Proroga del bonus bebè anche per il 2021?

Si rinnova anche nel 2021 l’assegno di natalità a favore dei bimbi nati, adottati o in affidamento preadottivo tra il 1° gennaio ed il 31 dicembre 2021.

Lo prevede l’articolo 65 della Legge di Bilancio per il 2021 che conferma modalità ed importi previsti a normativa vigente.

Proroga Bonus Bebé nel 2021?

Per la proroga della misura vengono stanziati 340 milioni di euro per l’anno 2021 e 400 milioni di euro per l’anno 2022, a cui si provvede mediante corrispondente riduzione dell’autorizzazione di spesa a valere sul “Fondo assegno universale e servizi alla famiglia”di cui all’art. 1, comma 339 della legge n. 160 del 2019.

Dal prossimo 1° luglio la misura dovrebbe comunque essere assorbita nel nuovo assegno unico universale.

Che cos’è il Bonus Bebé?

L’assegno spetta a partire dal mese di nascita o di ingresso in famiglia del figlio adottato o affidato. La domanda deve essere presentata entro 90 giorni dalla nascita oppure dalla data di ingresso del minore nel nucleo familiare, a seguito dell’adozione o dell’affidamento preadottivo.

Se l’assegno non può più essere concesso al genitore richiedente (perché, ad esempio, decaduto dalla potestà genitoriale o perché il figlio è stato affidato in via esclusiva all’altro genitore), l’altro genitore può subentrare nel diritto all’assegno presentando una nuova domanda entro 90 giorni dall’emanazione del provvedimento del giudice, che dispone la decadenza dalla potestà o l’affidamento esclusivo all’altro genitore.

In questo caso l’assegno spetta al nuovo genitore richiedente dal mese successivo a quello di emanazione del provvedimento giudiziario.

Attualmente la misura spetta per una durata di 12 mesi con riferimento alle nascite, adozioni o affidamenti preadottivi avvenuti tra il 1° gennaio ed il 31 dicembre 2020 in misura pari a:

  • 1.920 euro (160 euro al mese) qualora il nucleo familiare di appartenenza del genitore richiedente l’assegno sia in una condizione economica corrispondente a un valore dell’ISEE minorenni non superiore a 7.000 euro annui;
  • 1.440 euro (120 euro al mese) qualora il nucleo familiare di appartenenza del genitore richiedente l’assegno sia in una condizione economica corrispondente a un valore dell’ISEE minorenni superiore alla soglia di 7.000 euro e non superiore a 40.000 euro;
  • 960 euro (80 euro al mese) qualora il nucleo familiare di appartenenza del genitore richiedente l’assegno sia in una condizione economica corrispondente a un valore dell’ISEE minorenni superiore a 40.000 euro.


Fonte: www.lente pubblica.it

 




L’antitrust indaga su Intesa, RBM e Previmedical per irregolarità sulle polizze salute

L’Authority, dopo oltre mille reclami, ha avviato un procedimento istruttorio sui due gruppi per presunte condotte scorrette. Realizzate ispezioni nelle sedi da parte della Gdf


Faro dell’Autorità garante per la concorrenza e del mercato (Agcm) sulle polizze salute tornate al centro dell’interesse degli assicurati in tempi di pandemia. A seguito di oltre mille reclami, l’Agcm ha avviato un procedimento istruttorio nei confronti di Intesa Sanpaolo, Rbm Salute Spa e Previmedical (Servizi per Sanità Integrativa) per due presunte pratiche commerciali scorrette nell’offerta di servizi assicurativi.
In particolare, le due società avrebbero svolto «una pratica commerciale aggressiva, consistente in condotte e omissioni volte a ostacolare l’esercizio dei diritti che derivano dal rapporto contrattuale, inducendo i consumatori assicurati a rinunciare alle prestazioni economiche e assistenziali cui avrebbero diritto», come si legge nella nota dell’Agcm.

Tra ritardi e dinieghi

Gli assicurati, infatti, secondo le indagini, si sarebbero trovati a fronteggiare richieste di documentazione probatoria eccessiva, ritardi nel rilascio delle autorizzazioni alle prestazioni dirette ovvero ritiro dell’autorizzazione già rilasciata, difficoltà/impossibilità di accedere ai call center delle società per chiedere informazioni, mancata erogazione di rimborsi senza apparente motivazione o sulla base di motivazioni pretestuose, valutazioni sulla congruità delle prescrizioni rilasciate dai medici ai consumatori, inadeguatezza e scarsa trasparenza nella gestione dei reclami.

Inoltre, sia Rbm sia Previmedical avrebbero realizzato una pratica commerciale ingannevole diffondendo a mezzo stampa un messaggio pubblicitario in cui la “Polizza stop liste di attesa di Rbm” verrebbe prospettata, contrariamente al vero, come soluzione per chi è “stufo dei tempi del Servizio Sanitario Nazionale” – spiega una nota della Autorità garante –. Una condotta che, se verificata, violerebbe gli articoli 20, comma 2, 21 e 22, del Codice del Consumo».

Il 25 ottobre, sono state anche condotte verifiche ispettive nelle sedi delle due società coinvolte nell’istruttoria, in collaborazione con il Nucleo Speciale della Guardia di Finanza.

Gare vinte nei fondi sanitari

Già da tempo anche L’Ivass aveva acceso un faro sulle polizze salute settore dove arrivavano copiosi i reclami, in particolare su Rbm Salute (acquisita tra il 2019 e il 2020 dal gruppo Intesa Sanpaolo).

Ad aumentare le lamentele all’Authority assicurativa ha contribuito anche la crescita delle teste assicurate dal gruppo visto che la compagnia in questione, negli ultimi anni, si è aggiudicata numerosissime gare indette dalla sanità integrativa. Intesa Sanpaolo Rbm Salute copre numerosi fondi sanitari di grandi dimensioni (come Metàsalute dei metelmeccanici) e proprio a inizio novembre si è aggiudicata anche la gestione dei fondi integrativi contrattuali dei gruppi Fca (Fasif) e Cnh Industrial ( Fisdaf) che assistono circa 170 mila persone e che storicamente erano seguiti da Generali Italia.

E ironia della sorte tra i fondi clienti del gruppo indicati sul sito della compagnia del gruppo diretto da Carlo Messina c’è la stessa Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, in compagnia di Ivass, Autorità Nazionale Anticorruzione, Ministero della Difesa, Marina Militare, Carabinieri, Agenzia delle entrate-Riscossione e per finire anche il Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica.

 




Unicredit: accolta nostra richiesta di 5 gg di ferie extra ai Colleghi di filiale

Accogliendo quella che è stata una richiesta formulata unitariamente dalle Organizzazioni Sindacali, UniCredit ha comunicato di voler “premiare” il senso di responsabilità ed abnegazione dei Colleghi che durante, soprattutto, la prima fase delle pandemia hanno continuato a svolgere la propria attività lavorativa nelle Agenzie del territorio.

Coloro che dal 9 marzo al 4 maggio scorsi hanno prestato servizio in agenzia per almeno il 40% (deciso dall’azienda) delle giornate lavorative, avranno a disposizione 5 giornate di ferie aggiuntive.

Le giornate, che non saranno monetizzabili, potranno essere utilizzate in tre blocchi: 2 giornate nell’anno 2021, 2 giornate nel 2022 ed 1 nel 2023.

Una comunicazione aziendale sarà inviata direttamente ed unicamente agli aventi diritto.

Milano, 26/11/2020

 

Segreterie di Coordinamento Gruppo Unicredit
Fabi – First/Cisl – Fisac/Cgil – Uilca – Unisin

 

dal sito Fisac Unicredit

 




Banca Fucino: riorganizzazione delle filiali

Banca del Fucino S.p.A.


Roma, 30 novembre 2020

Cari Lavoratori e care Lavoratrici, abbiamo svolto un incontro con i rappresentanti aziendali, avente per oggetto la riorganizzazione della rete delle Filiali.

Il nuovo modello prevede il superamento dell’attuale schema che suddivide le Agenzie in Hub e Spoke ed istituisce le figure degli Area Manager, che sovrintenderanno alle zone di suddivisione territoriale in cui si trovano ubicate le nostre Filiali.

Saranno ripristinate in loco tutte le principali figure professionali di riferimento per la clientela, confermando, per quanto ovvio, tutte quelle già presenti: Direttore, Gestore Private, Addetto Fidi, Gestore Imprese, Gestore Affluent, Gestore Retail, Addetto di Sportello.

In particolare, per quanto riguarda i fidi, allo scopo di applicare per la loro concessione il criterio imprescindibile del merito creditizio, ci sarà una separazione tra fase istruttoria e fase deliberativa, che inizierà dalla figura del Responsabile di Filiale, per poi salire nella scala gerarchica degli Organi deliberanti.

Riteniamo inoltre necessario che venga attuata una adeguata formazione per tutte le figure professionali, con particolare riferimento a quelle mansioni attinenti la lavorazione e la delibera creditizia. Ciò nell’ottica dello sviluppo di una più ampia capacità professionale, con benefici nella riduzione del rischio.

Un caro saluto

C.A.C. Fisac Cgil – R.S.A. UILca
Banca del Fucino S.p.A.




Fusioni, incorporazioni, cessioni: cosa ne pensano i clienti?

Le banche parlano di “razionalizzazioni” , di efficentamenti, di “miglioramento dei servizi offerti alla clientela”: Ma come vengono vissute dagli utenti le mille operazioni che gli Istituti mettono in atto per ridurre i costi?

La lettera che riportiamo è stata inviata a “La Repubblica” di Bologna lo scorso 20 novembre. L’idea che se ne ricava è che nel mondo reale i clienti delle banche non facciano esattamente salti di gioia nel vedersi sballottati tra varie Aziende e Filiali.

Il punto su cui vogliamo attirare l’attenzione è che alla fine sono gli operatori a dover subire gli sfoghi dell’utenza, nonostante siano loro le prime vittime di malfunzionamenti, disservizi e inefficienze.
Per questo abbiamo ritenuto opportuno pubblicare un documento che, sebbene appaia superficiale e denigratorio in alcuni punti, evidenzia la situazione che vive quotidianamente chi lavora nel nostro settore a contatto del pubblico e che, come si suol dire, “prende schiaffi da tutte le parti“.

 

Il mistero dell’Iban fluttuante

A fine novembre 2019 il Gruppo Unipol cede il 100% di Unipol Banca a Bper Banca, di cui è il maggior azionista. Una fetta di banca che contiene una banca che al mercato comprò.

Con la “riorganizzazione” il mio contro viene trasferito presso una filiale BPER, con un cambio di Iban che comporta lavoro per il correntista. Di più, i nostri ineffabili pianificatori non avevano previsto che parecchie migliaia di correntisti traslocati avrebbero cercato di riattivare il proprio internet banking sotto le nuove insegne alla data annunciata, finendo per far andare in blocco il sistema. Così il mio conto online è rimasto una chimera per parecchi giorni.

Dopo soli 10 mesi, poi, i nostri inesausti razionalizzatori hanno pensato di chiudere una serie di filiali, tra le quali anche la mia. La richiesta di una sede di preferenza è stata alla fine esaudita attraverso un percorso penitenziale che spero m’assegni dei credit per la mia futura beatificazione. Intanto mi ritrovo a dover comunicare l’ennesimo cambio di Iban in meno di un anno. Mio malgrado mi sono recato al nuovo sportello per firmare la richiesta di trasferimento, però mancava uno dei due documenti che avrei dovuto sottoscrivere, così a loro avviso sarei stato costretto a tornare. Io vado in banca una, massimo due volte l’anno: per la loro imperizia avrei dovuto far saltare la statistica. Mi sarebbe piaciuto far presente che quando arrivo io finisce che chiudono la filiale, ma mi sono limitato a chiedere se si rendevano conto di quanto tempo mi avevano fatto perdere. Fosse stata una banca del tempo avrei accettato un rimborso anche a rate. Mi è stato risposto che anche loro avevano perso tempo in telefonate e email…Pensa un po’.

Questi signori, rimasti forse al tempo in cui i clienti si presentavano in banca col cappello in mano, alla faccia dei corsi di formazioni in “customer care” che devono aver frequentato con poco profitto, evidentemente ci considerano solo dei numeri senza avere coscienza che anche i numeri, come un tempo le formiche, nel loro piccolo s’incazzano.

 




Pop. Bari: Segreterie Regionali confederali scrivono ai Prefetti

Segreterie Regionali

 

Al Prefetto di Pescara
[email protected]
Al Prefetto dell’Aquila
[email protected]
Al Prefetto di Chieti
[email protected]
Al Prefetto di Pescara
[email protected] 

Oggetto: Chiusure Filiali Banca Popolare di Bari 11 dicembre 2020 – Regione Abruzzo

Ill.mo Sig. Prefetto,

le scriventi Organizzazioni Sindacali del settore del Credito sono a rappresentarLe, con la presente, la preoccupazione derivante dalle imminenti chiusure definitive programmate dalla Banca Popolare di Bari, previsto dall’attuale piano industriale, nella giornata dell’11 dicembre 2020 (peraltro, in previsione per il 2021):

FILIALE IN CHIUSURA PROV. TERAMO
CASTILENTI
BELLANTE (BORGO MARTINI)
TOSSICIA
CASTELLI
SANT’OMERO
ROSETO CAMPO A MARE
GIULIANOVA OSPEDALE CIVILE
CORROPOLI BIVIO
FILIALE ACCORPANTE
ATRI
BELLANTE STAZIONE
ISOLA DEL GRAN SASSO
ISOLA DEL GRAN SASSO
GARRUFO DI SANT’OMERO
ROSETO DEGLI ABRUZZI
GIULIANOVA
CORROPOLI
FILIALE IN CHIUSURA PROV. PESCARA
CITTA SANT’ANGELO VILLA SERENA
MOSCUFO
FILIALE ACCORPANTE
CITTA’ SANT’ANGELO
PIANELLA
FILIALE IN CHIUSURA PROV. L’AQUILA
SULMONA
CASTEL DI SANGRO
AVEZZANO LIGURIA
CARSOLI
FILIALE ACCORPANTE
POPOLI
POPOLI
AVEZZANO
AVEZZANO
FILIALE IN CHIUSURA PROV. CHIETI
POGGIOFIORITO
FILIALE ACCORPANTE
LANCIANO

Tale decisione comporterà lo spostamento di circa 10.000 rapporti bancari, e quindi della relativa clientela spostandoli verso filiali e comuni limitrofi, in un periodo di estremo rischio per le imminenti festività natalizie, anche in ragione della probabile previsione di passaggio della regione Abruzzo da zona Arancione a zona Rossa.

Trattasi, in prevalenza, di rapporti bancari di clientela tradizionale e/o anziana, abituata a recarsi fisicamente in banca e non del tutto avvezza all’utilizzo di strumenti di internet banking; quindi, rappresentano certamente un concreto rischio di ulteriori assembramenti di persone presso gli ingressi delle filiali che prenderanno in carico tali rapporti, con conseguente possibile contagio da COVID-19.

Dunque, al fine ultimo di mitigare ogni rischio sanitario derivante da tali possibili assembramenti d utenza, chiediamo il Suo autorevole intervento per la sospensione delle chiusure previste, lasciando la piena operatività (momentanea) delle suddette filiali.

Nel ringraziarLa per l’attenzione che ci vorrà riservare, restiamo a sua completa disposizione per ogni esigenza di chiarimento ulteriore.

Pescara, 16 novembre 2020

 

 

FIRST CISL Regionale
Via dei Sanniti, 18
65127 PESCARA
Tel. 085.692842
[email protected]

FISAC CGIL Regionale
via B. Croce, 108
65126 PESCARA
tel. 085.4543334  335577468
[email protected]
UIL.CA Regionale
Via Tirino, 14
65121 PESCARA
tel. 085.6922611
[email protected]

 


Di seguito riportiamo una prima risposta dell’Azienda con il parziale accoglimento di alcune delle richieste:

 

Gruppo Banca Popolare di Bari

Facciamo seguito alla sotto riportata comunicazione per significare che, tenuto conto dell’emergenza sanitaria in corso ed al fine di garantire la continuità dei servizi bancari sul territorio, la Banca ha deciso di posticipare al 2021 la chiusura delle filiali di Castelli, Castilenti, Moscufo, Tossicia e Poggiofiorito in Abruzzo nonché di Castelluccio dei Sauri in Puglia.

Nel restare a disposizione per ogni approfondimento in merito inviamo cordiali.

Consulenza e relazioni industriali
Funzione risorse umane

BANCA POPOLARE DI BARI S.P.A.
70123 Bari – Corso Cavour, 19
Tel. (+39) 080 5274 567-553-789-151
       (+39) 0861 1325368
Fax (+39) 080 5274 402-509
[email protected]
www.popolarebari.it

 

 




Intesa-UBI. Secondo incontro su cessione ramo d’azienda

SECONDO INCONTRO CESSIONE RAMI D’AZIENDA

Oggi 24 novembre, alla presenza delle Segreterie Nazionali e delle Delegazioni di gruppo, si è svolto il secondo incontro della procedura di cessione di rami d’azienda tra Intesa Sanpaolo, UBI e BPERL’operazione di cessione, che interessa complessivamente 5.107 lavoratrici e lavoratori provenienti dai perimetri UBI (4.812) e ISP (295) e destinati all’ingresso nel “mondo” BPER, richiede un adeguato presidio dei processi, che garantisca, ad un tempo, efficacia, efficienza operativa e, come dichiarato da controparte, pace sociale.

Tale equilibrata sintesi può avvenire solo dopo un positivo confronto sindacale che definisca un soddisfacente accordo collettivo.

L’informativa aziendale, che esclude tensioni occupazionali, è stata integrata a cura delle parti aziendali che, su richieste del tavolo sindacale, hanno fornito alcuni ragguagli e chiarimenti precisando i criteri d’individuazione del ramo di azienda oggetto di cessione. Al riguardo, è stato affermato che la scelta aziendale è stata ispirata dall’esigenza di assicurare oggettività, utilizzando criteri omogenei e uniformi, nella definizione del perimetro di cessione, tradottasi, in estrema sintesi, nel criterio-guida della “assegnazione dei lavoratori alla filiale di pertinenza”. Ricordiamo, al riguardo, che oltre alle filiali di UBI e ISP, è oggetto di cessione anche il “perimetro strumentale” funzionale alle stesse: lavoratrici e lavoratori del perimetro UBI che, pur non appartenendo alle filiali, sono stati ritenuti – per tipo di attività – “funzionali” alla clientela di riferimento delle filiali cedute. 

Come OO.SS. delle rappresentanze aziendali ISP, UBI e BPER abbiamo congiuntamente rimarcato che l’applicazione pratica del criterio adottato sconta però evidenti differenze applicative nei due bacini da cui provengono le lavoratrici e i lavoratori.

In particolare, è stata evidenziata la criticità derivante dalla mancata assegnazione alle filiali “UBI” oggetto di cessione di personale che, pur rientrando nelle filiali, non è stato ceduto. Si tratta di personale “lungo assente” per ragioni varie (maternità, aspettativa, distacchi), per il quale la parte aziendale ha escluso la possibilità di riadeguamento del perimetro di cessione, giuridicamente definito il 12 novembre 2020.

A questo proposito le OOSS verificheranno che siano garantiti i diritti soggettivi individuali. Temi particolarmente “sensibili” per il tavolo sindacale unitario, e obiettivi della trattativa e dei suoi esiti, sono i seguenti:

  • salvaguardia occupazionale di tutti i 5.107 colleghi anche dopo il loro “traghettamento” in BPER (che peraltro ha dichiarato anche oggi di averne bisogno);
  • tutela della professionalità acquisita;
  • garanzia di applicazione di processi formativi adeguati ed efficaci per l’ulteriore professionalizzazione, in vista anche dell’assegnazione alle funzioni operative in BPER;
  • rispetto di diritti e tutele individuali, rivenienti dalla contrattazione collettiva aziendale di provenienza.

Definire soluzioni adeguate mediante un accordo collettivo omnicomprensivo è condizione di garanzia per le lavoratrici e i lavoratori che è  anche l’obiettivo oggi, più volte, dichiarato da BPER!

Il confronto sindacale proseguirà il prossimo 2 dicembre.

 

Segreterie Nazionali 

FABI – FIRST/CISL – FISAC/CGIL – UILCA -UNISIN

24 novembre 2020




BCC: dichiarazione congiunta per parità di genere e contro discriminazioni, molestie e violenze

E’ stata firmata ieri, alla fine di un lungo incontro, tra le OO.SS e Federcasse la Dichiarazione congiunta per la parità di genere e contro le discriminazioni, le molestie e le violenze sui luoghi di lavoro.
Questo documento nasce dalla convinzione delle Parti che il rispetto della dignità delle Lavoratrici e dei Lavoratori si concretizzi in un contesto capace di prevenire e contrastare situazioni di violenze e di molestie e di diffondere una cultura del rispetto di genere.
Ogni atto o comportamento che si configuri come molestia o violenza di genere sul luogo di lavoro è inaccettabile.
Varie sono le forme di molestie/violenze di genere che possono presentarsi sul luogo di lavoro.
Esse possono essere di natura fisica o psicologica, costituire incidenti isolati o comportamenti più sistematici.
E’ importante che ogni comportamento che integri molestia o violenza di genere sia prevenuto e, ove si realizzi, segnalato e perseguito adeguatamente.
A tal fine, le Parti si impegnano ad adottare idonee misure di prevenzione, tra cui rientrano la promozione e diffusione, all’interno dell’organizzazione aziendale, di una cultura improntata al rispetto delle dignità delle persone, mediante percorsi di informazione/formazione/sensibilizzazione di tutto il personale, anche attraverso l’eventuale utilizzo della formazione finanziata mediante percorsi formativi condivisi con le OO.SS.
Le aziende si impegnano, attraverso la funzione Risorse Umane o altra struttura specificamente individuata, a fornire la necessaria assistenza e sostegno a coloro che dovessero risultare vittime di molestie o violenze di genere sul luogo di lavoro, garantendo la riservatezza dei soggetti coinvolti e valutando specifici percorsi di sostegno psicologico in favore delle vittime utili anche al reinserimento professionale.
Le Parti sottolineano l’importanza dell’emersione del disagio e di evitare l’isolamento della persona vittima di molestie o violenze di genere sul luogo di lavoro.
Ad ulteriore dimostrazione dell’impegno delle Parti e della sensibilità verso situazioni particolarmente difficili, ovvero per i casi di Lavoratrici /Lavoratori inseriti in percorsi di protezione derivanti da violenza di genere e debitamente certificati, il congedo ai sensi del D.Lgs. 80/2015, previsto per un massimo di tre mesi, è elevato a sei mesi.
Le OO.SS firmatarie della presente dichiarazione esprimono soddisfazione per il risultato raggiunto, peraltro alla vigilia della ricorrenza della giornata mondiale contro la violenza sulle donne e, nella radicata consapevolezza dell’importanza della prevenzione attraverso il rafforzamento della cultura del rispetto di genere, ne auspicano la più ampia diffusione.
Roma, 25/11/2020
Le Segreterie Nazionali    
FABI – FIRST/CISL – FISAC/CGIL – UGL CREDITO – UILCA
In allegato il testo della dichiarazione congiunta ed il comunicato unitario
Coordinamento Nazionale Credito Cooperativo

Scarica l’allegato: 25.11.2020 COMUNICATO UNITARIO BCC dichiarazione congiunta violenze luoghi lavoro

Scarica l’allegato: DICHIARAZIONE CONGIUNTA in materia di molestie e violenze di genere firmata




Licenziato perché troppo bravo

Storia di un dirigente di Equitalia Giustizia messo da parte perché ha denunciato un errore dell’ente per cui i responsabili delle violenze alla Diaz, durante di G8 di Genova, non hanno mai versato le spese legali ai ragazzi pestati. Lo Stato invece ha pagato due volte. Intanto si avvicina la prescrizione e la Procura di Roma indaga.


I superpoliziotti condannati per le violenze alla scuola Diaz e alla caserma Bolzaneto durante il G8 di Genova non hanno mai pagato le spese legali alle parti civili, cioè ai ragazzi pestati. E forse non le pagheranno mai. Chi da due anni denuncia questa stortura, invece, è stato licenziato. É quanto emerge da una complessa vicenda che coinvolge Equitalia giustizia (l’ente che per conto del ministero della Giustizia è tenuto a riscuotere le spese di giustizia per le condanne passate in giudicato), il suo ex responsabile legale, il ministero dell’Interno, il Tribunale del lavoro di Roma e, ora, anche la Procura della Repubblica.

Errori e impugnazioni
Tutto ha avuto inizio il 5 luglio del 2012, quando la Cassazione confermò le condanne per i 25 accusati coinvolti a vario titolo nelle violenze e nelle torture perpetrate a Genova durante il G8 del 2001. Sono i fatti che Amnesty International definì come “la più grave sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale”. Oltre a scontare la pena, però, i condannati avevano l’obbligo di ripagare anche le spese legali alle parti civili. Soldi che nel frattempo sono stati anticipati dal ministero della Giustizia, come da legge. Il ministero ha poi affidato a Equitalia giustizia il compito di riprenderseli. E qui nascono i problemi. Perché nelle cartelle esattoriali emesse c’era un “errore di quantificazione”, che ha permesso ai condannati di impugnarle, quindi di ottenerne l’annullamento o la sospensione. E non pagare nulla di quanto dovuto.

L’errore commesso da Equitalia giustizia, secondo quanto emerge dalle pronunce dei giudici e dalle verifiche normative successive, è tecnico: l’ente ha calcolato gli importi in via solidale invece che pro-quota, come prevede il Codice di procedura penale (art. 535), riformato dalla legge 69 del 2009. A confermare questa tesi, ci sono anche una nota del ministero della Giustizia del luglio 2009 e una circolare dello stesso ministero del 2015. Le cartelle emesse nel 2017, quindi, l’anno dopo cominciano a essere impugnate una dopo l’altra. A partire da quelle recapitate all’ex dirigente dell’Ucigos (Ufficio centrale per le investigazioni generali e per le operazioni speciali) Giovanni Luperi, che nel 2010 era stato condannato a tre anni e otto mesi di reclusione. Il 9 ottobre 2018, il giudice Stefania Salmoria del Tribunale ordinario di Firenze annulla le sue tre cartelle. E Luperi non paga nulla.

Effetto domino
Equitalia giustizia, però, che ci fosse un problema lo sapeva già dal 16 gennaio 2017. Lo testimonia una comunicazione inviata in quella data agli uffici di viale Tor Marancia dal ministero della Giustizia, l’ente creditore. Nel testo, tra l’altro, si legge: “Sicuramente Equitalia, essendo suo campo di competenza, potrà fornire i chiarimenti necessari”. E si fa anche riferimento alla futura, possibile prescrizione: “In mancanza di una norma specifica, il termine di prescrizione del diritto a riscuotere le spese processuali è quello ordinario”, “vale a dire 10 anni dalla data in cui la sentenza è divenuta irrevocabile”.

“Quelle del processo Luperi, però, non sono le uniche cartelle impugnate dai condannati per il G8. Da allora fino al marzo 2019, erano ben 41, cui fecero seguito 25 provvedimenti giurisdizionali – raccontava l’avvocato Francesco Cento, dirigente di Equitalia giustizia dal 2008, che all’epoca di questi fatti era proprio a capo dell’Ufficio legale e contenzioso -. Di queste, 6 sono annullamenti, 11 sospensive cautelari che anticipano la decisione” e prima o poi verranno portate in decisione. I restanti 8 giudizi “sono invece stati definiti per ‘cessata materia del contendere’, in ragione dell’avvenuto pagamento delle cartelle impugnate”. Le cartelle sono state infatti notificate anche al ministero dell’Interno, che ha pagato quanto già sborsato da quello della Giustizia. “Si è generato così un cortocircuito per cui lo Stato rimborsa se stesso”. Anche queste pronunce sono state impugnate dai condannati, “in modo tale che il ministero dell’Interno non possa rivalersi sui condannati stessi neanche in futuro. Per i soli fatti della Diaz l’importo del mancato rimborso è di oltre un milione di euro. Ma dal marzo 2019 ad oggi è plausibile che le pronunce siano cresciute, comprendendo altri ‘filoni’ della sentenza della Corte d’Appello di Genova. Il danno per lo Stato, quindi, potrebbe lievitare, fino ad arrivare a diversi milioni di euro”.

Campanelli d’allarme
Un errore grave, dunque. Ma a cui era possibile porre rimedio sin da subito. L’ufficio legale allora guidato dall’avvocato Cento, già il 18 ottobre 2018, lo fece notare alla sua azienda con una comunicazione nella quale le deliberazioni che riguardavano Luperi venivano definite “sentenze pilota”, cioè in grado di creare un pericoloso precedente. Così come poi è successo. “Ho segnalato i rischi che correva l’azienda anche direttamente al cda, perché mi veniva richiesto quale responsabile dell’Ufficio legale e contenzioso. Il ruolo m’imponeva anche di valutare le evidenze risultanti dell’analisi del contenzioso e definire e indicare proposte di intervento. É una procedura standard. Chiedevo quindi di annullare le cartelle e riquantificarle. Anche perché non avrebbe comportato alcun costo aggiuntivo o rischi di sorta per il credito. Quella situazione avvantaggiava unicamente i condannati, e andava a svantaggio dello Stato”.

Seguivano fitte comunicazioni, tutte protocollate, tra l’ufficio legale e gli altri dipartimenti di Equitalia giustizia, in cui veniva citata anche l’Avvocatura dello Stato. La questione però, non trovò uno sbocco, nemmeno nei due anni successivi. Anni in cui Cento venne invece sottoposto da Equitalia giustizia ad “un ulteriore audit (ispezione dell’azienda ndr), il quarto in tre anni”, per verificare eventuali errori commessi durante lo svolgimento della sua attività. “Nei 10 anni precedenti avevo subito un solo audit di processo, per migliorare alcune procedure”, ci racconta.

Il tempo intanto passa, e sulle cartelle esattoriali dei condannati per i fatti del G8 di Genova continua ad aleggiare lo spettro della prescrizione. La storia, tra l’altro, arriva anche sulla stampa, con un articolo dell’edizione genovese della Repubblica e sul Fatto quotidianoE da lì in Parlamento, con un’interrogazione in Senato ai ministri della Giustizia, dell’Economia e dell’Interno (atto n. 4-01202, del 5 febbraio 2019). A questa interrogazione seguirà poi l’atto di sindacato ispettivo del Senato (n. 4-03289 del 29 aprile 2020), a firma degli stessi senatori. Nel quale si legge: “Le giustificazioni addotte da Equitalia giustizia e trasmesse ai ministeri destinatari (…), al di là dell’artificiosa ricostruzione della vicenda dal punto di vista tecnico, contengono l’indicazione di dati radicalmente sbagliati e valutazioni errate”L’ente, insomma, negherebbe che ci sia stato un errore.

Abbiamo contattato Equitalia giustizia per avere un commento. L’azienda risponde di aver “fornito, per quanto di competenza, le proprie osservazioni al ministero della Giustizia, dalle quali risulta il corretto e legittimo operato della società, in conformità formale e sostanziale con il dispositivo delle sottostanti sentenze”. E poi ci informa che “eventuali ulteriori richieste dovranno essere indirizzate preferibilmente all’ufficio stampa del Ministero”.

Licenziamento e reintegra
L’avvocato Cento, intanto, insiste nella sua battaglia: “Visto che non riuscivo a trovare una soluzione all’interno dell’azienda, ho segnalato il tutto all’Autorità nazionale anti-corruzione (5 dicembre 2019), alla Procura della Repubblica di Roma (30 gennaio 2020) e alla procura regionale della Corte dei conti (2 marzo 2020)”. E da quel momento le cose iniziano a precipitare: “In un convulso susseguirsi di riunioni e comunicazioni, senza mai chiamarmi a riferire al cda, sono stato licenziato, a causa di un nome di troppo in una lista di avvocati pubblicata sul sito dell’azienda. Era il 7 aprile, in pieno lockdown nazionale, il giorno della tumulazione di mia madre”.

Dopo qualche tempo, il 16 luglio, Cento presenta ricorso al giudice del lavoro di Roma, che il 9 ottobre lo reintegra, annulla il licenziamento e condanna Equitalia giustizia al risarcimento del danno che gli ha arrecato. Nella sentenza del giudice Donatella Casari, tra le altre cose, si legge: “Appare evidente come le indicate denunce alle autorità di controllo operate dal Cento fossero idonee ad infastidire i vertici aziendali e ciò a prescindere dalla fondatezza o meno dell’addebito”. E ancora: “Emerge evidente come tale tipo di segnalazione possa essere inviso a chi di tali manchevolezze, a torto o a ragione, viene accusato”. “Il giudice, insomma, ha qualificato il licenziamento come ritorsivo – prede atto Cento -, perché le segnalazioni infastidivano l’azienda”, indipendentemente dalla loro fondatezza.

Prescrizioni e indagini
Nel merito delle denunce e dei fatti che correlano, seppure in via indiretta, Equitalia giustizia ai fatti di Genova è invece entrata la Procura di Roma. Come emerge dai documenti pubblicati sul sito dell’ente, il 28 luglio scorso la Guardia di finanza ha fatto il suo ingresso negli uffici di Roma, in Viale Tor Marancia. Da quanto risulta, la Procura ha infatti cominciato a indagare, tra l’altro, per omissione di atti d’ufficio. Il pm titolare del fascicolo è Rosalia Affinito e su suo mandato i finanzieri hanno richiesto proprio la documentazione relativa alle cartelle esattoriali emesse per i crediti di giustizia relativi al G8. Il giudice vuole vederci chiaro. E capire se ci siano stati ritardi o altri motivi per cui non siano state emesse nuove cartelle. Il tutto in vista della prescrizione, che arriverà nel luglio 2022.

I tempi, in realtà, sono molto stretti. “Di solito l’Agenzia delle entrate ha fino a 9 mesi di tempo per la cartellazione dalla trasmissione del ruolo. In questo caso bisogna annullare tutte le cartelle, chiudere i contenziosi pendenti, rimborsare il ministero dell’Interno, riaprire le partite di credito e riquantificare, poi riscrivere al ruolo e notificare le cartelle giuste. Ci vorrà, salvo percorsi privilegiati, almeno un anno e mezzo”. Se non si risolve il problema entro gennaio, insomma, c’è il rischio molto concreto che i soggetti coinvolti e condannati non paghino mai quanto dovuto. E che per lo Stato il danno milionario resti tale.

Intanto l’avvocato Cento, reintegrato al lavoro, è ora in smart working: “Non ho messo più piede in azienda dal 7 aprile. Non mi hanno nemmeno attivato gli strumenti per connettermi alle mail di struttura, quindi non ho rapporti ufficiali con i miei stimati collaboratori. In sostanza, mi tengono giustamente a casa, ma impossibilitato a svolgere il mio lavoro”. “Tutto quello che ho fatto, l’ho fatto per la giustizia, per senso dello Stato e per la tutela della sua immagine – conclude -, specie in un momento di difficoltà sociali ed economiche come questo”.

 

Fonte: www.collettiva.it




Unipol favorevole a fusione BPER-BancoBPM

«Verrebbe creato il terzo gruppo bancario italiano con 300 miliardi di attivi».


 

Bper in rialzo in Borsa a Milano dopo il parere favorevole del ceo di Unipol, Carlo Cimbri, alle nozze con Banco Bpm. Il manager, in una intervista al Sole 24 ore, evidenzia come l’unione tra i due istituti porterebbe alla creazione del terzo gruppo bancario italiano con 300 miliardi di attivi.

Dopo i primi scambi Bper corre in Borsa e guadagna il 3% e Banco Bpm (+2,7%), Unipol prima azionista di Bper sale dello 0,9%. 

Il ceo di Unipol ricorda che Bper oggi ha un programma definito ed è impegnata nell’acquisizione delle “filiali Ubi a completamento dell’operazione avviata lo scorso febbraio. Certo l’idea di creazione del terzo gruppo bancario italiano attraverso l’aggregazione tra Banco Bpm e Bper è affascinante”. 

Verrebbe a consolidarsi il settore bancario con un gruppo da “300 miliardi di attivi, prevalentemente nel nord Italia“, aggiunge Cimbri. I media riportano che in questo periodo Banco Bpm sta “definendo le proprie strategie. Qualora dimostrasse prioritario interesse verso questa ipotesi – sostiene il manager – penso che Bper non potrebbe che approfondirla con grande attenzione. Un progetto che creasse valore e fosse coerente con gli interessi degli azionisti raccoglierebbe il consenso degli stessi e del mercato“.

Fonte: Ansa