Federcasse: un protocollo per la salute di tutte le persone

La pausa di riflessione è servita a Federcasse per comprendere la necessità di definire una condivisione concreta a tutela della salute delle Lavoratrici e dei Lavoratori del Credito Cooperativo.

Le Segreterie Nazionali hanno sottoscritto quindi un “protocollo” sostanzialmente in linea con quelli firmati in Abi e in Ania. Nelle previsioni del protocollo è stata fortemente accentuata l’attenzione per tutte le lavoratrici e i lavoratori del Credito Cooperativo a partire da tutti coloro in questo drammatico periodo sono impegnati nell’attività di sportello e di filiale.
La pausa di riflessione è servita a Federcasse per comprendere la necessità di definire una condivisione concreta a tutela della salute delle Lavoratrici e dei Lavoratori del Credito Cooperativo.
Le Segreterie Nazionali hanno sottoscritto quindi un “protocollo” sostanzialmente in linea con quelli firmati in Abi e in Ania. Nelle previsioni del protocollo è stata fortemente accentuata l’attenzione per tutte le lavoratrici e i lavoratori del Credito Cooperativo a partire da tutti coloro in questo drammatico periodo sono impegnati nell’attività di sportello e di filiale.
Il Protocollo dà precise indicazioni su come gestire le attività lavorative quotidiane a partire da una corretta e coerente informativa e attività formativa di prevenzione.
Viene regolato l’accesso e la permanenza nei luoghi di lavoro, rese cogenti le misure igienico sanitarie quali sono i dispositivi di protezione (kit sanitari e vetri in plexiglas).
Vengono regolate, inoltre, le modalità di accesso al pubblico regolato tramite appuntamento telefonico o mezzo mail.
Viene ribadito anche il presupposto di limitare fortemente la mobilità tra le sedi aziendali per ridurre al minimo il rischio di diffusione del contagio. Verrà regolato e presidiato il flusso della clientela nei giorni del pagamento delle pensioni e per gli adempimenti contemplati dai diversi decreti e disposizioni, quali ad esempio congelamento rate mutuo, piuttosto che delle anticipazioni della cassa integrazione.
Il Protocollo istituisce una specifica Commissione Nazionale Permanente con lo scopo di presidiare e governare le attività in materia di salute e sicurezza in merito al contenimento e prevenzione della diffusione del Covid 19. Tale commissione nazionale agirà in stretta relazione con i Comitati Aziendali istituiti per l’applicazione e la verifica delle regole del protocollo stesso.
Durante l’incontro le parti hanno condiviso l’opportunità di prevedere una tutela assicurativa specifica per il rischio Covid 19 a favore dei dipendenti con le modalità che saranno individuate a breve, in linea con quanto già definito in alcune realtà del credito cooperativo.
In alcune zone del Paese la situazione è drammatica e questo protocollo interviene a supporto e argine per fornire primi strumenti di intervento concreto per la tutela e la sicurezza delle Lavoratrici e dei Lavoratori del Credito Cooperativo.
Le Organizzazioni Sindacali vigileranno e si attiveranno costantemente per declinare i principi contenuti nel Protocollo in specifiche azioni mirate alla sua concreta e più estesa applicazione possibile.

Le Organizzazioni Sindacali esprimono la loro piena solidarietà e vicinanza a tutti i Colleghi – Colleghe che vivono queste dolorose giornate in “prima linea” e a chi si ritrova a lavorare nelle zone più colpite dalla pandemia. Invitiamo quindi tutti i Lavoratori e le Lavoratrici a tenersi tra di loro in stretta sinergia con le scriventi Organizzazioni Sindacali e con gli RLS delle proprie aziende.

N
ESSUN LAVORATORE E LAVORATRICE VERRÀ LASCIATO DA SOLO!

 

 

Scarica l’allegato: Comunicato unitario su protocollo condiviso con Federcasse_

 




Segreterie Nazionali-Ania: Protocollo per prevenzione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro

Questo pomeriggio le Segreterie Nazionali delle OO.SS scriventi hanno sottoscritto con Ania un “protocollo contenente le misure di prevenzione, contrasto e contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro del Settore Assicurativo”.

E’ un risultato molto importante, anche per il ruolo che il mondo assicurativo ricopre nel Paese, in una fase – la più difficile dal dopoguerra – in cui è in gioco la tenuta socioeconomica del paese, che impone a tutti massima responsabilità e unità nel garantire, prima di ogni altra cosa, la piena sicurezza e salute delle lavoratrici e dei lavoratori, della clientela e più in generale del Paese.

L’intesa segue il protocollo sottoscritto il 14 marzo u.s. da CGIL-CISL-UIL, governo e parti datoriali del mondo dell’industria e il protocollo del settore credito sottoscritto il 16 marzo u.s..

Il protocollo impegna tutte le imprese assicurative, anche sulla base delle misure già adottate nelle settimane scorse in seguito alle disposizioni dei vari DPCM, alla messa in sicurezza dei luoghi di lavoro attraverso regole e criteri precisi per garantire ed assicurare le norme di sicurezza ed i dispositivi di protezione individuale.

La prosecuzione delle attività produttive può infatti avvenire solo in presenza di condizioni che assicurino alle lavoratrici e ai lavoratori adeguati livelli di protezione.

Sono stati fissati importanti paletti a tutela dei lavoratori su precauzioni igieniche sanitarie, accesso fornitori, pulizia e sanificazione, dispositivi di protezione individuale, servizi e contatto con il pubblico, organizzazione aziendale, sorveglianza sanitaria.

Nel protocollo si prevede:

  • regole chiare e rigorose sulla messa in sicurezza dei luoghi di lavoro e del rapporto con la clientela;
  • una precisa raccomandazione ad ANIA ad intervenire sulle associazioni agenti affinché il protocollo venga adottato anche per le agenzie, a tutela delle lavoratrici dei lavoratori e della clientela;
  • di attuare il massimo utilizzo del lavoro agile, quale efficace misura per il principio del distanziamento sociale;
  • il ricorso a tutti quegli istituti del contratto nazionale assicurativo e contratti aziendali oltre a quelli previsti dai decreti governativi per ridurre la presenza in azienda;
  • il richiamo alla parte ordinaria del fondo di solidarietà di settore, con cui si darà sostegno alle lavoratrici e lavoratori più deboli a fronte delle perdite economiche per la sospensione di attività /cali dei volumi;
  • il coinvolgimento delle rappresentanze sindacali aziendali e RLS per garantire l’effettiva tutela della salute attraverso la piena e rigorosa attuazione del protocollo.

Il Protocollo di oggi conferma la piena consapevolezza delle lavoratrici e dei lavoratori del settore, delle Organizzazioni sindacali e dell’Ania della particolare ed inedita situazione di emergenza che sta attraversando il Paese e mette al centro la salute e la sicurezza di chi lavora come condizione indispensabile per la ripresa.

Roma, 24 marzo 2020

LE SEGRETERIE NAZIONALI

 

Scarica il Protocollo




Bper: le “Pressioni sindacali” (quelle buone)

Dopo giorni di estenuanti “PRESSIONI”- abbiamo finalmente il riconoscimento di ciò che per noi è normale:

LA PRIORITA’ E’ LA SALUTE

Da oggi , come oramai noto, i clienti potranno recarsi in filiale ESCLUSIVAMENTE SU APPUNTAMENTO e soltanto per determinate tipologie di operazioni. Non è stato semplice, e non è semplice rincorrere le continue richieste di chiarimenti alle FAQ e ottenere l’introduzione di migliorie quotidianamente visibili negli aggiornamenti delle stesse.

In continua emergenza ci siamo impegnati su permessi, ferie, smart working, autorizzazione all’installazione del plexiglass!

Abbiamo fatto pressione per il contingentamento nelle filiali e strutture del personale per il rispetto delle normative, e ora finalmente si fa chiarezza su quali siano le operazioni essenziali per cui gli sportelli sono tenuti all’apertura.

Continueremo a fare pressione per ciò che manca: presidi di sicurezza (mascherine, gel, guanti) e chiusure di sportelli dove la situazione del contagio è più drammatica. In questo periodo tutti i livelli sindacali (di gruppo, aziendali, territoriali e nazionali), con forte pressing hanno scritto a Prefetti, Asl, Ministro della Salute, Primo Ministro, chiedendo di intervenire tempestivamente, sempre con l’obbiettivo primario di tutelare il collega nel rispetto della legge.

Ora ti chiediamo di attenerti alle disposizioni impartite; sono un risultato ottenuto per tutelare la tua Salute e quella dei tuoi cari.

Ti chiediamo di segnalarci eventuali difformità.

#AndràTuttoBene

 

Segreterie di Coordinamento Sindacale del GRUPPO BPER
FABI – FIRST/CISL – FISAC/CGIL – UILCA – UNISIN

 




Coronavirus. Sindacati: bancari non protetti, via a mobilitazione e sciopero

I sindacati bancari Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin preparano la mobilitazione della categoria, a partire da domani, e minacciano lo sciopero: i dipendenti del settore, tra i quali si registrano molti casi di positività al Coronavirus, non operano in condizioni di sicurezza. Ciò perché i dispositivi individuali (mascherine chirurgiche) necessari a proteggere le lavoratrici e i lavoratori non sono stati distribuiti né sono disponibili gel igienizzanti e guanti.

«Preso atto dei provvedimenti governativi, che comprendono tra i servizi che restano garantiti i “servizi bancari e finanziar”, ma “nel rispetto delle norme igienico-sanitarie», Vi dichiariamo che ci riserviamo ogni iniziativa di tutela collettiva, fino allo sciopero» scrivono i segretari generali di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin – Lando Maria Sileoni, Riccardo Colombani, Giuliano Calcagni, Massimo Masi ed Emilio Contrasto – in una lettera spedita questa mattina all’Abi, a Federcasse, a tutte le banche, e, per conoscenza, al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, oltre che alle rappresentanze sindacali aziendali e di gruppo.
In mancanza di urgente positivo riscontro, da parte Vostra e/o direttamente da ciascuna Associata, ci riterremo liberi di assumere, a partire dalla giornata di martedì 24 marzo, ogni necessaria iniziativa di tutela dei nostri rappresentati» si legge nella lettera firmata dai segretari generali di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin.
Vi abbiamo espresso una forte e unitaria richiesta di chiusura, per almeno 15 giorni, di tutti gli sportelli bancari, che oggi rappresentano purtroppo punti di diffusione del contagio; a tale richiesta ci avete risposto negativamente» aggiungono Sileoni, Colombani, Calcagni, Masi e Contrasto.

«Abbiamo sottoscritto con ABI un Protocollo” contenente «misure di prevenzione, contrasto e contenimento della diffusione del virus Covid-19 nel settore bancario», che impegna ABI e quindi le Associate a garantire standard di sicurezza adeguati alla gestione dell’emergenza. Nel Protocollo si è condiviso che “la prosecuzione delle attività produttive può infatti avvenire solo in presenza di condizioni che assicurino alle persone adeguati livelli di protezione”. Il decreto “Cura Italia” definisce ulteriori e necessari strumenti di protezione individuale, prevedendo, all’art. 16, che in mancanza di presidii organizzativi che garantiscano la distanza di sicurezza minima, i lavoratori siano dotati dei dispositivi di protezione individuati dalla stessa legge. Le “mascherine chirurgiche” rientrano tra questi dispositivi di protezione individuali necessari; dispositivi che, insieme a gel igienizzante e guanti, sono peraltro già da tempo in uso generalizzato nei supermercati, ma a tutt’oggi non sono in dotazione dei lavoratori del nostro settore, che pertanto non operano in condizioni di sicurezza. Ne è conferma il numero di operatori bancari già contagiati.

Il Presidente del Consiglio non ha accolto la nostra istanza, conseguente al Vostro diniego, di provvedere per via legislativa alla sospensione dell’attività delle filiali bancarie; anzi nel DPCM di ieri 22 marzo ne ha confermato l’operatività, rendendo necessario, per la gestione della emergenza, questa nostra ulteriore iniziativa, anch’essa emergenziale, di tutela delle lavoratrici e dei lavoratori» osservano le organizzazioni sindacali.

Roma, 23 marzo 2020

 

I Segretari Generali
Fabi – First Cisl – Fisac Cgil – Uilca – Unisin
Lando Maria Sileoni – Riccardo Colombani – Giuliano Calcagni – Massimo Masi – Emilio Contrasto

 




Polizze legate ai mutui: maxi-sanzione Antitrust a Unicredit, Bnl, Intesa e Ubi

La scure dell’Antitrust torna a colpire le quattro principali banche italiane con sanzioni, che nel complesso superano i 20 milioni di euro, per pratiche commerciali scorrette nell’ambito della vendita di polizze abbinate ai mutui. Nel dettaglio le sanzioni sono pari a 6,55 milioni di euro per Unicredit, 5,65 milioni di euro per Bnl, 4,8 milioni di euro per Intesa Sanpaolo e 3,75 milioni di euro per Ubi Banca.

Sanzioni pesanti inflitte anche in virtù della recidività delle banche (Ubi esclusa) che già in passato erano state destinatarie di provvedimenti per violazione del Codice del consumo. In particolare, in questo caso, le pratiche scorrette sanzionate sono state poste in essere dagli istituti di credito dal 2015-2017 e, secondo quando accertato dall’Antitrust, sono ancora in corso.

Nel recente passato Ivass e Banca d’Italia a più riprese hanno ribadito che non è possibile condizionare la concessione di mutui (surroghe comprese) alla sottoscrizione di polizze di vario genere collocate dalla stessa banca.

L’Antitrust sottolinea di aver ravvisato anche l’aggressività delle banche nel proporre vendite “baciate” allo sportello e ha calcolato una stima prudenziale del pregiudizio economico subito dai consumatori che per Unicredit ammonta a 100 milioni di euro annui, a fronte di ricavi per l’istituto pari a circa 36 milioni di euro. Per Bnl il pregiudizio per i clienti è pari a 106,5 milioni di euro annui, a fronte di ricavi per la banca di 33 milioni di euro. Nel caso di Intesa Sanpaolo la stima dei danni economici subiti dai mutuatari è pari a 250-300 di euro annui, a fronte di ricavi per la banca di 50-100 milioni. Infine il pregiudizio subito dai clienti di Ubi è di 30-35 milioni di euro, a fronte di ricavi per l’istituto pari 10-15 milioni di euro.

In più per Unicredit e Bnl è stata anche appurata la pratica commerciale scorretta di aver indotto i consumatori, intenzionati a concludere contratti di mutuo e/o di surroga, ad aprire un conto corrente presso la medesima Banca, ponendo tale apertura come condizione per la concessione del finanziamento.

Adesso si attende la replica delle banche che entro 60 giorni possono presentare ricorso al Tar avverso ai provvedimenti sanzionatori dell’Antitrust.

 

Fonte: www.ilsole24ore.it

 




Coronavirus: il Credito Cooperativo non trova accordo su “Protocollo Sicurezza”

“Differenti per forza” ma non abbastanza per difendere insieme “ il bene comune”

La grave emergenza sanitaria COVID-19 non accenna a diminuire e, pur essendo tutte le misure del Governo improntate al motto “IO RESTO A CASA”, le stesse prevedono al contempo che i servizi bancari, finanziari ed assicurativi siano garantiti. Dunque le lavoratrici ed i lavoratori del Credito Cooperativo, come tanti altri addetti dei servizi essenziali, NON possono restare a casa!

Ma se assicurare le attività dei servizi bancari significa contribuire alla diffusione del virus (in contrasto peraltro con tutte le previsioni legislative), mettendo a rischio anche “le lavoratrici e i lavoratori” del Credito Cooperativo, e con essa, di qui a breve, la stessa possibilità di continuare a garantire il servizio che viene richiesto, allora questo non è né “cooperativo” né lungimirante; e per noi INACCETTABILE!

Consapevoli che il Credito Cooperativo, proprio per la sua peculiare funzione economica e sociale, a maggior ragione in questo particolare frangente, è chiamato a prestare il proprio servizio alle comunità territoriali delle quali è espressione, riteniamo però che tutto ciò debba avvenire adottando tutte le misure di massima sicurezza in tutti i luoghi di lavoro, a tutela della salute di TUTTI ed in ossequio alle previsioni legislative.

Siamo altresì convinti che le attività minime da erogare come servizio alla clientela, potrebbero e dovrebbero essere assicurate con una diversa organizzazione del lavoro e favorendo l’assistenza ed il lavoro da remoto.

Sulla base di questi “capisaldi” ci siamo confrontati con Federcasse in una due giorni di serrata trattativa che, purtroppo, si è chiusa con un mancato accordo.

Confidavamo davvero di poter raggiungere l’intesa e poter dotare il Credito Cooperativo del suo “Protocollo di sicurezza” (nel solco del Protocollo interconfederale sottoscritto tra Governo e Parti Sociali lo scorso 14 marzo 2020).

Tale Protocollo avrebbe potuto definire con chiarezza modalità operative e strumenti da adottare con immediatezza per fronteggiare questa terribile emergenza sanitaria, dando un indirizzo univoco alla categoria del credito cooperativo, evitando soluzioni diversificate banca per banca, ed assicurare in tutti i luoghi di lavoro, sicurezza in termini di salute e servizi essenziali, nonché il lavoro ed il reddito delle lavoratrici e dei lavoratori.

Tale Protocollo condiviso con le Organizzazioni Sindacali, avrebbe costituito un importante passo in avanti, un segno distintivo del Credito Cooperativo ed un sicuro segnale di coesione e di responsabilità in un momento in cui l’intero Paese richiede a gran voce solidarietà.

Ma, nonostante le dichiarazioni di sempre, per la categoria del Credito Cooperativo, tutto questo non è stato possibile.

Tuttavia, come la stessa Federcasse ha dichiarato al termine della trattativa, il lavoro di questi due giorni ha prodotto risultati apprezzabili che sono per lo più presenti nella ultima Circolare immediatamente redatta dalla stessa Federcasse ed inviata in data 19 marzo u.s. alle proprie associate.

Risultati apprezzabili ma per noi non sufficienti! Perché se non si conviene sul fatto che, in assenza di idonei presidi e adeguate misure di sicurezza non si può quantomeno aprire al pubblico, e se poi non si condivide neanche che il ruolo di raccordo con gli RLS e gli RSA è assolutamente indispensabile, allora vuol dire che non si riconosce davvero la gravità del momento.

Ma noi comunque, con o senza Protocollo di categoria, ci siamo! E continueremo a svolgere il nostro ruolo, in ogni azienda ed in ogni territorio, in assistenza e supporto ai colleghi a cominciare dalla costituzione dei “comitati aziendali” per la sicurezza (così come previsti dall’accordo interconfederale del 14 marzo 2020); presidiando tutte le aziende e richiamando, con tutti i mezzi a nostra disposizione, il rispetto puntuale di tutte le norme di legge, in raccordo con tutte le strutture che la CGIL mette a disposizione a livello territoriale e nazionale.

INSIEME CE LA FAREMO!

 

Roma, 20/3/2020

 

Il Coordinamento Nazionale Fisac-CGIL Credito Cooperativo

 

Scarica il volantino

Leggi anche

https://www.fisaccgilaq.it/bcc/bcc-lora-della-responsabilita.html

 

 




MPS: provvedimenti per l’emergenza sanitaria

In data odierna abbiamo incontrato l’Azienda per un confronto su molte tematiche conseguenti all’emergenza sanitaria Covid19.

Pur riconoscendo lo sforzo aziendale sulla concessione del lavoro agile anche alle strutture di Rete e su altre previsioni, abbiamo chiesto e ottenuto, grazie al continuo confronto e con l’obiettivo primario della salvaguardia della salute dei lavoratori e dei clienti, rispettando gli obblighi operativi previsti dalla normativa sui servizi alla clientela:

  • per tutte le filiali della Banca l’accesso alla clientela per servizi essenziali, si effettui solo previo appuntamento;
  • la chiusura settimanale delle Filiali Paschi Valore TOP e dei Centri Specialistici sia applicata con le stesse tempistiche e modalità delle altre filiali; rimarranno chiusi il martedì e il giovedì.

e preteso con altrettanta determinazione che:

  • nelle zone ad alta diffusione del contagio, particolarmente per la Lombardia, si provveda ad una immediata chiusura delle unità produttive (Filiali e Centri specialistici);
  • il pagamento delle pensioni, di prossima scadenza, sia regolato con modalità che consentano un afflusso limitato e programmato;
  • le chiusure delle filiali a seguito di interventi determinati da contagio Covid19, siano prontamente comunicate alle Rappresentanze sindacali.

Piano Ferie. In merito alla scadenza dei termini per la conferma abbiamo espresso alle funzioni aziendali la necessità di una gestione più flessibile differendo la scadenza ad altra data.

L’Azienda ci ha assicurato che la motivazione della richiesta di chiusura entro il termine di oggi ha essenzialmente carattere tecnico.

Abbiamo perciò chiesto ed ottenuto che i Piani eventualmente già confermati potranno essere successivamente modificati, così come abbiamo avuto rassicurazioni di una soluzione (ancora non definita) per i colleghi che non hanno ancora inserito il Piano. Vi terremo aggiornati sugli sviluppi.

Congedi straordinari ex Decreto Legge 18/20 “Cura Italia”. Le disposizioni sono di immediata applicazione e l’Azienda ci ha comunicato che sta adeguando le normative aziendali; verrà costituto un gruppo tecnico di confronto fra Azienda e Sindacati per una valutazione congiunta.

Siena, 20 marzo 2020                                             

Le Segreterie

 




Gruppo Generali: provvedimenti assolutamente non sufficienti

Le RSA dei Produttori di Generali Italia sono state convocate nel pomeriggio di venerdì 20 marzo 2020 per una conferenza telefonica su provvedimenti legati alla rete OP.

L’Azienda ha sottolineato come la situazione complessa che si sta vivendo in queste settimane necessita di una implementazione del lavoro a distanza che già era utilizzato dalla rete. Consapevole dei rallentamenti che ci saranno sulla produzione, oltre agli interventi già comunicati sulle gare di periodo del 1° quadrimestre e sulle agevolazioni sulle meccaniche di calcolo rappel, l’Azienda ha presentato alcuni provvedimenti per i Produttori:

  • Una maggiorazione per il 2° bimestre di computi e base incentivabili per le polizze emesse e perfezionate con processo di vendita digitale e tradizionale
  • Una clausola di salvaguardia per gli incentivi rappel maturati nel 2° bimestre 2020 che vada a mitigare eventuali scostamenti negativi rispetto al rappel medio 2019 del singolo OP, il tutto in forma di anticipo liquidato nella busta paga di giugno.

Su sollecitazione sindacale l’Azienda ha confermato l’interruzione di ogni ragionamento relativo alle lettere monitorie, ha altresì confermato la sospensione delle rate dei prestiti auto per marzo e aprile.

Le OO.SS., ascoltate le iniziative aziendali e riservatesi di formulare nei prossimi giorni proposte di revisione sui parametri presentati, ritengono tali provvedimenti assolutamente non sufficienti risultando totalmente inadeguati rispetto al contesto in cui i Produttori stanno operando e non rispecchiano l’immagine di una Compagnia votata all’attenzione e al benessere dei suoi dipendenti.
La rete OP oggi necessita di percepire la stessa fiducia che è stato chiesto di infondere nei clienti tramite provvedimenti coraggiosi, immediati e semplici a sostegno del reddito di ogni singolo OP, che nei prossimi mesi vedrà drasticamente diminuire i propri volumi d’affari e conseguentemente tutta la parte variabile della busta paga, generando non poche criticità.
I Produttori, sempre pronti a rispondere presente agli input aziendali e soggetto fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi di business, oggi meritano di più. Meritano uno sforzo datoriale senza precedenti che possa mettere in sicurezza non solo da un punto di vista sanitario ma anche economico tutta la rete OP.

Le OO.SS. scriventi chiedono quindi che l’Azienda intervenga con strumenti reali a sostegno della rete OP, slegati dalla produttività, ma volti al sostentamento di una categoria che si trova e si verrà a trovare in prima linea sempre in maggiore difficoltà.

 

Le RSA di Generali Italia
FIRST/CISL FISAC/CGIL FNA SNFIA UILCA




Coronavirus, anche le tangenti hanno effetti letali sui malati

La corruzione alimenta circuiti parassitari e clientelari, così materiali e servizi diventano scadenti. Mazzette ed evasione fiscale hanno le loro colpe (e nominare Bertolaso in Lombardia è desolante)

La pandemia da virus covid-19 sta investendo i centri di assistenza sanitaria e ospedaliera di quasi tutti i paesi del mondo con un’onda d’urto di ricoveri con annesse necessità di terapie intensive in crescita esponenziale. Una sorta di tragico stress-test, che mette a durissima prova il livello di preparedness – capacità di risposta all’emergenza – dei vari sistemi sanitari. Sotto gli occhi preoccupati del mondo si sta realizzando un drammatico esperimento sociale, che nel freddo computo dei decessi ci farà capire quale politica di contenimento epidemico e quali caratteristiche dei modelli organizzativi di offerta di cure ospedaliere siano più efficaci. Misureremo l’impatto comparato della pandemia sulla capacità di tenuta del modello privatistico statunitense, dominato dal mercato delle coperture assicurative, e degli altri sistemi dei paesi occidentali, tra cui quello italiano, in genere affidati alla presa della mano pubblica, resa più salda o tremolante dall’ammontare dei finanziamenti, dalla natura dei modelli gestionali adottati e della regolazione dell’attività degli operatori privati. Sappiamo fin d’ora che coi suoi 30 posti letto in rianimazione ogni 100mila abitanti la Germania è più preparata a fronteggiare l’impatto del virus rispetto a Italia e Francia, ferme a 12, alla Spagna che ne ha 10, o al Regno Unito che si limita a 7 – e questo getta un’ombra sinistra sui probabili esiti nefasti del progetto di “immunizzazione di gregge” tramite “contagio controllato” di massa avanzato dai consulenti scientifici del governo di Boris Johnson.

Le colpe della corruzione: sprechi e inefficienze

Migliorare gli indicatori di qualità della spesa sanitaria non significa più spesa pubblica (…) È probabile che meno corruzione nell’offerta di quei servizi aumenti la loro qualità.

Fondo Monetario Internazionale

Arriverà il momento di tracciare quel bilancio, ma fin d’ora si può affermare con certezza che la diffusione delle pratiche di corruzione è responsabile di una quota di quelle vittime. Sappiamo infatti che quando la lusinga delle tangenti intascabili influenza le scelte dei decisori pubblici, ne segue inevitabilmente una distorsione dell’allocazione delle risorse disponibili che genera sprechi e inefficienze, alimenta circuiti parassitari e clientelari di spesa, rende scadenti i materiali forniti e i servizi erogati. Se ciò accade nel settore sanitario, ne risulta affievolita o, nel peggiore dei casi, del tutto cancellata la salvaguardia di fondamentali diritti alla cura, alla salute, alla vita. Non sono più i bisogni e necessità degli utenti a pesare nelle scelte politiche e amministrative, bensì le aspettative di guadagno sottobanco.

Sotto questo profilo le cronache giudiziarie italiane degli ultimi anni ci proiettano in una vera e propria di galleria degli orrori. Dai casi d’impianto di valvole cardiache difettose all’accanimento chirurgico verso malati terminali, dallo pseudo “efficientamenti” delle spesa sanitaria coi quali si sono distrutti presidi di eccellenza fino alle esose e indebite parcelle pubbliche pagate cliniche private in cambio di compensi a faccendieri, finanziamenti elettorali e villeggiature a sbafo dell’allora governatore lombardo. Quanto oneroso sia il fardello della corruzione in sanità basterebbe domandarlo a quel quattro per cento di cittadini italiani che nei dodici mesi precedenti ha dovuto farsi carico di extra-pagamenti non dovuti per accedere a servizi sanitari pubblici, secondo un sondaggio Eurobarometro del 2017 (vedi il grafico sotto). Uno studio del Fondo monetario internazionale ha dimostrato che tutti gli indicatori di efficienza nell’assistenza sanitaria – ad esempio, il tasso di mortalità infantile – si associano in modo significativo a bassi livelli di corruzione: “Primo, migliorare gli indicatori di qualità della spesa sanitaria non richiede necessariamente più spesa pubblica. È più importante istituire procedure d’appalto trasparenti e accrescere la responsabilità finanziaria della spesa. Secondo, è probabile che un più basso livello di corruzione nell’offerta di quei servizi contribuisca ad accrescere la loro qualità”.

L’emergenza prepara il terreno ad altri illeciti

Con il tragico allarme di queste settimane gli effetti letali della corruzione rischiano di essere amplificati, nella fretta di ottenere gli approvvigionamenti necessari a tamponare lacune e carenze del sistema – del resto gli acquisti straordinari sono da sempre i più vulnerabili agli appetiti di corrotti e corruttori. Qui il cerchio si chiude: l’emergenza inasprita da inefficienze frutto di corruzione prepara il terreno a un rischio ulteriore di corruzione. Desolante, anche sotto il profilo simbolico, appare la decisione di nominare consulente del presidente regionale lombardo per l’emergenza coronavirus l’ex-responsabile nazionale Guido Bertolaso, il quale – per quanto assolto nel corrispondente procedimento penale – di sicuro si è dimostrato incapace di rilevare e denunciare il grumo affaristico-criminale cresciuto sotto i suoi occhi, noto alle cronache come cricca della protezione civile.

Passata questa tempesta, dovremmo cercare di imparare qualche lezione. Basterebbe ricordare che la crisi emergenziale del virus covid-19 amplifica e mette in risalto tare sistemiche che, sia pure in modo meno drammatico, incidono quotidianamente sulla nostre speranze e qualità di vita. La disponibilità dei posti in terapia intensiva, che in Italia– con gravi sproporzioni a livello regionale, purtroppo – è in media metà di quella tedesca, riflette esattamente l’ammontare degli investimenti pubblici: secondo gli ultimi dati Ocse la spesa nel settore sanitario in Italia è pari a 2274 euro pro/capite, rispetto ai 4508 euro della Germania (vedi lo schema qui sotto). Banalmente, la bontà dei servizi offerti dai sistemi sanitari dipende da quante risorse vi si investono, e da come le si spendono. Non dimentichiamoci che la sanità italiana depauperata e saccheggiata non sconta soltanto il fardello delle pratiche di corruzione, ma anche la voragine di oltre 100 miliardi annui di un’evasione fiscale di massa nei bilanci pubblici. Due patologie che in Italia – non a caso – conoscono secondo tutti gli indicatori un grado anomalo di diffusione. Una responsabilità politica collettiva, dunque, quella di cui dovremo farci carico, anche nei confronti delle molte vittime evitabili del coronavirus.

Alberto Vannucci
Docente di Scienze Politiche all’Università di Pisa 
Responsabile del Settore Corruzione CGIL

 

Fonte: lavialibera.it

 

 




BCC: l’ora della responsabilità

Non sono state sufficienti le giornate di incontro il 17 e 18 marzo, sviluppate tramite videoconferenza, per definire e condividere con positività il verbale di protocollo sulle misure di prevenzione, contrasto e contenimento della diffusione del virus “Covid-19” nel settore del Credito Cooperativo.

Le Segreterie Nazionali, con la partecipazione delle Delegazioni Sindacali di Gruppo, con determinazione e pervicacia, hanno sviluppato ogni considerazione ed azione utile per raggiungere l’obiettivo.

Tuttavia, sono rimaste importanti distanze con Federcasse e i Gruppi Cooperativi sulle modalità e gli interventi che con carattere di estrema rapidità, efficacia ed essenzialità dovevano già essere messi in atto dal Credito Cooperativo in questo straordinario e gravissimo momento.

La richiesta di chiusura di tutti gli sportelli per 15 giorni non è stata giudicata possibile da Federcasse, che deve ancora riunire in questi giorni i propri “organismi”.

Di più, anche le condizioni di sicurezza nell’operatività quotidiana, a partire da quelle effettuate allo sportello, non venivano affrontate e garantite nella loro interezza e complessità.

Nessuna disponibilità da parte di Federcasse a sottoscrivere un protocollo, quindi, che avesse carattere di univocità e uniformità di indirizzo e comportamento per i Gruppi e tutte le Associate al fine di garantire i “kit sanitari” a tutte le Colleghe e i Colleghi, le protezioni in plexiglas, la riduzione degli orari di sportello e la regolazione delle attività bancarie veramente “indispensabili” da fornire a chi accede ancora oggi in banca.

Nessun reale coinvolgimento, inoltre, degli RLS, a dispetto del ruolo che dovranno agire nei Comitati aziendali di prossima istituzione.

Gli interventi a sostegno delle Lavoratrici e dei Lavoratori, che attraversano straordinarie difficoltà in questo tormentato frangente, erano appena indicati, blandi, senza concretamente garantire le condizioni di igiene e sicurezza degli ambienti di lavoro e per niente sviluppati con iniziative appropriate e istanze coraggiose e determinate per marcare la “differenza” del Credito Cooperativo.

Replicare la condivisione di misure di prevenzione per il contenimento della diffusione del virus, già definite con l’accordo tra Governo e Sindacati e con il protocollo tra le OO.SS. e l’ABI non assumeva alcun senso se non quello di ribadire che anche Federcasse aveva svolto il proprio ruolo di rappresentanza.

Nonostante ciò Federcasse ha assunto unilateralmente l’ultimo testo della “bozza” in discussione alla mezzanotte del 18 marzo e lo ha diffuso direttamente ai Gruppi e alle sue Associate come circolare di linee guida sul tema “Covid-19”.

Si è persa un’occasione storica da parte di Federcasse e delle Capogruppo per dimostrare il “valore” dello spirito cooperativo e per dimostrare reale e concreta vicinanza a tutte le Collaboratrici e i Collaboratori in questi tempi drammatici.

Le Segreterie Nazionali e le Delegazioni di Gruppo continueranno sicuramente a profondere ogni possibile impegno sul territorio a difesa e presidio della salute e sicurezza di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori.

Le Segreterie Nazionali, con le Delegazioni di Gruppo, promuoveranno in ogni modo possibile, a partire dalle Capogruppo ed in tutte le Associate, idonei protocolli di sicurezza ed interventi concreti a sostegno dei lavoratori e delle lavoratrici, per fornire tangibili risposte alle gravissime difficoltà quotidiane che affrontano.

Essere comunità cooperativa non significa voltarsi dall’altra parte quando l’emergenza e la drammaticità di questi tempi impone di non abbandonare i lavoratori e le lavoratrici a sé stessi.

Occorre molto più coraggio, determinazione ed “anima” da parte dei signori del Credito Cooperativo, occorre ora ed adesso, perché domani è già tardi.

Roma, 20/03/2020


Le Segreterie Nazionali BCC
Le Delegazioni di Gruppo BCC

FABI FIRST/CISL FISAC/CGIL SINCRA/UGL UILCA