Mobbing da parte del datore: può far scattare il reato di lesioni

Le condotte vessatorie da parte del datore di lavoro commesse in danno del dipendente possono portare ad una condanna per lesioni personali di cui allarticolo 582 c.p.

E’ quanto emerge dalla sentenza della Quarta Sezione Penale della Corte di Cassazione dell’8 ottobre 2018, n. 44890.

Il caso vedeva un datore di lavoro cagionare ad un dipendente una patologia psichiatrica derivante da comportamenti vessatori e persecutori, espressioni ingiuriose, pressioni per lo svolgimento di attività lavorativa dopo che il dipendente era rimasto in malattia e continue contestazioni disciplinari spesso a contenuto del tutto pretestuoso.

Ne derivava una sindrome ansiosa depressiva su base reattiva tendente al peggioramento.

Secondo gli ermellini, una vota provata della patologia, dimostrata la astratta riferibilità della patologia alle vessazioni e verificata l’assenza della sussistenza di ipotetici decorsi causali alternativi e sopravvenuti idonei a interrompere il nesso eziologico, deve ritenersi configurata l’ipotesi di reato di lesioni personali come conseguente alla condotta mobbizzante tenuta dal datore di lavoro nei confronti del dipendente.

Sempre in tema di lesioni personali colpose, la Suprema Corte evidenzia come la prescrizione inizi a decorrere dal momento dell’evento, ovvero dal momento in cui insorge la malattia e non dalla data di cessazione del rapporto di lavoro.

 




La triste storia dell’Ufficio Ricostruzione BPER

La fine è nota: da oggi l’Ufficio Ricostruzione post sisma è trasferito dall’Aquila a Modena. In realtà era nota da oltre 3 anni. A tanto risale la decisione contro la quale le Organizzazioni Sindacali si sono battute in tutti i modi.

Facciamo un minimo di chiarezza.

La decisione di spostare l’ufficio dall’Aquila è a nostro avviso sbagliata: non ha alcun senso, dopo aver costruito in quasi dieci anni di esperienza un bagaglio di competenze tali da divenire un punto di riferimento per l’intero territorio, disperderlo per ripartire da zero da un’altra parte. E’ evidentemente una scelta che non va nella direzione dell’efficienza, ma risponde a logiche differenti, che non riusciamo a comprendere.

Tuttavia, da un punto di vista formale, la scelta è legittima: purché rispetti le norme, un’azienda può decidere liberamente il suo assetto organizzativo. Cosa può fare a quel punto il sindacato? Molto.

Una volta preso atto dell’irremovibilità della decisione, dopo aver tentato fino all’ultimo di spiegare perché la si ritiene sbagliata, dopo aver fatto tutto il possibile per rinviare il trasferimento, la priorità diventa la difesa dei lavoratori.
E’ importante mantenere il contatto con la realtà: in quello che è oggi il mondo del lavoro, la chiusura di un ufficio comporta di solito perdita di posti di lavoro, trasferimenti di centinaia di chilometri, demansionamenti…..
In questo caso, nulla di tutto ciò è avvenuto. Nessuno dei lavoratori interessati è stato trasferito presso un’altra sede di lavoro; alcuni di loro continueranno per il momento a svolgere le medesime mansioni, e il responsabile dell’Ufficio continuerà a tenere i contatti con gli Enti locali ed a fornire consulenze in merito alle normative, quindi senza nessun danno concreto per la città.

Possiamo quindi affermare che, aldilà dell’alto valore simbolico di questa chiusura, si sia di fronte ad una vicenda nella quale i sindacati hanno fatto bene il loro lavoro, limitando al minimo i danni. E allora, perché parlare di triste storia ?

Esattamente un anno fa la chiusura dell’Ufficio Ricostruzione sembrava cosa fatta, al punto che gli addetti avevano già ricevuto le lettere di trasferimento.
La questione fu portata all’attenzione dell’opinione pubblica da un comunicato stampa pubblicato dalla CISL. Nessun dubbio sul fatto che gli autori del comunicato fossero animati dalle migliori intenzioni: si cercava di sensibilizzare su questo ed altri problemi occupazionali quelle istituzioni locali che in tutte le vertenze legate all’assorbimento delle CARISPAQ in BPER non hanno mai brillato per la loro vicinanza ai lavoratori del nostro comprensorio, nonostante sia stato pesantemente penalizzato. Purtroppo, gli effetti del comunicato stampa si rivelarono assai diversi dalle aspettative.
Subito dopo la pubblicazione della notizia si scatenò un’autentica gara a mettere in mostra quanto di peggio i politici e le autorità locali sanno produrre: protagonismo, opportunismo, approssimazione….. Una corsa a rilasciare dichiarazioni, spesso del tutto sconclusionate, che avevano come unico obiettivo la conquista del classico quarto d’ora di celebrità. Non mancò l’irresponsabile invito a boicottare la BPER, nonostante si tratti di una delle realtà occupazionali più importanti della Provincia, mostrando così una totale indifferenza ai danni che un attacco tanto strumentale avrebbe potuto creare.
Pur consapevoli del rischio di alzare ulteriori polveroni, decidemmo di pubblicare a nostra volta un comunicato stampa, chiedendo a tutti gli interlocutori più o meno istituzionali di avere rispetto per i lavoratori BPER.

Non mancò neanche il colpo di scena finale: l’annuncio dell’ultim’ora con l’annullamento delle lettere di trasferimento e la decisione di lasciare all’Aquila l’Ufficio a seguito – a quanto si disse – di un intervento in Zona Cesarini da parte della Fondazione Cassa di Risparmio dell’Aquila. Nessun dettaglio, nessuna spiegazione furono forniti per motivare un ripensamento tanto repentino: già da allora la sensazione fu che si trattasse di un contentino di breve durata, basato su logiche che non ci è dato di conoscere ma nelle quali stentiamo a credere che possa entrare l’interesse verso i lavoratori interessati.

In questa gara ad esprimere il peggio di sé i vincitori sono purtroppo risultati, di gran lunga, alcuni rappresentanti sindacali. Venuti a sapere in anteprima della sospensione del trasferimento, hanno fatto in modo di attribuirsene il merito lasciando credere che la decisione fosse conseguente ad un loro intervento: prima con l’ennesimo comunicato stampa, poi con un volantino diffuso dai lavoratori dal titolo che non lasciava spazio a dubbi: “FATTI NON PAROLE -UFFICIO RICOSTRUZIONE L’AQUILA?? SI !!!”.
Stando a quanto riferito dagli addetti all’Ufficio, sembra che alcuni di coloro che avrebbero dovuto tutelare i loro interessi non si siano fatti scrupoli a raccontargli della vere e proprie favole. Storie in cui i buoni, con abnegazione e sprezzo del ridicolo, cavalcano fino al tetro maniero dei cattivi e lo occupano militarmente, rifiutandosi di andarsene senza prima aver strappato l’ambito editto ai perfidi tiranni.

Peccato che, nel successivo incontro chiarificatore da noi richiesto all’Azienda, quegli stessi rappresentati sindacali abbiano fatto una frettolosa marcia indietro, affermando di non aver mai detto di aver effettuato interventi disgiunti dalle altre Organizzazioni e di essere stati fraintesi.
La sconcertante vicenda fu da noi raccontata in un volantino diffuso insieme ad altre sigle.

Rivisti a posteriori, gli eventi di 12 mesi fa lasciano ancor più amareggiati. Nei giorni scorsi abbiamo scritto agli stessi protagonisti di un anno fa per informarli di quanto stava per accadere, senza ricevere risposte.
Dove sono tutti coloro che sembravano pronti a qualsiasi mossa pur di impedire il trasferimento? Dove sono i consiglieri comunali, dov’è la Fondazione? Va dato atto al Sindaco Biondi, l’unico a non aver ignorato la nostra ultima comunicazione provando a darle un minimo di seguito.

Ma soprattutto: dove sono i cavalieri senza macchia e senza paura? Oltre ai FATTI (in realtà mai avvenuti) sono finite anche le PAROLE ?

La vicenda è triste, perché in questa storia hanno perso tutti.
Ha perso la BPER, che si è inutilmente privata di un’autentica eccellenza che aveva ricevuto unanimi apprezzamenti dal territorio.
Ha perso la città, che ha avuto l’ennesimo segnale della poca attenzione verso le sue problematiche da parte della BPER.
Ha perso il sindacato, nonostante l’ottimo lavoro fatto al tavolo negoziale, perché quanto è accaduto finisce con lo squalificare l’intera Istituzione.
Ma soprattutto hanno perso i lavoratori dell’ex Ufficio Ricostruzione, finiti loro malgrado ad attirare l’attenzione solo di chi ha visto in loro niente di più che l’occasione per uno spot promozionale a buon mercato.

 




Giuliano Calcagni nuovo segretario nazionale Fisac Cgil

Giuliano Calcagni è il nuovo segretario generale della Fisac Cgil.

È stato eletto nella tarda serata di giovedì 29 novembre, nel corso della giornata conclusiva del IX congresso della Federazione dei lavoratori del credito e delle assicurazioni che si è tenuto presso il Centro congressi Frentani di Roma. Prende il posto di Agostino Megale, giunto alla conclusione del mandato.

Calcagni ha 59 anni, è nato a Roma il 16 febbraio 1959 ed è diplomato ragioniere. Si è iscritto nel 1980 alla Fisac della Banca commerciale italiana, dove ha lavorato come primo impiego presso il servizio estero, merci e crediti. Ha svolto da sempre attività sindacale, dapprima come Rsa Comit e poi (nel 1987) come segretario di coordinamento Comit. È stato segretario Fisac Lazio (2001-2006), segretario responsabile nel gruppo Intesa Sanpaolo (2002-2010), segretario organizzativo Fisac nazionale (2010-2018). Tra gli ideatori e fondatori della Cassa sanitaria nel gruppo IntesaSanpaolo, ha seguito i processi di fusione e riorganizzazione che hanno riguardato IntesaSanpaolo, Comit, Cariplo e Ambroveneto.




Gruppo BNL: riconoscere e combattere le pressioni commerciali

Il 22 dicembre 2016 venne sottoscritto tra l’Azienda e le Organizzazioni Sindacali del Gruppo BNL/BNPP un Protocollo sulle politiche commerciali e delle possibili pressioni commerciali, in seguito affiancato dall’ accordo nazionale dell’8 febbraio 2017 sullo stesso tema.

Dopo diverse doverose riunioni per cercare di far funzionare al meglio un così importante strumento capace di impattare positivamente sulla vita di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori, nonché sulla futura immagine della nostra azienda ed infine sul tentativo di riacquistare, per tutto il sistema del credito, fiducia da parte della clientela dopo le ben note recenti scandalose vicende che hanno interessato diverse banche, è arrivato il momento di compiere il necessario balzo in avanti e rendere concreto il contenuto dei protocolli sottoscritti.

Cominciamo col dire che l’obiettivo primario è fare in modo che cessino nella loro totalità quelle pressioni commerciali che continuano ad essere presenti nel nostro gruppo e che comportano uno stress particolarmente insopportabile da parte di tutti i nostri colleghi con conseguenti ricadute sulla clientela e con danni rilevanti alla salute psico-fisica di chi lavora. È necessario “svoltare” e dare concretezza agli importanti contenuti del protocollo sottoscritto con l’Azienda il 22 dicembre 2016, anche alla luce dei sempre più numerosi comunicati di denuncia di episodi di pressioni commerciali indebite sottoscritti da tutte le Organizzazioni Sindacali unitariamente che ormai da tempo tutte Rappresentanze Sindacali dei territori stanno distribuendo ai colleghi.

Cominciamo, quindi, con la descrizione del corretto iter per fare in modo che la Commissione composta da Sindacati ed Azienda possa attivarsi al fine di analizzare e risolvere situazioni che localmente non hanno trovato adeguata soluzione. 

  • Il primo indispensabile passaggio riguarda i LAVORATORI che subiscono o presumono di avere subito delle PRESSIONI COMMERCIALI. 
  • I colleghi possono IMMEDIATAMENTE portare a conoscenza dei propri sindacalisti di fiducia quanto da loro subito allegando possibilmente quegli “elementi probatori” (e-mail, comunicati, testimonianze di dichiarazioni avvenute durante briefing e riunioni etc.) che possono facilitare l’intervento dei rappresentanti sindacali aziendali nei confronti della DIREZIONE LOCALE. 
  • Qualora l’intervento delle RSA nei confronti delle DIREZIONI locali non dovesse condurre a nessun miglioramento della situazione denunciata, i Sindacalisti che sono stati interessati e che si sono attivati indirizzeranno alla propria DELEGAZIONE DI GRUPPO ed alla SEGRETERIA dell’Organo di Coordinamento un resoconto dettagliato del proprio intervento allegando gli elementi che possano aiutare il Sindacato a provare la PRESSIONE COMMERCIALE. 
  • La DELEGAZIONE DI GRUPPO o la SEGRETERIA DELL’ ODC interverranno presso le sedi opportune al fine di far cessare e/o rimuovere le iniziative, gli atteggiamenti e/o i comportamenti che hanno concretizzato la PRESSIONE COMMERCIALE. 
    • Qualora anche in questa sede non si dovesse trovare l’accordo necessario, il Sindacato porterà la PRESSIONE COMMERCIALE con relativa documentazione ai COMPONENTI DELLA COMMISSIONE SULLE PRESSIONI COMMERCIALI: organismo paritetico composto da esponenti sindacali e aziendali. 
  • Laddove nemmeno la COMMISSIONE dovesse riuscire ad intervenire con successo al fine di risolvere la problematica, si valuterà l’escalation alla COMMISSIONE NAZIONALE SULLE POLITICHE COMMERCIALI, composta da esponenti dell’ABI e dei SINDACATI NAZIONALI, sottoponendo alla stessa le casistiche irrisolte.

In ogni caso, il SINDACATO valuterà sempre l’opportunità di assumere tutte le iniziative necessarie a sensibilizzare il management e la clientela sulla gravità del fenomeno e, qualora tutti questi interventi non dovessero produrre soluzioni tangibili, considererà concluso il confronto e attiverà le sedi competenti.

Roma, 29/11/2018

 

Segreterie di Coordinamento Nazionale Gruppo BNL
FABI – FIRST/CISL – FISAC/CGIL – UGL – UILCA – UNISIN

 

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