclude nessuna ipotesi sull’origine del rogo neanche quella legata agli anarchici, anche se sul posto non sono stati trovati messaggi di rivendicazione. Stanno indagando Squadra Mobile, Volanti ed anche la Digos, anche quest’ultima, con un proprio dirigente, sul posto per volontà del Questore per valutare eventuali matrici anarchiche, vista la protesta che sta divampando in Italia per la vicenda Cospito. In mattinata agenti della Squadra Mobile anche presso la cittadella della sicurezza in Viale Circuito per visionare le immagini delle telecamere di video sorveglianza poste su Corso Vittorio Emanuele.

Grande spavento tra i residenti ed i tanti cittadini che si recano in centro per raggiungere il posto di lavoro. Spaventati anche i tanti studenti  che  ogni mattina transitano lungo le vie del centro a ridosso di Corso Vittorio Emanuele per raggiungere la scuola media “Pascoli” a poche decine di metri di distanza. In via precauzionale sono state fatte evacuare decine di famiglie. Le attività di messa in sicurezza dell’area interessata sono state immediatamente effettuate, gli agenti della Polizia Locale, e delle Forze dell’Ordine hanno tutelato l’incolumità dei passanti. La situazione sta tornando alla normalità, sono state avviate le procedure per verificare le cause dell’incendio. Infine l’Arta Abruzzo conferma che i dati della centralina fissa presente nella zona dell’incendio escludono sostanze inquinanti.

 

 

 

 

Fonte: Rete8




Conviene versare il TFR sul Fondo Pensione?


A partire da quest’anno sarà possibile, per tutti gli iscritti ai Fondi Pensione presenti in Bper, modificare la percentuale di conferimento del TFR nella previdenza complementare, scegliendo di destinare al Fondo Pensione una quota del 25%, del 50%, del 75% o del 100%. E’ possibile anche lasciare che l’intero TFR resti in azienda, senza alcun conferimento al fondo.
Questa importante novità è dovuta all’accordo di armonizzazione firmato in Bper il 28 dicembre 2021.

Per quanto riguarda gli aspetti operativi, rimandiamo alla circolare n. 17 pubblicata lo scorso 11 gennaio, ricordando che eventuali rettifiche vanno inserite entro il 10/2/2023. A noi preme invece fornire qualche indicazione per aiutarvi ad effettuare una scelta che può rivelarsi complicata, visti i diversi aspetti tecnici da conoscere.

COS’E’ IL TFR?

Il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) è la somma che viene corrisposta dal datore di lavoro al lavoratore alla fine del rapporto di lavoro dipendente (pensione o dimissioni).
A QUANTO AMMONTA IL TFR?
Il datore di lavoro accantona ogni anno una mensilità di stipendio, pari al 6,91% della retribuzione lorda.
A titolo di esempio, per un neoassunto con uno stipendio annuo lordo di circa 28.000 € l’accantonamento TFR annuo è di poco meno di 2.000 €.
QUANTO RENDE IL TFR?
Il rendimento previsto dalla legge è pari all’1,50% fisso annuo più il 75% dell’inflazione.
(Esempio: tasso inflazione 2%; 75% di 2 = 1,50; 1,50 + 1,5 fisso = 3% tasso TFR).
QUANTO SI PRENDE ALLA FINE DEL RAPPORTO DI LAVORO?
Quando finisce l’attività lavorativa il lavoratore incassa l’accantonamento di tutti gli anni con i relativi rendimenti.

COS’E’ IL FONDO PENSIONE?

Un fondo pensione complementare è una forma di risparmio programmato che viene accantonato con lo scopo di garantire prestazioni pensionistiche aggiuntive rispetto a quelle erogate dall’INPS.

IL FINANZIAMENTO
Il versamento dei contributi ad un fondo pensione complementare per i lavoratori dipendenti è articolato su tre quote:

  • Contributo del datore di lavoro
    Nei vari accordi sottoscritti con Bper nel corso degli anni si è ottenuto che il contributo aumentasse nel tempo. Attualmente è previsto un minimo del 3,90% della retribuzione assunta a base del calcolo del TFR, ma con le seguenti specificità:

    • 4,60% per i primi 4 anni dall’assunzione per i colleghi di età inferiore a 35 anni e con RAL inferiore o pari a 38.000 € assunti dal 1/1/2022 al 1/7/2022;
    • 6% per i primi 7 anni dall’assunzione per i colleghi di età inferiore a 36 anni e con inquadramento fino alla 3^area 4° Livello inclusa, assunti a partire dal 2/7/2022;
  • Contributo del lavoratore La percentuale viene scelta dal lavoratore. In Bper può andare da un minimo dello 0,50% sino al 15%
  • Una quota del trattamento di fine rapporto (TFR) Fino al 31/12/2022 i lavoratori che hanno iniziato a lavorare successivamente al 28/4/1993 dovevano conferire l’intero T.F.R. maturando. Questo è stato  il principale motivo per cui alcuni colleghi avevano delle remore nell’aderire al Fondo Pensione.
    A partire dal 1/1/2023, grazie al citato accordo, questo vincolo è venuto meno.

 

CONFERIMENTO TFR AL FONDO PENSIONE: PERCHE’ SI

  • Per la tassazione più favorevole
    • Per i “nuovi iscritti” al fondo (cioè iscritti alla previdenza complementare dopo il 27/4/1993) le prestazioni finali saranno tassate con un’aliquota massima del 15%, che scende dello 0,30% per ogni anno superiore ai 15 di permanenza del fondo, fino al minimo del 9% (Es.: per un lavoratore che rimane al fondo per 32 anni la tassazione sarà così calcolata: 32-15= 17; 17×0,30%=5,1%; 15-5,1= 9,9%).
      Un lavoratore che resti iscritto al fondo per almeno 35 anni andrà quindi a pagare un’aliquota sulla quota capitale pari al 9%.
      Questa tassazione si applica per le somme accantonate dall’1/1/2007. Per il periodo antecedente l’aliquota è calcolata con modalità simili a quelle previste per il TFR.
      I vecchi iscritti (entro il 27/4/1993) possono invece scegliere se avere lo stesso trattamento appena descritto, o avvalersi della loro qualifica di vecchio iscritto (vedremo dopo cosa comporta)
    • Sul TFR vige un regime fiscale molto più penalizzante. Al momento della cessazione, al lavoratore viene applicata un’aliquota provvisoria del 23%. Successivamente l’Agenzia delle Entrate calcolerà l’aliquota definitiva, pari alla media delle aliquote pagate dal lavoratore negli ultimi 5 anni sul suo reddito da lavoro, inviando la richiesta di versamento a conguaglio. La tassazione effettiva sarà mediamente del 27-28% (più alta per i redditi più elevati).
      (N.B. la stessa modalità di tassazione vale per le somme accordate a titolo di contributo all’esodo. Per approfondire leggi qui)
  • Per una maggiore facilità nell’ottenere anticipazioni
    • Sul montante versato nel fondo, il lavoratore può chiedere fin da subito anticipazioni per motivi di salute per sostenere spese sanitarie (terapie e interventi straordinari riconosciuti dalle strutture pubbliche). Sulle somme accantonate a titolo di TFR bisogna aspettare 8 anni
    • Sul Fondo Pensione si possono richiedere anticipazioni per un massimo del 75% in caso di spese mediche e acquisto o ristrutturazione prima casa per sé o per i figli. Sul Tfr la quota massima richiedibile è del 70%.
      (Fa eccezione la richiesta di spese sanitarie per sé o per i familiari a carico, o per l’acquisto di veicoli per portatori di handicap per i quali il CIA Bper prevede che si possa arrivare anche al 100% del TFR maturato)
    • L’anticipazione del TFR può essere richiesta una sola volta nel corso dell’intero rapporto di lavoro. Tale limitazione non vale per per le anticipazioni del Fondo Pensione.
      (N.B. il CIA BPER eleva a due il numero di richieste possibili nell’arco della vita lavorativa, senza limitazioni per richieste legate a ristrutturazioni abitazione principale, spese mediche, acquisto veicoli per portatori di handicap)
    • Sul Fondo Pensione si possono richiedere anche anticipazioni senza causale, nel limite del 30% del montante maturato. Per il TFR questa possibilità non è prevista; tuttavia il CIA BPER ha ampliato la casistica delle possibili richieste di anticipazione sul TFR andando ad includere acquisto seconda casa e compensazione per periodi di aspettativa non retribuita. Inoltre la normativa che regola il TFR consente anticipazioni in caso di congedi parentali, assenze dovute a malattia del bambino, formazione.
  • Per il miglior trattamento fiscale sulle anticipazioni
    • Le anticipazioni sul TFR vengono tassate con le medesime modalità del montante finale: quindi tassazione separate con acconto del 23% e successivo conguaglio calcolato con l’aliquota media degli ultimi 5 anni.
    • Le anticipazioni sul Fondo Pensione vengono tassate in modo diverso a seconda della tipologia:
      • per acquisto o ristrutturazione prima casa e per anticipazioni senza causale si paga il 23%.
      • per il rimborso delle spese mediche valgono le stesse norme previste per le prestazioni finali dei “nuovi iscritti”, quindi un’aliquota massima del 15% che scende per anzianità superiori ai 15 anni.
        (per i vecchi iscritti bisogna distinguere se l’anticipazione è relativa a somme accantonate dopo il 2007 o prima di tale data. In questo caso la tassazione applicata sarà simile a quella prevista per il TFR)

CONFERIMENTO TFR AL FONDO PENSIONE: PERCHE’ NO

  • Per la disponibilità immediata delle somme accantonate
    Il TFR viene erogato al momento della cessazione del rapporto di lavoro, e corrisponde a quella che nel linguaggio comune si chiama “liquidazione”. Seppur a prezzo di una tassazione più penalizzante, questo è il principale vantaggio del mantenimento in azienda del azienda del TFR. E’ bene tener presente che, al momento in cui si accede al fondo o alla pensione, l’accredito degli emolumenti non avviene da subito, ma con un ritardo che può arrivare a due o tre mesi a causa degli adempimenti necessari all’INPS. Per questo è necessario, nell’effettuare la scelta, valutare l’opportunità di garantirsi una somma immediatamente disponibile al momento in cui si cessa il lavoro.
    Nel caso in cui il Tfr sia stato versato nel fondo pensione, seguirà le regole della previdenza complementare.

    • Le prestazioni previste all’atto della cessazione sono:
      a. rendita per vecchiaia, che si ottiene con almeno 5 anni di partecipazione al fondo e al compimento dell’età stabilita per la previdenza obbligatoria (attualmente 67 anni);
      b. rendita per anzianità, che si ottiene, alla cessazione dell’attività lavorativa, con almeno 15 anni di partecipazione al fondo.
      In entrambi i casi la rendita potrà essere, a scelta del lavoratore, vitalizia, vitalizia reversibile oppure certa e successivamente vitalizia.
      Al momento della cessazione il lavoratore può, in alternativa, optare per la liquidazione in unica soluzione per una quota massima pari al 50% del capitale maturato.
      I vecchi iscritti posso richiedere la liquidazione in unica soluzione dell’intero capitale. In questo caso, tuttavia, la tassazione applicata sarà quella prevista fino al 2006, quindi con regole analoghe a quelle previste per il TFR in azienda, quindi molto penalizzanti rispetto al fondo pensione.
    • In caso di cessazione anticipata del rapporto di lavoro il lavoratore ha diritto alla scelta, tra una delle seguenti opzioni:
      • riscattare la sua posizione pensionistica, ottenendo immediatamente il capitale maturato (versamenti più rivalutazioni):
        • al 50% in caso di inoccupazione tra i 12 e i 48 mesi,
        • al 100% in caso di inoccupazione superiore ai 48 mesi senza alcun limite sia anagrafico che di permanenza nel Fondo pensione (con una penalizzazione di carattere fiscale);
      • trasferire la sua posizione presso un altro Fondo pensione cui il lavoratore acceda in relazione alla nuova occupazione;
      • trasferire la sua posizione pensionistica presso un Fondo pensione “aperto”.
  • In caso di decesso del lavoratore la posizione individuale è riscattata dai beneficiari designati dal lavoratore o, in mancanza, dagli eredi.
  • E’ previsto il riscatto totale o parziale per cause diverse.
    Attenzione: per le aziende del Gruppo Bper, e in generale tutte quelle nelle quali esiste un fondo negoziale, rientra tra le cause di perdita dei requisiti la cessazione del rapporto, per dimissioni o anche per incorporazioni o cessioni di rami d’azienda. E’ una casistica diversa dall’inoccupazione, per la quale si può chiedere il riscatto ma con una tassazione penalizzante: l’aliquota applicata, infatti, non è inferiore al 23%.  
  • La RITA (Rendita Integrativa Temporanea Anticipata) rappresenta, ad oggi, la soluzione migliore per riscuotere il montante versato nel fondo pensione (quindi incluso il TFR), in quanto la tassazione sull’intera quota capitale è quella illustrata all’inizio, senza distinzione per i vecchi iscritti che sono quelli che maggiormente ne traggono vantaggio. La RITA si può chiedere al momento della cessazione del rapporto di lavoro a patto che manchino non più di 5 anni (ma almeno 1) al raggiungimento dell’età pensionabile: quindi non è possibile richiederla per chi percepisce già la pensione di vecchiaia o si trovi molto vicino a percepirla. L’intero montante viene versato in rate trimestrali.
  • Per la certezza del rendimento
    Come spiegato in precedenza, il rendimento del TFR è pari all’1,50% più il 75% dell’inflazione. Il rendimento della varie linee d’investimento della previdenza complementare non sempre riesce ad eguagliare tale livello, soprattutto in periodi di alta inflazione.

 

Quindi qual è la scelta migliore?

Come spesso accade, non c’è un’unica risposta. Ad oggi la soluzione migliore per chi smette di lavorare è sicuramente la RITA, che però non tutti possono prendere: ad esempio non è disponibile per chi ha raggiunto l’età pensionabile.

Sicuramente ha bisogno del TFR chi non abbia da parte risparmi che gli consentano di far fronte al periodo che intercorre tra l’ultimo stipendio e l’accredito degli emolumenti pensionistici, o relativi al fondo di sostegno al reddito. In tal senso può essere utile verificare alla pagina 6 del CUD (campi 809 e 810) le somme attualmente accantonate in azienda a titolo di TFR (ma questo totale non tiene conto di eventuali anticipazioni) o sulla busta paga alla voce “TFR TOTALE”. Per chi avesse versato finora tutto il proprio TFR al fondo può essere opportuno sfruttare l’occasione offerta dall’accordo per valutare di lasciare anche solo un 25% del TFR in azienda.

In conclusione, una breve considerazione sulla possibilità di girare al fondo pensione il TFR versato in azienda prima del 2006, in BPER prevista grazie ad un accordo sindacale sottoscritto a settembre 2020. E’ una scelta molto conveniente in caso di ricorso alla RITA, potendo beneficiare di una tassazione che può ridursi di oltre 2/3. Tuttavia, in questo caso ci sentiamo di poter fornire un’indicazione chiara, consigliando di rinviare la scelta, effettuandola qualche mese prima della cessazione del rapporto di lavoro, quando saranno più chiare le esigenze immediate.

Per approfondimenti sulla previdenza complementare, scarica il manuale.




Perché il 27 gennaio è il Giorno della Memoria?

È avvenuto, quindi può ancora accadere: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire

Primo Levi, “I sommersi e i salvati”

ll 27 gennaio 1945 l’Armata Rossa libera il campo di concentramento nazista di Auschwitz. Ricollegandosi a quella data, il 27 gennaio di ogni anno (a partire dal 2000 in Italia e dal 2005 a livello mondiale) si celebra il ‘Giorno della Memoria’, per non dimenticare cosa sia stata la Shoah e i milioni di vittime che produsse. Sul sito di Rai Cultura è possibile accedere ad un ampio materiale con immagini, testimonianze dei sopravvissuti e commenti degli storici.

E allora ricordiamo, ricostruendo gli eventi di uno dei più grandi crimini della storia dell’umanità.

WANNSEE : LA ‘SOLUZIONE FINALE’

20 gennaio 1942: in una villa sul lago di Wannsee, presso Berlino, si incontrano 15 alti ufficiali nazisti per discutere la ‘Soluzione finale’ della questione ebraica. Il piano viene illustrato dal leader delle SS Reinhard Heydrich. Il sistematico massacro, ideato per creare un Reich libero da ebrei, prevede il trasporto in campi di concentramento e di sterminio dotati di camere a gas e di forni crematori. Sino al termine della guerra, in questi campi, saranno uccisi circa sei milioni di ebrei.

HIMMLER E LA ‘SOLUZIONE FINALE’ PER I GITANI

16 dicembre 1942: Heinrich Himmler, il n.2 del regime nazista, ordina la deportazione di tutti gli zingari che vivono in Germania nel campo di sterminio di Auschwitz. Ha così inizio “la soluzione finale” del supplizio gitano. Saranno circa 600 mila gli zingari uccisi durante il nazismo.

LA RIVOLTA DEL GHETTO DI VARSAVIA

19 aprile 1943: Gli ebrei del ghetto di Varsavia iniziano l’ultima disperata difesa contro la ‘soluzione finale’ che le SS stanno attuando. Sparano con armi leggere sulle truppe tedesche del comandante Sammern-Frankenegg entrate nel ghetto per deportare la popolazione. E’ la prima volta che un gruppo di ebrei si difende in modo organizzato. I tedeschi si ritirano con morti e feriti. Dopo il fallimento della prima incursione nel ghetto, il comando delle truppe tedesche passa a Jurgen Stropp. Sarà lui, dopo un mese, ad avere ragione della rivolta.

SABATO NERO AL GHETTO DI ROMA

16 ottobre 1943: Sono le 5 e 30 di un sabato mattino quando le truppe naziste entrano a Portico d’Ottavia, nel ghetto di Roma, per condurre a termine un vasto rastrellamento. A comandarle è il tenente colonnello Kappler, che promette agli ebrei la salvezza in cambio della consegna di 50 chili d’oro. Due giorni dopo la razzia del ghetto, i tedeschi deportano ad Auschwitz i 1023 ebrei fatti prigionieri. Alla fine della guerra torneranno a casa solo 16 uomini e 1 donna. Il rastrellamento di Roma rappresenta il più grave caso di persecuzione antiebraica avvenuto in Italia a opera delle truppe tedesche di occupazione.

OLOCAUSTO: ‘LA SOLUZIONE FINALE’

Indicibili gli orrori perpetrati nei campi di sterminio nazisti. Il trattamento riservato agli ebrei variava a seconda della possibilità di impiegarli come forza lavoro: i bambini, infatti, venivano uccisi subito. Nei campi, il programma di annientamento procedeva al ritmo di decine di migliaia di innocenti uccisi al giorno. Le atrocità raggiungono il culmine con le macabre operazioni compiute sui corpi dei morti, da altri ebrei che hanno salva la vita in cambio di tali manovre, e con esperimenti dal sedicente valore scientifico compiuti sui prigionieri.

LA LIBERAZIONE DI AUSCHWITZ

27 gennaio 1945: I soldati dell’Armata Rossa varcano i cancelli di Auschwitz e liberano i prigionieri superstiti, sopravvissuti allo sterminio razzista. Le truppe liberatrici, entrando nel campo di Auschwitz-Birkenau, scoprono e svelano al mondo gli orrori che si sono compiuti nel cuore dell’Europa.

IL PROCESSO EICHMANN

11 aprile 1961: a Gerusalemme inizia il processo al criminale tedesco Adolf Eichmann che si conclude con la sua condanna a morte per impiccagione. È il primo processo che si svolge in Israele, alla presenza di testimoni, i sopravvissuti alla Shoah. Adolf Eichmann, considerato il principale responsabile e organizzatore delle deportazioni degli ebrei, dopo la guerra si era rifugiato sotto falso nome in Argentina. Durante il processo si dichiara “non colpevole” e dice di “avere solo eseguito degli ordini” ai quali non poteva sottrarsi. Sarà il suo atteggiamento ad ispirare alla politologa Hannah Arendt, inviata del “New Yorker”, la sua opera su la banalità del male.

 

LA SHOAH DEGLI ITALIANI

FASCISMO ED EBRAISMO. LE LEGGI RAZZIALI IN ITALIA

Luglio 1938. Un gruppo di dieci professori universitari, con a capo l`endocrinologo Nicola Pende, sottoscrive il “Manifesto della razza”, che allinea il fascismo alla campagna nazista contro gli ebrei. Attraverso un puro falso storico che nega l`influenza razziale di altre componenti, come quella araba in Sicilia, e considera valida a tal fine solo quella longobarda, il Manifesto afferma che la popolazione italiana è nella sua totalità di origine ariana. La pubblicazione del documento sul giornale “Il Tevere” provoca la reazione sdegnata di Papa Pio XI, dei cinquantamila ebrei italiani e di ogni italiano di buon senso, ma la logica dell`Asse è più forte. Degli 8286 ebrei italiani deportati dai tedeschi, solo 400 faranno ritorno in Italia.

EBRAISMO E FASCISMO

Molti ebrei italiani aderirono al regime, ma questo non bastò a salvarli dallo sterminio. Gli accordi di Monaco del 1938 avevano segnato il trionfo diplomatico di Mussolini, rafforzando le speranze di pace degli italiani. Ma egli, al contrario, convinto dei vantaggi che avrebbe ottenuto grazie all’alleanza con Hitler, cercò di ingraziarselo iniziando la persecuzione degli ebrei. Una decisione che gli italiani in gran maggioranza avrebbero rifiutato, dimostrando umanità verso la popolazione ebraica, con una miriade di piccoli atti individuali di solidarietà. Il decreto legge sulle discriminazioni razziali prevedeva delle eccezioni per gli ebrei molto vicini al regime. Dopo l’8 settembre, però, la sorte degli ebrei fascisti sarà tragica.

L’ORRORE ALLA RISIERA DI SAN SABBA

4 aprile 1944: Alla Risiera di San Sabba, nell’unico campo di sterminio nazista in Italia, entra in funzione il forno crematorio. La nuova struttura viene inaugurata con la cremazione di settanta cadaveri di ostaggi fucilati il giorno prima nel poligono di tiro di Opicina. Nella notte fra il 29 ed il 30 aprile 1945 il forno crematorio e la ciminiera verranno fatti saltare con la dinamite dai nazisti in fuga per eliminare le prove dei loro crimini, secondo una prassi seguita in altri campi al momento del loro abbandono.

Per approfondire: WebDoc di Rai Cultura




Fratelli d’Italia: interrogazione parlamentare contro i congressi CGIL

Riportiamo di seguito una notizia a dir poco preoccupante, cioè un’interrogazione parlamentare da parte di esponenti dell’attuale partito di maggioranza finalizzata ad ostacolare, o ancor meglio impedire, l’organizzazione di congressi da parte della Cgil. La colpa, gravissima, del sindacato: aver utilizzato ambienti pubblici, quindi a disposizione della collettività, per organizzare riunioni nelle quali si è permesso di esibire il suo simbolo, e addirittura di avere un chiaro indirizzo politico.

Spesso si sente ripetere che il fascismo non esiste più. Ma forse a mancare è la capacità di riconoscerlo. E come si può definire l’atteggiamento di chi tenta di mettere a tacere le voci che dicono cose che non gli piacciono, se non fascista?


Può essere ospitato in un ateneo, e quanto ha pagato la Cgil per tenere il suo congresso provinciale nell’aula magna di UniTe? Se lo chiedono i due deputati di Fratelli d’Italia, Fabio Roscani e Chiara La Porta, che hanno presentato una interrogazione al ministero dell’università, sui congressi della Cgil di Teramo e di Torino.

“Tenuto conto che, nel mese corrente, gli atenei di Teramo e Torino hanno ospitato due riunioni dei rispettivi congressi provinciali della Cgil, riunioni deliberatamente politicizzate nelle quali sono stati anche esibiti identificati simbolici e con chiaro indirizzo politico, abbiamo presentato un’interrogazione al Ministro dell’Università e della Ricerca per sapere se sia a conoscenza dei fatti e se ritenga opportuno che tali tipologie di eventi si tengano all’interno di spazi accademici e in giorni in cui è previsto lo svolgimento delle lezioni” – 
dicono i due deputati –

Roscani e La Porta, presidente e vicepresidente di Gioventù Nazionale, illustrando l’interrogazione presentata al ministro Anna Maria Bernini, aggiungono. “Nel testo chiediamo, inoltre, una verifica sulle condizioni alle quali è stata concessa la fruizione degli spazi universitari, tanto dal punto di vista economico, tenuto conto che esiste nel regolamento degli Atenei un tariffario, quanto dal punto di vista della tipologia degli eventi stessi che va valutata in base a criteri scrupolosi nel rispetto dei principidi pluralità e libera espressione“, concludono i parlamentari nella loro interrogazione.

 

Fonte: www.emmelle.it




Intesa Sanpaolo: Smart Working, 4X9 e flessibilità

COSA C’È DA SAPERE

Come noto, la trattativa sullo smart working e sulle altre forme di flessibilità delineate dall’azienda in relazione alla nuova organizzazione del lavoro legata al Piano d’Impresa 2022-2025 si è conclusa senza poter giungere alla sottoscrizione di un accordo.

L’azienda ha dichiarato che le richieste di parte sindacale erano di fatto inconciliabili rispetto alle proprie intenzioni, sottraendosi alla possibilità di compiere ulteriori passi in avanti nella direzione di un’intesa.

Come FISAC CGIL, unitamente alle altre OO.SS., abbiamo ritenuto di non poterci prestare a un accordo il cui fine prevalente sarebbe stato quello di avallare le proposte di parte aziendale, mentre rimanevano inascoltate (o con risposte del tutto insufficienti) le nostre richieste.

Inoltre abbiamo valutato – e confermiamo – che non sono adeguatamente garantiti (né nelle direzioni, né nella rete) una effettiva volontarietà e uguali possibilità di accesso a smart working e flessibilità orarie, di fatto subordinate alla discrezionalità dell’azienda, la cui determinazione nell’attuare gli interventi prospettati fin dall’inizio (e costantemente sostenuti senza spazi di mediazione) è stata ed è per noi motivo di preoccupazione.

La chiusura di parte aziendale su uno degli aspetti su cui il Gruppo intende fondare la nuova organizzazione del lavoro correlata al Piano d’Impresa non può però determinare da parte nostra solo una semplice dichiarazione di contrarietàe richiede che da parte nostra siano comunque fornite a lavoratrici e lavoratori alcuni chiarimenti indispensabili, per non lasciare esclusivamente in capo all’azienda una “campagna informativa” che rischia di assumere carattere di propaganda.

Per esempio spesso non viene posto sufficientemente in luce il fatto che per accedere allo smart working non è indispensabile aderire al cosiddetto Nuovo Lavoro Flessibile attraverso l’accordo individuale che ne costituisce l’unica cornice (unilateralmente definita dall’azienda in totale discrezionalità), ma permane la possibilità di avvalersi del sistema di regole collettive definito dagli Accordi sindacali 10.12.2014 e 17.12.2015. Come illustriamo di seguito, anche rimanendo nell’ambito di questi ultimi è garantita l’applicazione degli elementi di maggior favore che avevamo conquistato al tavolo del confronto.

Si è trattato, come noto, di avanzamenti del tutto insufficienti a consentire un avvicinamento delle rispettive posizioni (e tantomeno la firma di un accordo), ma li consideriamo (oltreché il frutto della nostra iniziativa) un primo risultato da cui partire nell’ambito di un percorso di rivendicazione che non riteniamo definitivamente chiuso. All’interno di tale percorso è per noi fondamentale il rapporto con le lavoratrici e i lavoratori del Gruppo, e il loro coinvolgimento, a partire da una corretta informazione rispetto agli interventi di tipo organizzativo messi in campo dall’azienda, volta a mettere in luce le numerose criticità che si celano dietro alle stucchevoli dichiarazioni aziendali di attenzione alle persone e ai loro bisogni.

Questa nota si pone l’obiettivo (ambizioso) di essere un passo in questa direzione.

Qui potete scaricare la nota in pdf

 

dal sito fisacgruppointesasanpaolo.it




Cassa Centrale Banca: presentata la piattaforma del Contratto Integrativo

3 - Fisac Cgil

DELEGAZIONE SINDACALE GRUPPO CASSA CENTRALE BANCA


Primo contratto integrativo di gruppo: avviata la trattativa!

 

Nel pomeriggio di giovedì 19 gennaio, la Delegazione Sindacale di Gruppo ha incontrato i vertici di Cassa Centrale Banca per presentare e illustrare la piattaforma del primo Contratto Integrativo di Gruppo, che ricordiamo essere stata approvata da oltre il 97% delle Lavoratrici e dei Lavoratori presenti nelle assemblee tenutesi nel dicembre scorso.

Il Contratto Integrativo di Gruppo avrà un duplice obiettivo:
• sostituire progressivamente l’attuale contrattazione integrativa stipulata dalle Federazioni locali e dalle aziende e/o Banche aderenti al Gruppo e
• preservare il patrimonio contrattuale e relazionale consolidato nel tempo.

Un impegno ambizioso che le Organizzazioni Sindacali porteranno a termine nella piena consapevolezza del difficile contesto economico, sociale e politico nel quale ci troviamo e che si palesa in evidenti tensioni economico e sociali.

Diverse le materie che dovranno essere oggetto di un confronto al fine di giungere ad una loro puntuale definizione:

• Valorizzazione del personale che troverà concretezza solo con un intervento mirato su diversi aspetti ad essa collegati, tra cui la formazione, lo sviluppo professionale e valutazione del personale, i nuovi profili professionali per le nuove attività emerse negli anni e i nuovi assetti organizzativi messi in atto dalle Banche e Aziende del Gruppo, nonché gli inquadramenti.

• Valore di produttività Aziendale (ex P.D.R.) la cui trattativa per la sua definizione dovrà essere avviata quanto prima al fine di poter giungere ad un nuovo meccanismo di calcolo applicabile a partire dall’esercizio 2023. Tra le varie particolarità, la nuova formulazione sarà caratterizzata dalla presenza di due quote: una riferita al bilancio della singola BCC e l’altra riferita al bilancio consolidato del Gruppo CCB.

• Ticket Pasto che dovrà essere aggiornato al mutato costo della vita.

• Welfare a 360 gradi il quale dovrà racchiudere diversi temi di primaria importanza tra cui: lavoro da remoto, diritto alla disconnessione, welfare aggiuntivo, permessi e conciliazione, mutui casa e coperture assicurative.

• Sistema di relazioni sindacali declinato in un necessario ampliamento delle informazioni da condividere, nonché da un adeguato riconoscimento dei vari livelli di confronto sindacale.

• Mobilità territoriale: è divenuto non più procrastinabile un intervento sul tema che tenga in considerazione le aumentate dimensioni territoriali assunte dalle BCC e le previsioni di ulteriori ristrutturazioni che porteranno ad un sensibile aumento dell’estensione territoriale.

• Qualità del lavoro, della vita e salvaguardia della salute e sicurezza. Su questo vasto tema bisognerà confrontarsi sul clima aziendale, sullo stress lavoro-correlato, sulle pressioni commerciali e sulla salute e sicurezza. Questi ultimi recenti anni caratterizzati dall’emergenza pandemica hanno sicuramente contribuito a far emergere in maniera più evidente la necessità di preservare la qualità della vita lavorativa.

Al termine dell’incontro, la Delegazione Sindacale Datoriale, rappresentata dalla Presidente Enrica Cavalli, si è riservata di fornire le proprie riflessioni sui contenuti e sulle argomentazioni rappresentate solo successivamente ad un confronto al loro interno.

Le Organizzazioni Sindacali hanno manifestato una condivisa volontà di definire quanto prima un calendario di incontri al fine di poter entrare nel vivo delle argomentazioni esposte.

Cogliamo l’occasione per porgere i più cordiali saluti.

Trento, 19 gennaio 2023

 

LA DELEGAZIONE SINDACALE DI GRUPPO
FABI FIRST/CISL FISAC/CGIL UGL CREDITO UIL CA




La lotteria degli scontrini diventa istantanea. Le istruzioni dell’Agenzia delle Entrate

A partire da quest’anno la lotteria degli scontrini diventa “istantanea”: ecco quali sono le novità indicate in un recente provvedimento dell’Agenzia delle Entrate.

 

La lotteria degli scontrini è la lotteria gratuita collegata al programma ITALIA CASHLESS messo a punto dal Governo per incentivare l’uso di carte di credito, carte di debito, bancomat, carte prepagate, carte e app connesse a circuiti di pagamento privativi e a spendibilità limitata al fine di modernizzare il Paese e favorire lo sviluppo di un sistema più digitale, veloce, semplice e trasparente.

Ma da quest’anno arrivano ulteriori novità: l’obiettivo è quello di consentire la partecipazione al nuovo gioco a estrazione immediata.

 

Lotteria degli scontrini istantanea: ecco come funziona

La “Lotteria degli scontrini” diventerà anche “istantanea”, attraverso l’elaborazione di un sistema informatico e telematico che permetta, a tutti i registratori di cassa presenti sul territorio nazionale, di emettere un “QR-code” per la partecipazione alla lotteria all’atto dell’emissione dello scontrino fiscale. Maggiori informazioni qui.

Di conseguenza, per velocizzare il processo di adeguamento dei dispositivi presenti sul mercato, che memorizzano e trasmettono in via telematica i dati dei corrispettivi giornalieri, l’Agenzia delle Entrate ha fornito interessanti chiarimenti.

Con il provvedimento sono pertanto approvate le specifiche tecniche della lotteria istantanea per l’adeguamento tecnico dei dispositivi di memorizzazione e trasmissione telematica dei corrispettivi giornalieri.

Gli aggiornamenti dei modelli dei dispositivi  che dovranno essere realizzati entro il 2 ottobre 2023  permetteranno di generare il codice bidimensionale da riportare nel documento commerciale ai fini della partecipazione della lotteria istantanea.

Il testo completo del provvedimento

Potete consultare qui di seguito il documento completo.

 

Fonte: www.lentepubblica.it

 




I congresso regionale FISAC Abruzzo Molise: Luca Copersini nuovo segretario

Si è svolto ieri a Pescara, nei locali dell’ex Aurum, il primo congresso regionale Fisac/Cgil Abruzzo Molise.

Ai lavori sono intervenuti Carmine Ranieri, Segretario Generale Cgil Abruzzo Molise e Luca Esposito in rappresentanza della Fisac Nazionale.

Al termine della giornata è stato eletto all’unanimità Luca Copersini come nuovo segretario Regionale, avvicendando il segretario uscente Francesco Trivelli.

Un sentito ringraziamento a Francesco per l’ottimo lavoro svolto in questi anni, e auguri al nuovo segretario.




Riscossione: ulteriori iniziative a sostegno dei diritti della categoria

3 - Fisac Cgil

Ulteriori iniziative a sostegno dei diritti della categoria

Con l’approvazione dell’ultima Legge di bilancio è passata definitivamente la norma che prevede la cessione del ramo d’azienda dei servizi ICT a Sogei SpA entro il 31 dicembre 2023.

Nell’intersindacale nazionale, riunita questa mattina per definire le iniziative da inserire nel percorso vertenziale già iniziato con la proclamazione dello stato di agitazione dello scorso 21 dicembre, sono state decise le seguenti azioni di rivendicazione:

  • Richiesta di incontro urgente al direttore di AdER, avv. Ernesto Maria Ruffini, con l’obiettivo di ottenere la concreta esigibilità dei contenuti dell’ordine del giorno accolto dal Governo in sede di approvazione della Legge di bilancio. Tale previsione impegna il Governo in sede di attuazione della previsione di legge a garantire:
    a) che il personale interessato dalla cessione del ramo d’azienda venga trasferito senza soluzione di continuità e con la garanzia della posizione giuridica, economica e previdenziale maturata alla data della cessione;
    b) che lavoratori interessati abbiano riconosciuto il diritto di richiedere di essere trasferiti ad altri uffici dell’Agenzia delle entrate-Riscossione prima che avvenga la cessione.

Data la gravità della situazione venutasi a creare a seguito dell’approvazione della norma di legge, abbiamo chiesto che tale incontro possa avvenire in tempi brevissimi.
Ciò anche alla luce delle informazioni veicolate direttamente ai lavoratori da dirigenti aziendali senza alcun fondamento essendo argomenti da discutere su tavoli istituzionali.

L’incontro con il Direttore sarà anche occasione di confronto nel merito più ampio della riforma fiscale, di recente ripresa dal nuovo Governo e che potrebbe avere ripercussioni organizzative direttamente sull’Agenzia delle entrate-Riscossione.

  • Convocazione di assemblee unitarie sull’intero territorio nazionale da calendarizzare nei prossimi giorni per sensibilizzare il personale tutto rispetto alla fase particolarmente delicata che il Settore sta per affrontare, a partire dalla gestione della cessione del ramo d’azienda ICT. Tali incontri con le lavoratrici ed i lavoratori saranno necessari anche per condividere le ulteriori eventuali iniziative da adottare a fronte dello stato di agitazione e della vertenza in atto.

Le decisioni assunte oggi dall’intersindacale rientrano in un percorso vertenziale più ampio che si prospetta difficile e complesso, rispetto al quale potrà rendersi necessario il coinvolgimento dell’intera platea dei colleghi, oltre che delle Federazioni e Confederazioni Nazionali.

Le Scriventi Segreterie nazionali non consentiranno operazioni aziendali e governative lesive dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, siano essi economici, giuridici e previdenziali o che possano mettere in discussione la specificità della Categoria.

Roma, 19 gennaio 2023

 

Le Segreterie Nazionali




ANPI: firma la proposta di legge contro autonomia differenziata e presidenzialismo

Rendiamo più forte la nostra democrazia: appello per sottoscrivere la proposta di legge popolare per la modifica degli articoli 116 e 117 della Costituzione presentata da Massimo Villone ed altri.


Nonostante la situazione economica, il crescere delle disuguaglianze, i tagli alla spesa sociale, i disastri ambientali, il cambiamento climatico e la guerra in Ucraina imporrebbero altre priorità, l’anno è iniziato con il dibattito politico sulle riforme istituzionali.

La Presidente del Consiglio Meloni ha dichiarato di voler avviare subito la discussione sul passaggio a un sistema di governo “presidenziale” per garantire maggiore stabilità al Paese.

Contemporaneamente il ministro Calderoli ha depositato al Consiglio dei Ministri la bozza di legge sull’autonomia differenziata delle Regioni, annunciandone la discussione entro gennaio.

Il tutto servirebbe a passare da una “democrazia interloquente” ad una “democrazia decidente”.

Sta proprio qui il problema: perché questa scelta produrrebbe un vero stravolgimento della Costituzione antifascista basata sulla democrazia partecipata dai cittadini attraverso le associazioni, i sindacati, i partiti politici e la centralità del Parlamento.

Se poi venisse approvata la proposta Calderoli che affida a un patto tra Regioni e Governo, senza intervento del Parlamento, il passaggio alle Regioni del potere legislativo su materie come la sanità, l’istruzione, le infrastrutture o la tutela dell’ambiente, sarebbero messi in discussione i principi unitari, universalistici e di giustizia sociale della nostra vita democratica.

Sarebbero colpiti l’art.2 (doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale), l’art.3 (uguaglianza dei cittadini) e l’art.5 (Repubblica una e indivisibile) della nostra Costituzione.

Siamo convinti che la nostra Costituzione vada attuata fino in fondo e non stravolta: soprattutto nel momento in cui la situazione economica e geopolitica richiedono maggiore unità e solidarietà piuttosto che frammentazione territoriale, nuove disuguaglianze e ulteriori divisioni sociali.

Per questo l’ANPI ha deciso di condurre in tutto il paese una campagna di informazione e discussione sulle proposte di riforma istituzionale. E nei prossimi giorni anche all’Aquila proporrà occasioni di dibattito pubblico su questi temi.

Intanto è iniziata la raccolta di firme su una proposta di legge popolare presentata da Massimo Villone e altri, che modifica gli artt. della Costituzione 116 (sui poteri delle Regioni a Statuto Speciale) e 117 (sulla potestà legislativa esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, dei vincoli comunitari e degli obblighi internazionali) in modo da evitare i rischi maggiori derivanti da una loro applicazione non correlata agli articoli 2, 3 e 5.

In particolare la proposta di legge richiede che le modifiche del rapporto Stato-Regioni avvengano solo se giustificate dalla specificità del territorio, che il Parlamento sia coinvolto nella proposta di modifica e non sia chiamato solo a ratificare le intese Stato-Regioni (come previsto nella bozza di legge Calderoli), che si escludano Sanità, Istruzione, Infrastrutture e Ambiente dalle materie delegabili alla potestà regionale, che si introduca una clausola di supremazia dello Stato a tutela dell’unità giuridica ed economica della Repubblica.

L’ANPI ritiene questa proposta di legge un utile strumento per allargare il dibattito sulle riforme istituzionali e sostenere un modello di regionalismo solidale e non competitivo, secondo lo spirito della Costituzione.

Per questo motivo invita le cittadine ed i cittadini a firmale la legge presso le sedi comunali, oppure con lo Spid dal sito: www.coordinamentodemocraziacostituzionale.it

L’Aquila, gennaio 2023

 

ANPI L’AQUILA