Banca d’Italia: un diamante non è per sempre.

A proposito di “Report” e della vigilanza


 

Sto lavorando duro per preparare il mio prossimo errore

B. Brecht

 

Moltissimi colleghi avranno visto o sentito parlare della puntata di “Report” del 13 dicembre u.s., in cui il programma è tornato sulla nota vicenda della vendita dei diamanti da parte di alcune delle principali banche italiane, episodio ormai da tempo in mano alla magistratura oltre che dei media.

Non abbiamo ovviamente nessun elemento, oltre a quanto uscito sui media, per poter esprimere un’opinione nello specifico né vogliamo certo sostituirci alle istituzioni pubbliche impegnate a fare luce. Tuttavia riteniamo opportuno fare alcuni commenti sul quadro complessivo che emerge dalla vicenda.

Per decenni hanno prevalso la deregolamentazione e la vigilanza “market friendly”, politiche che si sono rivelate catastrofiche nella crisi del 2008. È emerso che gli interessi del profitto non producono effetti positivi per la collettività, a meno che lo Stato non sia in grado di garantirlo. Purtroppo, negli ultimi decenni lo Stato ha garantito tutt’altro: concentrazione della ricchezza da una parte, aumento della povertà dall’altra, ristagno delle retribuzioni per la gran parte dei lavoratori, smantellamento dei servizi pubblici, tutte cose pagate a carissimo prezzo durante la pandemia. Questa impostazione generale della politica e del ruolo delle istituzioni pubbliche va dunque cambiato profondamente, altrimenti si riuscirà a incidere solo sui dettagli delle cose.

Nel campo finanziario, dopo il 2008 si è tornati a regole più incisive ma quella dei diamanti, come molte altre vicende, dimostrano che queste regole evidentemente non bastano. C’è un aspetto che colpisce particolarmente: il tema del gigantismo bancario. Le banche “too big to fail” sono state un elemento decisivo della crisi finanziaria ma in questi anni, se mai, la situazione è fortemente peggiorata, dato che le banche sono molto più grandi di 10 anni fa e, nel caso italiano, siamo di fronte a nuove ondate di fusioni e acquisizioni che aumenteranno fortemente la concentrazione del settore. Oltre ad altri problemi noti da tempo, le banche giganti provocano una profonda distorsione del tessuto democratico di un Paese. Quando una banca misura i suoi attivi in trilioni, solo un ingenuo può credere che sarà chiamata a rispettare le regole come tutte le altre. Nel calcio professionistico si parla di “sudditanza” degli arbitri nei confronti delle grandi squadre. La sudditanza delle istituzioni pubbliche nei confronti dei colossi finanziari è purtroppo un fenomeno sin troppo evidente. A chiunque abbia esperienza di vigilanza, guardando la puntata di “Report”, sarà passato per la mente che se quei comportamenti fossero stati messi in atto da una piccola BCC, si sarebbero rapidamente presi i provvedimenti necessari per farli cessare.

Va da sé che quando si parla di banche giganti occorre valutare il riflesso generale delle azioni di vigilanza, ma rimane il problema che emerge in questa come in molte vicende precedenti: la vigilanza appare forte con i deboli e molto meno forte, non vogliamo dire debole, con i forti e potenti. Questo è un retaggio della stagione della vigilanza “market friendly” che occorrerebbe davvero abbandonare. Le grandi banche vanno semmai richiamate a comportamenti ancora più rigorosi nei confronti della clientela, pena il venir meno del senso stesso dell’azione pubblica nel credito come in ogni altro aspetto della vita economica. È importante che i vertici dell’Istituto e della vigilanza riflettano, al di là delle specificità della vicenda, sulla forma mentis con cui guardiamo al sistema bancario. Fu detto autorevolmente che la Banca non ha mai creduto alla vigilanza dal tocco leggero, ed è un nostro grande merito, ma è appunto opportuno riflettere su come questo tocco viene regolato in base ai nostri interlocutori.

Un altro aspetto che emerge in modo eclatante dalla vicenda è che nonostante regole su regole, richiami su richiami, sul tema delle pressioni commerciali nelle banche ancora non ci siamo. In questo caso, in maniera comica oltre che tragica, le reti di vendita venivano premiate per aver venduto diamanti, con diamanti! Anche in questo caso è necessaria una riflessione generale sul tema dei profitti. L’attività bancaria deve ovviamente svolgersi in condizioni di economicità, ma la ricerca spasmodica del profitto e dei dividendi è disastrosa per i comportamenti degli operatori. Pensiamo alla vicenda della non distribuzione dei dividendi da parte delle banche durante le prime fasi della pandemia da Covid-19, una misura che era davvero il minimo della decenza di fronte ai trilioni che governi e banche centrali stavano mettendo in campo per tamponare il tracollo economico. Eppure, persino in quell’occasione, la misura fu accolta malissimo e uscirono articoli sui giornali che facevano sembrare che poco ci mancasse che i dirigenti delle banche sarebbero stati fucilati. Davvero è opportuno un cambio profondo di paradigma. I profitti devono essere un mezzo dell’attività bancaria, non il suo scopo ultimo, altrimenti i mutui subprime, la vendita di diamanti e i mille altri scandali finanziari continueranno ad accumularsi e la vigilanza continuerà a rincorrere un mercato che va sempre più veloce.

Infine, c’è un tema che riguarda i rapporti tra i colleghi e il vincolo gerarchico. La Banca, come qualunque istituzione che adempie una funzione pubblica, si basa sul principio della responsabilità gerarchica delle proprie azioni e sull’accountability delle proprie decisioni. Tuttavia, la cieca obbedienza non ha sempre servito bene l’Istituto. Basti ricordare la nota vicenda Popolare di Lodi/governatore Fazio/vigilanza, in cui le strutture della vigilanza si opposero alle scelte del governatore salvando l’Istituto da una deriva pericolosissima. La Banca ha bisogno di pesi e contrappesi al suo impianto gerarchico, mentre le scelte organizzative e gestionali vanno in direzione opposta. Ne citiamo due per tutte. La prima è quella di far seccare la rete delle filiali come rami secchi di un albero pronto per la potatura. L’Italia è un Paese estremamente diversificato nel tessuto produttivo e sociale, e in molti altri aspetti. Con la progressiva morte delle terminazioni nervose che legavano la Banca al territorio, tutto si concentra nell’Amministrazione Centrale, che riflette necessariamente un solo punto di vista, che è fortemente influenzato dalla capitale intesa come luogo del potere per eccellenza. L’unicità del punto di vista è poi esaltata dalla riforma delle carriere dei direttivi che, aumentando la discrezionalità ed emarginando gli scatti automatici, mette il futuro di carriera e retributivo del collega in mano ai suoi capi. Questo certo non aiuta la costruzione di pensiero critico ma piuttosto il conformismo. Ovviamente, colleghi con la schiena dritta e colleghi più propensi a smussare gli angoli ci sono sempre stati e ci saranno ancora, ma la riforma non aiuta i primi.

Per concludere, è probabile che a seguito della trasmissione si produca un profluvio di critiche all’operato della Banca come in occasione di altri episodi analoghi. Sarebbe facile alzare le spalle osservando il pressapochismo con cui sui media vengono trattate queste vicende, con accuse al limite del calunnioso e spesso poca sostanza, ma sarebbe altrettanto superficiale concentrarsi sul dito e non guardare la Luna. La funzione della vigilanza bancaria in Italia ha sempre costituito un elemento di forza dell’Istituto e dell’azione pubblica in genere perché, in fondo, non è mai caduta preda del pensiero unico della “disciplina di mercato”; si può fare ancora meglio nell’epoca in cui certe illusioni stanno venendo meno.

 

Roma, 15 dicembre 2021

 

La Segreteria Nazionale




Carige, il FITD boccia l’offerta di BPER

La banca modenese ha chiesto un esborso da un miliardo al consorzio obbligatorio tra le banche


 

Il Fondo interbancario di tutela dei depositi, azionista di Carige, ha bocciato la proposta presentata da Bper per l’acquisto della banca. La banca modenese ha chiesto un esborso da un miliardo al consorzio obbligatorio tra le banche guidato da Salvatore Maccarone ma, nel corso della riunione convocata oggi a Roma, è emersa una vasta maggioranza di posizioni contrarie alla proposta che Bper non ha ulteriormente dettagliato. Il Fondo interbancario, tra l’altro, dopo essere intervenuto nei salvataggi di Carige e Popolare di Bari ha modificato lo statuto per limitare gli interventi di sostegno preventivi.

Il giudizio del Fondo sull’offerta di Bper, che chiede in tempi brevi il via libera all’esclusiva a trattare e di accedere a una due diligence, si è basato, in primis, sul fatto che la proposta nel suo complesso è giudicata non accettabile in virtù dei limiti quantitativi agli interventi del fondo indicati nello Statuto, rivisto circa un anno fa. In base all’articolo 35 infatti, il limite è fissato nel 50% dei contributi versati dalle banche nell’anno precedente, cifra corrispondente a circa 500 milioni di euro. Tale soglia è incrementabile in via straordinaria di un ulteriore 20%.

Lo scorso 14 dicembre, Bper aveva presentato un’offerta non vincolante indirizzata al Fondo di tutela dei depositi (Fitd), primo socio dell’istituto ligure all’80%: la proposta di acquisizione giunta dall’istituto modenese, guidato proprio dall’ex ad di Carige Piero Montani, prevedeva che il Fitd versasse un miliardo per ricapitalizzare il gruppo ligure e che Bper mettesse sul piatto la cifra simbolica di 1 euro per rilevare l’80% del capitale in mano al Fondo interbancario più l’8,3% di Cassa centrale banca (che già avrebbe dovuto comprare Carige ma che a marzo si era tirata indietro).

In seguito, la Popolare dell’Emilia Romagna avrebbe lanciato un’offerta pubblica di acquisto (Opa) a 0,80 euro per azione, con un premio del 29% rispetto al prezzo di chiusura di Carige del 13 dicembre. L’istituto ligure verrà poi incorporato in Bper, che definisce il disegno «coerente con l’obiettivo di ampliamento del perimetro del gruppo bancario attraverso operazioni mirate in grado di accrescere il valore per tutti gli stakeholders, continuando a garantire un’elevata solidità patrimoniale».

Fonte: La Stampa


Sullo stesso argomento:

https://www.fisaccgilaq.it/banche/bper/carige-bper-presenta-offerta-non-vincolante-al-fondo-interbancario.html




ISP: sottoscritto il rinnovo del Contratto Collettivo di secondo livello

Nelle prime ore dell’8 dicembre abbiamo raggiunto un importante accordo per il rinnovo della contrattazione di 2° livello del Gruppo Intesa Sanpaolo che include anche gli aspetti legati all’integrazione dell’ex Gruppo UBI non ancora normati, completando così l’articolato processo di armonizzazione.

La nuova intesa avrà validità per tutta la durata del nuovo Piano d’Impresa, vale a dire dal 1° gennaio 2022 al 31 dicembre 2025, ed interviene, lasciando invariati i restanti aspetti, nei seguenti ambiti:

 

Scarica l’Accordo quadro




BNL: il 27 dicembre IO SCIOPERO!

3 - Fisac Cgil

Le decisioni aziendali nel piano di ristrutturazione illustrato alle organizzazioni sindacali sono inaccettabili.

Il piano presentato, che include esclusivamente strategie di contenimento dei costi, senza alcuna indicazione espansiva che valorizzi la nostra azienda e le lavoratrici ed i lavoratori che ne sono il motore principale, è inaccettabile.

L’atteggiamento della controparte, chiuso ed arrogante, non disponibile ad alcuna forma di confronto costruttivo basato sull’ascolto reciproco, è inaccettabile.

Le lavoratrici ed i lavoratori, intervenuti numerosi alle moltissime assemblee che si sono tenute sui territori, sono stanchi di tutto questo. Chiedono un cambio di rotta sostanziale nel loro modo di lavorare, nelle opportunità di crescita formative e professionali. Chiedono di vivere in un’azienda che ne valorizzi l’esperienza, la professionalità e l’impegno. Che ascolti le loro esigenze e che ne consideri gli sforzi, anziché guardarli dall’alto come fossero dei numeri in una casella.

Le organizzazioni sindacali di Bnl, dopo un lungo e travagliato periodo di incontri, nei quali hanno cercato responsabilmente di instaurare un dialogo costruttivo con un’azienda sorda a qualsiasi proposta, altrettanto responsabilmente ritengono di dover chiamare tutte le lavoratrici ed i lavoratori allo sciopero.

Il 27 dicembre siamo tutti chiamati a far sentire la nostra voce. Una voce che per troppo tempo è rimasta inascoltata, generando frustrazione e preoccupazione in tutti noi.

È la voce del lavoro, quello fatto di impegno, sacrificio e senso di appartenenza nonostante tutti gli sforzi compiuti dall’azienda per farci sentire soli. Invece, il 27 dicembre siamo chiamati ad essere tutti uniti, consapevoli che solo attraverso una risposta forte a questa banca spersonalizzata e spersonalizzante, avremo la possibilità di tornare ad essere considerati come persone, lavoratrici e lavoratori. Scioperare è un nostro diritto, ma anche un dovere che ci assumiamo con l’obiettivo di migliorare la condizione, tanto lavorativa che personale, di ciascuno di noi.

Ricordiamo a tutti che al datore di lavoro è vietato in maniera assoluta chiedere in anticipo a chiunque se aderirà o meno allo sciopero. Il lavoratore non deve far altro che astenersi dall’attività lavorativa: scioperare è un diritto anche se si è già inserito un giorno di ferie o altro permesso, che è vostro diritto revocare. Ci giungono a tal proposito numerose segnalazioni di ostruzionismo da parte dell’azienda, che starebbe rifiutando la revoca dei permessi già inseriti: vi invitiamo a segnalare prontamente alle Organizzazioni Sindacali episodi simili che ledono un diritto.

Roma, 16/12/2021

 

Segreterie di Coordinamento Nazionale Gruppo
BNL FABI – FIRST CISL – FISAC CGIL – UILCA – UNISIN




CCNL ANIA: la richiesta di aumento è di 210 euro

I sindacati presentano la piattaforma per i 45mila dipendenti delle compagnie. Tra le priorità fare del contratto Ania un riferimento per la filiera.

Gli assicurativi chiedono un aumento di 210 euro per il livello medio di riferimento ossia il quarto della settimana classe. È un aumento del 10% delle tabelle stipendiali quello che Fisac Cgil, First Cisl, Uilca, Fna e Snfia hanno indicato nella piattaforma per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro Ania, che riguarda i circa 45mila lavoratori dipendenti delle compagnie (sono quasi 300mila quelli dell’intera filiera assicurativa dove sono presenti diversi contratti). Dopo le assemblee dei lavoratori di gennaio, il documento sarà inviato all’Ania per avviare il negoziato.

Lo scenario

L’industria assicurativa è da tempo attraversata da profondi e continui cambiamenti determinati dall’innovazione tecnologica e dalla digitalizzazione, dal contesto competitivo con l’ingresso di molti operatori che si aggiungono alle banche e alle Poste, dalla pressione regolatoria, dalla trasformazione dei clienti sempre più ibridi e, non ultimo, dalle ripercussioni del risiko bancario e assicurativo. Si pensi solo all’operazione Intesa-Ubi e all’evolversi della storia di Bper che oggi ha in Unipol il suo principale azionista, o a Generali-Cattolica o a Hdi-Amissima.

L’area contrattuale

È, questo, lo scenario che fa da sfondo a un rinnovo dove «è importante che il contratto Ania consolidi il ruolo di governo dell’intera filiera produttiva assicurativa – dice il segretario nazionale della Fisac, Luca Esposito – per garantire regole e tutele omogenee anche ai soggetti più deboli della filiera, per contrastare il dumping contrattuale, per valorizzare le competenze e per garantire un’adeguata qualità del servizio offerto». Il primo pilastro di questo rinnovo diventa così il rafforzamento dell’area contrattuale che dovrà essere la più ampia e inclusiva, cornice di riferimento per tutta la filiera, pur nel riconoscimento delle diverse specificità.

Il lavoro ibrido

Il lavoro da remoto – su cui Ania e i sindacati hanno condiviso un protocollo di settore in febbraio – è l’altro grande tema di questo rinnovo. Durante la pandemia il 98% degli assicurativi ha svolto lavoro ibrido, in parte da remoto, in parte in presenza, e ancora oggi la gran parte lavora in questo modo. L’innovazione tecnologica e questa modalità di lavoro sono da considerarsi irreversibili, ma il processo di cambiamento va governato e indirizzato attraverso la contrattazione per i sindacati delle assicurazioni, affinché i lavoratori non siano lasciati soli a subire e fronteggiare il cambiamento. «La piattaforma, oltre che a prevedere il giusto riconoscimento economico, ha l’obiettivo di portare a compimento le importanti innovazioni impostate nello scorso rinnovo dall’area contrattuale, ai contact center, alle società di assistenza, e di normare i cambiamenti avvenuti in questi ultimi anni in tema di smart working, digitalizzazione, inclusione dei soggetti fragili. L’auspicio è che l’Ania sappia cogliere l’importanza di questo sforzo di elaborazione e che, in tempi brevi, si possa avviare il negoziato», afferma il coordinatore nazionale del settore assicurativo di First Cisl Roberto Garibotti.

L’inclusione

La piattaforma valorizza i diritti sociali e civili immaginando innovativi percorsi di inclusione lavorativa per disa-bili, donne, genitori, caregivers, con la creazione di un apposito osservatorio che dovrà partire dalla consapevolezza del vantaggio economico, motivazionale e sociale di un’organizzazione del lavoro inclusiva. Vengono inoltre richiesti percorsi che favoriscano passi avanti sulla malattia, con il miglioramento del comporto per casi gravi e l’allungamento del periodo di conservazione del posto di lavoro, sulle politiche di genere, sulla genitorialità, con particolare attenzione alle mamme e papà di alunni disabili o con bisogni educativi speciali, per i quali i sindacati chiedono che siano estese forme di flessibilità e permessi retribuiti.

La parte economica

La richiesta economica complessiva per la figura media (quarto livello, settima classe) è del 10% sulle tabelle stipendiali e tiene conto delle dinamiche inflattive, della maggiore produttività e del riconoscimento dell’impegno. Oltre all’adeguamento delle tabelle, i sindacati chiedono anche l’aumento del 10% per tutte le voci economiche di natura indennitaria e modali previste dal contratto e del buono pasto. Scorrendo tutti i capitoli, come Uilca, dice il segretario generale Fulvio Furlan, «sosteniamo il valore complessivo della piattaforma: è equilibrata e sostenibile sotto il profilo economico, normativo e per la tenuta occupazionale del settore. In particolare sono da sottolineare le richieste di rafforzamento dell’area contrattuale e di incentivazione della contrattazione d’anticipo per gestire e non subire gli impatti dell’innovazione tecnologica».

L’AUMENTO RICHIESTO 210 €

Nella piattaforma per il rinnovo del contratto i sindacati delle assicurazioni chiedono un aumento di 210 euro per il livello medio di riferimento: la cifra corrisponde a un aumento del 10% delle tabelle stipendiali. A cui va aggiunto un aumento analogo delle altre voci economiche.

Nella piattaforma per il rinnovo del contratto i sindacati delle assicurazioni chiedono un aumento di 210 euro per il livello medio di riferimento: la cifra corrisponde a un aumento del 10% delle tabelle stipendiali. A cui va aggiunto un aumento analogo delle altre voci economiche.

Scarica l’ipotesi di piattaforma




Polizza Dipendenti banche – Convenzione Fisac Abruzzo con Rela Broker

Siamo lieti di comunicare che, per l’anno 2022, la Fisac Abruzzo ha stipulato una convenzione con Rela Broker che si aggiunge alla convenzione nazionale con Aminta, consentendo di ampliare le possibili opzioni di scelta, a tutto vantaggio degli iscritti.

A seconda delle esigenze può essere conveniente scegliere l’una o l’altra compagnia; per questo vi invitiamo a confrontare le offerte prima di scegliere, eventualmente consultandovi con un rappresentante sindacale.

Precisiamo le principali caratteristiche della polizza, per la cui sottoscrizione non è richiesta alcuna registrazione: sarà sufficiente compilare la scheda di adesione e spedirla via email a [email protected] (o via fax al numero 010/8562299 unitamente alla copia del bonifico. Il bonifico deve riportare nella causale l’opzione scelta e il codice fiscale del sottoscrittore.

La collegata polizza RC del Capo Famiglia non è gratuita ma richiede il pagamento di un premio annuo di € 10 per iscritto a fronte di un massimale di € 250.000 per sinistro ed anno assicurativo, elevabile ad € 500.000 con premio di € 20.

Relativamente alla garanzia R.C. Ammanchi di Cassa queste sono le caratteristiche salienti

  • Opzioni con massimali da  € 8.000,00 – € 10.000,00  – € 15.000,00
  • Sono incluse operazioni relative alla gestione del bancomat, bancomat evoluti, cassa assistita, cassa virtuale in remoto ecc.
  • Nessuna franchigia sul primo sinistro
  • Per lavoratori a tempo determinato, interinali, maternità, pensionamento ecc. è possibile stipulare polizze temporanee 

Per la garanzia R.C. Perdite Patrimoniali segnaliamo:

  • E’ compresa l’attività di smart working
  • Copertura per errori materiali involontariamente commessi sia con colpa grave che con colpa lieve
  • Nessuna franchigia sul primo sinistro se di importo inferiore o pari ad € 3.000,00
  • Garanzia retroattività di 10 ANNI
  • Opzioni massimali fino a € 2.000.000 per sinistro e per anno assicurativo
  • Attività recupero crediti
  • Attività assicurativa
  • Attività svolta all’esterno dei locali della banca
  • Operazioni relative alla gestione del bancomat, bancomat evoluti ecc…
  • Attività svolta dai dipendenti di banca presso società di recupero crediti
  • Sono compresi i danni patrimoniali derivanti dalla violazione della normativa privacy fino ad un massimale di € 150.000
  • Rivalsa dell’istituto di credito nei confronti del dipendente per l’omessa segnalazione di banconote false e negoziazione di assegni privi di clausola “Non trasferibile” fino ad un massimale per sinistro ed anno assicurativo di € 5.000.
    ATTENZIONE: solo per quest’ultima copertura non c’è retroattività; saranno risarciti solo sinistri relativi ad assegni negoziati dopo la sottoscrizione della polizza, a meno che la negoziazione non sia avvenuta in un’annualità nella quale il sottoscrittore era già coperto.

Per agevolare la scelta, pubblichiamo delle tabelle di confronto tra le due proposte.

Di seguito riepiloghiamo le possibili combinazioni di polizza tra cui scegliere


AMMANCHI DI CASSA

AMINTA RELA BROKER
MASSIMALE PREMIO ANNUO MASSIMALE PREMIO ANNUO
6.000 per sinistro
e per anno
€ 53    
7.500 per sinistro
e per anno
€ 85 8.000 per sinistro
e per anno
€ 70
10.000 per sinistro
e per anno
€ 98 10.000 per sinistro
e per anno
€ 90
15.000 per sinistro
e per anno
€ 120 15.000 per sinistro
e per anno
€ 115
FRANCHIGIA FRANCHIGIA
€ 0,00 per il primo sinistro,
80 per il secondo,
€ 155,00 a partire dal terzo sinistro 
Massimale € 8.000:
€ 0,00
per il primo sinistro,
80 per il secondo,
€ 155,00 a partire dal terzo sinistro
Massimali € 10.000 – 15.000
€ 0,00
per il primo sinistro,
€100
per il secondo,
€ 200,00
a partire dal terzo sinistro 
POLIZZA RC CAPOFAMIGLIA POLIZZA RC CAPOFAMIGLIA
Gratuita per polizze con
massimale minimo di € 7.500.
Massimale € 250.000
Premio annuo € 10
Massimale € 250.000.
Premio annuo € 20
Massimale € 500.000.
 ADESIONI IN CORSO D’ANNO ADESIONI IN CORSO D’ANNO 
Decorrenza 1/1 e 1/7 Decorrenza 1/1,  1/4,  1/7,  1/10

 


AMMANCHI DI CASSA + R.C. PROFESSIONALE

AMINTA RELA BROKER
MASSIMALE PREMIO ANNUO MASSIMALE PREMIO ANNUO
Ammanchi di cassa
(7.500 per sinistro
e per anno) +
RC professionale
(25.000 per sinistro e per anno)
€ 114 Ammanchi di cassa (8.000 per sinistro
e per anno) +
RC professionale
(25.000 per sinistro,
75.000 per anno) 
€ 85 
Ammanchi di cassa (10.000 per sinistro
e per anno) +
RC professionale
(25.000 per sinistro,
75.000 per anno) 
€ 100
Ammanchi di cassa (15.000 per sinistro
e per anno) +
RC professionale
(25.000 per sinistro,
75.000 per anno) 
€ 125
Ammanchi di cassa (8.000 per sinistro
e per anno) +
RC professionale
(100.000 per sinistro e per anno) 
€ 120
Ammanchi di cassa
(10.000 per sinistro
e per anno)
+ RC professionale
(60.000 per sinistro e per anno)
€ 137 Ammanchi di cassa
(10.000 per sinistro
e per anno) +
RC professionale
(100.000 per sinistro e per anno) 
€ 140
Ammanchi di cassa
(15.000 per sinistro
e per anno) +
RC professionale
(100.000 per sinistro e per anno)
€ 156 Ammanchi di cassa
(15.000 per sinistro
e per anno) +
RC professionale
(100.000 per sinistro e per anno)
€ 160
FRANCHIGIA FRANCHIGIA
Ammanchi di cassa:
€ 0,00
per il primo sinistro,
80
per il secondo,
€ 155,00 a partire dal terzo sinistro denunciato
RC Patrimoniale
Franchigia € 125,00,
scoperto 10% con un massimo di € 3.000,00
Ammanchi di cassa
Massimale € 8.000:
€ 0,00
per il primo sinistro,
80 per il secondo,
€ 155,00 a partire dal terzo sinistro
Ammanchi di cassa
Massimali € 10.000 – 15.000
€ 0,00
per il primo sinistro,
€100
per il secondo,
€ 200,00
a partire dal terzo sinistro 
RC Patrimoniale
€ 0,00
per il primo sinistro se
inferiore o pari ad € 3.000
scoperto 10%  con minimo di € 155
e massimo di € 2.500
per sinistri successivi o superiori ad € 3.000
POLIZZA RC CAPOFAMIGLIA POLIZZA RC CAPOFAMIGLIA
Gratuita
Massimale € 250.000
Premio annuo € 10
Massimale € 250.000.
Premio annuo € 20
Massimale € 500.000.
ADESIONI IN CORSO D’ANNO ADESIONI IN CORSO D’ANNO
Decorrenza 1/1 e 1/7 Decorrenza 1/1,  1/4,  1/7,  1/10

R.C. PROFESSIONALE

AMINTA RELA BROKER
MASSIMALE PREMIO ANNUO MASSIMALE PREMIO ANNUO
    25.000 per sinistro
75.000 per anno
20
    50.000 per sinistro
e per anno
€ 40
120.000 per sinistro
e per anno
€ 70 100.000 per sinistro
e per anno 
€ 60
    100.000 per sinistro
200.000 per anno
€ 100
260.000 per sinistro
e per anno
€ 95
520.000 per sinistro
e per anno
€ 150 500.000 per sinistro
e per anno
€ 150
  750.000 per sinistro
e per anno
€ 200
1.000.000 per sinistro
e per anno
€ 215 1.000.000 per sinistro
e per anno
€ 300
2.000.000 per sinistro
e per anno
€ 385 2.000.000 per sinistro
e per anno
€ 400
FRANCHIGIA FRANCHIGIA
Franchigia € 125,00,
scoperto 10% con un massimo di € 3.000,00
€ 0,00 per il primo sinistro se
inferiore o pari ad € 3.000
scoperto 10% con minimo di € 155
e massimo di € 2.500
per sinistri successivi o superiori ad € 3.000
POLIZZA RC CAPOFAMIGLIA POLIZZA RC CAPOFAMIGLIA
Gratuita
Massimale € 250.000
Premio annuo € 10
Massimale € 250.000.
Premio annuo € 20
Massimale € 500.000.
ADESIONI IN CORSO D’ANNO ADESIONI IN CORSO D’ANNO
Decorrenza 1/1 e 1/7 Decorrenza 1/1,  1/4,  1/7,  1/10
R.C. ATTIVITA’ RECUPERO CREDITI
RELA BROKER
MASSIMALE PREMIO ANNUO
25.000 per sinistro
75.000 per anno
€ 150
FRANCHIGIA
€ 0,00 per il primo sinistro se inferiore o pari ad € 3.000
scoperto 10% con minimo di € 155 e massimo di € 2.500
per sinistri successivi o superiori ad € 3.000
POLIZZA RC CAPOFAMIGLIA
Premio annuo € 10 Massimale € 250.000.
Premio annuo € 20 Massimale € 500.000.
ADESIONI IN CORSO D’ANNO
Decorrenza 1/1,  1/4,  1/7,  1/10

 

Modulistica e prospetti informativi

Scheda adesione

 

 




Carige, Bper presenta offerta non vincolante al Fondo Interbancario

La proposta prevede l’istituto emiliano paghi un euro per l’acquisizione e che il Fondo versi un miliardo per ricapitalizzare la banca ligure. Poi via all’Opa con premio del 29%


 

Si fa avanti un compratore per Carige. Bper ha presentato al Fondo Interbancario di tutela dei depositi un’offerta non vincolante per l’acquisizione dell’istituto ligure. Il cda di Bper Banca – si legge in una nota dell’istituto – ha deliberato la presentazione di un offerta non vincolante al Fondo interbancario di tutela depositi per l’acquisizione di una partecipazione pari all’88,3%, di cui l’8,3% detenuta da Cassa centrale banca, del capitale sociale di Carige. “L’interesse di Bper per la realizzazione dell’operazione”, sottolinea il comunicato, “è coerente con l’obiettivo di ampliamento dimensionale del perimetro del Gruppo bancario attraverso operazioni mirate che siano in grado di accrescere il valore per tutti gli stakeholders, continuando a garantire un elevato profilo di solidità patrimoniale di Bper Banca, almeno pari a quello attuale”.

La proposta di acquisizione di Carige da parte di Bper prevede che il Fitd versi un miliardo di euro per ricapitalizzare l’istituto ligure e che l’istituto emiliano paghi 1 euro per rilevare l’88,3% del capitale dell’istituto ligure in mano al Fitd e a Ccb. In seguito, si legge in una nota, Bper lancerà un’opa a 0,80 euro per azione, con un premio del 29% rispetto al prezzo di chiusura di Carige ieri.  Sulla scia delle indiscrezioni di un possibile compratore in arrivo il titolo oggi è balzato a Piazza Affari, terminando la seduta con un rialzo del 25,86% a 0,67 euro.

Nel dettaglio, chiarisce il comunicato,  nell’ambito dell’operazione sono previsti: prima del closing, un versamento in conto capitale da parte di Fitd di un importo pari a un miliardo in Carige, funzionale a dotare quest’ultima delle risorse necessarie alla copertura, tra l’altro, degli oneri di integrazione di Carige in Bper, delle azioni di derisking sull’intero portafoglio crediti, mantenendo livelli di dotazione patrimoniale in linea con quelli richiesti dal mercato e comunque non inferiori a quelli attuali di Bper, e degli oneri potenzialmente derivanti dalla risoluzione anticipata di taluni accordi commerciali e operativi che, unitamente agli interventi per revisioni di carattere operativo/strutturale, consentiranno di assicurare il raggiungimento di adeguati livelli di redditività su base combined.

Al closing, è prevista l’acquisizione da parte di Bper di una partecipazione in Carige pari all’88,3% del capitale sociale di quest’ultima a fronte del pagamento di un corrispettivo pari a un euro per l’intera partecipazione, nonché il subentro al nominale da parte di Bper Banca in tutti i finanziamenti e prestiti erogati dal Fitd e da Ccb in favore di Carige.

Secondo Bper, “l’operazione consentirebbe di risolvere in modo definitivo le problematiche di Carige, salvaguardando la clientela e il complesso degli stakeholders della stessa nonchè tutelando al meglio gli interessi degli azionisti di minoranza”. L’offerta, spiega la nota, verrà meno qualora il Fitd, entro il prossimo 20 dicembre, non conceda a Bper Banca un periodo di esclusiva nonché se le Parti non sottoscriveranno entro il prossimo 31 dicembre, un memorandum d’intesa vincolante che, oltre ai termini puntuali dell’operazione, dovrà prevedere l’obbligo delle parti di sottoscrivere un contratto definitivo di acquisizione entro il 31 gennaio dell’anno prossimo.

Le linee guida dell’operazione, prosegue Bper, vertono, in particolare: sulla neutralità rispetto all’attuale posizione patrimoniale del Gruppo Bper; sul miglioramento dell’asset quality su base combined, perseguendo il processo di derisking; sul significativo accrescimento della redditività del Gruppo Bper in termini di utile per azione già a partire dal 2023. Dalla data di concessione dell’esclusiva, informa ancora la nota, verrà avviata una due diligence legale, patrimoniale, fiscale, contabile e industriale da parte di Bper. La due diligence durerà cinque settimane e avrà natura confirmatoria. Il perfezionamento del contratto di acquisizione sarà subordinato all’ottenimento delle autorizzazioni da parte delle Autorità competenti.




Unicredit: il piano strategico 2022-24

Il nuovo Piano Strategico 2022-24 punta ad una crescita strutturale nelle aree geografiche in cui l’Istituto è già presente e prevede ricavi netti oltre i 17 mld ed un rapporto costi/ricavi in diminuzione al 50% nel 2024.
La digitalizzazione è al centro della strategia UniCredit con un aumento della spesa complessiva, 2,8 mld totali nel periodo 2022-2024.
L’azienda nel Piano prevede, in Italia, efficienze pari a complessive 950FTEs (Full Time Equivalent) , principalmente concentrate nelle funzioni centrali, indicando, nella lettera di avvio di procedura prevista dal CCNL, quali strumenti per la gestione, il pensionamento diretto (ultima finestra di pensione entro dicembre 2024), l’utilizzo del Fondo di Solidarietà (ultima finestra di pensione aprile 2028) e anche incentivazioni di natura individuale.
Nell’ambito delle 950 FTEs terrà conto delle circa 200 adesioni già raccolte nell’ambito del Piano T23 attualmente “in sospeso”. Prevede inoltre l’accorpamento di circa 100 punti operativi meno presidiati sul territorio.
I principali interventi organizzativi previsti dal nuovo piano sono riferibili alla semplificazione e razionalizzazione delle strutture centrali e di governo attraverso la semplificazione del modello operativo/processi e alla digitalizzazione/automazione di attività amministrative. L’azienda prevede in tal senso processi di riconversione e riqualificazione professionale che saranno supportati da percorsi di formazione.

Nel comunicato stampa di presentazione del Piano Industriale l’azienda comunica che ha in programma, nel periodo 2022-2024, a livello di Gruppo 3.600 nuove assunzioni nette di cui 2.100 in Digital & Data e 1.500 nel business. Di queste ultime 900 sono in Italia. UniCredit ha inoltre comunicato l’intenzione di internalizzare attività e forza lavoro qualificata e professionalizzata, per quanto riguarda il mondo Digital & Data, riducendo di due terzi il ricorso a società esterne da qui al 2024. Valutiamo positivamente questa decisione aziendale che va nella direzione di quanto sosteniamo da anni, infatti abbiamo fin dal principio fortemente criticato ed osteggiato la scelta di esternalizzare attività strategiche dell’azienda chiedendo una decisa inversione di tendenza.

Come Organizzazioni sindacali riteniamo positivo che l’azienda punti ad un piano di crescita dove finalmente l’Italia torni al centro della strategia di Gruppo e motore di sviluppo per l’economia del Paese.
Di rilievo anche il nuovo interesse per la formazione per la quale l’azienda prevede anche la creazione di un’ ”Academy” fisica e virtuale ove sviluppare percorsi di apprendimento e formazione personalizzati, nonché un forte investimento in offerta formativa. Il potenziamento e il miglioramento dell’offerta formativa rappresenta una delle istanze che da tempo sostenevamo.
E’ prevista una remunerazione degli azionisti di almeno 16 miliardi nel periodo 2021-2024 (solo nel 2022 è prevista la distribuzione di 3,7 miliardi di euro). Ci aspettiamo che i dipendenti di questo Gruppo, più volte ringraziati negli ultimi mesi dai vertici aziendali, ricevano la stessa attenzione e considerazione.

Nulla è stato detto su eventuali fusioni/acquisizioni (salvo che non sono escluse).
Le OO.SS. lavoreranno perchè questa volta la gestione del personale, ed in particolare l’eventuale riqualificazione/ricollocazione, sia gestita rispettando storie, professionalità e situazioni personali/familiari di chi verrà coinvolto.
Il contratto nazionale prevede una procedura di confronto, della durata di 50 giorni, sulle ricadute del Piano che riguardano lavoratrici/lavoratori, nell’ambito della quale dovremo approfondirne tutti gli aspetti ed i dettagli per poter effettuare una valutazione compiuta e complessiva. Sarà necessario poi verificare passo per passo l’attuazione del Piano industriale per misurarne i reali impatti sulla vita lavorativa di colleghe e colleghi attraverso un confronto continuo e un pieno coinvolgimento del Sindacato.

Vi terremo informati sull’esito di tali incontri.

Milano, 10 dicembre 2021

 

Segreterie di Coordinamento del Gruppo UniCredit

 

dal sito www.fisacunicredit.eu




BCC: fondo pensione nazionale. Comunicazione annuale contributi non dedotti e PR

Entro il 31 dicembre 2021!

Vanno comunicati al Fondo Pensione Nazionale:

  • i contributi non dedotti per l’anno 2020
  • il valore del Premio di Risultato eventualmente convertito, nel corso dell’anno 2020, in versamento alla previdenza complementare.

In allegato si invia una breve nota esplicativa sul tema che vi preghiamo di divulgare ⇒ SCARICA

Un fraterno saluto.

 

Coordinamento Nazionale Credito Cooperativo




Pubblicità regresso e sciopero generale

Se è vero che la pubblicità è lo specchio di un paese, quello che abbiamo visto nelle ultime settimane deve preoccuparci, e non poco.

In almeno tre campagne pubblicitarie, infatti, abbiamo visto un’immagine del lavoro e dei lavoratori che sarebbe poco definire degradante.

Il primo caso, quello di cui si è parlato tanto, è quello di Renatino e della sua dedizione alla produzione di parmigiano. Per farci capire come dovrebbe essere un vero lavoratore, lo spot ci mostra un povero disgraziato che, dall’età di 18 anni, lavora 365 giorni l’anno e che, come gli viene chiesto dai ragazzi in visita al caseificio, in vita sua non ha mai visto il mare, né Parigi, né messo gli sci. Una vita annullata nel nome della produzione.
Si è detto che quella è un’opera di finzione, che non bisogna esagerare a criticarla, che magari è solo un copione scritto male.

Per questo fa ancora più effetto la campagna pubblicitaria di Amazon, azienda talmente refrattaria ai diritti dei lavoratori da suscitare la preoccupazione di Amnesty International.
La campagna pubblicitaria in corso mostra diversi lavoratori che tessono le lodi del loro munifico datore di lavoro. Tra loro c’è Gianluca, che di sé ci racconta: “Ho smesso di studiare, è il mio grande rimpianto”. Ma per fortuna è arrivata mamma Amazon ad accoglierlo tra le sue braccia.  “L’importante è rialzarsi”. Perché lavorare per Amazon è un traguardo, niente a che vedere con i parassiti che non si rialzano e campano di sussidi. Gianluca ci dice che “imparo cose nuove”, perché “siamo fatti per fare cose grandi”, e “l’importante è crederci”. Imparare a leggere codici a barre, accatastare scatoloni, spostare pedane rappresenta evidentemente un patrimonio al quale una persona deve ambire, altro che quella cultura inutile, con la quale non si mangia: bisogna produrre e ringraziare chi, con spirito mecenatesco, è disposto persino a pagare le persone alle quali offre la possibilità di una simile crescita professionale.
Ma lo spot più inquietante della campagna è quello che ha per protagonista Mohamed. Di sé ci racconta: “la mia frase preferita è (poi dice qualcosa in arabo), che vuol dire non smettere di lottare“. Ma cosa significa per Mohamed lottare? Significa impegnarsi per ottenere condizioni di vita dignitose? Per evitare ad esempio, come raccontano i suoi colleghi del mondo reale, di dover urinare dentro una bottiglia perché mamma Amazon non concede loro neanche il tempo di andare al bagno? No, lottare significa dare tutto sé stesso per permettere al suo datore di lavoro di continuare a trattarlo come un oggetto, una bestia da soma. Eppure Mohammed è grato all’azienda: “Mia sorella è nata con disabilità” “I miei  genitori sono molto contenti perché riesco a aiutarli economicamente”. Alla fine Amazon si è accollata il mantenimento di uno straniero, e questo viene fatto passare non come il corrispettivo (inadeguato) per un duro lavoro, ma come un atto di pura generosità.
Quello che fa male è pensare che le persone che vengono mostrate sono probabilmente veri lavoratori, che hanno recitato un copione molto più inverosimile di quello di Renatino, non si sa quanto volontariamente. La memoria torna ai film di Fantozzi, quando il Megadirettore Galattico si rivolge ai dipendenti chiamandoli “Cari inferiori”.
Inferiori costretti a fare tutto ciò che serve a compiacere i loro padroni e, nonostante questo, condannati a sorridere e ringraziare chi li fa sì lavorare, ma al tempo stesso li priva di ogni prospettiva di una vita dignitosa.

L’ultimo caso emblematico di quanto poco valore venga ormai dato agli esseri umani è quello di uno studio legale che si autocelebrava per essere stato premiato come miglior studio legale d’Italia. Il suo merito? Aver aiutato un’azienda, la GKN di Campi Bisenzio, a cacciare 430 dipendenti: un’operazione della quale, evidentemente, è giusto vantarsi pubblicamente.
Ora, a parte il fatto che lo stesso studio legale è stato sconfitto in appello dalla Fiom di Firenze che giustamente ha commentato: “Chissà cosa spetterà a noi che contro di loro abbiamo presentato e vinto un ricorso in Tribunale per atteggiamento antisindacale!” l’essere arrivati a sventolare come un trofeo l’aver messo sul lastrico centinaia di famiglie rappresenta un punto di non ritorno nella considerazioni di quelli che evidentemente non vengono più viste come persone.

Si dirà che si sta esagerando, che in fondo sono solo spot. Ma gli spot sono evidentemente realizzati seguendo le indicazioni dei committenti, che guarda caso sono le nostre controparti, e che evidentemente ci tengono a dare questa immagine di loro e dei loro dipendenti. Le stesse controparti che sbraitano contro il reddito di cittadinanza, perché vorrebbero pagare i lavoratori, che tanto generosamente mantengono, meno di un sussidio di povertà, ma per farlo avrebbero bisogno che quel sussidio non esistesse.

E’ contro questa visione del mondo che la Cgil sciopererà assieme alla Uil il prossimo 16 dicembre. Una visione del mondo che chiunque attribuisca un valore alle parole “giustizia” e “solidarietà” non può che rifiutare.

Qualcuno dirà che per noi è diverso, che la categoria dei bancari non ha nulla a che vedere con i personaggi degli spot citati.
Eppure in ognuno di noi c’un po’ di Renatino: ogni volta che facciamo straordinario senza farcelo pagare, ogni volta che restiamo in ufficio durante la pausa pranzo per finire un corso online, ogni volta che rinunciamo alle ferie perché le campagne commerciali vanno completate…
In ognuno di noi c’è un pizzico di Mohamed: quando vendiamo ad un cliente un prodotto non adatto a lui solo perché dobbiamo raggiungere un “obiettivo sfidante” , quando guardiamo i dati di vendita ed abbiamo paura di ritorsioni perché sono inferiori a quello che ci era stato chiesto. È normale aver paura di andare a lavorare?
Ogni filiale che viene chiusa in un piccolo paese è la nostra GKN, e dietro quelle chiusure, decretate non perché le banche abbiano problemi economici ma solo perché gli utili non bastano mai, ci saranno dei dirigenti premiati. Premiati per aver contribuito a spopolare un centro abitato.

Dobbiamo, com’è giusto, approfondire i motivi dello sciopero.
Possiamo parlare del fatto che nei prossimi mesi l’Italia riceverà dall’Europa oltre 190 miliardi di Euro per il programma Next Generation UE, e del fatto che questa somma arriverà nell’unica nazione industrializzata nella quale gli stipendi sono mediamente più bassi rispetto a 30 anni fa.

 

Potremmo aspettarci che questa montagna di denaro venga investita in modo da elevare le retribuzioni e migliorare il tenore di vita delle fasce più deboli. Ma il governo non ha nessuna intenzione di usare questi soldi  per ridurre le diseguaglianze, fedele alla teoria dello sgocciolamento tanto in voga tra le destre: i soldi si danno ai ricchi. I poveri potranno contendersi le briciole che cadranno dalla loro tavola, e dovranno pure ringraziare. Una teoria che ha prodotto effetti devastanti: oggi in Italia oltre un lavoratore su 10, pur percependo uno stipendio, è sotto la soglia di povertà.

Potremmo parlare di pensioni, del fatto che in Europa siamo il paese con l’età pensionabile più alta, di un governo che si era impegnato a ricercare con i Sindacati possibili forme di flessibilità ma poi di questo argomento non ha voluto parlare.

Potremmo parlare della mancanza di prospettive per chi inizia a lavorare tra salari da fame, contratti a singhiozzo, pensioni con le quali non potranno mantenersi da vecchi.

Potremmo parlare di scuole, di sanità, di ambiente, di disabili, di pari opportunità, degli oltre 100 miliardi annui di evasione fiscale… tutti temi sui quali il Governo non apporterà migliorie.

Decidere se aderire o meno ad uno sciopero significa schierarsi, dall’ una o dall’altra parte. Partecipare allo sciopero è un modo per ribellarsi, per provare a rifiutare, per noi ma soprattutto per i nostri figli, una società che contrappone pochi padroni (e i loro rappresentanti), e tantissimi “inferiori” sempre più poveri, sempre più sfruttati, sempre più privati di diritti.
Chi non sciopera afferma implicitamente che le cose vanno bene così come stanno. Ed è una posizione legittima. Però poi perde il diritto di lamentarsi, magari venendo tra qualche anno a chiederci: “Dov’era la Cgil?
Noi ci saremo, come ci siamo sempre stati. E stavolta speriamo di essere davvero in tanti.