BPER: chiusure, incorporazioni, acquisizioni

Facciamo il punto su quanto sta avvenendo in BPER in questi giorni. Quello che segue è un comunicato sindacale congiunto relativo all’annunciata chiusura di filiali.

 

 

Segreterie di Coordinamento Sindacale del GRUPPO BPER

 

BPER: chiusure oltre le attese...

In questa prima sessione di incontri del 2019 l’attività del tavolo si è incentrata essenzialmente sulla operazione di razionalizzazione sportelli prevista per il prossimo mese di marzo.

Indispensabile in questa fase di attesa del piano industriale, che auspichiamo esca a breve, comprendere il contesto nel quale collocare questa ed altre operazioni messe in campo dall’Azienda in assenza dell’accordo quadro (accordo che detta le regole del gioco per gestire le ricadute sul personale delle operazioni comprese nel piano industriale).

La controparte ha coinvolto le strutture interessate per presentare il progetto alle OO.SS. che hanno rimarcato come la chiusura di sportelli sia una strategia perdente in termini di posti di lavoro che non verranno recuperati, di perdita di professionalità dei lavoratori, di abbandono dei territori e delle quote di mercato senza apportare altro valore aggiunto oltre un elementare taglio dei costi che soddisfa logiche bilancistiche di breve periodo.

Negli incontri programmati per la prossima settimana l’Azienda, che ha manifestato aperture per la prosecuzione proficua dei lavori, fornirà i dati necessari per gli ulteriori approfondimenti.

Vi terremo puntualmente informati

Segreterie di Coordinamento Sindacale del GRUPPO BPER

FABI – FIRST/CISL – FISAC/CGIL – UILCA – UNISIN

Modena, 18 gennaio 2019

 

Pur non avendo ufficializzato la presentazione del piano industriale, BPER si sta muovendo in linea con le anticipazioni trapelate nei mesi scorsi. La chiusura delle filiali è solo una parte delle azioni che si stanno ponendo in essere. Lo scorso 11 gennaio è stata deliberata l’incorporazione di Bperservices in BPER

Comunicato stampa incorporazione Bperservices

Si rafforzano inoltre le indiscrezioni sul probabile, imminente acquisto, del 49% delle azioni del Banco di Sardegna, attualmente detenute dalla Fondazione, che porterebbe la totalità delle quote nelle mani di BPER.

Articolo pubblicato su L’Unione Sarda del 13-1-2019

 

Leggi anche:

https://www.fisaccgilaq.it/banche/bper/bper-prime-anticipazioni-sul-piano-industriale.html

 

 

 

 




Banca del Fucino: incontro con i vertici di Igea Banca

il 10 gennaio scorso abbiamo svolto un incontro, da noi richiesto, con i vertici di Igea Banca, nelle persone del Presidente, Dr. Mauro Masi e del Direttore Generale, Dr. Francesco Maiolini.

Nel corso dell’incontro, abbiamo avuto conferma dell’intenzione di Igea e dei suoi Soci di rilanciare la nostra banca, in sinergia con le loro risorse.

L’importante impegno finanziario che s’intende profondere è legato alle potenzialità che potrebbe avere la nuova entità nascente dalla fusione dei due istituti e si conserverà la denominazione di “Banca del Fucino”, visto il forte radicamento del brand sul territorio. Quanto alla questione che ci sta più a cuore, cioè la tutela dell’occupazione per tutti i dipendenti della Banca del Fucino, abbiamo avuto conferma dal Dr. Masi e dal Dr. Maiolini della totale assenza di tensioni in tal senso. Al fine di dare enfasi all’operazione di rilancio, si è ventilata l’ipotesi di aprire una nuova filiale della Banca del Fucino in una zona centrale di Roma, come segnale forte del nuovo corso.

Tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio dovrebbero iniziare gli adempimenti formali propedeuci all’aumento di capitale; quest’ultimo è necessario ai fini dell’istanza di autorizzazione della BCE. Nel frattempo la platea dei soggetti intenzionati a partecipare all’operazione potrebbe aumentare. Resta ovviamente di fondamentale importanza l’intervento della SGA per i credi deteriorati, mentre per quanto concerne il Fondo Interbancario ancora non si è proceduto ad una richiesta ufficiale di intervento, al fine di valutare preventivamente la disponibilità di nuovi soggetti.

Il Dottor Masi ed il Dottor Maiolini ci hanno rappresentato l’intenzione di intensificare i contatti fra le due banche, allo scopo di conoscere la realtà Banca del Fucino dall’interno e di stilare le linee d’azione comune per il futuro. In questi giorni saranno creati dieci cantieri che vedranno impegnati dipendenti del Fucino insieme ad un referente di Igea per ciascuno di essi.

Le nostre Organizzazioni sindacali hanno ribadito la piena disponibilità di tutti noi lavoratori e lavoratrici per contribuire al buon esito dell’operazione di aggregazione, ricordando come già essi abbiano dato ampiamente prova di abnegazione e professionalità nel periodo travagliato che da due anni stiamo affrontando e nonostante i danni creati dalla famiglia Torlonia e l’assenza di direttive da parte del management.

Abbiamo altresì evidenziato l’urgenza di affrontare alcune problematiche, quali le difficoltà di lavorazione delle pratiche da girare a SGA, dovute alla scarsità numerica del personale adibito alla bisogna (questione a nostro avviso grave, in quanto investe una fase cruciale per le sorti aziendali), nonché le condizioni ormai croniche delle Filiali, completamente abbandonate a sé stesse, a seguito dell’infausta riorganizzazione messa in atto circa due anni fa. Soltanto grazie all’inesauribile volontà dei lavoratori si è riusciti a limitare al minimo le conseguenti fuoriuscite di clientela.

Tuo ciò premesso, non vogliamo abbandonarci a facili entusiasmi; certo è che, ricordando da dove siamo partiti, con lo spettro del commissariamento, o, peggio, della liquidazione coatta, passando per l’ipotesi di finire in mano ad un fondo speculativo (a cui purtroppo alcuni irresponsabili guardavano con benevolo interesse), poter continuare a svolgere l’attività bancaria con nuove premesse è un approdo che ci sentiamo di salutare con un certo sollievo.

Siamo soddisfatti di aver sin qui svolto un ruolo determinante, cosa peraltro riconosciuta anche dai rappresentanti di Igea Banca, nell’esercitare tutte le pressioni possibili presso gli Organi Istituzionali che hanno avuto parte in questa vicenda. Ciò non toglie che manterremo sempre un’elevata soglia di attenzione sui temi legati alle condizioni lavorative di tutti noi, perché questo rimane il nostro ruolo.

Vogliamo infine ringraziare tutti i Lavoratori e le Lavoratrici per la fiducia ed il sostegno che ci stanno offrendo nei rapporti con tutti gli interlocutori di questa vicenda.

 

Roma, 15 gennaio 2019

C.A.C. Fisac Cgil – R.S.A. UILca Banca del Fucino S.p.A.




CGIL: ecco dove eravamo

Si moltiplicano sui social gli attacchi alla confederazione con il solito ritornello: “Non avete fatto nulla”. Ma i fatti sono andati diversamente. È lungo l’elenco delle iniziative dal 2011 a oggi per contrastare le politiche dei vari governi.

 

Sono mesi ormai che sui social, a ogni presa di posizione sui provvedimenti del governo o su fatti di cronaca, i profili ufficiali della Cgil così come quelli di dirigenti, iscritti e simpatizzanti, vengono sommersi dai “dove eravate” e conditi dal solito frasario livido e violento. Dove eravate mentre approvavano la Fornero, mentre toglievano l’articolo 18? Dove eravate mentre smantellavano i diritti dei lavoratori? Invece di occuparvi degli immigrati sareste dovuti scendere in piazza contro il Jobs Act. E via così. Capita pure di venire improvvidamente accusati di averli votati quei provvedimenti, più spesso di non avere fatto nulla per fermarli.

Nei giorni a cavallo tra Natale e fine anno, mi sono imbattuta su Facebook in un file realizzato da qualche meritevole sindacalista Cgil che, non potendone evidentemente più di questa manfrina, ha provato a mettere in fila le iniziative nazionali dal 2010 a oggi. Guardandolo mi sono resa conto che non riusciva a rendere appieno la portata e men che mai l’impegno organizzativo delle tante e tante iniziative fatte in questi anni sia sul versante previdenziale che a contrasto del Jobs Act. Complicato, intanto, ricostruire tutte le iniziative nazionali unitarie e non. Complicato spiegare che se oggi alcuni tribunali stanno adottando decisioni che intaccano il Jobs Act e ne ridimensionano la portata, è anche grazie ai ricorsi promossi dalla Cgil, giuridicamente e finanziariamente. Complicato restituire alle categorie e ai territori il merito dell’imponente sforzo fatto per spiegare la Carta dei diritti e i quesiti referendari, e raccogliere complessivamente oltre 4 milioni e mezzo di firme per presentarli e avviare l’iter legislativo popolare.

Qualche numero però possiamo provare a darlo. Tra il 2011 e il 2012 durante il governo Monti, la Cgil sola o insieme ad altri sindacati ha organizzato e indetto sette iniziative tra scioperi generali o manifestazioni nazionali contro le politiche di austerità, previdenziali (legge Fornero), fiscali e bilancio del Paese. Dal 28 aprile 2013 al 22 febbraio 2014, durante il governo Letta, Cgil Cisl e Uil insieme sono scese in piazza o si sono fermate per uno sciopero generale almeno tre volte con iniziative nazionali e un obiettivo costante: riportare il lavoro al centro dell’agenda politica.

Dal 22 febbraio 2014, data di insediamento del governo Renzi che rimarrà in carica fino al 12 dicembre 2016, la confederazione di corso d’Italia da sola ha organizzato ben dodici iniziative di mobilitazione nazionale tra cui scioperi, presidi e manifestazioni. Su tutte, quella del 25 ottobre 2014 di piazza San Giovanni con un milione di persone e il flash mob dei giovani “Il Jobs Act fa acqua da tutte le parti”, così efficace dal punto di vista iconografico che quegli ombrelli bucati in mano ai “giovani” della Cgil sono diventati il simbolo della lotta al JobsAct. Se contro la riforma del lavoro la Cgil è riuscita a coinvolgere solo la Uil – che ha scioperato e manifestato insieme a noi il 12 dicembre del 2014 – contro la legge Fornero sono state almeno sette le iniziative di mobilitazione unitarie.

Una battaglia importante condotta insieme dalle tre organizzazioni sindacali che è proseguita durante il governo Gentiloni. E ancora dopo l’abrogazione dei voucher per fermare i referendum, la loro riproposizione e la ripresa della battaglia in piazza e nei palazzi. Dal 12 dicembre 2016 al 1º giugno 2018, mentre proseguiva il confronto con l’esecutivo Gentiloni sulla previdenza, Cgil Cisl e Uil hanno continuato a mobilitarsi per cambiare la legge Fornero e la Cgil da sola è scesa anche in piazza il 2 dicembre 2017 per la  manifestazione nazionale “Pensioni i conti non tornano”.

Complessivamente quindi dal 2011 alla fine del governo Gentiloni, si possono contare ben 49 iniziative, unitarie e non, dove eravamo a difendere i diritti, a rivendicare tutele, a contrastare politiche che inevitabilmente avrebbero avuto effetti dannosi per il mondo di chi vive di lavoro. A questi numeri andrebbero poi sommate le iniziative di mobilitazione delle categorie, dal pubblico impiego, alla scuola, agli edili e a tutti gli altri settori professionali che sono scesi in piazza contro il sistema previdenziale, contro specifici provvedimenti o anche solo per il mancato rinnovo dei contratti. Poco? Non mi sembra. In ogni caso metto a disposizione il lavoro di ricostruzione che ho realizzato con il supporto delle colleghe dell’ufficio stampa nazionale così la prossima volta, quando il primo troll o drago da tastiera ci chiederà “Dove eravate?” avrremo almeno 49 buone risposte da dargli.

Esmeralda Rizzi è responsabile social della Cgil nazionale

 

Fonte: www.rassegna.it




Unicredit sperimenta l’ufficio aperto ai quattrozampe

Per adesso è un progetto pilota, riservato ai dipendenti della sede centrale, il grattacielo in piazza Gae Aulenti a Milano. Ma presto potrebbe essere esteso ad altre sedi: si chiama “Cani al lavoro” l’iniziativa di Unicredit che permette di andare in ufficio con il proprio cane. Tenendolo con sé accanto alla scrivania, o portandolo in una stanza apposita a giocare mentre si è in riunione o si stanno svolgendo attività per cui sarebbe impossibile avere sott’occhio il proprio cane. Un progetto che segue di poco la novità introdotta dall’Ats di Milano a fine novembre: un regolamento che permette ai dipendenti dell’azienda sanitaria della Città metropolitana di poter andare al lavoro con il loro cane, senza lasciarlo a casa solo tutto il giorno.

L’ingresso in ufficio dei cani, però, segue delle regole precise: i proprietari devono avere il patentino del ‘buon conduttore cinofilo’, non sono ammessi cuccioli (l’età minima per i cani è 8 mesi), devono avere microchip ed essere iscritti all’anagrafe canina, tutte le vaccinazioni e i trattamenti antiparassitari in regola, e una polizza assicurativa per danni a cose e persone. In compenso per i cani c’è una stanza a loro dedicata, inaugurata da poco al quarto piano della torre: 14 posti a disposizione (ci si prenota e si fanno i turni, e c’è già il tutto esaurito). All’interno, ciotole con croccantini e acqua fresca, giochi e guinzagli.

In passato altre aziende hanno sperimentato, ma solo per un giorno, la possibilità di portare in ufficio il proprio cane. Ma adesso Unicredit ha deciso di rispondere così alle richieste di tanti suoi dipendenti. Un progetto che si basa sulle ricerche che dicono che gli animali da compagnia riducono lo stress e migliorano l’umore collettivo: ovviamente a patto che i cani non siano troppo vivaci e che si riesca a gestirli, visto che nei luoghi comuni devono comunque stare al guinzaglio e non possono avvicinarsi a mensa, toilette, infermeria e sale riunioni. Per evitare conseguenze negative su colleghi allergici o che hanno paura degli animali, padroni e cani possono usare solo alcuni ascensori. Così, nella pausa pranzo, si può anche scendere assieme nel parco della Biblioteca degli alberi, sotto il grattacielo, per una sgambata.

 

Fonte: www.repubblica.it



Uno come te non può non fare Xmila euro da qui a fine mese…

La frase che dà il titolo a questo articolo non è uscita da una bocca in particolare, perché, semplicemente, l’hanno pronunciata in tanti nel corso degli anni.

Anche la X del titolo varia a seconda di quanto manca per vincere una gara, per centrare un rappel o per contribuire al raggiungimento dell’obbiettivo comune. Il problema è che questa X è seguita da “mila euro” e, in genere, ha un valore da due o tre cifre. Da qui a fine mese uno come te non può non fare 100 mila euro.
La fregatura, chiamiamola così, non sta nemmeno nella cifra in particolare, anche se si parla di target generalmente fuori da ogni logica, ma in quel fatidico “uno come te”.

Ecco la trappola: tu sei speciale, da te ci aspettiamo tanto, tantissimo, il massimo e anche di più. Bisogna essere molto attenti a non cadere nel tranello: nessun dubbio sulle capacità dei colleghi, ma nessuno di noi è un supereroe. Siamo semplicemente tutti funzionali, nella logica del tutti sono utili, ma nessuno è indispensabile, tipica di ogni azienda. Non serve  affannarsi per rispondere all’appello o, quanto meno, se scegliamo di farlo, cerchiamo di renderci conto di questo e, al limite, cambiamo approccio: non uno come me non può non farlo, ma uno come me è costretto a farlo. In questo modo, prenderemo almeno coscienza del fatto che raggiungere quello step è esclusivo interesse nostro, poiché ci permetterà di guadagnare qualcosa di più, non perché dobbiamo dimostrare qualcosa a chicchessia.

Sarebbe un passo avanti importante: a quel punto, infatti, dovremmo sostituire alla frase “uno come me”, l’espressione “uno come tanti” e questo ci dovrebbe aiutare a mutare radicalmente visione. Ci dovrebbe far capire che non siamo speciali, ma siamo tutte e tutti lavoratrici e lavoratori, ognuno con le sue peculiarità e le proprie debolezze, con i nostri sogni e le nostre legittime aspirazioni, ma parti di un insieme che non è l’azienda, in questo caso, ma l’organizzazione produttiva.

Questo è l’unico modo per conquistare diritti: solo uniti si ottengono risultati. Ce l’ha insegnato la storia: le lavoratrici e i lavoratori hanno migliorato in maniera tangibile le proprie condizioni di vita e di lavoro solo quando hanno combattuto insieme le battaglie per sostenere le proprie ragioni.
Il nostro mestiere, per sua natura, già tende a essere divisivo, perché è un lavoro commerciale: solo raggiungendo la consapevolezza di quanto sia necessaria l’unità di tutte le don- ne e di tutti gli uomini che compongono l’organizzazione produttiva potremo lottare per rivendicare ciò di cui abbiamo un enorme bisogno.

 

Fonte: Il Folagra. Mensile della Fisac/Cgil Gruppo Generali




Carlo Lucarelli racconta la storia della Sea Watch

Questo è il video dello splendido racconto di Carlo Lucarelli.

Per chi preferisce leggere pubblichiamo il testo integrale: vale la pena di leggerlo, anche più di una volta.

 

CARLO LUCARELLI RACCONTA: BLU MALTA

Se la nostra storia fosse un giallo, un noir, un thriller alla Tom Clancy, qualcuno la racconterebbe così:

La grande fuga del Barcone Rosso

E’ il 5 gennaio del 2019.
C’è una nave ferma in mezzo al mare, a due miglia dalla costa maltese, sballottata dal mare in tempesta. E’ lì da più di due settimane. Si chiama Sea Watch ed appartiene ad una ONG, un’Organizzazione Non Governativa tedesca.
A bordo, assieme al personale dell’equipaggio, c’è una trentina di persone raccolte da un gommone che stava affondando nel Mediterraneo. Sono uomini, donne e alcuni bambini anche molto piccoli: sette anni, otto anni, ce n’è uno che addirittura ha tre mesi.
Quindi la scena è: mare in tempesta, pioggia, onde alte, cibo e acqua razionati.
Però attenzione, perché non è quello che sembra.
Perché quelli lì non sono migranti: sono terroristi dell’ISIS, terroristi perfettamente addestrati ad uccidere. Anche le donne sono addestrate, sono piccoli ninja. Pure i bambini non sono veri: sono nani esperti di arti marziali. E anche il bambino di tre mesi è una perfetta ricostruzione di Chucky la bambola assassina.
Anche i membri dell’equipaggio sono membri di un’organizzazione terroristica internazionale finanziata da un  miliardario pazzo (di quelli che si trovano nei film di James Bond per esempio) che vuole l’estinzione della civiltà occidentale.
Infatti, nella stiva non ci sono salvagenti o coperte: ci sono casse di Kalashnikov e cinture con l’esplosivo.

Però non torna, c’è qualcosa che non funziona, quindi fermiamoci un momento e torniamo indietro.
Se la nostra storia fosse qualcosa di più di un thriller alla Tom Clancy,se fosse per esempio un horror tipo “La notte dei morti viventi” allora qualcuno la racconterebbe così:

The Walking Boat

Cinque gennaio 2019, a due miglia dall’isola di Malta.
Sulla Sea Watch ci sono una trentina di persone che sono mezze morte di freddo e debilitate dopo due settimane in attesa in mezzo al mare in tempesta.
Però attenzione, perché anche queste non sono quello che sembrano.
Provate un po’ a pensare: sono infagottate nei vestiti, sono pallide, smagrite, hanno la pelle raggrinzita con le escoriazioni, barcollano…. infatti sono zombi, zombi carnivori. Infatti vomitano in continuazione, soprattutto i bambini.
Sono pericolosissimi zombi carnivori che hanno già infettato l’equipaggio delle nave, che era già stato esposto ad un virus pericolosissimo, che è appunto il virus del buonismo.
Per fortuna qualcuno (Buffy l’ammazzavampiri, l’Uomo Ragno, Superman: non lo so, il nemico degli zombi) se n’è accorto e ha bloccato la nave in mezzo al mare, e ha fatto in modo che quegli zombi non riescano a sbarcare ed infettarci tutti, mangiarci tutti e farci diventare come loro. Zombi carnivori e cannibali, pronti a mangiarci qualunque cosa: per esempio l’albero di Natale o le statuine del presepe.

Però no, non torna neanche così questa storia. C’è qualcosa di diverso. Allora lasciamo per un momento lì la nostra storia e facciamo un passo indietro, come al solito.
Quindi sempre un thriller con intrighi internazionali. Sempre un horror che fa paura, però un po’ diverso.

Quindi immaginiamo persone scappate da un inferno provocato da guerre, carestie, sottosviluppo e dittature che sono state decise da un’altra parte: a New York, per esempio, a Londra, a Bruxelles oppure a Pechino. Una roba alla Tom Clancy, però vera.
Persone che sono state massacrate da mesi, anche da anni di deserto del Sahara e di campi di concentramento in Libia: una cosa da horror infatti, però anche questo vero.
Mezzi annegati, mezzi morti di freddo, su un gommone mezzo affondato e poi dopo bloccati per settimane in mezzo al mare da altre considerazioni di politica nazionale e internazionale che li trasformano, per davvero però stavolta, in morti viventi.

Ecco, così torna un pochino di più.
Alla nostra storia manca un finale, che per fortuna non è la storia che qualcuno ci vorrebbe raccontare. Infatti in questo caso, almeno in questo, la storia ha un lieto fine, con lo sbarco di quelle persone a Malta: poi vedremo, però intanto sono andati giù.
Insomma, questa è un’altra storia.

Ora però alla nostra storia manca una cosa, una domanda che io mi pongo in quanto scrittore di romanzi gialli e che mi lascia qualche dubbio: non è che questo finale così positivo è un po’ troppo buonista?

 

Tratto dalla puntata di Propaganda Live andata in onda su La7 l’11 gennaio 2019

 

 

 

 

 




MPS torna nella storica sede aquilana (ma ne chiude due)

Dopo dieci anni dal sisma, la banca Monte dei Paschi di Siena torna in centro. Da lunedì sarà operativa la filiale di corso Federico II, sede storica dell’istituto bancario toscano, che l’ha acquisita nel lontano 1979.
«Una scelta fortemente voluta, per dare un segnale importante alla città»: così l’ha definita il direttore Mps dell’Aquila, Stefano Simi, che ha invitato le altre realtà creditizie che operano sul territorio «a seguire la stessa strada».

Le banche, dunque, stanno tornando in centro: lo scorso anno la Banca di credito cooperativo del Gran Sasso d’Italia ha inaugurato la filiale aquilana su via XX Settembre, in una zona più periferica. Di recente, anche la Fondazione Carispaq ha ripreso possesso della vecchia sede, nel palazzo dei Combattenti, alla Fontana Luminosa, ma senza sportello Bper. In centro anche Banca Intesa e la Carichieti è lì da anni,

SCELTA IDENTITARIA. «Da un anno e mezzo dirigo la filiale Mps di viale Corrado IV, dove per un decennio ha trovato una collocazione provvisoria l’agenzia di corso Federico II», spiega Simi, «ho conosciuto L’Aquila prima del sisma, era una bellissima città. Mi dispiace constatare come ancora non riprenda la sua piena funzionalità. Penso al centro storico, dove stanno aprendo bar, pub, ristoranti e anche molti negozi. Ultimamente si è vista una spinta propulsiva, ma gli esercizi commerciali sono alle prese con mille difficoltà. Il centro storico deve tornare ad essere attrattore e le banche devono dare un segnale concreto, di partecipazione a questa rinascita».

I NUMERI MPS. Monte dei Paschi di Siena è presente all’Aquila da 40 anni (l’anniversario dell’inaugurazione della prima agenzia cade a settembre). Tre le filiali attive sul territorio: corso Federico II, al piano terra del palazzo del Grand Hotel, che ingloberà anche la filiale della Fontana Luminosa, operativa fino al 31 dicembre scorso, Paganica e Barisciano. 27 i dipendenti totali, di cui 20 nell’agenzia principale in centro, 4 a Paganica e 3 a Barisciano.

INAUGURAZIONE A FEBBRAIO. Il trasloco è stato fatto, in tutta fretta ieri per consentire la piena operatività degli sportelli Mps a partire da lunedì, ma l’inaugurazione ufficiale è prevista a febbraio.
«Sarà una cerimonia di apertura alla città», sottolinea Simi, «con la partecipazione del management nazionale e delle istituzioni locali, con l’intento di lanciare un preciso messaggio e dire agli aquilani: noi ci siamo. Un segnale vero di appartenenza e vicinanza alla comunità locale, oltre che di partecipazione attiva alla rinascita economica e sociale del territorio». «Monte dei Paschi di Siena è tra le prime banche a riaprire gli sportelli in centro», dichiara Simi, «mi sento di dover lanciare un appello anche agli altri istituti di credito perché seguano il nostro esempio e tornino all’interno delle mura cittadine, per dare sostegno e supporto alla ripresa delle attività produttive».

 

Fonte: www.ilcentro.it




Riscossione: accordo su smart-working

Nella giornata odierna è stato sottoscritto l’accordo quadro sullo smart-working, quale rimando del CCNL del 28 marzo teso ad individuare e favorire le modalità di conciliazione dei tempi di vita e lavoro. Questo istituto introduce, per la prima volta in via sperimentale e su base volontaria, le linee guida per una diversa modalità di effettuazione della prestazione lavorativa. Successivamente verranno stipulati accordi aziendali che ne regolamenteranno l’operatività nel dettaglio.

L’Azienda ci ha inoltre comunicato che, a partire dalla metà di febbraio, i colleghi della Campania e del Molise riceveranno la tessera elettronica sostitutiva dei buoni pasto cartacei e che la società fornitrice del servizio è risultata la “Repas”.

Al termine dell’incontro è stata segnalata l’errata dotazione della banca delle ore supplementare per i lavoratori del front-office sia per l’anno 2018 che 2019 (indicata in Sirfin). L’ Azienda si è impegnata a verificare ed a risolvere a breve tali anomalie.

Il prossimo incontro, previsto per la giornata del 29 p.v., verterà sulla definizione dell’articolato contrattuale.

Roma, 10 gennaio 2019

Le Segreterie Nazionali
Fabi          First/Cisl         Fisac/Cgil          Uilca

 

Scarica il volantino




CCNL dipendenti agenzie assicurative in gestione libera – Aumenti 2019

Ricordiamo che il CCNL che abbiamo sottoscritto come OO.SS. FIRST/CISL, FISAC/CGIL, F.N.A. e UILCA con ANAPA è il RIFERIMENTO per la giusta retribuzione da corrispondere ai dipendenti delle agenzie assicurative. Le vertenze, intentate nei confronti di Agenti che applicano contratti peggiorativi, si concludono con il riconoscimento a favore del dipendente delle differenze retributive tra l’importo corrisposto e il maggior importo spettante previsto dal CCNL di cui sopra.

LA RETRIBUZIONE SPETTANTE È QUELLA DEL CCNL DI RIFERIMENTO.
Di seguito riportiamo la retribuzione tabellare comprensiva degli aumenti da corrispondere nell’anno 2019.

Roma, 7 gennaio 2019       Le Segreterie nazionali First/Cisl – Fisac/Cgil – Fna – Uilca

scarica il volantino




BCC: finalmente rinnovato il CCNL Federcasse

Dopo 5 anni di attesa, caratterizzata da una serie infinita di “stop&go” che di volta in volta sembravano consentire il raggiungimento di un’intesa per poi subire l’ennesimo blocco negoziale, si chiude il tanto sofferto ciclo di rinnovo del Contratto Collettivo di Lavoro del Credito Cooperativo che interessa circa 35.000 lavoratrici e lavoratori.
Dopo una lunga sosta delle relazioni sindacali a livello nazionale, caratterizzata anche da importanti mutamenti del settore derivanti dalla Riforma del Settore, l’ultima fase della trattativa di rinnovo del CCNL è stata avviata dalla “nuova” Federcasse nel mese di settembre u.s. e si è appena conclusa con una 2 giorni di serrato confronto, caratterizzato da grande senso di responsabilità delle Parti, che ha finalmente prodotto una sintesi concretizzatasi appunto con l’accordo di rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro.
Si è trattato di un rinnovo più che mai complesso (peraltro, niente affatto scontato fino all’ultimo momento di confronto) e caratterizzato da dinamiche “anomale” rispetto ai precedenti rinnovi di CCNL, stante la fase di straordinaria complessità che il Settore sta attraversando.
Infatti, in virtù dell’inevitabile ed ancora indefinito impatto che la Riforma tutt’ora in fase attuativa comporta, il rinnovo del CCNL, che avrà scadenza 31/12/2019 doveva rispondere a due specifiche necessità:
  • Fase A:
riconoscimento degli aumenti salariali DOVUTI alle Lavoratrici ed ai Lavoratori del Credito Cooperativo, come pure la rivisitazione immediata di alcuni istituti del Contratto Nazionale funzionale ad accompagnare l’attuazione del processo di Riforma che ha preso avvio proprio in questi giorni
  • Fase B:
previsione fattiva e concreta dell’avvio, già dal corrente mese di Gennaio 2019, di una fase di confronto immediato sul CCNL stesso che possa completare la definizione delle regole collettive della categoria in maniera dinamica rispetto al contestuale avvio della Riforma, sempre all’insegna della tutela occupazionale e in linea con i principi di solidarietà distintivi del Credito Cooperativo.
Si riportano di seguito in sintesi gli istituti contrattuali oggetto di rinnovo:
Trattamento economico
Si è proceduto all’adeguamento delle tabelle salariali con un intervento sulla tabellizzazione dell’EDRe con un incremento della voce “stipendio” di 85 Euro mensili per 13 mensilità con riferimento all’inquadramento 3A-4L, entrambi con decorrenza 1 Gennaio 2019.
Gli aumenti contrattuali hanno una valenza al 31 dicembre 2018.
Le richieste economiche di sostenibilità della controparte in merito al riconoscimento trattamenti economici ai dipendenti del Credito Cooperativo si sono concretizzate nel corrispettivo di una giornata di ex festività o di 7,5 ore di art 118, da utilizzare per attività di volontariato sociale, civile o ambientale e in   alla “Banca del tempo solidale“, istituita con la sottoscrizione dell’accordo di rinnovo.
Artt. 30 e 31 ter – Apprendistato professionalizzante e Politiche attive per l’occupazione
E’ stato previsto un intervento di ripristino tabellare per le lavoratrici e lavoratori assunti con livello retributivo di inserimento professionale, con decorrenza 1 Gennaio 2020 ed eliminata, per le nuove assunzioni, a far data dal 1 gennaio 2019 la possibilità di applicazione del livello retributivo di inserimento.
Art. 11 bis – Relazioni a livello di Gruppo Bancario Cooperativo
La norma è stata rafforzata ed adeguata rispetto alla nascita dei Gruppi Bancari Cooperativi e ridefinisce alcuni strumenti con cui la gestione delle relazioni con i nuovi assetti e livelli di interlocuzione possano risultare efficaci, anche riguardo alle riorganizzazioni e ristrutturazioni rilevanti.
Art. 22 – Prevenzione dei conflitti collettivi
Con l’obiettivo di poter gestire eventuali squilibri organizzativi ed occupazionali che dovessero derivare dagli impatti della Riforma, cogliendo l’opportunità rivenienti dalla legge di bilancio 2017, nonché per favorire il ricambio generazionale, è stato introdotto un ulteriore quarto comma.
Art. 29 – Materie demandate
I nuovi assetti del sistema produrranno, con la nascita dei Gruppi Bancari Cooperativi, un ulteriore livello di contrattazione nel frattempo una revisione di questo articolo era comunque necessaria; l’occasione è stata proficua per implementare tra le materie demandate al secondo livello di contrattazione le misure di welfare e le misure di conciliazione dei tempi di vita e dei tempi di lavoro.
Art. 61 – Trasferimenti
In considerazione delle particolari situazioni conseguenti all’avvio della riforma del Credito Cooperativo relative anche ai mutati assetti organizzativi delle aziende ed al fine di garantire comunque la tenuta dei livelli occupazionali si è ritenuto necessario rivisitare le previsioni contrattuali relative al tema dei trasferimenti portando a 50 Km il limite entro il quale va richiesto il consenso in caso di trasferimento. Nel contempo le aziende non potranno disporre un trasferimento se non trascorsi almeno 12 mesi dal precedente.
Tra gli altri istituti oggetto di revisione di questo rinnovo che, seppur rispondenti ad esigenze imprenditoriali dettate dalla Riforma, vanno classificati come strumenti a difesa della tutela occupazionale, secondo principi di equità e solidarietà e che abbiamo affrontato con estrema accortezza ed attenzione (oggetto di una successiva approfondita illustrazione da parte nostra), sono stati inoltre trattati:
  • Art. 15 – Conciliazione ed arbitrato
  • Art. 56 – Maternità
  • Art. 61 – Trasferimenti
  • Art. 62 – Mobilità
  • Art. 63 – Formazione
  • Art. 122 – Orario di sportello
Sono stati inoltre definiti i criteri per il pagamento della produttività relativa all’anno 2018 da erogare nel 2019, sia per le banche che per le aziende aderenti ai Gruppi Bancari Cooperativi.
Esprimiamo particolare soddisfazione per aver introdotto temi di ordine etico e sociale con l’istituzione di una giornata di lavoro da destinare alle attività di volontariato in campo civile, sociale ed ambientale; come pure per aver introdotto la possibilità di contrattare al secondo livello misure di welfare e norme di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
Rispetto agli impegni sulla fase programmatica siamo convinti che aver gettato le basi per la prossima ed imminente contrattazione di rinnovo, che non dovrà questa volta scontare ritardi non più giustificabili, sia stata una buona, opportuna, nonché necessaria operazione.
Riteniamo che l’accordo sottoscritto in data odierna costituisca un importante risultato che conferma, tra l’altro, come da noi sempre rivendicato, il valore dell’autonomia contrattuale del Settore del Credito Cooperativo e rafforza il ruolo di Federcasse in tema di rappresentanza, in un momento delicatissimo della vita della categoria.
Come Fisac-CGIL, durante tutte le sessioni di trattativa ci siamo adoperati intervenendo nel merito dei singoli temi in discussione. Abbiamo contribuito ad introdurre elementi che potessero qualificare questo rinnovo di contratto, sempre e comunque ricercando costantemente i necessari equilibri, evitando, compatibilmente con la situazione data, che si intervenisse maldestramente su norme che per la loro modifica richiedono necessariamente uno stato di avanzamento della Riforma che consenta l’individuazione dei nuovi modelli organizzativi.
CON LA STIPULA DEL RINNOVO DEL CONTRATTO COLLETTIVO NAZIONALE DI LAVORO SI CONCRETIZZA UN LAVORO LUNGO E COMPLESSO, DURATO PIU’ DI QUALCHE ANNO, CHE OGGI RESTITUISCE RUOLO E DIGNITA’AI LAVORATORI E ALLE LAVORATRICI DEL CREDITO COOPERATIVO, PRINCIPALI ATTORI E PROTAGONISTI DELL’ATTUAZIONE DELLA RIFORMA EPOCALE CHE STA INTERESSANDO LE BANCHE DI CREDITO COOPERATIVO
FISAC CGIL Coordinamento Nazionale Credito Cooperativo
CCNL 2019 ipotesi d’intesa
Sintesi elaborazione tabelle economiche
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