Rinnovo CCNL ABI: accordo su calendario incontri

Martedì 29 gennaio è stato sottoscritto un Verbale di Accordo con cui abbiamo condiviso con Abi l’avvio di un calendario serrato di incontri, per “ricercare le tematiche di maggiore rilevanza” che saranno da affrontare nell’ambito del rinnovo del Contratto Nazionale del Credito.

Questo percorso dovrà avere termine entro il 28 febbraio, mentre gli incontri svolti fino alla stessa data si intendono ad ogni conseguente effetto avvenuti entro il 31 dicembre 2018.

La soluzione concordata congela gli effetti della scadenza del Contratto Nazionale del credito e ci consente di definire in modo compiuto la Piattaforma Sindacale, strumento indiscutibile per l’avvio del negoziato, che potrà arricchirsi di quanto potrà emergere dal confronto che si articolerà entro il 28 febbraio.

La Piattaforma sarà quindi presentata per l’approvazione alle Lavoratrici e ai Lavoratori, nel corso di apposite assemblee, con cui intendiamo coinvolgere in modo ampio e approfondito la categoria dei bancari.

Sarà fondamentale ribadire e realizzare la centralità del Contratto Nazionale, in un rinnovo che si preannuncia “di svolta” per un settore in forte e continua trasformazione strutturale.

Roma, 30 gennaio 2019

 

Le Segreterie Nazionali

Fabi          First/Cisl          Fisac/Cgil          Uilca          Unisin

 

Scarica il volantino 




MPS: inaugurazione ufficiale della filiale aquilana

Banca Monte dei Paschi di Siena torna operativa negli storici locali di Corso Federico II, nel centro dell’Aquila. Dopo un intenso lavoro di recupero e ristrutturazione, Mps riapre al pubblico gli uffici al piano terra del palazzo del Grand Hotel, originaria sede della banca senese fin dal 1979, inaugurata oggi con una veste completamente rinnovata nel layout, più interattiva e fruibile, secondo i più moderni standard di accessibilità e funzionalità.

All’inaugurazione hanno preso parte i vertici di Monte dei Paschi dell’Area Territoriale Centro e Sardegna con il general manager Serafina PalopoliStefano Simi, titolare della filiale L’Aquila di Banca Mps, il responsabile risorse umane Giampaolo Casolaro, il responsabile organizzazione Giacomo Vasaturo, il direttore territoriale retail Rosalba Diodato e i colleghi della filiale. Presenti inoltre le istituzioni cittadine con il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi, i Vigili del Fuoco e il Parroco della Cattedrale Mons. Renzo D’Ascenzo, oltre ai dipendenti e ai clienti.

Prima del consueto taglio del nastro, affidato al sindaco Biondi, Don Renzo ha impartito la benedizione e, nel rivolgere un breve saluto ai presenti, ha inteso sottolineare l’importanza dell’accoglienza, un valore imprescindibile per realizzare qualsiasi pogetto, anche di impresa. “Quando si parla di benedizione -le parole di Don Renzo- dobbiamo restituire a questa parola il significato teologico. E’ importante che la banca sia accogliente -ha sottolineato- perchè chi entra ha bisogno dell’accoglienza e l’accoglienza ha una valenza evangelica. L’accoglienza è tutto -ha ribadito- e quando non accogliamo mettiamo in grave disagio l’altro. L’auspicio è che questa banca sia accogliente e onesta e illuminata dall’etica e dalla volontà di Dio che è vicino a coloro che si rivolgono a tutti e, soprattutto, a coloro che accolgono tutti“.

Concetto ribadito e condiviso anche dalla general manager Serafina Palopoli. “Ringrazio Don Renzo per le bellissime parole -ha affermato- Da sempre rivolgiamo grandissima attenzione al valore dell’accoglienza, all’importanza di rivolgersi a tutti, valori alla base delle comunità e che anche le istituzioni finanziarie hanno il compito di tenere ben presente nel modo di fare impresa”.

“La riapertura della filiale nel centro storico dell’Aquila ha diversi significati – ha aggiunto Palopoli – Il primo è prettamente emotivo: abbiamo aperto questa fliale quaranta anni fa e oggi continuiamo investire ancora sull’Aquila, nonostante la presenza di piani indistriali e di ristrutturazione che, nel settore bancario, prevedono la chiusura delle filiali e il ridimensionamento della presenza fisica. Questo territorio merita la nostra presenza, e questa Banca intende parteicipare attivamente al processo di ricostruzione fisica e sociale della città”.

Di segnale di vicinanza al territorio da parte del Monte dei Paschi e del contributo concreto che si intende dare alla rinascita dell’Aquila, ha parlato anche Stefano Simi, titolare della filiale. “Mps ha una presenza storica e radicata sul territorio aquilano ed è tra i primi istituti di credito a riaprire gli sportelli all’interno delle mura cittadine – ha commentato Simi– dimostrando la vicinanza alla comunità locale e l’attenzione da sempre posta alle istanze che vengono dalle persone e dal tessuto produttivo e imprenditoriale. E’ una vera soddisfazione, quindi, poter condividere con cittadini e clienti l’inaugurazione della nostra sede dopo un periodo lungo e complicato per tutta la popolazione. Speriamo di poter lanciare così un messaggio positivo alla città e fornire un supporto concreto per la sua crescita”.

Quindi, il sindaco Biondi. “La ricostruzione dell’Aquila -ha affermato- che non è solo la ricostruzione del luogo ma anche del genius loci, e quindi dei sentimenti di legame comunitario che fanno la fortuna o la sfortuna, la ricostruzione è un impegno collettivo non solo delle isituzioni, che hanno un ruolo preponderante, che chiama in causa tutti i protagonisti, dalle forza sociali alle associazioni ai cittadini e anche gli istituti di credito, come il Monte dei Paschi di Siena. Rientrare in centro -ha concluso- è un segnale importante”.

Biondi ha concluso il suo discorso con un importante annuncio. “Entro domani -ha affermato- la struttura di missione sbloccherà il fondo da 10 milioni di euro che, nell’ambito della programmazione Restart, abbiamo destinato al sostegno e all’accesso al credito da parte, soprattutto, delle piccole imprese che hanno difficoltà a fornire le garanzie. Le risorse verranno gestite la finanziaria regionale abruzzese che oggi è stata trasformata in una società in house. Anche voi sarete chiamati a dare il vostro contributo al sostegno finanziario delle inziative economiche e imprenditoriali che in questo territorio sono numerose”.

La filiale de L’Aquila di Corso Federico II conta un organico di 20 risorse e offre servizi per le aziende, gli investimenti, due sportelli e una linea dedicata alla consulenza e clientela generica. Complessivamente Banca Monte dei Paschi conta 31 filiali, 1 centro private e 3 centri pmi distribuiti sul territorio abruzzese.

 

Fonte: www.newstown.it

 

Sullo stesso argomento:

https://www.fisaccgilaq.it/bcc/mps-torna-nella-storica-sede-aquilana-ma-ne-chiude-due.html




La giornata della memoria corta

A cosa serve la giornata della memoria, a parte riempire per qualche giorno tutte le bacheche dei social?

Ricordare non è un esercizio sterile. Serve a conoscere, ma soprattutto a riconoscere. A capire che quanto è successo può ripetersi, ed a coglierne i segnali appena si presentano.

Se pensiamo all’Olocausto il pensiero corre subito ai campi di sterminio, alle camere a gas. Ma quella fu solo la fine di un percorso partito molto tempo prima.
Era iniziato convincendo la gente che esistessero le razze, che il valore delle persone dipendesse dalle loro origini, dal loro nome.
Era iniziato da personaggi che sembravano dire cose giuste, che parlavano di difesa dei valori tradizionali, della religione, della patria, della famiglia. Che si opponevano alla contaminazione, perché se è vero che esistono le razze, e la nostra è la migliore, dobbiamo impedire che venga sostituita dagli altri.

Il passo successivo fu trasformare queste idee in leggi: leggi che tramutavano degli esseri umani, che fino ad allora avevano avuto una vita normale, in fantasmi che non potevano più lavorare, studiare, immaginare un futuro per loro e per la loro famiglia.

Uno dei punti più emblematici di questo cammino verso l’inferno fu la cacciata dei bambini dalle scuole: improvvisamente scoprirono di essere diversi, di non poter fare quello che facevano i loro compagni. E non sapevano che quello era il primo passo sulla strada che li avrebbe portati alle camere a gas.

Ecco perché, tra i tanti modi di celebrare questa giornata, abbiamo scelto di pubblicare una striscia di Stefano Disegni che ci costringe a fare i conti con la realtà: non solo può succedere di nuovo, ma sta già succedendo. La storia si è messa in moto nuovamente.

E nuovamente stiamo scegliendo di girarci dall’altra parte.

 

Leggi anche:

https://www.fisaccgilaq.it/lavoro-e-societa/fare-del-male-per-il-piacere-di-farlo-le-conseguenze-del-decreto-salvini.html




Riscatto laurea: la pensione si avvicina ma l’assegno non cresce

Il primo requisito è evidente: non aver compiuto i 45 anni di età. Riscattare gli anni di studio universitari pagando un forfait annuo di poco più di 5mila euro sarà consentito (ammettendone la domanda) fino al compimento del quarantacinquesimo anno di età.

La misura è prevista all’interno del capitolo sulla “pace contributiva” del decretone pensioni-reddito di cittadinanza, che dovrebbe essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale la settimana prossima.

A differenza della “pace contributiva”, la nuova agevolazione sui riscatti della laurea è “stabile” e prevede un costo contenuto. Si tratta di una opzione che non stravolge le forme di riscatto tradizionali – che restano in vita – ma piuttosto aggiunge una possibilità in più, come quella già accessibile a prezzo ridotto a condizione però di non aver mai lavorato prima (per i cosiddetti inoccupati).

 

Riscatto agevolato: l’assegno non cresce

Per chi sta valutando l’ipotesi di chiedere il riscatto agevolato degli anni all’università bisogna però fare attenzione a una condizione: il nuovo riscatto della laurea è valido solo per arrivare prima al traguardo della pensione ma non incide minimamente sulla misura dell’assegno. In altre parole, si recuperano anni per avvicinarsi alla pensione, ma i contributi versati per questi anni non consentono di aumentare l’importo della stessa.

Il primo requisito, come detto, per accedere alla nuova possibilità di riscattare la laurea è quello anagrafico: avere meno di 45 anni di età. Ciò taglia fuori chi aspira a quota 100, perché dovrà aver compiuto, entro il 31 dicembre 2018, 62 anni (e nel 2021 ci sarà un adeguamento alla speranza di vita di circa 3 mesi aggiuntivi).

Il secondo requisito è che il riscatto agevolato è possibile solo per i periodi da valutare con il sistema di calcolo pensionistico contributivo.

Gli eventi riscattabili (laurea e dottorato di ricerca privo di contribuzione) dovranno quindi collocarsi in periodi che per l’assicurato siano di competenza del metodo contributivo.

Chi dunque abbia meno di 45 anni, ma intenda riscattare un periodo anteriore al 1996 che sia di competenza del metodo di calcolo retributivo, non potrà chiedere il riscatto agevolato.

Facciamo due esempi. Per un lavoratore che ha meno di 45 anni e ha studiato all’università cominciando nel 1994 per 4 anni il riscatto potrà essere richiesto in forma agevolata solo per i periodi a partire dal 1° gennaio 1996:  dunque in totale 2 anni e 10 mesi (fine anno accademico a ottobre 1998).
Un lavoratore che studiava negli stessi anni del precedente, ma abbinava agli studi lavoretti stagionali nei mesi di luglio e agosto di ogni estate potrà riscattare solo 2 anni e 4 mesi visto che perde due mesi di riscattabilità nel 1996, 1997 e 1998 e troverà comunque applicazione la regola generale secondo cui non si può riscattare un periodo già coperto da contributi obbligatori.

 

Come si calcola il riscatto

Va sottolineato che nel calcolo del riscatto si parte dal novembre del primo anno di immatricolazione e si va avanti solo del numero di anni della durata legale del corso anche se per arrivare alla laurea vengono impiegati più anni.

Il costo del riscatto agevolato è calcolato con le modalità oggi previste per quello laurea per gli inoccupati: moltiplicando l’aliquota Ivs vigente (33%) per il reddito minimo soggetto a imposizione della Gestione Inps di artigiani e commercianti, pari a 15.710 euro nel 2018, per una spesa di € 5.185 circa per ogni anno riscattato. Un metodo meno costoso di quello tradizionale per i periodi contributivi, che prende invece come riferimento non una base forfettaria ma l’ultima retribuzione imponibile del lavoratore prima della richiesta per applicare la percentuale del 33 per cento.

 

Anche in questo caso facciamo due esempi.

Un lavoratore in regime contributivo, che guadagna circa 40.000 euro lordi con il metodo ordinario pagherebbe poco più di 13mila euro l’anno. Con quelle previste dal decreto pagherà poco più di 5mila euro l’anno.Un lavoratore con 43 anni di età nel 2019 e con uno stipendio di 28mila euro lordi , con cinque anni di studio in ingegneria non riscattati, con le regole ordinarie pagherebbe 46.200 euro complessivi, con il riscatto agevolato spenderebbe 26.200 euro, con un risparmio di circa il 44%.

 

Riscatto della laurea: come fare le simulazioni

Chi è interessato a valutare l’opzione del riscatto può collegarsi al sito dell’Inps, dove con le proprie credenziali, si può accedere a una sezione dedicata al riscatto della laurea e calcolare quanto costerebbe l’operazione con le regole vigenti finora. Il costo dipende da due fattori: il reddito e l’età anagrafica. Il riscatto risulta più conveniente appena terminati gli studi, versando un importo fisso se non si hanno ancora contributi da lavoro. La domanda di riscatto va presentata online, attraverso il sito Inps, utilizzando il proprio Pin personale.

 

Fonte: www.ilsole24ore.it

 




Riscossione: il testo dell’accordo in materia di smart working

Pubblichiamo il verbale di accordo quadro sottoscritto in data 10 gennaio 2019 e relativo allo smart-working per le realtà del settore riscossione.

Verbale accordo smart working – 10 gen 2019

 

Sullo stesso argomento:

https://www.fisaccgilaq.it/esattoriali/riscossione-accordo-su-smart-working.html




Maurizio Landini è il nuovo Segretario Generale CGIL

Con il 92,7%  pari a 267 voti a favore, 18 contrari, 4 astenuti, l’Assemblea Generale della Cgil, riunita alla Fiera del Levante di Bari per il XVIII Congresso il ‘Lavoro è’, ha eletto Maurizio Landini segretario generale della Cgil che subentra a Susanna Camusso. Un lungo applauso della platea congressuale ha accolto la notizia dell’elezione annunciata dal Presidente dell’Assemblea Generale Franco Martini.

Inoltre, con il 94,7%, pari a 271 sì, 15 no e nessun astenuto è stata eletta la nuova segreteria nazionale della Cgil che sarà così composta da due vice segretari Vincenzo Colla (scolta) e Gianna Fracassi (ascolta), da Nino Baseotto, Rossana Dettori, Roberto Ghiselli, Giuseppe Massafra, Tania Scacchetti, e due i nuovi ingressi quello di Ivana Galli, ex segretaria generale della Flai Cgil ed Emilio Miceli, ex segretario Filctem Cgil.

Dopo la sua elezione il neo segretario generale ha incontrato la stampa (ascolta)

Di seguito la biografia del nuovo segretario generale della Cgil Maurizio Landini

Maurizio Landini è nato a Castelnovo Ne’ Monti (Reggio Emilia) il 7 agosto 1961. Dopo aver cominciato a lavorare, quale apprendista saldatore, in un’azienda cooperativa attiva nel settore metalmeccanico, Landini è stato prima funzionario, e poi Segretario generale della Fiom di Reggio Emilia. Successivamente, è stato Segretario generale della Fiom dell’Emilia-Romagna e, quindi, di quella di Bologna.

All’inizio del 2005 Landini è entrato a far parte dell’apparato politico della Fiom nazionale. Il 30 marzo dello stesso anno, è stato eletto nella Segreteria nazionale del sindacato dei metalmeccanici Cgil. Il primo giugno del 2010 è stato eletto segretario generale della Fiom-Cgil.

Come segretario nazionale, Landini è stato responsabile del settore degli elettrodomestici e di quello dei veicoli a due ruote, conducendo trattative con imprese quali Electrolux, Indesit Company e Piaggio. A questi incarichi, si è poi aggiunto quello di responsabile dell’Ufficio sindacale, che lo ha portato a seguire a stretto contatto con il Segretario generale, Gianni Rinaldini, le trattative per il rinnovo del Contratto dei metalmeccanici nel 2009.

Come segretario generale, Landini è stato il responsabile della delegazione Fiom nelle trattative per i rinnovi dei contratti nazionali delle imprese aderenti alla Unionmeccanica-Confapi e di quello delle imprese artigiane. Nel 2016 ha guidato la delegazione Fiom alle trattative per il Contratto nazionale delle imprese aderenti a Federmeccanica, conclusosi nel novembre dello stesso anno con un accordo unitario, dopo una stagione di accordi separati, approvato con il voto referendario dei lavoratori.

Nel luglio del 2017 lascia la segreteria generale della Fiom per entrare a far parte della segretaria nazionale della Cgil. Il 24 gennaio del 2019 viene eletto segretario generale della Cgil nel XVIII Congresso nazionale a Bari.

 

Fonte: www.cgil.it




Quota 100: approvato il decreto, ecco cosa cambia

Le novità annunciate nel corso della conferenza stampa di Palazzo Chigi. Confermata quota 100 da aprile. Opzione donna estesa anche alle nate nel 1960

Il Governo ha dato oggi il definitivo via libera al decreto legge sulla quota 100 e sul reddito di cittadinanza.  Le misure annunciate nei giorni scorsi su PensioniOggi sono tutte più o meno confermate anche se la versione definitiva contiene alcuni correttivi rispetto alle bozze circolate nelle scorse settimane.Confermata la quota 100  con 62 anni e 38 anni di contributi (per tutti i lavoratori assicurati presso l’Inps, pubblici, dipendenti ed autonomi) per il triennio 2019-2021 (senza penalità sulla misura della pensione o tetti particolari alla contribuzione figurativa); lo stop retroattivo e definitivo agli adeguamenti alla speranza di vita delle pensioni anticipate (con 42 anni e 10 mesi di contributi, 41 anni e 10 mesi le donne; 41 anni i precoci); la proroga di un anno dell’ape sociale (le platee dei beneficiari restano quelle note sino al 31 dicembre 2018); la proroga dell’opzione donna alle lavoratrici con 58 anni di età (59 anni le autonome) a condizione di aver maturato 35 anni di contributi al 31 dicembre 2018. Vediamo nel dettaglio i principali punti annunciati dal Governo in attesa della definitiva stesura e pubblicazione del decreto legge.

Quota 100

C’è la quota 100 con 62 anni e 38 di contributi. Ai fini della quota 100, o meglio al perfezionamento dei 38 anni di contributi, si potrà cumulare la contribuzione mista nelle sole gestioni previdenziali pubbliche (resterà esclusa, invece, il cumulo della contribuzione nelle casse previdenziali private). Il requisito anagrafico di 62 anni rimane, inoltre, adeguabile alla speranza di vita istat dal 2021. Tornano poi le finestre mobili per l’accesso alla quota 100: tre mesi dalla maturazione dei requisiti, con la prima uscita il 1° aprile 2019 per chi ha maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2018.

Per i dipendenti pubblici la prima uscita sarà il 1° agosto 2019 (se i requisiti della quota sono maturati entro l’entrata in vigore del DL) e la finestra sarà di sei mesi se i requisiti sono maturati successivamente tale data.  Il dipendente pubblico dovrà formulare domanda di collocamento a riposo all’amministrazione di appartenenza con un preavviso di sei mesi. Per il comparto scuola e Afam l’uscita per chi matura i requisiti della quota 100 entro il 31 dicembre 2019 sarà il 1° settembre 2019. In tal caso vengono riaperti i termini per produrre la domanda di collocamento al riposo: l’istanza di cessazione dal servizio dovrà avvenire entro il 28 febbraio 2019. Oculatamente poi il decreto solleva dalla risoluzione obbligatoria del rapporto di lavoro le amministrazioni pubbliche nei confronti dei dipendenti che abbiano maturato i requisiti per la quota 100. La quota 100 non sarà, comunque, disponibile per quei soggetti che già si trovano in un programma di esodo volontario (es. isopensione o con l’assegno straordinario di solidarietà erogato dai fondi settoriali).

Pensione anticipata

Dal 1° gennaio 2019 si potrà continuare ad andare in pensione con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi le donne; 41 anni di contribuzione per i lavoratori precoci). Gli adeguamenti alla speranza di vita vengono fermati in via definitiva, anche dopo il 2020. Tornano però anche qui le finestre di tre mesi dalla maturazione dei requisiti. Nello specifico per i soggetti che maturano i requisiti tra il 1° gennaio 2019 e la data di entrata in vigore del Decreto Legge, la prima decorrenza utile sarà il 1° aprile 2019. Per chi matura i requisiti dopo l’entrata in vigore del decreto legge la decorrenza della pensione avverrà decorsi tre mesi dalla maturazione dei requisiti. La  finestra trimestrale vale, in questo caso, anche per i dipendenti pubblici e per i lavoratori precoci.

Opzione donna

Si prevede la proroga dell’opzione donna alle lavoratrici che hanno raggiunto 58 anni (59 anni le autonome) unitamente a 35 anni di contributi al 31 dicembre 2018. Rispetto alla prima bozza vengono, quindi, incluse anche le nate nel 1960. Resta la finestra mobile di 12/18 mesi.

Fondi di solidarietà

I fondi di solidarietà potranno erogare l’assegno straordinario di solidarietà anche ai fini del raggiungimento dei requisiti pensionistici per la quota 100 nei successivi tre anni (quindi a partire dall’età di 59 anni con 35 anni di contributi). L’opzione però potrà essere attivata solo nel caso in cui le imprese stipulino accordi per l’assunzione di giovani lavoratori, in un’ottica di ricambio generazionale. I fondi di solidarietà, inoltre, potranno farsi carico del versamento degli oneri per il riscatto o la ricongiunzione dei periodi assicurativi in favore dei lavoratori che godranno dell’assegno straordinario di solidarietà. La facoltà potrà essere esercitata a prescindere dal fatto che l’operazione si renda necessaria per maturare i requisiti per l’accesso all’assegno straordinario di solidarietà.

Riscatti agevolati

Nel decreto c’è anche lapace contributivaper il triennio 2019-2021, una disposizione che consente ai soli lavoratori nel sistema contributivo puro (cioè i giovani privi di anzianità assicurativa al 31.12.1995) di riscattare i buchi contributivi tra un periodo lavorativo e l’altro entro un massimo di cinque anni. Il testo definitivo contiene anche una novità: I giovani che hanno meno di 45 anni e hanno iniziato a lavorare dal 1° gennaio 1996 potranno riscattare gli anni di laurea con uno sconto del 50% in forma di detrazione dalle imposte.

Le altre misure

Il provvedimento contiene anche una disposizione sul massimale contributivo per il pubblico impiego, un correttivo sulla prescrizione dei contributi per i dipendenti pubblici e il pagamento immediato almeno di una parte del TFS/TFR (sino a 30mila euro) per i dipendenti pubblici.

Fonte: www.pensionioggi.it

 

Per maggior chiarezza pubblichiamo un riepilogo preparato dall’ Inca di Cremona

 

 

 




Fare del male per il piacere di farlo: le conseguenze del Decreto Salvini

Pubblichiamo il testo integrale dell’accorato comunicato stampa pubblicato dal Comune di Castelnovo di Porto in merito alla chiusura del C.A.R.A.

Abbiamo assistito per mesi a dichiarazioni del tutto sganciate dalla realtà, che servivano solo a guadagnare facile consenso sulla pelle dei più poveri: poi però irrompono i fatti, e i fatti parlano di un provvedimento che fa del male a tutti, indistintamente.

Immigrazione: in chiusura il C.A.R.A. di Castelnuovo di Porto. Smantellata l’integrazione che funziona e soppressi 107 posti di lavoro senza concertazione

A poco più di un mese dalla conversione in legge del “Decreto Sicurezza”, il C.A.R.A. di Castelnuovo di Porto, il secondo più grande d’Italia, è in via di chiusura. Da martedì 22 gennaio inizieranno infatti gli spostamenti di 300 rifugiati in tante regioni italiane, a cui si aggiungeranno le uscite obbligatorie dei titolari di protezione umanitaria, ormai senza più diritto all’integrazione prevista dalla seconda accoglienza.

In un colpo solo saranno spazzati via non solo anni di impegno e buon lavoro per un’accoglienza fatta di progetti educativi, inserimento scolastico, corsi ricreativi, iscrizioni alle associazioni sportive del territorio, collaborazioni volontarie e lavori socialmente utili, portata avanti dal Comune insieme alla Prefettura di Roma, ma andranno persi anche 107 posti di lavoro dei dipendenti del gestore del Centro.

Uno dei primi atti da parte di questa nuova amministrazione comunale, infatti, dopo il grande caos di Mafia Capitale, è stata proprio la sottoscrizione di un protocollo d’intesa con la Prefettura di Roma per la realizzazione di progetti culturali e di volontariato (museo di arte e mestieri, rassegne fotografiche, corsi di teatro), ma soprattutto per l’inserimento scolastico dei bambini, che da domani saranno costretti a lasciare aula, maestre e compagni senza sapere dove andranno e cosa li aspetta.

Insomma a Castelnuovo esiste, o meglio “esisteva”, una gestione positiva del fenomeno dell’immigrazione che non ha mai dimenticato l’aspetto della sicurezza, requisito necessario per favorire l’integrazione stessa grazie ad una efficace collaborazione con il Comando dei Carabinieri di Bracciano. Tutto ciò è stato possibile nonostante le difficolta socioeconomiche dell’area.

Ma, purtroppo, i primi effetti del decreto sicurezza spazzano via questa nostra positiva esperienza senza neanche la possibilità di trasformarla in un’operazione migliorativa di integrazione/inclusione che portasse al superamento (dovuto e naturale) del sistema-Cara attraverso l’accoglienza diffusa del sistema SPRAR.

Fra poche ore, quindi, decine di persone si troveranno a girovagare per le strade di provincia a due passi da Roma, in pieno inverno. Questa non è sicurezza! I bambini e gli adulti verranno “confinati”, senza aver consentito loro nemmeno di salutare i compagni di classe, i compagni di squadra o i nuovi amici del paese.

Alcuni sono titolari di permessi di soggiorno, altri senza carta d’identità. Tutti dovranno affrontare un nuovo viaggio senza meta. Questa volta, però, il viaggio avverrà in uno dei paesi fondatori dell’Europa. Quella stessa Europa fondata sui valori e sui principi di solidarietà e di riconoscimento dei diritti universali dell’uomo.

«Il grande inganno – dichiara il Sindaco di Castelnuovo di Porto, Riccardo Travaglini – è far credere che il problema dell’Italia siano i migranti e non la corruzione, le mafie, l’evasione fiscale, la disoccupazione, la mancanza di investimenti, una giustizia che non funziona e che non riesce a garantire la certezza della pena.

Castelnuovo di Porto auspica che la furia del Governo nell’affrontare il fenomeno dell’immigrazione contagi anche questi altri fronti, eterne emergenze del nostro territorio e dell’Italia intera, ribadendo che siamo comunque pronti a fare la nostra parte affinché non venga dispersa la competenza acquisita negli anni nei sistemi di accoglienza e affinché si avviino forme di concertazione per il reinserimento dei lavoratori abbandonati al loro destino di disoccupati.

Ci meriteremmo insomma più di un riconoscimento dal momento che Castelnuovo di Porto ha fatto fronte per oltre 10 anni ad una emergenza nazionale».




Il coraggio di Guido

Erano in più di 250.000, ai funerali di Guido Rossa.

Perché da subito fu chiara a tutti l’enormità della vicenda.
Prima venne il coraggio di Guido, operaio sindacalista a Genova; il delirio omicida, i cinque colpi di pistola che dovevano punire il “traditore”, poco dopo.
A 40 anni dal suo tragico delitto, è d’obbligo ricordare il senso delle sue scelte e del suo sacrificio.

Denunciare chi predicava e praticava violenza fu un gesto di giustizia e, di certo, non una scelta avventata o di cui avesse sottovalutato le possibili conseguenze: in uno dei momenti più duri degli anni di piombo, a poco più di sei mesi dall’omicidio di Aldo Moro, Guido Rossa da Cesiomaggiore, Belluno, non esitò.

Ancora oggi, in anni di conflitti meno accesi, ricordare Guido Rossa può aiutarci a rammentare che una scelta di coraggio e di giustizia può veramente fare la differenza.
La sua morte, infatti, definì in modo inequivocabile una frattura tra chi lotta lealmente e realmente per un ideale e per difendere i lavoratori, e chi invece usa il terrore come strumento di propaganda e di controllo.

Il suo gesto e il suo sacrificio contribuirono a cambiare il corso della storia.

Perché, con quei cinque colpi di pistola, le Brigate Rosse decretarono la propria fine.
Non quella di Guido, operaio sindacalista.

Roma, 24 gennaio 2019

 

La Segreteria Nazionale Fisac/Cgil Banca d’Italia

 

Fonte: www.fisacbancaditalia.it

 

Leggi anche:

Guido Rossa 40 anni dopo (www.rassegna.it)




CCNL Federcasse: il Direttivo Nazionale Fisac approva l’ipotesi di rinnovo

Il Direttivo Nazionale della FISAC CGIL, riunitosi a Roma i giorni 17 e 18 gennaio 2018, dopo una ampia e approfondita discussione ha approvato a larga maggioranza, con 3 voti contrari e 12 astenuti, l’ipotesi di rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori del Credito Cooperativo sottoscritto con Federcasse il giorno 9 gennaio u.s..

I contenuti del dibattito e gli esiti che ne sono scaturiti confermano, come rimarcato dal Segretario Generale Giuliano Calagni, la continua attenzione della nostra organizzazione verso la categoria, ne rafforzano l’impegno per la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori, la difesa del valore del lavoro e dei livelli occupazionali anche attraverso la formazione continua e lo sviluppo professionale, necessari a preservare i valori e le specificità del Credito Cooperativo per il futuro e nel contesto della trasformazione epocale che lo sta interessando.

Ora la parola passa alle assemblee unitarie dove le lavoratrici e i lavoratori saranno chiamati, nei prossimi giorni, a discutere e valutare nel merito l’ipotesi di rinnovo del CCNL.

 

Il Coordinamento Nazionale FISAC CGIL Credito Cooperativo

 

Leggi anche

https://www.fisaccgilaq.it/bcc/bcc-finalmente-rinnovato-il-ccnl-federcasse.html