I banchieri giocano a Risiko con la nostra pelle

Ve lo immaginate vostro nonno di 80 anni che sta in un paese collinare, in cui la filiale più vicina è a 30 chilometri e che per fare un bonifico o pagare una bolletta deve accedere con lo smartphone o il computer ad una app, in un posto dove non c’è il wifi e la fibra non arriverà mai? Questa è la mitologica “digitalizzazione” per molti cittadini italiani. Questo è il risultato della desertificazione dei servizi bancari (che erogano secondo la legge un “servizio pubblico essenziale”), accompagnata spesso dall’abbandono sugli stessi territori dei servizi di trasporto e sanitari. Questa è la “tutela del risparmio” garantita dalla Costituzione. Questo è il quadro degno di un film di Ken Loach, e diventerà sempre più frequente con il procedere impetuoso e inarrestabile del processo di aggregazione delle banche in tre o quattro grandi gruppi oligopolistici.

Non è una previsione, è quello che accade. Migliaia di sportelli vengono e verranno chiusi in nome della “filiale moderna”, un sogno popolato da umanoidi che ti aiutano a compiere le operazioni e ti assistono nella risoluzione dei problemi, la frontiera che prenderà il posto dell’assistenza telefonica, già disumana e inefficiente ma almeno un operatore umano che risponde dall’Albania puoi ancora trovarlo, se riesci a uscire indenne dal labirinto delle dieci opzioni commerciali che fanno da scudo al suo intervento. Come evidenzia Daniele Quiriconi, segretario regionale Fisac CGIL della Toscana in questo articolo:

“Se l’algoritmo che sovrintende le scelte organizzative di oligopoli finanziari che macinano miliardi di utili invitando in automatico a chiudere le filiali di tre dipendenti, spostare migliaia di lavoratori e lasciare milioni di cittadini senza un servizio costituzionalmente garantito, procede inesorabile e la protesta di sindacati, sindaci, associazioni dei consumatori nulla ha potuto finora, forse la politica dovrebbe interrogarsi sulle conseguenze dell’ampliamento di periferie sociali oltre che geografiche, che queste scelte alimentano. E che colpiscono i ceti più popolari e più fragili

Questa corsa al puro abbattimento dei costi (lo chiamano “efficientamento”), alle aggregazioni favorite da robusti sconti fiscali, all’impiego ingente di denaro pubblico per salvare la capitalizzazione di istituti sistemici, dovrebbe avere come contropartita la richiesta di garanzie per i lavoratori e per i clienti. Questo dovrebbe essere il compito della politica: se ti erogo denaro dei cittadini, quegli stessi cittadini che sono anche lavoratori e clienti dovrebbero beneficiare di un servizio migliore, di tutele professionali e territoriali per il proprio lavoro. Invece succede che il ruolo dello Stato si ferma all’erogazione di denaro, e per il resto vige il laissez-faire: altro che dirigismo, qui siamo al liberismo economico(apoteosi della teoria del libero mercato come autoregolatore) alimentato però dal denaro pubblico. Peccato che il “libero mercato” , che dovrebbe essere garanzia di concorrenza, stia portando ad un oligopolio alla Kurgan del film Highlander, quando dice “ne rimarrà uno solo”. Peccato che questa direzione obbligata peggiori le condizioni dei lavoratori: quelli che vengono “spintaneamente”  accompagnati fuori dall’azienda, anticipandone la quiescenza, non sono infatti sostituiti in pari misura da forze fresche, con il risultato che chi resta in ufficio o allo sportello rimane sempre “sott’acqua”, affogato dai carichi di lavoro e dalle pressioni alla vendita. I clienti al contempo non vengono soddisfatti nei bisogni reali, ma vengono agganciati per creare loro dei bisogni immaginari. Così può capitare che un privato cui è appena stato negato un prestito venga agganciato dalla stessa banca che glielo ha negato per cedere il quinto dello stipendio in cambio di un prestito, perchè quella è la campagna in voga. Così può capitare che il capetto, più realista del re, imponga ai subalterni la concessione di un mutuo solo a condizione che il cliente sottoscriva anche una polizza vita, con buona pace di ogni regola nemmeno etica, ma di banale valutazione del merito creditizio.

Sotto i nostri occhi, le banche si stanno trasformando da infrastrutture di sostegno ai territori a negozi di pura vendita: sono disposto a darti soldi solo se con quei soldi compri un mio prodotto. Le cosiddette “operazioni baciate” rischiano di diventare il core business di aziende che sono disposte a stravolgere ogni regola della loro tradizione al fine di perpetuare l’unica regola che non può cambiare: quella del massimo profitto per il grande azionista.

Articolo di Nicola Cavallini su www.Ferrara Italia.it




Esodati: Sindacati e Abi bussano insieme alla porta del fisco

È datata 27 maggio la richiesta congiunta dei sindacati bancari (Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca, Unisin Falcri-Silcea-Sinfub) e dell’Abi, l’associazione delle banche italiane. Destinatari: Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate, e Gabriella Di Michele, direttore generale dell’Inps.

La vicenda è quella relativa agli 11mila bancari esodati che, per l’anno 2016, hanno ricevuto a fine aprile una raffica di avvisi bonari in cui il Fisco chiedeva mediamente di pagare 2mila euro l’anno per via del ricalcolo (riliquidazione). Meccanismo che si applica al Tfr e che invece non è mai stato utilizzato per gli assegni di accompagnamento alla pensione erogati dal Fondo straordinario per il personale del credito, istituito 20 anni fa, gestito dall’Inps a cui le banche versano di volta in volta la provvista necessaria.

Scadenze, risposte, futuri esodi

Tre le questioni urgenti da risolvere.
La prima riguarda la scadenza degli avvisi bonari: 30 giorni che per alcuni destinatari sono già finiti. Che fare? Pagare tutto, pagare una rata o agire in autotutela? I sindacati bancari hanno già dato i loro suggerimenti sul tema.
Il problema, e qui arriviamo alla seconda questione, è che gli uffici territoriali del Fisco hanno risposto in modo differente alle numerose richieste di sospensione dei termini giunte dai bancari esodati: la sede di Parma, per esempio, si è detta disponibile a dare altri 30 giorni in attesa dei chiarimenti da Roma. Quella di Genova, invece, il 26 maggio ha respinto una richiesta di sospensione dei termini. Da qui la presa di posizione di sindacati e di Abi che pretendono una posizione uniforme da parte del Fisco sull’intero territorio nazionale.
Infine la terza questione sul tavolo. Gli avvisi del Fisco rischiano di minare i futuri esodi (che sono volontari) dei bancari. Ecco perché nella lettera a Ruffini e Di Michele si chiede di «restituire piena fiducia nell’ammortizzatore sociale di settore che ha consentito e continua a consentire la gestione socialmente sostenibile degli articolati processi di trasformazione delle banche senza oneri per la fiscalità generale».

Manca una X

Tutte da verificare sono invece le “indagini” che alcuni bancari stanno facendo sulle loro certificazioni (CU). Mettendo a confronto i documenti dal 2015 al 2017, alcuni hanno rilevato che mancano una X e una data nel CU del 2016, proprio quello che ha fatto scattare gli avvisi del Fisco su indicazione dell’Inps che gestisce gli assegni.

La data è quella dell’inizio dell’erogazione dell’assegno sotto la voce “Rapporto di lavoro”; e la X è quella della casella “In forza al 31/12”. Lì forse è il problema. Da Inps, interpellata più volte via mail e telefono, non è arrivata alcuna risposta.

Il documento

Il Fisco amico di Parma
«Coerentemente con i dati contabili forniti dall’Inps nelle CU rilasciate ai percipienti le somme sono state assoggettate a tassazione separata dall’Agenzia delle Entrate». È la risposta della direzione provinciale dell’Agenzia delle Entrate di Parma che attende indicazioni dagli uffici centrali di Roma: quest’ultimi, a loro volta, si stanno confrontando con Inps per «verificare la corretta qualificazione dei predetti redditi dal punto di vista fiscale».
Quindi anche dagli uffici territoriali del Fisco emiliano emergono i dubbi sulla «corretta qualificazione» nei CU ovvero le certificazioni dei redditi consegnate ai bancari (vedi anche articolo a fianco).
In attesa di questi chiarimenti, l’ufficio di Parma annuncia il riaggiornamento dei termini per il contribuente. In sostanza verranno dati altri 30 giorni per rispondere all’avviso bonario nel caso in cui da Roma, le disposizioni arrivino in ritardo.
Della serie “Fisco amico”. Anche perché in questo caso la responsabilità non è del contribuente.

 

Fonte: www.ilsole24ore.it

 

Leggi anche:

https://www.fisaccgilaq.it/banche/avvisi-di-pagamento-agenzia-entrate-il-punto-sulla-situazione.html?preview_id=49594&preview_nonce=214788754a&post_format=standard&_thumbnail_id=49595&preview=true

 




Anapa: accordo modifica art. 3-4 CCNL


Le Parti Sociali hanno siglato un importante accordo per incrementare ulteriormente l’operatività dell’E.N.B.Ass., dell’Ente Bilaterale del settore che, oltre a provvedere all’adempimento delle garanzie previste per le lavoratrici e i lavoratori delle agenzie in gestione libera che applicano il CCNL di riferimento del settore firmato da Fisac CGIL, First Cisl, F.N.A. e Uilca con Anapa Rete ImpresaAgenzia, è stato recentemente investito dalla Legge, in concomitanza della pandemia Covid-19, dell’onere di provvedere alla salute e sicurezza in tutte le agenzie dell’intero comparto, quale che sia il contratto applicato.

Le parti hanno convenuto di aumentare il contributo dei datori di lavoro per compensare l’aumento degli interventi a favore delle Agenzia nella presente e gravosa emergenza sanitaria mondiale. Anche il contributo dei dipendenti verrà incrementato nella misura di un euro al mese ma nel contempo sono state prorogate fino al 1/7/2022 le coperture assicurative a loro dedicate, che erano in sperimentazione, LTC e TCM.

L’accordo avrà durata limitata ed entrerà in vigore dal 1/7/2021. Le Organizzazioni Sindacali procederanno all’elaborazione della Piattaforma rivendicativa per il rinnovo del CCNL di riferimento del settore, in ultrattività dal 30/6/2020; riconoscendo il ruolo essenziale che è stato realizzato, per l’economia nazionale, dalle impiegate delle agenzie di Assicurazione anche nel periodo di lockdown dalla normativa emergenziale. Dipendenti che hanno affrontato in prima linea tutti i disagi, i rischi e lo stress della piena operatività durante i lunghi periodi di chiusura quasi totale delle attività commerciali sull’intero territorio nazionale.

Un ulteriore risultato positivo che permetterà all’intero settore di proseguire nella fruizione dei servizi di alto livello forniti dall’E.N.B.Ass. e che si aggiunge alla recente equiparazione sostanziale dei dipendenti di agenzia ai dipendenti direzionali nel processo di vaccinazione anti Covid (ovviamente su basi volontaria); equiparazione richiesta e fortemente voluta unitariamente dal Sindacato.

Roma, 26 maggio 2021

 

Le Segreterie Nazionali
First CISL – Fisac CGIL – Uilca – FNA

scarica l’Accordo




Unipol al 6,9% di Popolare Sondrio, verso fusione con Bper?

Blitz riuscito solo in parte, ma cresce l’attesa per la nuova fase di aggregazioni bancarie


 

Banca Popolare di Sondrio e Bper sempre più vicine a una possibile fusione dopo che Unipol si è portata al 6,9% della banca valtellinese, anche se è meno del 9,5% preventivato nell’operazione.

Unipol, quota Popolare Sondrio sale al 6,9%

Unipol è anche il primo azionista di Bper (al 19%) e già il suo ingresso in Bp Sondrio l’anno scorso con una quota di circa il 2% aveva acceso la speculazione su un possibile matrimonio fra le due banche.

UnipolSai si è avvalsa di un’operazione di reverse accelerated book building, gestita da Equita Sim, che ha consentito al gruppo assicurativo di acquisire 18,2 milioni di azioni di Popolare Sondrio, meno delle 30 milioni di azioni preannunciate ieri sera in un comunicato.

Prezzo 4,15 euro per azione, con un esborso totale di 75,6 milioni. Le azioni della Pop Sondrio avevano chiuso ieri a 4,008 euro. L’acquirente aveva messo sul piatto un premio compreso tra il 2% e il 4%.

UnipolSai già disponeva del 2,9% dell’istituto valtellinese dopo averne acquistato un altro 1% nelle ultime settimane.

 

Popolare Sondrio-Bper, fusione dietro l’angolo?

Per il gruppo guidato da Carlo Cimbri l’operazione è “finalizzata a contribuire ai piani di sviluppo della banca”, che è anche “partner industriale dal 2010 nel comparto della bancassicurazione Danni e Vita”.

Le analogie non finiscono qui. Bper e Popolare Sondrio sono legate anche nel risparmio gestito, avendo coinvestito in Arca Sgr.

La fusione tra la banca modenese e Bps  sarebbe quindi uno sbocco “naturale” di una partnership lunga e consolidata. Il blitz rilancia con forza l’ipotesi di una futura aggregazione e arriva peraltro mentre si attende la sentenza del Consiglio di Stato che dovrebbe spianare la strada alla trasformazione di Sondrio in spa.

 

Banco Bpm alla finestra su Popolare Sondrio e Bper

La mossa peraltro avviene mentre si discute sul futuro di Banco Bpm, possibile preda di Unicredit nella nuova fase di consolidamento bancario, anche se il ceo di Piazza Meda Giuseppe Castagna avrebbe preferito dare vita a un terzo polo con Bper.

Secondo gli osservatori un matrimonio fra Modena e Sondrio dovrebbe allontanare definitivamente quest’ultima ipotesi, ma c’è anche chi ritiene che un’alleanza a tre sia comunque possibile.

Intanto in Borsa dopo il blitz di Unipol riuscito solo in parte alle ore 10,08 le azioni Banca Popolare di Sondrio segnano +1,5% a 4,068 (ma con punte di circa il +6%, sopra il prezzo dell’operazione) mentre Bper -1,27% consolida dopo i recenti rialzi, Unipol -1,3%, bene Banco Bpm +1,7%.

 

Fonte: www.finanzareport.it




Incentivo all’esodo, come si tassa?

Come sono calcolate le imposte sull’incentivo all’esodo: tassazione provvisoria del datore di lavoro e riliquidazione dell’Agenzia delle Entrate.


Attenzione alla tassazione dell’incentivo all’esodo, cioè di quella somma che il datore di lavoro riconosce al dipendente per agevolarlo nell’uscita anticipata dal lavoro.  La tassazione applicata dal datore di lavoro, infatti, non è quella definitiva, ma le imposte sono riliquidate, successivamente, dall’Agenzia delle Entrate: in questo modo, ci si può ritrovare, 4 anni dopo aver ricevuto l’incentivo, con un debito con il fisco, che può arrivare anche a migliaia di euro. Debito che il lavoratore è costretto a pagare senza potersi rivalere sul datore di lavoro: le imposte da quest’ultimo liquidate sono calcolate con un sistema differente, rispetto alla riliquidazione che viene effettuata dall’Agenzia delle Entrate, a causa di quanto disposto dalla normativa. La differenza d’imposta non è, dunque, frutto di un errore del datore di lavoro.

Ma procediamo per ordine e vediamo, nel dettaglio, come funziona la tassazione dell’incentivo all’esodo e come deve essere calcolata la sua riliquidazione.

Com’è tassato l’incentivo all’esodo

A partire dal 4 luglio 2006, è stato abolito il vecchio regime di tassazione agevolata degli incentivi all’esodo, che prevedeva per tali somme un’aliquota (la percentuale applicata sull’imponibile, dovuta a titolo d’imposta) pari alla metà dell’aliquota applicata per la tassazione del Tfr.

Secondo l’attuale normativa [1], la tassazione da applicare sulle somme d’incentivo all’esodo non è, comunque, quella ordinaria, ma la stessa tassazione separata applicata al Tfr. Questo, perché si è voluto comunque riconoscere un regime di favore alle somme erogate a titolo di incentivo all’esodo, per incentivare il consenso del lavoratore alla risoluzione anticipata del rapporto (come chiarito dalla Corte di Cassazione, con una nota sentenza [2]).

Calcolo tassazione provvisoria incentivo all’esodo

L’aliquota di tassazione viene dapprima determinata dal datore di lavoro con il seguente meccanismo :

  • si deve innanzitutto determinare il reddito di riferimento, dividendo l’ammontare del Tfr imponibile per il numero di anni di anzianità effettiva e convenzionale (i mesi hanno un valore pari a 0,83): negli anni di anzianità convenzionale non sono compresi gli anni di riscatto del titolo di studi o i periodi nel quale è stato prestato servizio militare, a meno che non sia disposto diversamente nel contratto collettivo di lavoro;
  • se il contratto di lavoro è di durata inferiore a un anno, al divisore deve essere indicato il numero 1 (come chiarito da un’importante circolare delle Entrate [3]);
  • bisogna poi moltiplicare il risultato ottenuto per 12, per ottenere il reddito di riferimento (secondo un’altra formulazione si può utilizzare come divisore il numero di mesi complessivi e come moltiplicatore 144, il risultato è il medesimo);
  • una volta calcolato il reddito di riferimento, si deve calcolare l’imposta sullo stesso, applicando al reddito di riferimento le aliquote Irpef (al netto delle addizionali locali) in vigore nell’anno in cui è maturato il diritto alla percezione della liquidazione (il diritto alla percezione del Tfr sorge il giorno successivo alla cessazione del rapporto);
  • infine, si determina l’aliquota media dividendo l’imposta sul reddito di riferimento (al netto degli oneri deducibili ma al lordo di eventuali crediti d’imposta) per il reddito di riferimento e moltiplicando il risultato per 100.

Applicando l’aliquota media all’incentivo all’esodo si ottiene l’imposta dovuta [4].

Tassazione definitiva dell’incentivo all’esodo

Successivamente alla liquidazione dell’imposta da parte del datore di lavoro, l’Agenzia delle Entrate riliquida l’imposta  in base all’aliquota media di tassazione dei 5 anni precedenti a quello della cessazione del rapporto.

La determinazione dell’aliquota media avviene rapportando la somma delle imposte calcolate con riguardo al reddito complessivo del contribuente, al netto degli oneri deducibili e senza considerare i crediti d’imposta, di ciascuno dei cinque anni precedenti e la somma dei redditi stessi considerati come sopra indicato” [5].

Se le maggiori o le minori imposte sono di importo non inferiore a  100 euro, l’Agenzia notifica la cartella di pagamento o rimborsa l’imposta a credito (entro il 31 dicembre del 4° anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione del sostituto d’imposta).

Se in uno o più dei 5 anni considerati non vi è stato reddito imponibile, l’aliquota media si calcola con riferimento agli anni in cui vi è stato reddito imponibile; se non vi è stato reddito imponibile in alcuno di questi anni, si applica l’aliquota stabilita per il primo scaglione di reddito, pari al 23%. Se l’aliquota è variata nel corso del quinquennio, si deve tener conto della media delle aliquote del primo scaglione nei 5 anni considerati.

Incentivo all’esodo concordato al netto delle imposte

Purtroppo, dal punto di vista legale, non è possibile opporsi a queste previsioni, né stipulare accordi diversi col datore di lavoro: è stato confermato da una recente sentenza del Tribunale di Roma [6]. La sentenza trattava il caso di un lavoratore che aveva accettato l’incentivo all’esodo in quanto riteneva che la tassazione fosse a titolo definitivo e aveva concordato col datore un pagamento già al netto delle imposte. In seguito, avendo ricevuto la riliquidazione da parte dell’Agenzia delle Entrate, aveva richiesto il pagamento della differenza d’imposta al datore di lavoro, ma il tribunale ha respinto il suo ricorso: per legge, infatti, il datore di lavoro è tenuto a versare le sole imposte determinate alla cessazione del rapporto di lavoro secondo l’aliquota provvisoria, nulla dovendo versare in caso di riliquidazione da parte dell’amministrazione finanziaria. Questo, anche se l’accordo d’incentivo all’esodo prevede il pagamento di una determinata somma al netto delle imposte.

Per questo motivo, è opportuno che il lavoratore faccia dei conti a parte, considerando le aliquote di tassazione a titolo definitivo e non quelle provvisorie: si deve dunque considerare un netto diverso da quello che appare nel cedolino paga in cui figura l’incentivo all’esodo.


Note

[1] D.L.223/2006.

[2] Cass. Sent. n. 14821/2007.

[3] Circ. 78/E/2001.

[4] Art.19, comma 1 del Tuir.

[5] Circ. 29/E/2001.

[6] Tribunale di Roma, sent. n. 3636/2017.

 


 

Fonte: www.laleggepertutti.it

 




Guide Fisac Cgil: la Previdenza Generale

Pubblichiamo l’aggiornamento 2021 della Guida alla Previdenza della Fisac Cgil, ormai divenuta un vero e proprio punto di riferimento per tutte le iscritte ed iscritti.

Ricordiamo che per eventuali segnalazioni è possibile scrivere a: [email protected]

Scarica la guida

 

La guida è disponibile, come di consueto, anche nella nostra sezione Guide e Manuali




Banca d’Italia: assistenza sanitaria – Incontro del 25 maggio

Nell’incontro di oggi la Banca ha avanzato alcune proposte migliorative rispetto all’assetto complessivo della polizza finora proposto, acquisendo osservazioni e richieste presentate dal nostro Tavolo (dettagliate nelle slides qui allegate).

Gli elementi di più rilevante novità sono:

  • il cd. “Pacchetto maternità”, già proposto nel precedente incontro (dettagli all’interno delle slides);
  • l’iscrizione dei figli fino al compimento del 26esimo anno indipendentemente dal carico fiscale;
  • l’introduzione di un contributo di 20 euro per ogni figlio, sia a carico che non a carico, fino ai 26 anni;
  • la possibilità di aggiornare il carico fiscale in corso di vigenza contrattuale, evitando così di pagare come “familiare non a carico” per familiari che viceversa perdono il lavoro;
  • l’introduzione della possibilità di spesa di una parte (purtroppo tuttora molto ridotta) del massimale previsto per le cure dentarie anche al di fuori della rete convenzionata (€ 250 su un totale di € 1.500).

Inoltre, la  la Banca si è impegnata a definire indicatori per attribuire maggiore rilevanza alla qualità e alla capillarità della rete convenzionata per tutte le prestazioni assicurate, assegnando ad esempio maggiore peso alle strutture collegate a campus universitari, o di maggiori dimensioni/con un maggiore numero di reparti.

Importanti miglioramenti riguarderebbero poi anche la medicina preventiva, dove verrebbero introdotti un check-up mirato oncologico uno post-Covid, e verrebbe ampliata la gamma degli esami compresi nel check-up ordinario (ad esempio, inserendo anche alcuni esami per la tiroide ed eliminando l’alternatività tra la visita oculistica e quella otorinolaringoiatrica).

Secondo quanto oggi rappresentato, la base d’asta sarà di € 2.400 per i dipendenti e di € 3.200 per i pensionati: quindi, la Banca è disposta ad assumersi il rischio ipotetico di sostenere maggiori oneri pari a € 350 per ogni dipendente e € 400 per ogni pensionato. Anche questo aspetto risponde alla nostra specifica richiesta di aumentare il contributo versato dalla Banca, che ad oggi è stato quantificato sulla base di ipotesi di valori di aggiudicazione pari a € 2.050 per i dipendenti e € 2.800 per i pensionati.

L’aspetto maggiormente qualificante dell’intera offerta riguarda il significativo peso conferito alla cosiddetta componente “tecnica” della gara, che peserà per il 70% sull’effettiva aggiudicazione (quindi, alla componente meramente economica verrebbe attribuito un peso non superiore al 30%). Anche in questo si è dato seguito all’esigenza, da noi rappresentata, di conferire un peso maggiore alla componente qualitativa dei servizi offerti dalla compagnia che si aggiudicherà la gara.

Il nostro Tavolo di maggioranza ha valutato nel complesso favorevolmente l’insieme degli avanzamenti proposti, che tuttavia necessitano di un più significativo accoglimento delle nostre istanze migliorative e, nella definizione delle componenti tecniche dell’offerta soggette a offerte da parte dei partecipanti alla gara, della più precisa individuazione delle categorie alle quali attribuire maggiore rilevanza (ad esempio, alla qualità e alla capillarità dell’intera rete convenzionata).

L’Amministrazione si è riservata di fornire una risposta a stretto giro: il prossimo incontro si terrà infatti questo giovedì.

Al fondamentale negoziato su orario e organizzazione del lavoro sarà dedicata l’intera prossima settimana, con due incontri che si terranno martedì 1° e giovedì 3 giugno. Ci aspettiamo che anche in quella sede l’Amministrazione riconosca il valore delle proposte del Tavolo Unitario.

Roma, 25 maggio 2021

 

CIDA      SIBC      CGIL       CISL       DASBI       FABI


 

dal sito www.fisacbancaditalia.it




BPER: l’importanza di segnalare le pressioni illegittime

Ricordiamo a tutti i Lavoratori che la casella [email protected] è stata creata appositamente per le segnalazioni relative alle pressioni commerciali e cattive prassi di vendita e monitoraggio dell’andamento delle campagne commerciali.

Si tratta di una mail “chiusa”, visionabile esclusivamente da due dirigenti Fisac autorizzati a ciò in Italia, con assoluta garanzia dell’anonimato delle segnalazioni.

L’acuirsi del fenomeno richiede risposte all’altezza, a partire dagli strumenti già a disposizione, tra cui questo.

 

Perché è importante che le segnalazioni arrivino, e siano numerose?

  • Perché tutte le segnalazioni pervenute verranno sottoposte alla valutazione di una commissione bilaterale tra Banca ed Organizzazioni Sindacali, senza rivelare i nominativi dei segnalanti.
  • Perché in caso le problematiche non trovassero soluzione a livello aziendale ci sarebbe la possibilità di portarle all’attenzione della commissione istituita presso l’ABI.
  • Perché – ed è questo l’aspetto che più ci sta a cuore – fino ad oggi questa opportunità è stata utilizzata in misura assai ridotta, consentendo alla Banca di interpretare le poche segnalazioni pervenute in maniera strumentale e minimizzatrice, basandosi sulla presunta rarità delle segnalazioni per negare che il problema esista in modo diffuso e sistematico.
  • Perché la nostra esperienza ci dice che chi si trova in filiale riceve quotidianamente decine di email di sollecito allo svolgimento delle campagne commerciali, oltre ad un numero imprecisato di telefonate, riunioni (convocate spesso senza preavviso), messaggi minacciosi o irridenti, richieste illegittime di reportistica manuale…
    Tutte queste situazioni, insieme alle tante altre che la fantasia malata di capi e capetti inventa quotidianamente, possono creare motivi validi per una segnalazione.

Raccomandiamo ai colleghi l’utilizzo massiccio della mail dedicata, perché questo è ad oggi il modo più efficace per fornirci argomenti validi da opporre all’azienda e contrastare la preoccupante deriva alla quale stiamo assistendo.

 




Credito Cooperativo: provvidenze per i disabili (Art. 88 del CCNL)

Così come prevede il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del Credito Cooperativo

Per ciascun familiare fiscalmente a carico, che risulti portatore di handicap ai sensi della legge 5 febbraio
1992, n. 104, viene corrisposto un contributo annuale di euro 1.032,91; tale contributo va corrisposto entro il
mese di giugno di ciascun anno, su presentazione di certificazione medica attestante per l’anno in corso il
sussistere delle anzidette condizioni; tale contributo assorbe fino a concorrenza, le analoghe provvidenze
economiche correnti a livello regionale o aziendale.

entro il mese di Giugno le Aziende, dietro apposita richiesta, corrispondono il contributo annuale per i familiari fiscalmente a carico portatori di handicap.

Poiché, come detto, l’erogazione di questa provvidenza avviene solo su apposita richiesta da parte della lavoratrice o del lavoratore, invitiamo tutti i colleghi interessati a produrre ed inoltrare alla propria Azienda tale domanda, corredata da tutta la relativa documentazione, in tempo utile affinché le Aziende possano provvedere alla erogazione entro il mese di giugno.

A tal fine si allega fac-simile della domanda, redatta sulla base delle previsioni del CCNL. Ti invitiamo comunque a verificare eventuali diverse previsioni della contrattazione integrativa regionale o aziendale.

 

FISAC-CGIL Coordinamento Nazionale Credito Cooperativo
[email protected] – www.fisac-cgil.it

 

INFORMAZIONI FISAC BCC
Maggio 2021

 

Fac-Simile domanda




Avvisi di pagamento: i Segretari Generali chiedono la sospensione

2 - First Cisl 3 - Fisac Cgil 6 - Uilca Unisin nuovo logo
Al Direttore dell’Agenzia delle Entrate
Avv. Ernesto Maria Ruffini

Avvisi di pagamento assegni straordinari del credito e del credito cooperativo

Le Organizzazioni Sindacali Fabi – First/Cisl – Fisac/Cgil – Uilca/Uil- Unisin, preoccupate per il disagio che sta interessando pensionate e pensionati, già lavoratrici e lavoratori del settore del credito e del credito cooperativo destinatarie/i di un avviso bonario di pagamento da parte dell’Agenzia delle Entrate, chiedono che l’Ente preposto provveda ad una sospensione dei termini dei suddetti avvisi.

In queste ore sono in corso approfondimenti tra Inps e Agenzia delle Entrate. Da parte nostra riteniamo che la riliquidazione dell’imposta non sia dovuta poiché l’assegno straordinario dei settori credito e credito cooperativo ha natura diversa rispetto alla tipologia delle somme soggette a riliquidazione e l’erogazione deve avvenire al netto, così come previsto dal Regolamento del Fondo di Sostegno al reddito e dalla sentenza della Corte di Cassazione sezione Lavoro n. 18128 del 22/8/2014.

Chiediamo, pertanto, un incontro urgente per addivenire, in tempi brevi, ad un chiarimento e nelle more si richiede la sospensione dei termini di 30 gg previsti dall’avviso bonario.

In attesa, di un riscontro, Le inviamo distinti saluti.

Roma, 21 maggio 2021

 

I Segretari Generali
Fabi – First/Cisl – Fisac/Cgil – Uilca/Uil – Unisin