Fisac Banca d’Italia: L’ Aquila, 6 aprile

Ore 3:32

Il Tempo è un fiume lento, di acqua sempre nuova, che a guardarla scorrere sembra invece tutta uguale. Così si fa abitudine al suo incessante flusso e non ci si accorge quasi che passano dieci anni, anche lì dove una notte, alle ore 3:32, il tempo si è fermato.

La Paura è una bambina, timida e silenziosa. Il suo tocco è leggero, non senti la sua presenza. Ma poi basta un tremolio, un rumore, una finestra che scricchiola, e lei ti stringe forte la mano, facendoti sussultare. Ti accorgi allora che non ti lascia mai, la Paura.

Il Dolore invece è ombra che nasce dal ricordo di una notte buia. Ti sta intorno, ti segue e ti precede. È tutt’uno con te. E quando arriva aprile e il sole di primavera illumina ogni cosa, la vedi bene, l’ombra del dolore, che si stende lunga all’alba.

Il Coraggio è l’orizzonte, è il lungo Corso che conduce dalla Villa alla Fontana, custodito dalla mole dei palazzi feriti, che sai di dover percorrere. È il profilo aspro delle montagne che ti sovrastano ancora innevate e ti costringe ad alzare la testa e guardare in alto.

La Speranza è il messaggio che fece eco in tutto il mondo: per la città da ricostruire, per chi rimaneva, per i 309 che se ne erano andati. Allora, quando ancora lo sconcerto riempiva l’aria insieme alla polvere delle macerie, in condizioni proibitive, alcune persone hanno stretto forte la mano alla bambina, circondate dall’ombra, e hanno guardato l’orizzonte. Lo hanno fatto per noi tutti, per portare il messaggio di Speranza. Di loro molti sono andati via, pochissimi sono arrivati, sempre e solo di passaggio. Nessuno vuole restare a lungo dove la terra trema spesso.

Il Territorio è sangue, che circola dal cuore alla punta delle dita, a portare ossigeno, per dare spazio a tutti i sensi. È la ricchezza della diversità, il collante della cultura, la radice che si espande, capillare, per dare nutrimento al Paese. Si toglie ossigeno al Territorio, se non se ne ha cura con politiche accorte.

La Rinascita è una pianta che non nasce spontanea, ma va coltivata. È la richiesta di coerenza rispetto al messaggio seminato allora, perché non si dimentichi, perché non si rinunci. Solo la perseveranza di politiche concrete potranno trasformare un giorno di mesta commemorazione nel giorno che guarda alla Rinascita.

Per questa Città, per tutto il Territorio del nostro Paese.

L’Aquila, 6 aprile 2009 – 6 aprile 2019

 

La Segreteria Nazionale
Fisac/Cgil Banca d’Italia

 

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L’Aquila: 10 anni dopo il sisma, un territorio in profonda crisi

Il terremoto del 6 aprile 2009, oltre alla tragedia e al dolore, ha provocato ingenti danni al patrimonio immobiliare privato e pubblico ed alle attività economiche e sociali.

La provincia dell’Aquila già prima del sisma aveva subito pesantemente le conseguenze della crisi economica, laddove dai 124.000 occupati del 2007 si era passati ai 117.000 del 2008. Successivamente, dopo il terremoto, il numero di occupati in provincia è sceso al picco minimo di 107.000 al 31 dicembre 2014, con calo complessivo di 17.000 posti di lavoro. Oggi infine, secondo i dati Istat, stimiamo che il nostro territorio ha perso a partire dal 2007 circa 10.000 occupati (al 2018 risultavano circa 114.000 lavoratori), con un recupero parziale ma ancora lontano da un’effettiva ripresa occupazionale. Numeri che evidenziano il permanere di una profonda crisi del lavoro nei territori colpiti dall’evento sismico.

Ad allarmare ulteriormente sono oggi i dati relativi agli interventi a sostegno dell’occupazione forniti dall’Inps regionale. Infatti. per l’intero 2018 sono state utilizzate 2.010.827 ore di cassa integrazione, contro 1.309.946 ore del 2017, con un incremento di 700.881 ore. In termini di beneficiari, poi, si passa da 631 a 969 unità lavorative.

Comparando la situazione con le altre province abruzzesi, quella dell’Aquila risulta maggiormente in sofferenza; infatti, se le altre vedono un calo significativo dell’utilizzo delle ore di cassa integrazione, la nostra provincia tra il 2017 e il 2018 ha visto un aumento del 53,5%. Il settore meccanico da solo ha utilizzato il 79,4% delle ore di cassa integrazione complessive.

Un ulteriore allarme è riferito all’utilizzo della tipologia di ammortizzatore sociale: nel settore industriale, infatti, la cassa integrazione straordinaria passa da 592.958 ore del 2017 a 1.554.311 ore dell’anno scorso, con un incremento annuale del 162,13%. Questo strumento di gestione della crisi, inoltre, potrebbe sfociare in eventuali licenziamenti in caso di mancata ripresa dell’attività lavorativa ordinaria.

Ad aggravare la situazione economica provinciale sono i dati relativi alle richieste di disoccupazione nelle varie forme previste (ASPI-Mini ASPI-NASPI-DISCOLL), che passano dai 5.061 beneficiari del 2017 ai 7.125 del 2018: +2.064 domande di disoccupazione, con un incremento del 40,78%.

Se questa è la situazione complessiva vediamo ora, sulla base dei dati forniti dagli Uffici Speciali per la Ricostruzione e dalla Cassa Edile dell’Aquila, cosa accade nel comparto della ricostruzione a dieci anni dal sisma. Anche qui dobbiamo purtroppo registrare un significativo rallentamento nella capacità di spesa e di conseguenza del numero degli addetti nei cantieri, con una riduzione che supera il 20% delle maestranze (da circa 10.000 addetti siamo scesi oggi a 8.000) e conseguentemente da una massa salari di circa 82 milioni siamo passati a circa 70 milioni (ottobre 2017-settembre 2018); dunque, l’economia del territorio ha perso 12 milioni di denaro circolante. Si stima inoltre che il numero medio mensile di lavoratori per impresa è di 5 addetti, e che ogni cantiere occupa in media 4,4 unità lavorative.

Nella ricostruzione post-sisma 2009 il rapporto tra il costo del lavoro e l’importo complessivo dei lavori finanziati per quell’intervento è pari al 13,2 %, mentre tale percentuale media dovrebbe attestarsi al 15% secondo gli indici di congruità convenzionali della manodopera, come è previsto oggi per il cratere del sisma Centro Italia. Per questa ragione continuiamo a chiedere la reintroduzione del DURC per congruità, per poter verificare cantiere per cantiere l’indice di congruità per la manodopera, ovvero il numero di operai necessari nel cantiere in base all’importo dei lavori, uno strumento utile e necessario per contrastare il fenomeno del dumping contrattuale e del lavoro nero.

Se nella prima fase la ricostruzione privata ha visto un’accelerazione, con una capacità di spesa che ha superato il miliardo l’anno (l’importo richiesto fu di 10.851.378.878 euro, finanziato per 7.561.706.141 euro, mentre oggi ne sono stati erogati 5.584.986.452), negli ultimi anni al contrario – e in particolare dal 2017 in poi – si è registrato un pericoloso e significativo rallentamento della capacità di spesa. Se infatti per il 2012 risultavano finanziati importi per 1.314.622.979 euro, nel 2018 si passati ad un importo finanziato di appena 250.432.832 euro.

Peggio ancora va per la ricostruzione pubblica, che a dieci anni dal sisma ancora sconta tutte le criticità che hanno impedito l’apertura dei cantieri. Gli interventi pubblici portati a compimento sono infatti appena 358 rispetto ai 1.038 quantificati dopo il terremoto, per una richiesta di spesa pari 1.345.150.120 euro, di cui finanziati 1.286.707.420 euro ed erogati 462.658.530. Con un dato ancora peggiore per quel che riguarda le scuole, dove sono stati portati a conclusione soltanto 53 dei 142 interventi previsti.

Ancora una volta infine vanno sottolineate le problematiche dei dipendenti pubblici impegnati nella filiera della ricostruzione e le necessarie e complessive soluzioni normative e finanziarie per questo personale, anche al fine di scongiurare un ulteriore inesorabile esodo; interventi che devono superare le disuguaglianze e le criticità generate in questi anni, armonizzando le leggi e i provvedimenti emergenziali finalizzati alle assunzioni del personale nelle diverse tipologie contrattuali con le attuali previsioni normative per rendere stabile il lavoro dopo dieci anni di precariato e portare all’ordinarietà contrattuale centinaia di lavoratori impegnati quotidianamente in queste attività.

Per parte nostra, torniamo a ribadire che il terremoto ha interessato una parte rilevante delle aree interne dell’Abruzzo, zone già soggette a uno spopolamento dovuto a carenza di servizi sanitari, infrastrutture, trasporti, scuole e lavoro. Basti pensare che nella sola Asl della provincia dell’Aquila mancano oltre 700 unità lavorative, con la conseguente riduzione dei servizi e liste di attesa sempre più lunghe che limitano il diritto costituzionale alla cura e alla salute.

In considerazione di tutto ciò, dell’andamento economico e occupazione a seguito del terremoto, è urgente mettere in campo strumenti straordinari di intervento finalizzati alla ripresa dei territori colpiti dal sisma, a partire da un’accelerazione dei tempi e delle procedure per l’utilizzo dei fondi del 4% per il rilancio delle attività produttive, passando per un intervento straordinario che riguardi sanità, trasporti, infrastrutture, scuole e messa in sicurezza del territorio. Come abbiamo sempre sostenuto. il governo e il Parlamento devono assumere la ricostruzione del sisma del 2009 come priorità nazionale nell’agire politico quotidiano.

I cittadini che vivono il nostro territorio continueranno a rivendicare una ripresa economica, sociale ed occupazionale: il diritto di poter continuare a vivere in provincia dell’Aquila. Insieme lo abbiamo fatto con manifestazioni e mobilitazioni, riportando all’attenzione nazionale le criticità che hanno attraversato le diverse fasi della ricostruzione, continueremo a farlo con forza per chiedere al Parlamento e al governo una legge quadro sugli eventi calamitosi che possa regolamentare non solo la prima emergenza ma anche la ricostruzione fisica, economica e sociale, affinché vi possa essere una vera continuità e celerità per il rilancio dei territori che subiscono eventi naturali catastrofici.

Significativo infine il dato della spesa della fase emergenziale post-sisma sostenuta dalla Protezione Civile e dal Commissario Straordinario per la gestione della prima emergenza, l’assistenza alla popolazione, gli interventi di ripristino urgenti, la costruzione degli insediamenti abitativi temporanei e gli espropri: una spesa quantizzabile in quasi 2 miliardi di euro.

 

Francesco Marrelli, segretario generale Cgil della provincia dell’Aquila

 

Fonte: www.newstown.it




Gruppo BPER: primi passi del nuovo piano industriale

Negli incontri che si sono tenuti a Modena in questi giorni, sono stati mossi “i primi passi” del nuovo piano industriale.

L’azienda, riepilogando numeri e iniziative del Piano, ha comunicato che sono in corso i cosiddetti “affinamenti” necessari per passare dai numeri “macro” alla definizione più puntuale di quante persone saranno impegnate nella “banca del 2021”. Ha perciò comunicato che, per questo motivo, la relativa informativa dettagliata arriverà al sindacato a fine maggio – inizio giugno.

Solo a quel punto, pertanto, potrà iniziare la trattativa per definire gli strumenti e le modalità per la gestione della riduzione del Personale prevista dal Piano: quante persone andranno in pensione, quante potranno aderire al Fondo di prepensionamento, che durata avrà lo stesso, la decorrenza della loro uscita da lavoro ecc.. A tal proposito abbiamo ribadito alla delegazione aziendale che riteniamo insufficienti le assunzioni previste dal Piano, sia alla luce delle croniche carenze che quotidianamente segnaliamo, sia per abbassare l’età media che nel Gruppo si attesta sui 48 anni.

Al fine di conoscere con maggiore certezza la platea dei colleghi interessati all’operazione di riduzione del personale, analogamente ai passati Piani Industriali, abbiamo sottoscritto un accordo che prevede che tutti i colleghi nati sino a tutto il 1964 trasmettano alla banca la propria posizione contributiva.

Nei prossimi giorni verrà emanata una apposita circolare contenente precise indicazioni sulle modalità con cui i colleghi potranno presentare la documentazione. Sarà anche possibile delegare la banca per tale incombenza.

Questo è il primo atto che porterà auspicabilmente a definire un accordo che dovrà:

  • dare adeguate garanzie ai colleghi interessati alla manovra;
  • permettere la stabilizzazione dei tanti giovani ancora precari;
  • consentire, utilizzando tutte le opportunità, le assunzioni, con particolare attenzione a quelle di giovani e donne, nei territori maggiormente svantaggiati del Paese;
  • confermare maggiori investimenti in tecnologie e procedure di lavoro;
  • creare opportunità di lavoro decentrando lavorazioni e proseguendo un percorso che già nei precedenti piani ha dato ottimi riscontri consentendo di limitare la mobilità territoriale;
  • favorire una migliore qualità della vita in banca per i tanti che continueranno nel loro lavoro quotidiano.

Inoltre, le OO.SS. hanno elaborato una proposta inerente il tema delle registrazioni relative alle attività del Contact Center che l’azienda si è riservata di esaminare.

Vi terremo puntualmente informati sul prosieguo dei lavori.

Modena, 29 marzo 2019

 

LE SEGRETERIE DI COORDINAMENTO DEL GRUPPO BPER
FABI – FIRST/CISL – FISAC/CGIL – UILCA – UNISIN

 

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Unipol Banca. Pressioni commerciali: niente di nuovo sul fronte occidentale!

Nonostante l’impegno e la determinazione degli esponenti delle OO.SS.AA. nell’ambito della Commissione Bilaterale sulle Politiche Commerciali e dopo i conseguenti impegni ad intervenire, promessi soprattutto nell’ambito dei precedenti incontri, l’Azienda non è stata in grado di gestire, con azioni definitive ed efficaci, un contesto operativo caratterizzato da comportamenti messi in atto da esponenti della Direzione Commerciale e da alcuni ruoli di sintesi, in spregio degli accordi sottoscritti sia a livello nazionale che aziendale.

Nell’ultimo recente incontro abbiamo, nuovamente, ribadito all’Azienda la nostra totale opposizione a tali condotte scorrette e assolutamente controproducenti, sia sul piano etico che motivazionale, e che magari qualcuno, maldestramente, pensa di esportare anche in altre realtà.

E’ un dato di fatto che da tutta la rete continuano a pervenirci segnalazioni. Riscontriamo quindi che questi atteggiamenti non sono mai cessati; anzi si sono addirittura intensificati successivamente (guarda caso) alla nomina di nuovi responsabili di alcune funzioni della Direzione Commerciale. Report su report, classifiche, comparazioni e verifiche di appuntamenti pluri giornaliere sono diventate oramai asfissianti.

I “focus day”, le “focus week”, le campagne prodotto, altro non sono che lo strumento distorto per conseguire risultati economici immediati, spesso a scapito della clientela e quasi sempre sulla pelle dei colleghi.

La questione delle pressioni è diventata una prassi assunta a metodo organizzativo. Lo stretto collegamento tra questo metodo e la insostenibilità dei budget assegnati, amplifica il problema. Sarebbe il momento, invece, di far cessare tutte le indebite pressioni messe in atto dalla libera discrezionalità dei vari responsabili e che, finalmente, si mettesse al centro il rispetto e la dignità del personale, coniugata con una organizzazione interna efficace, con organici adeguati, con una professionalità esercitata a tutti i livelli.

Chi pretende che il lavoro quotidiano dei colleghi in rete sia incentrato unicamente su questa falsariga, oltre a far finta di non conoscere gli accordi sopra citati, ignora le risultanze degli studi sullo stress da lavoro correlato relativamente all’argomento pressioni commerciali, assumendosi una grossa responsabilità sulla quale non faremo sconti a nessuno.

Se veramente l’ Azienda vuole contrastare anch’essa l’azione invadente e scorretta di tali “battitori liberi delle politiche commerciali” , dia ai lavoratori un segnale tangibile di intervento nei confronti di coloro che fanno “orecchie da mercante”. Se costoro ritengono che questa sia la giusta strategia per garantirsi un ruolo apicale in BPER, sappiano di inseguire una speranza vana. In BPER esiste analoga Commissione che è ben focalizzata sul problema e certo non intende tollerare improvvise accelerazioni, fuori normativa, su questo delicatissimo tema.

Prendiamo atto, ancora, non senza rabbia e amarezza, della incongruenza fra il dichiarato e l’agito e della totale incoerenza di una controparte che, da un lato, sottoscrive accordi in nome della volontà di creare “un clima di lavoro positivo” e “acquisire in maniera duratura la fiducia della clientela” (fra le premesse dell’Accordo sulle Politiche Commerciali), dall’altro agisce quotidianamente per far sì che il personale, esasperato dalle continue ed incessanti richieste di marginalità immediata, focalizzi la proposizione di quei prodotti che generano tale alta marginalità, senza curarsi dei reali bisogni o esigenze della clientela.

Continueremo, pertanto, con la nostra denuncia al fine di fornire alle lavoratrici ed ai lavoratori nuova forza per opporsi con determinazione a tutti quegli atteggiamenti che vìolano i principi di professionalità, correttezza ed onorabilità, all’osservanza dei quali tutti siamo chiamati. E non ci sono valutazioni professionali (artefatte), presunte esigenze di “presentazione” o risultati commerciali (inconsistenti) che tengano.

Bologna, 1 aprile 2019.

 

FABI – FIRST/CISL – FISAC/CGIL – UIL C.A.
Coordinamenti e R.S.A. di UNIPOL Banca S.p.A.

 

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Flat tax: più che un esproprio proletario, un esproprio ai proletari

La velocità con cui è ripartito il trenino della flat tax è direttamente proporzionale alla velocità con cui si avvicinano le elezioni europee. Dopo le felpe geolocalizzanti e le divise delle forze dell’ordine, Salvini si veste da commercialista (bacioni!) e si rivolge al corpaccione scontento del ceto medio italiano (un bel regalone, amici!).

Si tratta di un dibattito altamente teorico, come dire che faremo un cinema sulla luna, ma parlarne tiene vivo il fuoco, sposta Salvini dal tema immigrazione/sicurezza – dove ha preso tutto quello che poteva prendere – al tema silviesco per eccellenza: meno tasse per tutti, con una certa progressività all’incontrario, cioè si favoriscono i più ricchi. Così come è scritta e ipotizzata nei sogni leghisti (e scritta nel contratto di governo), diciamo la versione hard della flat tax, costerebbe più o meno 60 miliardi, il settanta per cento dei quali (più di 40) andrebbero al venti per cento più ricco della popolazione. Più che un esproprio proletario, un esproprio ai proletari.

Oltre alle questioni costituzionali, di cui, ahimé, parlano in pochi (la progressività della tassazione non sarebbe un dettaglio), ci sarebbe il caro vecchio conto della serva. Con 23 miliardi da cacciare in pochi mesi per evitare l’aumento dell’Iva, altri miliardi (parecchi) per rifinanziare quota 100 e reddito di cittadinanza, l’ipotesi che si tirino fuori altri 60 miliardi è abbastanza peregrina, è come andarsi a comprare una Porsche per festeggiare il rosso in banca.

Naturalmente già si parla di varianti, correzioni, gradualità, equilibri, ridisegni e insomma tutto il campionario delle parole vuote per dire che non sarà così: la Lega e i suoi economisti (Signore perdonami) avanzano nuove proposte. Per esempio una flat tax sotto i 50.000 euro di reddito familiare (che sarebbero più o meno l’80 per cento dei contribuenti) e il resto come prima, cioè come adesso. Ma è solo un giro dei tanti giri di valzer che vedremo sul tema: sventolare dei soldi prima delle elezioni (il gioco del portafoglio col filo, che ti scappa via mentre lo raccogli) è una tradizione italiana a cui non rinunceremo mai. E insomma quel che interessa a Salvini, per il momento, è tenere vivo l’argomento in modo da arrivare alle Europee non solo vestito da poliziotto, ma anche da Robin Hood dei ceti medi.

Vorrei però porre da subito una questione, come a dirlo prima e mettere le mani avanti. Una domanda. Si scatenerà anche in questo caso la corsa ai furbetti come fu per il reddito di cittadinanza? Cioè: anche davanti a una riforma che premia i redditi medi ci sarà la caccia grossa al truffatore, al millantatore, a chi se ne approfitta? Eppure il motivo ci sarebbe: sapendo che con un reddito di 50.000 euro paghi il 15 per cento, chi te lo fa fare di denunciarne 51.000 e pagare il 38 per cento? A dirla veloce, un sincero e cordiale incoraggiamento a lavorare in nero, o a non dichiarare tutto, almeno quel che ti porterebbe sopra la soglia fissata per la flat tax. Sarà interessante vedere se si riproporrà la grande canea esplosa quando si parlava di dare soldi ai più poveri: il divano! I furbetti! E via strepitando. Una specie di linciaggio della parte meno protetta della popolazione accusata a gran voce di fregare soldi a tutti.

Altro effetto collaterale (ma mica tanto) con la nuova flat tax “versione popolare” ventilata dalla Lega c’è il rischio che due stipendi in casa facciano varcare alla famiglia la fatidica soglia, e quindi, per motivi fiscali, conviene se lavora solo uno, e la moglie sta a casa, lava, stira, cucina e fa i bambini. E insomma ecco là la famiglia come la vogliono la Lega, il ministro Fontana, il convegno di Verona, Pillon e il Ku Klux Klan. E questo è Salvini vestito da commercialista, perché nulla ci verrà risparmiato.

 

Articolo di Alessandro Robecchi sul “Fatto Quotidiano” del 20/3/2019




Gruppo UBI: un accordo che promuove il ricambio generazionale e la buona occupazione

COMUNICATO STAMPA

  • 215 nuovi accessi al fondo di solidarietà
  • Almeno 72 nuove assunzioni
  • Stabilizzazione di lavoratori precari

Mercoledì 27 marzo è stato raggiunto nel Gruppo UBI un nuovo accordo che consentirà l’uscita attraverso il Fondo di solidarietà di settore (c.d. Fondo esuberi) di 215 dipendenti che avevano già presentato domanda di esodo a seguito dell’accordo del 26 ottobre 2017.

L’accordo prevede, inoltre, misure di incentivazione all’uscita di 80 colleghi tra quanti matureranno il diritto a pensione entro il 1° gennaio 2020.

A fronte di questi interventi di riduzione del numero dei dipendenti sono state definite:

  • l’assunzione, entro il 2020, di un numero minimo di 72 lavoratori (di cui almeno la metà a tempo indeterminato);
  • la stabilizzazione di circa 60 colleghi già presenti nel Gruppo UBI con contratti a termine (con l’esclusione delle posizioni con carattere strettamente temporaneo).

Questi interventi sanciscono un’operazione di ricambio generazionale dall’elevata valenza sociale e non solo una misura di riduzione degli organici e di contenimento dei costi.

Esprimiamo soddisfazione per il risultato conseguito che da un lato dà la possibilità a ulteriori 215 lavoratori di accedere al Fondo, dall’altro torna a promuovere la nuova e buona occupazione nel Gruppo UBI” hanno dichiarato i coordinatori delle sigle sindacali firmatarie (Paolo Citterio, Fabi – Eliana Rocco, First-Cisl – Pierangelo Casanova, Fisac-Cgil – Claudia Dabbene, Uilca-Uil – Natale Zappella, Unisin).

“Inoltre”, continuano i sindacalisti, “ribadiamo la validità del Fondo di solidarietà di settore che, senza costi per la collettività, garantisce una gestione degli esuberi su base volontaria e senza ricadute sociali”.

Bergamo, 27 marzo 2019

Fabi First-Cisl Fisac-Cgil Uilca-Uil Unisin
Coordinamenti di Gruppo UBI




Assegni familiari: le novità dal 1 Aprile 2019

Assegno per nucleo familiare.  Domande online per dipendenti privati non agricoli.

A decorrere dal 1° aprile 2019 le domande di assegno per il nucleo familiare dei lavoratori dipendenti di aziende attive del settore privato non agricolo devono essere presentate direttamente all’Inps, esclusivamente in modalità telematica, al fine di garantire all’utenza il corretto calcolo dell’importo spettante e assicurare una maggiore aderenza alla normativa vigente in materia di protezione dei dati personali. Lo ha comunicato l’Inps nella circolare n. 45 del 22 marzo scorso, precisando che le domande per la prestazione familiare sinora presentate dai lavoratori interessati ai propri datori di lavoro utilizzando il modello “ANF/DIP” (SR16), a decorrere dal 1° aprile devono essere presentate esclusivamente all’INPS.

Le richieste già presentate al datore di lavoro fino alla data del 31 marzo 2019, con il modello “ANF/DIP”, per il periodo compreso tra il 1° luglio 2018 e il 30 giugno 2019 o a valere sugli anni precedenti, non devono essere reiterate, ma saranno gestite dai datori di lavoro sulla base delle istruzioni fornite al successivo paragrafo 4.2.

Le domande presentate in via telematica all’Inps, a decorrere dal 1° aprile 2019, saranno istruite dall’Istituto per la definizione del diritto e della misura della prestazione familiare richiesta. Nell’ambito di tale istruttoria saranno individuati gli importi giornalieri e mensili teoricamente spettanti in riferimento alla tipologia del nucleo familiare e del reddito conseguito negli anni precedenti.

Al cittadino richiedente saranno inviati esclusivamente gli eventuali provvedimenti di reiezione. L’utente potrà prendere visione dell’esito della domanda presentata accedendo con le proprie credenziali alla specifica sezione “Consultazione domanda”, disponibile nell’area riservata.

In caso di variazione nella composizione del nucleo familiare, o nel caso in cui si modifichino le condizioni che danno titolo all’aumento dei livelli di reddito familiare, il lavoratore interessato deve presentare, esclusivamente in modalità telematica, una domanda di variazione per il periodo di interesse, avvalendosi della procedura “ANF DIP”.

Per quanto riguarda, invece, i lavoratori agricoli a tempo indeterminato la domanda di Assegno per il nucleo familiare continuerà ad essere presentata al datore di lavoro con il modello “ANF/DIP” (SR16) cartaceo come attualmente previsto.

Contatta il tuo rappresentante sindacale in azienda o il PATRONATO INCA CGIL per tutti i dettagli.

 

FISAC CGIL Coordinamento Nazionale Credito Cooperativo

 

Circolare INPS numero 45 del 22-03-2019




Gruppo UBI: accordo premio Aziendale 2018

Un premio di gruppo per valorizzare l’apporto di tutti i dipendenti di UBI

Lunedì 26 marzo abbiamo sottoscritto l’Accordo sul Premio aziendale 2018. Per la prima volta si tratta di un Premio di Gruppo, pertanto riconosciuto nella stessa misura a tutti i 20.000 dipendenti appartenenti a tutte le società del Gruppo UBI. Gli importi stabiliti dall’intesa, differenziati a seconda dell’opzione scelta, sono i seguenti (riferibili al livello medio del 3A3L1):

  • per l’opzione cash2: € 520 (+ 11% su anno 2017, € 470)
  • per l’opzione welfare: € 650 (+ 24% su anno 2017, € 525)
  • per l’opzione mista: 290 cash – 230 welfare (anno 2017, 263 cash – 263 welfare)

 

Valutiamo positivamente l’intesa che:

  • definendo un Premio di Gruppo completa il percorso di unificazione normativa ed economica a prescindere dall’azienda di appartenenza;
  • vede un incremento del Premio pro capite, rispetto agli importi riconosciuti lo scorso anno, indipendentemente dall’ampliamento della platea dei beneficiari;
  • fornisce un chiaro segnale ai lavoratori precari riconoscendo uno specifico contributo ai dipendenti che nel 2018 hanno prestato servizio a tempo determinato.

Nel documento allegato tutti i dettagli

 

Fabi First-Cisl Fisac-Cgil Uilca-Uil Unisin
Coordinamenti Gruppo UBI