Banche: la ripresa giova ai bilanci semestrali

Ben 5 miliardi e 958 milioni, il triplo del 2020. È questa la somma degli utili netti semestrali dei sei grandi gruppi bancari nazionali Intesa Sanpaolo, UniCredit, Mps, Banco Bpm, Bper e Carige. A soffiare nelle vele delle banche è soprattutto il rimbalzo rispetto al disastro del periodo gennaio-giugno dello scorso anno, flagellato dalla recessione innescata dalla prima ondata della pandemia. Ma dietro i numeri positivi ci sono anche fattori non meramente congiunturali.

Buone notizie da Mps che ha chiuso il primo semestre con un utile di 202 milioni che batte le attese e torna in “nero” dopo la perdita di 1,09 miliardi dello stesso periodo del 2020. Al 30 giugno i ricavi assommano a 1,56 miliardi (+7,7% su base annua), mentre le rettifiche nette calano a 89 milioni (-14,8%). I crediti deteriorati lordi sono pari a 4,2 miliardi, in lieve aumento rispetto ai 4 di dicembre.

Anche Carige va meno male di quanto si temesse e perde solo 49,9 milioni rispetto ai 97,8 milioni dello stesso periodo del 2020. Secondo l’ad Francesco Guido i ricavi sono cresciuti a 203,2 milioni dai 148,2 milioni del periodo febbraio-giugno 2020, con l’aumento della raccolta diretta (+0,4 miliardi).

A brindare più di tutti è Intesa Sanpaolo: l’istituto mette a segno un balzo dell’utile netto semestrale a 3,023 miliardi ( +17,8%), con il risultato del periodo aprile-giugno pari a 1.507 milioni, il miglior trimestre di sempre. Tra le altre voci del conto economico, il risultato della gestione operativa è in aumento del 5,9% e il rapporto costi-ricavi è al 49,2%, tra i migliori delle maggiori banche europee. L’ad Carlo Messina annuncia il nuovo piano di impresa e “un livello minimo di utile netto 2002 sicuramente a 5 miliardi”.

UniCredit archivia il primo semestre dell’era Orcel con un utile netto di 1,92 miliardi grazie al balzo delle commissioni (+21,4% su base annua a 1,7 miliardi) e al calo dei costi operativi a 4,9 miliardi (-1,2%).

Al 30 giugno Bpm ha registrato un utile netto di 361,3 milioni e Bper chiude il primo semestre, in cui dal 22 febbraio ha consolidato le filiali di Ubi Banca, con un utile netto di 502 milioni.

 

Da Il Fatto Quotidiano del 6/8/2021

 




Fondo Solidarietà: come ottenere i rimborsi delle imposte versate

2 - First Cisl 3 - Fisac Cgil 6 - Uilca Unisin nuovo logo

Con riferimento agli assegni straordinari del Fondo di solidarietà del credito ordinario e di quello cooperativo, l’approvazione del Decreto Sostegni bis ha – con una specifica norma interpretativa – definitivamente escluso la riliquidazione degli importi a favore delle esodate e degli esodati.
Pertanto, nulla è dovuto su tali somme e l’Agenzia delle Entrate provvederà all’annullamento formale degli avvisi bonari inviati in precedenza e provvederà altresì al rimborso delle somme pagate dalle esodate e dagli esodati che hanno scelto la rateizzazione. Si precisa che per coloro che hanno scelto la rateizzazione degli importi in precedenza richiesti nessuna altra rata in scadenza è dovuta.

L’Agenzia delle Entrate, presumibilmente dal prossimo mese di settembre, avvierà la procedura automatica per l’accredito dei rimborsi direttamente sul conto corrente delle esodate e degli esodati dei quali è già in possesso del codice IBAN.
Coloro che invece non hanno in precedenza comunicato all’Agenzia delle Entrate il proprio codice IBAN dovranno comunicarlo, al più presto, collegandosi a questo indirizzo: www.agenziaentrate.gov.it

Occorre digitare “Area riservata” ed accedere ad “Entratel/Fisconline”. Per l’identificazione si può utilizzare SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale), CIE (Carta di Identità Elettronica), CNS (Carta Nazionale dei Servizi). Quando si è entrati nell’Area riservata, sulla sinistra dello schermo appare un menù, nel quale occorre seguire il percorso: Servizi Fisconline – Servizi per – Richiedere – Accredito rimborso e altre somme su c/c. L’IBAN comunicato sarà utilizzato dall’Agenzia delle entrate per effettuare i rimborsi.

Infine, per coloro che non hanno comunicato e non comunicheranno il proprio codice IBAN tramite le modalità di cui sopra, potranno comunicare l’IBAN su cui fare accreditare il rimborso delle somme pagate utilizzando il modello allegato, compilato in tutte le sue parti e contenente i dati relativi a un conto corrente intestato al soggetto beneficiario del rimborso, che può essere presentato a un qualsiasi Ufficio Territoriale dell’Agenzia delle Entrate esibendo un documento d’identità in corso di validità.

Roma, 9 agosto 2021

 

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Bonus “Mamma domani” 2021: cos’è e quali sono i requisiti per ottenerlo

Nato nel 2017, con la Legge di Bilancio 2017, il Bonus mamma domani è un aiuto che viene corrisposto alle future mamme anche per il 2021.

Anche se dal 2022 sarà inglobato all’interno dell’Assegno Unico, per quest’anno sarà ancora possibile richiederlo.

Scopriamone di più.

Bonus mamma domani 2021

Si tratta di un beneficio di 800 euro per le future mamme che si può richiedere senza limiti di reddito. Spetta anche in caso di affidamento preadottivo o di adozione.

La prestazione è rivolta alle donne in gravidanza o alle madri per uno dei seguenti eventi verificatisi dal 1° gennaio 2021 fino alla fine del 2021:

  • compimento del settimo mese di gravidanza;
  • parto, anche se antecedente all’inizio dell’ottavo mese di gravidanza;
  • adozione nazionale o internazionale del minore, disposta con sentenza divenuta definitiva ai sensi della legge 4 maggio 1983, n. 184;
  • affidamento preadottivo nazionale disposto con ordinanza ai sensi dell’art. 22, c. 6, l. 184/1983 o affidamento preadottivo internazionale ai sensi dell’art. 34, l. 184/1983.

Il beneficio è concesso in un’unica soluzione per ogni evento (gravidanza, parto, adozione o affidamento) e in relazione a ogni figlio nato, adottato o affidato.

L’importo è di 800 euro in un’unica soluzione e viene versato attraverso le seguenti modalità:

  • accredito su conto corrente bancario/postale
  • bonifico domiciliato presso un ufficio postale (solo in questo caso l’IBAN non è richiesto)
  • libretto postale
  • carta prepagata con IBAN
  • conto corrente estero dell’Area SEPA con IBAN extra Italia.

Quando fare domanda

La domanda può essere presentata dopo il compimento del settimo mese di gravidanza (inizio ottavo mese) oppure a nascita avvenuta o a seguito di uno degli altri eventi previsti dalla legge: adozione e affidamento preadottivo.

Si potrà fare domanda ogni mese durante il 2021, per nascite e adozioni avvenute dal 1 gennaio al 31 dicembre 2021.

Come fare domanda

La domanda deve essere presentata all’INPS tramite una delle seguenti modalità:

  • servizi telematici accessibili direttamente dalla richiedente, attraverso il servizio dedicato;
  • Contact Center (numero 803 164, gratuito da rete fissa, oppure 06 164164 da rete mobile);
  • enti di patronato, tramite i servizi telematici offerti dagli stessi.

Fonte: www.lentepubblica.it




Montani (Bper): “18mila dipendenti sono parecchi, dovremmo ridurli”

“Con un’operazione di digitalizzazione potremmo lavorare con molti meno sportelli.

Questo il proposito dell’amministratore delegato del gruppo Bper, Piero Luigi Montani, ma aggiunge «comunque lavoreremo sempre con più di mille sportelli, e con 18mila dipendenti, che sono comunque parecchi e che dovremmo ridurre e probabilmente nel piano industriale lo prenderemo in considerazione».
Ha detto Montani  nel corso della conference call con gli analisti sui risultati.

Per quanto riguarda l’M&A (operazioni di acquisizione e fusione) stiamo lavorando intorno al piano industriale, termineremo per la fine dell’anno e l’inizio del nuovo». E anche se «valutiamo tutte le opzioni», ha detto Montani, «l’acquisizione di questo ramo per questa banca è stata una cosa molto importante, rappresenta il 30% del personale e il 40% circa degli sportelli».

Si tratta di «una dimensione molto elevata” ma comunque «l’impatto è importante anche per il peso specifico che ne deriva: oggi la banca lavora per il 60% nel Nord Italia, specialmente in Lombardia e in Emilia».

«Sono convinto che ci sarà sempre un’opportunità di integrazione che potrà essere interessante anche perché insistiamo su territori di un certo interesse e sarà difficile rimanere fuori da qualche processo di questo genere, però al momento dobbiamo concentrarci sulle cose che abbiamo sotto i piedi e non su quelle troppo distanti dagli occhi», ha risposto a chi chiedeva se Bper non rischiasse di perdere il “treno” delle fusioni.

 

Fonte: www.riparteitalia.it




Il vero prezzo del potere garantito dai resti di Mps

Un bancario può perdere il lavoro ma la banca non può fallire: è il mercato bellezza?


Dieci anni fa il Monte dei Paschi di Siena aveva 30.000 dipendenti. Adesso ne ha poco più di 20.000 e ancora c’è chi proclama la difesa dei posti di lavoro.
Un bancario può perdere il posto di lavoro ma la banca non può fallire; la banca non può fallire ma i suoi azionisti possono perdere tutto. 
È il mercato bellezza?

Dite voi se si può chiamare “mercato” un sistema nel quale un’azienda non può fallire. Non è che una banca, per una legge fisica o economica, sia in grado di galleggiare come un sugato sulle perdite. È che, per sua natura, dev’essere salvata.
Sui conti correnti di MPS ci sono 90 miliardi eppure non ci sono: sono stati prestati, com’è appunto nella natura della banca.

In caso di crac, alle imprese verrebbe chiesto di rientrare all’istante di 90 miliardi e i correntisti non avrebbero più i loro soldi “a vista”. Perciò le banche non sono imprese ma centri di potere discrezionale che decidono se concedere o no il credito valutando la solidità non dell’impresa ma della mafietta politico-affaristica che la protegge.
Quanto valga Mps come centro di potere presidiato dalla massoneria Toscana e non solo ce lo raccontano le decennali guerre d’indipendenza dei senesi.Meglio la banca a pezzi in mano a noi che sana in mani altrui. E pazienza per i bilanci in rosso, per quelli c’è la banca al servizio del territorio.Il conto dell’inefficenza lo pagheranno i contribuenti è sempre più i clienti delle banche, spolpati attraverso le commissioni e la quotidiana rapina chiamata risparmio gestito.

Quattro anni fa il ministro dell’Economia Piercarlo Padoan ha salvato Popolare di Vicenza e Veneto Banca regalandole a Intesa Sanpaolo con una dote di 5 miliardi. Nel frattempo salvava (?) Mps con un’iniezione miliardaria di denaro pubblico.
L’allora numero uno di Unicredit, Jean Pierre Mustier, protestò per il regalo fatto alla concorrente, e fu chiaro che al prossimo giro sarebbe toccato a lui. Infatti ora si parla di Mps regalato con dote di 5 miliardi.
Nel frattempo Padoan si è fatto eleggere deputato a Siena, acclamato come salvatore della banca, ma subito dopo Unicredit lo ha nominato presidente. La prima banca italiana, alla vigilia dell’acquisizione di Mps, chiama come presidente il ministro che ha gestito il dossier di Siena.

Ecco di quale mercato parliamo: non la grande finanza, ma il suk delle anticamere ministeriali dove i potentati mondiali trovano sempre soggetti volenterosi e dialoganti per i loro affari.

Per il seggio lasciato libero da Padoan corre il segretario del Pd Enrico Letta, che non faticherà a convincere i senesi di essere stati ancora una volta tutelati. C’è solo da stabilire chi pagherà l’ennesimo conto: i contribuenti dando una congrua dote miliardaria a Unicredit, oppure gli azionisti di Unicredit che vedranno la loro banca danneggiata dall’operazione di sistema, come paventava Mustier. In tal caso anche Unicredit andrà salvata e ritoccherà ai contribuenti.

Che cosa c’entra questo con il mercato è un mistero insondabile.

 

Articolo di Giorgio Meletti su “Domani” del 3/8/2021

 




Tassazione esodati: problema risolto!

2 - First Cisl 3 - Fisac Cgil 6 - Uilca Unisin nuovo logo

Nel Decreto Sostegni Bis confermato assegno straordinario di settore

Alla luce dell’entrata in vigore del Decreto Sostegni bis, nel cui articolato è previsto che l’assegno straordinario per il settore del credito e del credito cooperativo debba continuare ad essere erogato senza prevedere alcuna riliquidazione, confermiamo che nulla è più dovuto alla Agenzia delle Entrate.

Siamo in attesa delle modalità di rimborso che sarà nostra cura comunicare appena possibile.

 

Le Segreterie Nazionali
FABI – FIRST CISL – FISAC CGIL – UILCA – UNISIN




Alleanza silente: avanti con lo sciopero del 23 settembre

2 - First Cisl 3 - Fisac Cgil 8 - Fna 6 - Uilca

Alleanza silente: proseguiamo con le iniziative per lo sciopero del 23 settembre

A seguito del presidio dello scorso 15 luglio, durante il quale tutte le OO.SS unitariamente hanno dimostrato il proprio dissenso verso le scelte attuate dai vertici aziendali negli ultimi anni, Alleanza è rimasta silente e, di conseguenza, proseguiamo con le iniziative che ci porteranno allo sciopero del 23 settembre.

Grazie a tutti i lavoratori che hanno seguito e diffuso l’evento di luglio, possiamo affermare che il successo è stato superiore a qualsiasi aspettativa.

Ricordiamo brevemente i motivi che hanno portato queste OO.SS. a proclamare il prossimo sciopero:

  • Riapertura di tutti gli Ispettorati Agenziali;
  • Eliminazione delle pressioni commerciali;
  • Riduzione degli obiettivi e reinserimento dei bonus mensili su più piste, non solo su quella danni ed alle stesse condizioni del terzo quadrimestre 2020;
  • Ripristino degli obiettivi annuali e non più semestrali, insieme al ricalcolo dei rappel;
  • Avvio della possibilità di acquisire in Offline;
  • Eliminazione delle due piste Mix a favore di una sola;
  • Rispetto del contratto di lavoro;
  • Riduzione dei carichi amministrativi in capo ai produttori;
  • Riduzione dei carichi di lavoro per gli Impiegati Amministrativi e ripristino delle provvigioni acquisitive nella stessa misura precedentemente prevista;
  • Implemento dei silos di supporto alla rete o, comunque, reintegro nella stessa misura dello scorso anno, con utilizzo solo per spese attinenti all’agenzia, escludendo quelle in capo alla Direzione (come i ristori per gli amministrativi) ed in armonia con le circ. (v. premi per CF);
  • Ritiro del progetto di inserimento dei Senior Advisor (CF presi da altre Sim/Banche da inserire direttamente in carico all’Agenzia, pagati meglio di Account e TS, ed a cui affidare i migliori clienti e tutte le scadenze da togliere ai settori) e reimpiego delle risorse già stanziate a favore dei lavoratori in essere o per l’inserimento di collaboratori nei settori;
  • Regolamentazione della remotizzazione selvaggia a cui abbiamo assistito dal diffondersi della pandemia, con il pagamento di “ristori” per tutti (come avviene per i produttori Generali) e dotazione di supporti ergonomici ed elettronici per eliminare le conseguenze patologiche del lavoro da casa;
  • Ripristino della percentuale di correntizzazione solo sulle provvigioni o, in alternativa, riconoscimento anche sugli incentivi dei meccanismi bonus/malus previsti per la correntizzazione.

Per tutte queste ragioni e per ritornare a vestire la maglia di Alleanza e a lavorare con orgoglio e soddisfazione, riducendo quello stress che oggi ci sta facendo ammalare, invitiamo tutti a partecipare allo sciopero del 23 settembre ed alla manifestazione che si svolgerà a Milano sotto alle Torri dove hanno sede Alleanza e Generali, che ricordiamo fanno utili record ogni anno. Non esistono solo gli azionisti, ma anche i lavoratori.

Nessuno può tirarsi indietro, basta con lamentele ed insoddisfazioni, è il momento di dimostrare all’azienda che è finito il tempo delle chiacchiere ed è arrivato il momento dei FATTI.

Ci vediamo in piazza Tre Torri a Milano GIOVEDI’ 23 SETTEMBRE alle ore 11.00. Rivolgetevi alle RSA sul territorio, che stanno organizzando i trasporti per arrivare a Milano.




I drammatici dati dell’abbandono bancario in provincia dell’Aquila

Da almeno 3 anni, come Fisac e CGIL L’Aquila, stiamo evidenziando i danni dell’abbandono bancario sul nostro territorio attraverso articoli, comunicati stampa ed un convegno espressamente dedicato a questo tema.

L’esame dell’andamento del 2020, sulla base dei dati reperibili dal sito della Banca D’Italia,  evidenzia un forte peggioramento della situazione, che più che confermare i nostri timori dimostra una realtà assai peggiore di quella da noi paventata.

Il numero più drammatico, che salta immediatamente all’occhio, è quello dei comuni privi di qualsiasi sportello bancario. Se in Italia le banche sono presenti all’incirca in 2 comuni su 3, nella provincia dell’Aquila solo 3 comuni su 10 possono vantare la presenza di almeno una filiale di un istituto bancario. Il dato, già drammatico, è precipitato nel 2020, quando ben 5 comuni hanno visto abbassare le saracinesche delle banche presenti. Mentre in Italia il numero di comuni senza banche scende del 2,27% in un anno, il dato abruzzese vede una riduzione doppia, -4,54% con un taglio di 7 comuni. Di questi sette, ben 5 sono comuni posti nella Provincia dell’Aquila, che quindi vede un calo di oltre il 13% nel numero di località servite da banche.
E’ interessante notare come tutti i comuni della Provincia dell’Aquila che lo scorso anno sono rimasti privi di servizi bancari abbiano pagato le scelte di un unico Gruppo bancario.

La tabella che segue riepiloga i dati relativi al numero di comuni nei quali è presente almeno uno sportello.

NUMERO COMUNI CON ALMENO UNO SPORTELLO BANCARIO 
Totale 2019 % su tot comuni Totale 2020 % su tot comuni Differenza % diff.
ITALIA 5.221 66,1% 5.102 64,5 -119 -2,3%
ABRUZZO 154 50,5% 147 48,2 -7 -4,6%
Provincia
AQ 38 35,2% 33 30,6% -5 -13,2%
CH 49 47,1% 48 46,2% -1 -2,0%
PE 28 60,9% 28 60,9% 0 =
TE 39 83,0% 38 80,9% -1 -2,6%
dati Banca d’Italia

Il fenomeno dell’abbandono non riguarda ovviamente solo i comuni più disagiati. Le chiusure di sportelli toccano l’intero territorio nazionale, ma sono più numerose in Abruzzo e ancor di più nella nostra provincia.

Così, se il dato nazionale evidenzia una riduzione complessiva del 3,42%, in Abruzzo la percentuale sale al 5,7%, con la Provincia dell’Aquila che anche in questo caso evidenzia una riduzione fortissima: 11,11%.
E’ bene precisare che tali riduzioni non hanno nulla a che vedere con il Covid, che anzi avrebbe dovuto consigliare il rinvio delle chiusure programmate, ma sono frutto di scelte fatte a tavolino dai grandi gruppi bancari, incuranti del fatto che chiudere filiali nel pieno della pandemia significava aumentare gli assembramenti in quelle che, restando aperte, avrebbero accolto maggiori flussi di clientela.

Anche in questo caso pubblichiamo la tabella riepilogativa:

NUMERO SPORTELLI BANCARI PER PROVINCIA
Totale 2019 Totale 2020 Differenza % diff.
ITALIA 24.312 23.481 -831 -3,4%
ABRUZZO 526 496 -30 -5,7%
Provincia
AQ 117 104 -13 -11.1%
CH 140 138 -2 -1,4%
PE 126 122 -4 -3,2%
TE 143 132 -11 -7,7
dati Banca d’Italia

 

L’ultimo dato che andiamo ad esaminare è quello relativo al numero complessivo di impiegati nel settore bancario. A livello nazionale prosegue l’andamento discendente che ha visto i bancari diminuire di 6.905 unità, pari ad un 2,45% del totale occupati nel settore. Ancora una volta i dati abruzzesi sono nettamente peggiori, con un calo percentuale sensibilmente maggiore (-4,42%) concentrato principalmente in provincia dell’Aquila, dove il calo percentuale è superiore al 6,55%.

Questi i dati complessivi:

NUMERO DIPENDENTI SETTORE BANCARIO PER PROVINCIA
Totale 2019 Totale 2020 Differenza % diff.
ITALIA 282.129 275.224 -6.905 -2,5%
ABRUZZO 3.352 3.210 -142 -4,2%
Provincia
AQ 717 670 -47 -6,6%
CH 974 957 -17 -1,7%
PE 804 768 -36 -4,5%
TE 858 816 -42 -4,9%
dati Banca d’Italia

 

Quando si parla di riduzione di impiegati nel settore bancario, l’opinione pubblica tende ad essere indifferente, non riuscendo evidentemente a cogliere l’impatto fortissimo che questi numeri hanno sui territori.
Facciamo alcuni esempi. Sappiamo quanto sia complicato continuare a vivere in uno dei nostri minuscoli comuni montani. Pensiamo ad una piccola azienda che, nonostante tutto, voglia continuare ad operare in uno di questi comuni. Il semplice fatto di doversi sobbarcare 60 o 70 Km solo per andare ad anticipare una fattura e tornare in sede può bastare a convincerla a lasciare il paesello. Oppure pensiamo ad un anziano, visto che la popolazione di questi insediamenti ha un’età media molto alta: doversi spostare anche solo di pochi km per ritirare la pensione può rappresentare un problema insormontabile.

Ma la questione non riguarda solo i comuni più piccoli. Stiamo assistendo ad un rapido abbandono del Centro-Sud da parte dei grandi istituti: ormai il 40% di tutti gli sportelli bancari è concentrato in solo 3 regioni (Lombardia, Emilia Romagna e Veneto). Questo non è indolore. Sappiamo per certo che quanto più chi deve concedere credito si allontana da un territorio, tanto più il rubinetto dei finanziamenti tende a chiudersi.
Sono considerazioni che abbiamo fatto più volte, ma adesso si vedono in concreto gli effetti sul territorio.

Possiamo rendercene conto esaminando quanto accaduto dopo il lockdown causato dalla prima ondata pandemica. Il Governo ha stanziato fondi di garanzia che coprivano tra l’80% e il 100% dei finanziamenti concessi alle imprese per ripartire dopo lo stop obbligato. In pratica, le banche potevano concedere nuovo credito rischiando poco o nulla; questo ha fatto sì che a livello nazionale l’ammontare complessivo dei crediti accordati dalle banche facesse registrare un aumento del 5%.
In Abruzzo tale incremento è stato del 2,6%, cioè la metà rispetto al dato nazionale. Come si spiega questo dato? Con il fatto che, a fronte dell’erogazione di finanziamenti garantiti per un importo di 2.108 miliardi, ben 1.586 sono stati utilizzati per assorbire prestiti preesistenti, con evidente vantaggio per le banche che hanno potuto sostituire finanziamenti a rischio con prestiti quasi interamente garantiti dallo Stato.
(dati ricavati da un’analisi effettuata dall’associazione Focus Abruzzo, sulla base di una recente ricerca dell’economista Aldo Ronci sul credito durante l’emergenza covid-19, per conto della Cna, illustrati in modo più dettagliato in questo articolo).

Cosa significa questo, all’atto pratico? Che le banche operanti nella nostra Regione, piuttosto che agevolare la ripartenza post covid fornendo alle aziende Abruzzese il carburante per investire e superare la crisi, hanno preferito pensare a come rientrare dei finanziamenti già accordati. Un chiaro segnale di scarso interesse per il futuro del nostro territorio, rispetto al quale hanno preferito cercare una via di fuga che permettesse di limitare al massimo le possibili perdite.
Per inciso: anche su questo tema la Fisac e la CGIL L’Aquila avevano inutilmente provato a lanciare l’allarme.

C’è un’immagine che rappresenta in modo fedele gli effetti delle scelte dei grandi istituti, sempre meno propensi ad investire nel Centro-Sud. La cartina che segue evidenzia l’andamento del credito alle famiglie negli ultimi 12 mesi.

(Fonte: Banca d’Italia. Aggiornamento a marzo 2021)

 

Si nota abbastanza chiaramente come il colore delle regioni, salvo rare eccezioni, tenda a diventare più chiaro man mano che ci si sposta verso sud. Emerge inoltre che in questa triste graduatoria della “parsimonia” bancaria, Molise e Abruzzo occupino purtroppo la seconda e la terza posizione in classifica.

Non sono solo freddi numeri: significa che in queste regioni tante famiglie hanno dovuto rinunciare a comprare una casa, a cambiare la macchina, a far studiare i figli. Ma significa anche che tante aziende hanno dovuto chiudere, tanti posti di lavoro sono stati persi.
Se guardiamo i dati relativi al tasso di disoccupazione giovanile in Provincia dell’Aquila, ci accorgiamo che l’andamento del 2020 evidenzia un netto peggioramento.

% DISOCCUPATI IN PROVINCIA AQ – FASCIA 15/24 ANNI 
ANNO 2019 2020
Percentuale disoccupati 21,5% 28,0%
di cui
disoccupazione femminile 28,6% 36,2%
disoccupazione maschile 16,9% 25,8%

Le cause per un andamento così negativo sono molteplici e non riconducibili esclusivamente alle politiche dei grandi Gruppi Creditizi; ma è evidente che la carenza di servizi bancari e la difficoltà crescente nell’accesso al credito sono elementi che contribuiscono in modo determinante a spiegare questi numeri.

Appare inspiegabile il totale disinteresse di fronte a queste problematiche da parte della politica, per la quale il mantenimento di livelli minimi di copertura bancaria del territorio dovrebbe rappresentare un tema prioritario, oltre che un preciso dovere previsto dalla Costituzione. In base a quanto previsto dall’art. 47 le istituzioni avrebbero infatti il compito di disciplinare, coordinare e controllare l’esercizio del credito.
Difficile capire se tale disinteresse sia causato da incapacità di comprendere la gravità della situazione o da connivenza (le banche hanno da sempre una forte capacità di orientare le scelte politiche: non è un caso che a Palazzo Chigi sieda un banchiere).
In entrambi i casi, c’è di che essere molto preoccupati.

 

FRANCESCO MARRELLI
Segretario Generale CDLT L’Aquila

Luca Copersini
Segretario Provinciale Fisac/Cgil L’Aquila

 

 




MPS verso Unicredit: spezzatino e costi per lo Stato fino a 8 mld

Alla fine UniCredit ha rotto gli indugi e avviato una trattativa “in esclusiva” con il ministero dell’Economia per rilevare la polpa del Monte dei Paschi di Siena. Ieri, a sorpresa, il consiglio d’amministrazione della banca, convocato per approvare i conti trimestrali, ha dato l’ok anche all’ingresso in data room per esaminare i conti della banca senese in vista di un’eventuale acquisizione.
Il negoziato tra il Tesoro, primo azionista del Monte, e i vertici di UniCredit dura da tempo e si è intensificato da aprile dopo l’arrivo di Andrea Orcel alla guida del gruppo milanese e sotto la presidenza di Pier Carlo Padoan. L’ex ministro dell’Economia ha fatto sapere di essersi “astenuto” in Cda sul tema. Una mossa formale che però non oscura un dato che fa impallidire il concetto di porte girevoli: Padoan è l’uomo che al Tesoro nel 2017 ha nazionalizzato Mps a caro prezzo e ora presiede la banca che tratta con il Tesoro imponendogli una svendita a “costo zero” e con pulizia dei conti a carico dello Stato. L’operazione, infatti, si concretizzerà solo se “avrà impatto neutrale sul capitale di UniCredit”, si legge in una nota diffusa dal gruppo. “Tutti i crediti deteriorati di Mps saranno lasciati indietro – ha spiegato Orcel – come anche i rischi legali.

Quella che si profila è un’operazione complessa e che costerà cara allo Stato. UniCredit rileverà solo un “perimetro selezionato di Mps”, che, a quanto filtra, subirà uno spezzatino: le attività al Sud (a partire dall’ex Banca del Salento) dovrebbero finire al MedioCredito Centrale, l’istituto controllato dalla pubblica Invitalia che poco più di un anno fa ha salvato la Popolare di Bari, mentre gli sportelli toscani (e verosimilmente il marchio) rimarranno per un periodo in vita in via autonoma, per evitare l’implosione della classe politica locale, Pd in testa. Il resto dovrebbe finire a UniCredit, che, come detto, non spenderà un euro e non vuole nessun rischio.
Al di là dei tecnicismi, tra pulizia dei crediti deteriorati (4 miliardi lordi, 2,1 al netto delle coperture a bilancio), destinati a essere rilevati dalla pubblica Amco, accollo dei rischi legali (oggi ridotti a 6,2 miliardi) e il bonus fiscale previsto dal governo per le fusioni bancarie finalizzate entro giugno 2022 (3 miliardi), il conto finale per lo Stato potrebbe sfiorare gli 8-10 miliardi. La stessa cifra, tra garanzie ed esborso diretto dello Stato, ottenuta da Intesa Sanpaolo nel 2016 per rilevare le Popolari venete in dissesto. Anche allora, manco a dirlo, Padoan sedeva al Tesoro.

 

Articolo di Carlo Di Foggia su “Il Fatto Quotidiano” del 30/7/2021

 

Leggi anche

https://www.fisaccgilaq.it/banche/mps/mps-lora-della-responsabilita.html




Gruppo BPER: speciale erogazione welfare Gemini e polizza Covid

Coordinamenti sindacali Gruppo BPER


Modena, 29 luglio 2021

 

È stata raggiunta l’intesa tra 00.SS e Azienda per due importanti traguardi

  • il riconoscimento dell’impegno corale durante l’Operazione Gemini
  • la tutela della salute e sicurezza dei colleghi e delle nostre famiglie

 

SPECIALE EROGAZIONE WELFARE GEMINI

 

È stato riconosciuto l’impegno straordinario di tutto il Personale coinvolto, direttamente o indirettamente, nella citata operazione straordinaria. Pertanto, nel mese di settembre verrà erogato “una tantum welfare” di € 150,00 (non riparametrati in funzione dei livelli inquadramentali e in misura intera anche per i part time) a tutti i dipendenti in organico alla data del 15/09/2021. Beneficeranno dell’erogazione anche le lavoratrici e i lavoratori assunti con contratto di apprendistato professionalizzante o con contratto a tempo determinato e i colleghi in somministrazione al 30/09/2021 in servizio per un periodo minimo di 30gg.
Tale speciale erogazione è esclusa dal computo del TFR e dalla determinazione del trattamento integrativo di pensione –ai lavoratori con contratto di somministrazione sarà riconosciuta esclusivamente in denaro, con tassazione piena.

 

PREVISIONI COVID

 

Sin dall’inizio della pandemia, Organizzazioni Sindacali e Azienda/ABI hanno individuato specifiche azioni e distinti strumenti per far fronte all’emergenza sanitaria in atto nel Paese, anche attraverso l’adozione di misure straordinarie ed urgenti per quanto concerne specifiche prestazioni assicurative. Le Parti hanno ritenuto importante migliorare ed integrare la capacità vaccinale anti SARS-CoV-2/Covid-19 sull’intero territorio nazionale, accrescendo il livello di sicurezza degli ambienti di lavoro.

A tale scopo, in favore di tutti i dipendenti del Gruppo BPER (somministrati inclusi) di età compresa tra i 18 e i 74 anni e in servizio nel periodo dal 01/06/2021 al 31/12/2021, sarà attivata la polizza Gravi Patologie Covid di UniSalute, completamente a carico dell’azienda (premio ed oneri fiscali).
Le coperture previste, in caso di diagnosi positiva successiva al 01/06/2021, sono:

  • indennità giornaliera ricovero – €100/giorno per max 10gg, 3gg franchigia (giorno entrata/uscita conta uno)
  • diaria forfettaria post ricovero T.I. intubato – € 3.000
  • assistenza infermieristica specializzata domiciliare post ricovero – max 20h complessive nei 30gg successivi alla dimissione, previo accertamento effettiva necessità medico UniSalute
  • accesso ad inoculazione vaccinale (esteso anche al coniuge/convivente more uxorio e figli conviventi >12 anni) – dipendente dalle politiche adottate territorialmente dalle singole aziende sanitarie pubbliche e dalle effettive disponibilità di vaccini. Viste le difficoltà riscontrate durante la prima fase dell’iniziativa aziendale, auspichiamo una maggior copertura territoriale, anche in previsione di eventuali ulteriori somministrazioni oltre a quelle previste fino ad oggi
  • indennità giornaliera da ricovero medico post Vaccino a causa reazioni avverse entro 30gg dalla somministrazione – €100/giorno in degenza ordinaria o €200/giorno in T.I. per max 30gg, oltre a € 1.000 per ambulanza (trasferimento da un Istituto di cura ad un altro e rientro alla propria abitazione).

Tanti ancora gli argomenti in fase negoziale, per cui vi terremo sempre informati tempestivamente.

Infine, esprimiamo la nostra vicinanza alle popolazioni della Regione Sardegna, colpite duramente dagli incendi avvenuti negli ultimi giorni.