BPER: al via le comunicazioni per pensionamenti e prepensionamenti

A Modena si è tenuto l’incontro per verificare l’adesione da parte dei colleghi di tutto il Gruppo alla “manovra sul personale” derivante dall’accordo del 29/10/19 sul Piano Industriale BPER 2019/2021.

L’azienda ha comunicato che hanno aderito 1.591 colleghi, corrispondenti al 79% dei 2.094 possibili beneficiari.
Saranno accolte 1.289 richieste pari alle uscite previste dal Piano Industriale. Di seguito il dettaglio suddiviso per territorio e per tipologia di cessazione.

Tutto il personale che ha presentato la domanda, riceverà nei prossimi giorni apposita comunicazione da parte dell’Ufficio Risorse Umane di Gruppo circa l’accoglimento o meno della stessa. Successivamente, coloro la cui domanda è stata accolta, riceveranno la comunicazione della data e della sede di conciliazione, dell’incentivo definitivo e della data di uscita. Coloro che, a vario titolo, lasceranno il servizio entro il 30/6/2020, saranno convocati per la conciliazione fra fine febbraio e inizio marzo.

Per gli oltre 300 colleghi le cui domande di adesione al fondo di solidarietà non saranno accolte (indicativamente coloro che maturano il diritto alla percezione della pensione a partire da settembre 2024) è stato convenuto un momento di verifica da effettuarsi entro il 30/6/2020 all’interno di un confronto sulla situazione occupazionale del Gruppo.

Come previsto nell’accordo, le uscite permetteranno alcune centinaia di assunzioni per le quali abbiamo sollecitato l’azienda a procedere velocemente e almeno in concomitanza con le uscite.

Nelle prossime sessioni di trattativa il confronto proseguirà sui “cantieri” aperti derivanti dal Piano Industriale: fra gli altri la fusione Unipol Banca, la ristrutturazione del cd “semicentro”, l’evoluzione del modello distributivo (Footprint).
Al riguardo abbiamo ribadito all’Azienda la necessità di porre la massima attenzione all’organizzazione del lavoro e alla gestione delle persone; abbiamo ulteriormente richiesto importanti e adeguati investimenti tecnologici e informatici necessari per contribuire a migliorare le condizioni di lavoro dei colleghi, decisamente peggiorate a seguito delle prime iniziative del Piano, e quindi il servizio alla clientela.
Infine, abbiamo richiesto l’ “adeguamento” del ticket pasto, anche a seguito delle recenti novità; un incontro specifico sul tema della polizza Unisalute per la risoluzione delle numerose problematiche segnalate.

Al riguardo della fusione di Unipol Banca, abbiamo definito due accordi che hanno l’obiettivo, analogamente a quanto contrattato nelle altre fusioni, di limitare le possibili conseguenze negative per i colleghi relativamente a processi disciplinari e giudizio professionale causati da deficit formativi, disfunzioni operative, disservizi da procedure, ecc., di dare piena applicazione all’accordo sul part time riferito al piano industriale che è quello di favorire “sia le richieste di trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale che la riduzione di orario di lavoro di dipendenti part time già in essere”; a tal fine, per permettere all’azienda di ricercare idonee soluzioni, abbiamo convenuto la proroga dei part time dei colleghi ex Unipol Banca in scadenza al 31/12/19 sino al 30/6/2020.

 

Segreterie di Coordinamento Sindacale del GRUPPO BPER
FABI – FIRST/CISL – FISAC/CGIL – UILCA – UNISIN

Modena, 5 febbraio 2020

Scarica il volantino




MPS : modifiche statutarie Fondi di Previdenza

PERCHE’ VOTARE?

Perché è un mio diritto e per esercitare la mia partecipazione attiva a supporto dell’iter di revisione statutaria.


COSA CAMBIA CON LE MODIFICHE STATUTARIE DEL FONDO PENSIONE COMPLEMENTARE PER I DIPENDENTI DELLA BANCA MPS DIVENUTI TALI DALL’1.1.1991?

  1. Adeguamento dell’evoluzione normativa e alle indicazioni della Commissione di Vigilanza sui Fondi pensione (COVIP) in materia di gestione del patrimonio finanziario, aggiornamento della struttura organizzativa, della struttura operativa e regolamentazione del conflitto di interessi.
  2. Adesione dei soggetti fiscalmente a carico: sarà consentita l’adesione al Fondo anche ai familiari fiscalmente a carico degli iscritti attraverso l’alimentazione delle singole posizioni secondo le modalità operative che saranno definiti dal Consiglio di Amministrazione del Fondo, avendo come riferimento la RAL dell’iscritto.
  3. Facoltà di iscrizione al Fondo Pensione Monte dei Paschi di Siena (nuova denominazione) da parte dei lavoratori dipendenti di MPS Capital Services Banca per le Imprese, MPS Leasing&Factoring e Widiba, con l’attribuzione del ruolo di riferimento per la previdenza complementare di Gruppo.
  4. Sarà consentito il mantenimento dell’iscrizione in caso di cessazione del rapporto di lavoro o, comunque, in caso di cessione, anche individuale, del contratto di lavoro per effetto di procedure collettive per riduzione di organici ed altre operazioni societarie in genere.
  5. Completamento del percorso di razionalizzazione delle preesistenti e residuali forme di previdenza a prestazione definita interne al Gruppo con un percorso di accentramento ed unificazione delle diverse forme di previdenza ancora attive che confluiranno in una sezione dedicata del Fondo.

 

 

COSA CAMBIA CON LE MODIFICHE STATUTARIE DELLA CASSA DI PREVIDENZA AZIENDALE PER IL PERSONALE DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENA?

  1. Adeguamento dell’evoluzione normativa e alle indicazioni della Commissione di Vigilanza sui Fondi pensione (COVIP) in materia di gestione del patrimonio finanziario, aggiornamento della struttura organizzativa, della struttura operativa e regolamentazione del conflitto di interessi.
  2. Sarà consentito il mantenimento dell’iscrizione in caso di cessazione del rapporto di lavoro o, comunque, in caso di cessione, anche individuale, del contratto di lavoro per effetto di procedure collettive per riduzione di organici ed altre operazioni societarie in genere.
  3. Per gli iscritti alla CPA a Prestazione Definita, saranno adeguati i coefficienti di calcolo della pensione integrata.

 

COME VOTARE?

Accedendo alla ”Area Riservata” nel proprio sito di riferimento (www.fondopensionemps.itwww.cassadiprevidenzamps.it) oppure direttamente dalla intranet aziendale, sezione Fondo Pensione; nelle stesse sezioni saranno disponibili tutte le modifiche proposte con gli statuti comparati.

Siena, 04/02/2020

 

LE SEGRETERIE




Diritto di critica, una sentenza esemplare

Un delegato sindacale di un’azienda di servizi aveva rilasciato un’intervista ad un giornale locale in cui criticava il trasferimento di un collega di lavoro ad un altro comune, con conseguenti difficoltà nell’espletare il servizio di raccolta rifiuti per il quale l’impresa datrice di lavoro aveva ottenuto un appalto.

Il sindacalista era stato licenziato per tali dichiarazioni ritenute dall’azienda “gravissime, lesive e foriere di danni”.

Dapprima, il Tribunale d’Imperia riteneva il licenziamento legittimo; successivamente la Corte d’Appello di Genova lo dichiarava nullo in quanto ritorsivo; l’azienda faceva quindi ricorso in Cassazione.

La Suprema Corte ha ora deciso la causa con la sentenza n. 31395/2019, ritenendo condivisibili ed esaustive le argomentazioni svolte nella sentenza d’appello su due punti in particolare. 

In primo luogo, era stato accertato il rispetto della cosiddetta “continenza sostanziale” del diritto di critica (in ordine alla veridicità dei fatti dichiarati) e dell’ulteriore requisito della “continenza formale” (in quanto l’intervista non presentava toni dispregiativi, volgari, denigratori, polemici); non sussisteva alcuna condotta gravemente lesiva della reputazione né alcuna violazione dei doveri fondamentali alla base dell’ordinaria convivenza civile. 

In secondo luogo, si era accertato il carattere ritorsivo del licenziamento, in quanto l’unico motivo che aveva giustificato il licenziamento – ossia il rilascio di dichiarazioni ritenute gravissime, lesive e foriere di danni per l’azienda – si era rilevato insussistente.

La Corte di Cassazione ha pertanto respinto il ricorso del datore di lavoro, stabilendo definitivamente che il licenziamento è nullo in quanto discriminatorio, con conseguente diritto alla reintegra sul posto di lavoro.

Si tratta di una sentenza assolutamente chiara. Un lavoratore piuttosto che un sindacalista hanno pieno diritto ad esprimere una critica nei confronti del datore di lavoro nei limiti così delineati: un licenziamento o qualunque altra sanzione disciplinare comminata in tali circostanze sono illegittimi.

______________

Alberto Massaia
Dipartimento Giuridico Fisac/Cgil

 

Scarica la sentenza




Quando il fascismo dimezzò lo stipendio alle donne per la loro “indiscutibile minore intelligenza”

Per la serie “hanno fatto anche cose buone”, il 20 gennaio del 1927, con un decreto, il Governo italiano interviene sui salari delle donne riducendoli alla metà rispetto alle corrispondenti retribuzioni degli uomini.

Del resto avrebbe scritto qualche anno dopo Ferdinando Loffredo nella sua Politica della famiglia (1938):
La indiscutibile minore intelligenza della donna ha impedito di comprendere che la maggiore soddisfazione può essere da essa provata solo nella famiglia, quanto più onestamente intesa, cioè quanto maggiore sia la serietà del marito […] La conseguenza dell’emancipazione culturale – anche nella cultura universitaria – porta a che sia impossibile che le idee acquisite permangano se la donna non trova un marito assai più colto di lei . […] deve diventare oggetto di disapprovazione, la donna che lascia le pareti domestiche per recarsi al lavoro, che in promiscuità con l’uomo gira per le strade, sui tram, sugli autobus, vive nelle officine e negli uffici […] Il lavoro femminile […] crea nel contempo due danni: la «mascolinizzazione» della donna e l’aumento della disoccupazione maschile. La donna che lavora si avvia alla sterilità; perde la fiducia nell’uomo; concorre sempre di più ad elevare il tenore di vita delle varie classi sociali (evidentemente veniva considerato un male: i poveri dovevano restare poveri per essere più facilmente manovrabili); considera la maternità come un impedimento, un ostacolo, una catena; se sposa difficilmente riesce ad andare d’accordo col marito […]; concorre alla corruzione dei costumi; in sintesi, inquina la vita della stirpe”.

Diceva similmente Benito Mussolini su Il Popolo d’Italia del 31 agosto 1934 :

“L’esodo delle donne dal campo di lavoro avrebbe senza dubbio una ripercussione economica su molte famiglie, ma una legione di uomini solleverebbe la fronte umiliata e un numero centuplicato di famiglie nuove entrerebbero di colpo nella vita nazionale. Bisogna convincersi che lo stesso lavoro che causa nella donna la perdita degli attributi generativi, porta all’uomo una fortissima virilità fisica e morale”.

La donna, dunque – per il bene della Patria! – deve essere collocata in casa, a fare figli.

La prima offensiva al lavoro femminile del Regime si avrà nell’insegnamento.

Con il Regio Decreto 2480 del 9 dicembre 1926 le donne saranno escluse dalle cattedre di lettere e filosofia nei licei, verranno tolte loro alcune materie negli istituti tecnici e nelle scuole medie, si vieterà loro di essere nominate dirigenti o presidi di istituto (già il Regio Decreto 1054 del 6 maggio – Riforma Gentile –  vietava alle donne la direzione delle scuole medie e secondarie.  Per estirpare il male veramente alla radice, saranno raddoppiate le tasse scolastiche alle studentesse, scoraggiando così le famiglie a farle studiare).

Una legge del 1934 (legge 221) limiterà notevolmente le assunzioni femminili, stabilendo sin dai bandi di concorso l’esclusione delle donne o riservando loro pochi posti, mentre un decreto legge del 5 settembre 1938 fisserà un limite del 10% all’impiego di personale femminile negli uffici pubblici e privati.

L’anno successivo, il Regio Decreto n. 989/1939 preciserà addirittura quali impieghi statali potessero essere alle donne assegnati: servizi di dattilografia, telefonia, stenografia, servizi di raccolta e prima elaborazione di dati statistici; servizi di formazione e tenuta di schedari; servizi di lavorazione, stamperia, verifica, classificazione, contazione e controllo dei biglietti di Stato e di banca, servizi di biblioteca e di segreteria dei Regi istituti medi di istruzione classica e magistrale; servizi delle addette a speciali lavorazioni presso la Regia zecca. L’articolo 4 della stessa legge, suggerirà altri impieghi “particolarmente adatti” alle donne: annunciatrici addette alle stazioni radiofoniche; cassiere (limitatamente alle aziende con meno di 10 impiegati); addette alla vendita di articoli di abbigliamento femminile, articoli di abbigliamento infantile, articoli casalinghi, articoli di regalo, giocattoli, articoli di profumeria, generi dolciari, fiori, articoli sanitari e femminili, macchine da cucire; addette agli spacci rurali cooperativi dei prodotti dell’alimentazione, limitatamente alle aziende con meno di 10 impiegati; sorveglianti negli allevamenti bacologici ed avicoli; direttrici dei laboratori di moda.

Del resto, scriveva Giovanni Gentile ne La donna nella coscienza moderna (1934):
La donna non desidera più i diritti per cui lottava […] (si torna) alla sana concezione della donna che è donna e non è uomo, col suo limite e quindi col suo valore […]. Nella famiglia la donna è del marito, ed è quel che è in quanto è di lui”.

In un tempo in cui al Festival di Sanremo viene invitata una donna perché è bella e “sa stare un passo indietro al proprio uomo” forse sarebbe opportuno non dimenticare…

Ilaria Romeo, Archivio Storico Cgil

 

Fonte: www.fortebraccionews.it

 

Leggi anche

https://www.fisaccgilaq.it/lavoro-e-societa/no-non-e-stato-mussolini-ad-istituire-tredicesima-e-pensioni-le-cose-buone-che-il-fascismo-non-ha-mai-fatto.html




Popolare di Bari, arrivano gli arresti

La Procura di Bari avrebbe azzerato i vertici della Banca Popolare di Bari già sette mesi fa. È il luglio scorso quando il procuratore aggiunto, Roberto Rossi, e i pm Federico Perrone Capano e Savina Toscani, depositano la richiesta di misure cautelari per Marco e Gianluca Jacobini, ex presidente e direttore, l’ex amministratore delegato Vincenzo De Bustis ed Elia Circelli, responsabile della Funzione Bilancio. Ben sei mesi prima che la Banca d’Italia, a dicembre 2019, procedesse al commissariamento. L’inchiesta riguarda l’acquisizione di Banca Tercas, gli aumenti di capitale del biennio 2014-2015, bilanci “aggiustati” per “mantenere intatto il potere di gestione della banca a spese degli azionisti”. Falsati i dati degli avviamenti di Tercas e Cassa di Risparmio di Orvieto per circa 360 milioni. E ancora: 41 milioni da pagare all’Inps non segnalati in bilancio, false imposte anticipate sulle perdite fiscali per 96 milioni nel 2015, prospetti sballati sulla solidità delle azioni.

E proprio nei giorni del commissariamento, sulla scrivania del gip, giunge un’integrazione all’accusa: i due Jacobini spostano soldi dalla banca per ben 5,6 milioni di euro trasferendoli su conti personali – e intestati alle loro mogli – in altre banche. Se n’è accorta l’Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia, che segnala ben 5 operazioni sospette intraprese a partire dal 12 dicembre 2019 “nell’imminenza” del “commissariamento”: dimostrano “l’intenzione di sottrarre i profitti illeciti a eventuali operazioni di sequestro da parte dell’autorità giudiziaria”. Per Marco Jacobini emergono “profili di responsabilità in ordine a condotte di auto riciclaggio”. In sostanza, chiosa il gip, la “struttura della banca è ancora sottoposta al controllo di fatto della famiglia Jacobini” e c’è il rischio che “tale potere illecito” ne “impedisca il risanamento” con “devastanti effetti sull’economia meridionale”. Le accuse spaziano dal falso in bilancio al falso in prospetto e all’ostacolo alla vigilanza.

Anche i loro compensi paiono al gip insostenibili: “L’importo percepito da Marco Jacobini, pari a 3 milioni, appare, a prima vista, smisurato con riferimento alle funzioni svolte all’interno della Banca e se rapportato alla situazione di grave dissesto patrimoniale della banca”. D’altronde Marco Jacobini “governava la Banca con lo sguardo”, racconta un dipendente, e “vi era un potere assoluto del duo Marco e Gianluca” che aveva deciso “l’intera rete dei capi distretto come esercizio di potere di fatto”. Questo è accaduto per un decennio e, come abbiamo detto, nei fatti la Procura e la Guardia di Finanza, ci sono arrivati ben prima di Bankitalia. Di certo, Consob con le relazioni firmate da Giuseppe Maria Berruti aveva già multato la Bpb inviando gli atti in procura. E con il tempo la situazione s’è deteriorata al punto da spingere la procura a chiedere il loro arresto, disposto ieri dal Gip: Marco e Ganluca Jacobini sono ai domiciliari. Il concetto di regole pare piuttosto relativo, nel leggere le 409 pagine firmate dal Gip, visto che “i rapporti con il più grande cliente della banca (gruppo Fusillo, di recente dichiarato fallito) con un impressionante esposizione debitoria di centinaia di milioni veniva gestito da Gianluca Jacobini privo dei poteri che lo legittimavano al contatto con il cliente”. Marco Jacobini partecipava “al comitato crediti (senza che ci fosse verbalizzazione) pur non avendone alcun titolo” e “le verbalizzazioni… erano falsificate per non far emergere la presenza della famiglia”. Il gip su alcuni punti concorda con le accuse, su altri, come l’ostacolo alla vigilanza, ritiene che l’impianto indiziario non sia sufficiente, ma il quadro emerso resta devastante. L’accusa registra “la piena consapevolezza di tutti i dirigenti della BPB della falsificazione del bilancio al fine di soddisfare i desideri della famiglia Jacobini”. Il professor Gianvito Giannelli (non indagato, ndr) – compagno dell’attuale procuratore di Larino Isabella Ginefra, a lungo pm a Bari – è un “legale apparentemente indipendente”. In realtà è “consulente interno della Banca sulle questioni giuridiche”, in “conflitto di interessi” per il “monopolio delle pratiche legali” in Bpb e per i “rapporti di parentela con Marco Jacobini”.

Nel novembre 2018 viene intercettato Elia Cicelli mentre chiama Luigi Jacobini e “lo informa di avergli girato il conto economico”: “Il risultato – gli dice – è quello che ci aspettavamo”. L’accusa ritiene che “il risultato del conto economico” sia “stato già predeterminato in modo che … sia di segno positivo”. Alla Popolare di Bari si risponde alla “logica della piaggeria”, dice in un’altra intercettazione Cicelli, analizzando la situazione della banca.

Lo schema secondo l’accusa era il seguente. In primo luogo “il ruolo assolutamente preponderante di Marco e Gianluca Jacobini nella gestione e nel controllo dell’istituto di credito”. Poi c’era Circelli “nella redazione dei bilanci societari e la continua interlocuzione con il Presidente del Cda”. E infine l’ex ad Vincenzo De Bustis Figarola, per il quale il gip dispone l’interdizione e parla di “elevatissima propensione a delinquere”, “notevole spregiudicatezza nella programmazione ed esecuzione di delitti” e “preoccupante serialità” che hanno compromesso “interessi” che fanno capo a “società”, “soci”, “futuri soci” e “creditori”. Da ieri ha il “divieto temporaneo di esercitare la professione di dirigente di istituti bancari”.

 

Articolo di Antonio Massari su “Il Fatto Quotidiano” dell’1/2/2020




AdER: firmato accordo per il VAP. Continua la lotta per il fondo pensione

Ieri mattina si è svolto il presidio sindacale davanti alla sede del Ministero del Lavoro per chiedere la corretta attuazione del Decreto Ministeriale di riforma del fondo nazionale di previdenza di settore n. 55 dell’8 maggio 2018.

Nel corso della manifestazione le Segreterie Nazionali sono state ricevute da una delegazione del Ministero del Lavoro composta da dirigenti del Ministero fra i quali il capo della segreteria tecnica, il responsabile dell’ufficio legislativo e il vicecapo di Gabinetto del Ministro. I componenti della Delegazione Ministeriale hanno argomentato le ragioni per le quali al momento non è ancora stato possibile effettuare le modifiche legislative che ritengono necessarie per la completa attuazione della riforma del nostro fondo.

Al termine della discussione che ne è seguita, la delegazione ministeriale ha preso un forte impegno ad individuare, nel più breve tempo possibile, lo strumento idoneo.

Allo stesso scopo, le Segreterie Nazionali nel tardo pomeriggio del giorno precedente avevano incontrato la Sottosegretaria del Ministero dell’Economia e delle Finanze, professoressa Maria Cecilia Guerra che si è impegnata ad approfondire la problematica con l’intento di favorirne rapidamente la soluzione.

L’iniziativa sindacale proseguirà fino alla completa e corretta attuazione della riforma del fondo.

Sottoscritto l’accordo sul VAP 2020 per A.d.E. -R.

Nella serata odierna le Segreterie Nazionali hanno sottoscritto l’accordo sul premio di produttività per l’anno 2020 che sarà erogato nel 2021. Nel confermare gli importi previsti dal CIA 28 marzo 2018 sono stati fissati i nuovi parametri.

Roma, 30 gennaio 2020

Le Segreterie Nazionali


ALLEGATI:




Modulistica “ufficiale” e appunti manoscritti

Qualunque banca o assicurazione dispone di una propria modulistica – ad esempio i fogli informativi – che illustrano alla clientela i diversi prodotti.

In certi casi, si tratta di prospetti di una qualche complessità e spessore, che a certi clienti possono sembrare prolissi e poco chiari.

Di fronte a questa situazione, al solo scopo di agevolare il cliente, qualche lavoratore prova a mettere su carta gli aspetti salienti del prodotto.  Ma scrivendo questi appunti, opera una sintesi, certamente soggettiva e forse arbitraria, del foglio informativo.

L’arbitrarietà diventa più evidente quando si vogliono accentuare certi aspetti positivi del prodotto, quando si danno indicazioni parziali che tacciono alcuni aspetti importanti ma che potrebbero risultare sgraditi al cliente.

Alla fine, si rischia di mettere in mano al cliente un documento che risulta riconducibile alla banca o all’assicurazione, ma è privo di ogni ufficialità e in parte si contraddice con la modulistica diffusa dall’azienda.  Il cliente potrà usare quegli appunti per sostenere un comportamento della banca o dell’assicurazione contrario alla buona fede nelle trattative contrattuali, a fronte di risultati inferiori rispetto a quelli che sembravano realistici da quanto prospettato su un foglio che sembrava del tutto innocuo e non impegnativo.

Inevitabile è il rischio di sanzioni disciplinari per il lavoratore che ha scritto e consegnato scritti di tale genere.


Articolo ad integrazione della nostra guida alle responsabilità disciplinari e patrimoniali:

_______________________________

Alberto Massaia – Corinna Mangogna
Consulta Giuridica Fisac/Cgil