Siglato Protocollo con ABI su prevenzione e contenimento Covid 19

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Nel pomeriggio di oggi i Segretari Generali delle Organizzazioni Sindacali di settore e ABI hanno sottoscritto il secondo protocollo di settore in materia di “Misure di prevenzione contrasto e contenimento della diffusione del virus Covid-19 per garantire l’erogazione dei servizi del settore bancario ai sensi del DPCM 26 aprile 2020”, che, a far data dal 4 maggio e sino alla cessazione delle misure di emergenza, segue e sostitusice in coerenza ed adeguamento ai provvedimenti normativi del Governo, il Protocollo del 16 Marzo 2020.

Il DPCM del 26 aprile 2020, nel disciplinare la cosidetta “Fase 2” include fra i suoi allegati anche il Protocollo Confederale del 24 Aprile fra Governo e parti sociali che però non ha visto ABI fra le firmatarie.

Per questo le parti hanno condiviso l’intento di sottoscrivere uno specifico Protocollo di settore, come del resto è già accaduto anche per i comparti edilizia e trasporti; il Protocollo sottoscritto sarà dunque inviato oltre che alla Presidenza del Consigllio anche al Ministero del Lavoro e al Ministero della Salute.

La disciplina del Protocollo segue la linea di grande attenzione, sino ad ora assunta, a tutela della salute e sicurezza di lavoratrici, lavoratori e clientela.

Elemento di rilievo è la previsione nel Protocollo, che tra l’altro recepisce la previsione dell’ art. 2 co. 6 DPCM 26 aprile 2020, secondo la quale la mancata attuazione del Protocollo tale da non garantire adeguati livelli di protezione e sicurezza determina la sospensione dell’attività fino al ripristino delle condizione di sicurezza.

Si prosegue con la preferenza della modalità di lavoro agile, e su appuntamento, riservandosi le parti una verifica rispetto a tale modalità in data 8 maggio 2020.

Resta inteso che in caso di aggravamento degli indici di contagio la modalità su appuntamento verrà comunque applicata valutando anche l’opportunità di misure di riduzione dell’operatività e di ricorso ad ulteriori soluzioni;

Nondimeno, qualora si possano prevedere picchi di affluenza in filiale in concomitanza di particolari situazioni (ad es. pagamento pensioni), si attueranno opportune segnalazioni alle competenti autorità per l’approntamento di specifiche misure di sicurezza;

Si prosegue con il mantenimento delle previsioni in termini di distanziamento sociale e sanificazione degli ambienti, cui si aggiunge la previsione di dotazione generalizzata a tutto il personale di mascherine protettive.

Restano ancora in vigore tutte le prescrizioni in materia di informazione circa le proprie condizioni di salute, ivi compreso l’obbligo giornaliero per le lavoratrici e i lavoratori di misurazione della temperatura corporea, con divieto di accesso sui posti di lavoro in caso di temperatura superiore ai 37,5°.

Particolare attenzione all’accesso di fornitori terzi verso i quali per la prima volta si prevede l’obbligo aziendale di adeguata informativa circa le norme di salute e sicurezza.

Nell’intento di proseguire in ottemperanza delle disposizioni governative e delle prescrizioni del comitato scientifico in materia di distanziamento sociale, l’organizzazione aziendale, oltre a garantire la modulazione dell’attività lavorativa rispondente a tale principio, prevederà altresì l’articolazione dell’orario di lavoro, limitatamente alla presente emergenza, per gruppi differenziati all’interno di una forbice oraria compresa fra le ore 07:00 e le ore 19:30.

L’anima del Protocollo ancora una volta rappresenta un ulteriore passo del percorso sino ad oggi condiviso con ABI a tutela delle condizoni di sicurezza e salute delle lavoratrici, lavoratori e clientela raffrozato anche da un dialogo con gli organismi aziendali / di Gruppo nonché dall’interlocuzione fra RLS e competenti strutture aziendali.

Riteniamo la Fase Due decisamente più delicata della prima fase di più stretta emergenza, la nostra attenzione sarà ancora una volta massima ed orientata al rispetto delle previsioni del Protocollo a garanzia di tutte e tutti.

 

I Segretari Generali

Fabi – First Cisl – Fisac Cgil – Uilca – Unisin
Lando Maria Sileoni – Riccardo Colombani – Giuliano Calcagni – Massimo Masi – Emilio Contrasto

 

Scarica il testo del protocollo 28 aprile 2020




UBI: accordo per l’accesso al Fondo di Solidarietà


GRUPPO UBI -Emergenza COVID-19
FIRMATO L’ACCORDO PER L’ACCESSO
ALLE PRESTAZIONI ORDINARIE DEL FONDO DI SOLIDARIETÀ

In data odierna abbiamo raggiunto l’accordo che consentirà a UBI di accedere alle risorse del Fondo di solidarietà per la copertura economica delle giornate di sospensione/riduzione dell’attività lavorativa (per maggiore chiarezza quelle fruite con causale PCM -PERMESSO EMERGENZA COVID 19).

In virtù di tale accordo il trattamento economico erogato a lavoratrici/tori – per periodi compresi fra l’11.3.2020 e l’8.5.2020 1 durante i quali non è stata (o non sarà) effettuata la prestazione lavorativa – saranno posti a carico del Fondo di solidarietà (sul quale ai sensi del D.L. “Cura Italia” confluiranno anche risorse pubbliche): pertanto graveranno solo in parte sul conto economico della banca (per l’integrazione alla retribuzione di cui si farà carico UBI – v. oltre).

L’intesa fa seguito all’accordo nazionale sottoscritto lo scorso 16 aprile che ne ha definito la “cornice”. Nel gruppo, il ricorso alle prestazioni ordinarie riguarderà circa n. 10.000 dipendenti per complessive 900.000 ore circa (corrispondenti a 120.000 giornate full time).

1 – Il periodo è individuato in considerazione del fatto che i provvedimenti varati fino ad oggi prevedono una durata massima di 9 settimane per il ricorso ad ammortizzatori sociali legati all’emergenza epidemiologica.

Ferie maturate in anni precedenti

In ragione del fatto che l’accordo nazionale prevede che prima di accedere alle risorse del Fondo si favorisca la preventiva fruizione delle ferie maturate in anni precedenti, l’intesa aziendale stabilisce che devono essere prioritariamente fruite o programmate (entro il 31/12/2020) eventuali giornate di ferie di competenza degli anni fino al 2019: tali giornate non rientreranno quindi nei periodi per i quali è richiesto l’intervento del Fondo.

Pertanto, solo in caso di mancata fruizione o programmazione di ferie pregresse, il periodo di sospensione/riduzione sarà imputato all’utilizzo di tali periodi.

Conversione delle causali di assenza

Le giornate fruite con causale PCM -PERMESSO EMERGENZA COVID 19 saranno quindi convertite:

– in giornate di ricorso al Fondo, nel limite delle risorse che saranno accordate a UBI;

– in giornate di ferie ,qualora al 31 dicembre 2020 residuino ferie di competenza di anni precedenti non programmate.

Eventuali giornate fruite fino all’8 maggio che non troveranno capienza nel Fondo, nonché quelle con causale PCM -PERMESSO EMERGENZA COVID 19 fruite successivamente a tale data, manterranno la medesima causale di permesso retribuito.

Condizioni economiche

Il Fondo per i casi di sospensione/riduzione dell’attività lavorativa eroga il cosiddetto “assegno ordinario” che corrisponde al 60% della retribuzione (con soglie differenziate a seconda delle fasce di reddito).

Considerato che l’accordo nazionale prevede una integrazione utile a garantire, ai lavoratori interessati e per le giornate in questione, il medesimo imponibile fiscale, con l’accordo aziendale è stato previsto che UBI si faccia carico della predetta integrazione.

Pertanto non vi sarà alcun nocumento dal punto di vista della retribuzione.

Rispetto all’accordo nazionale è stata altresì garantita una ulteriore integrazione per coloro che percepiscono l’assegno per il nucleo familiare(che l’INPS non eroga per i periodi di ricorso alla parte ordinaria del Fondo), in modo da assicurare atutti i dipendenti coinvolti lo stesso trattamento economico dei periodi di attività lavorativa.

I periodi di accesso alle prestazioni ordinarie del Fondo sono “neutralizzati a tutti gli effetti sul rapporto di lavoro di ciascun lavoratore interessato”: in altri termini non producono effetti negativi sui vari aspetti legati al rapporto di lavoro (a puro titolo esemplificativo, previdenza complementare, assistenza sanitaria integrativa,maturazione delle ferie, ecc.).

La busta paga relativa al riconoscimento dell’assegno ordinario riporterà evidenza dell’erogazione come “partita di giro” senza effetti per l’ammontare della retribuzione.

ALTRI TEMI

Lavoratrici/tori cautelativamente assenti per ragioni di salute (es. immunodepressione)

L’azienda ha ribadito la propria attenzione nei confronti di lavoratrici/tori cautelativamente assenti per ragioni di salute e ha dichiarato, in attesa di eventuali ulteriori provvedimenti legislativi che regolamentino la materia, la propria disponibilità ad adottare soluzioni che ne garantiscano l’incolumità, prolungando il permesso cautelare o abilitando allo smart working le persone che possano svolgere l’attività lavorativa con tale modalità.

In queste ore colleghe/o in permesso sanitario cautelativo vengono invitati dalle competenti strutture di risorse umane a contattare il medico competente, al quale dovranno descrivere la propria condizione per una opportuna valutazione.

Misure per la cura dei figli e altri familiari

Il confronto volto ad assicurare strumenti per la gestione delle necessità familiari, accresciute a causa dell’emergenza epidemiologica (chiusura scuole, incertezza rispetto alla disponibilità di strutture estive che possano accogliere bambine/i, ecc.) è stato posticipato per tenere conto anche delle misure che saranno previste dai prossimi decreti. L’azienda ha dichiarato comunque la propria disponibilità a individuare soluzioni, che saranno discusse in un incontro che si terrà entro il prossimo 8 maggio.

Confronto per il premio aziendale

Il confronto per il premio aziendale prenderà avvio domani nell’incontro fissato per le ore 14.30. Va fin d’ora precisato che relativamente al 2019 il premio sarà assoggettato a tassazione ordinaria e non potrà beneficiare della tassazione agevolata del 10%, non prevista per accordi raggiunti successivamente alla fine del periodo di competenza (anno 2019), in funzione dei chiarimenti forniti recentemente dall’Agenzia delle Entrate.

Contributo familiari disabili

L’azienda ha dichiarato che nuovi interventi in materia fiscale non consentono attualmente l’erogazione del contributo a favore di figli e genitori disabili con le modalità adottate in passato (che lo escludevano tra l’altro dall’imponibile previdenziale e fiscale). È stato pertanto previsto per i primi giorni di maggio un incontro per affrontare questo tema nei suoi molteplici aspetti.

Bergamo, 28 aprile 2020

Fabi – First/Cisl – Fisac/Cgil – Uilca/Uil – Unisin
Coordinamenti Gruppo UBI

 




BPER: anche ad Introdacqua Sindaco e Giunta contro chiusura della filiale

La Banca popolare dell’Emilia Romagna abbandona anche Introdacqua.

L’annuncio è stato dato ieri dalla stessa amministrazione comunale, precisando che già dal 22 maggio prossimo la filiale bancaria sarà chiusa, senza preavviso. Un brutto colpo per Introdacqua considerando che lo stesso istituto di credito gestisce la tesoreria comunale.

La richiesta di un incontro e di valutare un rinvio della chiusura della filiale a dopo l’emergenza sanitaria è arrivata dagli amministratori comunali.
Inoltre sindaco e maggioranza esprimono meraviglia per il fatto che in un momento delicato la Bper abbia deciso di abbandonare Introdacqua e i suoi utenti, cittadini e imprese, provocando proprio in periodo di emergenza ulteriori disagi per quanti dovranno in tempi rapidi provvedere a trasferire i conti in altre aziende.

Secondo gli amministratori è da stigmatizzare anche il fatto che la decisione della Bper sia stata frettolosa, lasciando una realtà di duemila abitanti, in gran parte anziani, con tutte le conseguenze immaginabili che tale decisione può provocare.
Pochi giorni fa era stata chiusa anche la filiale di Pacentro.

 

Fonte: Il Centro

 

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https://www.fisaccgilaq.it/banche/bper/il-sindaco-di-pacentro-bper-chiude-la-filiale-senza-alcuna-comunicazione.html

 

 




Assicurativi: accordo quadro per ricorso al Fondo di Solidarietà

2 - First Cisl 3 - Fisac Cgil 8 - Fna 9 - Snfia 6 - Uilca

Il giorno 29 aprile u.s. è stato siglato un Accordo Quadro fra le Segreterie Nazionali delle Organizzazioni Sindacali scriventi e Ania sul tema Fondo di Solidarietà.

L’Accordo Quadro, che diventa appendice del protocollo Settore Assicurativo del 24 marzo u.s sulle misure di contrasto e contenimento del covid-19, contiene le linee guida sulle modalità di utilizzo della Parte Ordinaria del Fondo di Solidarietà di Settore, con causale “covid-19 nazionale”.

Le linee guida diventano il riferimento per gli eventuali accordi che si discuteranno in sede aziendale.

Fermo restando l’utilizzo del lavoro agile come principale misura straordinaria emergenziale e di tutti gli istituti contrattuali indicati dal CCNL Ania e dai contratti aziendali, quali ad esempio banca ore, permessi retribuiti, congedi, ferie a partire da quelle arretrate e salvaguardando il più possibile quelle dell’anno in corso, si è convenuto di utilizzare anche il ricorso alla prestazione ordinaria del Fondo di Solidarietà di Settore, di cui al Decreto interministeriale del 17 gennaio 2014.

Il ricorso alla prestazione ordinaria del Fondo di solidarietà di settore, con causale COVID- 19 Nazionale, nel rispetto della normativa nazionale potrà essere attivato per i periodi a far data dal 23 Febbraio al 31 Agosto 2020, per un massimo di 9 settimane.

L’accordo sottoscritto ribadisce:

  1. obbligatorietà del confronto sindacale in sede aziendale con l’obiettivo di raggiungere un accordo
  2. la lavoratrice e il lavoratore “in sospensione di attività lavorativa” conserverà retribuzione e contribuzione piene (100%), compresi gli effetti sugli istituti indiretti (maturazione ferie, previdenza complementare, assistenza sanitaria integrativa ecc.), con integrazione dell’assegno ordinario (80% della retribuzione imponibile ai fini previdenziali a carico dell’impresa. Sugli elementi integrativi della retribuzione fissa è previsto il confronto sindacale in sede aziendale con l’obiettivo di un accordo che salvaguardi la retribuzione complessiva.
  3. l’erogazione dell’assegno ordinario sarà anticipato dall’impresa.

L’attivazione della procedura di ricorso al fondo parte ordinaria sarà rimessa alle Aziende/Gruppi.

E’ da ritenersi che il Settore Assicurativo, considerata la disponibilità’ di risorse economiche nella Parte Ordinaria del Fondo, non accederà a fondi pubblici in materia di ammortizzatori sociali di cui al decreto “Cura Italia”.

Questo Accordo Quadro riteniamo rappresenti una risposta importante a tutela delle lavoratrici e lavoratori del Settore Assicurativo rispetto a questa fase complessa e inedita per tutte e tutti.

Al termine dell’incontro le Segreterie Nazionali hanno sollecitato Ania su un’informativa organica sul Settore relativamente alle iniziative che il sistema assicurativo italiano intende adottare a favore degli assicurati, in particolare sul tema delle coperture sanitarie per gli assicurati colpiti da covid-19.

Alla luce delle previsioni del protocollo del 24 marzo u.s (punto 13) e del DPCM del 26 aprile u.s nelle prossime settimane ci saranno nuovi incontri fra le parti per confrontarsi e preparare la cosiddetta “fase due”, che si annuncia complessa.

Roma, 29 aprile 2020

 

Le Segreterie Nazionali
First-Cisl Fisac-Cgil Fna Snfia Uilca

 

Scarica il testo dell’accordo




ABI: i finanziamenti del Decreto Liquidità non possono estinguere prestiti preesistenti.

ASSOCIAZIONE BANCARIA ITALIANA – COMUNICATO STAMPA DEL 24/4/2020

L’ABI ha inviato un’ulteriore circolare alle banche sui finanziamenti fino a 25.000 euro garantiti al 100 percento (decreto legge n.23 del’8 aprile 2020), autorizzato dalla Commissione europea il 14 aprile e le cui domande sono presentate dal 17 aprile.

L’ABI indica che il finanziamento fino a 25.000 euro prevede espressamente che l’inizio del rimborso non avvenga prima di 24 mesi dall’erogazione e che non può essere utilizzato per compensare alcun prestito preesistente, anche nella forma dello scoperto di conto corrente: la compensazione determinerebbe un avvio del rimborso prima dei 24 mesi, facendo decadere la garanzia.

Tale divieto di compensazione si applica anche per chi utilizza la sospensione prevista dall’art. 56 del decreto legge n.18 del 17 marzo 2020: anche in questo caso, è vietato l’utilizzo del nuovo finanziamento per ridurre un’esposizione preesistente sul conto corrente perché determinerebbe un avvio del rimborso prima del termine dei 24 mesi.

 

Scarica il comunicato stampa




ISP multata di 4,8 milioni per vendita di polizze abbinate ai mutui

Venerdì 17 aprile su tre quotidiani nazionali (Corriere Della Sera, Il Messaggero e il Sole 24 Ore) è stato pubblicato l’estratto del Provvedimento n. 28156 del 18 02 2020 con cui l’Antitrust ha comminato 4.800.000 euro di sanzione a Intesa Sanpaolo per pratiche commerciali scorrette relative alla vendita di polizze assicurative abbinate ai mutui.

Secondo quanto ricostruito dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, Intesa Sanpaolo fin da aprile 2017 poneva la sottoscrizione di polizze assicurative di vario genere “come condizione di fatto – a chi richiedeva un mutuo agli sportelli della banca ndr – per la concessione del finanziamento”.   Le polizze che Intesa Sanpaolo chiedeva ai clienti di sottoscrivere erano ad esempio, incendio e scoppio e polizze a garanzia del credito tutte emesse da società del Gruppo come la polizza ProteggiMutuo, la polizza a protezione del finanziamento Acasaconme, la polizza PPI XME Protezione e la polizza PPI Mi curo dei miei.

Una pratica commerciale ritenuta scorretta dall’associazione dei consumatori Altroconsumo che ha denunciato tutto all’Antitrust.

Con provvedimento n. 28156 del 18 02 2020 l’Autorità Garante della Concorrenze e del mercato ha comminato a Intesa Sanpaolo una sanzione di 4.800.000 euro (praticamente la massima possibile, ritenendo il fatto particolarmente grave) per la vendita di polizze abbinate ai mutui obbligando la banca entro 120 giorni dal provvedimento  a pubblicare un estratto per un giorno su tre quotidiani nazionali. Così venerdì’ 17 aprile sul Corriere, sul Messaggero e su Il Sole 24 Ore, sono comparsi estratti della sanzione comminata a Intesa Sanpaolo a caratteri doppi rispetto a quelli usati dai rispettivi quotidiani e con tanto di riquadro come si usa in queste situazioni.

Dalla rilettura del documento completo relativo al Provvedimento dell’Antitrust contro Intesa Sanpaolo – consultabile sul sito dell’Autorità – emergono particolari inquietanti sulle pratiche commerciali che una banca può mettere in atto per pompare i ricavi a danno dei propri clienti e che vale la pena ripercorrere. Come abbiamo fatto in questo articolo perchè tutti i clienti siano maggiormente consapevoli e quindi più tutelati e sia più chiaro di cosa si sta parlando: una pratica purtroppo diffusa e che non riguarda solo Intesa SP.

Colpisce che la prima banca del Paese e che si presenta spesso come fra le più “etiche” e impegnata nel “sociale” attui pratiche di questo tipo come raccontato dalla sentenza dell’Antitrust

Nel Provvedimento dell’Antistrust sono citate numerose segnalazioni su queste pratiche commerciali scorrette da parte di Intesa Sanpaolo:

Nel mese di aprile 2017 IVASS (l’istituto che vigila sulle assicurazioni ndr) ha trasmesso una segnalazione di un consumatore secondo il quale ISP aveva condizionato la concessione del mutuo immobiliare alla stipula di una polizza assicurativa con copertura “in caso di morte, invalidità permanente e disoccupazione”, come risulta dalla documentazione allegata alla segnalazione, consistente in una lettera inviata da una filiale di ISP e indirizzata al consumatore. In essa, la concessione del mutuo immobiliare viene espressamente condizionata all’acquisto, da parte del consumatore, della suddetta polizza a garanzia del finanziamento, in quanto “unico richiedente e monoreddito”.

Ma questo non è l’unico caso. “In relazione alla condotta oggetto di contestazione sono pervenute diverse segnalazioni provenienti dai consumatori, a partire dal mese di luglio 2017 fino al mese di settembre 2019. Pressoché tutte le segnalazioni dei consumatori riportano comportamenti attuati da parte dei singoli dipendenti degli istituti di credito, dichiarati come aggressivi, in quanto volti a vincolare l’erogazione del mutuo alla sottoscrizione di un prodotto assicurativo.

Determinante l’indagine condotta dall’Associazione dei Consumatori che ha segnalato il caso all’Antitrust “In data 18 dicembre 2018, Altroconsumo ha inviato una segnalazione contenente i risultati di un’indagine, svolta nel mese di novembre 2018, in modalità “mistery shopping” presso diversi istituti di credito e incentrata sugli abbinamenti tra surroghe e polizze assicurative, tra cui le polizze cd. incendio e scoppio. Nell’indagine svolta presso una filiale di ISP in Milano è risultato che essa non ha proposto alla sua clientela la possibilità di trasferire la polizza incendio e scoppio originariamente stipulata con la banca che ha erogato il mutuo oggetto di sostituzione, vincolando l’erogazione alla sottoscrizione di una nuova polizza incendio e scoppio offerta e commercializzata da ISP”. Pratica che l’IVASS ha confermato.

Che l’abbinata mutui-polizze assicurative non fosse marginale, ma frutto di una pratica commerciale ricorrente e perseguita con determinazione dalla banca emerge dai “ documenti relativi ad azioni intraprese a livello di macro-aree interregionali sull’andamento delle vendite abbinate e sui piani di azione da attuare, tramite la rete retail, per spronare e incentivare le stesse vendite. Tali documenti, denominati “Monitoraggi PDA CPI 2019” (dove PDA sta per Piani di Azione e CPI per Credit Protection Insurance ndr) riguardano un’estesa area inter-regionale del Nord Ovest; consistono in report settimanali sul numero di mutui erogati e sul loro abbinamento con le polizze indicate (a protezione del finanziamento), essendo volti a verificare il rispetto dell’“obiettivo” e il “piano di azione”. In essi è riportata anche la comparazione tra direttori dell’area retail e sono utilizzati indicatori di benchmark in cui figurano filiali con abbinamenti all’80-100%”.

I bancari che non erano solerti nella vendita delle polizze assicurative venivano attenzionati

Vi era un “monitoraggio costante per la verifica delle motivazioni delle mancate coperture dei mutui con le polizze a protezione del finanziamento”. Affinchè la polizza venisse proposta al primo incontro con il richiedente del mutuo, era previsto “l’intervento dello specialista direttamente rivolto ai gestori meno propensi alla proposizione delle stesse polizze, per cui in fase di acquisizione della domanda di mutuo si programma l’intervento del direttore della filiale o del coordinatore per rafforzare la proposizione”.

Le filiali erano in forte competizione tra loro e quelle che erogavano mutui senza polizze abbinate sottoposte a pressioni anche tramite email stizzite riportate nel Provvedimento dell’Antitrust. “Sotto riportata la situazione al 10 maggio con obiettivo richiesto da DR [Direzione Generale] e vostra autocertificazione. Bene a livello di AREA, ma con poca coralità tra le filiali sono ben 7 le filiali ancora a zero. Tra le “grandi” molto bene […]. mentre sono indietro sia […] che […]” La filiale che colloca più polizze a protezione del finanziamento ha un premio di eccellenza.

Colpisce in queste email la disattenzione totale per il Cliente e il dipendente bancario e il focus sulla vendita del prodotto assicurativo “ Nell’email interna del 27 maggio 2019, ISP si chiede: “Scusate ma in tutta la settimana scorsa solo 3 domande caricate? Nessuna dalle tre GRANDI? Mi fate sapere qualcosa? Lascio il file fino a stasera per eventuali ritardatari poi lo azzero. P.S. ricordatevi di mettere la data e le motivazioni della mancanza CPI (polizze a protezione del finanziamento ndr)”.

Fortissimo il pressing sui Direttori di Filiale divisi tra buoni e cattivi come si può leggere in una mail interna del 28 novembre 2018 “in allegato trovate evidenziate in verde le filiali che stanno facendo bene per eventuali confronti tra direttori”. Non si lesinano consigli spiccioli di “piccoli semplici approcci quotidiani che creano fiducia nella proposta di protezione” e portano il cliente a sottoscrivere la polizza “A fronte di un interesse del cliente, bisogna insistere per stipulare subito la polizza comunicando al cliente stesso l’importanza e l’opportunità di attivare con velocità e subito la protezione assicurativa a partire dallo stesso giorno, in modo da essere tutelato per qualsiasi evento negativo che potrebbe sempre succedere in assenza di copertura”.

Nel caso di surroghe, in cui il Cliente riesce a ottenere condizioni di finanziamento migliori sul mutuo e la banca guadagna quindi meno di prima, la polizza permette di far quadrare i conti. L’Antitrust cita un Direttore di Area, che nel dare indicazioni alla sua rete di vendita composta da diverse filiali distribuite su un’area territoriale provinciale, con riferimento alle vendite abbinate nei mutui soggetti a rinegoziazione, richiede alla sua rete di negoziare azioni di cross selling, dimostrando come la polizza abbinata recuperi la perdita di redditività derivante dalla rinegoziazione delle condizioni economiche del mutuo.

Molti clienti protestano perché la polizza veniva fatta passare come obbligatoria per la sottoscrizione del mutuo. E in alcuni casi il finanziamento non viene concesso perchè il cliente si rifiuta di sottoscrivere la polizza.

Per quale motivo la banca si accanisce nel vendere polizze assicurative? Lo spiega bene il Provvedimento dell’Antitrust: la banca ha una robusta retrocessione sulle polizze che riesce a vendere ai propri clienti: ”le risultanze istruttorie, come confermato dai dati forniti da ISP (ovvero Intesa Sanpaolo, ndr), mostrano che le compagnie assicurative del medesimo Gruppo (Intesa Sanpaolo Vita S.p.A. e Intesa Sanpaolo Assicura S.p.A.), che emettono le polizze collocate dalla Banca, riconoscono a quest’ultima, per le polizze vendute in abbinamento a mutui/surroghe, provvigioni (denominate anche retrocessioni) pari al [30-35%] del valore dei premi assicurativi versati dai consumatori al netto delle imposte. Secondo i dati forniti da ISP (Intesa Sanpaolo), l’ammontare totale delle retrocessioni ricevute nell’ultimo triennio dalla banca sulle polizze vendute è pari a circa [40-45] milioni di euro (retrocessione del [30-35%]) per la incendio e scoppio , per la polizza PPI ProteggiMutuo è pari a circa [150-200] milioni di euro (retrocessione del [30-35%]). Ancora, secondo i dati ISP, per le polizze a protezione del finanziamento Acasaconme la provvigione ricevuta è pari a più di 1 milione di euro (retrocessione del [20-25%]), per la polizza PPI XME Protezione è pari a [400.000-450.000] euro (retrocessione del [20-25%]) e per la polizza PPI Mi curo dei miei a circa [500.000-55.000] euro (retrocessione del [5-10%])”.

Secondo l’Antitrust le pratiche commerciali messe in atto da Intesa Sanpaolo sulla vendita di polizze abbinate ai mutui sono troppo aggressive e totalmente sbilanciate. La Banca – scrive l’Autorità Garante della Concorrenza e del mercato -sfruttando il suo potere “altera la scelta consapevole dei consumatori ad acquistare polizze assicurative in abbinamento a mutui/surroghe”. E il comportamento è particolarmente sanzionabile secondo l’Antitrust perchè il “potenziale cliente risulta particolarmente vulnerabile. Infatti, il consumatore, nelle trattative relative alla conclusione di un contratto di mutuo anche con surroga, è parte di un rapporto contrattuale sbilanciato in cui non ha né la certezza della concessione del mutuo né la sicurezza della tempestività, atteso che tale concessione è rimessa ad una decisione, o meglio ad una delibera pressoché unilaterale della Banca. “

Secondo l’Antitrust Intesa Sanpaolo nella vendita di polizze abbinate a mutui ha posto in essere una pratica commerciale aggressiva, in violazione degli artt. 24 e 25 del Codice del Consumo e scrive nel Provvedimento che

La Banca ha sfruttato la sua posizione di potere, esercitando sui consumatori un’indebita pressione, in modo da limitarne notevolmente la capacità di prendere una decisione consapevole e non consentendo loro di poter scegliere liberamente polizze di terzi e non della Banca stessa.

La sanzione applicata dall’Antitrust è stata pari a 4.800.000 euro ed è praticamente la più alta possibile, visto che ai sensi dell’articolo 27, comma 9, del Codice del Consumo, in caso di pratica commerciale scorretta, l’Autorità può disporre l’applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria da 5.000 a 5.000.000 euro.

Il comportamento della banca è stato particolarmente grave secondo l’Antitrust e dannoso per i suoi clienti “ Nello specifico, il pregiudizio subito dai consumatori è stato stimato prudenzialmente in un valore complessivo di circa [250-300] milioni annui di euro, a fronte di ricavi per ISP pari a circa [50-100] milioni di euro”.

La banca è stata condannata anche a pubblicare su tre quotidiani (Corriere della Sera, Il Messaggero e Il Sole 24 ORE) entro centoventi giorni dall’avvenuta notificazione del provvedimento un estratto a sue spese per informare compiutamente i consumatori della pratica commerciale scorretta. Venerdì 17 aprile nelle pagine di Economia del Corriere della Sera, a pagina 4 del Messaggero e a pagina 21 della sezione Finanza & Mercati de Il Sole 24 Ore, è stato pubblicato l’estratto in questione.

fonte: soldiexpert.com




In Abruzzo le mafie pronte per il dopo epidemia

La criminalità organizzata è già pronta a infiltrare le imprese abruzzesi per approfittare della pioggia di miliardi destinata dal Governo a risollevare l’economia italiana paralizzata dal lockdown. Dai 400 miliardi di euro di garanzie alle imprese, disponibili da due giorni, ai 50 miliardi annunciati ieri nel decreto aprile di prossima approvazione, passando per i 25 miliardi già messi a disposizione di aziende e famiglie nel decreto “Cura Italia” di marzo.
Una “potenza di fuoco”, come l’ha definita il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ingolosisce le mafie le quali anche in Abruzzo, mantenendo il proverbiale basso profilo assunto da anni, puntano sull’economia legale per riciclare il denaro sporco e ampliare il loro controllo sul territorio.

I colletti bianchi (avvocati, commercialisti, consulenti) aderenti alle organizzazioni mafiose – spiega Francesco Buzzetti, sociologo, criminologo ed esperto di criminalità economica – stanno già alacremente lavorando per organizzare questa entrata in grande stile nelle aziende, anche di piccole dimensioni, sopperendo alla contingente carenza di liquidità (che molto spesso serve al piccolo imprenditore, non avendo saputo o potuto programmare il futuro, per le esigenze familiari quotidiane) con le tonnellate di contante a loro disposizione, per poi cementarsi a queste realtà imprenditoriali e poterle utilizzare per attività di riciclaggio a vari livelli. Parliamo di cambi assegni rivenienti da usura, denaro contante proveniente da attività illecite, luoghi di ritrovo illecito e traffici di varia natura”.

Tutto questo in un contesto territoriale già di per sé permeabile dalla criminalità organizzata, essendo l’Abruzzo al centro della rotta Adriatica. C’è poi la piaga dell’usura che, in base alla classifica nazionale stilata nel 2019 da Il Sole 24 Ore, ha visto l’Aquila e Teramo calasificarsi rispettivamente al terzo e quarto posto, Chieti al nono e Pescara al quindicesimo.
Per non parlare del gioco d’azzardo che, secondo i dati provvisori del 2019 dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, vede Teramo (con 2.054 euro) al secondo posto nazionale per raccolta pro-capite.

Un altro punto debole è l’ “Emporio d’Abruzzo” nell’area metropolitana Chieti-Pescara, caratterizzato dalla presenza di sei centri commerciali racchiusi in 20 Km (tra le concentrazioni più alte d’Italia per numero di abitanti e Pil regionale), a rischio riciclaggioE infine c’è il business, in espansione, delle energie alternative.

Sarà pertanto necessario – ammonisce Buzzetti – che il legislatore imponga al sistema economico-finanziario, ma anche alle stesse Pubbliche Amministrazioni, robusti e/o rafforzati presìdi di controllo ai vari livelli della filiera. Dalla compliance (il rispetto delle norme specifiche), all’antiriciclaggio, all’audit interno per poter assicurare alla società, già disorientata da false culture esasperatamente liberiste, una qualità del prodotto finito il più possibile non inquinato dalla criminalità”.

 

Articolo di Davide De Amicis sul Messaggero del 23/4/2020

 

 

 

 

 




Il Sindaco di Pacentro: BPER chiude la filiale senza alcuna comunicazione

Chiude la filiale della Banca popolare dell’Emilia Romagna di Pacentro.

Ad annunciarlo il sindaco Guido Angelilli.
«Carissimi cittadini», ha detto, «abbiamo appreso che, nell’ambito di un processo di riorganizzazione a livello nazionale, la Bper ha deciso di chiudere la filiale di Pacentro, unitamente a molte altre. Questa notizia ci lascia perplessi, soprattutto rispetto al metodo utilizzato, vale a dire senza alcuna concertazione o comunicazione ufficiale che tiene comunque ai cittadini sulla priorità che tale questione ha già sulla attività amministrativa che sta provando a far recedere l’istituto di credito dai suoi passi”. «Stiamo lavorando, infatti, a vari livelli, cercando soluzioni per eliminare o almeno per ridurre al minimo il disservizio che tale evento potrà provocare».

Angelilli si dice basito per il modo con il quale si è arrivati alla decisione.
«Quello che mi colpisce è il metodo e quindi la mancanza di comunicazione», conclude il primo cittadino, «tenendo conto che il Comune come soggetto istituzionale è anche cliente della Bper. Noi faremo il possibile per ridurre al minimo il disservizio anche perché la chiusura della filiale della Bper avrà un impatto particolare nella fase due di questa emergenza sanitaria che stiamo attraversando».

Il Centro
ha contattato l’ufficio relazioni esterne della banca per conoscere le motivazioni della decisione di chiudere la filiale di Pacentro. Tuttavia, per ora, dall’istituto di credito non sono arrivate dichiarazioni in merito.

Fonte: www.ilcentro.it

 

Per approfondire il tema del problematico rapporto tra banche e aree interne della nostra Provincia, leggi

https://www.fisaccgilaq.it/banche/perche-le-banche-non-vogliono-piu-finanziare-le-aziende-aquilane.html




Perché dobbiamo continuare a festeggiare il 25 aprile?

Anche quest’anno, com’è ormai tradizione, la ricorrenza del 25 aprile porta con sé il suo carico di polemiche: è una festa divisiva, è superata, è il ricordo di qualcosa – il fascismo – che non esiste più.

Questo è un fatto curioso. In nessun altro Paese del mondo ci si sognerebbe di discutere la festa nazionale: noi invece abbiamo imparato a considerare normale, nel corso degli anni, vedere personaggi politici che occupano ruoli istituzionali anche importanti ma che non essendo “esattamente antifascisti” hanno preferito trovarsi altri impegni per sottrarsi alle celebrazioni.

Questo non potrebbero farlo se non ci fosse stato il 25 aprile: la loro libertà di criticare questa ricorrenza è nata proprio grazie al 25 aprile.

Proviamo a riflettere sul vero significato di questa data.

Nessuno di noi esiterebbe nel condannare Hitler, il Nazismo, l’orrore dei campi di sterminio, i folli progetti di conquista dell’Europa. Ma ce lo ricordiamo che siamo entrati in guerra come alleati di Hitler?
Che il regime fascista è stato complice di questo orrore? E questo è già un valido motivo per non dimenticare: oggi i nostri sovranisti accusano il Governo di essere succube della Germania, rimpiangendo quello che per loro era un periodo di grande prestigio. Ma la realtà è un’altra: il fascismo, quello sì che è stato un periodo di totale sottomissione alla Germania. Sottomessi al punto da accettare i lager, le leggi razziali, una guerra folle, gli ordini impartiti dal regime più spietato della storia.

Il 25 aprile 1945 è il momento in cui davvero l’orgoglio di un popolo riesce ad affermarsi, in cui l’Italia recupera la sua dignità. E arriva a conclusione di un periodo terribile, di quella che prima ancora che una guerra contro l’invasore straniero è stata una guerra fratricida.

La mia è una generazione che ha avuto la possibilità di sentir parlare del fascismo e della guerra da testimoni diretti: genitori e nonni ci hanno raccontato le loro esperienze, permettendoci di vedere attraverso i loro occhi e capire quanto sia stata difficile e dura la lotta che ci ha portato a liberarci dal nazifascismo. Per i ragazzi di oggi questa possibilità sta venendo meno, e presto non ci sarà più del tutto.

A loro abbiamo il dovere di ricordare, di insegnare. Di farli riflettere su quello che hanno vissuto ragazzi come loro, che nel giro di poco tempo sono passati dai banchi di scuola a dover imbracciare le armi e combattere, magari proprio contro quello che era stato il loro compagno di banco. Di raccontargli il coraggio con cui ragazzi come loro hanno lottato, sognando una libertà che in tanti non hanno mai potuto conoscere, perché sono morti prima di conquistarla.

Si dice che il fascismo sia un ricordo del passato, qualcosa che non può tornare; eppure basta guardarsi intorno per capire che non è così. Basta sentire i proclami infarciti di odio, di egoismo, di nazionalismo, di presunta supremazia di una cultura sulle altre per capire che tutto questo non è mai finito. Basta guardare cos’è successo in Ungheria per capire che ancora oggi, nel 2020, può nascere una dittatura in Europa. Per capire come la dittatura nasca sempre fingendo di ammantarsi di ideali, illudendo la popolazione di inseguire il bene comune.

Tutto questo va spiegato soprattutto alle giovani generazioni. Per questo il ricordo di ciò che è stato è indispensabile. E’ indispensabile celebrare il 25 aprile, più che mai in un paese nel quale – ancora oggi – esistono politci che chiedono pieni poteri.

Luca Copersini
Segretario Provinciale Fisac/Cgil L’Aquila

 




Intesa e Unicredit: “Vuoi il prestito? Estingui il fido”

Sui siti di Intesa d Unicredit l’invito alle imprese a usare i nuovi prestiti per estinguere le posizioni aperte: così il rischio passa allo Stato 

Insomma, questione di parole. Come quelle mal scritte del decreto “Cura Italia” che lasciano aperto più di un dubbio a una semplice domanda: cosa succede se un imprenditore non riesce a ripagare puntualmente il prestito garantito? Una possibilità tutt’altro che remota in tempi di lockdown.

Dietro la possibilità di ottenere un finanziamento fino a 25 mila c’è infatti l’incubo di finire nella morsa dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione (l’ex Equitalia).
In caso di insolvenza di una sola rata, le banche possono escutere la garanzia assicurandosi l’80% del mancato pagamento. Poi, in base al principio di surroga, il Fondo subentra ed è obbligato a rivalersi sul debitore utilizzando le procedure esecutive erariali”, spiega Andrea Augello, ex senatore di Fratelli d’Italia.
In pratica, l’imprenditore non farà i conti con la banca, ma col Fisco che invierà una cartella esattoriale senza bisogno di diffide e decreti ingiuntivi. Con l’aggravante che per l’imprenditore potrebbe arrivare anche un Documento di regolarità contributiva (Durc) negativo che gli impedirebbe di chiedere un nuovo prestito: “Fra l’altro le cartelle esattoriali sono crediti privilegiati e vengono liquidati in via prioritaria, in danno a fornitori ed eventuali parenti che hanno prestato denaro”, sottolinea Augello.